LA FINALE DELLA CIF EDITION: La classifica di Emiliano Maramonte

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 dicembre 2021 con un tema del Collettivo Italiano di Fantascienza!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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LA FINALE DELLA CIF EDITION: La classifica di Emiliano Maramonte

Messaggio#1 » domenica 9 gennaio 2022, 20:38

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EMILIANO MARAMONTE
Emiliano Maramonte è nato a Lucera (FG) il 13 febbraio del 1974. Svolge la professione di consulente informatico ed è un accumulatore seriale di libri. Nel 1996 un suo lavoro breve viene segnalato al Premio “Alien” (terza edizione) per racconti di fantascienza. A metà del 2000 esce la sua prima antologia personale, Ragione e Caos, edita da Prospettiva Editrice (Civitavecchia). I Bordi Taglienti del Buio (Edizioni Il Foglio) è il suo primo romanzo pubblicato (Maggio 2004). Ad aprile 2006 esce il suo secondo thriller soprannaturale dal titolo La forma del delirio, a cura di Magnetica Edizioni (Napoli), e tre anni dopo dà alle stampe il romanzo Così muore il fuoco, per “0111 Edizioni”. È presente in varie antologie tra cui le serie “365 Racconti…” e “Il magazzino dei mondi” curate da “Delos Books”. È stato finalista alla prima edizione del Premio “Urania Short” 2017 (Mondadori) con il racconto Disconnessione e al Premio “ShortKipple” 2018 (Kipple Officina Libraria), con Community zero. Attualmente lavora ad altri progetti letterari e a due nuovi romanzi. È tra i membri fondatori del Collettivo Italiano Fantascienza, col quale, nel 2019, ha pubblicato l’antologia Atterraggio in Italia e nel 2021 le raccolte 2050 – Quel che resta di noi e Pianeti Dimenticati (entrambe per Delos Digital).

COMMENTI

GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI
Tema molto caro alla fantascienza. Le “cronache del dopobomba” sono state declinate in moltissimi modi e tutte hanno in comune il senso di angoscia e di impotenza conseguente a un olocausto nucleare. L’autore/autrice è stato/a molto abile a enfatizzare l’atmosfera soprattutto giocando sull’atavica paura dell’oscurità. Molto carino il contrasto tra chi vede ancora (i militari) e chi invece si sta già adattando alla nuova condizione (i civili menomati dall’esplosione nucleare); interessante la proiezione nel futuro in cui i più sfortunati avranno un ruolo preponderante nel portare avanti la società devastata dalle radiazioni. Quello che manca a questo racconto è una scintilla di originalità, un quid che possa elevarlo sulla ordinarietà del tema trattato. In ogni caso si fa leggere bene ed è godibile.

STORIA DI UNA PRINCIPESSA CHE NON VOLEVA SPOSARSI
Declinazione del tema molto particolare. All’inizio ho pensato a una storia fantasy, poi è subentrato una sorta di “verismo” letterario che ha cambiato, e non di poco, la prospettiva dell’intera trama. Una principessa, promessa sposa, diventa donna e non accetta la sua nuova condizione poiché il matrimonio la porterà a un destino simile a quello di sua madre. L’incontro con un “paesano” di umili origini (carina la parlata sicula, anche se potrebbe essere adattata ad altre aree geografiche del Sud Italia…) determinerà – forse – uno stravolgimento della visione del mondo con esiti positivi. Ma sarà davvero così? Narrazione gradevole, ben condotta, tecnica abbastanza pulita. Il finale è monco di un input che permetterebbe di avere la certezza della presa di coscienza della nobile aspirante suicida. “L’ultimo sole” è sia allegorico che concreto. Non male.

PASTORALE
Di questo racconto ho apprezzato il tentativo forte di dipingere un quadro bucolico con lunghe pennellate di colore. L’autore/autrice è riuscito/a a farmi sentire i sapori della campagna e il tepore di una giornata di sole, mi ha fatto vivere la fatica di una giornata di lavoro nei campi per la quale è necessaria una rigenerante siesta e, soprattutto, una visione del mondo semplice, essenziale. Purtroppo, però, per quanto ci sia valore in tutto questo, il racconto mi ha lasciato, nel finale, una sensazione di insoddisfazione. Troppo limitato l’orizzonte narrativo, troppo secca l’istantanea scattata nei 3000 caratteri. Mi sarebbe piaciuto rinvenire anche un minimo contrasto, un conflitto interno, tra le righe, ma se c’è è invisibile. Interessante lettura, ma poteva essere qualcosa di più.

