Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 17 gennario 2022!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 18 gennaio 2022, 2:04

Immagine

BENVENUTI ALLA PATRIZIA RINALDI EDITION, LA QUINTA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 161° ALL TIME!

Questo è il gruppo TRE della PATRIZIA RINALDI EDITION con PATRIZIA RINALDI come guest star.

Gli autori del gruppo TRE dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo ROSSO CALDO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo BLANCA.


Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da PATRIZIA RINALDI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK NONA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo TRE:

L’ira di un padre, di Matteo Mantoani, ore 23.08, 3989 caratteri
Un’altra prospettiva, di Giuliano Cannoletta, ore 23.15, 3775 caratteri
A fare la nanna, di Luca Nesler, ore 23.15, 3989 caratteri
Mentre fuori c’è il sole, di Elisa Belotti, ore 23.57, 3833 caratteri
Vessazione, di Stefano Floccari, ore 23.53, 3969 caratteri
Non mi calpestare, di David Galligani, ore 00.23, 2074 caratteri
NALA, di Andrea Gemignani, ore 00.50, 3911 caratteri
Wild Thing, di Silvia Casabianca, ore 23.39, 3888 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 27 GENNAIO per commentare i racconti del gruppo ROSSO CALDO Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 28 GENNAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo ROSSO CALDO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo ROSSO CALDO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA PATRIZIA RINALDI EDITION A TUTTI!



alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » venerdì 21 gennaio 2022, 16:37

Buon pomeriggio, ecco i miei commenti e relativa classifica:

L’IRA DI UN PADRE di Matteo Mantovani Tema centrato. Falsa ira, eh? Come è falso l’insulto alla virilità del figlio e alla virtù della madre. Ma guarda, dalla minaccia delle latrine, Eric è passato a diventare un eroe delle crociate e il tutto per contrapporsi a un padre granitico ma dal cuore tenero, che si scioglie a fine racconto con il fratello. Bella l’ambientazione medievale e anche la descrizione di Eric, del suo stato di adolescente. Niente male la rivalsa di Eric, cresciuto al punto da rinnegare il padre con la missiva di addio.

UN’ALTRA PROSPETTIVA di Giuliano Cannoletta Tema centrato. Aldo Vagliozzi è tutti i nevrotici di oggi. Simpatica l’idea del quadro con l’angelo che infilza un demonio nello studio dello psichiatra dottor Canesi. E anche l’elenco delle nevrosi di Vagliozzi: il bucato sbagliato apposta, le fette biscottate sottratte apposta. Insomma, vive con una moglie e un figlio infernali, per non parlare del mendicante sotto casa. Poi, ci sarebbe il momento ottimistico della fornaia, ma un momento. Arriva il mattino in cui anche lei sbaglia, il forno è rovinato e lei rivolge a Vagliozzi un gestaccio. Infine, l’aspra verità, Vagliozzi è responsabile di tutti i suoi tormenti (camicie rosa, niente fette biscottate, videogames a volume impossibile in piena notte). E lo psichiatra è il demone guardiano dei suoi tormenti, felice che il dannato si condanni da sé. E se compiace con il Superiore Sulfureo.
Attenzione:
Frase corretta: la fornaia, da dietro il bancone, mi saluta sempre.

A FARE LA NANNA di Luca Nesler Tema centrato e con una storia molto complessa: la madre di Ester, divorziata, con un nuovo amore e il debole per il Pinot, deve fare i conti con l’ex marito, il quale mette in dubbio i metodi educativi usati da lei con la piccola. A partire dalla porta chiusa a chiave durante il sonno. In corso di lettura ne saltano fuori altri: a sei anni Ester non va a scuola e si prepara la colazione da sola. Da brivido l’arrivo dei poliziotti chiamati dall’ex marito e bella la sorpresa della chiave di riserva in mano alla bambina, regalo del papà. L’altra è finita chissà dove, per via della distrazione della mamma, nevrotica, al punto da fingere la malattia della figlia per i suoi comodi e anche per trascurarla quando le pare con la scusa di patatine e cartoni. Bellissimo il finale: la piccola sa cosa vive. Lo prova la bambola in gabbia nella stanza con l’abat-jour e la luce a stelline.
Attenzione:
ti riscrivo la frase corretta:
‘ Notte mamma.

MENTRE FUORI C’E’ IL SOLE di Elisa Belotti Tema centrato. Racconto molto bello: perché si muove su due piani ben congegnati. Nel primo, il Lettore si immedesima in un carcerato di giovane età, alle prese con secondini e compagni di sventura nel mondo spietato e sporco della galera, sporco anche fisicamente come si vede nella scena della caccola e del muro lercio, ma anche dei compagni che ti mettono la testa nella turca. Certo domina il sole, simbolo di libertà e redenzione, ma il nostro protagonista nel fiore degli anni lo vede come un qualcosa di lontano, vede sfiorire la giovinezza e ricorda il gioco agli astronauti con l’amico: ben reso, caschi, stivali di gomma, tute, e basta poco per cambiare universo. Spiazzante, in modo brillante, il finale: carcere? Ma no, è una scuola. E con tanto di professore di storia che si accanisce sul Nostro, il quale paventa il disastro sull’interrogazione basata sulla rivoluzione francese.

Attenzione,
ti riporto la frase corretta:
“Vediamo un po’ se questa volta l’hai studiata, la rivoluzione francese”


VESSAZIONE di Stefano Floccari Tema centrato. Sorprendi il Lettore Emotivo con grande bravura. Ginevra appare una vittima in cerca di aiuto. E il Nostro appare una specie di eroe, certo non proprio senza macchia e paura perché ha il vizietto di usare un certo social per sollazzo, ma almeno tenta di salvarla dalle molestie di Fabio, ben più aggressivo e disposto a passare alle vie di fatto. Molto ben descritta la scena del pugno. E quella in cui il Nostro riprende i sensi e apprende da Ginevra la verità: le piace farsi trattare da oggetto di molestie e inoltre sa del vizietto di lui, esteso anche alla professoressa di storia: potrebbe parlare, ma non lo farà, in cambio del ruolo di vittima.

Attenzione:
ti riporto la frase corretta:
‘ché chiedere a una ragazzina come sta

NON MI CALPESTARE di David Galligani Tema centrato. E nello spirito di una canzone dei Metallica. Il Nostro ha nella mente un anno di promesse vaghe nel fare cessare il bullismo alternate alle frasi dei bulli su di lui. La trovata del sacchetto con le lattine di Coca Cola da usare come arma è semplice e geniale: ecco un ottimo insegnamento del padre amante dei film d’azione. Gabriele e Francesco si fanno odiare nelle loro frasi crudeli, ma il Lettore Emotivo resta scosso davanti alle loro sofferenze, sangue e colpi bassi: scene di violenza rese con grande maestria nell’uso dei particolari. Questo non toglie che il Nostro si faccia amare dal Lettore Emotivo, il quale spera che il Direttore Didattico tenga conto delle motivazioni che lo hanno spinto a tanto, malgrado le parole del bidello.

NALA di Andrea Gemignani Tema centrato. In poche parole hai reso il lavoro di un domatore del circo, sempre uguale, dal numero, alla musica. E lo hai avvicinato al pubblico con il debole per la birra, di certo una bevanda che lo rilassa: non è facile lavorare con un leone. Dall’altro canto, Nala il leone è trascurato, nessuno gli ha curato la lesione alla zampa, ha i denti ingialliti, soffre, ma esegue il numero, un po’ per averlo imparato a memoria con lo spirito di osservazione, un po’ per il timore della frusta. E il tutto nell’effervescenza del pubblico di bambini. Prova molto interessante: animali nei circhi? Meglio evitare.

WILD THING di Silvia Casabianca Tema centrato. Però ci sono troppi punti esclamativi. Questo può infastidire l’Editor Esigente. Altra osservazione, la canzone, ecco, il giorno in cui manderai questo brano in lettura a qualunque editore, o commissione di concorso, traducilo. Io l’ho reso così: Cosa Selvaggia, penso di amarti, ma voglio saperlo con sicurezza, vieni e abbracciami forte. Racconto carino, con l’inaddestrabile ma affamato di coccole e biscotti cane Ulisse.

