Il Reduce

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 21 febbraio 2022 con un tema del Campione in carica dell'Arena: Maurizio Ferrero!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
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Pretorian
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Il Reduce

Messaggio#1 » martedì 22 febbraio 2022, 0:41

Il reduce

- Capolinea!
La frenata mi strattona. La punta della gruccia scivola. Stringo la presa sulla sbarra, saltellando sull’unica gamba per mantenere l’equilibrio. Qualcuno ride alla mia sinistra. Mi volto: trovo solo espressioni indifferenti. Le porte si aprono. Nello scendere, qualcuno mi urta, ma nessuno si ferma a chiedere scusa. Incespico vero l’autista. Lui mi guarda. Ha una smorfia sul volto mal rasato.
- Sei sordo? Questo è il capolinea: spicciati a scendere che devo rientrare.
- Potrebbe portarmi in Via Oberdan? È un paio di isolati più avanti: per lei non è niente, ma per me…
L’autista muove lo sguardo dal vuoto sotto il mio ginocchio sinistro alla gruccia e alle medaglie sulla giubba dell’uniforme. L’espressione non cambia.
- Ti ho detto che devi scendere! – agita il pugno massiccio in direzione della porta. – Che ti credi? Ho fatto la guerra anch’io, ma mica rompo i coglioni.
Abbasso lo sguardo ed esco dal filobus.
Sospiro e riprendo a camminare. Un passo alla volta. Uno spostamento di gruccia alla volta. Sudo sotto l’uniforme. Il marciapiede è dissestato ed evitare le buche mi costa fatica.
Mi fermo a prendere fiato e mi guardo attorno: operai vanno e vengono dagli edifici in ricostruzione. Si urlano l’un l’altro con accenti così strani che non sembra nemmeno che parlino italiano. I palazzi in cui lavorano sono ancora sfregiati dai bombardamenti. Dove non sono racchiusi dai cantieri, si vedono i crateri delle bombe, gli squarci i crolli. Sono storpi e barcollanti, come me, ma loro possono essere ancora rimessi in piedi.
Tossisco e riprendo a camminare.
Via Oberdan 51 è un cumulo di macerie. Tre piani di ricordi ridotti a niente. Briciole di quella che è stata la mia vita prima del fronte.
Altri operai si muovono sulle rovine. Il capocantiere li dirige masticando bestemmie. Accanto a lui, un uomo in giacca e cravatta con una planimetria tra le mani.
Mi trascino fino a lui. Appoggio la mano tremante sulla spalla.
- Mi… mi scusi…. Mi sa dire cos’è successo qui?
L’uomo elegante e il capocantiere si voltano. Quest’ultimo stringe i pugni e gonfia il petto, ma l’altro lo ferma con un gesto.
- Una bomba degli americani… o forse degli inglesi. Il palazzo era vecchio e non ha retto.
- Io e mia madre abitavamo qui… sa dirmi dove posso trovarla? Si chiama Bianca Picone.
L’uomo si morde un labbro. Si guarda attorno. Il suo sguardo si sofferma su qualcuno alle mie spalle.
- Chieda a mia moglie: lei saprà cosa rispondere! – arrossisce e abbassa il tono della voce. – Voglio dire… suo padre era il proprietario dell’immobile: magari lei saprà dirle qualcosa.
Mi volto. Una giovane donna è appena scesa da un’auto. È vestita con un abito rosso, un cappello bianco a larghe falde e scarpe con tacchi a spillo. Un punto colorato in un mondo di macerie.
- Rosa…
- Ernesto?
Mi muovo verso di lei. La gruccia scivola su una buca. Impreco, ma riesco a restare in piedi. Faccio un altro passo Lei si fa indietro. I suoi occhi sono fissi sul moncherino della gamba.
- Cosa… cosa diavolo ci fai qui?
- Sono tornato a casa! Sono tornato da te! – cerco di afferrarla, ma lei fa un passo indietro. – Non sei contenta di vedermi?
- Due anni fa sarei stata felice. Forse anche un anno fa, ma adesso… - incrocia le braccia. Piega la bocca in una smorfia. – Ora sono sposata e sono felice.
- Ma io ti amo! Non ricordi cosa ci eravamo promessi prima che partissi per la Russia?
La smorfia della sua bocca si accentua. Il labbro trema, scoprendo i denti.
- Ricordare fa soffrire e io… io sono stanca di soffrire – alza il volto. I suoi occhi incrociano i miei, ma non li riconosco. – Mi dispiace, Ernesto, ma devi andartene. Non c’è più niente qui per te.
- Rosa… Rosa io… - qualcuno mi afferra per le spalle: il massiccio capocantiere mi solleva tenendomi per la giacca dell’uniforme. Mi preme la gruccia contro il corpo, impedendomi di usarla. Accanto a lui, l’uomo elegante muove lo sguardo da me a Rosa,
- Tutto bene, cara? Hai idea di chi sia questo tipo? – volta lo sguardo verso il capomastro. – Toglimelo di torno, Sandro, ma vedi di non esagerare: non voglio rogne con i reduci.
L’uomo annuisce e mi trascina via. Mi volto: Rosa sta abbracciando suo marito senza degnarmi di uno sguardo.
- Non è nessuno, caro: sono qualcuno che avrebbe fatto meglio a restare morto.


