LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

13 valorosi che si prestano come cavie per testare la nuova arena
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LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#1 » venerdì 6 novembre 2015, 2:22

Eccoci qua, tutti e tredici i prodi tester della NEW ARENA EDITION hanno consegnato.
Testate e divertitevi tutti.

Ecco i racconti:

- Zampa di legno, di Angela Catalini, ore 21.57, 2770 caratteri
- Nostalgia, di Beppe Roncari, ore 22.18, 2998 caratteri
- Trote in un secchio, di Chiara Rufino, ore 23.06, 2764 caratteri
- Peccato, potevo farcela, di LordMax, ore 23.13, 2987 caratteri
- Non c’è niente da ridere, di Maria Rosaria Del Ciello, ore 23.23, 2564 caratteri
- L’ultimo esemplare, di Leggeri, ore 23.26, 2571 caratteri
- Tocca a te, di Veronica Cani, ore 23.35, 2998 caratteri
- Notti insonni, di Andrea Partiti, ore 23.41, 2494 caratteri
- L’ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra, ore 23.47, 2858 caratteri
- Conigli, di Ambra Stancampiano, ore 23.56, 2567 caratteri
- Un’ultima monetina, di Angelo Frascella, ore 00.10, 2942 caratteri
- 5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera, ore 00.30, 2942 caratteri
- Io e T, di Maurizio Bertino, ore 00.33, 2984 caratteri

Nessun malus, siete stati tutti bravi.

13 racconti dunque, avete tempo fino alle 23.59 di giovedì 12 novembre per commentare e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all’ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi ( e del resto avete solo 12 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all’ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, la guest star VIVIANA TENGA posterà la sua e procederò al calcolo della classifica finale.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 13 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Ha valore il solito CONTATORE (lo trovate in punta alla pagina del forum linkato in bella mostra) per il conteggio dei caratteri.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA EDIZIONE A TUTTI E GRAZIE DAL TEAM DI MINUTI CONTATI PER ESSERVI PRESTATI A QUESTA ESERCITAZIONE!



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Angela
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#2 » venerdì 6 novembre 2015, 22:28

Classifica sofferta, le prime posizioni si equivalgono, ma bisogna fare per forza una classifica. Vi ho letto con immenso piacere e mi dispiace se qualcuno è finito in fondo. Testi, oltre tutto, che mi erano piaciuti per diversi aspetti.

1) Io e T, di Maurizio Bertino
PUNTI DI FORZA: L'ironia senz'altro. Tu hai questa particolarità, riesci ad essere originale, a invertarti cose che non passano inosservate. Come quei motivetti che si finisce per cantarli per un'intera stagione. Il cane che si mangia la signora Olga che vuole accarezzarlo e poi forse gli escursionisti e poi tutto il paese. Questo cane con un guinzaglio "mega" e un brutto carattere è un cult! Il finale è la parte più bella del racconto, poetica, scritta davvero bene.

PUNTI DEBOLI: la forma in alcuni punti lascia a desiderare e anche alcuni modi di dire che dai per scontato (cosa è la "grengia"?). Ti ho evidenziato alcune cose.

"che rappresenta il simbolo del mio paese costruito, prima ancora che nascessi, in onore di un figlio perduto che amava viaggiare e leggere"
Frase artificiosa che si legge male, soprattutto la prima parte “…che rappresenta il simbolo del mio paese costruito” non funziona.

"Ora, anziano, lo porto a passeggiare tutte le mattine intanto che faccio il mio giro"
Meglio “mentre faccio il mio giro”.

"… quello ch’è venuto duro e che non vende."
Non si era detto di attendere per l’edizione erotica? Scherzi a parte, meglio “è diventato duro”.

"... insieme andavano alla grengia, sopra il paese, quasi a metà del monte e da là guardavano la città in lontananza"
Cosa è la grengia? Se è un nome va in maiuscolo.

"Sta nel garage grande, quello dove tenevo l’ammiraglia, si trova bene."
Stesso discorso di prima, cos’è l’ammiraglia? Nel caso, maiuscolo.

CONCLUSIONE: pollice in su per tutte le ragioni esposte nei "punti di forza". Bravo.

2) L’ultimo esemplare, di Leggeri
Scritto veramente bene, complimenti. Sei stata criptica quanto bastava per tenere il lettore al guinzaglio e portarlo fino all'apparizione dell'ultimo esemplare di... ti confesso che ho dovuto rileggere per capire che si trattava di una sirena. Pensavo fosse un mostro marino, sinceramente e credevo che il tizio volesse suicidarsi anche se non mi era chiaro perché si fosse spogliato nudo :)
Mi è piaciuta davvero la tua storia, i dialoghi sono credibili e la parte che ho apprezzato di più, sono i riferimenti ai testi classici, che poi sono la chiave per capire chi è la creatura nella vasca. L'accoppiamento lo apprendiamo da notizie indirette ed è giusto così, hai saputo lasciare tutto avvolto nella nebbia del mistero. Bravissima.
Critiche non me ne vengono in mente, forse solo qualche accelerazione ma come per tutti noi, dovuta alla scarsità di caratteri. Bene.


3) Tocca a te, di Veronica Cani
Il testo si sviluppa in crescendo. Persino gli appunti, che ho preso durante la lettura, verso il finale scompaiono perché il racconto acquista forza e diventa grande. Una cosa del genere mi fa pensare che se scrivessi di più, Veronica, potresti raggiungere dei livelli molto alti. Certo, il tempo bisogna pur trovarlo :)
Torniamo al testo. Ti segnalo gli appunti di cui ti parlavo.

E a Edison era toccato l’ultimo posto.
Taglierei la congiunzione a inizio frase e partire con “A Edison era toccato…”

Ma Edison, che era il più giovane e il più agile, aveva guidato i suoi compagni fino a una sacca d’aria, in un cunicolo secondario, in cui
Troppe virgole. Sono un disatro anch’io con la punteggiatura e non saprei sistemarti la frase, però balzano all’occhio.

«Fatevi forza. Vi salveremo» aveva scritto la squadra
Qui ci vedrei un bel punto esclamativo: Vi salveremo!

I suoi compagni erano sempre più nervosi e venivano alle mani per inezie, con il rischio che si ferissero: e in quel caso come li si sarebbe potuti curare, in assenza di medicinali e disinfettanti?
Questa parte secondo me andrebbe rivista. Quel punto interrogativo non va. Potrei suggerirti qualcosa tipo “una ferita, nelle condizioni in cui si trovavano, senza medicinali o disinfettanti, avrebbe potuto infettarsi”.

CONCLUSIONE: Un altro bel testo, Veronica. Ormai ci hai abituata a racconti pieni di fantasia e ricchi di inventiva. La scelta di ambientare il racconto in una miniera, scelta che considero coraggiosa perché dubito tu abbia un'esperienza in merito, si è rivelata vincente. Il racconto, a tratti claustrofobico, si trasforma in una lotta per la sopravvivenza dove il più forte sembra avere la meglio. Ma le cose non vanno come il lettore immagina e il più piccolo, l'ultimo della fila, quello che ha aspettato il suo turno con pazienza, è l'unico a salvarsi. Brava :D


4) L’ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra
PUNTI DI FORZA: La caratterizzazione dei personaggi. Neri appare subito come una figura statuaria, qualcuno che sa tutto e ha visto di tutto fino a guadagnarsi la pensione. Il lettore non immagina il risvolto del racconto che ritroviamo solo nel finale. Altro punti di forza è senz'altro lo stile, maturo, preciso, senza sbavature.

PUNTI DEBOLI: Poche cose. Forse l'unico vero neo è la sensazione che ho avuto quando Neri pensa al caso del boscaiolo. Ho immaginato il suo rammarico, che invece non c'è (non ci può essere per ovvii motivi). Trattandosi di un racconto scritto in prima persona, mi sembra strano che non si sia sbilanciato. Capisco che è una scelta funzionale al colpo di scena finale, ma quella punta di amarezza che ho colto quando Neri guarda i fogli del caso irrisolto, andrebbe eliminata. Qualche appunto.

L’agente Siracusa, un po’ imbarazzato, mi invita alla macchinetta per un caffé macchiato.
Rima non voluta, immagino.

Ho capito che durante la mia assenza l’ufficio sarà invaso dai colleghi.
Sento la mancanza di una virgola.

Poi lo sguardo va sui miei fogli accantonati malamente su una sedia.
Anche qui manca una virgola.

CONCLUSIONE: Racconto maturo, ben elaborato, un giallo con il finale che non ti aspetti. Bravo come sempre.


5) Notti insonni, di Andrea Partiti
PUNTI DI FORZA: Il finale sicuramente. Finale che non ti aspetti, nudo e crudo. Altro punto di forza direi le descrizioni che in alcuni tratti ho trovato quasi poetiche (le volute di fumo che oscurano le stelle) e altre cose originali tipo "il piccolo demone della nuca" che si placa. Racconto anche visivo, ti arrivano le immagini nitide della sigaretta accesa, della cenere sulla giacca, di Sam che fa saltare una sigaretta e la prende con le labbra. Bravo.

PUNTI DEBOLI. La forma. Tendi a dare troppi particolari al lettore, devi imparare a tagliare il superfluo, in primis gli aggettivi. Ti mostro alcune frasi.

Prese dalla tasca il pacchetto di sigarette, lo soppesò e scosse senza aprirlo.
“lo scosse”.

Con l’altra mano fece scattare un piccolo accendino Bic rosso.
Sarebbe bastata da sola la parola accendino. Poi tu hai voluto specificare che era rosso e di che marca era. Troppe cose che al lettore non interessano. “Fece scattare un piccolo accendino”. Stop.

La fiamma sfrigolò e si accese la famigliare brace davanti agli occhi.
Taglierei via tutta la seconda parte. La brace famigliare (?).

Ripose pacchetto e accendino nella tasca destra dei pantaloni
“Nella tasca” punto. Al lettore non interessa sapere se è la destra o la sinistra.

CONCLUSIONE: Thriller camuffato, buona idea che andrebbe limata in alcuni punti, ma sicuramente un buon testo.

6) Nostalgia, di Beppe Roncari
PUNTI DI FORZA: L'originalità, la scelta del genere, la nostalgica malinconia di cui è intriso il racconto. Mi è piaciuta la scelta di inserire alcune parole in corsivo per rendere più incisivo il significato. Buona anche di un testo di stampo giornalistico, in questo modo hai potuto focalizzare alcuni punti senza dover necessariamente spiegare o descrivere.

PUNTI DEBOLI: La stessa cosa che ho inserito tra i punti di forza, è nello stesso tempo un punto debole ovvero il testo giornalistico. Il lettore in questo modo non si affeziona al racconto perché non lo percepisce come tale. Non riesci a creare quel legame sottile che si instaura nella narrativa. Qualche appunto sporadico:

non risparmia critiche all’agenzia spaziale staziunitaria,
Se è un nome, “Stazionitaria” va in maiucolo.

Laggiù, dice, “ci sono ancora moltissime cose da salvare” ed è triste
Qui avrei preferito il discorso indiretto “dice che laggiù ci sono…”

pisciare nelle tute,
lo hai già ripetuto prima.

CONCLUSIONE: L'idea mi piace molto, però se avessi scelto un differente registro narrativo penso che avrebbe guadagnato qualche punto in più. Resta a prescindere un buon lavoro :)

7) 5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera,
La famosa "congiura delle polveri" qui rispolverata per l'occasione e con un finale differente. Una buona idea ben sviluppata con il finale che non ti aspetti. Stile molto buono; non ho appunti da farti in merito. Passiamo alle critiche.
Il testo si apre con una lettera, anche se inizialmente non lo sembra. Forse la cosa è voluta, non so. Secondo me avresti dovuto iniziare con il canonico "Cara Stefania". Altra cosa che non torna è la caratterizzazione del personaggio che conosciamo solo attraverso la lettera. Da un lato si evince l'amore per la famiglia, ma poi sembra scemare in alcune affermazioni (sono sempre io, nascosto da tanto nulla).
La seconda parte invece è chiarissima e ben scritta anzi descritta. Una scena drammatica che sei riuscito a delineare fino in fondo senza scadere in giudizi. Non conosciamo tutto, ma trovo l'idea di dare spazio al lettore, più che azzeccata.


8) Un’ultima monetina, di Angelo Frascella
Angelo, mi complimento con te per lo stile maturo ed elegante. Molto bravo. Dialoghi e incipit azzeccati, la storia scorre via senza intoppi fino a che si inizia a parlare dei Decrescisti. Da quel momento in poi il racconto perde potenza e anche se il finale è ad effetto, non mi entusiasma. Anche nel racconto di Ambra è successa più o meno la stessa cosa: incipit fantastico, poi si perde concentrazione. Secondo me è la carenza di caratteri a disposizione che ti ha costretto a diversi cambi di scena che disorientano il lettore. Anche il biglietto che risponde alla domanda della moglie è una strana coincidenza. Sei un bravo autore ma questo non è il racconto giusto per valorizzarti. A rileggerti, Angelo.

9) Conigli, di Ambra Stancampiano
La prima parte del racconto è il pezzo forte, secondo me. Descrivi la vita contadina senza sconti e lo fai con uno stile chiaro e asciutto. Poi le cose cambiano e non solo per il protagonista. Sento che prendi le distanze, almeno come lettrice mi arriva questo messaggio. Tutto diventa più veloce e frammentato (colpa anche dei caratteri a disposizione). Forse ho sbagliato a leggere prima la nota a fondo pagina, ma il testo non mi ha coinvolta. Lo stile è ottimo perché tu sei brava e ho pochissimi appunti da farti. Hai il pregio di aver riportato un fatto storico, ma l'ho vissuto in maniera distaccata.

Poi c’è stata l’epidemia e sono morti tutti; siamo diventati poveri, sono partito per poter mangiare.
L’incipit è fantastico, poi arriva questa accelerazione dove in una frase succede di tutto.

Ma io non sono cattivo, e non so come mi sono ritrovato in mezzo a tutto questo; mi fidavo dei miei compagni, della gente del mio paese.
La seconda parte non mi è chiara. Forse vuoi dire che non ti fidi dei torinesi, ma è comunque un periodo da sistemare, secondo me.

10) Non c’è niente da ridere, di Maria Rosaria Del Ciello
Eccomi nel tuo racconto, Maria Rosaria. Cominciamo subito con gli appunti che troverai di seguito. Ti dico in linea di massima che lo stile è buono, ma siamo qui per migliorare e non dobbiamo accontentarci. La cosa che balza agli occhi è l'uso smodato di aggettivi, le ripetizioni e poco altro. Se riesci ad aggiustare il tiro, andrai come un treno. Parto con gli appunti.

Era in ritardo.
Fausto camminava a passo svelto sul marciapiede, arrivò all’incrocio e sotto lo sguardo giudice di una vecchietta con cagnolino attraversò in fretta, malgrado il rosso del semaforo.

Ho evidenziato l’incipit perché, secondo me, la prima frase si potrebbe tagliare e far partire il tutto dal secondo periodo. Il fatto che fosse in ritardo, si evince dalla frase “attraversò in fretta”, quindi non serve.

Le pareti bianche della minuscola sala d’aspetto erano tappezzate da stampe anonime e bruttine. L’arredo, poche sedie e una piccola libreria, era di colore chiaro e dalle forme morbide.
Si dice che un autore meno aggettivi usa, più è bravo. In questa frase ce ne sono davvero troppi (bianche/minuscola, anonime/bruttine/piccola/chiaro/morbide), il mio consiglio è di sostituirli con verbi e metafore.

Era arrivato tardi.
Se non tagli la prima frase (l’incipit), è una ripetizione o comunque suona come tale (era in ritardo/era arrivato tardi).

… da una sorta di radio interna.
…rispose con una sorta di euforia

Ripetizione di “sorta”.

L’ultimo degli uomini, questo pensò di sé Fausto. Che non poteva permettersi di meglio.
Questa frase sembra quasi messa ad arte per dimostrare che sei in tema. Deve essere il lettore a dedurlo, nessuna imbeccata.

CONCLUSIONE: Dopo la filippica, passiamo alle cose positive del testo. Hai scritto un racconto umano in cui ognuno di noi si può riconoscere. Senza ricorrere ad effetti speciali, hai disegnato la normalità, la quotidianità e le problematiche che a volte ci troviamo ad affrontare, in primis la situazione economica. Il protagonista non si può permettere un medico di grido e deve accontentardi di qualcuno che fa il proprio lavoro di mala voglia e regala sorrisi vuoti che non servono a farti stare meglio.
Il finale è una sorta di riscatto, hai chiuso molto bene il testo. Nonostante la mole di appunti, il mio giudizio è positivo. A rileggerti.

11) Trote in un secchio, di Chiara Rufino

PUNTI DI FORZA: Il titolo del racconto, che è senza ombra di dubbio il migliore della tornata. L'incipit è potente, un attacco di questo tipo aggancia il lettore al primo sguardo. Altra cosa apprezzabile è la gestione di più personaggi senza creare confusione, hanno tutti una collocazione ben precisa e uno scopo.

PUNTI DEBOLI: La forma. Ti ho evidenziato alcune cose negli appunti che seguono:

L'ubriacatura si stava acquietando
Il verbo “acquietare” non mi sembra indicato per un’ubriacatura.

Cinque amici, due vodke,

Vodka non ha il plurale.

le pareti della baracca.
Ripetizione di “baracca” in due frasi vicine.

e l'euforia lo scuoteva dalle caviglie.

Metafora non riuscita, secondo me.

Recuperò l'arma dall' angolo della baracca non intriso di sangue e sfilò via il proiettile da essa,
Evita di usare esso/essa. Quando dici “Recuperò l’arma e sfilò il proiettile” hai già detto tutto.

Chiuse tutto a chiave,
Che vuol dire “tutto”? “Chiuse a chiave”.

CONCLUSIONE: Testo originale, in alcuni punti arrivano chiare le immagini dei protagonisti che compiono le azioni, la forma però va rivista. Il finale, seppure mi piacciano i finali aperti, manca di incisività. A rileggerti.

12) Peccato, potevo farcela, di LordMax,
Quando ho iniziato a leggere il racconto, mi sembrava di assistere a una puntata di Star Treck con Kirk sulla placia di comando. Ti faccio i miei complimenti perché una buona metà del tuo testo è perfetto, da manuale. Poi però, iniziano i problemi. A parte quelli sulla forma che ti ho evidenziato, il finale perde potenza. Un racconto che era una bomba si affloscia proprio dove invece dovrebbe fare faville. Hai del potenziale ma devi sfruttarlo mantenendo costante il ritmo. Ti segnalo gli appunti sperando di esserti utile.

Aria fresca, erba verde, cinguettii e rumori vari,
L’incipit è fantastico, perché mi scadi scrivendo “rumori vari” che suona come “varie ed eventuali”?

su un lato/ sul lato opposto/ e due finestre ai lati.
Ripetizione

La squadra si avvicina allargandosi a circondare la costruzione/ Pochi istanti e la casa è circondata,
Lo avevi scritto prima che la stavano circondando, perché lo ribadisci qualche frase più avanti?