Attenzione, ti riscrivo le frasi corrette:
Indietro chiunque tu sia, balordo.
«Grazie al cielo, Ginny, nemico alle porte.»
«Stai zitto, idiota.»
«Papà? Ulisse ha sonno.»
oh Tom, tu sì che sei buono.
Lo vuoi un biscotto, Ulisse?
«Sì, sì, lo voglio. Cos’è? Sì.»
«Seduto.» Ordina Tom
«Noooo. Terra.»



La mia classifica è soffertissima, siete tutti ottimi autori:

NON MI CALPESTARE di David Galligani

L’IRA DI UN PADRE di Matteo Mantovani

NALA di Andrea Gemignani

VESSAZIONE di Stefano Floccari

A FARE LA NANNA di Luca Nesler

UN’ALTRA PROSPETTIVA di Giuliano Cannoletta

MENTRE FUORI C’E’ IL SOLE di Elisa Belotti

WILD THING di Silvia Casabianca

Dario17
Messaggi: 417

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » sabato 22 gennaio 2022, 16:41

Wild Thing

È sempre una bella gatta da pelare (in questo caso un cane) quando ci si vuole mettere nel pov di un animale. Non solo perchè è straordinariamente difficile ma anche perchè ci sono un'infinità di possibilità su come contestualizzarlo.
Ho apprezzato anch'io come Lauro il non aver forzato per tenerti la cosa come colpo a effetto per il finale, però è davvero tanto tanto difficile infiarsi nel protagonista se non dopo la prima metà del pezzo.
Tutti i particolari come "Sioux" "Usurpatori" "marmoreo" "umiliazione" , la conoscenza specifica di cosa siano molle, scarpe di vernice, incisivi, ecc... ti confondono oltremisura. Non sarebbe stato meglio un bell'approccio ultra semplicistico basato solo sui cinque sensi per stare dentro un banale cane domestico?
Giusto un paio di punti sui cui soffermarmi:
- Un rumore sordo si infila nel mio timpano e l’orecchio sembra in fiamme - una schicchera sull'orecchio con un giornale l'avrei resa bene soltanto col dolore improvviso, il rumore sordo che si infila, oltre che bruttarella come espressione, poteva essere posticipata o proprio tolta.
- un pezzo di cibo rotondo al sapore di zucchero. Ogni parola trasuda la difficoltà che hai avuto nell'evitare di dire di nuovo la parola biscotto.
La seconda parte molto meglio della prima.
Apprezzabile il tentativo ma stile e comprensione del testo zoppicano alquanto.

Nala

Come nel racconto di Silvia, c'è un infilarsi nel pov di un animale.
Visto il tema, ci sta.
Mentre la prima parte funzionicchia perchè il punto di vista è del domatore, la seconda, gestita esattamente come la prima, non solo non ci fa godere del parallelismo uomo/animale su cui hai basato il pezzo ma ci estrania.
A mio avviso un bel cambio terza persona-prima persona avrebbe fatto il suo, ti saresti mosso meglio e con più facilità, alla luce anche di un piacevole tentativo della cara e vecchia scrittura immersiva.
Punti dolenti:
- La birra è sempre più vicina nella sua testa, può persino sentirne l’odore e il sapore fresco nella gola - Se dici che pregusta il sapore e l'odore, non serve specificare prima che il domatore abbia quello in testa. Anche perchè l'hai specificato papale papale qualche riga prima che vuole farsi una birra.
- In realtà non sa contare ma ha imparato lo stesso a farlo - No, ti prego. Oltre ad essere un controsenso micidiale, ricorda il meme sull'ape che non è areodinamica ma lei non l osa e quindi vola lo stesso. Capisco che sia un tentativo di disumanizzare il leone per mostarci un qualcuno meno sviluppato, ma eviterei in todo il concetto.
In conclusione un'idea che ci poteva stare, i dualismi li adoro ma c'è da lavorarci sopra. La strada imboccata è quella giusta, a occhio.

Non mi calpestare


Hai abbracciato il tema scegliendo il sopruso più classico dei nostri tempi: bullismo e controbullismo.
Bello il fraseggio interno delle frasi mentre l'azione procede di pari passo, magari anche meno righe vuote sarebbero andate bene comunque, sennò il testo pare troppo dilatato.
Un paio di cosette:
- Gli ammollo un’altra pedata in faccia. Per vedere se impara quello che si prova quando si è a terra e qualcuno infierisce -
Io direi che un calcio in faccia, nel preciso istante in cui si ha la consapevolezza di farlo, comunichi soltanto la voglia di fare male il più possibile e magari quel retrogusto d'orgoglio dopo aver percepito nell'estremità di averlo preso pieno.
Il discorsino morale sul voler vedere se il calcio abbia sortito effetti sulla psiche dell'altro fa molto discorso più adatto ad un discorso postumo.
- Il sangue macchia la suola della mia Superga, vedo che ora lascia impronte rosse per terra. -
Messo così, pare che la scarpa si sia sfilata e abbia comnciato ad andarsene per conto suo balzellando e lasciando impronte e il pov sia lì che guarda distante. Questo sarebbe stato un buon particolare cruento da mettere alla fine, mentre il bidello lo trascina via e lui può notarlo guardandosi indietro.
Un testo carino e semplice.

Vessazione


Tema bullismo e ci sta.
L'apice di questo pezzo sta tutto nella rivelazione finale che in un solo colpo prende le distanze dai soliti contesti vessatore-vessato e punta una luce del tutto nuova sul personaggio di Ginevra, diventando per distacco il pg più interessante, anche a discapito del protagonista pov.
Sarebbe stato un OTTIMO primo capitolo per qualcosa di più che un racconto da 4000 caratteri, alla fine della lettura ho sentito chiaro la voglia di saperne di più sul suo masochismo e di come faccia a sapere i cavoli di tutti.
- il Kit Kat incastrato nella spirale da giorni fa un passo verso il vuoto - Ok la cura del particolare, ma a meno che non ti sbattano la fronte sul vetro del distributore, questo è un qualcosa che difficilmente si nota se ti hanno appena "scagliato via" e poi "afflosciato".
- le leggi della gravitazione vengono meno - Argh. Capisco il contesto ma è un infiocchettatura troppo sopra le righe, questa.
Il pezzo è buono.
Lavorerei sui dialoghi, rendendoli meno banali e più originali.


Mentre fuori c'è il sole

Ok, qua la sola l'interpretazione del tema è già tosta da commentare.
L'origine dei soprusi è la scuola.
E non una scuola malsana e deviata, ma solo una scuola. È un sopruso dover andare a scuola. Certo, sappiamo tutti che in linea di massima non sia così, ma se la vediamo da un punto di vista di un bambino/ragazzino immaturo per definizione che ha voglia di giocare e basta ci può stare.
Ma allora com'è che il pov sia capace di analisi critiche, seppur erronee, tipo: a sbatterci in faccia che non saremo mai all’altezza di quel sole che c’è fuori, non fino a che non ci avranno “riparato”, insegnato a essere cittadini responsabili e non avanzi di una società che sta marcendo ?
Per lo stile, c'è poco da dire.
La focalizzazione è TUTTA all'interno, il mondo attorno al protagonista è sfuocato e forse lo è un po' troppo per forzare la rivelazione finale.
Mi lasciano poco questo tipo di storie, ma è un mio punto di vista personale.
- Avevamo il dono dell’ubiquità: eravamo in salotto e sulla Luna, nello stesso momento. - due bambini che giocano agli astronauti, coinvolti e partecipi, non sono nel salotto ma soltanto sulla Luna. Se si gioca fatto bene, e i bambini ne sono capaci alla grande, il mondo reale attorno a loro sparisce proprio.
Cinque righe per l'estrazione della caccola mi paiono superflue.
Un pezzo un po' meh.
Stile gradevole ma piuttosto fumoso di contenuti narrativi.