CON UNA CALMA ESASPERANTE
L’autore o l’autrice ha condensato in 3000 caratteri un’affascinante vicenda fantascientifica piena di implicazioni e riflessioni. Siamo di fronte a un’invasione aliena o di creature da altre dimensioni (ma non importa); ci sono delle fumose e tenebrose presenze che si nutrono della mancanza di luce, e il sole sta per tramontare, ma l’ardore umano trova un ultimo guizzo di orgoglio, anche quando sembra che stia per capitolare. Mi ha entusiasmato il contrasto tra l’esistenza precedente di Vittorio e la realtà attuale, in cui il personaggio che sa già di essere sconfitto, alla fine, si prende una piccola rivincita morale. E non è poco. Testo ben scritto, ben strutturato, all’apparenza semplice, ma pieno di intensità emotiva. Ottimo lavoro!

IL REGALO DEL SOLE
Ancora una variazione sul tema del bunker e dell’umanità confinata nelle viscere della terra per colpa di una catastrofe globale. Qui, però, l’autore/autrice ha provato a dire qualcosa di nuovo, riuscendovi solo a metà. Manca, infatti, una semina preliminare a quello che è lo scioglimento finale, e ciò depotenzia l’impatto emotivo della conclusione, lasciando il lettore in preda a tante domande. Una per tutte: il regalo, in fondo, cos’è? La promessa di un mondo nuovo? Una rinascita? E’ il passaggio per una nuova realtà? E poi: la cavità nascosta cos’è? Il limite di caratteri ha purtroppo penalizzato le potenzialità della storia che, a mia giudizio, erano alquanto promettenti. Anche la prosa presenta qualche ingenuità strettamente connessa a diverse limature da effettuare per rendere il testo ancora più gradevole.

FABRICATUS
Definirei questo racconto una “favola fantascientifica” molto triste ma, a suo modo, efficace. Un uomo che, suo malgrado, è sottoposto a un esperimento da parte di uno scienziato (pazzo?) forse per capire i limiti tra uomo e macchina. Non tutti gli elementi sono chiari: perché si parla di rieducazione? L’uomo è stato meccanizzato o era già un ibrido? E come mai è finito vittima di un esperimento?
Nonostante queste domande, la storia funziona abbastanza perché va a toccare corde universali già toccate in altre iconiche storie (Robocop e Terminator, ad esempio) in cui, nell’insensibilità assoluta della macchina, trova sempre posto una scintilla di umanità.
Una manciata di input in più avrebbe conferito maggior nitidezza alla vicenda quindi una piena promozione. Apprezzatissima la citazione a De André nascosta nell’operazione dei Signor Dottore su Fabricatus: il solco lungo il viso come una specie di sorriso…

UMANITA’
Per quanto encomiabile il tentativo di incastonare un tema sfruttatissimo come la tenacia dell’umanità in una confezione diversa, il racconto non mi ha convinto. Ripetitivo in alcuni suoi concetti chiave (il Maestro è l’ultimo del suo genere; è migliore perché umano, e così via…) e retorico nella sua conclusione, che poteva essere gestita molto meglio. Sinceramente mi aspettavo una morte sulla pista che avrebbe reso ancora più monumentale la figura del vecchio circense, ma l’autore/autrice ha scelto una glorificazione resa al lettore solo per via indiretta e ciò ha spezzato la circolarità del tema, lasciando in sospeso la trama, senza un vero climax. Interessante la declinazione del tema del contest.

CREPUSCOLO
Devo ammettere che anche io, quasi a fine lettura, ho pensato: “Questo David ha rotto il… bip!” Poi ho rimuginato sul racconto per diversi minuti. La storia è molto semplice, ma ha un merito: mettere in campo una riflessione di portata gigantesca. L’amore, i rapporti affettivi, i rapporti sentimentali… che cosa sono? Che peso hanno nelle nostre esistenze? E via discorrendo. E in tutto questo il simbolismo del crepuscolo è molto forte, come anche forte (e incisiva) è la battuta finale che lascia intravedere un ripensamento, un qualche tipo di dubbio che può innescare conseguenze negative nelle vicende successive dei promessi sposi.
Una storia in apparenza molto semplice, dicevo. Una medaglia con due facce, aggiungo. Un testo che sembra banale nella sua discorsività, ma nasconde qualcosa di più.