di Agostino Langellotti



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antico
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Re: Il Reduce

Messaggio#2 » martedì 22 febbraio 2022, 0:44

Ciao Agostino! Caratteri e tempo ok, buona MAURIZIO FERRERO EDITION anche a te!

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MatteoMantoani
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Re: Il Reduce

Messaggio#3 » giovedì 24 febbraio 2022, 9:10

Prime Impressioni: Caro Pretoriano, è sempre un piacere rileggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto, soprattutto se considero i dettagli e non la totalità, adesso spiego tutto.

Aderenza al Tema: Per me ok, forse anche troppo.

Punti di Miglioramento: Questo povero reduce fa la figura un po' del Travet, gliene succedono di tutti i colori e subisce tutto senza opporsi. Poi, sinceramente, mi sembra un pochino troppo: anche la ex fidanzata che si sbaciucchia il nuovo amante di fronte a lui.. mi sembrano quelle sequenze quasi comiche incentrate su un personaggio a cui succede di tutto, una cosa peggiore dell'altra, tanto che la cosa diventa talmente surreale da suscitare l'effetto opposto. Ma tralasciando questo, a parer mio l'unica vera pecca del racconto è che è piatto, la stessa situazione viene espressa a più riprese dall'inizio alla fine, e non c'è una vera conclusione. Se il pdv avesse tirato fuori un mitra e ammazzato tutti me la sarei goduta di più, come anche se, che ne so, avesse solo avuto un raptus e strangolato la fidanzata. Ma così è tronco, non ha una vera risoluzione e appare inconcludente.

Punti di Forza: Di contro la narrazione è molto molto buona, dettagli ben resi, situazioni credibili, mi è rimasta impressa questa camminata claudicante sensibile anche alle buche della strada. Anche il vestito della donna che risalta sulle macerie monocromatiche: tanta bravura nell'esecuzione, però alla trama manca un arco.

Conclusioni: Molto bene lato tecnica, sai il fatto tuo, ormai ti conosciamo. I dettagli sono molto buoni, si sente tutta la fatica di questo povero cristo che torna a casa dopo la guerra e trova uno scenario distrutto. Un po' meno bene lato trama, la situazione è tale e quale dall'inizio alla fine e il lettore, a racconto concluso, non può che rimanere un pochettino deluso.

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Alvin Miller
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Re: Il Reduce

Messaggio#4 » domenica 27 febbraio 2022, 16:47

Ciao Agostino.
Il tuo racconto è quanto mai attuale vista la situazione internazionale. Lo stile è buono e scorrevole, anche se ho avuto un problema all'inizio: quando parli della gruccia, io per qualche riga ho avuto in testa una gruccia appendiabiti e ho dovuto leggere un po' prima di visualizzare correttamente il protagonista. Non è un errore, dato che sono chiamate anche così, ma se avessi optato per "stampelle", l'informazione sarebbe stata più immediata.

C'è anche un piccolissimo typo su "Incespicò vero l'autista", nella quinta riga, ma non è nulla di grave.

