LA FINALE DELLA CIF EDITION: La classifica di Lorenzo Davia

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 dicembre 2021 con un tema del Collettivo Italiano di Fantascienza!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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LA FINALE DELLA CIF EDITION: La classifica di Lorenzo Davia

Messaggio#1 » lunedì 10 gennaio 2022, 20:08

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LORENZO DAVIA
Lorenzo Davia (Trieste, 1981) è ingegnere, giramondo e topo di biblioteca. Suoi racconti sono apparsi in varie antologie.
Il suo racconto Ascensione Negata è arrivato secondo classificato alla prima edizione del Premio Urania Shorts, mentre il suo Umuntu Umuntu Ngabantu è arrivato terzo al concorso letterario di racconti di Fantascienza LGBTQI del 2017.
Il racconto Az-Zinds è arrivato finalista al Premio Italia 2020. Ha vinto il Premio Viviani 2019 con il racconto Il Tempo che Occorre a una Lacrima per Scendere. Ha creato con Alessandro Forlani il progetto di scrittura condivisa “Crypt Marauder Chronicles” per il quale è uscita l'antologia Thanatolia (Watson), finalista al Premio Vegetti 2020.
Ha scritto Le storie della Fata Mysella pubblicate in New Camelot e Le Avventure della Fata Mysella.
Assieme al Collettivo Italiano di Fantascienza ha pubblicato l'antologia Atterraggio In Italia.
Il suo romanzo Capitalpunk è arrivato finalista al Premio Urania, al Premio Italia e al Premio Vegetti.
Ha curato le antologie Pianeti Dimenticati (assieme a Giorgio Smojver) e 2050 (assieme a Damiano Lotto).

COMMENTI E CLASSIFICA DI LORENZO DAVIA

1. Crepuscolo
Ora, il bello nel leggere i racconti finalisti uno dopo l’altro è anche per il tipo di intertestualità che si forma. Valutando i racconti uno “contro” l’altro è impossibile fare a meno di valutarli uno “accanto” all’altro. Ho letto questo racconto dopo Umanità. Ci sono due tipi diversi di tramonti, ma in entrambi il/la protagonista assiste a questa fine della giornata, con pensieri opposti. Dove in Umanità il postumano era meravigliato dalla fine, qui in Crepuscolo la protagonista ha paura. La fine della giornata le ricorda la fine della sua vita e la possibile fine del suo amore, che verrà coronato di lì a una settimana con un matrimonio. Non so se l'autore l'ha fatto apposta, ma ha messo su una bella simbologia (ricca di movimento) sole/luce/mare/sabbia etc... che conduce verso una conclusione (la morte, ma anche la conclusione dei ragionamenti della protagonista).

2. Umanità
L’ultima stella è quella del circo umano, l’ultimo uomo a fare prodezze circensi per un pubblico postumano. Il protagonista però non è lui, è il suo aiutante, che essendo postumano potrebbe rimpiazzarlo senza problema. Ma non vuole: il sole è più bello al tramonto perché si sa che presto scenderà il buio, e anche se ci sarà un notte trapuntata di stelle (postumane) lo sforzo terreno del Maestro è giusto continui a illuminarci il cammino.

3. Fino alla fine del tempo
E visto che ho messo in cima alla classifica Crepuscolo e Umanità, dovrebbe essere chiaro perché metto qua anche Fino alla fine del tempo. Non ci si rassegna al tramonto, non lo fanno i postumani, non lo fa una donna che sta per sposarsi, perché dovrebbe farlo il signor Molisani con l’anziana moglie malata di Alzheimer? Semplice, tenero, l’ultimo sole è quello della memoria, che come il sole deve tornare a splendere ogni mattina. E se non lo fa naturalmente perché la natura ha imposto una malattia, ci pensa l’amore a riaccenderlo. Un racconto che dialoga molto bene con Crepuscolo.

4. Fabricatus
è l’umano, Fabrizio a suo tempo, che non cede alla meccanizzazione, alla robotizzazione, ma soffre per i rimpianti, i rimorsi, i ricordi tristi. Il sole non c’è, c’è solo questo neon rosso, che segna il tramonto della sua umanità. Ma è appunto un lungo tramonto che stenta a scendere, nonostante gli sforzi del Signor Dottore.

