Labora et labora.

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 16 maggio 2022 con un tema concordato con le guest star della Nona Era!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
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Michael Dag
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Labora et labora.

Messaggio#1 » martedì 17 maggio 2022, 0:48

Londra, anno 2110

Il clock-drone svolazza nella cabina. «Sono le dodici.»
Mi consegna la mia barretta piccione e cartongesso.
E anche oggi, le sei ore alla gru le ho fatte. Imposto i blocchi di sicurezza e mi alzo dal sedile e stiracchio le braccia, il sudore cola sotto il respiratore.
La colonna di cemento di fronte a me è così imponente che occupa quasi tutto il paesaggio. Quaranta metri di diametro, siamo arrivati al trentesimo di altezza. Niente, in confronto a quello che dovremo fare. Alle sue spalle, un altro enorme cilindro grigio spunta dal terreno, tra i palazzoni della periferia. Più in là un altro, un altro, un altro ancora.
L'ascensore ronza, le porte si aprono e la sagoma slanciata di Long-Joe entra nel vano comando. «Hey, Lev…» mugola sotto la maschera.
«Ciao, Joe.» Appoggiamo i bracciali al lettore di Chip, che recita i nostri codici e chiede conferma.
Long-Joe prende posto ai comandi. «Il solito?»
«Il solito.» Indico i silos di cemento.
«Sono ancora convinto che abbassare quegli inutili grattacieli ci avrebbe fatto risparmiare anni di lavoro.»
«Vero, ma sai come la pensa il re.» Mi tappo il naso e imito al meglio King Richard 4° «La città di Londra non si limiterà a sopravvivere. Persevererà intatta nei secoli, come ha sempre fatto e sempre farà.»
Joe ridacchia. «E se lo dice lui…»
«Vado, inizio il turno alle cisterne tra mezzora.»
Entro nell'ascensore, e inizio la discesa. Sotto il cielo grigio-verde, i cantieri per la costruzione della Cupola sorgono ovunque. Le colonne intorno alla città saranno pronte in quattro anni. Ne serviranno altrettanti per montare il telaio, poi tutti i pannelli di vetro.
Un mastodontico sforzo collettivo che dovrebbe proteggere venti milioni di persone dalle radiazioni solari.
Un grosso cartellone mi aspetta all'uscita dell'ascensore. La famiglia reale, in posa solenne con la bandiera del regno sullo sfondo. Grazie per ciò che stai facendo.
U 'r welcome, Ricky.
Il bus che porta agli impianti di depurazione dell'acqua aspetta al terminale 4. Altre sei ore, e poi il letto.
Altri otto anni, e si torna a vivere.

2116
Non è saggio stare in luoghi affollati, sars e altre malattie serpeggiano ovunque, ma come si fa a tenere un quartiere intero sotto una tenda di plastica e non affollarlo?
Tutti guardano il cielo, molti piangono.
Stringo la mano a Zayra. È ruvida e spellata dalla dermatite, i turni al sintetizzatore di farina le stanno rovinando la pelle ambrata. Si è sempre lamentata del cielo grigio di Londra, paragonandolo a quello stupendo del suo Marocco. Adesso che non vedrà più neanche quella lastra apatica darà di matto. La abbraccio, mentre il telaio di protezione provvisorio scivola sopra le nostre teste, gettandoci in un'ombra deprimente.
Se penso che io stesso ho lavorato due anni a costruirlo, quasi rimpiango quando facevo il gruista.
Intorno a me vedo le facce di chi è una vita che sgobba, e che ora si vede negata anche la luce del sole.
Mi viene in mente Long-Joe e le sue parole, quando interruppero i lavori alla cupola per metterci a costruire le impalcature. "Piogge acide un cazzo. L'ennesima balla del governo per farci sgobbare altri tre o quattro anni senza paga. Ci stanno ipnotizzando."
Chissà che fine aveva fatto.
"Terroristi", li chiamavano. Parola esagerata, ma se davvero le piogge acide avessero investito la città sarebbero stati cazzi per tutti. I depuratori non riuscirebbero a filtrare l'acqua, le serre si contaminerebbero.
Così invece, entro un paio d'anni dovremo tornare ad avere verdure vere. Certo, si consumerà più corrente, ma è l'unica cosa che possiamo fare.

