Pari patta.

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 17 gennario 2022!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
Avatar utente
Pietro D'Addabbo
Messaggi: 352
Contatta:

Pari patta.

Messaggio#1 » martedì 18 gennaio 2022, 1:22

Lorenzo mi passa il fucile, il tubo dell’aria compressa sotto il calcio si impiccia nei cuscinetti del bancone ma il gestore lo sblocca.
«Bravo fratellino, hai fatto un sacco di centri» nel telo dietro le mensole i bersagli abbattuti aspettano che abbia finito anch’io, poi saranno nostri.
«Quanti colpi ho sparato? Ho perso il conto, non sono sicuro che fossero venti» ma quanto si lagna.
Chiudo un occhio, allineo il mirino al bersaglio, comincio a sparare. Il FOPP dello sparo somiglia a quello delle pistole col silenziatore nei film di Zerozerosette. I bersagli cadono uno dopo l’altro, rapidi, non c’è gusto a fare solo centro. Diciannove, venti, ventuno, ventidue… STUNF STUNF STUNF.
Il gestore mi strappa il fucile dalle mani, colpi finiti. Un altro bel po’ di cubetti di carta caduti nel telo, scorta di sorpresine assicurata. Senza dimenticare lo spuntino a base di wafer bucherellati dall’impatto del pallino di gomma.
Lorenzo mi colpisce il braccio coi suoi pugnetti «Cattivo, hai fatto due colpi in più. Li ho contati. Potevi lasciarli a me, lo sapevi.»
«Davvero, ne ho fatti ventidue? Va beh, te li fai la prossima volta» tra un anno, domani la festa è finita e il carrozzone del tiro a segno riparte. «Mi spiace, non ci ho pensato». Macchè, privilegi da fratello maggiore.
«Li apriamo ora?»
«D’accordo, mettiamoci laggiù, sulle scale della scuola» le finestre delle nostre classi sono spente, ma si vedono le castagne e le foglie gialle che abbiamo ritagliato con le maestre per l’arrivo della primavera. I gradini sono freddi sotto il sedere, ma le panchine sono piene d’anziani e i genitori sono a casa, possiamo decidere da noi, per la prima volta.
Scartiamo i dadi di cartone, la busta vuota delle noccioline, sgranocchiate prima di passare al divertimento ‘serio’, accoglie i nostri trofei. Gli occhi di Lorenzo luccicano a vedere tutta quella grazia. Il muso lungo è già dimenticato, dividiamo un pacchetto di wafer alla nocciola.
«Andiamo, ci siamo sparati tutti i soldi di nonno. Possiamo tornare a casa» lo aiuto ad alzarsi, lo spazzolo energicamente sui pantaloncini perchè non resti sul sedere il segno della polvere. Ci avviamo verso casa e voltiamo l’angolo.
«Ehi!» un ragazzo, più alto di me, farà almeno le medie, si affianca «Ehi! Serata fortunata?».
Indica il sacchetto trasparente che ho stretto in mano. Lorenzo stringe altrettanto forte l’altra mia mano.
«Sì, siamo stati bravi».
«Che me ne dai uno? Io non ho vinto niente».
Mi mordo le labbra, le sorprese sono tante, Lorenzo ha paura. Papà direbbe che il sacrificio di un pedone, a volte, vale una partita.
«D’accordo. Aspetta».
Passo la bustina a mio fratello, lo guardo negli occhi «A quale puoi rinunciare?». Esita, poi tuffa la mano e sceglie con cura, mi passa il prescelto.
Neanche guardo cos’è.
Allungo la mano verso il ragazzotto e deposito l’obolo nella sua mano «Ok, a te.»
Il tipo si fissa la mano aperta, noi partiamo a passo svelto. C’è ancora molta strada, da qui a casa. Il chiarore dei lampioni della piazza non arriva alle spalle della scuola, c’è solo la luna e il lampione al prossimo incrocio.
Le calze scendono e il freddo punge i polpacci sotto i pantaloncini.
«Ehi, ehi! Tu!» di nuovo quella voce. Passo il sacchetto a Lorenzo, poggio la mano sulla sua spalla per aiutarlo ad accelerare senza metterci a correre, ma è inutile.
Stavolta sono in tre, quello si piazza davanti, gli altri due alle sue spalle. Mio fratello mugola, si appoggia alla mia schiena.
«Ehi, anche loro ne vogliono uno».
Il calore allo stomaco sale alla gola, le lacrime mi inumidiscono gli occhi. Ho paura. No, è rabbia.
Scatto verso di lui, la mano destra protesa dietro a tenere distante Lorenzo. La sinistra invece trova il suo ventre, ma non è un pugno, è una pinza. Sento la sua maglia e la sua ciccia fra le mie dita e stringo.
«No, hai avuto abbastanza.»
Restiamo fermi qualche secondo, non reagisce. Non mi colpisce.
Mollo la presa, lentamente. Indietreggio.
Il braccio al collo di Lorenzo, voltiamo le spalle ai tre.
Senza correre.