A fare la nanna


La mitragliata di frasi iniziali e il botta e risposta che parte in quarta mi hanno un po' confuso.
Avrei aprofittato dello spavento e della visualizzazione di Matteo in fondo al corridoio per "scalare la marcia" con un paio di descrizioni e poi far partire il battibecco. Ma è solo un'ipotesi.
Il thrilling mi ha convinto molto e anche il particolare sul macabro/disagio della bambolina nella gabbia è sia evocativo che un bello strascico che lascia qualcosa sul palato del lettore.
Non so se il tema sia preso appieno: una bambina chiusa a chiave dentro la camera a cui viene fatta saltare la scuola sono soprusi quotidiani e ok, ma tutto tranne che piccoli, alla luce poi della non lucidità della protagonista.

Un'altra prospettiva


È un brano piacevole in raccontato, nitido sia nei dialoghi che nella descrizione.
Lo spezzettamento in mini-capitoli così drastico per me non serviva. Una o due righe di spazio vuoto e via in allegria.
Stile ok ma è il senso generale del racconto che mi sfugge alquanto:
Cagnazzo, che mi pare il diretto superiore di Canesi/Kanhes, si meraviglia che Aldo il dannato vada ogni settimana a raccontargli le cose? Cacchio, si spaccia per il suo terapista, perchè si meraviglia?! Potevo capire che Canesi prendesse la forma umana di uno qualunque e si fosse fatto il mazzo per diventargli amico e confidente per farsi spiattellare le sue gioie e i suoi dolori, ma se da demone trasformista può farlo facilmente dov'è l'estrosita?
Non afferro.
Il giochino sui nomi Canesi/Kanhes l'avrei evitato. Avrei rimesso Canesi anche per il terzo atto e lasciare che gli zoccoli al posto dei piedi avessereo compiuto la rivelazione al lettore.


L'ira di un padre


Una volta chiarito chi sia chi, il racconto fila liscio e sc'è una discreta alternanza tra pensiero indiretto-dilaoghi-descrizioni.
Dietro c'è l'assunzione di tecniche di scrittura.
La storia in se è davvero molto molto fiacca.
Il pezzo è spezzato in due, c'è un prima e un dopo e questo ti ha esentato di darci l'azione che una parte centrale di solito ha.
La seconda parte è un bello spiegonazzo che i pg si rimbalzano tra loro per giustificare le motivazioni della prima parte e questo è sempre poco elegante in una storia.
- Povero Eric, speriamo che le frustate che riceverà non siano troppo forti. Mi allontano e mi siedo su una panca vicino al muro: inizia lo spettacolo.-
Non succede niente, poi. Niente frustate ma nemmeno un paternale calcio nelle terga.
È scritto benino ma manca la ciccia, la sostanza narrativa.


___________________


1. Vessazione
2. A fare la nanna
3. Non mi calpestare

4. Un'altra prospettiva
5 Nala
6 L'ira di un padre
7 Mentre fuori c'è il sole
8 Wild Thing

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » domenica 23 gennaio 2022, 20:36

Ragazzi, sto invecchiando. Mi sono accorto che nelle valutazioni comincio a premiare soprattutto la scorrevolezza e la godibilità dei racconti. In sostanza, se mi fanno passare tre buoni minuti senza farmi incespicare e tornare indietro a rileggere è un bel bonus. Aggiungeteci un testo bilanciato, con personaggi motivati e siamo a cavallo.

CLASSIFICA:

1. Non mi calpestare, di David Galligani
2. Un’altra prospettiva, di Giuliano Cannoletta
3. A fare la nanna, di Luca Nesler
4. Mentre fuori c’è il sole, di Elisa Belotti
5. L’ira di un padre, di Matteo Mantoani
6. Vessazione, di Stefano Floccari
7. Nala, di Andrea Geminiani
8. Wild Thing, di Silvia Casabianca

Non mi calpestare, di David Galligani

► Mostra testo

Un’altra prospettiva, di Giuliano Cannoletta
► Mostra testo

A fare la nanna, di Luca Nesler
► Mostra testo

L’ira di un padre, di Matteo Mantoani
► Mostra testo

Mentre fuori c’è il sole, di Elisa Belotti
► Mostra testo

Vessazione, di Stefano Floccari
► Mostra testo

Nala, di Andrea Geminiani

► Mostra testo

Wild Thing, di Silvia Casabianca
► Mostra testo

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 24 gennaio 2022, 12:07

Tre classifiche ricevute, ne dovranno arrivare altre cinque (oltre alla mia).

Avatar utente
Pietro D'Addabbo
Messaggi: 352
Contatta:

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » martedì 25 gennaio 2022, 17:11

Le prime tre posizioni sono praticamente a parimerito a mio giudizio, con la quarta che arriva a meritare la menzione per il podio. Per le altre posizioni invece le idee sono state chiare fin dal principio, a tutti comunque i complimenti per i racconti che siete riusciti a mettere giu'!

1) Mentre fuori c'è il sole
2) Non mi calpestare
3) Un'altra prospettiva
4) L'ira di un padre
5) Vessazione
6) A fare la nanna
7) NALA
8) Wild Thing

1) Mentre fuori c'è il sole
Giochi con la percezione del lettore portandoci nel POV di un protagonista che vede la realta' a suo modo. Arrivato alla disvelazione finale mi hai fatto pensare ad Argento Vivo, la canzone che parla dei bambini con bisogni educativi speciali e di come la scuola possa apparire loro come una prigione. Tuttavia il tuo racconto la nasconde attraverso un uso continuo di termini tratti di peso dalla realta' carceraria e di sua esclusiva pertinenza. Inganni simili mi piacciono molto di piu' quando sono le parole usate ad essere bivalenti, comuni ai due ambienti.
Il bello del racconto e' che il tutto rimane gradevole anche omettendo il plot twist, come racconto del disagio esistenziale di un prigioniero realmente in carcere. Sarebbe stato ugualmente godibile, grazie allo stile che hai messo in campo.

2) Non mi calpestare
Il piccolo tranello che hai preparato ha funzionato alla grande, il rovesciamento dei ruoli mi ha colto del tutto impreparato.
Per trovare dei punti perfettibili, devo indicarti qualche sottigliezza, lievi stonature a mio parere. L'uso delle lattine, la tipologia di scarpe non proprio adatte a tirare calci, la dinamica dell'intervento del bidello. Comunque un'ottima storia, il classico voto altissimo con il meno meno accanto scritto leggero leggero.

3) Un'altra prospettiva
Il tuo racconto mi ha lasciato contemporaneamente soddisfatto e perplesso. Mi levo subito una spina confessando che, alla fine, la prima cosa che ho fatto e' stata andare a cercare la descrizione del quadro, nel caso me la ricordassi errata. Ma ci sta benissimo che il diavolo, per ingannare meglio il proprio dannato, crei un quadro in cui i diavoli perdono, e' solo un quadro non una dichiarazione di sconfitta!
Quello che non mi convince, invece, e' la fatica del diavolo per organizzare tutto questo, alla fine non mi sembra piu' chiaro nemmeno se questo dannato sia vivo oppure solo un'anima.
Se fosse morto basterebbe imporgli i classici 'dolori infernali', perche' centellinare un supplizio apparentemente quotidiano imitando la vita precedente la morte con una serie di dispettucci?
Se invece e' vivo e il diavolo lo ritiene gia' suppliziabile, che ha fatto questo poveruomo per meritarsi questo stillicidio d'agonia?
Delle questioni aperte che abbassano, di poco, l'efficacia e la godibilita' della narrazione.