Anno 2121
In lontananza, le raffiche dei fucili riecheggiano per le strade.
Smanetto sul decoder, inserisco il chip tra i banchi. È costato tre razioni di cibo e una busta di caffè, Zayra ha scambiato un paio di scarpe per dei transistor funzionanti. Finisco di assemblare il tutto e lo collego allo schermo. La faccia di merda di Re Richard compare su tutti i canali, inneggiando alla grande Inghilterra, al valore che tutti facciano la loro parte e inveendo i ribelli che minacciano l'umanità intera.
Inserisco il codice che il contrabbandiere mi ha lasciato.
Cazzo, funziona!
Sullo schermo compare… Long-Joe?!
Un gruppo di ribelli in equipaggiamento militare raffazzonato esulta di fronte allo squarcio nella Cupola. Non hanno maschere, né respiratori.
«Guardate!» Joe indica fuori da una delle brecce che lui e i suoi compari hanno aperto con l'esplosivo. «Guardate cosa vi hanno nascosto per anni!»
Il mondo è verde. Alberi, piante.
Il sole. È identico a come lo ricordo quand'ero bambino. Non è ne più grosso ne più rosso. È il sole.
Zayra ha le lacrime agli occhi.
Non ci diciamo una parola, ne abbiamo già parlato. Non molto a dire la verità, ma non serviva. Sappiamo cosa fare.
Ci carichiamo gli zaini in spalla col poco che ci è rimasto. Carico la pistola e la nascondo sotto la giacca.
Usciamo in strada.
Getto a terra la maschera e, per la prima volta dopo anni, respiro davvero.
Ultima modifica di Michael Dag il martedì 17 maggio 2022, 0:49, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Labora et labora.

Messaggio#2 » martedì 17 maggio 2022, 0:49

Ecco un altro pretendente al titolo: Michael Dag Scattina! Tutto ok con i parametri, buona ALL STARS EDITION!

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kruaxi
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Re: Labora et labora.

Messaggio#3 » sabato 21 maggio 2022, 19:37

Ciao Michael.
Racconto interessante, che si posiziona nella, peraltro abbastanza frequentata famiglia delle distopie.
L'ho trovato ben scritto, per quanto non ami particolarmente la narrazione in tempo presente ma... questo è un problema solo mio. Vi ho trovato, pur essendo diversissimo, assonanze col classico 'La penultima verità' di Dick.
Un buon lavoro, la progressione temporale è ben costruita.
In bocca al lupo per il contest !

Stefano

alexandra.fischer
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Re: Labora et labora.

Messaggio#4 » domenica 22 maggio 2022, 15:52

Tema centrato. Racconto ucronico con un re deciso a fare di Londra una città iperprotetta dalle radiazioni solari, l’inquinamento. Bene la successione temporale, 2110, 2116, 21121, dove la situazione si evolve. Ci sono malattie causate anche dal lavoro, come quella della compagna di Ricky, e tutto questo lavoro della cupola, alla fine non è poi così ben retribuito. Infine, ecco la ribellione, guidata nientemeno che dall’ex collega di Ricky. Cibo sintetico? Cupola che occulta il cielo per proteggere la gente? Fandonie. La natura incontaminata c’è, il re ha mentito. Di qui la fuga di Ricky e la compagna Zayra. Belli i particolari del drone orologio: più difficile da capire la barretta piccione e cartongesso.
Attenzione:
Ehi, Lev
mezz’ora

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Debora D
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Re: Labora et labora.

Messaggio#5 » lunedì 23 maggio 2022, 22:35

Ciao Michael, piacere di leggerti.
Il racconto è divertente, in 5000 caratteri ci dai un romanzo distopico in pratica che ironizza un po' sulla gestione dell'informazione e sulla propaganda.

Il tema del contest è centrato nel crescendo in tre piani temporali diversi, fino al tocco ottimo della pistola che il protagonista prende con sé alla fine: c’è ancora molto futuro per loro e il meglio è parecchio ironico. Questo dettaglio è la cosa che mi è piaciuta di più.
La sequenza centrale è la meno interessante. Il protagonista assiste a qualcosa e ci dà informazioni, nella prima almeno lavora e nell’ultima è parte della ribellione.

Stile buono con qualche sbavatura. Ti segnalo due frasi che sarebbero quelle da editare secondo me.

