Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 17 gennario 2022!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
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gcdaddabbo
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Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#1 » lunedì 17 gennaio 2022, 23:54

Giovanni lavorava alla pressa da oltre vent’anni. Nessuno in quella fabbrica, e forse in tutto il comprensorio, conosceva quel mestiere meglio di lui. Era alto, energico, prepotente, settentrionale. Convinto di essere indispensabile al padrone ed alle donne della Riviera romagnola.
Carlo aveva bisogno di lavorare. Abitava da qualche giorno in una minuscola casa in fitto dove era venuto a vivere con la moglie incinta.
“Ci vuole qualcuno per lavorare con quel pazzo, in sostituzione di quello finito in infortunio ieri!”: gli avevano detto quando era andato a chiedere. “Ce la farai tu? Provaci!”
Carlo era basso, mite per natura, meridionale.
Non si era ancora avvicinato all’incollatrice che vide volare un pezzo di legno che riuscì ad evitare per pochi centimetri.
“Come ti chiami? Uè burdelin’, dico a te! Sei marocchino? Prendi e passa! E veloce! Qui si lavora!”
“Carlo.”
Quando si trattò di infilare tra i ripiani della pressa calda i pannelli incollati, Giovanni ridacchiando azionò la manovella di chiusura quando le braccia di Carlo erano ancora sotto. Riuscì a toglierle appena in tempo. Sentì il calore dei ripiani sulla pelle. Non disse niente.
Dopo due ore, Giovanni volle il cambio. Toccava a Carlo prendere i pannelli con la colla.
Gli scherzi continuavano. Era sempre Giovanni ad azionare la manovella.
Nel pomeriggio Giovanni cominciò a raccontare le sue avventure mirabolanti con le “femmine” della riviera. Chiedeva a Carlo se sapesse come si fa con le donne.
Per una settimana, continuò così. Solo gli epiteti si facevano più pesanti e gli scherzi più pericolosi.
Carlo intanto cantava lavorando, tanto con il frastuono delle macchine non lo sentiva nessuno.
L’operaio in infortunio ritornò, ma per dire che intendeva cambiare lavoro. “Con quello non ci sarebbe mai voluto tornare.” Carlo rimase a lavorare ed anche Giovanni sembrava contento.
La mattina era sempre lui a preparare la colla sciogliendo l’induritore.
Carlo lo osservava. Aveva le braccia tutte ossa e muscoli, ma i vasi sanguigni erano grandi come corde. Ci sentiva poco e, a volte, sembrava avere degli scatti improvvisi che non riusciva a controllare. La mattina metteva l’induritore nell’acqua e la girava con le braccia. Si decise a chiedere: “Perché non usi un bastone?”
“Vedi che non capisci niente. Se usi un bastone come quello che non hai tra le gambe, ma in testa, non si scioglie. Meridionale del c****o. E dicono che hai studiato.”
Carlo ci pensò lavorando. Quel giorno cantò di meno. Poteva essere semplicemente una reazione chimica che aveva bisogno di calore per svilupparsi. Quel poveraccio si era ridotto così perché non l’aveva capito e nessuno si era curato di dirglielo.
La mattina successiva, badando di usare il massimo tatto, glielo accennò e sembrò funzionare.
L’induritore si scioglieva comunque e Giovanni ricominciò a ragionare.
Ora gli scherzi erano meno pericolosi e lo chiamava: Sartana.
Carlo diventò amico di tutti, scoprì errori nei conteggi degli stipendi e fu nominato rappresentante sindacale. Giovanni sembrava orgoglioso di lui, anche se continuava a fargli i suoi piccoli soprusi quotidiani ai quali Carlo non reagiva.
Poi, una mattina, Ciccio, il capo operaio, decise di spostare, in una sola volta, un gran mucchio di pannelli interi tanto pesante che il muletto non riusciva a sollevarli. Fece salire tutti gli operai sul retro per equilibrare il peso. Ci salirono anche Carlo e Giovanni. L’equilibrio era precario. Dopo una decina di metri, una buca e il muletto ondeggiò. Quelli che erano dietro saltarono giù di colpo. Carlo che era più in alto volò sopra il carico. Giovanni fu visto piangere, ma Carlo si alzò e lo andò a consolare. Era andata bene. Carlo, dopo qualche mese, lasciò la fabbrica e si andò a laureare.
Giovanni Carlo D’Addabbo



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antico
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#2 » martedì 18 gennaio 2022, 0:03

Ciao Giovanni Carlo e benvenuto nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona PATRIZIA RINALDI EDITION!