4) L'ira di un padre
Il racconto presenta il difficile rapporto fra un padre ed il figlio, attraverso gli occhi del fratello/zio dei due personaggi. La mediazione di questo punto di vista esterno porta il lettore alla disvelazione finale, quando si spiega che le angherie in realta' erano fatte a fin di bene, per la crescita del ragazzo, secondo un modello dell'epoca e per fortuna non piu' attuale.
Non c'e' arco narrativo, nemmeno ci vuole.
Occorre pero' da parte del lettore lo sforzo di spiegare come mai le aspettative del personaggio narrante siano disattese ben due volte, nonostante i reali sentimenti del padre di Eric e l'intimita' che dovrebbe esserci fra il burbero e il narrante, che sono fratelli. Una intimita' che mostri con quel mettersi in disparte del narratore a godersi lo spettacolo piuttosto che uscire dalla stanza e lasciar loro la privacy. Niente frustate, solo parole grosse e la decisione di interrompere i legami familiari in quella occasione.
La contraddizione maggiore arriva nella seconda parte, il fratello porta una missiva di quello che orami e' considerato un estraneo dal destinatario e dichiara di portare 'la cattiva notizia' della scelta di Eric di non voler piu' tornare a casa. Se pensava che il burbero avesse sul serio rotto i legami familiari con il figlio, quella non era una cattiva notizia, tutt'al piu' qualcosa da sapere, del tutto neutra. Che sia 'cattiva' deriva dalla conoscenza del legame affettivo che alberga nel cuore del burbero padre verso il figlio.
Segue lo spiegone finale: perche' questa confessione tardiva, perche' proprio ora? Perche' un fratello ha atteso tutto quel tempo per confessare all'altro l'accaduto di quel giorno?
Come anche per qualche altro racconto di questo girone, nonostante queste note dissonanti e' stata una lettura piacevole e una declinazione del tema originale e interessante.

5) Vessazione
Lo stile e il racconto funzionano, ammesso di sospendere l'incredulita' di fronte a due punti: che il gioco di ruolo masochista avvenga davanti a un testimone inconsapevole che lei non ha previsto, e nemmeno desidera, coinvolgere nel gioco stesso e che potrebbe denunciare quel che ha visto, ricatto o meno della ragazza ai due presunti bulli; che il ragazzo chieda alla ragazza, apparentemente indifesa, come possa lei lasciare che la trattino cosi'.
E' stato appena picchiato tanto da volare letteralmente contro il distributore con un singolo pugno da parte del primo bullo eppure lui non riesce a concepire che lei non abbia tentato di reagire. Come immagina che lei debba farlo? Piuttosto mi sarei aspettato una esortazione a denunciare il fatto ai docenti o alla polizia... che lei avrebbe decisamente rifiutato, per come hai fatto sviluppare la storia da li' in poi.
La storia in compenso ha il grosso merito di nasconderci il voltafaccia finale molto bene, lasciandolo comunque plausibile nonostante l'inversione a U dei ruoli di buoni e cattivi. Racconto molto interessante.

6) A fare la nanna
Il tuo racconto mostra una situazione che e' volutamente disturbante a molti livelli. L'alienazione di una madre snaturata si rivela nella sua gestione folle della propria bambina, tanto da spingere il padre prima a protestare e poi direttamente a chiedere l'intervento della polizia. La quale arriva, saluta e va via. Scopriamo alla fine che l'alienazione si e' estesa anche della figlia. Purtroppo, gli altri attori che hai messo in campo mi sembrano agire in maniera scoordinata rispetto al contesto, dato il loro comportamento. I processi mentali sono insondabili e i tuoi personaggi hanno forse ragioni proprie per comportarsi come fanno, ma non lo lasci trasparire, percio' come lettore sono costretto a interpretarli secondo i miei parametri e finisco per trovarli illogici.
Mi e' piaciuto tantissimo il finale, l'accenno alla bambola in gabbia.
I bambini sono spugne e vivono la quotidianita', anche cosi' anomala, come normale fintanto che si affidano agli adulti; li lasciamo credere a Babbo Natale, a improbabili conigli pasquali e alle fate dei denti. Crescendo potranno contestare le loro figure genitoriali di riferimento e comprendere l'aberrazione che hanno vissuto, ma in quel momento ogni cosa e' semplice consuetudine. Stara' a loro allontanarsi da grandi da quel modello o imitarlo.
Con una sola immagine-metafora sei riuscito magistralmente ad evocare tutto questo, un preziosissimo cammeo.

7) NALA
Le due parti del tuo testo raccontano la stessa scena da due punti di vista, prima quello del domatore, vecchia gloria che non vede l'ora di tornare alla sua roulotte per bersi una birra, poi quello del leone, ferito, svogliato, che desidera solo tornare alla gabbia e dormire. Fin qui due collaboratori, annoiati perfino di se stessi e di cio' che dovrebbe regalargli un po' di gloria. Il guizzo dovrebbe arrivare dal finale, ma il tuo intento non e' cosi' chiaro, non avevo colto cosa stavi suggerendo.
L'immedesimazione nel leone e' ben riuscita almeno finche' dura lo spettacolo, nonostante i punti di 'raccontato' che ti hanno fatto gia' notare. L'idea nel complesso mi e' piaciuta, mostrare i soprusi della vita su un domatore, e del domatore sul suo leone.

8) Wild Thing
Ho avuto davvero difficolta' a capire che si trattasse di un cane per gran parte del racconto. Non solo, ho faticato a capire chi fossero tutti gli attori in scena. Solo al momento in cui due delle voci parlanti hanno cominciato a chiedersi se il protagonista volesse un biscotto ho finalmente inquadrato che la scena era domestica, il protagonista un cane e tutti i comprimari erano i membri di una famiglia. Dunque l'umanizzazione mi sembra faccia deragliare la possibilita' di godersi la lettura, unendosi in questo con una serie di scelte lessicali veramente ostiche.
Come nota positiva, credo che i sentimenti del cucciolo che hai messo nel tuo racconto siano plausibili e una volta focalizzata la razza del protagonista si riescono a cogliere anche tutti i diversi tipi di soprusi che deve subire, pertanto tema rispettato e complimenti per l'idea.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Avatar utente
Andrea76
Messaggi: 322

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » mercoledì 26 gennaio 2022, 11:28

Ecco i miei commenti con relativa classifica:

1) A FARE LA NANNA, di Luca Nesler
Ciao Luca, allora il racconto mi è piaciuto. Trovo che sia costruito bene e che la declinazione del tema sia piuttosto potente. Non ho avuto problemi di comprensione del testo, neanche all’inizio dove dici poche parole del contesto ma sufficienti a ricostruirlo. Buona la suspense che crei a metà racconto, ho apprezzato molto il particolare della tasca vuota. Il finale è splendido e credibile anche da un punto di vista psicologico: la madre, attraverso le sue sevizie, sta crescendo una figlia che diventerà mostro quanto lei.
Ho due appunti: fai un ricorso sfrenato alla paratassi. Ci sta perché hai scritto una scena iper-dinamica. Al posto tuo rallenterei in qualche passaggio allungando i periodi e riducendo i rinvii a capo, altrimenti il ritmo di lettura è troppo serrato e paradossalmente può stancare il lettore a cui non concedi nemmeno un secondo per trattenere il fiato.
Un secondo appunto riguarda un aspetto del plot che non ho trovato coerente: se è vero che il padre ha consegnato una chiave alla figlia per le situazioni di emergenza, perché allora lo stesso padre all’inizio è così preoccupato tanto da intimare alla madre di aprire la porta della stanza?

2) VESSAZIONE, di Stefano Floccari
Ciao Stefano, il tuo racconto mi piace perché è fuori dagli schemi mentali del politically correct. Mi piace soprattutto l’idea che non tutto è come appare e che ai personaggi non venga assegnato un carattere a priori: la vittima può diventare carnefice e viceversa. In questa interscambiabilità di ruoli ho rivisto il “Fight Club” di Palahniuk.
Alcune semine non sono sviluppate, in primis quella del pdv che durante l’alterco con Fabio ha un’impennata d’orgoglio che poi non ha un seguito. C’è un certo disequilibrio stilistico tra la prima parte e la seconda: dettagliata la prima (forse anche troppo, il kit-kat mi è sembrato un elemento disfunzionale), scarna la seconda (avrei inserito più beat nel dialogo serrato con Ginevra in modo da caratterizzare meglio i personaggi).
Nonostante queste pecche, il racconto va premiato per il suo coraggio.

