L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

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raffaele.marra
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L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#1 » giovedì 5 novembre 2015, 23:47

L’agente Siracusa, un po’ imbarazzato, mi invita alla macchinetta per un caffé macchiato. Accetto, ovviamente.
Ho capito che durante la mia assenza l’ufficio sarà invaso dai colleghi. Faccio finta di nulla e annuisco alle sue osservazioni sulla partita di ieri sera. Il caffé macchiato fa schifo, come al solito, ma nei suoi occhi leggo l’eccitazione. Devio lo sguardo e dico di voler tornare al lavoro.
Rientro a testa bassa e… «Buon ultimo giorno di lavoro!»
Sono tutti qui, intorno alla mia scrivania. Mi fingo sorpreso, commosso, riconoscente.
«Ci mancherà, commissario Neri», mi confida malinconica l’agente scelto Rossi. Le stampo un bacio sulla fronte candida e le sorrido. Sulla mia scrivania le carte hanno lasciato il posto ad una torta e a qualche bottiglia. Partono gli applausi, le battute, i cori.
Li guardo uno ad uno: i loro volti sono sinceri, la loro ammirazione è autentica. I più anziani di loro li ho guidati per vent’anni e insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro. Poi lo sguardo va sui miei fogli accantonati malamente su una sedia.
«Non ci pensi più, commissario. Ormai è in pensione.»
Guardo negli occhi l’assistente capo Ricci; lui la pensione la vedrà tra non meno di dieci anni. Se la vedrà. Ma i fogli sulla mia sedia attirano ancora la mia anima. Il caso del “boscaiolo” resterà irrisolto, lo sanno tutti. Per lo meno, non sarò certo io a risolverlo.
«Ha fatto tutto quello che ha potuto», mi consola il vice ispettore Taranto mettendomi una mano sulla spalla. Non gli rispondo. Non mi sono mai piaciute le frasi di circostanza. Il fatto è che, in fondo, ognuno di loro pensa in cuor suo che io abbia fallito, che il commissario Neri si ritira con sei mesi di anticipo perché non è in grado di fermare il killer che negli ultimi tre anni ha seminato terrore nell’intera provincia. Diciotto vittime senza alcun collegamento evidente, diciotto delitti senza indizi sufficienti per poter condurre un’indagine seria.
«Cosa farà da domani?», mi chiede qualcuno sorseggiando Martini. Scrollo le spalle.
«Farò quel che mi piace», rispondo con naturalezza. Tutti ridono, io no.
La festa è conclusa, finalmente. Raccolgo le mie cose, afferro il mio impermeabile, lancio un ultimo sguardo disinteressato alla mia scrivania e sono fuori.
Scelgo di camminare a piedi, come non facevo da tempo.
Farò quel che mi piace, appunto. Da domani. E perché non già da stasera?
L’idea mi stuzzica, affretto il passo. A volte bisogna fare delle scelte. La vita non è fatta di frasi di circostanza, ma di azioni decise, senza ripensamenti.
Sorrido mentre passo una mano sulla superficie liscia del mio impermeabile. È l’ideale per portare in giro la mia accetta da boscaiolo. E la mia accetta da boscaiolo, che aspetta paziente nel mio garage, sarà l’ideale per festeggiare il mio ultimo giorno di lavoro. Del secondo lavoro, quello che in realtà non mi è mai piaciuto.



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Angela
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#2 » venerdì 6 novembre 2015, 9:27

PUNTI DI FORZA: La caratterizzazione dei personaggi. Neri appare subito come una figura statuaria, qualcuno che sa tutto e ha visto di tutto fino a guadagnarsi la pensione. Il lettore non immagina il risvolto del racconto che ritroviamo solo nel finale. Altro punti di forza è senz'altro lo stile, maturo, preciso, senza sbavature.

PUNTI DEBOLI: Poche cose. Forse l'unico vero neo è la sensazione che ho avuto quando Neri pensa al caso del boscaiolo. Ho immaginato il suo rammarico, che invece non c'è (non ci può essere per ovvii motivi). Trattandosi di un racconto scritto in prima persona, mi sembra strano che non si sia sbilanciato. Capisco che è una scelta funzionale al colpo di scena finale, ma quella punta di amarezza che ho colto quando Neri guarda i fogli del caso irrisolto, andrebbe eliminata. Qualche appunto.

L’agente Siracusa, un po’ imbarazzato, mi invita alla macchinetta per un caffé macchiato.
Rima non voluta, immagino.

Ho capito che durante la mia assenza l’ufficio sarà invaso dai colleghi.
Sento la mancanza di una virgola.

Poi lo sguardo va sui miei fogli accantonati malamente su una sedia.
Anche qui manca una virgola.