«Prego entrate, la porta è aperta, non ho armi e non ho intenzioni bellicose.»
… il comandante che rimette a posto la sua arma e entra.
«E’ permesso?»

Fino a qui il comandante è sembrata una persona autorevole, qui, dopo che il tizio lo invita a entrare sembra ancora dubbioso e chiede permesso come un comune mortale.


-
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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chiara.rufino
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#3 » martedì 10 novembre 2015, 12:29

Premetto che è sempre difficile fare una classifica di Minuti Contati, stavolta è stata davvero sofferta!
Bando agli indugi, questa è la mia con i pro ed i contro di queste "ultime" storie.

1) Conigli
Il tuo racconto è di un'accuratezza storica che adoro,specie quando si tratta di fine Seconda Guerra Mondiale e criminali vari, vaganti per il Belpaese(ma belpaese di cosa, mi son sempre domandata)
Tolto che leverei qualcosa quando parli della gente di Torino e la discrepanza linguistica, hai scritto un racconto quasi perfetto. E' sconcertante il finale, dove lui arriva addirittura a pensare al suo funerale e piangersi da solo, pur sapendo che quello che ha fatto era sbagliato ma necessario.

2)5 Novembre
Tolta la meravigliosa citazione e il riprendere in modo "nostrano" , un personaggio come Guy Fawkes (che, per inciso, era cattolico, bella la rovesciata finale!), non ho capito perché se la prende col Vaticano. Forse quando accenna al Messia nella lettera, forse quando accenna al suo matrimonio e l'aver messo la testa a posto. Avrei voluto qualche spunto in più per capire questo suo odio e immergermi meglio nel racconto.

3) Io e T
E' buffo come un racconto di stampo intimista, prenda una piega così fantascientifica mettendoci un T-Rex. E capiamoci, il T-Rex ci sta anche bene per come l'hai scritto. Sul mulino, concordo con qualcuno, l'avrei collegato a T direttamente, magari spiegando là perché in Piemonte esiste un mulino a vento. Anche il finale amaro, con lui solo e T che ha divorato tutti, divorerà anche lui? Ho questa vaga impressione:).

4) Nostalgia
Il taglio giornalistico dato al racconto mi piace, spinge ad andare avanti nella lettura e a capire cosa intenda dire il dottor Cirani con le sue critiche. Quello che non mi torna, come agli altri, è chi sia Cirani, tolto ad essere l'ultimo uomo sulla Terra, e perché abbia deciso di fare una mostra del genere. O forse non ci arrivo io, aspetto delucidazioni a riguardo.

5) Notti insonni
Questo racconto è davvero sorprendente, parti da una cosa apparentemente sciocca, come l'ultima sigaretta fumata, e ci trascini dritti a casa di uno stupratore o assassino seriale di donne. Come ti hanno già detto gli altri, forse abbondi troppo in particolari che potrebbero essere tolti per renderci la lettura più scorrevole e creare un attimo di suspance in più rispetto alla repentina conclusione.

6) L'ultimo giorno di lavoro
Il racconto è scritto molto bene e si legge con piacere. L'unica cosa che mi ha lasciata con l'amaro in bocca è che avevo capito sin dalla prima riga che il colpevole fosse lui.
Vuoi il tono con cui racconti, vuoi il velato riferimento al boscaiolo, ero sicura che il commissario fosse il serial killer o come vogliamo chiamarlo. E questo fa molto, se si scrive un noir o un giallo. Peccato, perché fila benissimo come storia.

7) Un'ultima monetina
La cosa che m'ha lasciata perplessa è l'incipit, dove Neri si finge barbone per racimolare il denaro diventato fuorilegge, da quanto ci racconti tu. Adoro come hai rappresentato la coppia e il loro modo di fare, lasciando Susy sola e senza più denaro, per un tradimento inaspettato. E' che proprio non colgo l'introduzione con il resto. Per quanto riguarda il contesto, quella è la cosa che mi è arrivata di più, anche se qualche spiegazione non guasterebbe.

8) L'ultimo esemplare di LeggEri
Ciao, ben trovata. La storia è molto scorrevole, anche se in qualche punto, quando ci dai indizi su quale sia l'oggetto del suo turbamento, ho notato che rallentavi un po'. Scelta stilistica ma alla fine è servita. Il racconto mi piace e ha quel tono oscuro che serve per tenerci incollati alla lettura.
Non so se si possa scrivere Notes ma sono dettagli

9) Non c'è niente da ridere
Pur rileggendolo, e trovandolo in alcune parti molto bello, non ho capito di cosa tratta il tuo racconto. A prima vista, al contrario degli altri, mi sembra che tu voglia dirci che Fausto sta andando in una di quelle cliniche dove si fa l'eutanasia. Il suo sentirsi "ultimo degli ultimi" non è ben espresso e mi risulta ancora oscuro perché lui si pensi così. Spero in una tua delucidazione.

10) Peccato, potevo farcela
Ho apprezzato tantissimo l'incipit e l'ambientazione che dai al racconto, specie le parti dove lui fa le manovre di atterraggio e cerca di scendere dalla nave. Come ti hanno già fatto notare, il finale arriva troppo presto e non ci svela nulla di più sul personaggio, lasciandoci con l'amaro in bocca. Magari aggiungere qualche particolare sul suo passato non guastava.

11) Tocca a te
Il racconto ha un ottimo set up e ambientazione ma due-tre cose m'hanno lasciata perplessa. Innanzitutto, com'è possibile che sopravviva lui, se mangia sempre per ultimo, a meno che non sia un velato tentativo di dirci che s'è dato al cannibalismo. L'altra cosa è che non credo che si venga alle mani, se non si mangia da giorni e non si beve neanche, penso. Quella è una parte che no, non riesco a comprendere. Non comprendo neanche come faccia a ricordare i profumi delle violette in un momento del genere ma, d'altronde, prima della morte si pensano sempre cose strane.

12)Zampa di legno
Trovo il tuo racconto ben scritto, seppur molto stucchevole in certi punti. "Zampa di legno"mi sembra un nomignolo poco offensivo per un bambino zoppo e si sa quanto siano cattivi i ragazzi a quell'età. Mi perplime che possa fare il bagno in mare con la protesi, visto che la salsedine corrode un determinato tipo di arti (se poi loro lo chiamano "zampa di legno", la immagino di legno e la cosa mi perplime ancora di più). E' molto carino ma non so, forse è proprio la forma che non m'ha entusiasmata
404 Patience Not Found

Veronica Cani
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#4 » martedì 10 novembre 2015, 23:42

Ecco la mia sofferta classifica:

1) L’ultimo esemplare di Erika Adale
Ciao, Erika
Complimenti, il tuo racconto è geniale. Sei riuscita con grande abilità a dosare gli indizi per portare il lettore a capire che la creatura è una sirena, senza mai rivelarlo esplicitamente. Ho apprezzato molto, in questo senso, i riferimenti letterari ad Andersen e a Ulisse. La forma è corretta, lo stile scorrevole, il tema centrato in pieno. Non ho niente da eccepire. Brava!

2) Notti insonni di Andrea Partiti
Ciao, Andrea
Molto sveviano il tuo racconto! Il tuo Sam mi ha subito rimandato a Zeno e al suo vizio… almeno finchè non si rivela che il vizio che affligge Sam non è propriamente il fumo ma qualcos’altro. Mi è piaciuto molto il modo in cui hai volutamente disorientato il lettore, scelta azzeccata. Dal punto di vista del coinvolgimento il racconto è quasi perfetto. Solo due appunti: nella frase “lo soppesò e scosse senza aprirlo” ripeterei il pronome prima di “scosse”; e poi sostituirei “famigliare” con “familiare”. Complimenti!

3) L’ultimo giorno di lavoro di Raffaele Marra
Ciao, Raffaele
Davvero interessante l’idea del commissario assassino e molto abile il modo in cui hai descritto la dinamica dei rapporti tra lui e i colleghi, che leggono nei suoi occhi la tristezza per il fatto che non potrà più indagare sul caso del boscaiolo, quando invece lui sta pensando a tutt’altro. Lo stile è impeccabile e il tema è centrato in pieno. Solo una cosa mi lascia perplessa: durante i tre anni in cui era chiamato a risolvere il caso, visto che l’assassino era lui che cosa faceva al lavoro? Cincischiava? A parte questa piccola riflessione, ottima prova!

4) Zampa di legno di Angela Catalini
Ciao, Angela!
Il tuo racconto, perfettamente aderente alla tematica, è molto commovente e sei riuscita in pieno a coinvolgere il lettore nella sofferenza del protagonista. Il finale mi ha lasciata un po’ perplessa. Non ho capito esattamente perché Zampa di legno vuole arrivare fino al mare, e perché rimane sulla risacca fino al mattino. E’ semplicemente un tentativo di alleviare il dolore fisico? O c’è qualcosa di più? Non ho nulla da eccepire riguardo alla forma, che è ottima. Complimenti!

5) Io e T di Maurizio Bertino
Ciao, Maurizio
Davvero originale il tuo racconto. Mi sono inceppata a tratti nella lettura a causa dell’accumulo di coordinate, ma nel complesso la forma è scorrevole. C’è qualcosa che vorrei mi chiarissi: il racconto è volutamente surreale o il protagonista è schizofrenico? Io ho scelto di leggere la seconda ipotesi, ma mi piacerebbe sapere qual era la tua intenzione. Un altro elemento che non mi è del tutto evidente è l’aderenza alla traccia, ma probabilmente non sono riuscita a leggere tra le righe. Complimenti!

6) Conigli di Ambra Stancampiano
Ciao, Ambra
Il tuo racconto è molto bello ed evocativo. Il tema è rispettato, visto che i condannati saranno gli ultimi ad andare a morte, prima della nascita della Repubblica. Lo stile è scorrevole e non ho nulla da eccepire, a parte la frase “Spesso mi chiedevano di donargli la grazia di quel colpo in testa”, in cui la norma imporrebbe di usare “donare loro”, visto che l’antecedente del pronome, cioè i conigli, è un plurale. A parte questo, buona prova!

7) 5 novembre di qualche secolo dopo di Francesco Nucera
Ciao, Francesco
Il tuo racconto è molto coinvolgente e ben scritto, e non ho nessun appunto da farti sulla forma. L’unico aspetto che mi lascia perplessa è l’aderenza al tema. E’ pur vero che sfiori l’argomento nella frase “Ti lascio quest'ultima lettera perché tu possa capirmi”, ma a parte questo non vedo altri elementi che rimandino alla tematica richiesta. In ogni caso, un racconto gradevole

8) Peccato, potevo farcela di Massimiliano Enrico
Ciao, Massimiliano
Il tuo racconto è narrato in maniera molto coinvolgente, soprattutto nella prima parte, in cui descrivi i preparativi per la spedizione. Il finale mi ha lasciata un po’ con l’amaro in bocca perché avrei voluto sapere qualcosa in più sul Capitano Deneva, chi fosse e quali crimini avesse commesso. In molti punti hai omesso delle virgole e questo rende un po’ faticosa la lettura. Nel complesso un racconto gradevole

9) Trote in un secchio di Chiara Rufino
Ciao, Chiara!
Il tuo racconto è scorrevole e tocca decisamente le mie corde nella descrizione delle scene truculente. Anche il tema è perfettamente rispettato. Ci sono alcuni elementi che mi hanno lasciata un po’ perplessa: ad esempio, quando il codardo afferra il sacco a pelo e scappa nel bosco, mi sembra inverosimile che un pazzoide come Mike si preoccupi che possa venire attaccato da un orso. Inoltre non mi sono chiare le dinamiche seguenti, tra Mike e il codardo: se quest’ultimo è scappato nel bosco piantando tutti in asso, com’è che poi lo ritroviamo a obbedire alle direttive di Mike, scavando la fossa per i compagni morti? In ogni caso la narrazione risulta nel complesso gradevole. Nulla da eccepire sulla forma. A presto!

10) Non c’è niente da ridere di Maria Rosaria Del Ciello
Ciao, Maria Rosaria
Il tuo racconto risulta molto scorrevole, grazie soprattutto all’ottimo stile. Anche il tema è abbastanza centrato. Ciò che non mi ha convinta del tutto è proprio la trama del racconto. Il protagonista ha un comportamento incoerente che probabilmente trova una giustificazione nella patologia psichiatrica di cui soffre, di cui però non ci riveli la natura. E poi, perché avrebbe voluto dire alla dottoressa “non c’è niente da ridere”? In fondo la donna gli stava solo sorridendo gentilmente. A rileggerti presto!

11) Nostalgia di Beppe Roncari
Ciao, Beppe!
Il tuo racconto è molto ben scritto e a tratti divertente. Direi che anche la tematica è rispettata, non solo perché Ulisse Cirani è l’ultimo uomo sulla Terra, ma anche perché questa intervista può vedersi come l’ultimo tentativo di ricordare la Terra e quello che è stata. Ciò che mi lascia perplessa è proprio la forma dell’intervista. Il testo assume un tono documentaristico che non mi permette di qualificarlo propriamente come racconto, e che quindi non è riuscito a catturarmi. Nulla da eccepire sulla forma. A rileggerti presto!

12) Un’ultima monetina di Angelo Frascella
Ciao, Angelo!
Non ti nascondo di avere serie difficoltà ad analizzare e valutare il tuo racconto, non perché non sia scritto bene, tutt’altro, ma proprio per la mia totale ignoranza in materia di economia. E nonostante mi sia presa la briga di andare a documentarmi su alcuni termini e su certi fenomeni, mi rimane la sensazione che ci sia qualche passaggio poco coerente e poco chiaro. Ciò che mi è del tutto chiaro è che il protagonista ha tirato un bidone alla sua compagna, ma purtroppo non mi basta per apprezzare in pieno il racconto. Alla prossima!

Riepilogo la classifica:
1) L’ultimo esemplare di Erika Adale
2) Notti insonni di Andrea Partiti
3) L’ultimo giorno di lavoro di Raffaele Marra
4) Zampa di legno di Angela Catalini
5) Io e T di Maurizio Bertino
6) Conigli di Ambra Stancampiano
7) 5 novembre di qualche secolo dopo di Francesco Nucera
8) Peccato, potevo farcela di Massimiliano Enrico
9) Trote in un secchio di Chiara Rufino
10) Non c’è niente da ridere di Maria Rosaria Del Ciello
11) Nostalgia di Beppe Roncari
12) Un’ultima monetina di Angelo Frascella

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maria rosaria
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#5 » mercoledì 11 novembre 2015, 17:49

Ciao a tutti!
Credetemi, pensavo di non farcela questa volta.
Sto attraversando un periodo molto faticoso e ritaglio veramente i minuti per poter leggere e scrivere qualcosa.
Comunque, bando alle ciance, qui di seguito c'è la mia classifica con commenti annessi.
Premessa doverosa: avrei messo tra i primi più di un racconto e allora, per poter stilare una classifica come si deve (in genere uso una tabella excel con punteggi ai vari aspetti del racconto, questa volta non ho potuto) mi sono lasciata guidare un po' anche dall'istinto.
Complimenti a tutti! Siete bravissimi!
Cominciamo...

1)Conigli
Ambra Stancampiano

Anche mio nonno ammazzava i conigli nel modo in cui hai descritto e poi li scuoiava. Ero una bambina, avrò avuto al massimo 7 anni, adoravo mio nonno e ricordo ancora quelle scene.
La tua storia mi ha catturato perchè mi ha fatto ritornare indietro nel tempo, anche se poi evolve in un modo diverso dalla "mia" storia. C'è un sapore d'altri tempi che hai ricreato molto bene e i personaggi sono delineati benissimo.
Ho apprezzato molto l'interpretazione dell'ultimo come "ultimo condannato a morte".
Bravissima!

2) L’ultimo giorno di lavoro
Raffaele Marra

Ottimo racconto, ben scritto con un colpo di scena finale che impreziosisce il tutto.
L'agente Siracusa ci conduce per mano a scoprire la sua doppia vita e lo fa nel corso dei festeggiamenti del suo ultimo giorno di lavoro. La verità, lentamente, frase dopo frase, viene a galla. E anche se una delle regole per scrivere un poliziesco (non ricordo più dove l'ho letto, perdonami) dice che l'investigatore non deve mai risultare il colpevole, qui tu la regola l'hai sapientemente infranta dando vita a un racconto godibilissimo.

3) Io e T
Maurizio Bertino

Il tuo racconto mi è piaciuto molto. L'ho trovato a tratti surreale, a tratti tenero, nel finale tremendamente triste.
Per quanto riguarda la scrittura non ho appunti da fare, mi è piaciuto così com'è.
Solo, rispetto al personaggio, ho avuto, rileggendo il racconto più volte, la sensazione che più che di una persona anziana si trattasse di un bambino o di un anziano malato, ad esempio di Alzheimer.
Ma forse queste sono solo mie suggestioni.
Bel racconto. Complimenti!


4) Notti insonni
Andrea Partiti

Una storia cupa, la tua, scritta con ottimo stile che ha saputo catturarmi ed è riuscita a farmi empatizzare con il protagonista. Almeno fino a prima del finale.
Qui si è ribaltata la situazione, si è svelata l'identità del protagonista e sono riuscita a capire che l'ultima di cui parlavi non era la sigaretta ma un'ultima vittima di cui non si sa nulla, che non si vede e che non descrivi. Ottima prova!


5) 5 novembre di qualche secolo dopo
Francesco Nucera

Bravo, perchè hai saputo utilizzare un avvenimento storico come spunto per descrivere un rapporto padre/figlia.
La lettera, l'ultima, che il padre scrive per giustificare la sua assenza è densa di tutte quelle riflessioni che, come genitore, può capitare di fare a un certo punto della propria vita, quando si pensa ai sogni infranti o alle aspettative che avevamo da adolescenti.
Anche lo stile che hai usato mi è piaciuto molto, pulito, asciutto quanto basta.
Se posso permettermi, avrei concluso il racconto alla frase "Hanno fatto esplodere il Vaticano", eliminando le ultime frasi e lasciando al lettore la possibilità di trarre le sue conclusioni.
Non so, è solo un'idea.
Bravo!

6) Un’ultima monetina
Angelo Frascella

Il racconto parte come una commedia ironica e divertente e vira nel finale, verso una conclusione amara.
Il termine Decrescisti mi ha fatto sorridere, ma la corrente dei teorici della descrescita esiste veramente, in economia (lo studioso principale del filone è Latouche), e credo a loro ti sia ispirato. Sono anni che ho abbandonatoi miei studi di economia ma se non ricordo male alla base della circolazione di moneta virtuale esiste sempre una contropartita in titoli di stato o quant'altro. Per cui la tua idea che, a seguito dell'attacco informatico, i protagonisti siano diventati ricchi non mi sembra peregrina.
Ottimi inoltre i dialoghi.
Bravo!