3) FUORI C’è IL SOLE, di Elisa Belotti
Mi è piaciuto molto il modo in cui proprio all’ultimo capovolgi la percezione del lettore. Credo che il fatto di volerlo stupire sia il tuo marchio di fabbrica, visto anche il plot-twist del racconto della scorsa edizione. Anche in questo caso il finale è sicuramente l’ingrediente più stuzzicante a cui hai pensato.
Mi piace l’architettura della storia. Meno lo stile. Hai scelto una narrazione “da dentro”, introspettiva. Tutte le riflessioni del protagonista sono scritte bene, ma mancano di una messa in scena. Nella prima delle tre parti, ad eccezione del riferimento alle quattro pareti luride, tutta l’impalcatura del racconto si sorregge sui pensieri del pdv. Questo secondo il mio gusto personale emoziona poco il lettore, che in genere invece è attratto dai dettagli sensoriali.
Difatti, secondo me, il pezzo più riuscito (finale a parte) è quello della seconda parte, dove attraverso la perlustrazione nasale del pdv rendi palpabile la sensazione di disgusto che emana il luogo in cui si trova il protagonista.
Nella terza parte avresti dovuto insistere sulla fisicità del secondino/professore che entra nella stanza. Invece ti perdi un po’ nella retrospettiva. Trovo che se invece fossi rimasta sul pezzo insistendo sui dettagli fisici di lui e del contesto, l’empatia del lettore con il pdv sarebbe aumentata.
Un ultimo consiglio, nel mio piccolo: mi sarebbe piaciuto che ci dicessi anche all’inizio che si chiamava “Locatelli”. Intanto perché se associ subito un nome al personaggio aiuti il lettore a focalizzarlo. E poi avresti potenziato il colpo di scena del ribaltamento finale, considerando il fatto che l’uso dei cognomi, guarda caso, è stra-usato sia in carcere che a scuola.

4) NON MI CALPESTARE, di David Calligani
Ciao David, mi è piaciuta l’architettura del racconto. All’inizio, il fatto di alternare le azioni del pdv con quelle frasi in corsivo crea una sospensione sulla totale comprensibilità del testo. E questo è un bene, nel senso che vediamo quello che succede ma non capiamo il perché, e questo produce una buona suspense. Quindi il racconto si fa apprezzare proprio perché ci fa conoscere la verità work in progress, non ce la sbatte subito in faccia fin dalle prime righe. Il finale, invece, mi ha deluso rispetto alle premesse. Cioè non è messo in scena, è affidato al “raccontato”: Pezzi di merda. Mi hanno reso la vita un inferno per un anno intero e nessuno ha mai mosso un cazzo di dito / Io volevo solo essere lasciato in pace. A leggere i miei libri, a disegnare / Ma se non posso avere il rispetto, allora anche la paura mi va bene. Queste riflessioni a posteriori del pdv riducono a mio avviso l’impatto emotivo del finale. Al posto tuo mi sarei affidato a uno scambio di battute con il bidello se davvero avevi intenzione di rendere così esplicito il plot-twist. Forse, a mia opinione, non c’era neanche bisogno di uno svelamento vero e proprio, perché l’alternanza tra azioni e virgolettato della prima parte faceva già un buon lavoro in questo senso. Ed è quello infatti, secondo me, il passaggio più riuscito del tuo racconto.


5) L’IRA DI UN PADRE, di Matteo Mantoani
Ciao Matteo, ho apprezzato parecchio lo stile di questo racconto sia in termini di chiarezza che di messa in scena. Ti riporto diversi passaggi che mi sono piaciuti del testo: i suoi brufoli luccicano illuminati dalle fiamme del caminetto / le labbra fremono come se trattenessero saliva bollente / La luce del fuoco aggiunge ombre sfilacciate alla sua pelle già rugosa.
Ho apprezzato meno l’idea che c’è alla base della storia. Il problema a mio avviso è nella sospensione dell’incredulità per il cambio d’atteggiamento del padre. Se davvero è un tipo burbero (ce lo dice il pdv alla fine: anche il vecchio ha un cuore) allora il salto del secondo passaggio è troppo grande. Ho riletto tre volte il tuo racconto e l’ho lasciato decantare qualche giorno, sperando poi di cogliervi delle semine che rendessero più credibile – e quindi più emozionante – il finale, ma non le ho trovate.
Buona invece, come è già stato scritto, la tua gestione di una terza persona in qualità di pdv.

6) UN’ALTRA PROSPETTIVA, di Giuliano Cannoletta
Ciao Giuliano, molto bene il primo atto del racconto in cui veicoli le informazioni attraverso la seduta psicanalitica. Che il pdv faccia una vita di merda ce lo mostri in maniera efficace, infatti empaticamente sono con lui.
La seconda parte è tutta in tell e mi ha fatto storcere il naso perché stilisticamente è l’opposto della prima. Avresti potuto mettere in scena soltanto il passaggio davanti al fornaio guadagnando in immersione, parere mio.
Il finale surreale mi è parso un po’slegato rispetto al contesto. Il quadro nello studio del dottore, almeno a mio avviso, non può bastare come semina anche perché, se è vero che ci troviamo all’inferno, allora il fatto che sia un angelo a infilzare il demone è fuorviante rispetto alla conclusione a cui giungi.

7) NALA, di Andrea Gemignani
Ciao Andrea, l’idea su cui si fonda il racconto mi piace. Trovo interessanti le storie che si snodano su un doppio binario di prospettiva, in questo caso c’è l’ulteriore sfumatura che la stessa scena è vista prima da un umano e poi da un animale. Ho trovato però un po’ macchinosa la parte del domatore, dove c’è poco mostrato e molto raccontato: L’uomo la conosce a memoria, sono anni che la sente, sempre uguale, sempre con lo stesso tono che annuncia il suo nome in pompa magna e invita i deboli di cuore ad andarsene per non correre inutili rischi. È passata una vita. La prima volta che si era esibito il sudore gli imperlava la fronte e il battito andava veloce. Voleva essere il migliore, voleva sfondare. Ora è diverso. Ora tutto quello che vuole è finire il prima possibile e andare a farsi una birra. In pratica ci fai capire la psicologia del pdv dai suoi pensieri retroattivi, non da azioni che compie e da una messa in scena delle stesse. A mio parere, la frustrazione del domatore poteva essere rappresentata nel momento presente, insistendo ad esempio sulle sensazioni da dipendenza dalla birra oppure sull'indifferenza che lo pervade rispetto all'esecuzione del proprio lavoro.
La parte del leone è scritta in maniera più efficace. Vai sull’azione e il ritmo del racconto ci guadagna. Sono però d’accordo su chi ti ha scritto che avresti dovuto calcare la mano sul rapporto tra l’animale e il domatore, amplificando in questo modo il senso di conflittualità tra i due e ottimizzando il finale, che resta un bel finale evocato ma che non arriva subito proprio per l’assenza di semina nella parte che lo precede.
In conclusione hai avuto un’idea brillante che andava solo calibrata meglio nell’esecuzione.

8) WILID THING, di Silvia Casabianca
Ciao Silvia, il racconto ha un’idea di partenza coraggiosa, cioè quella di entrare nel pdv di un cane e se vogliamo anche nella sua psicologia. Ci sono dei passaggi in cui questo ti riesce bene, come qui: Non comprendo. Vuole bloccarmi? Perché sta facendo così? Provo forte disagio. Sbadiglio cercando di farglielo capire. Nel complesso però ho fatto un po’ fatica a visualizzare il contesto e i personaggi in scena. Probabile che si tratti di un limite mio, laddove tendo a sentire nelle mie corde un genere di narrazioni più classiche e lineari. A volte, se non ho sbagliato valutazione, fai dire le battute al cane esplicitandole tra le virgolette caporali, come se fosse appunto un essere umano. Questo mi ha un po’ confuso soprattutto nell’attribuire la battuta a lui o a Tom.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 26 gennaio 2022, 20:07

A un giorno dalla scadenza dovete ancora ricevere tre classifiche (oltre alla mia).