"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Pari patta.

Messaggio#2 » martedì 18 gennaio 2022, 1:26

Ciao Pietro! Malus minimo per il tempo per te, ok i caratteri. Buona PATRIZIA RINALDI EDITION!

Avatar utente
Davide_Mannucci
Messaggi: 434

Re: Pari patta.

Messaggio#3 » mercoledì 19 gennaio 2022, 9:56

Ciao Pietro, piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto soltanto to nella prima parte perché è lì che regali empatia ed emozione. Ho trovato il finale un po’ sgonfio, forse perché non ho capito bene io come si svolgono i fatti. Una cosa da dire però c’è: il tuo stile migliora racconto dopo racconto ed è quello che dà alla storia una valutazione più che positiva. Naturalmente sarà un casino fare le classifiche ma ho apprezzato, ripeto, la carica empatia dell’inizio.
Una prova buona
Davide Mannucci

Avatar utente
Leonardo Pigneri
Messaggi: 119

Re: Pari patta.

Messaggio#4 » mercoledì 19 gennaio 2022, 18:50

Ciao Pietro! Ecco i miei appunti sul testo:

Lorenzo mi passa il fucile, il tubo dell’aria compressa sotto il calcio si impiccia nei cuscinetti del bancone ma il gestore lo sblocca. [Non male come establishing shot. Molto furbo perché riesci a dare il quadro generale partendo da una scena in movimento]
«Bravo fratellino, hai fatto un sacco di centri» nel telo dietro le mensole i bersagli abbattuti aspettano che abbia finito anch’io, poi saranno nostri. ["Saranno nostri" intendi i bersagli abbattuti? E cosa sono? Bottiglie? lattine?]
«Quanti colpi ho sparato? Ho perso il conto, non sono sicuro che fossero venti» ma quanto si lagna.
Chiudo un occhio, allineo il mirino al bersaglio, comincio a sparare. Il FOPP dello sparo somiglia a quello delle pistole col silenziatore nei film di Zerozerosette. [Qui potevi andare tranquillo con 007 e ti risparmiavi dieci caratteri xD] I bersagli cadono uno dopo l’altro, rapidi, non c’è gusto a fare solo centro. Diciannove, venti, ventuno, ventidue… STUNF STUNF STUNF.
Il gestore mi strappa il fucile dalle mani, colpi finiti. Un altro bel po’ di cubetti di carta caduti nel telo, scorta di sorpresine assicurata. [Ok, qui si capisce di cosa si tratta, forse avresti potuto anticipare un pochettino la comprensione. Ma nulla di grave] Senza dimenticare lo spuntino a base di wafer bucherellati dall’impatto del pallino di gomma.
Lorenzo mi colpisce il braccio coi suoi pugnetti «Cattivo, hai fatto due colpi in più. Li ho contati. Potevi lasciarli a me, lo sapevi.»
«Davvero, ne ho fatti ventidue? Va beh, te li fai la prossima volta» tra un anno, domani la festa è finita e il carrozzone del tiro a segno riparte. «Mi spiace, non ci ho pensato». Macchè, privilegi da fratello maggiore. [Molto carino]
«Li apriamo ora?»
«D’accordo, mettiamoci laggiù, sulle scale della scuola» le finestre delle nostre classi sono spente, ma si vedono le castagne e le foglie gialle che abbiamo ritagliato con le maestre per l’arrivo della primavera. I gradini sono freddi sotto il sedere, ma le panchine sono piene d’anziani e i genitori sono a casa, possiamo decidere da noi, per la prima volta.
Scartiamo i dadi di cartone, [Qui ci andava un punto, altrimenti è difficile comprendere la frase] la busta vuota delle noccioline, sgranocchiate prima di passare al divertimento ‘serio’, accoglie i nostri trofei. Gli occhi di Lorenzo luccicano a vedere tutta quella grazia. Il muso lungo è già dimenticato, dividiamo un pacchetto di wafer alla nocciola.
«Andiamo, ci siamo sparati tutti i soldi di nonno. Possiamo tornare a casa» lo aiuto ad alzarsi, lo spazzolo energicamente sui pantaloncini perchè non resti sul sedere il segno della polvere. Ci avviamo verso casa e voltiamo l’angolo.
