Belluca!
Inviato: lunedì 17 gennaio 2022, 23:22
Belluca!
- Belluca!
- Si, Cavaliere?
- Dov’è il rapporto sulla pratica Ughi?
- Sulla sua scrivania, Cavaliere.
- Mi prendi per il culo? Ho già guardato: non c’è niente.
- L’ho lasciato lì ieri sera, Cavaliere. Sono sicuro che, se cerca bene tra i faldoni…
- Ti ho detto che ho già cercato, pezzo d’asino! Pensi che non sia in grado di guardare sulla mia stessa scrivania?
- No, Cavaliere.
- Benissimo: ora prepara quel dannato rapporto e non azzardarti ad andare via prima di averlo completato.
- Ma… io avrei finito il turno. Mi ci vorranno almeno altre tre ore per completare la pratica.
-Fatti tuoi, Belluca. La prossima volta farai più attenzione.
- Certamente, Cavaliere.
Spalanco la porta. Il porco è dietro la scrivania. Le carte gli scivolano tra le dita grassocce. Il volto cadente si contrae in una smorfia. Alza il braccio, indice teso: è pronto a vomitare insulti. Punto contro di lui il coltello. Impallidisce. La voce gli si strozza in un gemito.
Io sorrido ed entro in ufficio.
- Belluca!
- Si, Cavaliere?
- Hai terminato quei conteggi che ti avevo detto di fare?
- Li ho consegnati in segreteria mezz’ora fa.
- Bene, prendi queste pratiche: le voglio pronte per giovedì.
- Queste sono dell’Ufficio Contabilità, Cavaliere: perché le sta assegnando a me?
- Perché Capurso ha da fare. Ci sono altre priorità.
- Quali priorità? Impedire alla dirigenza di scoprire i disastri che combina tutti i mesi?
- Hai detto qualcosa, Belluca?
- No, Cavaliere.
- Bene. Ora levati di torno e non farti vedere prima di aver finito.
- Certamente, Cavaliere.
Aggiro la scrivania verso sinistra. Il porco scatta in piedi e lui cerca di scappare nella direzione opposta, ma inciampa nella sedia e finisce a terra. Si mette carponi: lo spingo giù con una pedata e lo prendo a calci. Il piede affonda nelle carni flaccide: strappa al porco grugniti e gemiti. Lui mi afferra la caviglia. Calcio via la mano e la schiaccio sotto il tacco. Lui strilla, io rido.
- Belluca!
- Si, Cavaliere?
- Cos’è questa storia che avresti fatto settantadue ore di straordinario questo mese?
- Ho avuto bisogno di fermarmi oltre l’orario d’ufficio per completare quelle pratiche che mi aveva assegnato.
- Sono troppe: te ne elimino quarantacinque, così non rischiamo di sforare con il monte ore mensile.
- Ma, Cavaliere… quelle ore le ho fatte davvero: sono venuto anche nel fine settimana per…
- Stronzate! È colpa tua che ci metti il doppio del tempo anche a fare la cosa più semplice!
- Ma io…
- Basta così! E ringrazia che non elimino anche le altre ventisette!
- Certamente, Cavaliere.
Afferro il colletto della camicia e obbligo il porco a voltarsi. Gli pianto le nocche nel naso, nelle guance, nella bocca. Cartilagini e ossa si spezzano. La pelle si lacera. Due incisivi volano via.
- Bellucaaaa! – Il porco sputacchia sangue e saliva, il volto schifoso ridotto a una maschera deforme. – Belluca, così mi ammazzi!
Gli tappo la bocca e appoggio la lama del coltello sulla gola.
- Certamente, Cavaliere…
- Certamente cosa, Belluca?
- Eh? Oh, niente, Cavaliere: stavo solo… riflettendo su una pratica.
- Torna al lavoro, incapace. Ti pago per lavorare, non per perderti in fantasie.
- Io... certo, come vuole.
- Riflettendo su una pratica… con la faccia che hai fatto, sembravi perso in una fantasia.
