Il parcheggiatore

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 17 gennario 2022!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
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Leonardo Pigneri
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Il parcheggiatore

Messaggio#1 » martedì 18 gennaio 2022, 1:31

La signora nella 500 inizia a sterzare verso il marciapiede.
Le corro dietro e scuoto le braccia. «Accussì lo prende, signò!»
Mi vede dal finestrino e si ferma. Mette la retromarcia.
«Piano, signò.»
Viene indietro e rifà la manovra per piazzarsi nel posto tra il marciapiede e uno libero. Scende.
«Signò, nun è che ve putessere mettere megl, altrimenti nun me trase n’ata machine.»
Lei mi guarda stizzita. «Son di fretta, e non ho spicci.»
«Nun ve preoccupate signò, nun è chisto, nun è pe’ gli spicce…» le indico la ruota che calpesta la striscia bianca. «State mis malamente.»
«Non ho tempo, mi scusi.» Mi passa accanto e sfila via senza dire altro.
Almeno non si è rovinata la ruota. Mi giro verso Gennarino seduto sulle sedie all’ingresso del parcheggio e gli sorrido. Abbassa lo sguardo.
È la prima volta che lo porto a vedermi lavorare, d’altronde. Lo raggiungo e gli accarezzo i capelli scuri. «Hai vist comme fatica papà, Gennarì?»
«L’aggia vist.» Dice senza guardarmi.
«Che’rè ch’ella faccia?»
Esita. «Mo ci devi rigá a machine alla signor?»
«A chi?»
«A signora che n’ha pagat.»
«C’aggià nguaiá a machine?»
Gennaro alza lo sguardo. «Ciruzzo a scole ha detto che facite accussì. Ca site abusivi e prepotent.»
Ah, ecco cos’era. Mi siedo. «O ver? Accussì ha itt?»
Gennaro annuisce.
«È ver. Qualcune fa acchussì.» Gli pizzico appena la guancia. «Ma papà, che è o'megl do rione, secondo te, facesse na cos del genere?»
Gennaro sembra confuso. Poi capisce e mi sorride. «E che faie se nun te paghene?»
«E che facc? Ce dico buona jurnata.»
Lui ride.
«Ma se verono ch'a faccio bono o lavoro mije, me dann qualcose. È accussì che a gente ti vo bbene, Gennarì, cu onestà e cordialità.»
Gennaro mi abbraccia alla vita. «Scusa papà.»
«Ma che dic?»
Non risponde, ma ha gli occhi lucidi. È un bravo bambino. «Damme nu base, jà.»
Mi chino e mi dà un bacetto sulla guancia.
Una mercedes classe C svolta nel parcheggio. È tirata a lucido e con i vetri laterali oscurati.
«Gennarì, guard chist che bellu machinone!»
«Ua!»
Mi alzo. Meglio che lo faccio parcheggiare nel posto tra la panda e la mito, che è bello largo. Gli faccio cenno di avvicinarsi. Quello fa per svoltare dall’altra parte ma si accorge che è controsenso e riviene verso di me.
Gli indico il posto. «Venite cca!»
Al volante c’è un uomo in giacca e cravatta con un paio di occhiali scuri. Solleva appena una mano e mi fa di no col dito.
Si crede che lo costringo a pagare se parcheggia lì.
Gira all’improvviso e la fiancata posteriore mi sfiora le ginocchia. Mi getto all’indietro e intruppo su una macchina parcheggiata. Per poco non mi prendeva!
La mercedes si inserisce nel posto lasciato tra una Rover e la 500 della signora. È troppo stretto.
Corro verso di lui. «Guagliò, viene cca, che state megl!»
Quello spegne il motore e apre appena la portiera. Sta dicendo qualcosa ma sono troppo lontano per capire. Gli faccio cenno con la mano. «Chillo posto è troppo stritt!»
Tira fuori una gamba e cerca di uscire ma non ce la fa. «Porca puttana!»
Mi affianco al faro posteriore. «Ce l'aggia ditt che chillu post nun va buone. Faciteve arret.»
«Avete rotto il cazzo!» Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto indentandone la carrozzeria.
Esce fuori. È alto e con la faccia rossa di rabbia.
Indietreggio. Gennaro per fortuna è rimasto lontano. Alzo le mani davanti al petto, provo a dire qualcosa ma le parole mi si bloccano in gola.
Quello si avvicina stringendo i pugni. «Uno dei tuoi colleghi, oggi, mi ha rigato la cazzo di macchina, lo stronzo!» Ha un accento del nord. «Ora però basta con questa camorra del cazzo!»
Mi è davanti ormai.
«S- scusate, io vulevo sulo—
Alza la mano dietro la spalla e il pugno mi arriva dritto alla testa. Cerco di proteggermi con le braccia, ma un dolore sordo mi esplode sull’orecchio e la nuca. Altri colpi mi intorpidiscono le braccia, il naso, le guance e la bocca.
Tutto si fa sbiadito.
Un bambino urla in lontananza e la voce sopra di me, ora, è più calma. Sprezzante. «Abusivi di merda.»