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Il Calmo
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#3 » mercoledì 19 gennaio 2022, 11:33

Ciao.
Allora ho letto attentamente il racconto e devo dire che sicuramente ha dei pregi come la chiarezza e la scorrevolezza. Purtroppo però, almeno per la mia opinione puramente personale, finiscono qui.
Mi spiego meglio.
Il racconto secondo me soffre del problema che è molto raccontato e poco mostrato. Tutto accade in sequenza e in fretta e tutto sembra essere telefonato e stereotipato, a partire da questa contrapposizione nord e sud che poi alla fine si scioglie in tarrallucci e vino.
Ci sono parti che cambiano repentinamente come “Carlo diventò amico di tutti”…sembra che ci diventi da un giorno all’altro e spezzano il ritmo.
Anche la scena finale che è interessante e forte viene raccontata in poche righe senza pathos e l’ultima frase mi ricorda più un “vissero tutti felici e contenti” che secondo me c’entra poco col clima di fabbrica anni 70 che descrivevi all’inizio.
Ecco secondo me questo racconto poteva proprio essere una favola vera e propria e allora avresti potuto dargli questo taglio più raccontato che però sarebbe stato perfetto e in linea.
Scusa se sono stato diretto ma sono solo mie sensazioni che ho colto alla lettura! Alla prossima.

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GiulianoCannoletta
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#4 » giovedì 20 gennaio 2022, 8:45

Ciao, piacere di averti letto.
Del tuo racconto mi è piaciuta molto l'ambientazione e la declinazione del tema. Hai ricreato molto bene questo contesto di fabbrica e i soprusi, sempre più insistente di Giovanni nei confronti di Carlo.
Lo stile che hai usato invece non mi hai convinto molto. Racconti molte cose in un testo breve e questo mi ha creato un effetto di distacco, come se stessi leggendo un riassunto didascalico di una storia molto più lunga.
Un'altra cosa che non mi ha convinto sono le descrizioni iniziali che fai dei personaggi. Credo che non ci fosse bisogno di esplicitare che Giovanni era prepotente e Carlo mite, poiché emerge bene dai fatti successivi. Come lettore preferisco arrivare a queste considerazioni da solo che trovarmele spiattellate dall'autore nelle prime righe.
A rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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SilviaCasabianca
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#5 » giovedì 20 gennaio 2022, 11:18

Ciao Giovanni,

Eccomi a commentarti per la prima volta.
La mia esperienza è stata quella di una lettrice piuttosto sollevata dal leggere il titolo del tuo racconto e poi l'incipit.
Mi ha davvero fatto felice il fatto che tu abbia declinato il tema in un'ambientazione storica, realista, ricca e pragmatica. Ho sperato non ti chinassi al classico racconto dei soprusi fisici senza carezzare l'aspetto psicologico e devo dire che da questo punto di vista non mi hai deluso. Tuttavia sono d'accordo purtroppo con i ragazzi qui sopra, lo stile è davvero troppo raccontato, non c'è personalizzazione, queste scenae sarebbero potute accadere lì ed in quel momento e a loro, così come a molti altri personaggi, luoghi, situazioni. Non c'è la storia, c'è solo la trama, ma la trama poi deve vivere, deve vibrare, e per quanto sia consapevole del fatto che non sia facile (lo so in prima persona) ritengo che sia necessario, almeno nel 50% del racconto.
In bocca al lupo e non scoraggiarti mi raccomando!

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Pietro D'Addabbo
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#6 » giovedì 20 gennaio 2022, 18:46

MatteoMantoani ha scritto:Prime Impressioni: Ciao Giovanni. Piacere di rileggerti e ricommentarti! Ahia ahia.. questo racconto non mi ha proprio convinto.
... Sembra una fiaba della buonanotte raccontata con poca energia dalla nonna che ha più sonno del nipote. Non prendertela, ma ti ho visto fare molto di meglio. ...