«Ehi!» un ragazzo, più alto di me, farà almeno le medie, si affianca [Anche qui è strutturata male la frase a livello di punteggiatura. Sarebbe meglio: un ragazzo, più alto di me, mi si affianca. Farà almeno le medie.]«Ehi! Serata fortunata?».
Indica il sacchetto trasparente che ho stretto in mano. Lorenzo stringe altrettanto forte l’altra mia mano.
«Sì, siamo stati bravi».
«Che me ne dai uno? Io non ho vinto niente».
Mi mordo le labbra, le sorprese sono tante, Lorenzo ha paura. Papà direbbe che il sacrificio di un pedone, a volte, vale una partita.
«D’accordo. Aspetta».
Passo la bustina a mio fratello, lo guardo negli occhi «A quale puoi rinunciare?». Esita, poi tuffa la mano e sceglie con cura, mi passa il prescelto.
Neanche guardo cos’è.
Allungo la mano verso il ragazzotto e deposito l’obolo nella sua mano «Ok, a te.» [Davvero avvincente questa parte. Bravo.]
Il tipo si fissa la mano aperta, noi partiamo a passo svelto. C’è ancora molta strada, da qui a casa. Il chiarore dei lampioni della piazza non arriva alle spalle della scuola, c’è solo la luna e il lampione al prossimo incrocio.
Le calze scendono e il freddo punge i polpacci sotto i pantaloncini.
«Ehi, ehi! Tu!» di nuovo quella voce. Passo il sacchetto a Lorenzo, poggio la mano sulla sua spalla per aiutarlo ad accelerare senza metterci a correre, ma è inutile.
Stavolta sono in tre, quello si piazza davanti, gli altri due alle sue spalle. Mio fratello mugola, si appoggia alla mia schiena.
«Ehi, anche loro ne vogliono uno».
Il calore allo stomaco sale alla gola, le lacrime mi inumidiscono gli occhi. Ho paura. No, è rabbia.
Scatto verso di lui, la mano destra protesa dietro a tenere distante Lorenzo. La sinistra invece trova il suo ventre, ma non è un pugno, è una pinza. Sento la sua maglia e la sua ciccia fra le mie dita e stringo. [Lo avrei detto prima se era grasso, io, ad esempio, mi ero figurato un ragazzo smilzo]
«No, hai avuto abbastanza.»
Restiamo fermi qualche secondo, non reagisce. Non mi colpisce.
Mollo la presa, lentamente. Indietreggio.
Il braccio al collo di Lorenzo, voltiamo le spalle ai tre.
Senza correre. [Qui mi mangio le mani. Fino ad ora la narrazione era perfetta, tutto logico e ben gestito, ma, proprio nel momento saliente, ti sei perso una cosa importante e il finale arriva altamente depotenziato. Manca la reazione dei tre ragazzi! Perché non reagiscono? Sono interdetti? Spaventati? Non avevano cattive intenzioni? Sono tre contro uno e pure più grandi, ci deve essere un motivo valido per cui non persistono, e tu lo devi mostrare! Gli è sembrato un pazzo? Mostra allora le facce sconcertate o il balbettio del grassottello. Reputano che non vale la pena di fare a botte? Allora mostra qualche risolino nervoso e magari una battuta sul protagonista. Altrimenti così è proprio piatto.]

Commento:
Il racconto mi è piaciuto molto. Avvincente e con un protagonista davvero simpatico. Lo stile anche è buono e ho trovato i dialoghi belli concisi e affilati. C'è tutto, tranne un finale degno della parte precedente. Peccato, ma comunque un'ottima prova, mi ha preso parecchio mentre lo leggevo!

Avatar utente
Pietro D'Addabbo
Messaggi: 352
Contatta:

Re: Pari patta.

Messaggio#5 » giovedì 20 gennaio 2022, 9:18

Grazie dei vostri commenti, tanto degli apprezzamenti che delle critiche.

Davide_Mannucci ha scritto:Ho trovato il finale un po’ sgonfio


Leonardo Pigneri ha scritto:Manca la reazione dei tre ragazzi! Perché non reagiscono? Sono interdetti? Spaventati? Non avevano cattive intenzioni? Sono tre contro uno e pure più grandi, ci deve essere un motivo valido per cui non persistono, e tu lo devi mostrare! Gli è sembrato un pazzo? Mostra allora le facce sconcertate o il balbettio del grassottello. Reputano che non vale la pena di fare a botte? Allora mostra qualche risolino nervoso e magari una battuta sul protagonista. Altrimenti così è proprio piatto.