7) L’ultimo esemplare
Leggerika

Mi ha sorpreso scoprire alla fine del tuo racconto che l'ultimo esemplare fosse una sirena. E mi ha sorpreso ancora di più scoprire che l'uomo e la sirena si sarebbero accoppiati dando vita, forse, a una nuova sirena.
Un doppio colpo di scena, molto ben congegnato.
Una storia particolare che mi ha ricordato, per certi versi, un racconto (di cui mi sfugge ora il titolo) letto tempo fa sull'antologia Mondi Incantati di RILL.
Complimenti!

8) Nostalgia
Beppe Roncari

Simpatico questo racconto-intervista in cui l'intervistato è l'ultimo uomo sulla terra e testimone della bellezza/bruttezza del nostro pianeta. Il riferimento all'opera di Duchamp, l'orinatoio, che acquista valore perchè ora "costretti a pisciare nelle tute" fa pensare a come può cambiare la considerazione di qualcosa quando questa cosa non c'è più. Così per il nostro pianeta: forse ci accorgeremo del suo valore solo quando sarà completamente distrutto. Chissà...
L'espediente dell'intervista non nuoce al raccconto, anche se un pochino può distaccare il lettore.
Comunque, una buona sperimentazione.

9) Zampa di legno
Angela Catalini

Mi piacciono sempre le storie in cui i bambini sono protagonisti. E molto spesso i bambini sanno essere veramente cattivi...
Nel tuo racconto ho apprezzato molto la scelta di raccontare di un "ultimo" che non si arrende e, nonostante tutto, vuole essere il "primo", anche fosse solo per vedere l'alba. Il racconto è ben scritto e, a parte quella "funzionalità dell'arto" che già vedo ti hanno fatto notare, fila tutto liscio.
Brava!

10) Tocca a te
Veronica Cani

L'idea alla base di questo racconto è ottima così come considero originale la declinazione del tema assegnato.
Anche la scrittura è lineare e pulita.
Quello che forse manca è qualcosa che faccia empatizzare maggiormente con il protagonista. Chissà se scritto in prima persona, facendo sentire più forte la voce di Edison, il racconto ne avrebbe giovato. Magari anche utilizzando più dialoghi tra i poveri intrappolati nella miniera. E' solo un'idea, la mia. Comunque, brava!

11) Trote in un secchio
Chiara Rufino

Racconto particolare, il tuo, dal gusto amaro e anche un po' surreale.
C'è una parte che non mi è molto chiara (vedo ora che anche qualcun altro te lo fa notare nei commenti, quindi perdonami se sarò ripetitiva ma io scrivo i commenti offline senza badare a ciò che hanno scritto gli altri...). Si tratta della parte centrale che riguarda l'amico che fugge nel bosco. Non sono riuscita a immaginare la scena perchè ci ho trovato un po' di confusione.
Per quanto riguarda il resto penso che, chiarendo meglio le motivazioni che muovono le gesta di Mike, il racconto potrebbe acquistare di più.


12) Peccato, potevo farcela
Max LordMax Enrico

L'idea alla base del racconto mi piace, però... Però c'è, a mio avviso, un problema con il finale. Mi sarei aspettata qualcosa di diverso, di più avvincente, di più coinvolgente. Sebbene l'ultimo dei criminali sia un'ottima scelta per declinare il tema assegnato, mi sarebbe piaciuto, dopo una accurata descrizione del suo ritrovamento e avvicinamento, saperne un po' di più di questo criminale. I tremila caratteri sono, però, un duro ostacolo e di questo mi rendo conto.
Attenzione all'uso della punteggiatura.
Alla prossima.
Maria Rosaria

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ceranu
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#6 » mercoledì 11 novembre 2015, 22:14

Tocca a te, di Veronica Cani

Ciao Veronica, ben trovata.
Il racconto stenta, la prima parte è un po' farraginosa e non decolla. Trovo i periodi troppo lunghi e in alcuni casi troppo articolati.
Ho dei dubbi anche sulla trama. I soccorsi gli passano un bigliettino con un messaggio, ma sono troppo lontani per passargli del cibo? Non lo so, non mi convince. Occhio anche al pdv, in alcuni passaggi sfiori l'onnisciente, mentre dovrebbe essere tutto soggettivo.
Un consiglio, non usare mai la stessa punteggiatura per indicare due cose diverse, mi spiego meglio:  «Fatevi forza. Vi salveremo» scritto con gli apici bassi è uguale al dialogo, quindi distrai il lettore che solo dopo si rende conto che quella è una scritta su un foglio.
Insomma, un racconto che, dal mio punto di vista, va rielaborato.
Ciao e alla prossima.

L'ultimo esemplare, di LeggEri

Ciao Erika, ben trovata.
Che posso dire, forse questo è uno dei pochi casi in cui trovo che ci sia troppo. Mi spiego, il racconto è scritto benissimo (non è una sorpresa), la trama è solida e l'ambientazione ben tratteggiata. Chiaramente sei riuscita a spalmare tutte le informazioni importanti senza interferire mai con la storia. Il racconto è tutto show, non c'è traccia di tell, quindi perfetto, ma personalmente avrei evitato il cambio di pdv. Quell'ultimo paragrafo stona un po'. Se non l'avessi messo mi avresti fatto sognare un po' di più, lasciandomi indeciso su quello che stava succedendo al protagonista. Un sogno, realtà, immaginazione, morte. Invece così non me lo fai fare.
In conclusione hai scritto un ottimo racconto che poteva addirittura migliorare.
Un appunto:
Le strinse la mano, a disagio. Si aspettava un interlocutore diverso, non quella donnina che sembrava appena uscita da messa.

Qualche riga sopra avevi appena definito la donna “una maestra di paese di altri tempi”, non serviva rimarcare l'idea, potevi fermarti a: “, non quella donnina”.

Ciao e alla prossima

L'ultimo giorno, di Raffaele Marra

Ciao Raffaele. Lo stile è sempre impeccabile, porti il lettore dove vuoi e questo è un gran pregio, però stavolta temo tu abbia sbagliato punto di vista. La prima persona ti obbliga a far sentire i pensieri del protagonista, quindi il commissario doveva godere dell'insuccesso delle indagini, al massimo poteva aver paura perché dal giorno dopo non avrebbe più potuto sviarle. Capisco il tuo intento, ma lo trovo un errore. La terza persona ti avrebbe dato il diritto di portare avanti il racconto come hai fatto e avresti potuto dire le stesse cose.

Ciao e alla prossima.

Io e T, di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio. Ammetto che non ho capito il racconto, non riesco a trovare la trama. Personalmente ho letto una bella vignetta, lo spaccato di vita di quest'uomo. Le scene sono interessanti, la psicologia dell'uomo è affascinante, i sogni di quest'anziano tornato (o rimasto) bambino mi piacciono molto, ma tirando le somme non riesco a capire se è successo qualcosa. L'immagine del T-Rex al guinzaglio è divertente, e lo sono anche le sue continue visioni, ma non riesco a coglierne il significato.
Ciao

Peccato, poteva farcela; di Lord Max

Ciao Max, è sempre un piacere vederti in Arena ;)
La prima parte del racconto è avvincente e ben scritta, anche se io, da non esperto di fantascienza, fatico a capire cosa siano gli EVA. Suppongo non sia il femminile di EVO (olio extravergine d'oliva), ma mi fermo lì. Il finale invece sembra “svogliato”, un modo per chiudere il racconto. Ti dirò: il mega cattivo abbandonato in quella casetta mi ha ricordato i grandi capomafia trovati confinati nelle baracche.
Nel complesso è racconto scritto bene, ma che rimane un po' anonimo.
Ciao

Notti insonni, di Andrea Partiti

Ciao Andrea, bel racconto.
Mi piace questo pausa, quest'attimo di relax che si prende Sam. Ho notato che si sono soffermati tutti sulla forma del testo, ma devo dire che a me è piaciuta. Sia chiaro, hanno ragione loro, ma a me il tuo stile svagato è piaciuto. Nonostante gli errori il testo scorre bene, e tutto è comprensibile. In linea di massima è vero che il testo andrebbe snellito, ma, in questo caso specifico, credo che sia funzionale. 
Al netto delle osservazioni che ti hanno fatto credo che il racconto sia molto valido, bravo!
Ciao e alla prossima.

Zampa di legno, di Angela Catalini.

Ciao Angela, ben trovata.
La storia è interessante e ricca di sentimento. Non mi interessa se non ci sono accenni sui genitori, quello è un particolare che puoi liquidare con una battuta qualsiasi. Invece non mi piacciono alcuni passaggi:

Stefano tornò a casa a testa bassa, la gamba gli faceva male perché non aveva fatto gli esercizi che gli aveva consigliato il medico. Del resto, non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente.


Trovo questo passaggio innaturale, lungo e articolato. Non dirmi che la gamba gli fa male; fallo zoppicare. E non fargli dire nemmeno: perché non aveva fatto gli esercizi… Lì deve sentirsi in colpa (e io con lui), perché sa cosa deve fare, ma non lo fa. E la definizione: funzionalità dell’arto mi sembra esagerata per un ragazzino. Insomma, questo passaggio non mi è piaciuto.

Ho anche un dubbio: il “né” non dev'essere sempre doppi? Né uno né l'altro?
Nel complesso hai scritto una storia che merita d'essere letta, ma su cui devi lavorarci.
Ciao e alla prossima.

Conigli, di Ambra Stancampiano

Ciao Ambra. Hai preso una storia di cronaca del nostro paese e l'hai trasformata in un bel racconto, brava. Mi piace il modo in cui ci fai entrare nella storia, parti da un personaggio disadattato che vive gli accadimenti con la naturalezza di un uomo semplice, cresciuto in modo diverso dal resto del mondo e che quindi non percepisce fino in fondo cosa sta succedendo. Così facendo la tragedia si allarga e va ben oltre i semplici fatti. Complimenti, sei in grado di presentare i racconti da un'angolazione sempre particolare.
Ciao, alla prossima.

Non c'è niente da ridere, di Maria Rosaria Del Ciello

Ciao Maria Rosaria, fatico a trovare le motivazioni di questo racconto. Lui è un uomo che va dalla psicologa, arriva in ritardo, aspetta e una volta giunto il suo turno decide che non ci andrà più! È una trama un po' fiacca.
Dal punto di vista tecnico ho trovato delle indecisioni nella punteggiatura. Mi è piaciuta parecchio la riflessione sul suo medico ideale, quello da cui sarebbe andato se avesse avuto i soldi. Purtroppo nel complesso è un racconto che non mi sento di promuovere, avrebbe bisogno di una leggera revisione e di una motivazione che trascini il lettore nella lettura.

Trote in un secchio, di Chiara Rufino

Ciao Chiara, ben trovata.
Racconto interessante, lo spunto c'è, il tentativo di sconvolgere anche, ma lo stile usato è poco funzionale. Questo gruppetto è abbastanza caratterizzato ma, come ti hanno fatto notare gli altri, il linguaggio usato stride un po' con i loro comportamenti. Poco male, vuol dire che con una piccola limata il racconto può essere già valido. Però credo manchi qualcosa, quell'elemento che lo distingua dagli altri. Non basta l'alcol a giustificare un simile racconto, mettici un elemento ancora più tetro. Chi vince stupra la ragazza che hanno legato sul divano, o qualsiasi elemento ancora più destabilizzante. Chiaramente quest'ultimo è solo un mio gusto personale, che non è detto vada a migliorare il racconto.
Ciao, alla prossima.

Nostalgia, di Beppe Roncari

Ciao Beppe, non lo so, la scelta dell'intervista mi lascia un po' perplesso. Non la trovo una cosa nuova e non ne trovo nemmeno l'utilità. Ha tanti svantaggi: non emoziona, non fa vedere, non fa vivere le scene. Per di più butti via un sacco di caratteri. La storia sarebbe anche interessante, ma è tutto filtrato e non arriva, almeno a me. Lo stile è buono, ma anche questo non è brillante come sempre (anche questo per via della scelta). Insomma, la tua fantasia è sempre invidiabile, ma stavolta il racconto non mi è arrivato.
Ciao.

L'ultima monetina, di Angelo Frascella

Ciao angelo, finalmente ci rincontriamo. Bel racconto, bellissima l'idea e lo sviluppo. Tutto bene fino alla chiusura, che arriva inaspettata, non costruita. Non capisco il perché della fuga. Hanno condiviso il periodi bui dandosi manforte, lui visionario la convince a credere nel suo progetto e alla fine scappa. Perché? Era un racconto ironico, non serviva questo colpo di scena. Personalmente credo che il finale abbia sporcato un gran bel racconto, mi dispiace. Avrei preferito un lieto fine, anche perché fino a quel momento avevi spianato la strada per quel finale.
Quindi 2/3 di racconto ottimo e 1/3 no. Nel complesso un buon racconto.
Ciao, alla prossima.

Classifica

1. Notti insonni, di Andrea Partiti
2. L'ultimo esemplare, di LeggEri
3. Conigli, di Ambra Stancampiano
4. L'ultima monetina, di Angelo Frascella
5. Io e T, di Maurizio Bertino
6. Nostalgia, di Beppe Roncari
7. L'ultimo giorno, di Raffaele Marra
8. Trote in un secchio, di Chiara Rufino
9. Peccato, poteva farcela; di Lord Max
10. Zampa di legno, di Angela Catalini.
11. Tocca a te, di Veronica Cani
12. Non c'è niente da ridere, di Maria Rosaria Del Ciello

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angelo.frascella
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#7 » mercoledì 11 novembre 2015, 23:14

Ciao a tutti.

Davvero difficile stilare una classifica in questa edizione. In cima due racconti eccezionali. Poi quelli che ho messo dal terzo al settimo posto (che sto continuando a far ruotare, mentre scrivo queste righe) sono molto molto buoni e, per me praticamente equivalenti (insomma andrebbero tutti al terzo pari merito, ma non si può. I due successivi, sono appena al di sotto dei precedenti, ma solo per dei dettagli importanti che andrebbero rimessi a posto prima di dichiararli chiusi (la reazione blanda della moglie per il racconto di Francesco e la sensazione di straniamento data dall'assenza dei genitori e dall'ambientazione poco chiare per Angela). Gli ultimi tre sarebbero da rivedere a fondo.

Ecco, infine la classifica:

1) Conigli Ambra Stancampiano

Wow, Ambra! Che gran racconto. Una piccola perla. Dopo la prima parte avevo temuto di trovarmi di fronte a un racconto di quelli pietistici che mostrano la realtà tutta di un colore. Invece ne viene fuori una storia a tutto tondo: com grande abilità dipingi un criminale dall’interno, mostrando la sua completa incapacità di capire l’atrocità che ha commesso e la sua pietà diretta unicamente verso se stessa, senza farti prendere la mano da giudizi morali, che vengono lasciati al lettore. Allo stesso tempo riesci a mostrare l’umanità presente all’interno del “mostro” dando spessore alla sua figura. Il tutto con una resa stilistica eccellente. Complimenti. Prima della classe.


2) Notti insonni di Andrea Partiti
Ciao Andrea.

Il tuo racconto mi ha colpito positivamente sia per il modo in cui gestisci quello che sembra un piccolo evento come l’ultima sigaretta senza renderlo noioso (mi spiego: so che l’evento non era quello, ma fino alla fine lo sembrava, eppure già ero soddisfatto del racconto), sia per il colpo di scena finale: molto spesso, quando si prova il trucchetto del ribaltamento di prospettiva, il gioco sa più di inganno del lettore che di sorprese positiva. Invece sei stato bravissimo a ribaltare la situazione in modo magistrale. Complimenti. Promosso con lode


3) NOSTALGIA di Beppe Roncari
Ciao Beppe

Bell’esperimento il tuo: un racconto fantascientifico camuffato da intervista. Trovo tu sia stato molto bravo a far venir fuori la storia e i sentimenti del personaggio in questa forma non canonica (e sarebbe stato facilissimo, invece, far scivolare il racconto verso la noia). Inoltre, come ogni buon racconto di fantascienza, oltre all’aspetto formale, ci sono delle idee molto interessanti alla base (in particolare il tentativo di recuperare le opere d’arte da parte dei superstiti). Una chicca la citazione della “fontana” (tra l’altro se non avessi messo la foto, forse non l’avrei riconosciuta e colta) e la doppia ironia che ne viene fuori sull’arte moderna e sulla situazione difficile di vita dei superstiti (e in generale buona l'atmosfera ironica che pervade il racconto). Promosso

4) L'ultimo giorno di lavoro (di Raffaele Marra)
Ciao Raffaele.

Quasi non ti riconoscevo dallo stile del racconto: lineare e semplice, senza svolazzi, come si addice a un thriller (per quanto mascherato da
racconto di quotidianità). Quindi, per prima cosa, complimenti per la capacità di adattare lo stile alle necessità di ciò che stai scrivendo. Il racconto mi è piaciuto e hai gestito bene la scelta di adottare la prima persona senza svelare in anticipo il finale, ma, anzi, fuorviando il lettore grazie ai pensieri del protagonista sull'erronea convinzione dei colleghi sulla sua incapacità di risolvere il caso. L'unico difetto è che il finale è risultato per me prevedibile (l'ispettore che indaga sul proprio delitto è un classico e, se vogliamo, una delle regole del poliziesco enunciato da Van Dine è "Né l'investigatore né alcun altro dei poliziotti ufficiali deve mai risultare colpevole".., ma le regole sono fatte per essere violate, no?). Forse avrei evitato di inserire tutti quei nomi di poliziotti, ma si tratta di un problema secondario. Insomma, racconto promosso

5) L’ultimo esemplare di Erika Adale

Ciao Erika.

Bella idea e buona realizzazione. C’è un elemento, nel finale, che mi sembra gli altri non abbiano colto ma a me sembra piuttosto importante. È una frase che sembra suggerire ma non dire: "Dobbiamo pulire la vasca". Questo mi ha fatto pensare che la sirena abbia una pratica da accoppiamento stile mantide religiosa e abbia ucciso e forse pappato l’uomo. Questo aggiunge un elemento inquietante al racconto e spiega, secondo me, un elemento che altrimenti rimarrebbe misterioso: perché, per far riprodurre la sirena, si sarebbe dovuto ricorrere a questo simil-casa d’appuntamenti? Se invece in quella frase ci sto vedendo più di quello che dico, il racconto mi sembrerebbe perdere un po' di senso (non capirei nè il contesto, né il finale, né diversi particolari...). Per il resto il racconto è scritto bene, in maniera pulita e ha il giusto ritmo per creare curiosità nel lettore. Dunque tenendo per buona la mia interpretazione, per me il racconto è promosso.

6) Io e T di Maurizio Bertino

Ciao Maurizio.