Se penso che io stesso ho lavorato due anni a costruirlo, quasi rimpiango quando facevo il gruista. → Intanto se pensa di pensarlo lo sta pensando e poi che significa quasi rimpiango? O lo rimpiange o non lo rimpiange. La titubanza nasconde un pensiero più complesso che poteva essere espanso.
Intorno a me vedo le facce di chi è una vita che sgobba, e che ora si vede negata anche la luce del sole. → il verbo vedere che nel suo primo uso è inutile. Intorno a me le facce… (anche senza un ci sono) ecc. e la frase è la stessa senza ripetizione

Te lo dico con stima per le tue ottime idee e la fantasia che dimostri, oltre che ha una buona gestione delle trame: secondo me dovresti lavorare un po' sulla correttezza formale, cioè sulla vera e propria correttezza ortografica, morfologica e sintattica. Lo so, argomento noioso... però io lo considero. (non parlo di refusi, quelli scappano a tutti)

1. Perché Richard 4°? Per le dinastie si usa il numero romano, è una regola, non è un’opzione.
2.Parola esagerata, ma se davvero le piogge acide avessero investito la città sarebbero stati cazzi per tutti. I depuratori non riuscirebbero a filtrare l'acqua, le serre si contaminerebbero. → la concordanza verbale è dubbia: il precedente è un periodo ipotetico dell’irrealtà, il periodo successivo dovrebbe essere concordato con esso nei tempi, invece passi al condizionale presente che fa parte di un’altra struttura
3.al valore che tutti facciano la loro parte e inveendo i ribelli che minacciano l'umanità intera. → Si dice inveendo contro i ribelli. Inveire non è un verbo transitivo quindi niente complemento oggetto
4.Non è ne più grosso ne più rosso. → Refuso? né né vogliono l’accento, senza creano confusione con il pronome ne, che tra l’altro è nella frase successiva.

Conclusione: delinei un quadro futuristico e distopico gustoso. Il fatto che ci siano così tanti fatti e un tale arco di tempo in poco spazio ha sacrificato la profondità quindi non sono riuscita a empatizzare del tutto e la storia anche se ben strutturata con inizio svolgimento e conclusione, manca di approfondimento (e per forza con 5000 caratteri!).

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Andrea Furlan
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Re: Labora et labora.

Messaggio#6 » martedì 24 maggio 2022, 9:17

Ciao Michael,
Il tuo racconto distopico mi è piaciuto molto: classica divisione in tre atti-paragrafi, informazioni che vengono date in modo accurato fra dialoghi e descrizioni misurate, la speranza in un futuro migliore che permea tutta la storia è si realizza alla fine nell'inevitabile ribellione: tema centrato al 100%. Unico appunto, svelare troppo la volontà del governo di far lavorare i cittadini a progetti mastodontici e assurdi per tenerli sotto controllo svelata già nel titolo: avrei apprezzato di più se fosse stato suggerito nella storia invece di trovare questo elemento chiave così in evidenza. Ciò non toglie che sia comunque un'ottima prova.

Giovanni P
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Re: Labora et labora.

Messaggio#7 » martedì 24 maggio 2022, 9:33

Buongiorno

Il racconto è molto interessante, Una Londra distopica e curiosa da immaginare. Il tema è centrato, il finale mi è piaciuto molto.
Sullo stile, la puntaggiatura e i personaggi niente da dire, tutto funziona alla perfezione. Potrebbe essere lo spunto per un romanzo dato che la storia ha un evoluzione di sequenze e di tempo.

Ottimo lavoro.

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Michael Dag
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Re: Labora et labora.

Messaggio#8 » martedì 24 maggio 2022, 12:04

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Racconto ucronico con un re deciso a fare di Londra una città iperprotetta dalle radiazioni solari, l’inquinamento. Bene la successione temporale, 2110, 2116, 21121, dove la situazione si evolve. Ci sono malattie causate anche dal lavoro, come quella della compagna di Ricky, e tutto questo lavoro della cupola, alla fine non è poi così ben retribuito. Infine, ecco la ribellione, guidata nientemeno che dall’ex collega di Ricky. Cibo sintetico? Cupola che occulta il cielo per proteggere la gente? Fandonie. La natura incontaminata c’è, il re ha mentito. Di qui la fuga di Ricky e la compagna Zayra. Belli i particolari del drone orologio: più difficile da capire la barretta piccione e cartongesso.
Attenzione:
Ehi, Lev
mezz’ora

Ciao e grazie di essere passata!
La barretta piccine e cartongesso è la razione di cibo sintetico distribuito dal governo. gli operai ci scherzano sopra, ipotizzando l'origine della materia prima. e spesso, ci azzeccano :)

kruaxi ha scritto:Ciao Michael.
Racconto interessante, che si posiziona nella, peraltro abbastanza frequentata famiglia delle distopie.
L'ho trovato ben scritto, per quanto non ami particolarmente la narrazione in tempo presente ma... questo è un problema solo mio. Vi ho trovato, pur essendo diversissimo, assonanze col classico 'La penultima verità' di Dick.
Un buon lavoro, la progressione temporale è ben costruita.
In bocca al lupo per il contest !

