Pausa caffè
Inviato: martedì 17 maggio 2022, 0:57
Lo schermo del pc sfarfalla, in cima alla finestra del programma di scrittura compare la scritta "non risponde". Ti prego, non di nuovo! Sono almeno dieci minuti che non salvo il file!
Premo tutti i tasti e le combinazioni che mi vengono in mente, ma il pc rimane bloccato. Dall'altro lato del tavolo i miei due colleghi mi guardano da sopra i loro monitor, devono aver capito che sono disperato.
Marco accenna un sorriso. «Si è bloccato di nuovo?»
Sospiro e annuisco. Anche loro rimangono in silenzio, ma dalle loro espressioni dispiaciute mi arriva il loro silenzioso cordoglio.
Pietro si alza e fa penzolare dalla mano la chiavina della macchinetta del caffè. «Pausina? Tanto non si sbloccherà tanto presto.»
Guardo la chiave oscillare, forse un caffettino è quello che mi ci vuole in effetti. «Va bene dai.» Mi alzo. «Ma se quando torno è ancora piantato giuro che lo lancio dalla finestra, 'sto coso.»
Marco ride. «Allora aspetta che sposto l'auto, ce l'ho proprio qui sotto.»
Usciamo dall'ufficio ridendo. Il capo reparto ci squadra dall'altro lato del corridoio e ci viene incontro a passo spedito.
«Voialtri, state a bighellonare?»
Sollevo le mani. «Calma capo, stiamo solo andando a prendere un caffè. Il mio pc si è piantato di nuovo e devo aspettare che—»
«Sì sì quello che vuoi, ma sbrigatevi. Oggi è in arrivo un nuovo collega e non voglio che pensi che qui si sta a fare un cazzo.»
Si gira e parte a razzo verso il suo ufficio. Mi mordo la lingua. Qui l'unico che non fa un cazzo dalla mattina alla sera è lui, e c'ha pure l'unico pc che non risale all'anteguerra di tutto l'ufficio.
Marco mi pianta una mano sulla spalla. «Dai, andiamo.»
Prendo un lungo e lento respiro, l'aria mi riempie i polmoni e ritrovo un po' della mia calma. Ci avviamo verso le macchinette.
Pietro ridacchia. «Vi ricordate ai tempi dell'università? Quando il prof ci diceva che una volta laureati sarebbe stato una favola?»
Viene da ridere anche a me. «Già, vecchio del cavolo. "Troverete lavoro a pioggia, non dovrete neanche cercarlo".»
Marco ci abbraccia. «Come siete pessimisti! Io ci credo ancora, pensate a quanto sarà figo quando sarà uno di noi tre il capo reparto. Sessioni di COD dopo il lavoro e caffè gratis!»
«In quale universo?» Me lo scrollo di dosso. «Anche se dovesse arrivare il giorno in cui quello stronzo se ne va, lo sostituiranno con uno più stronzo e raccomandato. Va così, la vita è una merda e andrà sempre più di merda.»
Pietro si appoggia alla macchinetta del caffè e mi lancia un'occhiataccia. «Così però mi deprimi. Dai, pigliati 'sto caffè che ti tiri su.» Inserisce la chiavina. «Il solito?»
«Sì, espresso senza zucchero.»
Preme il tasto e la macchinetta si mette in funzione.
«Quindi,» Marco si mette a sedere su uno sgabello. «Pensi di rimanere qui per sempre?»
Scrollo le spalle. «Perché, voi no? Volete seriamente passare un altro anno a cercare un posto che poi potrebbe essere peggio di questo?»
«Per noi è diverso,» Pietro solleva la mano e si indica la fede nuziale. «Tu non hai una famiglia a carico, puoi permetterti qualche rischio.»
Marco sorride e mostra la sua. Si divertono a rinfacciarmi di essersi accasati prima di me?
La macchinetta emette un suono acuto, allungo la mano e prendo il mio caffè. O meglio, l'acqua sporca che questa macchinetta spaccia per bevanda al gusto di caffè.
Marco si avvicina alla macchinetta e preme un bottone. «Dai, a quanto pare oggi arriva pure uno nuovo. Magari è simpatico. Secondo voi che tipo sarà?»
Sorrido. «Probabilmente più disperato di noi, se è entrato qui ora che l'azienda non è neanche così prospera.»
Marco e Pietro ridacchiano. La porta dietro di loro si apre, una ragazza dai capelli corvini ci guarda con la stessa espressione che avrebbe un cerbiatto in autostrada.
«Scusate, sto cercando il capo reparto. Credo di essermi persa.»
I suoi occhi vagano per la stanzina. Le sue labbra sono di un rosso infuocato.
«Il capo reparto è in fondo a questo corridoio.» Dico tutto d'un fiato.
Lei si volta verso la porta dello stronzo. «Oh, grazie!»
«Però ti prego.» Mi pongo l'indice davanti alle labbra. «Non dirgli che ci hai visti a prendere il caffè. È... molto fiscale.»