Il racconto non parte benissimo: subito dopo un incipit efficace, c’è tutta una parte che si avvolge su se stessa sul Mulino. La taglierei di netto e passerei alla frase successiva.
Così:
La prima volta che lo vidi stava sulla collina, proprio in punta, di fianco al Mulino. Sulle prime stropicciai gli occhi: era enorme, alto quanto il donchisciottesco simbolo del mio paese. «Ehi! Che ci fai tu lì!» urlai pur sapendo che da quella distanza non poteva sentirmi.
In questo modo sarebbe molto più efficace, secondo me.
Dopo questo inciampo iniziale però le cose migliorano di molto. Siamo di fronte a quel genere raro di racconto che prende il nome di “tranche de vie”, in cui si segue semplicemente la vita quotidiana di un personaggio, con la particolarità che si tratta di una vita apparentemente fuori dal normale. Dico apparentemente, perché sono convinto che il protagonista sia o un matto o, più probabilmente, un sognatore con un amico immaginario… anzi, considerando la citazione di don Chisciotte, siamo senz’altro di fronte a un sognatore. E questo è il motivo per cui, nella mia versione rivista dell’inizio ho lasciato l’aggettivo donchisciottesco.
Insomma, a parte l’inizio, il racconto mi è piaciuto e, per quanto nascosto, il conflitto c’è: quello interiore di un vecchio che non è capace di accettare la realtà così com’è.

7) Peccato, potevo farcela da lordmax

Ciao Max.

Buon racconto che, pur non essendo particolarmente originale (prende molto da Star Trek, come atmosfere) si legge con piacere. A differenza
di altri, non sento il bisogno di avere altre informazioni sul criminale in fuga: mi sembra che siamo dalle parti della caccia ai criminali nazisti, che a volte sembravano diventati innocui vecchietti ma avevano sulla coscienza crimini davvero vergognosi e questa sensazione arriva molto bene dal finale. L'unico dubbio: all'inizio fai capire che il criminale si è rifugiato sulla Terra, ma poi non è chiaro se si tratta di una Terra precedente alla nascita dell'uomo, presente o abbandonata in un futuro lontano. Quindi un dettaglio apparentemente importante, rimane ininfluente nella storia. Per dirla alla Cechov, se fai vedere una pistola, questa prima o poi deve sparare. Sarebbe meglio, dal mio punto di vista, evitare quel dettaglio, perciò. A parte questa piccola cosa, il racconto per me è promosso. PS Il titolo è migliorabile

8) 5 novembre di qualche secolo dopo (di Francesco Nucera)

Ciao Francesco.

Complimenti. Gran bel racconto: nella prima parte, con la lettera, sintetizzi il “male di vivere” senza però essere didascalico e facendo sentire bene la sofferenza del protagonista. La seconda forse funziona un po’ meno perché il titolo è un grosso spoiler per chi conosce o V per Vendetta o la figura storica di Guy Fawkes. Aggiungo che la scena finale con il sorriso abbozzato della moglie non mi convince. La donna si trova di fronte a una tragedia e ha perso il marito. Una reazione così mi sembra limitata. Capisco che nel limite di spazio e tempo, comunque, questo dettaglio è rimasto trascurato. Rimane un buon racconto.

9) Zampa di legno di Angela Catani

Ciao Angela.

Bel racconto il tuo, con la sofferenza di questo bambino offeso nel corpo e nello spirito dalla vita e privo di amici. Bello, ma imperfetto, dal punto di vista dell’ambientazione. Non è chiaro, infatti, come sia possibile che un ragazzino, oltretutto con un serio problema fisico, sembri vivere da solo. Non capisco neppure in che tipo di paese si svolga il racconto, per essere lui così vicino a una scarpata sul mare, in una zona isolata e che parrebbe quasi fuori dalla civiltà moderna (mentre alcuni dettagli come il tutore fanno capire che siamo nel presente). Mi viene quasi da immaginarmelo su uno schermo televisivo. Faccio fatica insomma a dare concretezza a una storia, sotto altri punti di vista (stile, resa della sofferenza del ragazzo, ecc.) molto ben scritta. In ogni caso un buon lavoro.

10) NON C'E' NIENTE DA RIDERE - di M.R. Del Ciello
Ciao M.R.

Racconto semplice e lineare a cui però manca una forte motivazione, che sia un evento importante, un colpo di scena, una approfondita introspezione psicologica, un’idea forte che lo faccia volare in alto. Come hanno detto altri c’è un tizio di nome Fausto (tra l’altro la scelta del nome, all’inizio mi aveva fatto pensare che il punto di arrivo sarebbe stato un patto o un incontro col diavolo) che si è stufato del suo psicologo. Magari, fra le righe c’è una critica al sistema sanitario pubblico e alla disparità di trattamento rispetto a chi può permettersi di pagare. Oppure una denuncia dell’iniutilità della terapia dagli psicologi. Però nemmeno questi elemento vengono fuori con prepotenza. Da approfondire

11) Tocca a te di Veronica Cani

Ciao Veronica.

Il racconto parte con un’incipit a effetto, poi però si perde in una cronaca distaccata di eventi passati, tra l’altro quasi tutta all’imperfetto. Questi due elementi (la lunga cronaca di come siamo arrivati a questo punto e l’uso eccessivo dell’imperfetto) creano un distacco che impedisce al lettore di farsi prendere emotivamente dagli eventi. Secondo me, il racconto sarebbe stato molto più emozionante ed efficace se, a partire da quell’inizio avessi fatto svolgere, sotto I nostri occhi, il dramma che si stava consumando in quegli istanti, lì sotto, facendo passare qui e lì qualche informazione importante, tramite I dialoghi (nel modo più naturale possibile però).
Aggiungo che hai tenuto, per quasi tutto il tempo, il punto di vista di Edison e poi, senza soluzione di continuità sei saltata a quello del soccorritore. In casi come questo conviene staccare il paragrafo per non confondere il lettore (o forse solo per non far arrabbiare gli editor più affezionati alle regole :)
Insomma, una buona idea, ma da rivedere.

12) Trote in un secchio di Chiara Ruffino

L'idea del tuo racconto è carina, ma trovo sia minata alla base da un problema.
Di solito, nella roulette russa c'è un solo colpo. Nel tuo caso, invece, sembra ce ne sia solo uno mancante. Questo però rende tutto poco credibile. Per quanto siano ubriachi e si siano fatti prendere la mano, dopo che il primo compagno è morto, di fronte alla scena del cervello dell’amico che esplode gli altri dovrebbero essere tutti presi dal panico e/o rendersi conto di quanto sia stupido ciò che stanno facendo. Invece vanno avanti come se niente fosse.
Inoltre la narrazione risulta un po' confusa. Qualche annotazione qua e là, in tal proposito:
- "L'ubriacatura si stava acquietando e cominciò" suona male. Meglio "e cominciava..."
. "Uno, sentito il "click" a vuoto della pistola, aveva deciso di ritirarsi..." Ma ormai lui aveva fatto il suo turno. Che bisogno c'era di ritirarsi?
- "Mike che temeva l'attacco di qualche orso...". Qui non è chiaro se Mike tema per se stesso o per l'amico. In ogni caso non mi sembra
coerente col fatto che si stanno ammazzando uno per volta, come se niente fosse.
- "...lasciava che il codardo nel bosco si occupasse dei danni". Ma non se n'era andato nel folto? Che ci fa ora lì ad occuparsi dei danni?
Insomma, racconto rimandato a settembre.

A fra pochi giorni, con la nuova edizione ;)

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raffaele.marra
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#8 » giovedì 12 novembre 2015, 0:24

Salve a tutti. Bellissima edizione (secondo me una delle migliori degli ultimi mesi). Ecco la mia classifica a riguardo:

1° - Conigli – Ambra Stancampiano
Mi è rimasto molto di questo racconto, nell’immaginazione e nel ricordo, e credo sia la prova che si tratti di un ottimo testo. La storia è straordinaria, sebbene narri un evento storico. Ma credo che la straordinarietà che mi ha conquistato non dipenda dalla storia in sé ma dal modo in cui tu la presenti al lettore. È assolutamente ammirevole la disinvoltura con cui, nel tuo scritto, passi dall’innocenza all’orrore e viceversa. In questa storia di uomini semplici, di gente di campagna che patisce la povertà e la guerra, si vola tra immagini di un passato difficile, a tratti cinico, ma di una crudezza accettabile visti i tempi, per poi precipitare in un attimo in abissi di follia che non ti aspetti e che ti fanno saltare sulla sedia. Mi sono chiesto più volte dove fosse il tema, pensando che considerare “ultimo” questo ragazzone ammazza-conigli sarebbe stato un po’ avvilente. E invece il concetto di ultimo è legato alle esecuzioni della nascente Repubblica Italiana, il che mi ha sorpreso e mi ha convinto definitivamente della perfezione del tuo racconto.
Ora lo stampo e lo faccio leggere ai miei amici…

2° - Io e T – Maurizio Bertino
Davvero divertente e originale, non c’è che dire. Il fatto che il tema “l’ultimo” ti abbia spinto a parlare dell’ultimo dinosauro sopravvissuto all’estinzione non è, a ben vedere, una sorpresa eccezionale (io stesso per qualche attimo avevo sfiorato questa possibilità). Ma la vera forza del tuo racconto è lo stile con cui hai scelto di narrare la vicenda, e per stile non mi riferisco solo allo stile “letterale” ma all’ambientazione, ai personaggi, al colore, all’atmosfera, all’ironia sottile e mai banale che caratterizza la storia. Insomma, davvero un’ottima prova. Complimenti.

3° - Nostalgia – Beppe Roncari
Un racconto ben scritto, in una forma diversa (non originalissima) che alimenta l’attesa e rinnova l’interesse ad ogni rigo. Mi piace la coerenza delle idee di fondo che costituiscono l’ambientazione, anzi sarebbe forse il caso di descrivere maggiormente questo futuro post-apocalittico che inverte sapientemente il ruolo della Terra da partenza a destinazione di pericolosi viaggi interplanetari. Nella scelta del satellite Europa come nuova location delle umane vicende leggo un gradito omaggio ad Arthur Clarke. Il riferimento artistico a Duchamp, giustamente rivalutato in un mondo dove un semplice orinatoio risulta un sogno, mi ha divertito: l’idea stessa che l’arte venga ammirata per il suo carattere funzionalistico è piuttosto ardita, ed è l’elemento di maggiore originalità e ironia del tuo racconto. Bravo.

4° - Zampa di legno – Angela Catalini
Una storia semplice e ben scritta, che non pretende di stupire ma che coinvolge il lettore in un’attesa crescente. “Gli ultimi saranno i primi” e, in questo caso, sembra davvero essere così. Ma il tutto avviene con molto realismo, senza colpi eclatanti né colpi di scena. Semplicemente c’è la volontà di un “ultimo” che, pur sapendo di non poter superare il proprio limite, non si arrende e fa tutto ciò che è in suo potere per essere, almeno in qualcosa, il “primo”. Mi è piaciuto.

5° - Notti insonni – Andrea Partiti
Racconto “sveviano” con finale a sorpresa. La parte sul vizio del fumo è ben scritta, arricchita da una attenta ricostruzione della psicologia del protagonista. Il tutto risulta molto credibile, equilibrato e realistico, piacevole alla lettura. Il finale, un po’ affrettato a dire il vero, ha il pregio di giungere assolutamente inatteso. In definitiva direi che si tratta di una buona prova.

6° - 5 novembre di qualche secolo dopo – Francesco Nucera
La forza di questo racconto, secondo il mio gusto, è lo stile, soprattutto nella prima parte. Mi piace molto, è giustamente aulico e ricercato, sa di antico e di profondo, suscita fascino e interesse. E risulta perfettamente appropriato alla storia che, nella seconda parte del racconto, muta atmosfera senza perdere di intensità, anzi esplicitando la stessa carica della prima parte in un contesto ben definito e attuale, e per questo anche più inquietante. Unica pecca, non vedo una chiara attinenza al tema del mese: diciamo che il concetto di “ultimo” è appena suggerito, sicuramente un po’ forzato.

7° - Tocca a te – Veronica Cani
Sono stato a lungo indeciso su come giudicare questo racconto. Per tre quarti si tratta di un testo che si lascia leggere con interesse e curiosità. Mi piace il modo freddo, quasi distaccato, con cui descrivi il tempo che passa nella prigione di questi poveri minatori. E mi piace la sensazione di crescendo che suggerisci senza cadere nel patetico. Poi però quando i minatori cominciano a morire, tutto mi risulta un po’ affrettato. Cerco di spiegarmi: non che io mi aspettassi inutili digressioni sulla vita e la morte, ma il modo in cui la morte è raccontata mi è sembrato un tantino affrettato, il che ha avuto come conseguenza il mio “allontanamento” dalla storia. Ho l’impressione che tu avessi altro da scrivere (e forse lo avevi fatto, per poi cancellarlo prima di postare la versione definitiva) ma l’economia imposta di caratteri ti ha imposto di fare delle scelte. Comunque ho apprezzato molto il finale, non del tutto inatteso, ma comunque bello, adattissimo e ben scritto.

8° - L’ultimo esemplare – LeggEri
Un racconto piacevole, che si lascia leggere con curiosità e interesse. Non è originalissima la scena che descrivi, ma comunque efficace e perfettamente aderente al tema del contest. Lo stile è buono e adatto alla storia. Ciò che non mi convince è il finale, che sembra un po’ “posticcio”, sia per stile che per contenuto. Davvero penso che, omettendo quelle famigerate tre righe, la qualità del racconto ne avrebbe giovato un bel po’.

9° - Un’ultima monetina – Angelo Frascella
L’idea mi pare buona, decisamente originale e credibile. Mi sembra una buona interpretazione, un po’ ironica e iperbolica, della società odierna, arricchita da uno scenario futuristico che ne accentua i caratteri negativi. Il racconto però mi risulta un po’ affrettato qua e là. Non so, è una sensazione generale, come se l’intenzione di descrivere bene questa tua idea evolutiva del denaro abbia preso il sopravvento sulla cura delle altre descrizioni, della psicologia dei personaggi, dei dialoghi. In definitiva, direi che si tratta di un buon racconto che, probabilmente, con qualche piccolo accorgimento potrebbe diventare molto meglio.

10° - Peccato potevo farcela – Max Enrico
Ottimo lo stile, decisamente avvincente, appropriato alle scene descritte. Sembra quasi di vedere l’azione, non ci si perde in inutili dettagli, è tutto molto dinamico e credibile. La storia, in sé, desta qualche perplessità. Insomma, non c’è una conclusione soddisfacente, a mio parere. Insomma, forse sarebbe risultato più completo con qualche spiegazione in più (qui forse i dettagli avrebbero giovato) sull’arrestato. Inoltre, il concetto di “ultimo” mi sembra un po’ aggiunto a forza, insomma “posticcio” per intenderci.

11° - Trote in un secchio – Chiara Rufino
Un racconto originale, che omaggia “il cacciatore” con lealtà, e che incuriosisce. Buono lo stile, sufficientemente adeguato alla vicenda. Resta una mia personale difficoltà a farmi coinvolgere nella storia che, sebbene non sia affatto prevedibile, alla lunga non sembra in grado di creare alcun legame empatico tra lettore e protagonisti. In altre parole, alla fine risulta tutto un po’ freddo, troppo distaccato, poco avvincente.

12° - Non c’è niente da ridere – M.R. Del Ciello
Per la prima metà si tratta di un racconto ben scritto, che scorre abbastanza piacevolmente e che promette una conclusione divertente, difficile da immaginare. Poi però tutto sembra sciogliersi dopo le riflessioni (forse un po’ troppo lunghe) del protagonista sullo studio medico. Dopo questa parte, il finale non è comprensibile del tutto, o perlomeno non sembra all’altezza della prima parte. Insomma, forse sarebbe il caso di rivedere un po’ gli equilibri tra le parti che ho evidenziato, cercando di ridurre un po’ quella centrale e, soprattutto, dando maggiore importanza al finale.

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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#9 » giovedì 12 novembre 2015, 13:28

Ragazzi, che fatica!
Non riesco ancora a classificarvi, davvero, e mi riservo la decisione per la fine della "copia" dei commenti sul post; sebbene necessario, lo trovo quasi ingiusto :/ i generi sono tutti diversi e i racconti tutti davvero validi, con qualche imperfezione qua e là ma niente di serio; se non fossimo in concorso, ma in sede di casa editrice, li pubblicherei tutti (non scherzo); più vado avanti con Minuti Contati, più miglioro e vedo migliorare gli altri intorno a me, soprattutto quelli di cui ormai riconosco la voce e lo stile; l'esperienza mi elettrizza sempre di più. Ma bando alle ciance!
Per motivi di spazio e tempo, riporto qui la sinossi di alcuni miei commenti particolarmente lunghi, sotto i racconti mi sono di sicuro impegnata di più:

IO e T
trovo il tuo racconto molto dolce e a tratti poetico nell'indagare su come sarà la vecchiaia dei NERD, l'idea del tirannosauro è geniale, ma secondo me all'interno della tua narrazione c'è un altro grande potenziale accennato che però rimane inespresso: potresti farne un racconto turistico.Regali al lettore degli accenni interessanti al tuo paese, che col giusto focus renderebbero giustizia a dettagli ambientali non banali come il mulino di Don Chisciotte ;)
Alcune frasi risultano un po' pesanti e disordinate, ma appunto trattando con più giustizia e con un taglio maggiormente descrittivo il mulino te ne usciresti facilmente. Per arrivare al punto, hai ritratto un mondo molto bello e dal tuo scritto traspare il tuo attaccamento per ciò che narri, ma potresti rendergli davvero giustizia sfruttando il tono delicato e personale del tuo narratore per raccontarci DAVVERO il paese, i suoi abitanti, i fantasmi che popolano la sua memoria, stemperando attraverso i dent... ops... gli occhi del T-Rex!

Zampa di Legno
il tuo racconto, soprattutto nel finale, mi ricorda un po' "Ciaula scopre la Luna" di Pirandello; il tema è più o meno lo stesso: emergere da un pozzo (che può essere una miniera, uno stato d'animo, una malattia) e scoprire il bello. Sei stata molto brava, e non ho appunti da farti.

Notti Insonni
La coscienza di Zeno con un finale a sorpresa!
Ho molto apprezzato questo testo, che descrive alla perfezione i sentimenti di chi ha una dipendenza della quale non riesce a venire a capo; solo qualche piccolo appuntino, giusto perché ieri mi facevano notare che sono puntigliosa e perfezionista :) [vedi commento sotto il racconto] Spero di esserti stata utile, il testo parte da un'ottima idea e mi piace davvero tanto il parallelismo tra la sigaretta che si consuma tra le labbra dell'assassino e la vittima che aspetta in casa; gli accorgimenti che ti ho suggerito servirebbero solo a rendere più potente un'idea davvero buona e ben narrata.