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antico
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#2 » martedì 18 gennaio 2022, 1:32

Ciao Leonardo! Malus minimo per la consegna per te, ok con i caratteri. Buona PATRIZIA RINALDI EDITION!

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gcdaddabbo
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#3 » martedì 18 gennaio 2022, 17:39

Devo ammettere che mi sono commosso. Non mi aspettavo che finisse così. Poi, davanti al figliolo. Lascia un po’ di amaro in bocca, ma è giusto così. Il dialetto è napoletano? All’inizio avevo pensato ad un immigrato di colore, poi ad un piccolo delinquente. La signora prepotente ci sta. L’energumeno settentrionale con il macchinone lo immagino meglio in una Land Rover, ma io, di auto, proprio non me ne intendo.

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#4 » martedì 18 gennaio 2022, 17:56

gcdaddabbo ha scritto:Devo ammettere che mi sono commosso. Non mi aspettavo che finisse così. Poi, davanti al figliolo. Lascia un po’ di amaro in bocca, ma è giusto così. Il dialetto è napoletano? All’inizio avevo pensato ad un immigrato di colore, poi ad un piccolo delinquente. La signora prepotente ci sta. L’energumeno settentrionale con il macchinone lo immagino meglio in una Land Rover, ma io, di auto, proprio non me ne intendo.


Ciao Giovanni, e grazie mille per l'apprezzamento!
Si, ci hai azzeccato, il dialetto è il napoletano, ma è stato il mio primo tentativo di scrivere in un dialetto che non fosse il mio, e chiedo scusa in anticipo a tutti i napoletani del forum xD

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Sherwood
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#5 » martedì 18 gennaio 2022, 18:50

Ciao, è molto carino il tuo racconto e poi io adoro il napoletano, mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Sei riuscito a dare spessore ai personaggi, umanità, simpatia. In genere i parcheggiatori sono di tutt'altra pasta, ma questo è una brava persona e per questo gliene capitano di tutti i colori. Il nerboruto manesco che da una lezione al parcheggiatore facendo di tutta l'erba un fascio lascia l'amaro in bocca, ma in questo modo il racconto è più incisivo, quindi concordo appieno con la scelta. Il tema c'è. Mi sto sforzando per trovare un difetto, ma non ci riesco. Sarebbe perfetta come sceneggiatura. Bravo! ♥

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#6 » martedì 18 gennaio 2022, 19:14

Sherwood ha scritto:Ciao, è molto carino il tuo racconto e poi io adoro il napoletano, mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Sei riuscito a dare spessore ai personaggi, umanità, simpatia. In genere i parcheggiatori sono di tutt'altra pasta, ma questo è una brava persona e per questo gliene capitano di tutti i colori. Il nerboruto manesco che da una lezione al parcheggiatore facendo di tutta l'erba un fascio lascia l'amaro in bocca, ma in questo modo il racconto è più incisivo, quindi concordo appieno con la scelta. Il tema c'è. Mi sto sforzando per trovare un difetto, ma non ci riesco. Sarebbe perfetta come sceneggiatura. Bravo! ♥


Ma grazie mille Angela! Sei gentilissima!

alexandra.fischer
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#7 » mercoledì 19 gennaio 2022, 16:03

Tema centrato. Prova molto difficile ben azzeccata soprattutto nell’uso del dialetto partenopeo, scelta coraggiosa, che però consiglierei di facilitare al Lettore Ignaro di Dialetti con l’uso di note a piè di pagina quando di certo un editor, una casa editrice, sceglieranno questo bellissimo brano: lo è, perché mostra una realtà semplice, comune a tutti. Nella vita, parecchie persone hanno potuto vedere il lavoro dei genitori e anche il luogo in cui lo svolgono, proprio come capita a Gennaro. Peccato che la giornata di papà sia brutta: prima la maldestra signora della 500, poi il superbo signore in Mercedes che dà un pugno al papà di Gennaro e gli affibbia epiteti immeritati: non è certo lui che riga le auto di chi non paga, semmai qui c’è stato il contrario.