Avatar utente
Gianni Tabaldi
Messaggi: 12

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » giovedì 27 gennaio 2022, 16:55

1 Un’altra prospettiva; di Giuliano Cannoletta.
È il mio racconto preferito. Ottima idea, divisione in tre atti da manuale, stile divertente con piccoli tocchi di classe (mi è piaciuto particolarmente il dettaglio iniziale del quadro nello studio, che anticipa il finale).
Il fatto che l’autore sia riuscito, con così poco tempo, ad azzeccare il tema, costruirci una storia strutturata, e pennellare antagonista e villain con poche pennellate, per me rendono questo racconto un vero e proprio gioiellino.
Una sciocchezza tecnica, ma che io ho apprezzato molto, è l’utilizzo di nome e cognome per presentare il protagonista e iniziare ogni mini atto. È un’inezia che però denota un’ottima conoscenza della scrittura e di come usarla per dare il mood giusto alla lettura.
Per me è davvero ben scritto e ci trovo pochi difetti. E quando una cosa funziona, ho molto meno da dire rispetto a un racconto che mostra dei problemi.

2 Vessazioni; di Stefano Floccari.
Un altro racconto secondo me molto riuscito. Viene secondo principalmente perché il suo punto forte è anche il suo limite. Mi spiego: è una storia che titilla la curiosità, ti fa venire voglia di risposte, e questo è uno dei pregi migliori che possa avere uno scritto. D’altra parte, vista la formula di Minuti Contati, sono tutte domande che rimarranno insoddisfatte.
Ottimo stile, costruzione della scena. A livello di idee, ho apprezzato molto come la prima parte sia così da manuale da sembrare quasi stereotipata, una scena vista un sacco di altre volte, ma che sia stata mostrata a questo modo semplicemente per ingannare il lettore e preparare il twist finale, quello che genera ancora più curiosità e interesse.
È la mia prima partecipazione, io ho fatto davvero fatica a entrare nei tempi, nel meccanismo, nei limiti imposti dal regolamento. La qualità con cui questi due racconti si sono sbarazzati delle limitazioni di Minuti Contati e hanno creato questi due gioiellini, mi ha un po’ scoraggiato. Siete davvero bravissimi. Spero che col tempo, l’esperienza e un po’ di fortuna, di arrivare pur io al vostro livello.

3 L’Ira di un padre; di Matteo Mantoani.
Come ho detto nel commento al post, questo racconto ci ho impiegato un po’ a inquadrarlo e ad apprezzarlo (la prima lettura, non so ancora adesso perché, è stata traumatica).
Credo di averlo trovato ostico nel giudicarlo, perché, sebbene il tema di fondo e il messaggio fossero chiari ed evidenti (“non tutti quelli che ti lasciano nella merda lo fanno perché ti vogliono male”), il personaggio del padre non lascia indizi o si tradisce su quali siano le sue reali intenzioni. E quindi il ribaltamento di prospettiva finale prende di sorpresa ma perché non poteva andare altrimenti (la pistola di Checov ha sparato la prima volta che è apparsa in scena).
Questo trucchetto, oltre a qualche sbavatura qua e là, mi pongono questo racconto ben sotto i miei due preferiti in lista, ma ho apprezzato molto la scelta del contesto storico, che rende credibile l’idea che un padre si veda costretto ad allontanare un figlio, e che utilizzi tutti i mezzi a sua disposizione, anche quelli più dolorosi, per aiutarlo a staccarsi da casa.

4 Non mi calpestare; di Davide Galligani.
È un racconto abbastanza semplice, con un tema raccolto ed espresso in maniera lineare, senza particolari invenzioni, ma è scritto bene, con un certo stile e mestiere, e una chiusura per quanto prevedibile, elegante e attinente al titolo dell’edizione.
Secondo me è scritto meglio e realizzato meglio, rispetto al racconto che ho messo in terza posizione (quello di Matteo Mantoani). L’ho messo però in quarta perché, seppure la forma sia più elegante, la costruzione più solida, e non abbia le sbavature che l’altro racconto ha, ha un’idea meno forte e che si è presa meno rischi. Sbaglia meno, ha meno incertezze, ma perché l’autore, secondo me, si è voluto allontanare davvero poco dalla traccia originale.
E sebbene a me piacciano le cose scritte bene, apprezzi lo stile e il lato tecnico, starò sempre dalla parte di chi i rischi se li prende, anche a costo di pagarne le conseguenze.

5 Mentre fuori c’è il sole; di Elisa Belotti.
È un racconto scritto bene, ma che come ho detto nel commento sul thread, gioca sporco, perché non lascia indizi per potere anticipare il twist finale. Lo stesso difetto del racconto di Matteo Mantoani, ma come dicevo nel suo commento, quello, grazie al contesto storico, dava qualche motivazione in più al cambiamento di prospettiva finale. Qui invece arriva totalmente inaspettato.
Ci sono dei piccoli dettagli che lo potrebbero fare pensare (tipo il riferimento ai giochi di immaginazione da bambini), ma sono anche sotterrati da un tipo di scrittura, i pensieri del punto di vista, che per pesantezza, senso di depressione e abbattimento, non sono associabili a un ragazzino. Che ovviamente può essere triste, scoraggiato, ma secondo me non in questo modo e con questi toni.

6 A fare la nanna; di Luca Nesler.
Come dicevo sul thread, è un racconto il cui mio giudizio è viziato da avere avuto la fortuna e il privilegio di avere letto altro dell’autore, in un contesto senza le limitazioni di tempo e di caratteri. E mi ha fatto un effetto strano, perché i lati positivi della scrittura di Luca, che sono uno stile elegante e molto preciso, e una costruzione della scena solitamente impeccabile e chiara, qui non si vedevano proprio. Anzi, ho fatto fatica a mettere a fuoco la vicenda, i personaggi, il contesto. E anche a successive letture non credo ancora adesso di essermi fatto un’immagine chiara.
Ma forse semplicemente da Luca mi aspettavo di più perché gli ho visto scrivere di meglio, e con uno stile e dei risultati completamenti differenti da questo.

7 Nala; di Andrea Gemignani.
La prima parte fila ed è scritta bene. Però non ha particolari guizzi e immagino che sia costruita su di un immaginario classico, mi verrebbe da dire “da stock”, per aiutare a capire più facilmente contesto, ambientazione tono.
È una cosa che per me può funzionare se poi c’è un ribaltamento di prospettiva, e il gioco è “ti mostro una situazione stereotipata per poi sorprenderti quando credi di avere già capito tutto”. Purtroppo questo non accade. Penso che tu ci abbia provato, come per il racconto WILD THING è carina l’idea del punto di vista animale, ma non è sufficiente per sparigliare le carte in tavola e sorprendere il lettore.
Secondo me poi la seconda parte non è molto riuscita nemmeno come stile o resa, ma immagino che sia semplicemente dovuta dal fatto che inventarsi un punto di vista animale sia davvero difficile e complesso.