5. Con una calma esasperante
… il protagonista fa il punto della sua vita, scopre che fa schifo, e affronta I Mantelli Neri. Che tanto lui aveva già perso tutto ben prima che questi misteriosi nemici minacciassero l’umanità. Il tempo di una sigaretta, brace artificiale che si spegne come il sole: ma tanto lui si era già spento. Scappando si era spento, ma ora non scappa più: la sua scintilla vitale si è riaccesa, l’importante è quello.

6. Storia di una principessa che non voleva sposarsi
Nel tramonto il rosso del sole si spegne, come la protagonista vorrebbe spegnere la sua vita e lo scorrere del suo sangue, segno inevitabile del tempo che passa, la rende grande e destinata a finire come sua madre. Scende al ruscello, ma lavarsi non serve: è lei che sporca la limpidezza dell’acqua. Tutto sembra congiurare contro la protagonista (molto bello il rosso del sangue che diventa il rosso del tappetto della sala del trono – sangue reale). A salvarla un uomo apparso dal nulla, schiacciato (forse dall’esistenza). E la storia si conclude così, un giorno è tramontato, domani ci sarà un’alba e forse…

7. Pastorale
La descrizione del pomeriggio di un contadino, il piacere del lavoro fisico, delle proprie risorse allevate o coltivate, la propria famiglia. Una bolla di serenità dal quale il protagonista non vuole distrarsi. Purtroppo il mondo esterno esiste, ti costruisce una diga dove non dovrebbe, e sarà l’ultimo pomeriggio di serenità.
(poi a essere precisi il 9 ottobre 1963 era un mercoledì e non un martedì, ma non fa niente)

8. La fine dell’infanzia
Anche qui come in Pastorale abbiamo una bolla dove vive il protagonista, bolla di amore, passione, perdita dell’innocenza. Anche qui la Bolla non resiste al Mondo-di-Fuori. La bomba atomica è stata la fine dell’infanzia del genere umano (o la scoperta del fuoco? Non ricordo più), Izo perde la sua infanzia facendo sesso con Kichi : equiparare la perdita dell’infanzia con il primo rapporto sessuale apre una serie di implicazioni e porta a una serie di, mi dispiace dirlo, preconcetti culturali, sociali e storici talmente vasti che non basterebbero interi volumi per venirne fuori. Di norma diffido molto quando si applicano concezioni occidentali (infanzia, sesso, “fine” stesso come concetto) ad altre culture, quindi finché non mi sarò sufficientemente informato sulla sessualità dei giovani giapponesi nel periodo pre-guerra diciamo che considero il testo più per l’intento poetico che altro.

9. Сталкер – Stalker
Qua più che lo Stalker di Tarkovsky siamo dalle parti di uno stalker incel che non lascia andare la sua cotta. Fa niente se la cotta è aliena, scappa via e non lo vuole: lui la insegue e non si fermerebbe davanti a niente pur di esprimere il proprio "amore". Come un vero stalker incel, qui assunto come posizione dell'intera umanità.

10. Il regalo del sole
I protagonisti sono due vampiri che si sono rifugiati nel sottosuolo dopo che l’umanità ha vinto, immagino, la guerra contro i succhiasangue, ricacciando i mostri nel sottosuolo. Almeno questo mi è parso di capire. Ma non ha importanza: c’è un regalo da un fratello a una sorella, un regalo che necessità dell’energia del sole, e l’amore del fratello che si espone al sole pur di mostrare alla sorellina la bellezza del regalo.

11. Gli ultimi saranno i primi
Come scritto nel Vangelo: ma doveva essere una benedizione (Benedetti gli ultimi perché saranno i primi), in questo racconto sembra più una maledizione, dove un gruppo di persone (militari e civili) si trovano chiuse in un bunker mal rifornito e con poche prospettive.
Il problema del capovolgimento del ruolo, ovvero che i militari non serviranno più, viene del tutto svuotato dal fatto che in tutto il testo non viene percepito chi siano i "primi" e chi gli "ultimi", non viene stabilita nessuna scala (sociale, di valori) per la quale i militari siano i primi e i civili gli ultimi, rendendo ingiustificato il titolo e, quindi, il racconto.

12. Indifesi
Non capisco che genere di corazza, o mecha, o armatura, abbia l’umano, che gli permetta di fare tanto il bullo con dei poveri Na’Vi ma che si disattiva al tramonto del sole. Problemi di batteria? Eppoi che scopo ha salutarli prima di ammazzarli? Qualcosa di importante sembra mancare nel testo, un po’ più di contesto sarebbe stato utile.



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