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Emiliano Maramonte
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#8 » giovedì 20 gennaio 2022, 23:16

Ciao Leonardo.
Questo racconto mi ha messo molto in difficoltà, sotto molti punti di vista. Amo Napoli, ho molti amici napoletani e ho degli zii che abitano in zona, quindi ho assaporato l'atmosfera e le suggestioni di quella fantastica città. Ho capito che hai cercato di spezzare il cliché del parcheggiatore abusivo costretto a comportarsi in un certo modo per sopravvivere e hai provato a trasmettere una morale buonista su un personaggio (permettimi) iconico della realtà sociale partenopea. In questo, il racconto ha dei meriti, ma non raggiunge appieno il risultato, soprattutto alla fine dove, dopo la violenza subita dal protagonista, ci sarebbe stata benissimo una lezione di vita, un'impennata d'orgoglio dell'abusivo ferito nel corpo ma non nell'animo. Sarebbe stata una degna conclusione, uno schiaffo morale perfetto per chiudere una interessante epica del popolino. "Sarò pure un abusivo di merda, ma so cos'è il rispetto", l'ho buttata lì, giusto per farti capire cosa intendevo.
Altra questione, che però riguarda una mia personalissima sensazione di lettura: il fortissimo contrasto tra i dialoghi tutti in dialetto e la narrazione in un perfetto italiano. Devo ammettere che mi ha dato un po' fastidio. Avrei inserito qualche parolina in napoletano anche tra le righe.
Piccola precisazione: "Damme nu base, jà"... "Bacio" in napoletano è: "vase".
Prova interessante sulla quale dovrò meditare ancora un po'.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Michael Dag
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#9 » venerdì 21 gennaio 2022, 17:54

Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri
Esperimento interessante, scrivere in un dialetto così complicato come il siciliano.
Il mostrato è reso bene, ma il protagonista l'ho trovato troppo passivo e lamentoso. Non sono riuscito a immergermi nella storia, quindi il finale mi è arrivato freddamente. Peccato, perché sulla carta (pessima battuta) è una conclusione molto buona e originale.
C'è di buono che i personaggi sgradevoli, sei riuscito a farmeli stare sulle palle fin da subito, l' sei stato bravo!

Edit - ah, è napoletano, ok!

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#10 » venerdì 21 gennaio 2022, 19:53

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Prova molto difficile ben azzeccata soprattutto nell’uso del dialetto partenopeo, scelta coraggiosa, che però consiglierei di facilitare al Lettore Ignaro di Dialetti con l’uso di note a piè di pagina quando di certo un editor, una casa editrice, sceglieranno questo bellissimo brano: lo è, perché mostra una realtà semplice, comune a tutti. Nella vita, parecchie persone hanno potuto vedere il lavoro dei genitori e anche il luogo in cui lo svolgono, proprio come capita a Gennaro. Peccato che la giornata di papà sia brutta: prima la maldestra signora della 500, poi il superbo signore in Mercedes che dà un pugno al papà di Gennaro e gli affibbia epiteti immeritati: non è certo lui che riga le auto di chi non paga, semmai qui c’è stato il contrario.


Grazie mille Alexandra per il commento!
Sì, ero molto preoccupato per la comprensione del dialetto ma, per fortuna, finora non ha creato troppi problemi. Le note a piè di pagina sicuramente avrebbero aiutato anche se non penso fossero adatte a questo tipo di format.

Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Leonardo.
Questo racconto mi ha messo molto in difficoltà, sotto molti punti di vista. Amo Napoli, ho molti amici napoletani e ho degli zii che abitano in zona, quindi ho assaporato l'atmosfera e le suggestioni di quella fantastica città. Ho capito che hai cercato di spezzare il cliché del parcheggiatore abusivo costretto a comportarsi in un certo modo per sopravvivere e hai provato a trasmettere una morale buonista su un personaggio (permettimi) iconico della realtà sociale partenopea. In questo, il racconto ha dei meriti, ma non raggiunge appieno il risultato, soprattutto alla fine dove, dopo la violenza subita dal protagonista, ci sarebbe stata benissimo una lezione di vita, un'impennata d'orgoglio dell'abusivo ferito nel corpo ma non nell'animo. Sarebbe stata una degna conclusione, uno schiaffo morale perfetto per chiudere una interessante epica del popolino. "Sarò pure un abusivo di merda, ma so cos'è il rispetto", l'ho buttata lì, giusto per farti capire cosa intendevo.
Altra questione, che però riguarda una mia personalissima sensazione di lettura: il fortissimo contrasto tra i dialoghi tutti in dialetto e la narrazione in un perfetto italiano. Devo ammettere che mi ha dato un po' fastidio. Avrei inserito qualche parolina in napoletano anche tra le righe.
Piccola precisazione: "Damme nu base, jà"... "Bacio" in napoletano è: "vase".
Prova interessante sulla quale dovrò meditare ancora un po'.

In bocca al lupo!
Emiliano.


Grazie Emiliano per il dettagliato commento!
Il guizzo finale di cui parli, anche se avrebbe cambiato completamente l'impronta del racconto, ci sarebbe potuto stare bene in effetti. Avrei dovuto fare a cazzotti con altre parti del testo per farlo entrare nei caratteri, ma non sarebbe stata affatto una cattiva idea.
Il contrasto tra il pensato e il parlato lo capisco benissimo e sono d'accordo con te. Purtroppo è stato un aspetto su cui ho riflettuto parecchio durante la stesura, su cui, alla fine, ho deciso di far prevalere la comprensione per coloro che hanno meno dimestichezza col dialetto napoletano. Inserire qualche parolina qua e là per dare colore alla prosa probabilmente avrebbe aiutato, ma lì per lì mi era sembrato più coerente evitare del tutto invece di fare un po' sì e un po' no.
Ti ringrazio ancora per le osservazioni e suggerimenti tutt'altro che banali!
In bocca al lupo anche a te!

Michael Dag ha scritto:Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri
Esperimento interessante, scrivere in un dialetto così complicato come il siciliano.
Il mostrato è reso bene, ma il protagonista l'ho trovato troppo passivo e lamentoso. Non sono riuscito a immergermi nella storia, quindi il finale mi è arrivato freddamente. Peccato, perché sulla carta (pessima battuta) è una conclusione molto buona e originale.
C'è di buono che i personaggi sgradevoli, sei riuscito a farmeli stare sulle palle fin da subito, l' sei stato bravo!

Edit - ah, è napoletano, ok!


Ciao Micheal e grazie per il commento!
Cavoli, protagonista passivo e lamentoso, ci devo stare più attento perché non era affatto in quel modo che volevo dipingerlo xD
Son contento comunque tu abbia apprezzato l'esperimento e che il dialetto, malgrado la confusione, non ti abbia creato troppi problemi.
Grazie ancora e buona edition!

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Alvin Miller
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#11 » domenica 23 gennaio 2022, 16:34

Piacere di leggerti, Leonardo!
Dunque, il tuo racconto ha diversi spunti di riflessione sia positivi che negativi.

Il dialetto napoletano è sempre divertente da leggere e la tua storia ci cala in un contesto dai toni della commedia drammatica, con un protagonista moralmente deprecabile, ma che non scende a scorrettezze e anzi si affida alla bontà d'animo delle persone.
Proprio per questo, io tifavo per lui, e quando nel finale viene aggredito per una colpa non sua, ho sinceramente sofferto per l'ingiustizia che stava subendo.
Per cui protagonista e sviluppo promossi, per quanto mi riguarda.

Il problema è sul lato linguistico e sulla scelta infelice di alcune parole.
Il fatto che nei dialoghi parlasse non dico un dialetto strettissimo, ma comunque impegnativo (io sono del nord e ho dovuto impegnarmi per seguirlo), impedisce di sommergersi nella soggettiva della prima persona. A questo aggiungi anche che pensieri e azioni sono descritti in italiano standard, e ottieni che c'è un contrasto non da poco tra i due linguaggi.

Poi ci sono le parole, e per essere precisi queste due:
Mi getto all’indietro e "intruppo" su una macchina parcheggiata.

Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto "indentandone" la carrozzeria.