INDIFESI
Una storia di sacrificio e rivalsa che però palesa diversi buchi di trama. Non è molto chiaro il meccanismo di assopimento dei giganti (è la luce che dà loro energia e sono posseduti da alieni oppure la luce del sole li rende assassini?) come anche il background: parliamo, dunque, di un mondo alieno su cui dominano gli esseri umani “meccanizzati”? In tal caso l’espediente narrativo dell’inversione del punto di vista scricchiola un po’, considerando che gli esseri di Alrai pensano come gli umani e addirittura hanno abitudini quasi identiche alle loro. Anche il finale lascia più di una domanda: possibile che nessun abitante di Alrai si sia mai accorto prima della semplice contromossa da usare contro i giganti, e cioè aspettare banalmente il tramonto per poi ucciderli?
In ogni caso, il racconto è scritto in maniera funzionale a ciò che l’autore/autrice voleva comunicare ed è riuscito a trasmettere una certa suggestione.

LA FINE DELL’INFANZIA
C’è una certa perizia nel condurre per mano il lettore verso il notevole colpo di scena finale. La fine dell’età dell’innocenza coincide con la fine dell’innocenza della razza umana per l’uso della bomba atomica. Qualche momento stucchevole nella fase preparatoria dell’incontro intimo dei due personaggi e anche durante, per quanto sia apprezzabile il tentativo dell’autore/autrice di risultare delicato e poetico.
Il finale è descritto con ammirevole bravura. Tutta la potenza della distruzione atomica pennellata in sole quattro righe, con un “onnisciente” che non guasta affatto, anzi. Ed è lì che l’autore/autrice assesta un significativo colpo emotivo al lettore, tale da conferire all’intero racconto una luce diversa e più profonda.

FINO ALLA FINE DEL TEMPO
Non posso negare di aver provato un brivido di commozione alla fine della lettura. La storia è scritta con mestiere e abilità, e soprattutto con piena cognizione delle corde emotive da toccare. La nostalgia, i ricordi, la dedizione, l’amore incondizionato, la vecchiaia… una pletora di temi condensati benissimo in soli 3000 caratteri, temi che fanno riflettere a lungo anche dopo la conclusione della lettura. Qualche dialogo stucchevole e lacrimevole qua e là, ma ci può stare, visto il registro scelto dall’autore/autrice. Tema declinato in maniera molto intelligente.

STALKER
L’intuizione che sta alla base della storia è clamorosa. Una bizzarra inversione di ruoli sinceramente mai vista da quando leggo fantascienza. Sono sempre stati gli alieni a invaderci o a ordire le loro trame oscure contro di noi… qui invece siamo noi (umani) che non diamo loro tregua per elemosinare la loro amicizia! Tutto il racconto è una cronaca di questo assurdo inseguimento ai limiti di una parodia (involontaria?) e di un qualche tipo di narrazione seriosa. Alla fine è come se l’autore/autrice dicesse: “Ci sentiamo così soli nell’universo che abbiamo disperato bisogno di socializzare con qualcuno. Chiunque esso sia!”. A una prima lettura, lo sviluppo (pur forte dell’originalità dell’idea) mi era parso carente; poi dopo un altro paio di passaggi, mi è risultato un po’ più funzionale alla narrazione. Certo, lo stile e la tecnica andrebbero affinati, ma niente di irrimediabile.


LA CLASSIFICA DI EMILIANO MARAMONTE

1. CON UNA CALMA ESASPERANTE
2. FINO ALLA FINE DEL TEMPO
3. LA FINE DELL’INFANZIA
4. GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI
5. FABRICATUS
6. CREPUSCOLO
7. INDIFESI
8. STALKER
9. UMANITA’
10. IL REGALO DEL SOLE
11. STORIA DI UNA PRINCIPESSA CHE NON VOLEVA SPOSARSI
12. PASTORALE



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