Più importante è la serie di coincidenze che portano allo sviluppo della seconda parte: il protagonista raggiunge un cantiere, lo fa per cercare sua madre, incontra un uomo che poi si scopre essere il nuovo marito della sua ex-compagna, la stessa ex-compagna arriva lì in quel momento e si scopre che è la figlia del proprietario dell'immobile in rovina.
Mi ha trasmesso uno sgradevole effetto da "fiera dell'est", pur riconoscendo che è una dinamica tutto sommato plausibile.
Forse avresti potuto renderlo meno paradossale se lui avesse chiesto di poter fare una telefonata all'ex-compagna e per telefono lei gli comunicava che si era rifatta una vita.
Questo ci porta anche a un'altra questione: ho trovato la reazione dell'ex-compagna troppo brusca e insensibile. Ha pur sempre ritrovato l'uomo che amava e che aveva dato per morto, e la prima cosa che decide è di respingerlo quanto prima.
Pur comprendendo le ragioni della donna, non riesco a perdonare la sua condotta, e avrei voluto che al protagonista fosse concessa almeno una minuscola soddisfazione.
Ma il tema era "Mondo Crudele", e non si può negare che è rispettato alla perfezione.
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

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Andrea Lauro
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Re: Il Reduce

Messaggio#5 » domenica 27 febbraio 2022, 21:40

Ciao Agostino, un bel racconto. Non mi ha dato un colpo da knock-out sul finale, ci speravo, ma scritto bene e condotto bene. Quindi insomma, nulla da dire.
Anzi ecco, una cosa mi è venuta in mente: i dialoghi. Dal momento in cui riconosce la sua amata (non prima, prima vanno bene), i dialoghi sembrano a tratti posticci, qualcuno direbbe “on the nose”. Avendo già introdotto il concetto di “mia moglie”, forse poteva essere gestito più per sottintesi (ma queste sono scelte di regia).
Ben reso il momento in cui cerca di andare da lei e la gruccia scivola sulla buca, molto d’effetto.

a presto!
andrea

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Debora D
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Re: Il Reduce

Messaggio#6 » lunedì 28 febbraio 2022, 18:31

Ciao Agostino, piacere di leggerti ancora.
Il tuo racconto è emotivamente coinvolgente, spingi le ingiustizie subite dal tuo reduce a un tale livello da far venire voglia di entrare nella storia e dirne quattro a tutti. Il pregio maggiore perciò è l'empatia che si genera con il protagonista che subisce una sofferenza ingiusta.
Tutto è gestito benissimo nella prima parte, nella seconda, dal momento in cui lui chiede della madre e riconosce la donna, mi è mancata la coerenza con l'obiettivo iniziale. Il pg affronta un viaggio per lui faticoso, arriva alla palazzina e cerca sua madre, ma poi se la dimentica del tutto. È vero che è ormai preso dalla ex eppure io continuavo a chiedermi “e la mamma?”
La fidanzata poi è talmente crudele e glaciale da risultare stonata. Esistono persone così però, quindi non trovo che sia un errore inserirla, solo una scelta che non piace a me per puro gusto. Preferisco personaggi meno monolitici.
Resta il fatto che in 5000 caratteri sei riuscito a ricostruire tutto un mondo di dolore, ingiustizia, abbandono.
Stile scorrevole, soffre un poco della questione delle micro frasi che sono una sbavatura che ritrovo anche io quando devo scrivere successioni di azioni, rimanendo focalizzata nel personaggio, ma ritengo che non siano da sanzionare in una gara così, perché sono cose che si sistemano con la revisione e più tempo.

buona edizione

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Andrea76
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Re: Il Reduce

Messaggio#7 » mercoledì 2 marzo 2022, 18:49

Ciao Pretorian, un racconto che ha anticipato di qualche giorno ciò che ora sta accadendo in Ucraina. L’incipit non mi ha fatto impazzire forse per l’uso di una paratassi eccessiva che su di me ha avuto una sorta di effetto-singhiozzo. Buona la gestione dell’intreccio nella prima parte in cui delinei il grave handicap del reduce. Concordo con chi ha trovato forzati i dialoghi nella seconda parte. In particolare la crudeltà della ex appare smisurata e sfiora il paradosso. Ciò a mio avviso affievolisce l’impatto emotivo sul lettore che forse sarebbe stato più forte se la conversazione tra il pov e la donna fosse stata più carica di sottintesi. È rimasto anche a me il cerino in mano per le sorti della madre del pov: una semina non ben gestita a mio avviso.