Ciao Matteo, temo ti stia confondendo, ma ci hai quasi azzeccato.
Giovanni Carlo e' mio padre... quindi il nonno delle mie figlie.
^__^

Ho trascinato qui anche lui, visto che a entrambi piace scrivere. Ha uno stile 'anni 70' anche nella scrittura. ;-)
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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MatteoMantoani
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#7 » giovedì 20 gennaio 2022, 18:51

Pietro D'Addabbo ha scritto:
MatteoMantoani ha scritto:Prime Impressioni: Ciao Giovanni. Piacere di rileggerti e ricommentarti! Ahia ahia.. questo racconto non mi ha proprio convinto.
... Sembra una fiaba della buonanotte raccontata con poca energia dalla nonna che ha più sonno del nipote. Non prendertela, ma ti ho visto fare molto di meglio. ...


Ciao Matteo, temo ti stia confondendo, ma ci hai quasi azzeccato.
Giovanni Carlo e' mio padre... quindi il nonno delle mie figlie.
^__^

Ho trascinato qui anche lui, visto che a entrambi piace scrivere. Ha uno stile 'anni 70' anche nella scrittura. ;-)

XD ahia.. scusa. L'ha scritto lui? Davvero, stasera sono stanco io e non me ne sono proprio accorto. Spero di non averlo offeso, sta tutto allora nello stile un pochino retrò.. comunque si vede che è una storia di vita vissuta. Un'autobiografia? Chiedo scusa, se me ne fossi accorto non avrei usato questo tono confidenziale..

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MatteoMantoani
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#8 » giovedì 20 gennaio 2022, 18:58

Prime Impressioni: Ciao Giovanni. Perdonami ci tengo a riscrivere completamente il mio commento, se posso cancellerò quello precedente.

Aderenza al Tema: No problem.

Punti di Miglioramento: Allora, dopo la figuraccia di prima XD ci tengo a dirti che, sebbene il racconto abbia dei pregi, il modo in cui è scritto andrebbe un pochino rivisto per renderlo più coinvolgente. Il narratore si prende un po' troppa distanza dal lettore, e questo si percepisce dal tono quasi "fiabesco" con cui la storia viene raccontata.. La prima e la seconda parte sono un pochino squilibrate, cioè il cambio da una situazione di conflitto a quella di carriera è troppo repentina. Il finale non mi è arrivato, ovvero la storia si conclude ma mi manca quel quid per apprezzarlo davvero.

Punti di Forza: Sebbene i difetti di cui sopra, il racconto ha delle parti ricche di particolari molto ben resi, specie per quanto riguarda la vita in fabbrica e le modalità di lavoro. Ho come l'impressione che tu ti sia documentato o conosca queste cose per averle vissute, e questo è un bene. Il conflitto tra settentrionali e meridionali è un tema che ormai è un cliché ma che comunque si sfrutta ancora, vedi i millemila film che vertono su questo "scontro di culture". Quindi, sebbene non originalissimo, io l'ho ritrovato volentieri.

Conclusioni: Per me è un buon inizio, se davvero vuoi prenderti del tempo per migliorare il tuo stile penso che tu sia approdato nel posto giusto! Punta a raccontare ancora le ambientazioni che conosci così bene, magari andando a puntare di più sulle sensazioni interiori dei tuoi personaggi, scegliendo un tipo di narratore diverso, che riesca a coinvolgere di più il lettore. Davvero scusa per la confusione che ho fatto col primo commento XD

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gcdaddabbo
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#9 » venerdì 21 gennaio 2022, 17:19

Ringrazio per le osservazioni ed i suggerimenti ricevuti. Sono alla prima esperienza di questo tipo e li ritengo davvero preziosi.
Come qualcuno ha intuito, il racconto riassume un’esperienza da me vissuta (sono io quel Carlo) tra il 1976 ed il 1979.
Mi sembra comunque opportuno precisare che il confronto principale non voleva essere tra un settentrionale ed un meridionale, ma tra un operaio formatosi nella fabbrica ed uno studente venuto a lavorarci.
Chi subisce i soprusi? Solo apparentemente il secondo che comunque è pienamente consapevole del mondo in cui si trova a vivere. L’oppresso è Giovanni, abituato a scaricare le proprie frustrazioni sui compagni con cui lavora, vittima inconsapevole del sistema e persino del segreto che custodisce gelosamente. L’incantesimo si rompe quando si rende conto che l’oggetto dei suoi scherzi, non solo non si è vendicato, ha fornito a lui vantaggi fisici, economici e la coscienza della propria condizione. Piange quando ha paura che Carlo, l’unico, come Matt Damon in Genio ribelle, in grado di allontanarsi da quel “buco nero”, possa essere rimasto vittima del sistema e teme che non riesca a liberarsi e fuggire via.