Non conoscendole, prima di lanciarmi nelle critiche, sono andato a googlare il loro significato, e non mi è parso che in lingua italiana le definizioni corrispondano a quello che intendevi tu. Al che ho concluso che potrebbero essere dei regionalismi.
Forse mi sbaglio, eh! Forse avrei dovuto cercare meglio. Ma già il fatto che io abbia dovuto condurre queste verifiche denota che sarebbe stato meglio usare parole più comuni (del resto tu non devi focalizzarti sul linguaggio in sé, ma su quello che succede nella scena).
Anche il dialetto, in genere, è sconsigliabile se l'intento è rivolgersi al pubblico di altre regioni. Ma quello è perdonabile a mio avviso.

Spero che tu mi voglia chiarire questi dubbi, per il resto ti auguro buona gara!
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#12 » lunedì 24 gennaio 2022, 13:59

Alvin Miller ha scritto:Piacere di leggerti, Leonardo!
Dunque, il tuo racconto ha diversi spunti di riflessione sia positivi che negativi.

Il dialetto napoletano è sempre divertente da leggere e la tua storia ci cala in un contesto dai toni della commedia drammatica, con un protagonista moralmente deprecabile, ma che non scende a scorrettezze e anzi si affida alla bontà d'animo delle persone.
Proprio per questo, io tifavo per lui, e quando nel finale viene aggredito per una colpa non sua, ho sinceramente sofferto per l'ingiustizia che stava subendo.
Per cui protagonista e sviluppo promossi, per quanto mi riguarda.

Il problema è sul lato linguistico e sulla scelta infelice di alcune parole.
Il fatto che nei dialoghi parlasse non dico un dialetto strettissimo, ma comunque impegnativo (io sono del nord e ho dovuto impegnarmi per seguirlo), impedisce di sommergersi nella soggettiva della prima persona. A questo aggiungi anche che pensieri e azioni sono descritti in italiano standard, e ottieni che c'è un contrasto non da poco tra i due linguaggi.

Poi ci sono le parole, e per essere precisi queste due:
Mi getto all’indietro e "intruppo" su una macchina parcheggiata.

Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto "indentandone" la carrozzeria.


Non conoscendole, prima di lanciarmi nelle critiche, sono andato a googlare il loro significato, e non mi è parso che in lingua italiana le definizioni corrispondano a quello che intendevi tu. Al che ho concluso che potrebbero essere dei regionalismi.
Forse mi sbaglio, eh! Forse avrei dovuto cercare meglio. Ma già il fatto che io abbia dovuto condurre queste verifiche denota che sarebbe stato meglio usare parole più comuni (del resto tu non devi focalizzarti sul linguaggio in sé, ma su quello che succede nella scena).
Anche il dialetto, in genere, è sconsigliabile se l'intento è rivolgersi al pubblico di altre regioni. Ma quello è perdonabile a mio avviso.

Spero che tu mi voglia chiarire questi dubbi, per il resto ti auguro buona gara!


Ciao Alvin e grazie per il commento e le segnalazioni!
Sì, il contrasto tra dialoghi e tutto il resto c'è e si sente. Ma è stata una scelta anche dettata dal tempo, dato che, non essendo il napoletano un dialetto con cui sono familiare, stare a tradurre anche solo i dialoghi mi ha portato via più di un'ora. Probabilmente la cosa migliore era inserire qualche parolina qua e là come suggerito da Maramonte.
Per le due segnalazioni, hai assolutamente ragione. La prima, come hai intuito, è un regionalismo che ignoravo essere tale (e me ne vergogno xD) e il secondo, invece, è un verbo utilizzato a sproposito sopravvissuto, non so come, alle riletture.
Ti sono estremamente grato per avermeli fatti notare.
Grazie ancora e alla prossima!

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Laura Brunelli
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#13 » lunedì 24 gennaio 2022, 19:02

Ciao Leonardo,
Piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, ma non mi ha convinto del tutto. Pur essendo del nord, emigrata a Roma solo dopo l’università, non ho avuto troppi problemi a leggerlo e a capirlo. Sarà che fin dalle prime battute ho pensato al Catarella di Montalbano, ma mi ha divertito tantissimo, almeno fino alla svolta finale.
Dal punto di vista stilistico, un paio di rilievi. Come già ti hanno segnalato altri, il contrasto dialetto/italiano infastidisc un po’ in fase di lettura e rende il tutto meno credibile. Più che inserire qualche parola in dialetto nella prosa, il problema, secondo me, è che qui il dialogo è talmente predominante, soprattutto nella prima parte, da far stonare la prosa. Nell’ultima parte, infatti, suona tutto un po’ meglio.