Nostalgia
un buon pezzo con tanta sperimentazione, mi piace!
La fontana di Duchamp è quel tocco ironico finale che è un po' la tua firma, e man mano che lo affini lo apprezzo sempre di più;l'unico appunto che ti faccio riguarda il primo periodo: in un ottica giornalistica è sbagliato cominciare un articolo con le parole di chi stiamo intervistando, a meno che non sia una persona arcinota o non si stia parlando di politica. In questo caso magari il professore è arcinoto agli abitanti del futuro, ma noi lettori non lo conosciamo e ne esce fuori un effetto disordinato e lievemente spaesante. Spero comunque di non arrivare mai a dover pisciare in una tuta antigravità, sono una fan sfegatata del cesso! :P Detto questo, ottima prova.

Un'ultima monetina
neanche io mi intendo di economia, ma alla fine non credo sia davvero importante cosa succederebbe se questa storia si realizzasse davvero. E' una storia fantastica, ambientata in un universo parallelo/presente distopico/ futuro prossimo, e le regole del tuo mondo le stabilisci tu ;). In più, volendo fare i puntigliosi, hai del materiale per un eventuale sequel: cosa succederebbe se il denaro non valesse comunque più nulla? Come reagirebbe Neri? A livello di stile e di inventiva trovo il tuo racconto davvero fantastico. L'immagine dei barboni col POS merita un plauso. L'unico appunto che mi sento di fare, ma più che altro in base ai commenti successivi, riguarda la frase “Amore, lo sai: i soldi veri non esistono più neppure nelle casseforti delle banche. Li hanno distrutti perché li ritengono superflui e pericolosi.”; qui mi stai proprio dicendo che i contanti sono stati distrutti, e non progressivamente abbandonati, guastando la coerenza di tutto il narrato. Basta adeguarla o eliminarla per rendere (a mio avviso) il tuo racconto perfetto.

il 5 Novembre di qualche secolo dopo
intanto rinnovo il mio apprezzamento per aver scritto, il 5 novembre 2015, un racconto sul 5 novembre; lo avrei fatto anche io ed avremmo presentato un racconto quasi fotocopia, ma non sono riuscita a farlo quadrare col tema dell'ultimo. Meglio così.Trovo il tuo racconto molto ben dosato, presentare il tuo protagonista con la lettera alla figlia è un'idea vincente, che consente di entrare bene nella psicologia del personaggio senza incorrere nei disagi del POV in prima persona (disagi che al momento sento molto vicini -_-). Anche il resto del racconto è ben narrato, ma su questo ti faccio due appunti: il primo riguarda la prevedibilità del finale: lui sta per compiere un attacco terroristico; lui punta al Vaticano, noi pensiamo al Parlamento. Però sappiamo che sta per compiere un attacco terroristico. Se invece si fosse, non so, arruolato nella legione straniera, avresti ottenuto un effetto sorpresa che sebbene non necessario crea un certo senso di stupore nel lettore. Il secondo appunto riguarda proprio il tema, "L'ultimo", che secondo me non è perfettamente centrato. Comunque sia, davvero bravo. Complimenti :)

Tocca a te
intanto ti faccio i complimenti per l'idea, che starebbe proprio bene in un film; ecco, il punto forse è questo: presentata in questa maniera la tua idea sembra più un (perfetto ed interessantissimo) soggetto, ma c'è un grande assente: la miniera stessa, l'ansia del buio, la claustrofobia, le emozioni. Queste cose secondo me non vengono sufficientemente toccate, e il racconto ne risente: il focus sulla mancanza di cibo è un po' dispersivo e si presta a tante obiezioni, ma se c'è qualcosa su cui nessuno potrebbe obbiettare è proprio la paura di ritrovarsi in quella situazione. Il buio della miniera e la paura del rimanere sepolti vivi ti concederebbe anche la possibilità di raccontare meno azioni in favore delle emozioni e di usare un POV più vicino ai protagonisti, che non guasta mai :)

Non c'è niente da ridere
ti confesso di non aver capito dove vuoi farci arrivare con questo racconto: il protagonista si presenta un po' in ritardo all'appuntamento con la sua terapeuta, che è economica, cordiale e gli sorride. E per questo motivo, lui decide di non andarci più. Francamente non capisco. Magari sapere di cosa è ammalato Fausto potrebbe aiutare i lettori a farsi un quadro più completo, ma lui non lo dice e tu attraverso la tua narrazione e i suoi gesti non ci aiuti; trovo che i racconti a sfondo psicologico siano molto interessanti se ben gestiti, ed una reazione talmente negativa ad uno stimolo positivo come un sorriso è uno spunto interessante, però manca il vero focus: la malattia. Fausto non sembra depresso, nè ipomaniacale, nè ossessivo compulsivo, per farti un esempio: ciò che mi rimane di lui è l'immagine di un tipo un po' snob che disdegna la periferia ma contemporaneamente non può permettersi una terapeuta meno economica, e il massimo del lusso per lui sembra essere una sala d'attesa col dispenser per l'acqua (?). E' troppo poco e non mi convince, ma rielaborato nella giusta chiave e ponendo il giusto accento sul perchè delle scelte di Fausto, potrebbe uscirne fuori un racconto davvero interessante.

L'ultimo esemplare
hai avuto un'idea eccezionale: non solo l'ultima sirena, ma un "giro di prostituzione" per farla riprodurre! Secondo me però non hai gestito benissimo gli spazi (almeno secondo il mio gusto personale); il dialogo iniziale è troppo lungo e troppo poco slegato, e la descrizione della Maitresse, sebbene interessante, toglie spazio. E' proprio necessaria, poi quella telefonata sul finale? Il risultato di tutto questo è che non vediamo l'unica cosa che ci interesserebbe davvero, cioè la sirena, se non come "un guizzo argenteo". Per il mio gusto di lettrice è un po' poco...Comunque tutte le parti che ti ho elencato sono molto buone, in un racconto leggermente più lungo che lasciasse spazio a un minimo di descrizione della Sirena e dei suoi movimenti, non le toccherei affatto. L'unico appunto potrebbe essere sul dialogo, in cui usi termini davvero poco comuni per il parlato.

Trote in un secchio
Il tuo racconto parte a bomba. Questo tipo di incipit, secco e aperto su una situazione al limite, incolla il lettore e ti garantisce che la lettura continuerà per un altro paio di righe; i problemi cominciano quando devi spiegarmi per bene i movimenti dei tuoi protagonisti: in primo luogo, sarebbe utile sapere, oltre al loro numero, come si chiamano, per evitare confusioni; evita i casi di semi-omonimia, perchè sebbene siano verisimili creano un po' di confusione. In questo elenco, "il coglione miserevole di Jake sembra abbia la stessa importanza della bottiglia di vino; ti conviene nel fare elenchi limitarti ad una sola categoria di oggetti oppure diversificarli tutti: Jake non è un oggetto, ma un lettore poco attento è costretto a rileggere il passaggio perchè qualcosa non gli torna. la roulette russa la conosciamo tutti, ed è principalmente un gioco a perdere :P lo spiegone/battuta non ci sta tantissimo... questo è un quadro familiare stupendo, però o dici "degno di lui" oppure "della sua risma", "degno della sua risma" suona un po' cacofonico;in più quando vai a darci dei dettagli sul padre ti consiglio i due punti piuttosto che il punto e virgola ; Col senno di poi, scopriamo che questo personaggio è importante; dargli un nome è una tattica vincente, che ci evita la confusione. questa frase è molto Chiara e poco chiara; occhio alla consecutio temporum; avverbiare un aggettivo per permettersi il secondo non è un aiuto alla scorrevolezza; si occulta il prodotto di una serata e non la serata. leggere di un suicidio di massa potrebbe essere "carino" solo per il reverendo di Jonestown... ho capito l'intento ironico, ma puoi fare di meglio. "inservibile" non va bene come termine, è tipico degli utensili rotti. Molto meglio "inabitabile", "inagibile" o anche semplicemente "in cui c'era un vero macello"; in più dopo parte una descrizione, quindi più che il punto e a capo ti consiglio i due punti. "vago" sta meglio per le immagini mentali, i ricordi o gli odori. Ci tengo a precisare per gli altri autori che mi sono data a questa prova di puntiglio solo perché Chiara è qui accanto a me e perché abbiamo deciso di lavorare a questo racconto per renderlo assolutamente inattaccabile; detto questo, a me il racconto piaceva già da prima, la trovo una bellissima idea e un netto miglioramento di stile e idee; siamo a scuola insieme da due anni e migliori ogni giorno :) Tutte le cose evidenziate non sono altro che "peli", piccole migliorie dettate dal puntiglio allo scopo di rendere un bel racconto un racconto magnifico e scorrevole, così come merita :)

Peccato, potevo farcela
hai scritto un racconto molto coinvolgente e dettagliato, quasi cinematografico, soprattutto nella prima parte; l'atmosfera così ben costruita però si perde un po' dal momento in cui il Capitano Deneva entra in scena. Un po' ci colpa l'aspettativa da lettore, che dopo tutto quel "casino militare" (perdonami, sarà l'orario ma non riesco a trovare un termine adeguato) si aspetta un minimo di resistenza, o un accenno a chi stiano cercando i protagonisti; anche la battuta finale perde d'incisività, perché Deneva è un po' troppo gentile e un po' troppo rassegnato.
Il contrasto tra i crimini che vengono enunciati all'atto del suo arresto e il suo atteggiamento spiazza sì il lettore, ma secondo me non arriva come dovrebbe. Forse un minimo di accenno a chi i soldati stanno cercando, a cosa ha fatto, o anche solo un minimo di caratterizzazione di Deneva all'inizio aiuterebbero parecchio il testo, che non vivrebbe del disagio di un distacco così netto. Per il resto ti faccio davvero i miei complimenti per i dettagli e la perfezione con cui riesci a descrivere l'operazione militare :)

L'ultimo giorno di lavoro
ho riletto il tuo racconto seguendo il tuo ultimo commento e ti do ragione: l'apparente delusione è un effetto che sta solo negli occhi del lettore, in realtà il protagonista è davvero freddo e lucido come solo un assassino potrebbe essere.
Complimenti! Il tuo racconto mi ha coinvolta, l'ambientazione nel commissariato e la festa di pensione sono credibilissime (sembra di vedere una puntata di "carabinieri" o qualche altra fiction di quel tipo), il segreto del commissario che salta pian piano agli occhi del lettore finchè non è il protagonista stesso a rivelarlo è ben gestito. Insomma, un ottimo lavoro come sempre.

E ora la classifica, e qui sono sempre più in difficoltà; ai primi tre posti ho messo i racconti che secondo me arrivano meglio e, a parte qualche minuzia, sfiorano la perfezione; dal 4 al 9 ci sono quelli facilmente migliorabili; gli ultimi due (non voletemene ragazze vi prego) li ho trovati comunque interessanti, ma secondo me non arrivano bene al punto oppure oltre a una grande idea presentano delle mancanze secondo me basilari; comunque ripeto, davvero bravi tutti, stiamo tutti migliorando e la VERA difficoltà di questo contest man mano che si va avanti sta diventando il DOVER scegliere...
Alla prossima!

1) L'ultimo giorno di lavoro
2) L'ultima monetina
3) Nostalgia
4) Io e T
5) Notti insonni
6) Il 5 Novembre di qualche secolo dopo
7) Trote in un secchio
8) L'ultimo esemplare
9) Zampa di legno
10) Peccato, potevo farcela
11) Tocca a te
12) Non c'è niente da ridere
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#10 » giovedì 12 novembre 2015, 17:10

NEW ARENA EDITION

Classifica
Mi pare che tutti lo sappiate, mi diverto a dare un titolo alternativo a tutti i racconti! Please take no offence!

1. Conigli, di Ambra Stancampiano, "Venuti al mondo come conigli e non ancora stufati"
2. Tocca a te, di Veronica Cani, "Quando tocca te, tocca a te"

NOTA: mi sarebbe piaciuto dare l'ex aequo al primo posto a Conigli e Tocca a te - ma non posso - sigh!

3. Io e T, di Maurizio Bertino, "Presbyteros kai Thanathos"
4. 5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera, "V per Vaticano"
5. L'ultimo esemplare, di LeggEri, "Mantide di mare"
6. Un'ultima monetica, di Angelo Frascella, "Truffic"
7. Peccato, potevo farcela, di LordMax, "Star Trekking"
8. Notti insonni, di Andrea Partiti, "L'ultimo - vi prego! - dei serial killer…"
9. Zampa di legno, di Angela, "Viva Gambadilegno! Ci è sempre stato antipatico Topolino…"
10. L'ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra, "Diamoci un taglio a 'sti killer boscaioli…"
11. Trote in un secchio, di Chiara Rufino, "Il re del bosco"
12. Non c'è niente da ridere, di M.R. Del Ciello, "Non c'è niente da narrare"


Commenti
In ordine sparso.

L'ultimo esemplare, di LeggEri, "Mantide di mare"
Cara Erika, ben ritrovata!
Il racconto è bello, crei un'ottima tensione, si sente la trepidazione del personaggio. Solo ho capito che si trattava di una sirena la prima volta che viene nominata la piscina e quasi subito che sarebbe stato sbranato.
Trovo un po' sottotono o illogica la conclusione.
"Più tardi Luisa digitò un numero al cellulare.
- Sì, un ottimo cliente. Un vero cultore, si vedeva dallo sguardo. L'ho trovata davvero soddisfatta. Dobbiamo dare una ripulita alla vasca ma, se siamo fortunati, lei non sarà più l’ultimo esemplare."

Cioè… se non è il primo cliente, sanno già che può rimanere incinta, no? Altrimenti non lo sanno e allora che senso ha la battuta?
Alla prossima!

Un'ultima monetica, di Angelo Frascella, "Truffic"
Ciao Angelo, ben ritrovato!
Buon racconto, à la Mr. Robot, di cui ho apprezzato soprattutto l'idea e lo svolgimento, meno la conclusione. Ma più per uno dei miei soliti cortocircuiti logici: che importanza potrà avere il denaro cartaceo in un mondo dove sono passati solo al POS? Sarà fuori corso, no? E cosa comprano, se tutti gli altri sono falliti?
Mi aspettavo che il colpo di scena fossero che sono fottuti anche loro: nessuno li vuole i loro stupidi soldi di carta… Non la banale fuga col bottino (ma quale bottino?).
Alla prossima!

Trote in un secchio, di Chiara Rufino, "Il re del bosco"
Ciao Chiara.
Beh, che dire… Allegria! Ci regali un horror a metà fra Fargo e La Casa passando per Antichrist e altro che intravedo ma non distinguo chiaramente.
Il grave problema è la motivazione e la necessità del gesto di Mike. Manca del tutto, ripeto, del tutto, la SEMINA (setup) per la RACCOLTA (payoff) meravigliosa racchiusa nella frase:
"Sono io il Re del Bosco, IO, IO!".

Perché ce ne hai privato? (tanto più che ne sento l'odore anche nella frase sull'orso… gira sullo spiedo della storia ma… tu non la infilzi nel tuo spiedo, mi spiace).
Alla prossima!

5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera, "V per Vaticano"
Ciao Fra! Bel racconto!
Avrei voluto scriverlo io e far slatare tutto… eheh. Solo che nel mio progetto più prosaicamente i ribelli facevano saltare il Parlamento Italiano ma… era vuoto. Ammazzavano solo quei due o tre politici onesti che si erano recati a lavorare…
Tu scegli di puntare "Più in Alto".
Sul tema, forse centrato. "L'ultimo nemico". Io l'ho vista così. Loro sostengono che "L'ultimo nemico ad essere sconfitto sarà la morte"… e quindi ammettono che A) la morte non è stata ancora sconfitta, quindi niente Risurrezione, quindi B) ci stanno prendendo in giro, e C) saranno sconfitti prima loro, della morte…
Alla prossima!

Peccato, potevo farcela, di LordMax, "Star Trekking"
Ciao Max!
Finalmente torni a scrivere su MC, eh? Bene bene…
Sono colpito e perplesso: anche l'altro racconto era una scena da "gioco di ruolo", ambientazione ineccepibile, passaggi logici, ritmo, preparazione, etc. Sembra proprio una campagna condotta da un grande master, ma non si addice al genere racconto breve, temo.
In questo contest(o) (scusa il bisticcio) sembra un "resoconto" più che un "racconto". La differenza è sottile, ma sostanziale.
Tema rispettatissimo, ho pensato agli ultimi gerarchi nazisti fuggiti, loro in Sud America, il tuo Capitano Deneva su un altro pianeta.
Una prova "media". Alla prossima!

Conigli, di Ambra Stancampiano, "Venuti al mondo come conigli e non ancora stufati"
Ciao Ambra! Ben ritrovata.
A me il racconto è piaciuto. Punto. Punto e virgola, due punti, a capo, punto esclamativo.
Brava.
Fatico ad arrivare ai 300 caratteri canonici del commento per trovare qualcosa che non va. Non c'è niente che non va nel racconto, ed è un'ottima idea. Forse solo la nota dell'autore con spiegone finale, ecco, quella potevi tralasciarla.
Brava, alla prossima! ^___^

Io e T, di Maurizio Bertino, "Presbyteros kai Thanathos"
Ciao Peter7413! (ma chi vuoi ingannare, PATRIZIO Bertino? ;-))
Bel racconto, bravo! Si vede che ti sei tenuto fermo tanto tempo per partorire una "Grande" creazione…
Un vecchio canavesano di paese che porta a spasso la morte (per me il T-Rex, il tuo T, è Thanathos...) come animale di compagnia che intanto si fa fuori tutto il paese, a me, dicevo, piace molto…
Non ho letto gli altri commenti e non so se qualcun altro ha visto questo parallelismo con la Morte, che appare nostalgica al vecchio come un mostro "Antico" della fantasia e dell'estremo passato che adesso si è fatto sempre vicina, sempre più vicina, e divora tutto quello che lo circonda e cresce con lui… ma al contempo gli fa compagnia.
Complimenti, bella prova! ^___^

Notti insonni, di Andrea Partiti, "L'ultimo - vi prego! - dei serial killer…"
Ciao Andrea, ben ritrovato! Apprezzo molto che tu, come me, abbia voluto salvare la nostra vista e abbia utilizzato un corpo del carattere maggiore, eheh. ;-)
Veniamo la testo.
Racconto scritto molto bene, sapiente nelle descrizioni e nella resa dell'ambientazione, con finale a sorpresa che strappa sì il sorriso ma è debole per due motivi: A) non è seminato per niente nel resto del racconto (parlo anche solo di "semina nascosta", che è la migliore); B) riporta al solito tema del serial killer che si è visto e rivisto e trito e ritrito e ritrito e ritrito e ritrito ormai - scusa le ripetizioni, ma per farti provare il mio stesso senso di disagio… - all'infinito…
In un racconto deve succedere quello che succede nel finale. Tu hai mischiato un finale senza preparazione e senza secondo atto centrale a una descrizione di carattere che sta a sé - le due parti non collimano.
Bene il resto. Alla prossima!