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Luca Nesler
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#10 » lunedì 24 gennaio 2022, 11:06

Ciao Giovanni! Il racconto non mi è piaciuto. Hai scelto di raccontare dei soprusi ricevuti in fabbrica per pregiudizio, non originalissimo, ma ci sta. Oltre alla vicenda che tra sviluppo e finale risulta poco coinvolgente o stimolante, ci si mette anche uno stile che ha molto da stistemare. Hai raccontato tutto come si potrebbe raccontare una barzelletta al bar. Per questione di tempo ti faccio solo un esempio: “Per una settimana, continuò così. Solo gli epiteti si facevano più pesanti e gli scherzi più pericolosi.”
Questa è una sintesi priva di qualunque coinvolgimento. Non so quali siano gli epiteti, non ho visto nemmeno uno scherzo. Non so cosa intendi e posso solo prendere la cosa come un dato sterile.
Anche il titolo mi sembra non avere alcuna intenzione di offrire qualcosa di accattivante al tuo lettore. Potrebbe essere il titolo di un documentario o un articolo di approfondimento, ma non ha nulla di narrativo.
Sono sicuro che qui su MC troverai molti spunti e occasioni per raffinare il tuo modo di scrivere e avere sempre più soddisfazione. Di solito entro più nel merito della scrittura, ma in questi giorni ho davvero i “minuti contati” e non posso fare di più. Spero di aiutarti con un confronto più fruttifero in futuro!
Alla prossima!

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Signor_Darcy
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#11 » lunedì 24 gennaio 2022, 17:34

Ciao Giovanni.
Considero il racconto come una fiaba, che fa suo il tema e cerca di declinarlo come riesce. C’è quasi solo raccontato, che di per sé non è un male, anzi; ma succedono troppe cose e alla fine si ha solo l’impressione di leggere una lunga sinossi.
Buona però la descrizione dei personaggi, pur stereotipata, e traspare la conoscenza del luogo di lavoro – o almeno così ho avuto l’impressione.

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Shanghai Kid
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#12 » mercoledì 26 gennaio 2022, 22:14

Ciao Giovanni Carlo e piacere di averti letto.
Il tuo racconto è carino, in fondo dolce, ma ci sono delle cose che non mi convincono. Questo è davvero uno di quei casi in cui il raccontato crea un senso di falsità troppo grande (almeno per me) per permettere al lettore di godersi davvero la storia. Penso che questo stesso testo, riscritto con più mostrato, possa rendere davvero di più. Se fossi in te ci proverei, perchè la storia è davvero piacevole.
A rileggerti.

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david.callaghan
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#13 » mercoledì 26 gennaio 2022, 23:31

Ciao Giovanni
benvenuto.
Il racconto ha dei punti molto interessanti, però trovo la struttura troppo confusa. Alla fine hai messo troppa carne al fuoco e si perde completamente il pathos della storia. Credo che dovresti soffermarti a pensare a quali parti sono realmente necessarie per la tua storia e tagliare il resto. Di sicuro la prossima volta andrà molto meglio! Un saluto.

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antico
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Re: Vita di fabbrica degli anni 70 di Giovanni Carlo D'Addabbo

Messaggio#14 » mercoledì 2 febbraio 2022, 18:34

Questo testo è chiaramente soggetto al "primo impatto da MC": la chiusa è troppo veloce rispetto alla prima parte e questo lo porta a perdere di coerenza interna e a fornire la percezione di un prodotto non completo. Detto questo, anche la prima parte pecca di qualche problematica, ma se il ritmo si fosse mantenuto costante fino alla fine si sarebbe potuto fare un'analisi più completa. Resta il fatto che quello che percepisco è consapevolezza e anche una mano con ottime potenzialità. Questo racconto non è uscito con il buco? Pace, sarà per i prossimi. Anche i prossimi avranno problematiche? Di mese in mese si migliorerà tutti insieme. Come valutazione direi un pollice ni tentende al positivo.

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