LA FINALE DELLA CIF EDITION: La classifica di Fabio Aloisio

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 dicembre 2021 con un tema del Collettivo Italiano di Fantascienza!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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LA FINALE DELLA CIF EDITION: La classifica di Fabio Aloisio

Messaggio#1 » martedì 11 gennaio 2022, 14:51

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FABIO ALOISIO
Fabio Aloisio, classe ’84, è nato a Trieste dove lavora come ingegnere. Ha partecipato ad antologie pubblicate da Kipple Officina Libraria (FantaTrieste), Delos Books (Atteraggio in Italia, Pianeti dimenticati, 2050, Oltre il reale), Millemondi Urania (Temponauti) e Lethal Books (Penisolatomica). È presente coi suoi racconti su Minuti Contati, Urania, Robot, Futuro Presente, Writers Magazine, Delos Science Fiction . È stato finalista al Premio Robot 2018 e 2021, e nel 2017 al Premio Urania Short. Si è aggiudicato il Premio Urania Short 2019 e il Premio Kipple Short 2021, è arrivato terzo al Premio Gianfranco Viviani 2020.

I COMMENTI

Mi ha fatto piacere leggere i racconti. È sempre bello constatare che ogni tema porta con sé declinazioni che non ti aspetti. Stilare la classifica come sempre è un gran casino…

Gli ultimi saranno i primi
Il racconto mi è piaciuto, attacca subito nel “mentre” ma allo stesso tempo dà un ampio respiro a quello che succederà tra molto tempo.
A mio avviso la prima parte poteva essere un po’ alleggerita.
Stile ottimo.
Un paio di domande che non mi erano chiare dal testo: come si fa a capire che il neon è funzionante? Nel senso che non è rotto?
Il finale è sicuramente la parte migliore e la descrizione dei sopravvissuti chiarisce tutto in pochissime parole (“gli occhi simili a piccoli sassi sbiancati”, molto bello).

Storia di una principessa che non voleva sposarsi
Ciao, il racconto mi è piaciuto. È duro e leggero allo stesso tempo come i protagonisti.
Scrittura molto pulita, mi piace molto la “miscela” che si crea mettendo vicino il dialetto del popolano.
A riguardo dell’alternarsi di stili, mi piace l’incipit che è molto altisonante. La chiusa “Come la mamma” mi lascia interdetto, perché è molto poco da principessa ma più da ragazzina.
Avrei preferito una scelta di stile ben marcata anche sul titolo che a mio avviso è un po’ freddo.
Secondo me sarebbe stato un pelino da approfondire il perché la madre è morta: è un punto di domanda che influisce molto sulla protagonista per rimanere sospeso.
La sequenza sul fiume è la mia preferita.

Pastorale
Ho molta difficoltà a valutare questo racconto.
Provo a spiegarmi meglio: mi ha colpito, e questa è una cosa buona perché un racconto deve lasciare qualcosa dentro. È sicuramente più facile colpire se si tratta di avvenimenti di una certa portata.
Allo stesso tempo mi lascia un po’ insoddisfatto: trovo un po’ forzato l’elogio sulla semplicità della vita di montagna/pastorale visto che pure il protagonista non sembra essere in grado di spiegarselo. (“Mi viene in mente che è la stessa acqua che Lisa ha usato per fare la polenta e questa cosa – chissà perché? –mi fa apprezzare una volta di più la bellezza delle nostre vite semplici.”, “, stanco e felice di questo martedì di sole caldo, sotto al vecchio larice con la sua ombra ora verde scura, ora grigia ora nera, su questi prati, le nostre pecore, il nostro formaggio, la nostra stalla, il lago sotto di noi, l’immensità delle Alpi a proteggerci”). Ora mi rendo conto che il titolo è “pastorale” ma avrei apprezzato che tutte queste cose emergessero in maniera più naturale dalla sola storia senza metterle quasi per elenco, cioè con la stessa semplicità utilizzate per descrivere le azioni dei personaggi (per esempio il morso alla polenta fredda) e dalle similitudini/paragoni che infatti hai utilizzato molto bene nel resto del brano.
Quelli che ho maggiormente apprezzato e che danno molto valore al racconto sono i pensieri sulla quotidianità delle azioni e della semplicità (vedi gli esempi e le similitudini legate al territorio “notte di Natale farebbe con la sua fetta di gubana”, “come fossero dei serpenti che fuggono dalla faina”).