- Certamente, Cavaliere.
di Agostino Langellotti
- Belluca!
- Si, Cavaliere?
- Dov’è il rapporto sulla pratica Ughi?
- Sulla sua scrivania, Cavaliere.
- Mi prendi per il culo? Ho già guardato: non c’è niente.
- L’ho lasciato lì ieri sera, Cavaliere. Sono sicuro che, se cerca bene tra i faldoni…
- Ti ho detto che ho già cercato, pezzo d’asino! Pensi che non sia in grado di guardare sulla mia stessa scrivania?
- No, Cavaliere.
- Benissimo: ora prepara quel dannato rapporto e non azzardarti ad andare via prima di averlo completato.
- Ma… io avrei finito il turno. Mi ci vorranno almeno altre tre ore per completare la pratica.
-Fatti tuoi, Belluca. La prossima volta farai più attenzione.
- Certamente, Cavaliere.
Spalanco la porta. Il porco è dietro la scrivania. Le carte gli scivolano tra le dita grassocce. Il volto cadente si contrae in una smorfia. Alza il braccio, indice teso: è pronto a vomitare insulti. Punto contro di lui il coltello. Impallidisce. La voce gli si strozza in un gemito.
Io sorrido ed entro in ufficio.
- Belluca!
- Si, Cavaliere?
- Hai terminato quei conteggi che ti avevo detto di fare?
- Li ho consegnati in segreteria mezz’ora fa.
- Bene, prendi queste pratiche: le voglio pronte per giovedì.
- Queste sono dell’Ufficio Contabilità, Cavaliere: perché le sta assegnando a me?
- Perché Capurso ha da fare. Ci sono altre priorità.
- Quali priorità? Impedire alla dirigenza di scoprire i disastri che combina tutti i mesi?
- Hai detto qualcosa, Belluca?
- No, Cavaliere.
- Bene. Ora levati di torno e non farti vedere prima di aver finito.
- Certamente, Cavaliere.
Aggiro la scrivania verso sinistra. Il porco scatta in piedi e lui cerca di scappare nella direzione opposta, ma inciampa nella sedia e finisce a terra. Si mette carponi: lo spingo giù con una pedata e lo prendo a calci. Il piede affonda nelle carni flaccide: strappa al porco grugniti e gemiti. Lui mi afferra la caviglia. Calcio via la mano e la schiaccio sotto il tacco. Lui strilla, io rido.
- Belluca!
- Si, Cavaliere?
- Cos’è questa storia che avresti fatto settantadue ore di straordinario questo mese?
- Ho avuto bisogno di fermarmi oltre l’orario d’ufficio per completare quelle pratiche che mi aveva assegnato.
- Sono troppe: te ne elimino quarantacinque, così non rischiamo di sforare con il monte ore mensile.
- Ma, Cavaliere… quelle ore le ho fatte davvero: sono venuto anche nel fine settimana per…
- Stronzate! È colpa tua che ci metti il doppio del tempo anche a fare la cosa più semplice!
- Ma io…
- Basta così! E ringrazia che non elimino anche le altre ventisette!
- Certamente, Cavaliere.
Afferro il colletto della camicia e obbligo il porco a voltarsi. Gli pianto le nocche nel naso, nelle guance, nella bocca. Cartilagini e ossa si spezzano. La pelle si lacera. Due incisivi volano via.
- Bellucaaaa! – Il porco sputacchia sangue e saliva, il volto schifoso ridotto a una maschera deforme. – Belluca, così mi ammazzi!
Gli tappo la bocca e appoggio la lama del coltello sulla gola.
- Certamente, Cavaliere…
- Certamente cosa, Belluca?
- Eh? Oh, niente, Cavaliere: stavo solo… riflettendo su una pratica.
- Torna al lavoro, incapace. Ti pago per lavorare, non per perderti in fantasie.
- Io... certo, come vuole.
- Riflettendo su una pratica… con la faccia che hai fatto, sembravi perso in una fantasia.
- Certamente, Cavaliere.
di Agostino Langellotti