Zampa di legno, di Angela, "Viva Gambadilegno! Ci è sempre stato antipatico Topolino…"
Ciao Angela, ben trovata.
Gli ultimi saranno i primi? Questa è l'interpretazione che do per vedere il tuo racconto come aderente al tema. Che sarebbe il problema maggiore.
Una storia di rivincita, nata dalla rabbia, ho sentito molto vicino il tuo protagonista e vivido, mi piace.
Semmai questa è più "una scena" che un racconto compiuto. Manca una vera conclusione della trama. In un film sarebbe il momento di self revelation ma manca ancora qualcosa.
Soprattutto nei racconti brevi, devi colpire al cuore e uccidere, con l'ultima frase. E deve, ripeto, deve succedere qualcosa.
Non "accadere". "suc-cedere", ci vuole una successione di premessa, svolgimento, finale. Altrimenti sono descrizioni, non trame, e quindi, non racconti…
Brava comunque, alla prossima!

Tocca a te, di Veronica Cani, "Quando tocca te, tocca a te"
Bellissimo testo, Veronica, mi ha davvero colpito.
Se non è primo è perché anche Ambra, con un racconto molto simile (per le mie corde interiori) se l'è giocata leggermente meglio, ma vorrei darvi l'ex aequo…
Il crescendo, la dinamica che crei, l'ultimo che diventa primo, che torna ultimo e quindi è ultimo e primo a venir salvato… molto brava.
Questo è un racconto: ha premessa, sviluppo, conclusione. Le parti sono legate e interdipendenti. Il finale sorprende ma è anche la perfetta a naturale conclusione seminata nella premessa e raccolta nel payoff.
Ottima prova! ;-)
PS - unica cosa che non mi piace: il nome del protagonista. Perché Edison? Mi richiama tutto un altro immaginario…

L'ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra, "Diamoci un taglio a 'sti killer boscaioli…"
Ciao Raffaele! Ben ritrovato!
Vengo subito al punto: un altro serial killer? Ma non si possono scrivere racconti brevi, senza? Più o meno a un quarto del racconto avevo già capito che il commissario Neri in pensione era anche "il boscaiolo", era ovvio, scontato - sigh! -
È un peccato, sei così bravo a scrivere, a de-scrivere… la parte forte della tua narrativa non è nell'inutile fatto "eccezionale" del serial killer (eccezionale nella realtà, banalissimo e trito e ritrito nella letteratura…) ma nella descrizione del giorno della pensione. Dolce.
Peccato…
Alla prossima, è sempre comunque un piacere leggeri! Ciao! ;-)

Non c'è niente da ridere, di M.R. Del Ciello, "Non c'è niente da narrare"
Ciao Maria Rosaria, ben ritrovata!
Sorry, ma il racconto non c'è. C'è una descrizione di situazione e poi una decisione presa che nell'economia di un racconto è la fine del primo atto, il varcare la prima soglia, il momento scatenante. Ma poi… non succede nulla.
Anche il tema dell'ultimo, perciò, mi pare un po' forzato, come se fosse il TEMA a dover dar senso alla trama dall'esterno e non la TRAMA dall'interno (perché mancante) a far capire al volo che trattava di quel determinato e ben preciso tema: "l'ultimo". Infatti, notalo, ti senti in dovere di sottolineare un sacco di "ultimi" non necessari e un po' illogici, tipo "l'ultimo uomo": che cosa vuol dire, veramente, se ci dimentichiamo per un istante che il tema del contest era "l'ultimo"? Niente, e quindi va tolto.
Alla prossima e forza e coraggio! Ciao!

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Peter7413
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#11 » giovedì 12 novembre 2015, 22:27

Eccomi! Scusate il ritardo, tanti casini.

1) Conigli, di Ambra Stancampiano
Racconto di alto livello. Si parla di Italia che fu, ma non solo, qui c'è anche un racconto sulla difficoltà di socializzazione tra gruppi aventi culture diverse. In più, il tutto è passato attraverso una sensibilità "informata", si percepisce una profondità di sguardo filtrato attraverso l'apparente semplicità della storia narrata. Poi c'è equilibrio, il cerchio si chiude alla perfezione e forse, e qui rilevo l'unico appunto che mi sento di muovere, il finale è persino un pelo troppo lungo, anche se custode d'informazioni importanti. Le ultime due righe, in particolare, sono essenziali in quanto aprono una finestra sulla paura del protagonista permettendo al lettore di "sentirlo" ancora di più, recuperando in tal modo quel senso di distacco che si era creato durante la descrizione della strage. Un ottimo lavoro, complimenti.
2) Nostalgia, di Beppe Roncari
Un buon racconto, anche originale. La struttura a intervista è classica, ma la usi bene per utilizzarla come trampolino di lancio verso un ribaltamento di prospettiva che funziona. Non lo vedo fluidissimo, ma le immagini rimangono impresse. Forse troppa enfasi sulla pipi in tuta, un richiamo in meno non avrebbe guastato perché con l'ultimo sembri rinnegare un pelo il tono serioso tenuto fino a quel punto. Nel complesso, in ogni caso, un lavoro più che buono.
3) Notti Insonni, di Andrea Partiti
Il giudizio su questo racconto si esplica nel momento in cui si deve trovare una risposta alla domanda: "Ok, tac e tac e sul finale rivela un qualcosa di cui non s'era fatto cenno prima e senza preparazione... Lo accetto?"
Ecco, mi sono risposto di sì. La mente di questo serial killer (o almeno si suppone essere tale) segue logiche non proprie, cosa più che verosimile. Ha una scissione tra l'abominio di quanto sta commettendo e quelli che sono i suoi problemi personali, in questo caso il fumo. La sua scala valori, insomma, è totalmente sballata. Bello. Belli anche gli appunti che ti hanno fatto sulla forma, molto utili. Io però mi fermo al racconto e a quello che vuole trasmettere a livello di sensazioni: giudizio più che positivo.
4) Zampa di legno, di Angela Catalini
Un ragazzino indipendente, forse troppo. Entra ed esce di casa e dei genitori neppure l'ombra, neppure nei suoi pensieri, quasi non esistessero. Un qualcosa lo seminerei, così come seminerei qualche indizio sull'incidente, chissà non possa essere utile anche a livello tematico oltre che per completezza di contesto.
La scogliera si sente e si vede, sei molto brava nel farla vivere. Ottimo anche l'inizio con la superficiale freddezza con cui i ragazzini interpretano la realtà. Anche se più giusti sarebbero i bambini (e infatti proprio per quello ho avuto la sensazione mancassero le figure genitoriali).
Penso ci sia ancora da lavorarci, su questo racconto. Ha tante potenzialità ancora inespresse. Sulla forma nulla da eccepire, davvero di alto livello. Sullo sviluppo, invece, qualcosa va fatto.
In ogni caso, ci tengo a precisarlo: racconto molto buono già così anche se, parere mio, ancora da completare e rifinire (a livello sviluppo interno).
5) Trote in un secchio, di Chiara Rufino
Occhio a un Jake che diventa Jack e un po' confonde. Alcuni passaggi sono meno fluidi e rallentano la lettura, t'incarti un pelo nel gestire il dualismo tra Mike e colui che definisce codardo. Non mi piace l'uso di "ad esso" (tra l'altro D eufonica). Detto questo, che non inficia il giudizio perché non c'é nulla di grave o di non aggiustabile se non con una piccola revisione, passiamo al racconto.
La storia c'é ed è ben narrata, dimostri controllo e di saper seguire il tuo piano tenendo sempre la barra bella a dritta. Gusto mio, c'infilerei dialogo qua e la giusto per snellire e velocizzare il flusso d'informazioni (il dialogo può essere un'arma fondamentale, soprattutto per i corti come questo). Gli amici che segnano il proprio futuro a causa di una goliardata alcolica è un buon soggetto, la roulette russa è sempre, narrativamente, molto forte, anche se qui non punti sull'attesa e la tensione. Il tema è più che rispettato.
Un buon racconto, solido.
6) L'ultimo esemplare, di Leggeri
Un racconto molto originale. Parte fortissimo con un personaggio fatto di contrasti quale la maitresse dei sogni, manca forse un poco di caratterizzazione il protagonista. Cerchi d'infondergliela una volta che è immerso nella vasca, a livello di motivazioni, ma a quel punto ti sei giù giocata un pelo di empatia. Un po' slegato dal resto il finale, s'intende che il cliente sia stato sbranato che la sirena sia soddisfatta, ma occhio che in corso di lettura può succedere che si confonda il femminile con il maschile e che a essere soddisfatto, erroneamente, il lettore intenda lui. Questo per dire che serve qualcos'altro di più chiaro per la chiusa. Concludo con una sottolineatura dovuta: non ho riscontrato la tua solita fluidità, alcuni passaggi "grattano". Per caso non scrivi da qualche mese? Correggimi se sbaglio, eh... In definitiva una buona prova, ma il racconto, rifinendolo un poco di più, può divenire ottimo.
7) L'ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra
Gran maestria nel condurre il racconto, davvero. Il finale però non è all'altezza del resto. Intendiamoci, sempre per narrato, ma già sentito e già visto tante altre volte e questo fa inevitabilmente abbassare il giudizio, almeno il mio. Detto questo, lo ritengo un concept meritevole di sviluppo, il personaggio è ben realizzato, coerente. Come svilupparlo in un racconto breve diversamente da così? Avrei cercato di mantenere il dubbio sul suo essere. Avrei provato a seminare qui e la inizi contrastanti che però non sarebbero stati fuori luogo in quanto cosa devi fare per sconfiggere il tuo nemico? Capirlo, diventare come lui. Ma non solo, credo tu abbia per le mani un personaggio vincente, ma solo al patto di non fargli prendere una deriva da semplice serial killer. C'è di più, puoi lavorare più e meglio sulla sua psiche, sui suoi contrasti interni. Ci vedo tanto potenziale, ma questo finale, davvero, un pochetto lo banalizza.
8) Tocca a te, di Veronica Cani
Buona conduzione del racconto. Non m'inoltro nella discussione riguardante il possibile passaggio di cibo perché anch'io avevo letto di qualcosa del genere nei fatti di cronaca. La sensazione è però che ci sia qualcosa che non quadra e rilevo la mancanza della sensazione di claustrofobia, il contesto è poco vivo. A ben pensarci, è un qualcosa che sembrava non sviluppato al massimo delle sue possibilità neanche nel racconto della Chiarle, quindi direi che abbiamo individuato un punto su cui potresti provare a esercitarti per migliorare i tuoi già molto buoni lavori. Ribadisco infatti che la conduzione degli eventi, lo sviluppo, è preciso, senza mancanze, mentre manca un po' il respiro dell'ambientazione che, soprattutto in un racconto come questo, si sente parecchio.
9) Un'ultima monetina, di Angelo Frascella
Idea di partenza buona, ma perde nel momento in cui abbandoni la via della caricatura. Una volta dichiarata fuori corso la moneta non può avere valore, quindi piuttosto avresti dovuto sviluppare la storia di due fulminati che s'inventano un'impresa fallita in partenza, due sognatori che la società ha messo ai margini, che cercano un riscatto impossibile in una caduta senza fine. Invece viri sul serioso, fai intendere che l'impresa è realizzata e ti fai dominare dal tema nel momento in cui vuoi esplicitare che l'ultimo in possesso di denaro è l'uomo (e per renderlo tale lo porti al tradimento della compagna). Questi sono due splendidi personaggi da fantasia burtoniana che perdi per strada trasformandoli in figure tragiche senza il retroterra adeguato. A questo giro credo tu sia andato un po' in loop non riuscendo a centrare le potenzialità del racconto e pertanto, coerentemente con questo giudizio, devo penalizzarti nella mia classifica, mi spiace.
10) 5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera
Parto dal grosso problema che ho rilevato: l'aderenza al tema. Ho letto i commenti e le risposte e a domanda diretta rispondi che l'ultimo è l'ultima lettera... Ecco, c'è un problema di genere difficilmente risolvibile. A questo punto avrei quasi preferito non leggere nessun ULTIMO in corso di testo e che tu non rispondessi, ma avendolo fatto, devo, mio malgrado, giungere alla conclusione che il tema è mancato. Accetto però in parte la tua risposta sul fatto che sia l'ultimo atto della sua vita, pertanto non vai proprio in fondo in fondo (però è stirata). E mi spiace perché il racconto è molto buono e sono sicuro che l'Antico te lo ammetterebbe direttamente alla vetrina del sito perché a una prima parte molto ben riuscita in cui tratteggi il profilo del protagonista segue una conclusione cattiva in cui punti al bersaglio grosso e lo sai che sono uno dei sostenitori del "se devi osare, fallo in grande".
11) Non c'è niente da ridere, di M.R. Del Ciello
Apprezzo il tentativo di overdose di "ultimi" e pertanto lo valuto di conseguenza e ti dico che, una volta presa quella direzione, dovevi pestare l'acceleratore ed esagerare. Questa mania da ultimo deve pervadere la vita del protagonista in ogni suo più piccolo aspetto, la parola "ultimo" deve quasi venire a noia nel lettore, tutto deve essere esagerato, ridondante. E il finale deve essere correlato, non sfociare in una soluzione finta positiva come risulta invece in questa forma. Quindi, ben vengano gli esperimenti Maria Rosaria, in questo primo tentativo non è uscito il buco, pace, capita solo quando ci si prova ;)
12) Peccato, potevo farcela, di LordMax
Dunque, mi è venuto da pensare che il ricercato si sia sbarazzato della popolazione dell'intero pianeta per potersene stare tranquillo. Oppure... che sia l'ultimo degli assassini e che quindi coloro che lo catturano siano i crociati o come si chiamano gli oppositori di quell'ordine... Detto questo, manca qualcosa per chiudere il cerchio. Resta un buon esercizio di stile, una sorta di "bentornati a casa" per gli appassionati di Star Trek, ma mancano informazioni per cesellare il tutto in un prodotto a se stante.

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Andrea Partiti
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#12 » giovedì 12 novembre 2015, 22:41

Assolvo il mio dovere!
Commenti in ordine sparso (o meglio, di consegna), classifica in fondo!

Zampa di legno, di Angela Catalini
Il tuo racconto riesce a empatizzare molto bene con il protagonista e il suo dolore.
Leggendolo pensavo che andasse in una direzione completamente diversa, e che decidesse di raggiungere la spiaggia sotto alla scogliera in maniera molto più drastica e drammatica, lanciandosi nel vuoto. Preferisco il tuo finale aperto e pacifico in cui riesce a vincere la sua sfida personale, anziché arrendersi. Non mi sembra vago come finale, anzi. C'è una sfida precisa, la rimanda ma decide di accettarla e riesce a vincerla. Che resti fino al mattino in spiaggia non mi sembra strano, anche da un punto di vista pratico, visto che si è sfinito già a scendere, risalire non sarà una cosa da poco.
Ripenserei la frase "non sarebbero serviti a rendergli la funzionalità dell’arto, avrebbero solo limitato i danni dell’incidente" in modo più infantile. La terza persona che usi comunque è una voce interna del protagonista, e mi sembra ricercato come linguaggio per lui, poco arrabbiato e troppo distaccato.
I genitori sarebbe carino inserirli per evitare vuoti narrativi, ma basta anche solo mandarli in vacanza o via per lavoro. Sono sicuro che il sentirsi abbandonato funzionerebbe bene con lo stato d'animo generale di Zampa di Legno!

Nostalgia, di Beppe Roncari
Mi piace l'inversione che fai usando le polemiche attuali sull'esplorazione spaziale e la sua (apparente) inutilità, ma rigirandole in chiave archeologico-futuristica.
La scelta di scrivere sotto forma di intervista è coraggiosa e distacca un po' dal narratore e dalle sue avventure, però penso sia buona, perché ci vuoi descrivere una situazione, non c'è uno sviluppo dei personaggi, delle dinamiche del racconto. Prendi una fotografia del momento che ti interessa e la descrivi. Sarebbe stato peggio forzare una storia in quell'ambientazione solo per poterla usare, e credo sarebbe sembrato innaturale, visto il poco spazio che le sarebbe rimasto.
(Non sono rimasti neppure gli scarafaggi postnucleari, sulla terra?)

Trote in un secchio, di Chiara Rufino
Una bella interpretazione del tema, che ti invidio perché è intrinsecamente carica di pathos e di adrenalina! Vorrei averci pensato io.
Penso che mi sfugga qualcosa di più profondo del tuo racconto, come se ci fosse un motore per i personaggi che non riesco a trovare ma che ci fai intuire aprendo qualche squarcio qua e là sulla vita di Mike. L'ho riletto un po' di volte ma non ne sono venuto a capo.
Mi sfugge la dinamica (e la durata delle varie azioni) del codardo fuggito nel bosco e di come venga costretto a scavare la fossa, se è fuggito. Lo seguono? Torna? Sa che deve scavare la fossa da prima?
Sospetto una qualche revisione del racconto, frasi spostate o cancellate di cui ti è rimasto un pezzo che avresti dovuto togliere, e che in realtà non ci fosse da scavare e i cadaveri Mike li abbia semplicemente lasciati lì, fuggendo in Canada.
Il racconto ha bisogno di una revisione generale sulle minuzie, quasi tutte già fatte notare nei commenti precedenti, ma sono tutti dettagli facilmente sistemabili con il giusto tempo e una tazza di tè in mano, che nulla tolgono all'idea generale.

Peccato, potevo farcela, di LordMax
Lo stile con cui scrivi mi piace, mi richiama quei racconti d'epoca di una fantascienza ingenua e semplice (e non lo dico in maniera spregiativa), in cui qualche prefisso futureggiante ai termini nautici bastava a creare nella mente del lettore tutta una struttura complessa e futuristica.
Purtroppo il motore dell'azione non mi sembra all'altezza, mi sento distaccato, non sappiamo nulla della ricerca, del perché siano su quel pianeta, di come abbiano individuato il loro ricercato (le sonde a lunga distanza vanno bene, ma come trovano il singolo individuo che vive a bassa tecnologia in mezzo al nulla?)
Serve almeno un movente molto forte da parte del capitano, qualcosa di personale che lo spinga nella sua ricerca e che lo porti a una qualche chiusura o cambiamento nell'arco del racconto.
Serve anche una revisione rapida per typo ed errori vari che ti sono sfuggiti, "corteggia degli alberi", "sembra non si via tecnologia", della punteggiatura qua e là che penso sia andata fuori posto mentre scrivevi il racconto, riarrangiavi frasi, il solito lavoro di pialla che facciamo ogni volta.
Sono d'accordo che il cambio di tono drastico, dall'incursione armata al chiedere permesso prima di entrare, sia fuori luogo. Sembra che i dialoghi oscillino troppo tra la familiarità tra i soldati (aye aye) e un dialogo più rigoroso, militare. Non mi immagino una struttura gerarchica in cui possano convivere i due stili.
Una nota che spero mi perdonerai sull'uso di Capitano e Comandante, è un dettaglio che penso fosse difficile da azzeccare senza essersi già documentati per puro caso in precedenza!
Nel lessico italiano, "comandante" è l'appellativo con cui un militare si rivolge ai superiori con il grado di capitano (o di tenente di vascello se comanda una nave o una base). Non esiste il grado di comandante.
Nel lessico americano sono due gradi distinti, con il Capitano superiore in grado al Comandante. In questo caso i sottoposti si riferiscono al comandante con l'appellativo "capitano" durante le missioni, mentre i suoi pari o superiori in grado lo chiamano "comandante".
Quindi nel racconto, in cui hai un Capitano in aria e un Comandante a terra, devi scegliere quale modello usare, facendo usare l'appellativo giusto per riferirsi al tuo ufficiale che comanda la missione a terra. Intuisco che hai in mente il modello americano, quindi i suoi soldati dovrebbero usare "capitano" nei dialoghi tipo "Comandante, nessuna fonte di energia". È una cosa nevrotica e confusa dovuta alle troppe tradizioni militari che si sono stratificate nei secoli e al fatto che "captain" non aveva una traduzione non ambigua in italiano.