Stefano
Ciao! ultimamente mi sto appassionando al genere quindi grazie della segnalazione!

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Michael Dag
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Re: Labora et labora.

Messaggio#9 » martedì 24 maggio 2022, 15:16

Andrea Furlan ha scritto:Ciao Michael,
Il tuo racconto distopico mi è piaciuto molto: classica divisione in tre atti-paragrafi, informazioni che vengono date in modo accurato fra dialoghi e descrizioni misurate, la speranza in un futuro migliore che permea tutta la storia è si realizza alla fine nell'inevitabile ribellione: tema centrato al 100%. Unico appunto, svelare troppo la volontà del governo di far lavorare i cittadini a progetti mastodontici e assurdi per tenerli sotto controllo svelata già nel titolo: avrei apprezzato di più se fosse stato suggerito nella storia invece di trovare questo elemento chiave così in evidenza. Ciò non toglie che sia comunque un'ottima prova.

In effetti, spoilera parecchio... mancavano 7 minuti, ho usato la prima cosa che mi è venuta in mente. e di solito, non è ,mai buona.

Giovanni P ha scritto:Buongiorno

Il racconto è molto interessante, Una Londra distopica e curiosa da immaginare. Il tema è centrato, il finale mi è piaciuto molto.
Sullo stile, la puntaggiatura e i personaggi niente da dire, tutto funziona alla perfezione. Potrebbe essere lo spunto per un romanzo dato che la storia ha un evoluzione di sequenze e di tempo.

Ottimo lavoro.

sono contento che ti sia piaciuto, grazie!

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Michael Dag
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Re: Labora et labora.

Messaggio#10 » martedì 24 maggio 2022, 15:23

Wow, debora, che super analisi! probabilmente hai passato più tempo te sul mio racconto che io stesso (e si è visto il risultato).
Grazie davvero!

Debora D ha scritto:Ciao Michael, piacere di leggerti.
Il racconto è divertente, in 5000 caratteri ci dai un romanzo distopico in pratica che ironizza un po' sulla gestione dell'informazione e sulla propaganda.

Il tema del contest è centrato nel crescendo in tre piani temporali diversi, fino al tocco ottimo della pistola che il protagonista prende con sé alla fine: c’è ancora molto futuro per loro e il meglio è parecchio ironico. Questo dettaglio è la cosa che mi è piaciuta di più.
La sequenza centrale è la meno interessante. Il protagonista assiste a qualcosa e ci dà informazioni, nella prima almeno lavora e nell’ultima è parte della ribellione.

Stile buono con qualche sbavatura. Ti segnalo due frasi che sarebbero quelle da editare secondo me.

Se penso che io stesso ho lavorato due anni a costruirlo, quasi rimpiango quando facevo il gruista. → Intanto se pensa di pensarlo lo sta pensando e poi che significa quasi rimpiango? O lo rimpiange o non lo rimpiange. La titubanza nasconde un pensiero più complesso che poteva essere espanso.
Intorno a me vedo le facce di chi è una vita che sgobba, e che ora si vede negata anche la luce del sole. → il verbo vedere che nel suo primo uso è inutile. Intorno a me le facce… (anche senza un ci sono) ecc. e la frase è la stessa senza ripetizione
espressioni gergali che dovrebbero, in teroria, caratterizzare un po' il pensiero diretto del protagonista

Te lo dico con stima per le tue ottime idee e la fantasia che dimostri, oltre che ha una buona gestione delle trame: secondo me dovresti lavorare un po' sulla correttezza formale, cioè sulla vera e propria correttezza ortografica, morfologica e sintattica. Lo so, argomento noioso... però io lo considero. (non parlo di refusi, quelli scappano a tutti)


1. Perché Richard 4°? Per le dinastie si usa il numero romano, è una regola, non è un’opzione. hai ragionissima
2.Parola esagerata, ma se davvero le piogge acide avessero investito la città sarebbero stati cazzi per tutti. I depuratori non riuscirebbero a filtrare l'acqua, le serre si contaminerebbero. → la concordanza verbale è dubbia: il precedente è un periodo ipotetico dell’irrealtà, il periodo successivo dovrebbe essere concordato con esso nei tempi, invece passi al condizionale presente che fa parte di un’altra struttura
Se le piogge INVESTISSERO la città, giusto?