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david.callaghan
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Re: Il Reduce

Messaggio#8 » mercoledì 2 marzo 2022, 22:50

Ciao grande Pretorian!
Piacere di rileggerti. Anche io ho trovato il tuo protagonista un po' troppo passivo e fantozziano. Non dico che la situazione non sia credibile, per caritá, solo che tanto accanimento risulta pesante ( a meno che non si tratti di un cartone anni '80 allora ci sta! :D)
Sulla tecnica non ho ovviamente niente da appuntare. Ci rileggiamo il mese prossimo ;)

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Pietro D'Addabbo
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Re: Il Reduce

Messaggio#9 » giovedì 3 marzo 2022, 12:38

Ciao Agostino, piacere di leggerti.

Il tuo veterano è come il monumento al milite ignoto. Lo rendi un archetipo che raccoglie su di sé tutte le sventure possibili possano capitare a un reduce di guerra, talmente tante che ci si chiede quale strano karma abbia fatto sì che capitino tutte a lui, ma la risposta non arriva.
Un po' fuori fuoco secondo me la scomparsa della madre, che arriva come una sorpresa per il reduce. Non ha provato ad avvertire, nonostante la guerra, che stava bene, o meglio che era vivo e stava tornando a casa? Se c'è già in atto la ricostruzione, questa scomparsa non può essere così recente da essere avvenuta mentre era irraggiungibile perché in autobus.
A conti fatti, comunque, un Miserabile che sarebbe piaciuto ad Hugo e si fa apprezzare anche dai comuni lettori.

Alla prossima.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Leonardo Pigneri
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Re: Il Reduce

Messaggio#10 » giovedì 3 marzo 2022, 20:44

Ciao Pretorian, che piacere leggerti!