Tutti e due mi avete indicato questo calo di tensione e di spiegazioni. Si tratta di un episodio reale e in effetti mi chiedo ancora perché non le abbiamo prese! La sensazione di allora fu che il 'capo' si aspettasse due lombrichi e invece sotto il sasso abbia trovato una biscia. Avrei dovuto trasmettere anche questa impressione per chiudere degnamente il racconto ma mi è rimasto nelle dita.
Sto imparando a gestire meglio il tempo a disposizione, che sia decurtato dagli impegni di famiglia non è una scusa perché in molti qui fanno lavori eccelsi postando ben prima di mezzanotte, quando io in genere comincio a scrivere. Sono lieto che notiate un progresso.

Lo avrei detto prima se era grasso, io, ad esempio, mi ero figurato un ragazzo smilzo


Difatti hai ragione, il ragazzino era smilzo, ma il dettaglio fisico in realtà non voleva essere rilevante. Doveva essere l'archetipo di qualsiasi bulletto più grande, senza cadere in cliché. Errore mio ad aver usato un termine, ciccia, che poteva costruire una immagine fisica del ragazzino che non volevo dare. Si trattava solo di una plica di pelle, se all'epoca fossi stato più grande forse l'avrei chiamata una 'maniglia dell'amore', oggi non ho saputo trovare un'alternativa efficace.
Segnato. ;-)
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Avatar utente
Pretorian
Messaggi: 727

Re: Pari patta.

Messaggio#6 » sabato 22 gennaio 2022, 0:14

Ciao, Pietro e piacere di leggerti.
Non so, ho trovato il racconto parecchio strano. La prima parte non presenta guizzi particolari, ma è ben scritta. Il legame tra i due fratellini è ben delineato e ho trovato ben descritta l'atmosfera che circonda un tiroassegno a una fiera (esperienze personali?). Unico neo, il fatto che non descrivi i premi. Insomma, i miei ricordi sui tiro assegno mi riportano che un singolo caricatore ti faceva vincere al massimo un pelouche, quindi non riesco ad afferrare cosa abbiano vinto i protagonisti. La seconda parte è più confusa. Né la prima apparizione del giovane (che non sembra di molto più grande dei protagonisti) né la seconda sono cariche di una minaccia sufficiente a giustificare il loro modo di agire. Vediamo i ragazzini spaventati, ma nulla ci rende evidente il perché. Nel secondo caso va addirittura peggio, perché, nonostante la situazione di inferiorità, non vediamo alcuna reazione da parte dei tre giovani e si ha quasi l'impressione che i tre volessero chiedere gentilmente un giocattolo per davvero.

Peccato. Alla prossima!

Avatar utente
Maurizio Chierchia
Messaggi: 251

Re: Pari patta.

Messaggio#7 » domenica 23 gennaio 2022, 16:32

Buongiorno Pietro,
Intanto parto col precisare che è la prima volta che giudico testi altrui, non so quanto possa esserne capace però ci provo.
Allora, difficile giudicare il tuo racconto. Sicuramente mi è piaciuto, soprattutto all'inizio. La relazione tra fratello maggiore e minore è resa bene e già lì si possono notare i piccoli soprusi gentili che il più piccolo subisce. (Macchè, privilegi da fratello maggiore.) questa frase mi è piaciuta molto.
Anche io ho trovato un po' strana la reazione dei tre "bulletti" alla fine della storia, li ho trovati un po' piatti.
Secondo me con una rielaborazione del finale potrebbe diventare davvero un bel racconto!
Spero di rileggere tue storie in futuro, in bocca al lupo!
Maurizio Chierchia
"Domani è già vicino"

Avatar utente
Pietro D'Addabbo
Messaggi: 352
Contatta:

Re: Pari patta.

Messaggio#8 » domenica 23 gennaio 2022, 19:45

Maurizio Chierchia ha scritto:Secondo me con una rielaborazione del finale potrebbe diventare davvero un bel racconto!


Pretorian ha scritto:Unico neo, il fatto che non descrivi i premi... La seconda parte è più confusa. Né la prima apparizione del giovane (che non sembra di molto più grande dei protagonisti) né la seconda sono cariche di una minaccia sufficiente a giustificare il loro modo di agire...


Innanzitutto grazie dei vostri commenti.
Mi sono reso conto del punto di debolezza del finale, penso che dipenda dal fatto che anch'io non so perché non abbiano reagito (sì, è autobiografico). Come dicevo qualche commento sopra, penso che non fossero preparati a subire una reazione e si aspettassero semplicemente che bastasse la minaccia del loro numero e della loro età. Non è stata l'unica volta nella mia vita che ho visto scambiare gentilezza e pacifismo per debolezza, perciò scommetterei sul fatto di averli lasciati basiti.