3.al valore che tutti facciano la loro parte e inveendo i ribelli che minacciano l'umanità intera. → Si dice inveendo contro i ribelli. Inveire non è un verbo transitivo quindi niente complemento oggetto
Davvero???

4.Non è ne più grosso ne più rosso. → Refuso? né né vogliono l’accento, senza creano confusione con il pronome ne, che tra l’altro è nella frase successiva.
In teoria lo so, ma non c'è verso di farmelo entrare in testa. conosci dei trucchi?



Conclusione: delinei un quadro futuristico e distopico gustoso. Il fatto che ci siano così tanti fatti e un tale arco di tempo in poco spazio ha sacrificato la profondità quindi non sono riuscita a empatizzare del tutto e la storia anche se ben strutturata con inizio svolgimento e conclusione, manca di approfondimento (e per forza con 5000 caratteri!).
Sei fin troppo gentile

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Debora D
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Re: Labora et labora.

Messaggio#11 » martedì 24 maggio 2022, 19:47

Michael Dag ha scritto:2.Parola esagerata, ma se davvero le piogge acide avessero investito la città sarebbero stati cazzi per tutti. I depuratori non riuscirebbero a filtrare l'acqua, le serre si contaminerebbero. → la concordanza verbale è dubbia: il precedente è un periodo ipotetico dell’irrealtà, il periodo successivo dovrebbe essere concordato con esso nei tempi, invece passi al condizionale presente che fa parte di un’altra struttura
Se le piogge INVESTISSERO la città, giusto?

Hai due possibilità, se è un'opzione possibile allora ci vuole il periodo ipotetico della possibilità in entrambi i casi:

.Parola esagerata, ma se davvero le piogge acide investissero la città sarebbero cazzi per tutti. I depuratori non riuscirebbero a filtrare l'acqua, le serre si contaminerebbero.

Oppure è una questione impossibile perché già risolta e allora periodo ipotetico dell'irrealtà.

.Parola esagerata, ma se davvero le piogge acide avessero investito la città sarebbero stati cazzi per tutti. I depuratori non sarebbero riusciti a filtrare l'acqua, le serre si sarebbero contaminate.

(i colori sono a caso)

Sono contenta che tu non mi abbia mandato a quel paese a causa della grammatica :)

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Rick Faith
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Rick Faith

Messaggio#12 » mercoledì 25 maggio 2022, 2:05

Ciao Michael, scusa il ritardo con il quale ti commento!
Tra i racconti che ho letto il tuo è quello con la storia più complessa, hai provato a mettere in solo cinquemila caratteri tre periodi temporali differenti, una ribellione, un worldbuilding ricchissimo di dettagli, vari personaggi ai quali hai donato un po' di background o caratterizzazione. E il tutto si intreccia e rimane coerente. Raramente ho trovato così tanti spunti in così poco spazio. Sei stato ambizioso, forse pure troppo, ma il risultato sta in piedi e questo mi sento di premiarlo.
Tuttavia a volte anche una sovrabbondanza di idee dev'essere domata. Anche perché qualche concessione per tale ricchezza devi farla per forza e in questo brano il dazio l'ha pagato il punto di vista, la cui interiorità si sente pochino. Non percepiamo molto della sfera emotiva del personaggio, nonostante la prima persona. Ad esempio, banalmente non sentiamo alcuna reazione all'arrivo dell'orribile barretta di cibo sintentico, chiunque si aspetterebbe che quella roba faccia schifo, ma lui non batte ciglio. Oppure una reazione a vedere il suo amico Joe comparire sullo schermo, sempre niente. Neanche vedere il verde fuori e il sole gli fa fare una piega. Zayra piange, lui monolitico.
Però non riesco a non lodare la capacità di non esserti fatto crollare tutto addosso una volta arrivato alla fine.
Se devo essere onesto credo di averlo apprezzato più ragionando sul tuo lavoro, ammirandolo, che non nella lettura vera e propria, che ha sentito il peso della gran quantità di informazioni e risentito della difficoltà di empatizzare con il protagonista.
È stato un racconto che sono contento di aver letto, buona edizione!

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Mario Mazzafoglie
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Re: Labora et labora.

Messaggio#13 » mercoledì 25 maggio 2022, 9:58

Labora et labora

Ciao Michael, un piacere leggerti.
La storia c'è e il tema è centrato. Ammetto di aver dovuto rileggere da capo una seconda volta per avere chiaro il quadro della situazione che invece a prima lettura mi era rimasto un po' vago.
Di sicuro non sono un amante del genere, e questo è un mio problema, ma nel primo blocco ho fatto fatica a calarmi nella storia a causa di un contesto non chiarissimo causato dalla presenza di parecchi elementi non reali. Ma ripeto, a una seconda lettura tutto era molto più chiaro.
Il finale è buono e chiude il cerchio della storia.
Per chiudere, come già fatto notare da Deborah, si nota che i tuoi migliori margini di miglioramento sono nella strutturazione delle frasi e dei periodi, in particolare nella gestione delle virgole.
Nel complesso una buona prova.
In bocca al lupo, a rileggerti.

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Davide_Mannucci
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Re: Labora et labora.

Messaggio#14 » mercoledì 25 maggio 2022, 16:00

Ciao Michael e ben trovato. Non sono un amante del genere e spesso appena inizio un dispotico o qualcosa di non troppo aggrappato alla realtà ...mi stanco e comincio a pensare a quello che man però a cena. Con te non è successo. Proprio per hé non amo il genere il tuo merito è stato quello di tenermi incollato alla storia. Ok, alcune cose da rileggere per il rischio di perdere il filo ma il tuo stile pulito e lineare ha sempre riportato tutto nei binari di una buona comprensione. Ottimo il finale...per me un racconto da podio. Bravo
Davide Mannucci

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Stefano.Moretto
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Re: Labora et labora.

Messaggio#15 » giovedì 26 maggio 2022, 7:34

Ciao Michael, questa volta ci hai dato qualcosa di veramente ambizioso. Questa storia è così articolata che avresti potuto tirarci fuori senza fatica almeno un racconto degno di una Sfida a, ma sei riuscito a condensarlo in soli 5000 caratteri in modo molto efficace, dando solo i dettagli strettamente necessari. Da questo punto di vista hai fatto un lavoro eccellente.
La parte "critica" è che non mi sono sentito molto coinvolto nel racconto, forse perché è una trama troppo grande per riuscire a scatenare una reazione emotiva in così poco spazio. Non ho sentito quella "botta emotiva" che mi dai di solito con i tuoi racconti (ho ancora i brividi a rileggere il tuo pezzo del ragazzo mafioso).
Ecco, forse è perché il protagonista è troppo passivo (sì, sto scrivendo il commento a flusso di pensiero), in pratica lui fa quello che gli dicono come una marionetta, come se non provasse emozioni, quindi non riesce a trasmettermele. Probabilmente è questo che non mi permette di farmi convincere al 100% da questo racconto, riprendendo le tue opere passate (Tipo il ragazzo mafioso) le emozioni del protagonista trasparivano con una forza travolgente ed è ciò che amavo di quei tuoi lavori.

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Gennibo
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Re: Labora et labora.

Messaggio#16 » giovedì 26 maggio 2022, 20:36

Ciao Michael, molto interessante il tuo racconto, gestito bene, soprattutto a livello di trama e struttura, concordo con Debora riguardo l'affinare lo stile. Nonostante i punti positivi ho trovato il racconto un po' ostico da seguire, più che altro nelle battute iniziali (la barretta piccione?).
Penso che la storia renda al meglio nell'ultima parte.
Nell'insieme direi un buon lavoro.

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antico
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Re: Labora et labora.

Messaggio#17 » giovedì 2 giugno 2022, 23:41

Qui il problema principale sta proprio nella ricchezza di contenuti che mal si adatta alla forma racconto da 5000. Non si riesce a empatizzare eil tutto risulta essere un po' troppo compresso, cosa che porta anche la tematica a essere poco sviluppata andando a posizionarsi nella trita dicotomia verità/falsità senza però svilupparla, ma dandola per scontata. Tema del contest sì, c'è, anche se, anche qui, poteva essere declinato con più forza. In buona sostanza, un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante.

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