Le sue labbra si increspano in un sorriso. «Va bene. Ma solo se me ne offrite uno.»
Premo tutti i tasti e le combinazioni che mi vengono in mente, ma il pc rimane bloccato. Dall'altro lato del tavolo i miei due colleghi mi guardano da sopra i loro monitor, devono aver capito che sono disperato.
Marco accenna un sorriso. «Si è bloccato di nuovo?»
Sospiro e annuisco. Anche loro rimangono in silenzio, ma dalle loro espressioni dispiaciute mi arriva il loro silenzioso cordoglio.
Pietro si alza e fa penzolare dalla mano la chiavina della macchinetta del caffè. «Pausina? Tanto non si sbloccherà tanto presto.»
Guardo la chiave oscillare, forse un caffettino è quello che mi ci vuole in effetti. «Va bene dai.» Mi alzo. «Ma se quando torno è ancora piantato giuro che lo lancio dalla finestra, 'sto coso.»
Marco ride. «Allora aspetta che sposto l'auto, ce l'ho proprio qui sotto.»
Usciamo dall'ufficio ridendo. Il capo reparto ci squadra dall'altro lato del corridoio e ci viene incontro a passo spedito.
«Voialtri, state a bighellonare?»
Sollevo le mani. «Calma capo, stiamo solo andando a prendere un caffè. Il mio pc si è piantato di nuovo e devo aspettare che—»
«Sì sì quello che vuoi, ma sbrigatevi. Oggi è in arrivo un nuovo collega e non voglio che pensi che qui si sta a fare un cazzo.»
Si gira e parte a razzo verso il suo ufficio. Mi mordo la lingua. Qui l'unico che non fa un cazzo dalla mattina alla sera è lui, e c'ha pure l'unico pc che non risale all'anteguerra di tutto l'ufficio.
Marco mi pianta una mano sulla spalla. «Dai, andiamo.»
Prendo un lungo e lento respiro, l'aria mi riempie i polmoni e ritrovo un po' della mia calma. Ci avviamo verso le macchinette.
Pietro ridacchia. «Vi ricordate ai tempi dell'università? Quando il prof ci diceva che una volta laureati sarebbe stato una favola?»
Viene da ridere anche a me. «Già, vecchio del cavolo. "Troverete lavoro a pioggia, non dovrete neanche cercarlo".»
Marco ci abbraccia. «Come siete pessimisti! Io ci credo ancora, pensate a quanto sarà figo quando sarà uno di noi tre il capo reparto. Sessioni di COD dopo il lavoro e caffè gratis!»
«In quale universo?» Me lo scrollo di dosso. «Anche se dovesse arrivare il giorno in cui quello stronzo se ne va, lo sostituiranno con uno più stronzo e raccomandato. Va così, la vita è una merda e andrà sempre più di merda.»
Pietro si appoggia alla macchinetta del caffè e mi lancia un'occhiataccia. «Così però mi deprimi. Dai, pigliati 'sto caffè che ti tiri su.» Inserisce la chiavina. «Il solito?»
«Sì, espresso senza zucchero.»
Preme il tasto e la macchinetta si mette in funzione.
«Quindi,» Marco si mette a sedere su uno sgabello. «Pensi di rimanere qui per sempre?»
Scrollo le spalle. «Perché, voi no? Volete seriamente passare un altro anno a cercare un posto che poi potrebbe essere peggio di questo?»
«Per noi è diverso,» Pietro solleva la mano e si indica la fede nuziale. «Tu non hai una famiglia a carico, puoi permetterti qualche rischio.»
Marco sorride e mostra la sua. Si divertono a rinfacciarmi di essersi accasati prima di me?
La macchinetta emette un suono acuto, allungo la mano e prendo il mio caffè. O meglio, l'acqua sporca che questa macchinetta spaccia per bevanda al gusto di caffè.
Marco si avvicina alla macchinetta e preme un bottone. «Dai, a quanto pare oggi arriva pure uno nuovo. Magari è simpatico. Secondo voi che tipo sarà?»
Sorrido. «Probabilmente più disperato di noi, se è entrato qui ora che l'azienda non è neanche così prospera.»
Marco e Pietro ridacchiano. La porta dietro di loro si apre, una ragazza dai capelli corvini ci guarda con la stessa espressione che avrebbe un cerbiatto in autostrada.
«Scusate, sto cercando il capo reparto. Credo di essermi persa.»
I suoi occhi vagano per la stanzina. Le sue labbra sono di un rosso infuocato.
«Il capo reparto è in fondo a questo corridoio.» Dico tutto d'un fiato.
Lei si volta verso la porta dello stronzo. «Oh, grazie!»
«Però ti prego.» Mi pongo l'indice davanti alle labbra. «Non dirgli che ci hai visti a prendere il caffè. È... molto fiscale.»
Le sue labbra si increspano in un sorriso. «Va bene. Ma solo se me ne offrite uno.»