In merito ai premi, non so quanti anni abbiate ma in effetti avrei dovuto chiarire la questione, perché mi avete fatto riflettere sul fatto che i baracchini per il tiro a segno di oggi sono diversi da quelli che ricordo legati a questo episodio (circa fine anni '80). A quel tempo non c'era conteggi automatici o altro, ma una serie di mensole con un grosso telo alle spalle; sulle mensole il gestore allineava dei dadi di cartone di circa 5cm di lato che contenevano sorpresine degne (o peggiori) di quelle dei famosi ovetti di cioccolato; alternati a questi cubi, c'erano delle confezioni di wafer monoporzione da 40 grammi; per finire, c'era un settore 'per adulti' che aveva bottigliette di alcolici di quelle mini, da assaggio, le più difficili da buttare giù. Alla fine potevi scegliere se prendere tutto quel che avevi abbattuto e portartelo a casa, oppure scambiare il bottino (ammesso che fossero stati abbattuti in numero sufficiente) con un peluche o uno degli altri premi 'grossi' esposti, che però a noi non interessavano, preferivamo il piacere di scartare i cubi e scoprire la sorpresa.

Se rielaborerò il racconto, cercherò di integrare questi aspetti, grazie per avermi aiutato a focalizzare la cosa.
Alla prossima.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Pari patta.

Messaggio#9 » lunedì 24 gennaio 2022, 19:40

Ciao, Pietro.
Il tema del bullismo ha coinvolto molti narratori. Il tuo buon stile narrativo mi ha fatto precipitare nei luna park degli anni '70.
I protagonisti godono delle piccole cose di questo piccolo mondo antico ma tutto viene interrotto dai tre bulli. In un primo tempo i fratellini cedono alle prepotenze ma dopo uno dei due reagisce e i ragazzacci si dissolvono. Personalmente, al contrario di altri, il finale mi soddisfa perché il bullo è sostanzialmente un vigliacco (sono in tre!) e di fronte alla reazione improvvisa no sa che fare. Quindi, secondo me un finale perfetto e soprattutto istruttivo.
Bella prova!

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Pari patta.

Messaggio#10 » martedì 25 gennaio 2022, 9:39

Carina, nella sua linearità fa un buon lavoro. Ci sono alcune parti che mi hanno confuso, quel famoso di discorso di "chi parla". Ma magari sono io, mezzo rincoglionito perché appena svegliato. In teoria i piccoli soprusi ci sono, manca un po' il "giornalieri" o non l'ho percepito.
Per quanto la storia sia dolce e gli eventi chiari e tutto il resto, non si è "aggrappata", non so bene perché.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
Mario Mazzafoglie
Messaggi: 201

Re: Pari patta.

Messaggio#11 » mercoledì 26 gennaio 2022, 0:35

Ciao Pietro, un piacere leggerti.
Parto col dirti che anche a me sono piaciuti i dialoghi e la scena di apertura. Ambientazione originale e lontana dai soliti chlichè, mi è piaciuta, davvero.
Per quanto riguarda il tema, c'è, ma secondo me non centratissimo. Piccoli soprusi quotidiani magari presupponeva che si trattasse di qualcosa di reiterato nel tempo, un qualcosa che si ripeteva, anche se non quotidianamente, comunque spesso.
Quello che hai narrato tu, invece, ha più l'aria di essere un episodio occasionale accaduto a due fratelli che fino a quel momento non avevano subito particolari soprusi.
Per concludere, anche io non ho ben capito il finale, dove ci si arriva con una certa voglia di sapere come andrà a finire, e poi alla fine non lo sappiamo. Questo è un peccato.
Detto questo, buona prova.
A rileggerti.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Pari patta.

Messaggio#12 » domenica 30 gennaio 2022, 18:15

Peccato per il finale perché fino a quel punto era tutto ben gestito e i personaggi belli vivi. La mia idea è che, al netto del fatto che tu stesso non sapessi il perché di quell'epilogo nella vita reale, tu non sia riuscito a fare convergere il racconto stesso in quel climax che si rivela poco incisivo. Probabilmente avresti dovuto integrare già ben prima i bulletti e seminare meglio le insicurezze del protagonista e degli stessi bulletti in modo da fare deflagrare il tutto nel finale in modo coerente. Allo stato attuale il testo si presenta come un colpo che ha colpito il barattolino senza la giusta forza necessaria a farlo cadere e a vincere il premio. Direi un pollice tendente al positivo anche se non in modo solido.

Torna a “161° All Time - Patrizia Rinaldi Edition - la 5° della NONA ERA”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti