Mentre fuori c'è il sole

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 17 gennario 2022!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
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Shanghai Kid
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Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#1 » lunedì 17 gennaio 2022, 23:57

Mentre fuori c’è il sole

Guardo fuori dalla finestra e vedo quello che la vita può offrire, quello a cui devo rinunciare.
È una bella giornata, per chi è libero deve essere uno spettacolo godersi un sole così.
Sono anni ormai che mi ritrovo circondato da queste quattro pareti luride, di un colore che toglierebbe l’allegria a chiunque, scrostate qua e là.
Non è così per tutti, lo leggo negli occhi degli altri prigionieri, lo capisco da come si comportano.
Che vita può essere questa? Sto sprecando i miei anni migliori, cazzo. La mia giovinezza chiuso qui dentro, a marcire, a fottermi l’energia, a soffocarla nella noia di quella che mi sembra una punizione ingiusta.
Chi lo stabilisce cosa si debba e non si debba fare?
Siamo così sicuri che l’idea imposta di cosa è giusto sia l’unica possibile?
Mi sembra di vivere nell’attesa dell’ora d’aria, come un cane chiuso in un triste appartamento di cinquanta metri quadri che aspetta che il padroncino si degni di portarlo a pisciare e a fare due corse.
Non è sempre stato così, no.
Mi ricordo quando da bambini, io e il Claudio giocavamo a fare gli astronauti. Bastava poco, allora, per essere altrove: rubavamo i caschi e i guanti dei nostri padri, ci infilavamo gli stivali di gomma, zaino in spalla e via.
Il divano si trasformava immediatamente nel nostro razzo. Immaginarsi liberi a fluttuare nell’Universo era una cosa facile, allora.
Liberi…
Avevamo il dono dell’ubiquità: eravamo in salotto e sulla Luna, nello stesso momento.
Adesso no. Adesso, io ci provo ancora a viaggiare lontano, almeno nella mia testa. Ma questi bastardi mi ritirano giù, mi sbattono dentro questa gabbia a buttare nel cesso i miei giorni, anche quelli con un sole così.

Mi sento un fastidio nel naso. Questa volta deve essere grossa. Controllo che il secondino non mi fissi con quel suo sguardo indagatore da frustrato di merda e mi infilo l’indice nel naso. Se le dita delle mani avessero un lavoro, il mio indice sinistro sarebbe un minatore, cazzo. Estraggo la caccola e la guardo divertito: è grande. Un’altra occhiata furtiva al secondino. Via libera: la attacco al muro.
Mi viene da ridere, è la mia piccola vendetta.
Tanto fa già schifo così.
Uno che sta nella cella accanto alla mia mi ha raccontato che qualche mese fa poco ci mancava che gli cadesse l’intonaco in testa. Figuriamoci se il problema sono le mie caccole.

Un rumore acuto mi ricorda che è l’ora del cambio della guardia e quello che sta per succedere non mi piace.
Tra ‘sti stronzi ce ne sono anche di simpatici, ma la maggior parte sono degli sfigati. Io non so un cazzo del mondo, ma se fai un lavoro così devi per forza essere un incapace, o quantomeno un infelice.
Questo però è il peggiore. Penso che mi abbia preso di mira perchè non c’è giorno che mi lasci stare. Si vede che si gongola nel suo ruolo. È un sadico e ci gode a umiliarci, a ricordarci i nostri rispettivi ruoli, a sbatterci in faccia che non saremo mai all’altezza di quel sole che c’è fuori, non fino a che non ci avranno “riparato”, insegnato a essere cittadini responsabili e non avanzi di una società che sta marcendo. Qualche volta è stato capace di misericordia, ma mai con me. Sembra che ci goda a sbattermi in faccia il mio fallimento.
Secondo me non scopa.
Mi faccio piccolo piccolo, lo facciamo in tanti qui dentro quando arriva lui, che almeno non mi vede e se non mi vede magari è la volta buona che mi lascia stare.
Abbasso la testa e mi stringo in me stesso: che oggi l’umiliazione sia di qualcun altro.
“Allora… Locatelli,” il mio aguzzino appoggia la borsa e un mezzo sorriso lo fa assomigliare al Joker.
Mi sento il cuore dappertutto. Stringo i pugni. Non può chiamare di nuovo me, maledetto stronzo.
“Vediamo un po’ se questa volta l’hai studiata la rivoluzione francese” mi dice mentre apre il registro.
Il mio vicino di banco tira un sospiro di sollievo.
Sono pronto a un altro quattro.



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antico
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#2 » lunedì 17 gennaio 2022, 23:59

Ciao Elisa! Tutto ok con i parametri, buona PATRIZIA RINALDI EDITION anche a te!

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Gianni Tabaldi
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#3 » mercoledì 19 gennaio 2022, 10:44

È la mia prima partecipazione a Minuti Contati e questo è il mio primo commento. Abbi quindi pazienza se dico qualcosa fuori fuoco, o di non pertinente, ma la mia inesperienza non mi ha ancora fatto prendere le misure.

Non sto ad analizzare pezzo per pezzo il testo, come ho visto fare altrove, perché secondo me eventuali errori, scene non chiare, ripetizioni, sono semplicemente dovute alla peculiarità del contesto. Si scrive di fretta per rimanere nei tempi, e a volte si fanno scelte che non si farebbero in una situazione di scrittura normale, per rimanere all'interno dei caratteri consentiti.

Se poi invece sto sbagliando, e il format non va tenuto in conto e si devono analizzare i testi come se non avessero limitazioni, allora ditemelo, cercherò di adeguarmi.

Arrivando al tuo testo: apprezzo molto il fatto che tu, anche in un testo così breve, abbia cercato di infilarci un messaggio.

Per come l'ho inteso io, anche le situazioni più normali e comuni, come la vita scolastica, se vissute in una maniera malsana, vengono viste come un sopruso, una pena.

Come dicevo, è la mia prima partecipazione, e credo di avere fatto un ragionamento simile al tuo. Di solito un romanzo può avere tanti punti di forza. Una trama avvincente. Bei personaggi. Uno stile raffinato e che ti tiene incollato alla pagina. Un messaggio e un tema di fondo che fanno riflettere. I capolavori in genere hanno quasi tutto. I romanzi buoni solo alcune di queste cose.

In una formula così compressa nel tempo e nei caratteri, dobbiamo scegliere, ma anche solo mettere una di queste cose (in questo caso, correggimi se ho interpretato male io, è il messaggio) è indice di una saggia gestione delle cartucce che possiamo sparare.

Quindi l'intenzione e il messaggio, perlomeno a me, sono arrivati forti e chiare (poi come detto dimmi tu se ci ho letto giusto, o ho acceso il macinino delle stronzate). Ed è un tema molto buono, la sottile differenza tra la quotidianità e ciò che dovrebbe essere "normale", e il fatto che poche, minime discriminanti possano tradurla invece in, appunto, "piccoli soprusi quotidiani".

Se plaudo l'intento e l'idea di fondo, non ho apprezzato del tutto la realizzazione.

Secondo me hai giocato un po' sporco. Intendo: è un po' come i romanzi gialli, dove non viene data al lettore, in alcun modo, la possibilità di indovinare l'assassino. Il ribaltamento finale arriva, più che inaspettato, in maniera forzata.

Hai dato un hint sul fatto che non si trattasse di un vero detenuto, e che lasciava sospettare che la voce narrante avesse qualcosa di infantile (mi riferisco al ricordo del giocare agli astronauti), ma poi le considerazioni, lo stile, la terminologia del narratore erano (tranne per l'episodio della caccola) estremamente amare, adulte e serie.

Il messaggio, come dico sopra, era per me sufficientemente forte senza dover puntare troppo sul ribaltamento di prospettiva finale, che hai cercato di renderlo il più netto possibile. Ma non è reso in maniera ottimale, o efficace.

Di positivo, se mi posso permettere, posso dire però che appunto l'idea è abbastanza buona che, se sviluppata senza limiti di tempo e caratteri, può generare un racconto che sia valido come storia a sé, e non semplicemente come "cosa che ho scritto per Minuti Contati". Che credo sia un buon traguardo. Scriviamo in un contesto, con delle regole e delle limitazioni. Ma se riusciamo a tirare fuori qualcosa che potrebbe funzionare al di fuori delle contesto, delle regole e delle limitazioni, allora vuole dire che stiamo facendo bene.

Ma come detto io sono l'ultimo arrivato, letteralmente. E potrei aver detto una marea di cagate!

(Non so nemmeno come votare, dovrò molestare ancora l'Antico!).

alexandra.fischer
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#4 » mercoledì 19 gennaio 2022, 16:49

MENTRE FUORI C’E’ IL SOLE di Elisa Belotti Tema centrato. Racconto molto bello: perché si muove su due piani ben congegnati. Nel primo, il Lettore si immedesima in un carcerato di giovane età, alle prese con secondini e compagni di sventura nel mondo spietato e sporco della galera, sporco anche fisicamente come si vede nella scena della caccola e del muro lercio, ma anche dei compagni che ti mettono la testa nella turca. Certo domina il sole, simbolo di libertà e redenzione, ma il nostro protagonista nel fiore degli anni lo vede come un qualcosa di lontano, vede sfiorire la giovinezza e ricorda il gioco agli astronauti con l’amico: ben reso, caschi, stivali di gomma, tute, e basta poco per cambiare universo. Spiazzante, in modo brillante, il finale: carcere? Ma no, è una scuola. E con tanto di professore di storia che si accanisce sul Nostro, il quale paventa il disastro sull’interrogazione basata sulla rivoluzione francese.

Attenzione,
ti riporto la frase corretta:
“Vediamo un po’ se questa volta l’hai studiata, la rivoluzione francese”

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Andrea76
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#5 » venerdì 21 gennaio 2022, 18:01

Ciao Elisa, piacere di rileggerti.
Mi è piaciuto molto il modo in cui proprio all’ultimo capovolgi la percezione del lettore. Credo che il fatto di volerlo stupire sia il tuo marchio di fabbrica, visto anche il plot-twist del racconto della scorsa edizione. Anche in questo caso il finale è sicuramente l’ingrediente più stuzzicante a cui hai pensato.
Mi piace l’architettura della storia. Meno lo stile. Hai scelto una narrazione “da dentro”, introspettiva. Tutte le riflessioni del protagonista sono scritte bene, ma mancano di una messa in scena. Nella prima delle tre parti, ad eccezione del riferimento alle quattro pareti luride, tutta l’impalcatura del racconto si sorregge sui pensieri del pdv. Questo secondo il mio gusto personale emoziona poco il lettore, che in genere invece è attratto dai dettagli sensoriali. La mia idea è che se avessi alternato i pensieri del pdv con le caratteristiche della sua cella/aula, avresti aumentato in chi leggeva la sensazione di angoscia.
Difatti, secondo me, il pezzo più riuscito (finale a parte) è quello della seconda parte, dove attraverso la perlustrazione nasale del pdv rendi palpabile la sensazione di disagio e di disgusto che emana il luogo in cui si trova il protagonista.
Nella terza parte avresti dovuto insistere sulla fisicità del secondino/professore che entra nella stanza. Invece ti perdi un po’ nella retrospettiva: È un sadico e ci gode a umiliarci, a ricordarci i nostri rispettivi ruoli, a sbatterci in faccia che non saremo mai all’altezza di quel sole che c’è fuori, non fino a che non ci avranno “riparato”, insegnato a essere cittadini responsabili e non avanzi di una società che sta marcendo. Ecco, trovo che se invece fossi rimasta sul pezzo insistendo sui dettagli fisici di lui e del contesto, l’empatia del lettore con il pdv sarebbe aumentata.
Un ultimo consiglio, nel mio piccolo: mi sarebbe piaciuto che ci dicessi anche all’inizio che si chiamava “Locatelli”. Intanto perché se associ subito un nome al personaggio aiuti il lettore a focalizzarlo. E poi avresti potenziato il colpo di scena del ribaltamento finale, considerando il fatto che chiamare per cognome è una cosa che - guarda caso - si fa sia in carcere che a scuola.
A rileggerti.

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Andrea Lauro
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#6 » sabato 22 gennaio 2022, 15:51

Ciao Elisa! Un racconto con finale a sorpresa, mica l’ho visto arrivare! Mi piace come scrivi, dipingi bene le scene con un misto di sensazioni e dettagli che fanno presa. In particolare il secondo segmento, quello sulla caccola per capirci, è ben piazzato: arriva dopo una lunga sequenza riflessiva dove abbiamo somatizzato con lui, e quel gesto ha un non so che di frivolo e soprattutto liberatorio. Ti fa tirare un sospiro, una risatina e ti prepara all'ultimo segmento.

Il finale con super disvelamento a sorpresa, mi rendo conto, è sempre una carta a due facce (come tutte le carte, del resto). Vogliamo chiamarla moneta? Chiamiamola moneta. Piace a molti, ma non a tutti. Troverai sempre qualcuno che ha qualcosa da dire. A me sarebbe piaciuto continuare a immaginarlo in una cella vera, ora che mi ero fatto il trip e semine importanti non c'erano state. Ma cos’è questo, il mondo dell’ideale? No, siamo sempre qui a scannarci in questa arena, quindi buono così!

Direi che metto il tuo racconto sopra quello di Floccari, che ha sempre un finale a sorpresa che sulle prime non ho capito (mentre il tuo è arrivato subito).
buona edition!
andrea

Dario17
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#7 » sabato 22 gennaio 2022, 16:43

Ok, qua la sola l'interpretazione del tema è già tosta da commentare.
L'origine dei soprusi è la scuola.
E non una scuola malsana e deviata, ma solo una scuola. È un sopruso dover andare a scuola. Certo, sappiamo tutti che in linea di massima non sia così, ma se la vediamo da un punto di vista di un bambino/ragazzino immaturo per definizione che ha voglia di giocare e basta ci può stare.
Ma allora com'è che il pov sia capace di analisi critiche, seppur erronee, tipo: a sbatterci in faccia che non saremo mai all’altezza di quel sole che c’è fuori, non fino a che non ci avranno “riparato”, insegnato a essere cittadini responsabili e non avanzi di una società che sta marcendo ?
Per lo stile, c'è poco da dire.
La focalizzazione è TUTTA all'interno, il mondo attorno al protagonista è sfuocato e forse lo è un po' troppo per forzare la rivelazione finale.
Mi lasciano poco questo tipo di storie, ma è un mio punto di vista personale.
- Avevamo il dono dell’ubiquità: eravamo in salotto e sulla Luna, nello stesso momento. - due bambini che giocano agli astronauti, coinvolti e partecipi, non sono nel salotto ma soltanto sulla Luna. Se si gioca fatto bene, e i bambini ne sono capaci alla grande, il mondo reale attorno a loro sparisce proprio.
Cinque righe per l'estrazione della caccola mi paiono superflue.
Un pezzo un po' meh.
Stile gradevole ma piuttosto fumoso di contenuti narrativi.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#8 » martedì 25 gennaio 2022, 14:46

Ciao Elisa, piacere di leggerti.

Giochi con la percezione del lettore portandoci nel POV di un protagonista che vede la realta' a suo modo. Arrivato alla disvelazione finale mi hai fatto pensare ad Argento Vivo, la canzone che parla dei bambini con bisogni educativi speciali e di come la scuola possa apparire loro come una prigione. Tuttavia nella canzone la metafora e' lampante, mentre il tuo racconto la nasconde attraverso un uso continuo di termini tratti di peso dalla realta' carceraria e di sua esclusiva pertinenza, che non si mescolano mai con quelli della scuola fino all'ultimo. Inganni simili mi piacciono molto di piu' quando sono le parole usate ad essere bivalenti, comuni ai due ambienti, come compagni per indicare sia quelli di cella che quelli di classe, vigilanti invece di guardie e secondini. Aguzzino, che usi solo alla fine, rientra benissimo in questa categoria, anche 'ora d'aria' per indicare la ricreazione in giardino.
Qualcosa che invece e' fuorviante in maniera gratuita e' la metafora del cane, ci restituisci un protagonista prigioniero solitario che incontra gli altri solo nell'ora d'aria, mentre nella cella/classe insieme a lui ci sono sempre altri prigionieri/studenti.

Il bello del racconto e' che il tutto rimane gradevole anche omettendo il plot twist, come racconto del disagio esistenziale di un prigioniero realmente in carcere. Sarebbe stato ugualmente godibile, grazie allo stile che hai messo in campo.

Alla prossima.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#9 » mercoledì 26 gennaio 2022, 21:16

Ciao Elisa,

piacere di rileggerti. Il tuo racconto mi ha strappato un sorriso e il finale ha effettivamente l'effetto sorpresa che speravi. Il mio personalissimo problema è che per tutto il testo ho immaginato qualcosa di più rude, un finale che esplodesse con violenza. Ho però capito che il problema era su una mia percezione sbagliata con una seconda rilettura, in quanto - conscia del reale pdv - ho notato vari riferimenti all'età reale.
Sei stata brava quindi. Emotivamente mi ha preso meno del tuo ultimo lavoro se devo essere sincera, ma queste sono preferenze soggettive.
A presto,
Morena

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Stefano.Moretto
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#10 » giovedì 27 gennaio 2022, 19:29

Ciao Elisa,
mi è piaciuto molto il twist finale che hai dato al racconto, e come sempre il tuo stile è limpido. La parte più bella è leggere tutto una seconda volta per avere l'ottica "nuova" dello studente.
L'unica critica che mi viene da fare è che la prima parte è lunga e anche un pochino pedante: ascoltare per tanto tempo una persona che non fa altro che lamentarsi è noioso, persino lo scaccolarsi senza farsi vedere diventa interessante al confronto. La parte finale dà quel twist divertente che compensa, però se la prima parte fosse stata un po' più dinamica penso che il racconto ne avrebbe giovato molto.

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Shanghai Kid
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#11 » sabato 29 gennaio 2022, 21:13

Grazie mille per i commenti, ragazzi. Sia le "lodi" che, e soprattutto, per le critiche. Ne prendo nota, cercando di farne tesoro per i miei futuri lavori. Vorrete scusarmi se non sono riuscita a commentarvi uno ad uno come vi sareste meritati, sono davvero molto incasinata. Rimedierò anche a questo.
A rilggerci!

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Davide_Mannucci
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#12 » domenica 30 gennaio 2022, 8:21

Ciao Elisa!
Faccio un ultimo giro tra i racconti fuori dal mio girone di competenza... Il tuo brano mi è piaciuto davvero. Io giudico i racconti dimenticandomi, almeno allw prime letture, che devo giudicarli e il mio parametro su basa molto su emozioni ed empatia. Il tuo mi ha messo un'angoscia addosso notevole e questo vuol dire aver fatto bingo.
A me lo svelamento improvviso nel finale non ha disturbato, anzi. Le semine non sempre sono necessarie. È talmente esasperato il racconto da sembrare quasi esagerato, per cui appena sveli di cosa si tratta ti viene da dire "ah ecco'.
Quimdi: angoscia più finale = una bella prova!
Davide Mannucci

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antico
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Re: Mentre fuori c'è il sole

Messaggio#13 » domenica 30 gennaio 2022, 21:02

Devo dire che questo è un gruppo con una qualità media dei racconti davvero elevata. Mi è piaciuto tanto anche il tuo. Credo che tu abbia giocato bene con il tema, durante la lettura cercavo di capire dove volessi portare il lettore (a livello di significato e interpretazione) e mi hai fatto fare un bel giro per poi depositarmi nel luogo deputato alla formazione che, evidentemente, fallisce nel suo intento se non riesce a preparare alla vita nel modo corretto. Sono stato un po' in dubbio sul pdv perché sulle prime appare più adulto di quello che è, ma hai seminato bene in modo da lasciare uno spiraglio sul bluff e, soprattutto, potrebbe anche essere un ragazzo delle superiori e quindi ci sta alla grande. Forse ti dilunghi troppo nella prima parte e fai qualche arzigogolo di troppo e questo ti preclude il su facendomi fermare al quasi su. In classifica ti posiziono davanti al parivalutato racconto di Cannoletta per un finale migliore e dietro al racconto di Floccari, meno raccontato e con un finale che mi ha affondato ancora di più rispetto al tuo.

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