Non c’è niente da ridere, di Maria Rosaria Del Ciello
Lo stile del tuo racconto non è pulitissimo e convenzionale, sono d'accordo, ma penso si abbini bene con la storia che ci presenti. L'eccesso di dettagli, le descrizioni minuziose, creano una dimensione molto umana che immerge nell'atmosfera da sala d'attesa spoglia e senza nulla per passare il tempo. Avvicinano al protagonista e alla sua "sofferenza" annoiata.
Manca però una direzione forte, non si sente l'accumulo di tensione e distacco verso la terapista che portano alla decisione finale e liberatoria di non tornare alla seduta successiva. Costruendo di più questa aspettativa penso che il finale sarebbe stato molto più robusto.
Non è chiaro perché giudichi la terapista quasi interamente dall'aspetto del suo studio, della sala d'attesa, dei comfort e dell'arredamento. Senza una giustificazione, mi sembra una visione troppo superficiale per una persona che torni regolarmente nello studio e abbia avuto modo di valutare anche le capacità della dottoressa (come poi fa, parlando delle domande sempre uguali e del sorriso).

L’ultimo esemplare, di Leggeri
L'ultima sirena è un'interpretazione che approvo e apprezzo.
Avrei evitato il paragrafo finale, magari spostando la telefonata a bordo vasca mentre il protagonista entrava in acqua, in modo da cambiare punto di vista ma senza allontanarsi davvero. Se c'è anche uno stacco temporale, dichiarato, sembra più innaturale.
Arrivato alla piscina e capito di cosa si stesse parlando, mi aspettavo che la sirena fosse del tipo "cattivo" e divorasse Arturo e fosse tutto un sistema per procurarle del cibo. Dopo qualche rilettura non sono ancora completamente sicuro di come la sirena non sia più l'ultima e se il protagonista sia sopravvissuto. La richiesta di ripulire la piscina mi evoca un'immagine di sanue e imbrattamento che non riesco a togliermi dalla mente, anche se razionalmente penso che abbia comprato il diritto di accoppiarsi con la sirena.
I dialoghi al principio del racconto sono un po' innaturali e legnosi a volte. Essendo davvero all'inizio rischiano di dissuadere dal continuare fino ad entrare nel vivo della storia.
Ad esempio: "Stia tranquillo. E’ nel posto giusto. Un nostro caro amico mi ha raccontato di lei.-", non so davvero chi userebbe nel parlato "un nostro caro amico" per riferirsi a qualcuno. Una battuta così mi evoca boss mafiosi da film americano, non la signora per bene che descrivi.

Tocca a te, di Veronica Cani
L'idea dell'ultimo sopravvissuto in un crollo mi sembra ottima, ma non sono riuscito davvero a calarmi e farmi coinvolgere dal tuo racconto.
Penso possa rendere molto di più, perché parli di una situazione ad alto stress, con molti sentimenti e paura in gioco, che dovrebbero arrivare in maniera prepotente, leggendo. Invece mi sembra, da lettore, di trovarmi distaccato dal dramma.
Alcuni dettagli poi non tornano e rendono meno plausibile gli eventi.
in un cunicolo secondario, in cui avevano trovato viveri sufficienti

Che sia successo per caso mi sembra improbabile, però se li ha guidati apposta in quel cunicolo per via delle scorte di cibo (è prassi, nelle miniere?) andrebbe specificato.
Anche il dettaglio del barattolo che riesce a passare ma il cunicolo non viene usato per pompare aria all'interno e far passare cibo è strano. A quel punto li farei comunicare, che so, picchiando sul metallo del condotto di ventilazione o qualcosa di più indiretto. Una lattina piena di cibo ad alta densità alla volta sarebbe sufficiente, altrimenti.
Pensavo al pompare aria perché le trivelle mi fanno pensare ad una ambientazione moderna, sarebbe diverso se fosse ambientato nel passato e dovessero lavorare a mano, in una miniera più a bassa tecnologia, ma in quel caso le trivelle dovrebbero sparire.
Per riassumere, ottima idea, ottima ambientazione, ma è difficile empatizzare con il protagonista, in questa stesura, e questo problema trascina il racconto con sé.

L’ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra
Non penso che tu abbia barato, mostrandoci la delusione del protagonista verso il caso irrisolto, perché leggendo con attenzione spieghi che ci sta male non tanto per il caso in sospeso, ma per il giudizio dei suoi colleghi, che lo considereranno sempre un fallimento per non essere andato fino in fondo. Secondariamente, ma non esplicitata, può esserci anche la paura di non avere più il controllo diretto delle indagini, ma non ci è dato saperlo.
Non penso sia incoerente essere un serial killer e allo stesso tempo avere un orgoglio professionale per il lavoro diurno.
La scelta della prima persona è coraggiosa, difficile, ma la apprezzo moltissimo in questo contesto.
Il colpo di scena è un po' prevedibile purtroppo, Dexter ci ha messi in guardia dai poliziotti, ma non guasta la godibilità. Diciamo che da metà racconto si percepiva dove sarebbe andato a parare. La risposta incerta ai colleghi "Farò quel che mi piace" è quasi esplicità nel rivelarci la verità, forse la renderei più criptica, meno ostile, per aiutarci a restare nell'inganno per altre cinque o sei righe, fino in fondo.
A parte le poche note di stile già fatte notare e facilmente risolvibili con una revisione, approvo completamente il tuo racconto.

Conigli, di Ambra Stancampiano
Il tuo racconto mi è piaciuto davvero molto. Mi spiace non avere tante cose da dire e commentare, ma non lo cambierei assolutamente, né come ritmi né come registro - che trovo azzeccatissimo per rendere un personaggio "semplice" e frammentato nel linguaggio e nei pensieri.
Penso che sia un punto di grande forza, l'aver dato una voce così credibile a un protagonista che è oggettivamente lontano da noi e dal nostro tempo.
Non conoscevo l'episodio, ho letto con piacere le pagine che linki, ma non credo che il racconto ne perda, senza sapere esattamente a cosa si riferisce. Al massimo ne guadagna agli occhi di chi invece coglie!

Un’ultima monetina, di Angelo Frascella
Guardo troppe serie tv e questo ha sviluppato la mia tendenza a inquadrare i racconti in base alle somiglianze e alle ambientazioni.
Il tuo racconto sarebbe un'ottima idea da sviluppare in una sceneggiatura di Black Mirror, futuro distopico ma mai troppo lontano dalla nostra realtà, in cui il fulcro della distopia è sempre un tema complesso o controverso della società attuale, in questo caso la direzione presa dal sistema monetario in cui la valuta non è più scambiabile direttamente in oro o argento ma ha un valore basato sulla fiducia delle persone.
Lo scenario della moneta virtuale aggiunge un ulteriore gradino di fiducia, ancora più astratto e difficile da accettare senza esserci nati in mezzo.
Il piano dei tuoi personaggi non è del tutto improbabile. La "corsa al prelievo" è una situazione comune nei momenti di crisi e grande svalutazione, ad esempio. Il contante può essere convertito se lo stato lo permette ancora, oppure speso in merci che ne impediscano la svalutazione. Mi immagino una situazione di questo genere, se di colpo tutta la valuta virtuale sparisse, non tracciabile, non recuperabile, tutti tenterebbero di accaparrarsi dei contanti, per sopravvivere, e ci sarebbe un periodo di deflazione impazzita in uno scenario in cui banche/stato hanno attivamente ridotto la quantità di moneta.
Questo per dire "secondo me le premesse funzionano ragionevolmente" e fanno riflettere su uno scenario interessante.
Onestamente il finale non mi soddisfa, sposta l'attenzione dal grande piano ad un tradimento di basso livello. Se il tradimento fosse stato così centrale da meritarsi il colpo di scena, non sarebbe servita tutta l'infrastruttura, l'ambientazione. Un furto è un furto ovunque sia stato commesso, il tradimento nella coppia uguale.
Mi lascia anche perplesso il bigliettino che "risponde" ai pensieri di Susy. È uno scambio di battute frequente, nella coppia, per cui lui oltre il danno si fa beffa di lei cambiando la sua risposta?
Anche i tempi stretti tra la scoperta dell'attacco e quando apre la cassaforte non rendono chiara la meccanica del furto con fuga. Con dei tempi così brevi non mi immagino una persona che si fermi a scrivere un biglietto di sfottò alla sua partner/complice, per il gusto di farlo e mettendosi in pericolo di essere scoperto.
Riassunto: ottimo racconto, ben bilanciate e studiate le prime due scene, mentre l'ultima penso sarebbe da progettare meglio in una revisione successiva!

5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera
Per quanto riguarda la lettera, Alan Moore sarebbe orgoglioso di te e di come affronti la gabbia della quotidianità che intrappola il protagonista poco alla volta, subdolamente, fino al suo risveglio che mette in moto il racconto. Tra tutti i partecipanti sei quello che ha elaborato il tema in maniera meno letterale (forse era facile trovare idee senza pescare troppo lontano), ma è comunque molto presente.
Lo stile è ottimo, piacevole da leggere e senza intoppi, e non è facile nei racconti epistolari.
Mi ispira un po' meno la chiusa, fuori dalla lettera, forse per lo strattone che riporta di colpo la mente all'Italia, al Vaticano e ai problemi locali, che non mi aspettavo e comunque mi sembrano molto distanti dallo spirito e dagli scopi originali della Congiura delle Polveri.
La madre all'oscuro dei rimpianti del marito che accetta così in fretta e con un sorriso addirittura la sua missione, mi sembra incongrua alla luce di come ne parla nella lettera, come una vittima del suo conformarsi.

Io e T, di Maurizio Bertino
Le fantasie in persone muoiono in maniera cruenta (sbranate da un t-rex, perché no!) penso siano molto comuni, è divertente leggerne.
La lettura scorre piacevolmente, i personaggi sono surreali e un po' eterei, nel loro interagire col protagonista, dinosauro al guinzaglio, con grande nonchalance e nessuna preoccupazione.
Purtroppo questa etereità è anche quel che rovina il racconto, perché non c'è conflitto, non ci sono problemi. Le persone vengono divorate, succede e basta senza che ci siano conseguenze o cambiamenti, arrivando verso il finale.
Vedo il tuo testo più come un piccolo esercizio di stile che come un racconto vero e proprio. Un esercizio di stile ben riuscito, ma che avrebbe bisogno di un quid in più (che vorrei essere capace di individuare) per essere un racconto in regola.


Classifica:

1. Conigli, di Ambra Stancampiano
2. Non c’è niente da ridere, di Maria Rosaria Del Ciello
3. Tocca a te, di Veronica Cani
4. 5 novembre di qualche secolo dopo, di Francesco Nucera
5. Io e T, di Maurizio Bertino
6. L’ultimo giorno di lavoro, di Raffaele Marra
7. Nostalgia, di Beppe Roncari
8. Zampa di legno, di Angela Catalini
9. L’ultimo esemplare, di Leggeri
10. Un’ultima monetina, di Angelo Frascella
11. Peccato, potevo farcela, di LordMax
12. Trote in un secchio, di Chiara Rufino

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erika.adale
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#13 » venerdì 13 novembre 2015, 0:13

1) CONIGLI di Ambra Stancapiano
Un ottimo racconto, senza se e senza ma. Forte nel titolo, nella stesura, nella chiusa. Con il bonus ulteriore di regalare al lettore che ignora la vicenda, gli estremi per approfondire un fatto di cronaca forte e strettamente legato alla nostra storia. Ecco, proprio per il bene del lettore, piuttosto che la NDA finale avrei preferito un'anticipazione, magari un riassunto del fatto di cronaca, espresso nel modo più asettico possibile per creare il massimo contrasto con il seguito, emotivamente forte. Questo perchè ho capito appieno il racconto solo rileggendolo dopo la dovuta incursione su Wikipedia.
2) IO E T. di Maurizio Bertino
Sottotitolo: " La vecchiaia di un nerd". Insomma, un po' la nostra. Chi non ha sognato un tirannosauro da compagnia, risolvi anche il problema della raccolta differenziata. Mi è piaciuto molto. Surreale, a tratti onirico, decisamente malinconico. Il figlio che torna a casa e per giocare un po' ai videogiochi con il padre mi ha quasi commosso. Non è solo la trama che funziona, anche la scrittura è quella perfetta per questo tipo di testo. Una prima persona un po' svagata, che racconta alcuni particolari e omette altre spiegazioni che ci si aspetterebbero. Al di là di questo aspetto formale, sarei curiosa di sapere se il Mulino esiste davvero, se hai raccontato di un paese esistente. Se così fosse, mi piacerebbe ancora di più.
3) 5 NOVEMBRE DI QUALCHE SECOLO DOPO
Ciao Ceranu,
sbaglio o non è la prima volta che parli di esplosioni? Non ricordo in quale contest ( e contesto) un tuo personaggio doveva far saltare l'Expo...Ma visto che è finito senza danni, conviene pensare più in grande! A parte, qui il tema portante è comunque altro.
Il tuo racconto mi è piaciuto, direi che la colonna portante è questo rapporto padre-figlia, ben tratteggiato per quanto riguarda il papà, più vago ( e forse più comprensibilmente semplice) per quanto riguardo la piccola.
Solo due pensieri. Primo, sarei partita con il classico "Cara..."; lo so, è banale, ma ho impiegato troppe righe a capire che si tratta di una lettera. Quanto meno, troppe per un racconto così breve.
Secondo, io chiuderei con la parola "Vaticano". Il titolo e la lettera ci dicono già tutto ed è meglio che il lettore faccia due più due da solo. Fornirgli un'ulteriore spiegazione fa calare la tensione, secondo me.
4) NOSTALGIA di Beppe Roncari
Ciao Beppe, trovo molto interessante la soluzione dell'intervista, anche se forse avrei contestualizzato di più ( descrivendo minimamente l'intervistatore, che sia una testata giornalistica che una persona). Così mi sembra poco fluido, simile alle domande/risposte di un compito scolastico. Ottimo il contenuto, ho apprezzato le citazioni artistiche e la ragione del richiamo. Un esperimento riuscito, anche se perfettibile. Forse, rifletto, su MC dovremmo osare di più...tu l'hai fatto, bravo.
5)TOCCA A TE di Veronica Cani
Ciao Veronica,
hai scelto un'ambientazione che mi è piaciuta e il tono con cui l'hai raccontata è nelle mie corde. La voce narrante è dimessa, quasi rassegnata e l'atteggiamento rimanda a quello di Edison, che accetta di essere lasciato ultimo da coloro che, di fatto, ha salvato. Che teme i compagni e li vede morire, uno dopo l'altro. Forse avrei gradito anch'io qualche cenno alla claustrofobia oltre che alle difficili dinamiche fra reclusi, anche perché essere in un buco buio insieme a dei corpi in decomposizione qualche reazione dovrà pur suscitarla. Avrei gradito una spiegazione (anche minima) riguardo al cibo trovato, che non mi aspetterei in una miniera. Perché il nome Edison? L'hai trovato nel fatto di cronaca?
6)TROTE IN UN SECCHIO, di Chiara Rufino
Inevitabilmente attratta dal titolo (ottimo), sono partita da questo racconto. La capacità di scegliere i titoli è un talento a parte, che apprezzo molto (essendone priva, come si può notare anche in questo contest). Una notte di ubriachezza e follia, raccontata in modo credibile, soprattutto nella discontinuità delle scelte del protagonista. In genere non apprezzo molto le ambientazioni straniere (soprattutto anglosassoni) gestite da scrittori nostrani, mi sembra sempre un po' "tuvuòfal'ammeregano", ma è gusto mio e non inficia il giudizio finale (anche se: prova a scriverlo ambientato, chessò, in Trentino...non avrebbe un effetto ancora più straniante?). Qualche dubbio sulla voce narrante. E' una terza, che si identifica con Jake (di certo quando dice "quel coglione miserevole di Jake, troppo cazzone per tenersi dentro un'idea del genere". Poco dopo si raffina, quando dice "La pistola l'aveva rubata al padre, un altro personaggio degno della sua risma; tutto rutti e poco garbo verso quello scheletro della moglie, consumata dalla paura per lui". Risma, poco garbo...sono termini che non mi aspetto da un personaggio simile. In fondo traspare quasi pietà per la donnetta e Mike non mi sembra il tipo. Cercherei un maggiore controllo del tono. Comunque bene, mi è piaciuto.
7) NOTTI INSONNI
Ciao Andrea, il tuo racconto si basa su di un meccanismo abbastanza tradizionale del genere breve, cioè un personaggio che fa intendere A (in genere tema accettabile) e sul finale si rivela essere B (situazione sanguinosa/violenta/paranormale). Quindi ho letto attendendo un colpo di scena in questo stile. Ammetto però che l'insieme è così ben gestito e gli elementi A e B scelti con cura tale da rendere l'insieme omogeneo. E la psicologia della voce narrante è centrata, tanto da rendere avvincente un modello che da principio mi lasciava perplessa.
8) UN'ULTIMA MONETINA di Angelo Frascella
Sulle questioni legate all'economia sono in seria difficoltà. Dunque riassumo, per essere certa di aver capito: contesto fantafuturo o fantapresente, in cui la moneta contante si sta...esaurendo? Non viene più coniata, a favore degli scambi di denaro "virtuali". Anzi, i rimasugli vengono distrutti. Poi c'è questo gruppo di terroristi che (deduco) minaccia di cancellare la memoria informatica del possesso di varie somme. E chi ancora ha qualcosa i "solido" in tasca, risulta ricco. Però. Se la società in questione ha già deciso per l'eliminazione del denaro maneggiabile, perché dovrebbe avere ancora valore di scambio, oltre a quello indotto dai collezionisti? Diventerebbe carta straccia, anche a fronte di un evento come l'attacco informatico: non è che la gente diventerebbe tutta povera, probabilmente cercherebbero altri mezzi per testimoniare il possesso. Un po' come se dopo un anno dall'introduzione dell'euro tutte le nuove monete si fossero sciolte: avremmo ripreso a usare le vecchie lire rimaste nei cassetti? Credo di no...ma potrei aver capito male, perché quando si tratta di denaro ammetto di rincretinire. Bello il finale "traditore".
9)
Ciao Maria Rosaria,
nel tuo racconto ci sono aspetti positivi e altri meno convincenti. Parto dai secondi, così ci togliamo il dente. Mi pare una storia un po' "debole", per un corto. In genere per questa taglia di racconto ci si aspetta una trama più consistente. Inoltre ( e qui entriamo in un gusto mio, non vale in assoluto) ci sono delle descrizioni che trovo superflue nella brevità, come la vecchietta e il cagnolino che guardano il protagonista passare con il rosso.
L'aspetto che invece mi ha colpito positivamente è il protagonista e i suoi ragionamenti. Ho visto che qualcuno li ha giudicati un po' incoerenti, io, al contrario, trovo che l'uomo punti il dito su un problema reale di alcuni terapeuti un po' superficiali. Il sorriso può avvicinare, creare empatia, ma anche scavare un divario incolmabile che nasce dalla sterile formalità. E questa riflessione mi è piaciuta assai.
10) L'ULTIMO GIORNO DI LAVORO di Raffaele Marra
Il racconto è scritto bene, non ci sono dubbi. Ecco, io sulla prima persona presente, fuori dal difficilissimo flusso di coscienza, ho sempre dei dubbi: mi chiedo sempre a chi diavolo si possa rivolgere una persona che fa la cronaca, in tempo reale, delle proprie azioni; e, non sapendomi dare una risposta, tendo a trovare il tutto un po' letterario, nel senso più artificioso del termine. Ma può essere un'idiosincrasia tutta mia, non lo escludo. Quello che davvero fatico a digerire è la prevedibilità della storia, un classico della letteratura breve, con un "colpo di scena" che purtroppo ho già incontrato spesso. E la grazia della scrittura e il protagonista ben tratteggiato non sono abbastanza per salvare la situazione.
11) ZAMPA DI LEGNO
Ciao Angela, il tuo racconto è impreziosito da un'ottima caratterizzazione e dalla grazia e l'accuratezza della descrizione psicologica del protagonista. Anch'io amo i finali aperti, inteso le situazioni in cui si intravede un bivio ( o un trivio) senza che venga definita la strada che prenderà il personaggio. In questo caso però vi è una sospensione che mi impedisce di vedere qualunque possibile strada. Non c'è epifania, passaggio emotivo, cambiamento. O, almeno, io non colgo. E un pò mi manca.
12) PECCATO, POTEVO FARCELA
A parte qualche refuso e la punteggiatura che potrebbe essere interpretata in altro modo, l'incipit del racconto avvince. Sembra la Terra, il pianeta preso in considerazione e il contesto incuriosisce. La tensione cresce, ci si aspetta un finale rivelatore ma al termine sono rimasta perplessa. Perché quest'uomo è ricercato? Cos'ha fatto? Come mai gli si rivolgono con un'inattesa cortesia? Mi sembra un brano tratto da un racconto più ampio; peccato non avere più elementi per intuirne la trama.