Con una calma esasperante
Il racconto mi è piaciuto, ha l’incipit migliore tra tutti.
L’arrivo dei Mantelli Neri è molto evocativo ed è il punto di forza della storia.
Alcune cosine mi hanno lasciato un po’ perplesso. La scelta dell’ultima sigaretta mi sa di già visto: avrei tralasciato o cambiato perché a mio avviso non aggiunge sostanza al racconto.
Il dialogo tra i due personaggi secondo me andrebbe un po’ alleggerito, senza caricare di troppe informazioni il lettore. Sempre a riguardo come mai il protagonista non ha tentato di trascinare Vittorio nel bunker (si limita ad afferrare la camicia)?
In questa frase “Sta guardando il tramonto che esplode dietro quell’oceano nero. Le sue pupille sono punti. Avrei tolto il riferimento alle pupille: si passa da un’immagine epica con un oceano nero per concentrarsi sulle pupille. A mio avviso distoglie un po’ l’attenzione.
Molto azzeccata la contrapposizione che hai creato tra il sole ormai coperto e la nuvola dei Mantelli Neri.

Il regalo del sole
Su questo racconto ho avuto qualche difficoltà d’interpretazione, me ne scuso.
Ecco quanto ho rielaborato: c’è stata una guerra (atomica?) e pertanto i sopravvissuti si sono rifugiati nei bunker, per almeno due generazioni (da nonno a nipoti). Il regalo è un carillon che lavora con l’energia solare e l’unico modo è quindi quello di andare in superficie; il sole è pallido perché nascosto dietro nubi di polvere sollevate dalle esplosioni. I ragazzi siccome i ragazzi vanno per la prima volta all’esterno, anche se il sole è pallido, rischiano seriamente di farsi del male per via della luce a cui non sono abituati.
Prendendo per buono quanto sopra, se i protagonisti non sono abituati alla luce, perché il sole è definito pallido? Nella riga successiva gli occhi bruciano soffocati dalla luce.
Alcune cose che mi ero segnato, se pensi che possano essere utili:
“Ecco, se non lo sai allora non parlare”, piuttosto che il doppio negativo metterei una singola frase volta al positivo, per esempio: “Ecco, allora stai zitto”
“L’anello di metallo iniziò a ruotare da sé, costringendo Sid a mollare la presa, fino a che i cilindri interni non urtarono contro il fine corsa con un rumore sordo” A mio avviso si poteva dare meno dettagli sulla descrizione del meccanismo, considerando che è tutto all’interno del portellone.
Il finale mi sembra un po’ monco: a livello personale avrei preferito qualche riga in più sulla questione del braccio ustionato e di come il fratello si sia fatto del male per fare il regalo.

Fabricatus
Il racconto mi è piaciuto.
Ottima e funzionale la suddivisione nei tre spezzoni per evidenziare pensieri e punti di vista.
Su alcune cose mi sarebbe piaciuto avere maggiore chiarezza, per esempio qual è lo scopo del processo a cui è sottoposto Fabricatus, se lo ha deciso lui o se glielo stanno infliggendo contro la sua volontà. Forse mi è sfuggito qualche indicazione e in tal caso me ne scuso.
Mi pare di cogliere più di una citazione a canzoni di De Andrè: ottimo, però non andrei a incastrare di forza e testualmente la frase perché potrebbe prestarsi male (a mio avviso è il caso di “La memoria è già dolore”).
Mi sono perso su questa frase “Il Signor Dottore raccoglie in una provetta i residui che gli gocciolano dagli occhi.” Avrei specificato che i residui appartengono a Fabricatus.

Umanità
Il racconto mi è piaciuto.
Ho apprezzato l’equilibrio del racconto e la semplicità che ben accompagna i pensieri del protagonista dall’inizio alla fine. Non sempre servono plot twist o colpi di scena per fare apprezzare un racconto.
Si sente l’energia del “vecchietto” sprizzare in ogni battuta del dialogo, bene.
Immagino che il vecchietto sia l’ultimo umano parte del “Cirque du Soleil”.

Crepuscolo
Il racconto mi è piaciuto, molto.
L’incipit è molto particolare: “Il sole, tondo come un’arancia, calava sull’orizzonte. I suoi riflessi, di taglio sull’acqua, creavano una luminosa via dorata che spaccava il mare a metà. Avanzai con il sedere lungo la sabbia e strinsi Liza da dietro. “Bello, vero?”
Si alternano descrizioni semplici e dirette (come un’arancia) ad altre molto più evocative (una luminosa via dorata che spaccava il mare a metà). È voluto? Mi pare quasi un’interpretazione dell’animo di Giovanni e Liza.
Sull’utilizzo dell’arancia però non sono convinto: dà l’idea del colore arancione pastello e non acceso; è un po’ in contrasto col fatto che Giovanni (l’io narrante) ha difficoltà a guardare il sole perché troppo intenso.
Un’inezia su questa frase: “Fece spallucce. “Ho orrore dei tramonti di sole”; a mio avviso non occorre specificare che il tramonto è “di sole”.
La cosa che lascia emotivamente il racconto e che è ben espresso fisicamente nel racconto è questo “In quel momento il sole scomparve nel mare e un’ombra scura e oblunga scese sul litorale.”
E ultimo pensiero, riprendendo Giovanni: “David ha rotto il cazzo!”