CONCLUSIONE: Racconto maturo, ben elaborato, un giallo con il finale che non ti aspetti. Bravo come sempre.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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ceranu
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#3 » sabato 7 novembre 2015, 23:19

Ciao Raffaele. Lo stile è sempre impeccabile, porti il lettore dove vuoi e questo è un gran pregio, però stavolta temo tu abbia sbagliato punto di vista. La prima persona ti obbliga a far sentire i pensieri del protagonista, quindi il commissario doveva godere dell'insuccesso delle indagini, al massimo poteva aver paura perché dal giorno dopo non avrebbe più potuto sviarle. Capisco il tuo intento, ma lo trovo un errore. La terza persona ti avrebbe dato il diritto di portare avanti il racconto come hai fatto e avresti potuto dire le stesse cose.

Ciao e alla prossima.

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Andrea Partiti
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#4 » domenica 8 novembre 2015, 0:01

Non penso che tu abbia barato, mostrandoci la delusione del protagonista verso il caso irrisolto, perché leggendo con attenzione spieghi che ci sta male non tanto per il caso in sospeso, ma per il giudizio dei suoi colleghi, che lo considereranno sempre un fallimento per non essere andato fino in fondo. Secondariamente, ma non esplicitata, può esserci anche la paura di non avere più il controllo diretto delle indagini, ma non ci è dato saperlo.
Non penso sia incoerente essere un serial killer e allo stesso tempo avere un orgoglio professionale per il lavoro diurno.
La scelta della prima persona è coraggiosa, difficile, ma la apprezzo moltissimo in questo contesto.
Il colpo di scena è un po' prevedibile purtroppo, Dexter ci ha messi in guardia dai poliziotti, ma non guasta la godibilità. Diciamo che da metà racconto si percepiva dove sarebbe andato a parare. La risposta incerta ai colleghi "Farò quel che mi piace" è quasi esplicità nel rivelarci la verità, forse la renderei più criptica, meno ostile, per aiutarci a restare nell'inganno per altre cinque o sei righe, fino in fondo.
A parte le poche note di stile già fatte notare e facilmente risolvibili con una revisione, approvo completamente il tuo racconto.

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raffaele.marra
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#5 » domenica 8 novembre 2015, 10:33

Angela, Francesco, Andrea, vi ringrazio per i commenti e le segnalazioni.
Vi faccio però notare una cosa: nei pensieri del commissario, mentre gli altri festeggiano il suo ultimo giorno di lavoro, in realtà non c'è amarezza. Vi invito a rileggerlo, con la consapevolezza del finale e della vera natura del protagonista. Vi accorgerete che non ho "barato" fingendo una tristezza che non avrebbe giustificazione. L'amarezza che voi avete colto (e qui c'è il mio piccolo "gioco") è dovuta al fatto che voi, in quella parte di racconto, leggete la vicenda alla luce di quello che vi aspettate: è normale che il commissario, che non ha risolto il caso più importante prima di andare in pensione, si senta triste e sconfitto. Ma nessuna frase lo dice esplicitamente.
Io scrivo "ognuno di loro (di loro, nota bene!) pensa in cuor suo che io abbia fallito". Anche la frase "i fogli sulla mia sedia attirano ancora la mia anima", a rileggerla, suggerisce perfettamente che la vera identità (anima) del commissario è racchiusa nell'oggetto dell'indagine di cui parlano i fogli, cioè nella figura del boscaiolo.

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AmbraStancampiano
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#6 » lunedì 9 novembre 2015, 14:19

Ciao Raffaele,
ho riletto il tuo racconto seguendo il tuo ultimo commento e ti do ragione: l'apparente delusione è un effetto che sta solo negli occhi del lettore, in realtà il protagonista è davvero freddo e lucido come solo un assassino potrebbe essere.
Complimenti!
Il tuo racconto mi ha coinvolta, l'ambientazione nel commissariato e la festa di pensione sono credibilissime (sembra di vedere una puntata di "carabinieri" o qualche altra fiction di quel tipo), il segreto del commissario che salta pian piano agli occhi del lettore finchè non è il protagonista stesso a rivelarlo è ben gestito.
Insomma, un ottimo lavoro come sempre.
Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

Veronica Cani
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#7 » lunedì 9 novembre 2015, 15:50

Ciao, Raffaele :)
Davvero interessante l’idea del commissario assassino e molto abile il modo in cui hai descritto la dinamica dei rapporti tra lui e i colleghi, che leggono nei suoi occhi la tristezza per il fatto che non potrà più indagare sul caso del boscaiolo, quando invece lui sta pensando a tutt’altro. Lo stile è impeccabile e il tema è centrato in pieno. Solo una cosa mi lascia perplessa: durante i tre anni in cui era chiamato a risolvere il caso, visto che l’assassino era lui che cosa faceva al lavoro? Cincischiava? A parte questa piccola riflessione, ottima prova! :)

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maria rosaria
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#8 » mercoledì 11 novembre 2015, 13:05

Ciao Raffaele.
Ottimo racconto, ben scritto con un colpo di scena finale che impreziosisce il tutto.
L'agente Siracusa ci conduce per mano a scoprire la sua doppia vita e lo fa nel corso dei festeggiamenti del suo ultimo giorno di lavoro. La verità, lentamente, frase dopo frase, viene a galla. E anche se una delle regole per scrivere un poliziesco (non ricordo più dove l'ho letto, perdonami) dice che l'investigatore non deve mai risultare il colpevole, qui tu la regola l'hai sapientemente infranta dando vita a un racconto godibilissimo.
Maria Rosaria

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angelo.frascella
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#9 » mercoledì 11 novembre 2015, 22:21

Ciao Raffaele.