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erika.adale
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#14 » venerdì 13 novembre 2015, 0:29

La mia classifica è scritta un po' alla cavolo, cioè andrebbero scritti per bene titoli e autori...ma se limavo tutto, chissà a che ora postavo, già così ho fatto tardi. Ora non correggo perché non credo sia permesso, ma volevo dire che, ovviamente, al numero 9 c'è "Non c'è niente da ridere" di Maria Rosaria de Cellio

viviana.tenga
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#15 » venerdì 13 novembre 2015, 9:05

Eccomi! Scusate il leggero ritardo, avrei voluto postare prima ma ieri sera ho avuto un piccolo imprevisto è ho dovuto finire di scrivere gli ultimi commenti stamattina. Sono ragionati ma scritti un po' di fretta, se qualcuno risulta un po' confuso vi chiedo scusa e chiedetemi chiarimenti. Come già altri hanno osservato, un'edizione in cui molti racconti sarebbero stati da mettere ex-aequo. Per quel che mi riguarda, posizioni 1 e 2 sono racconti praticamente perfetti, dal 3 al 5 hanno qualche problemino minore, dal 6 al 9 (o forse anche al 10) si mischiano problemi un po' più consistenti ed elementi molto validi, negli ultimi i problemi sono un po' troppo forti rispetto alle note positive. Detto questo, ecco la classifica:

1)CONIGLI, di Ambra Stancampiano
Un racconto in cui sei riuscita a mettere dentro davvero tante cose senza che risultassero troppo compresse. Ben reso il personaggio e il suo straniamento dalla realtà, al punto che si arriva quasi a provare empatia per lui nonostante le cose terribili che fa. Belle anche le pennellate con cui ricostruisci la cornice storica, i grandi eventi filtrati dall'ottica del personaggio; la nascita della Repubblica rimane quasi sullo sfondo come qualcosa di poco chiaro, mentre si sente tutto il disagio legato all'opposizione nord-sud che il protagonista vive in prima persona.
Stavo per farti un'osservazione sul fatto che senza la nota la dinamica del furto/omicidio sarebbe un po' troppo fumosa, ma poi mi sono resa conto che la nota (escludendo i link) rientra comunque nei 3000 caratteri, quindi non lo si può nemmeno considerare un "barare".

2)NOTTI INSONNI, di Andera Partiti
Ottimo il modo in cui gestisci l'equivoco fino al finale. Sembra che si stia parlando di un tipo che vorrebbe smettere di fumare, anche se qualcosina non quadra del tutto (strano parlare di "ultima" quando ce ne sono altre tre nel pacchetto, la parte sugli incubi sembra un filino eccessiva). Poi arriva il finale, si capisce che si stava parlando di tutt'altro e le piccole sbavature quadrano del tutto. La forma forse potrebbe essere rivista qua e là e alcuni passaggi un po' snelliti, ma niente di grave, nel complesso un ottimo racconto.

3)L'ULTIMO ESEMPLARE, di LeggEri
Un racconto ben gestito, che tiene alta la curiosità del lettore fino alla fine. Il protagonista viene presentato come il solito riccone deciso a togliersi i capricci più strani e malati; le esitazioni nella vasca creano quel tocco di empatia necessaria a far funzionare a meglio il capovolgimento finale, quando la sirena si rivela in realtà una bestia famelica. Quello che si potrebbe migliorare è forse l'ambientazione: si capisce che siamo in un laboratorio/acquario segreto, che si chiedono grosse cifre per far credere di star comprando qualcosa di esclusivo, ma non è del tutto chiaro lo scopo di quelli che gestiscono il tutto: il secondo esemplare (se ci sarà) servirà ad arricchirsi ulteriormente? O lo scopo è salvare le sirene dall'estinzione? Ma se si tratta di gente mossa da motivazioni "alte", perché non tentare una qualche sorta di inseminazione artificiale, senza il bisogno di uccidere nessuno? "E' stato provato tutto, questo è l'unico modo" sarebbe stata una spiegazione sufficiente, semplicistica ma che avrebbe permesso di inquadrare meglio il tutto.

4)IO E T, di Maurizio Bertino.
Racconto estremamente surreale, forse un filino troppo, perché il lettore finisce col perdersi un po'. La storia è quella di un anziano con il suo tirannosauro immaginario, ma vengono dubbi su quanto anziano sia questo anziano quando parli della Conce che era amica di sua madre ed è ancora viva (a meno che non si stia confondendo nel riconoscere la gente, ma non è chiaro e crea confusione). Non è nemmeno chiaro cosa rappresenti il fatto che T mangi la gente (sono in realtà ricordi che si perdono per colpa di una malattia tipo Alzahimer?). La lacrima finale sembra invece indizio evidente di una malattia di cui il protagonista è in realtà consapevole.
In conclusione, un racconto estremamente ben scritto e suggestivo, ma che ha il difetto di rimanere un po' troppo fumoso.

5)ZAMPA DI LEGNO, di Angela Catalini
Ben resa la personalità del protagonista, il suo sconforto e la sua determinazione a non arrendersi davanti alla malattia. Mi è piaciuta molto la chiusura con la piccola rivincita finale; in quell'essere il primo a vedere l'alba ci ho letto un aver ritrovato se stesso, non ha più importanza cosa pensano gli altri ragazzini di lui, Stefano adesso sa che è in grado di affrontare la sua infermità e questo è quanto basta.
Quello che mi è piaciuto meno è il fatto che gli elementi vividi che hai messo nel racconto (il personaggio di Stefano, la scarpata e il mare) sembrano un po' sospesi nel nulla. I caratteri erano pochi ed è impossibile far entrare tutto, ma avresti potuto mettere qualche accenno che faccia intuire l'esistenza di una cornice più ampia intorno al poco che ci hai mostrato. Riprendo per esempio quello che ha dato nell'occhio a molti, ovvero la mancanza di genitori: sono d'accordo che non c'era lo spazio per inserirli, ma avresti almeno potuto dire che Stefano sta attento a non far rumore per non svegliarli quando esce di casa di notte, o qualche altro minuscolo accenno del genere.

6)UN'ULTIMA MONETINA, di Angelo Frascella
Un racconto che contiene diverse idee simpatiche (i personaggi che raccattano l'ultimo denaro contante i circolazione, ormai bistrattato da tutti, il mendicante che si inventa che hanno provato a dargli fuoco per mettere a disagio la gente, il finale a sorpresa con Neri che scappa coi soldi). Quello che non mi convince è lo scenario in cui hai costruito tutto questo, cioè l'idea che dopo un mega attacco informatico quelli che avevano solo soldi "virtuali" (che poi, anche le banconote sono pezzi di carta a cui diamo per convenzione un certo valore) si ritrovano senza niente e quelli con i contanti improvvisamente ricchi. Mi sembra che o il denaro contante è andato fuori corso, nel qual caso continua a esserlo, oppure aveva ancora un suo valore anche prima e quindi i personaggi erano già ricchi per averne accumulato tanto. Inoltre, ragionevolmente il denaro virtuale sarà "ristabilito" in tempi abbastanza brevi; in ogni caso, mi sfugge perché l'essere l'ultimo a possedere denaro fisico dovrebbe rendere così ricco il protagonista.
Comunque, il problema dell'ambientazione poco chiara si avverte, ma non al punto di togliere piacevolezza al racconto, che sotto tutti gli altri punti di vista è invece ben costruito.

7)5 NOVEMBRE DI QUALCHE SECOLO DOPO, di Francesco Nucera.
Un racconto il cui punto di forza è sicuramente nella prima parte, la lettera che trasmette benissimo le emozioni e il male di vivere del protagonista. La mia impressione è che non ci sia nemmeno una motivazione precisa dietro l'idea di far saltare in aria proprio il Vaticano: il protagonista ha bisogno di fare qualcosa di grosso per sentirsi riscattato, la scelta del bersaglio è quasi casuale (cioè, mi vengono in mente mille motivi per cui uno potrebbe voler far saltare in aria il Vaticano, ma dalla lettera del tuo protagonista non traspare nessuno di questi, quindi deduco che non ci sia un vero motivo). Anche alla luce di ciò, non capisco bene la reazione della moglie che dice "papà ce l'ha fatta" come se ci vedesse qualcosa di positivo, visto che non traspare mai nessun vecchio ideale comune (tra l'altro, la moglie è descritta come "una brava ragazza", e questo dà l'impressione che fosse fuori da eventuali ambienti estremisti frequentati da Daniele). Che accetti l'idea che il marito abbia voluto risolvere il suo malessere in questo modo lo trovo ancora più assurdo.
A parte questa perplessità che lo affossa un po', il racconto è comunque molto buono.

8)TOCCA A TE, di Veronica Cani.
Molto buona l'idea del racconto in tutto il suo sviluppo, con il personaggio di Edison che si ritrova prima guida, poi ultimo, poi individuo che lotta per mantenere la sua lucidità tenendosi fuori dalle dinamiche degli altri, infine unico sopravvissuto. L'impressione però che tu ti sia un po' persa nella gestione del tutto (che forse in effetti era un po' troppo complesso per il limite di caratteri concessi). Le situazioni che descrivi sono atroci, eppure l'orrore non riesce a passare. Forse avresti dovuto parlare meno di soccorritori, trivelle e messaggi, concentrarti solo sui minatori intrappolati e le loro dinamiche e far arrivare la squadra di salvataggio solo nel finale.

9)L'ULTIMO GIORNO DI LAVORO, di Raffaele Marra.
Un racconto ben scritto, ma che avrebbe potuto essere gestito meglio. Il colpo di scena finale è un po' prevedibile (non c'erano tante altre direzioni in cui il tutto poteva andare a parare) e nello stesso tempo lascia il lettore con l'impressione che tu abbia provato a imbrogliarlo. E' vero, rileggendo tutto ci si accorge che l'amarezza per dover lasciare il lavoro non c'è davvero, ma non c'è solo alla luce di quello che si legge dopo. Mi spiego: se avessi concluso dicendo che il commissario era davvero triste per aver lasciato il lavoro, la scena precedente non avrebbe presentato la minima incoerenza. Dal punto di vista tecnico, qualche piccolo segnale che facesse presagire il finale avrebbe dato più armonia al racconto. Da quello dei contenuti, il finale era comunque prevedibile, ma quello è un problema più complesso e difficile da risolvere.

10)TROTE IN UN SECCHIO, di Chiara Rufino
Di questo racconto mi è piaciuta molto l'atmosfera folle che hai saputo creare in modo efficace. Anche se di solito sono diffidente verso le ambientazioni anglofone, devo dire che qui ci sta bene. Purtroppo, si fa davvero troppa fatica a seguire la trama, soprattutto per tutta la parte sull'amico che scappa nel bosco e questo distrugge un racconto che di per sé ha un grande potenziale.

11)NOSTALGIA, di Beppe Roncari.
La scelta dell'intervista mi convince poco. Di più, l'impressione è quella di un'intervista sbrigativa con domande scontate e risposte brevi che non arrivano mai a dire qualcosa di veramente significativo, magari per una rivista che in genere non tratta temi importanti, ma ha fatto un articoletto perché questa cosa dell'ultimo uomo sulla Terra è particolarmente grossa (mi immagino che riviste più serie tratteranno la cosa in modo ben più approfondito). Il risultato è che emerge molto poco di quello che è successo alla Terra e forse ancora meno delle emozioni del protagonista, proprio perché il tono sbrigativo dell'intervista non lascia spazio per empatizzare. Carina l'idea di Duchamp rivalutato (e simpatico il fatto che accada con una motivazione poco artistica), ma non basta a contrastare il senso di piattezza generale.

12)PECCATO, POTEVO FARCELA, di LordMax.
Un racconto che scorre fin troppo liscio. Personalmente, non ho mai avvertito tensione, nemmeno l'equipaggio dell'astronave sembra avere particolari preoccupazioni riguardo alla missione. Arrivano, atterrano, trovano il criminale e lo arrestano senza che lui opponga nessuna resistenza, né c'è mai nessun elemento che possa far temere che qualcosa vada per il verso sbagliato. Insomma, un racconto ben scritto, ma che lascia molto indifferenti. Anche il fatto che il criminale arrestato sia l'ultimo e non il quarto o il penultimo non sembra avere molta rilevanza (o, per lo meno, non viene accentato in modo opportuno), quindi sono poco convinta anche della centralità del tema.

13)NON C'E' NIENTE DA RIDERE, di M.R. Del Ciello.
Racconto purtroppo poco riuscito. Accenni a un conflitto interessante, un protagonista con problemi psicologici che si sente in tutto e per tutto "ultimo" e una terapeuta distaccata e sbrigativa con sorrisi che il protagonista percepisce come falsi se non addirittura canzonatori. Purtroppo però questo conflitto rimane appena accennato, c'è una lunga introduzione fin eccessiva e il tutto si risolve con una battuta che non riesce a essere di impatto. Forse avresti dovuto cercare di far salire di più la tensione emotiva nella prima parte, spingere sulla disperazione e la frustrazione esistenziale del protagonista, e allora quel finale avrebbe avuto molta più forza.

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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#16 » venerdì 13 novembre 2015, 16:26

Cara Viviana,
Grazie ma non concordo con il tuo giudizio di "generale piattezza" del mio pezzo. L'ultimo uomo sulla Terra meritava ben altre interviste?!? Ma se la cosa straziante del racconto è precisamente il fatto che dopo 42 anni nessuno si fila più né lui né la Terra... Prova a leggere le interviste di quelli che sono stati sulla Luna. Forse capirai che cosa intendo.
Alla prossima! ;-)

viviana.tenga
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Re: LISTA RACCONTI IN GARA E VOSTRE CLASSIFICHE

Messaggio#17 » venerdì 13 novembre 2015, 22:45

Scusa, ammetto che il tuo è uno dei racconti che ho commentato un po' di fretta e probabilmente l'ho fatto in maniera un po' brusca. Provo a ricommentare. Su tuo suggerimento ho letto un'intervista a Buzz Aldrin trovata su Google (http://teacher.scholastic.com/space/apo ... erview.htm), provo a usarla come fonte di spunti su come avresti potuto dare più forza al tuo racconto. Ci sono per esempio delle domande su come è diventato astronauta (domande simili avrebbero aiutato a caratterizzare meglio il personaggio, che così com'è rimane un po' anonimo), o altre in cui si parla del ruolo che le esplorazioni spaziali hanno avuto nella guerra fredda e del perché non sia mai stata fondata una colonia sulla Luna (domande su questo stile avrebbero dato maggiore spessore all'ambientazione, che nel tuo racconto è un futuro post-apocalittico generico). Tra le domande su cosa si prova a stare sulla Luna ce n'è una che chiede "è vero che camminare lì è come saltare su un tappeto elastico?". Qualcosa di analogo avrebbe potuto essere un'occasione per dire qualcosa di più sulla vita dell'umanità nello spazio (quale potrebbe essere una cosa a loro familiare che possa rendere l'idea della "stranezza" della Terra?). Ovviamente nessuna di queste cose era necessaria, ma la mia impressione leggendo il tuo racconto era che mancasse qualcosa che gli desse un vero spessore (da qui il termine, forse un po' cattivo, di "piattezza"). Altro spunto: ci dici che nella tua ambientazione non c'è più interesse a missioni sulla Terra, ma non ci dici nulla sul perché, quali sono le dinamiche che hanno portato a questa situazione.
Insomma, mi dispiace dover ripetere il mio parere negativo, ma spero di aver argomentato un po' meglio (mi scuso di nuovo per averlo fatto pessimamente nel commento precedente): secondo me a questo racconto manca qualcosa. Quando l'ho letto ho trovato carina l'idea del ritrovamento di Duchamp, ma per il resto non mi ha lasciato niente. Poi ho visto che altri l'hanno apprezzato così com'è, quindi a te decidere se e quanto dare peso a queste mie perplessità, sicuramente soggettive. :)

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