Qualche dettaglio emotivo in più avrebbe reso la storia più coinvolgente. Ti faccio qualche esempio:

Lo raggiungo e gli accarezzo i capelli scuri. «Hai vist comme fatica papà, Gennarì?» «L’aggia vist.» Dice senza guardarmi.
«Che’rè ch’ella faccia?»


In questo passaggio capiamo che Gennarino è contrariato per quello che immagina farà il padre, e non solo disinteressato al suo lavoro, dalla battuta di dialogo del protagonista, al posto di senza guardarmi, avresti potuto dire che scacciava via la sua mano con forza, per esempio, dato che gli stava accarezzando i capelli.

Mi affianco al faro posteriore. «Ce l'aggia ditt che chillu post nun va buone. Faciteve arret.»
«Avete rotto il cazzo!» Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto indentandone la carrozzeria.
Esce fuori. È alto e con la faccia rossa di rabbia.
Indietreggio. Gennaro per fortuna è rimasto lontano. Alzo le mani davanti al petto, provo a dire qualcosa ma le parole mi si bloccano in gola.


Qui, invece, la reazione emotiva arriva troppo tardi, quando le parole gli muoiono in gola. Ok, che indietreggia, ma non percepisco la sua paura. Magari un pensiero del tipo “madonna mia che vuole fare?” in napoletano, prima che indietreggi, ci sarebbe stato proprio bene.

Nel complesso, dati tempo, caratteri e la complessità dell’esecuzione (ti sei dato un po’ la zappa sui piedi, ma sono d’accordo con te, questo è il luogo migliore per sperimentare…) una buona prova.
Complimenti e buona edition

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#14 » martedì 25 gennaio 2022, 20:00

Laura Brunelli ha scritto:Ciao Leonardo,
Piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, ma non mi ha convinto del tutto. Pur essendo del nord, emigrata a Roma solo dopo l’università, non ho avuto troppi problemi a leggerlo e a capirlo. Sarà che fin dalle prime battute ho pensato al Catarella di Montalbano, ma mi ha divertito tantissimo, almeno fino alla svolta finale.
Dal punto di vista stilistico, un paio di rilievi. Come già ti hanno segnalato altri, il contrasto dialetto/italiano infastidisc un po’ in fase di lettura e rende il tutto meno credibile. Più che inserire qualche parola in dialetto nella prosa, il problema, secondo me, è che qui il dialogo è talmente predominante, soprattutto nella prima parte, da far stonare la prosa. Nell’ultima parte, infatti, suona tutto un po’ meglio.

Qualche dettaglio emotivo in più avrebbe reso la storia più coinvolgente. Ti faccio qualche esempio:

Lo raggiungo e gli accarezzo i capelli scuri. «Hai vist comme fatica papà, Gennarì?» «L’aggia vist.» Dice senza guardarmi.
«Che’rè ch’ella faccia?»


In questo passaggio capiamo che Gennarino è contrariato per quello che immagina farà il padre, e non solo disinteressato al suo lavoro, dalla battuta di dialogo del protagonista, al posto di senza guardarmi, avresti potuto dire che scacciava via la sua mano con forza, per esempio, dato che gli stava accarezzando i capelli.

Mi affianco al faro posteriore. «Ce l'aggia ditt che chillu post nun va buone. Faciteve arret.»
«Avete rotto il cazzo!» Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto indentandone la carrozzeria.
Esce fuori. È alto e con la faccia rossa di rabbia.
Indietreggio. Gennaro per fortuna è rimasto lontano. Alzo le mani davanti al petto, provo a dire qualcosa ma le parole mi si bloccano in gola.


Qui, invece, la reazione emotiva arriva troppo tardi, quando le parole gli muoiono in gola. Ok, che indietreggia, ma non percepisco la sua paura. Magari un pensiero del tipo “madonna mia che vuole fare?” in napoletano, prima che indietreggi, ci sarebbe stato proprio bene.

Nel complesso, dati tempo, caratteri e la complessità dell’esecuzione (ti sei dato un po’ la zappa sui piedi, ma sono d’accordo con te, questo è il luogo migliore per sperimentare…) una buona prova.
Complimenti e buona edition


Ciao Laura! Grazie mille per l'apprezzamento e gli appunti di stile preziosissimi, li ho trovati davvero utili!
Buona edition anche a te!

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Andrea Furlan
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#15 » mercoledì 26 gennaio 2022, 0:31

Ciao Leonardo,
Il racconto si legge bene e azzecca il tema al 100%.
Facilissimo cadere nello stereotipo in questo caso, ma ti riconosco di aver giocato sul bordo ed esserti salvato egregiamente, dando una visione diversa a un fatto comune, quasi banale. Ho una domanda personale visto che ho scritto un racconto recente in cui il protagonista parla in modo particolare, un po' come per il tuo dialetto: io ho scelto di mettere questo modo di esprimersi anche nei suoi pensieri, mentre tu hai scelto di narrare il punto di vista con uno stile normale. Vorrei sapere qual è la scelta più corretta. Nel tuo caso mi ha tenuto un po' distante dall'immersione completa.
Comunque complimenti, l'ho davvero apprezzato.

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#16 » mercoledì 26 gennaio 2022, 12:00

Andrea Furlan ha scritto:Ciao Leonardo,
Il racconto si legge bene e azzecca il tema al 100%.
Facilissimo cadere nello stereotipo in questo caso, ma ti riconosco di aver giocato sul bordo ed esserti salvato egregiamente, dando una visione diversa a un fatto comune, quasi banale. Ho una domanda personale visto che ho scritto un racconto recente in cui il protagonista parla in modo particolare, un po' come per il tuo dialetto: io ho scelto di mettere questo modo di esprimersi anche nei suoi pensieri, mentre tu hai scelto di narrare il punto di vista con uno stile normale. Vorrei sapere qual è la scelta più corretta. Nel tuo caso mi ha tenuto un po' distante dall'immersione completa.
Comunque complimenti, l'ho davvero apprezzato.


Ciao Andrea e grazie mille per il commento!
Allora, la questione in effetti è complessa e credo che il segreto sia bilanciare nel modo migliore la verosimiglianza con la comprensibilità. Ovviamente alcuni tipi di lettori preferiranno che l'asticella penda da una parte piuttosto che dall'altra, ma a mio parere In medio stat virtus.
Una divisione così netta come ho fatto in questo racconto probabilmente non la rifarei. E sconsiglio anche di utilizzare un protagonista con un dialetto così forte.
L'esempio migliore, a mio parere, è Camilleri. Malgrado non sia per tutti, riesce sempre a mantenersi comprensibile tramite un protagonista che parla sì siciliano, ma non in modo così stretto da risultare pesante. Limitando invece il dialetto più ostico a personaggi secondari che non pesano sul pensato ma solo sui dialoghi.

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Debora D
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#17 » mercoledì 26 gennaio 2022, 19:31

Ciao Leonardo,
piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto e mi ha colpito emotivamente, ho provato disagio per il bambino e per il padre schiacciato da una situazione sociale che pare sbriciolare ogni messaggio positivo.
L'unica perplessità riguarda il punto di vista che sembra separato in due, abbiamo i dialoghi in dialetto e tutta la narrazione, compreso il fraseggio interiore, in italiano. La cosa mi ha reso difficile rendere le due voci una sola.

È la prima volta che lo porto a vedermi lavorare, d’altronde. -> questo d'altronde non capisco a cosa sia legato. Gennaro abbassa lo sguardo perché il padre l'ha portato al lavoro per la prima volta? è una stampella lessicale che in questo caso non ha proprio motivo di esserci

Alcune scelte lessicali insolite hanno fatto scricchiolare la lettura.
indentare -> quando è transitivo in questo caso è un termine tecnico che riconosco di essere andata a cercare nel vocabolario, così come ho fatto con intruppare che è comunque più adatto dato che ha un significato di urtare, questo invece non l'ho capito.

sull’orecchio e la nuca -> sulla nuca perché altrimenti perdi il complemento.

Conclusione. Stile abbastanza tecnico e quindi ancora un poco scarno: per esempio nella parte centrale Gennarino è protagonista di frasi semplici con struttura simile (Gennaro alza lo sguardo. Gennaro annuisce Gennaro sembra confuso. Gennaro mi abbraccia alla vita.) che danno una scansione da copione teatrale, mentre la voce del personaggio è già più personale.
Bella idea, bella trama e piacevole lettura.

Buon divertimento e alla prossima

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#18 » giovedì 27 gennaio 2022, 11:43

Debora D ha scritto:Ciao Leonardo,
piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto e mi ha colpito emotivamente, ho provato disagio per il bambino e per il padre schiacciato da una situazione sociale che pare sbriciolare ogni messaggio positivo.
L'unica perplessità riguarda il punto di vista che sembra separato in due, abbiamo i dialoghi in dialetto e tutta la narrazione, compreso il fraseggio interiore, in italiano. La cosa mi ha reso difficile rendere le due voci una sola.

È la prima volta che lo porto a vedermi lavorare, d’altronde. -> questo d'altronde non capisco a cosa sia legato. Gennaro abbassa lo sguardo perché il padre l'ha portato al lavoro per la prima volta? è una stampella lessicale che in questo caso non ha proprio motivo di esserci

Alcune scelte lessicali insolite hanno fatto scricchiolare la lettura.
indentare -> quando è transitivo in questo caso è un termine tecnico che riconosco di essere andata a cercare nel vocabolario, così come ho fatto con intruppare che è comunque più adatto dato che ha un significato di urtare, questo invece non l'ho capito.

sull’orecchio e la nuca -> sulla nuca perché altrimenti perdi il complemento.

Conclusione. Stile abbastanza tecnico e quindi ancora un poco scarno: per esempio nella parte centrale Gennarino è protagonista di frasi semplici con struttura simile (Gennaro alza lo sguardo. Gennaro annuisce Gennaro sembra confuso. Gennaro mi abbraccia alla vita.) che danno una scansione da copione teatrale, mentre la voce del personaggio è già più personale.
Bella idea, bella trama e piacevole lettura.

Buon divertimento e alla prossima


Ciao Debora! Grazie mille per l'attenta lettura e le preziose considerazioni!
Sì, in alcuni punti sono stato fin troppo scarno. Purtroppo avrei voluto ampliare quei beat in seconda stesura, ma mi sono trovato a corto di caratteri ed è andata così. Mannaggia.
I due termini da te evidenziati sono stati una bella svista da parte mia e, infatti, me li ha segnalati anche Alvin.
Il tuo commento sul "d'altronde" mi ha fatto riflettere. Il pensiero è germogliato dall'intento di tradire l'insicurezza che il protagonista ha nello scoprire la reazione del figlio al suo umile lavoro. Quindi era la parte monca di un pensiero più amplio in cui cercava di motivarsi il perché il figlio avesse abbassato lo sguardo. Ma non so se ha senso a questo punto. Sicuramente mi hai dato un ottimo spunto di riflessione.
Grazie ancora Debora, è sempre una fortuna averti come commentatrice!

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antico
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#19 » mercoledì 2 febbraio 2022, 18:40

Un altro gran bel pezzo! Anticipo la valutazione: pollice quasi su. Perché non su completo? Perché sul finale mi ha lasciato un pelo incerto: la chiusa è buona, ma non sono sicuro che sia proprio quella più giusta. Sulla questione dialetto: non mi ha infastidito lo spezzare tra dialetto nel parlato e non dialetto nel pensato, fosse stato tutto in dialetto avrei fatto davvero fatica a leggere mentre quelle poche linee di dialogo lo rendono fruibile e piacevole.

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Leonardo Pigneri
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Re: Il parcheggiatore

Messaggio#20 » mercoledì 2 febbraio 2022, 23:01

antico ha scritto:Un altro gran bel pezzo! Anticipo la valutazione: pollice quasi su. Perché non su completo? Perché sul finale mi ha lasciato un pelo incerto: la chiusa è buona, ma non sono sicuro che sia proprio quella più giusta. Sulla questione dialetto: non mi ha infastidito lo spezzare tra dialetto nel parlato e non dialetto nel pensato, fosse stato tutto in dialetto avrei fatto davvero fatica a leggere mentre quelle poche linee di dialogo lo rendono fruibile e piacevole.


Grazie mille Antico! Ho capito perfettamente cosa intendi sul finale, Emiliano ha sollevato la stessa questione e mi trovo d'accordo; uno slancio di rivalsa del protagonista ci sarebbe stato bene.

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