Quasi non ti riconoscevo dallo stile del racconto: lineare e semplice, senza svolazzi, come si addice a un thriller (per quanto mascherato da
racconto di quotidianità). Quindi, per prima cosa, complimenti per la capacità di adattare lo stile alle necessità di ciò che stai scrivendo. Il racconto mi è piaciuto e hai gestito bene la scelta di adottare la prima persona senza svelare in anticipo il finale, ma, anzi, fuorviando il lettore grazie ai pensieri del protagonista sull'erronea convinzione dei colleghi sulla sua incapacità di risolvere il caso. L'unico difetto è che il finale è risultato per me prevedibile (l'ispettore che indaga sul proprio delitto è un classico e, se vogliamo, una delle regole del poliziesco enunciato da Van Dine è "Né l'investigatore né alcun altro dei poliziotti ufficiali deve mai risultare colpevole".., ma le regole sono fatte per essere violate, no?). Forse avrei evitato di inserire tutti quei nomi di poliziotti, ma si tratta di un problema secondario. Insomma, racconto promosso.

A rileggerci

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beppe.roncari
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#10 » giovedì 12 novembre 2015, 16:49

Ciao Raffaele! Ben ritrovato!
Vengo subito al punto: un altro serial killer? Ma non si possono scrivere racconti brevi, senza? Più o meno a un quarto del racconto avevo già capito che il commissario Neri in pensione era anche "il boscaiolo", era ovvio, scontato - sigh! -
È un peccato, sei così bravo a scrivere, a de-scrivere… la parte forte della tua narrativa non è nell'inutile fatto "eccezionale" del serial killer (eccezionale nella realtà, banalissimo e trito e ritrito nella letteratura…) ma nella descrizione del giorno della pensione. Dolce.
Peccato…
Alla prossima, è sempre comunque un piacere leggeri! Ciao! ;-)

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Peter7413
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#11 » giovedì 12 novembre 2015, 17:18

Gran maestria nel condurre il racconto, davvero. Il finale però non è all'altezza del resto. Intendiamoci, sempre per narrato, ma già sentito e già visto tante altre volte e questo fa inevitabilmente abbassare il giudizio, almeno il mio. Detto questo, lo ritengo un concept meritevole di sviluppo, il personaggio è ben realizzato, coerente. Come svilupparlo in un racconto breve diversamente da così? Avrei cercato di mantenere il dubbio sul suo essere. Avrei provato a seminare qui e la inizi contrastanti che però non sarebbero stati fuori luogo in quanto cosa devi fare per sconfiggere il tuo nemico? Capirlo, diventare come lui. Ma non solo, credo tu abbia per le mani un personaggio vincente, ma solo al patto di non fargli prendere una deriva da semplice serial killer. C'è di più, puoi lavorare più e meglio sulla sua psiche, sui suoi contrasti interni. Ci vedo tanto potenziale, ma questo finale, davvero, un pochetto lo banalizza.

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erika.adale
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#12 » giovedì 12 novembre 2015, 20:52

Il racconto è scritto bene, non ci sono dubbi. Ecco, io sulla prima persona presente, fuori dal difficilissimo flusso di coscienza, ho sempre dei dubbi: mi chiedo sempre a chi diavolo si possa rivolgere una persona che fa la cronaca, in tempo reale, delle proprie azioni; e, non sapendomi dare una risposta, tendo a trovare il tutto un po' letterario, nel senso più artificioso del termine. Ma può essere un'idiosincrasia tutta mia, non lo escludo. Quello che davvero fatico a digerire è la prevedibilità della storia, un classico della letteratura breve, con un "colpo di scena" che purtroppo ho già incontrato spesso. E la grazia della scrittura e il protagonista ben tratteggiato non sono abbastanza per salvare la situazione.

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lordmax
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Re: L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)

Messaggio#13 » venerdì 13 novembre 2015, 21:03

Chiedo infinitamente scusa per il ritardo, purtroppo ieri sono rimasto sconfitto da un malditesta molto forte e alla fine non ho consegnato la classifica… e avevo scritto tutti i miei inutili commenti. Maurizio mi ha convinto a postarli ugualmente anche se con un giorno di ritardo quindi ecco il mio.

Davvero ben strutturato, ricorda molto alcuni racconti gialli di qualche anno fa (ok parecchi ma non lo ammetterò mai) in cui i serial killer erano quasi sempre anche gli inquirenti.
La scelta della prima persona è una scelta molto coraggiosa, soprattuto vista la brevità.
Buona l’idea di sfruttare la festa di addio per introdurre gli indizi necessari, ho intuito il twist quando ha detto “farò quel che mi piace” puntualizzando che non era uno scherzo.
Se devo trovare un difetto direi che necessità di editing su alcune frasi un poco lunghe che fanno perdere il ritmo quando invece dovrebbero alzare l’asticella.

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