8 WILD THING; di Silvia Casabianca.
L’idea di un protagonista e punto di vista animale, come per il racconto Nala, è carina, e poteva dare risultati interessanti. Purtroppo secondo me il punto di vista è un po’ troppo simile a quello di un personaggio umano, più che di un animale, e non permette di calarsi bene nella vicenda, dando vita a un’esperienza anomala e difficile da immaginare. Nella lettura ad esempio io personalmente non riuscivo ad immedesimarmi, né come personaggio generico, né “sentendomi” cane.
Non male l’idea, che mi pare di avere capito che fosse come il rapporto tra gli umani e un cane, fatto sì di affetti e cura, sia sempre sul limite dei “soprusi quotidiani” che sono il tema di questa edizione. Era però davvero una sfida, quella di metterla in atto con così poco tempo e spazio.

read_only
Messaggi: 171

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 27 gennaio 2022, 18:27

Ecco la mia classifica.
1. A fare la nanna
2. Un'altra propsettiva
3. Vessazione
4. Mentre fuori c'è il sole
5. L'ira di un padre
6. Non mi calpestare
7. Wild Thing
8. NALA



L'ira di un padre

Ciao Matteo,

piacere di averti letto.
Parto sempre dalla parte piacevole, ossia i complimenti. Mi ha colpito tantissimo come hai gestito le descrizioni in questo testo, ho trovato avessero un potere evocativo molto forte. Il testo è molto fluido e il finale davvero delicato.
Ciò che mi ha convinto meno sono due aspetti: il primo è l'aderenza al tema, che mi sembra una piccola nota messa lì in modo un po' casuale.
Il secondo aspetto è la trasformazione del padre. Secondo me è stato esasperato forse un po' troppo il carattere irascibile del padre dalle osservazioni del pdv, per cui quando l'uomo ha una reazione così emotiva nel finale sembra un po' poco credibile. Come ti anticipavo il finale mi è piaciuto, avrei preferito però meno "inserti" del pdv che mi lasciassero intuire si trovasse di fronte ad un mostro in modo da trovare tutto più equilibrato. Non so se mi sono spiegata bene, spero di sì.
In bocca al lupo,
Morena


Un'altra propsettiva
Ciao Giuliano,

ci ho messo un po' a farmi un'idea sul tuo lavoro. In prima lettura, il finale mi ha sì sorpresa, ma mi ha lasciata un po' insoddisfatta. Ho lasciato passare un po' di giorni prima di rileggerlo e finalmente ho maturato la conclusione che mi piace. Il riferimento al quadro è una chicca che ho apprezzato molto, anche perché è l'unico elemento che leghi la prima parte con la seconda. Il fatto che sia l'angelo a infilzare il demone rende il quadro un elemento reale all'interno di un contesto surreale, quindi non mi ha disturbata.
Rileggendolo ora la scena dello psicologo-finto-amico mi ha ricordato l'ultimo film di Matrix, ma non so se è voluto.
Torniamo dunque alla prima sensazione: quella di insoddisfazione. Psicanalizzandomi per aiutarti, credo di aver capito il perché: per tutto il testo mi fai empatizzare con un povero disgraziato un po' fantozziano. Scopro che è all'inferno, ma non ne conosco il motivo per cui mi rimane un senso di rivalsa mancato.
La prossima volta giocherei su delle motivazioni che portino a un distacco con il pdv, in modo da pensare "se lo merita". Non so se mi sono spiegata :)


A fare la nanna
Ciao Luca,

confesso che ho trovato un po' di confusione all'inizio del testo. L'andare a capo di continuo crea un ritmo concitato che però in alcuni punti mi ha un po' persa. Anche il susseguirsi di frasi brevi alternate ai discorsi in prima persona mi ha confuso, come:
«Ester? Che… ? Credevo dormissi, amore.» Guardo i poliziotti. «Eccola qui. Sta bene.» L’avete vista, no? «Ora scusate, ma devo metterla a letto.»

Pensavo che "l'avete vista no?" fosse parte del dialogo.
Ciononostante, sei riuscito a tenere una sorta di tensione intrinseca nel testo sempre alta. Non so perché, ma c'è un retrogusto un po' horror nel testo che ho apprezzato: ho provato una sensazione perenne di angoscia che è culminata nell'orsetto in gabbia. Mi è sembrato l'incipit di qualcosa di più grande, senza però lasciarsi dietro quella brutta sensazione di irrisolto.
Bravo :)
Morena


Vessazione

Ciao Stefano,

il tuo non è l'unico racconto che gioca sul cambio di ruoli finale, ma è quello che più mi ha destabilizzata. Il che è un bene, ovviamente. Nella prima parte ho trovato tutto piuttosto credibile a livello di dialoghi e di situazione (osservazioni su focus sulla forza di gravità sono già state fatte), mentre nella seconda parte ho trovato l'incipit del dialogo piuttosto debole, creando una conversazione un po' forzosa nelle prime battute.
Anche l'aggressione del bullo a Ginevra forse doveva essere un po' più rude... magari hai immaginato la mano intorno al mento stringere con forza, ma nel mio cervello l'idea non era di violenza quanto di "indesiderato". Forse non ho capito io cosa le piaccia (l'ho inteso come sofferenza fisica e sottomissione più che disagio), e in questo caso ti chiedo scusa.
Una bella prova comunque.
In bocca al lupo,
Morena


Mentre fuori c'è il sole
Ciao Elisa,

piacere di rileggerti. Il tuo racconto mi ha strappato un sorriso e il finale ha effettivamente l'effetto sorpresa che speravi. Il mio personalissimo problema è che per tutto il testo ho immaginato qualcosa di più rude, un finale che esplodesse con violenza. Ho però capito che il problema era su una mia percezione sbagliata con una seconda rilettura, in quanto - conscia del reale pdv - ho notato vari riferimenti all'età reale.
Sei stata brava quindi. Emotivamente mi ha preso meno del tuo ultimo lavoro se devo essere sincera, ma queste sono preferenze soggettive.
A presto,
Morena


Non mi calpestare
Ciao Andrea,

hai preso un episodio comune e lo hai reso in modo originale. Non so se sia un bene o sia voluto, ma mi è parso chiaro sin dalle prime battute che quello che le stava prendendo era in realtà il bullo (soprattutto dalla frase "Per vedere se impara quello che si prova quando si è a terra e qualcuno infierisce") e questo forse ha fatto perdere un po' di potenza al racconto.
Altra cosa che mi fa strano è che Gabriele esca solo nel momento in cui sente il compagno piagnucolare, quando - immagino - un sacco pieno di lattine che si scaraventa contro qualcuno produca non poco rumore. Se avesse voluto intervenire, sarebbe uscito prima. Se non avesse voluto prestare supporto, sarebbe dovuto rimanere chiuso in bagno.
Il finale comunque non mi è dispiaciuto e il senso di ingiustizia ricevuta in background arriva forte.
In bocca al lupo,
Morena


NALA
Ciao Andrea,

parto dicendo che mi sono sempre piaciuti i testi con un dualismo di punti di vista, soprattutto quando nel secondo ci sono dettagli che portano a rivalutare quanto letto nel primo pezzo. L'idea dunque l'ho trovata carina e la lettura è stata piuttosto scorrevole.
Ho però individuato principalmente due limiti, connessi tra loro: il primo è che, essendo l'ambito il circo, l'aspettativa del lettore è già umano-cattivo-sfruttante animale-buono-sfruttato. La lettura del secondo pezzo dunque non ha portato a uno stravolgimento del primo pezzo (quindi hai fatto bene a fare qualche passo avanti con la trama, perché ha dato valore aggiunto). Il secondo è appunto il focus della prima parte, che è molto sulla performance e molto poco sul rapporto che l'uomo ha con Nala. Se avessi dato più spazio al loro rapporto, la seconda parte avrebbe avuto più enfasi e sarebbe stata più coinvolgente.
Spero che questo spunto possa esserti d'aiuto in futuro!
In bocca al lupo,
Morena



Wild Thing

Ciao Silvia,

in sé il racconto mi ha strappato un sorriso (e lasciato un po' di tristezza, povero cane). Ti confesso però che il pezzo iniziale mi ha molto confusa.
Finché non ho capito si trattasse di un cane (caratteristica che ti giochi bene, perché sveli con dettagli il pdv verso la metà e non verso la fine, cercando un effetto sorpresa molto pericoloso) pensavo fossero in guerra.

Non mi è stato chiaro per un po' di riletture che il rumore sordo fosse quello della rivista. Avresti potuto inserirlo come dettaglio prima, al posto del paragone con le molle (giusto perché mi rendo conto che lo spazio è tiranno). E' scritto bene ed è piacevole, ma il pdv è un cane e quella metafora stona un po'. Per il resto ti segnalo anche che " Un pasito pal’ante" mi ha confusa (sempre perché stonava col pdv).
A rileggerci,
Morena

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 27 gennaio 2022, 20:09

A poche ore dalla scadenza dovete ricevere ancora una classifica (oltre alla mia).