Indifesi
Il racconto mi è piaciuto.
Si parteggia subito per i protagonisti ed è importante quando c’è un cambio di prospettiva rispetto il classico.
Sono perplesso su un po’ di questioni che però risultano importanti.
Mi pare di capire che i protagonisti siano appartenenti a una razza non umana; allo stesso tempo utilizzano nomi con cui gli umani classificano le stelle (Alrai1 e Alrai2) il che mi fa strano. Trovo invece ottimo l’utilizzo di termini secondo il punto di vista degli indigeni (“giganti di metallo”, “protuberanza sputa-colpi”) o tratti descrittivi tipo “le sue antenne verdi sono così giù da sfiorargli il collo”. Secondo me dovresti continuare su questa strada e osare di più, dando qualche tocco maggiormente esotico e alieno.
Mi pare di capire che i giganti di metallo funzionino quando c’è luce, cioè vadano solo a energia solare; questo mi fa un po’ strano e la ritengo una debolezza del nemico umano un po’ troppo sbadata.
Non capisco perché Mumu lanci giù suo fratello maggiore, se Yumi non si fosse aggrappato in extremis sarebbe morto anche lui.
Bello il ribaltamento finale in cui quelli a essere indifesi sono gli umani.

La fine dell’infanzia
Il racconto mi è piaciuto.
Un’inezia su “Sapeva di Okonomiyaki alla piastra”: a mio avviso non occorre specificare che è fatto alla piastra, a meno che il sapore non cambi se fatto in altra maniera (si fa in altra maniera?) e in tal caso comunque il protagonista sarebbe stato in grado di distinguerlo in quel momento, considerando che sente “altre cose buone”?
Ho trovato poco adatto la questione delle mosche all’inizio “Gli occhi neri di Izo schizzavano come mosche impazzite dai seni di Kichi alle sue labbra.”.
Sulla chiusa sono un diviso: molto bene la parte di sentire il momento ed isolarsi dal resto, un po’ meno convinto sulla questione della fine di Hiroshima. Provo a spiegarmi meglio: a mio avviso si esce dal punto di vista del protagonista mentre fino a quel momento si è ben calati dentro, in particolare per questa frase ““Non si accorse degli uccelli bruciati in volo. Non seppe di quelle ottantamila vite tornate cenere. Non seppe nemmeno che il cemento si era sciolto come ghiaccio sotto il fuoco”. Anche se è difficile avrei cercato di mantenere il punto di vista interno. Per la questione soprattutto delle ottantamila vittime sembra un po’ da cronaca e in tal caso si potrebbe dare un tocco più personale.

Fino alla fine del tempo
Il racconto mi è piaciuto.
Personalmente ritengo che la scelta su questo tipo di storia sia rischiosa perché il tema della malattia è trattato molto spesso ed è difficile trovare qualche nuova interpretazione. Questa cosa non si avverte e il racconto scorre fluido fino alla fine.
È scritto molto bene ed è equilibrato sino dalle prime battute.
Ho apprezzato il discorso sullo zoo e il “non invecchiare in gabbia”.

Сталкер – Stalker
Mi sento davvero spiazzato da questo racconto. Se fino ad adesso ho letto racconti equilibrati qui ci si lancia sul versante opposto. Ed è un bene. O no? Insomma meglio non pensarci troppo e lasciarsi coinvolgere così come viene.
Mi ricorda molto i libri di Douglas Adams per il piglio. Prende molto bene in giro il dibattito che si è avuto, e che si ha tuttora, su come affrontare il primo contatto.
Trovo delle imperfezioni in alcuni punti tra cui l’utilizzo dei pronomi, vedi per esempio la frase: “come una chioccia protegge i suoi pulcini sotto la sua ala” in cui basterebbe “una chioccia protegge i pulcini sotto l’ala”; il suoi/sua non è necessario. Idem per “e di aprire le paratie con le mie mani nude” in cui poteva andare “a mani nude”.

LA CLASSIFICA DI FABIO ALOISIO

1. Crepuscolo
2. Umanità
3. Сталкер – Stalker
4. Con una calma esasperante
5. La fine dell’infanzia
6. Gli ultimi saranno i primi
7. Il regalo del sole
8. Storia di una principessa che non voleva sposarsi
9. Fino alla fine del tempo
10. Pastorale
11. Fabricatus
12. Indifesi



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