Il reduce

- Capolinea!
La frenata mi strattona. La punta della gruccia scivola. Stringo la presa sulla sbarra, saltellando sull’unica gamba per mantenere l’equilibrio. Qualcuno ride alla mia sinistra. Mi volto: trovo solo espressioni indifferenti. [Qui ci poteva stare bene un fraseggio interiore]Le porte si aprono. Nello scendere, qualcuno mi urta, ma nessuno si ferma a chiedere scusa. [o qui]Incespico vero l’autista. Lui mi guarda. Ha una smorfia sul volto mal rasato.
- Sei sordo? Questo è il capolinea: spicciati a scendere che devo rientrare.
- Potrebbe portarmi in Via Oberdan? È un paio di isolati più avanti: per lei non è niente, ma per me…
L’autista muove lo sguardo dal vuoto sotto il mio ginocchio sinistro alla gruccia e alle medaglie sulla giubba dell’uniforme. L’espressione non cambia.
- Ti ho detto che devi scendere! – agita il pugno massiccio in direzione della porta. – Che ti credi? Ho fatto la guerra anch’io, ma mica rompo i coglioni.
Abbasso lo sguardo ed esco dal filobus.
Sospiro e riprendo a camminare. Un passo alla volta. Uno spostamento di gruccia alla volta. Sudo sotto l’uniforme. Il marciapiede è dissestato ed evitare le buche mi costa fatica.
Mi fermo a prendere fiato e mi guardo attorno: operai vanno e vengono dagli edifici in ricostruzione. Si urlano l’un l’altro con accenti così strani che non sembra nemmeno che parlino italiano. I palazzi in cui lavorano sono ancora sfregiati dai bombardamenti. Dove non sono racchiusi dai cantieri, si vedono i crateri delle bombe, gli squarci i crolli. Sono storpi e barcollanti, come me, ma loro possono essere ancora rimessi in piedi. [Qui arriva il primo pensiero del protagonista. Tutta la parte prima è sicuramente vivida e ben scritta, ma ne avrei approfittato per inserire meglio l'interiorità del personaggio e renderla più personale]
Tossisco e riprendo a camminare.
Via Oberdan 51 è un cumulo di macerie. Tre piani di ricordi ridotti a niente. Briciole di quella che è stata la mia vita prima del fronte.
Altri operai si muovono sulle rovine. Il capocantiere li dirige masticando bestemmie. Accanto a lui, un uomo in giacca e cravatta con una planimetria tra le mani.
Mi trascino fino a lui. Appoggio la mano tremante sulla spalla.
- Mi… mi scusi…. Mi sa dire cos’è successo qui?
L’uomo elegante e il capocantiere si voltano. Quest’ultimo stringe i pugni e gonfia il petto, ma l’altro lo ferma con un gesto.
- Una bomba degli americani… o forse degli inglesi. Il palazzo era vecchio e non ha retto.
- Io e mia madre abitavamo qui… sa dirmi dove posso trovarla? Si chiama Bianca Picone.
L’uomo si morde un labbro. Si guarda attorno. Il suo sguardo si sofferma su qualcuno alle mie spalle.
- Chieda a mia moglie: lei saprà cosa rispondere! – arrossisce e abbassa il tono della voce. – Voglio dire… suo padre era il proprietario dell’immobile: magari lei saprà dirle qualcosa.
Mi volto. Una giovane donna è appena scesa da un’auto. È vestita con un abito rosso, un cappello bianco a larghe falde e scarpe con tacchi a spillo. Un punto colorato in un mondo di macerie.
- Rosa…
- Ernesto?
Mi muovo verso di lei. La gruccia scivola su una buca. Impreco, ma riesco a restare in piedi. Faccio un altro passo Lei si fa indietro. I suoi occhi sono fissi sul moncherino della gamba.
- Cosa… cosa diavolo ci fai qui?
- Sono tornato a casa! Sono tornato da te! – cerco di afferrarla, ma lei fa un passo indietro. – Non sei contenta di vedermi?
[Qui ci voleva una pausa. Avresti potuto descrivere le mozioni che si alternano sul viso della donna prima di dire qualcosa di così difficile]- Due anni fa sarei stata felice. Forse anche un anno fa, ma adesso… - incrocia le braccia. Piega la bocca in una smorfia. – Ora sono sposata e sono felice.
[Una reazione emotiva alle sue parole ci sarebbe stata bene] - Ma io ti amo! Non ricordi cosa ci eravamo promessi prima che partissi per la Russia?
La smorfia della sua bocca si accentua. Il labbro trema, scoprendo i denti.
- Ricordare fa soffrire e io… io sono stanca di soffrire – alza il volto. I suoi occhi incrociano i miei, ma non li riconosco. – Mi dispiace, Ernesto, ma devi andartene. Non c’è più niente qui per te.
- Rosa… Rosa io… - qualcuno mi afferra per le spalle: il massiccio capocantiere mi solleva tenendomi per la giacca dell’uniforme. Mi preme la gruccia contro il corpo, impedendomi di usarla. Accanto a lui, l’uomo elegante muove lo sguardo da me a Rosa,
- Tutto bene, cara? Hai idea di chi sia questo tipo? – volta lo sguardo verso il capomastro. – Toglimelo di torno, Sandro, ma vedi di non esagerare: non voglio rogne con i reduci.
L’uomo annuisce e mi trascina via. Mi volto: Rosa sta abbracciando suo marito senza degnarmi di uno sguardo.
- Non è nessuno, caro: sono qualcuno che avrebbe fatto meglio a restare morto.


di Agostino Langellotti

Commento:

Stile di scrittura ineccepibile. Il linguaggio è asciutto e pulito, e c'è una buona attenzione ai dettagli sensoriali e il contesto storico.
Purtroppo hai scelto di privare il protagonista di qualsiasi interiorità. Così da farlo risultare piatto e semplicemente in balia degli eventi, che passa da una vicenda all'altra come spettatore piuttosto che protagonista della storia.
Non so se era tua intenzione creare un personaggio così asettico, perché - quando rivede Rosa - sembra animarsi, almeno esternamente. Perché allora ciò non si rispecchia nella sua interiorità?
Comunque, anche senza un protagonista trainante, sono riuscito a godere dei punti forti del racconto, l'ambientazione in particolare.
Alla prossima!

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antico
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Re: Il Reduce

Messaggio#11 » domenica 6 marzo 2022, 12:46

Un racconto ben scritto, ma che in generale mi è sembrato un po' passivo. Il tema esce forte, questo è certo, ma il mondo al quale si rapporta il protagonista è bidimensionale e, in più, sembra accadere tutto al momento giusto: lui che arriva, trova chi lavora dove prima c'era il palazzo, gli si dice di chiedere alla moglie e questa arriva proprio in quel momento con lui che dimentica di chiedere della madre e si lancia in un dialogo un po' forzato nel quale ho riconosciuto poco la tua di solito ben più scafata mano. Insomma, direi un pollice tendente al positivo in modo assolutamente solido, ma non brillante, questa volta.

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