Avatar utente
Stefano.Moretto
Messaggi: 466
Contatta:

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 27 gennaio 2022, 22:36

Ragazzi perdonatemi, a questo giro ho avuto un inferno di cose da fare e mi son ridotto all'ultimo.


Classifica:

1.Un’altra prospettiva
2.Vessazione
3.Non mi calpestare
4.Mentre fuori c’è il sole
5.A fare la nanna
6.NALA
7.L’ira di un padre
8.Wild Thing




Commenti:

L’ira di un padre
► Mostra testo


Un’altra prospettiva
► Mostra testo


A fare la nanna
► Mostra testo


Mentre fuori c’è il sole
► Mostra testo


Vessazione
► Mostra testo


Non mi calpestare
► Mostra testo


NALA
► Mostra testo


Wild Thing
► Mostra testo

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 27 gennaio 2022, 22:46

Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo TRE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » domenica 30 gennaio 2022, 22:48

Complimenti a tutti per la qualità dei vostri racconti, un gruppo come non ne vedevo da tantissimo tempo.

1) A fare la nanna, di Luca Nesler
Il Nesler che si occupa degli angoli bui della mente mi piace un sacco, devo dire. Ho letto delle varie criticità riscontrate, ma devo ammettere che così non è stato per me e la lettura è andata via liscia e gustosa. Sul padre forse si poteva calcare un po' la mano per mostrare delle criticità che rendano più verosimile il suo limitarsi a chiamare la polizia, ma in ogni caso funziona. Molto buono il finale e ottima la chiusa. Per me un pollice su e va davanti anche al racconto di Galligani perché l'ho trovato più articolato e quindi di esecuzione più complessa.
2) Non mi calpestare, di David Galligani
Semplice, diretto, d'impatto, perfettamente in tema. Mi è piaciuto molto. Avrei evitato le virgolette ai suoi pensieri, ma non mi hanno dato fastidio. Si deve rileggere la parte iniziale per comprendere chi sia il pestato, ma mi sembra una cosa giusta. Non ho altri appunti e pertanto il pollice è su pieno.
3) Vessazione, di Stefano Floccari
Un finale davvero ottimo che hai saputo nascondere al pari di un tennista che fino all'ultimo finta il diritto per poi cambiare impugnatura e fregare l'avversario con la palla corta (sì, commento dopo avere visto le cinque ore e mezzo della finale degli Australian Open). Fino al finale mi aveva detto poco, ma poi SBARABAN e tanti saluti, bravo. Detto questo, penso si potesse migliorare tutta la prima parte con una semina diversa: non mi sembra sufficiente lo sguardo triste di Claudio, ci avrei messo anche più interazione tra il protagonista e Ginevra nella prima parte con le che lo implorasse di non intervenire. Tema declinato in modo perfetto. Pollice quasi su, a un pizzico dal su totale.
4) Mentre fuori c’è il sole, di Elisa Belotti
Devo dire che questo è un gruppo con una qualità media dei racconti davvero elevata. Mi è piaciuto tanto anche il tuo. Credo che tu abbia giocato bene con il tema, durante la lettura cercavo di capire dove volessi portare il lettore (a livello di significato e interpretazione) e mi hai fatto fare un bel giro per poi depositarmi nel luogo deputato alla formazione che, evidentemente, fallisce nel suo intento se non riesce a preparare alla vita nel modo corretto. Sono stato un po' in dubbio sul pdv perché sulle prime appare più adulto di quello che è, ma hai seminato bene in modo da lasciare uno spiraglio sul bluff e, soprattutto, potrebbe anche essere un ragazzo delle superiori e quindi ci sta alla grande. Forse ti dilunghi troppo nella prima parte e fai qualche arzigogolo di troppo e questo ti preclude il su facendomi fermare al quasi su. In classifica ti posiziono davanti al parivalutato racconto di Cannoletta per un finale migliore e dietro al racconto di Floccari, meno raccontato e con un finale che mi ha affondato ancora di più rispetto al tuo.
5) Un’altra prospettiva, di Giuliano Cannoletta
Molto godibile e divertente, un racconto riuscito. Ci vedo solo una criticità e sta nella gestione del terzo atto (e forse, a questo collegato, in una semina che sarebbe stata da gestire diversamente): mi sembra troppo di rottura e mi sono venute a mancare delle connessioni. Dice bene Morena nel suo commento e mi sento di condividerne le riflessioni in merito. Detto questo, tema perfettamente declinato e prova comunque di alto livello. Per me un pollice quasi su.
6) Nala, di Andrea Gemignani
Idea molto buona e realizzazione buona anche se alcuni punti avrebbero necessitato di una diversa formulazione. Ti bruci caratteri con l'entrata in scena, troppo lunga e infatti non la riprendi sul pdv del leone. Durante la prima parte il domatore non si accorge di qualcosa di strano e penso che, anche se è giusto che non se ne accorga, visto il tipo di narrazione da te scelta avresti potuto inserire qualcosa e a quel punto si sarebbe creata un'attesa, una tensione. Poi la richiesta del bis e fa strano che sia la prima volta che sia arrivata. Infine il finale con una tensione che cresce in modo troppo rapido e infatti alcuni lettori hanno faticato a comprendere quello che è successo (io l'ho capito). Insomma, c'è tutto, ma andrebbe riformulato in modo più funzionale. Ottima la declinazione del tema e per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante che piazzo davanti al parivalutato racconto di Mantoani perché penso che qui gli interventi da fare siano meno invasivi che nel suo.
7) L’ira di un padre, di Matteo Mantoani
Un bel racconto con un finale problematico perché penso anch'io che il cambiamento del padre sia eccessivo e forse anche poco elegante vista l'estrema qualità della tua scrittura. La chiave di volta credo sia il fratello e cerco di spiegarmi: in questa versione lo hai presentato a sua volta come succube di Brock e quindi nel finale sei costretto a fare parlare proprio Brock per disvelare il suo vero intento MA se tu avessi pensato a un rapporto più articolato tra i due con lo zio ben conscio del carattere del padre del ragazzo e ti fossi giocato il tutto con un pdv che sapeva, ma che agiva con molta delicatezza nei confronti delle due parti ALLORA avresti potuto mantenere Brock granitico anche nel finale e accennare semmai a un velo di tristezza nei suoi occhi dopo avere conosciuto il contenuto della lettera. Sarebbe stato tutto molto più difficile da gestire e avresti dovuto giocartela sulle sfumature, ma ti saresti evitato questo finale che sa tanto di infodump. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido e brillante.
8) Wild Thing, di Silvia Casabianca
Confermo che tutta la prima parte può risultare un po' ostica, ho faticato parecchio a definire la scena e a capire che il protagonista era l'unico animale con tre umani. L'urlo iniziale suddiviso con una doppia linea di dialogo su due righe consecutive è destabilizzante perché mi è venuto naturale assegnarla a due attori diversi mentre invece si trattava dello stesso. Quando poi ho realizzato che Ginny fosse un'umana, unito alla stranezza del contesto e al nome non italiano scelto apposta, ho pensato addirittura di trovarmi nella casa di un Harry Potter adulto (Ginny è sua moglie), questo per darti un'idea di come possa essere complesso entrare nel racconto. Detto questo, una volta chiarito tutto va via che è un piacere e il protagonista è ben caratterizzato nei suoi modi canini. Argomento biscotto: occhio che se riconosce riviste, zoccoli e un tot di altre robette umane diventa difficile non assegnargli anche la conoscenza del concetto biscotto. Tema ben declinato. Per me un pollice tendente verso l'alto a un pelo dal solido e dal brillante (va sistemata la prima parte). Rispondo al Mannucci che si chiede il perché di queste posizioni in classifica: sei capitata in un gruppo con una qualità media dei racconti come non ne vedevo da anni.

Torna a “161° All Time - Patrizia Rinaldi Edition - la 5° della NONA ERA”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti