LA FINALE: Classifica di Lorenzo Davia

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 16 maggio 2022 con un tema concordato con le guest star della Nona Era!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
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LA FINALE: Classifica di Lorenzo Davia

Messaggio#1 » lunedì 27 giugno 2022, 18:35

CLASSIFICA E COMMENTI DI LORENZO DAVIA

1. Er Mejo
Gara quasi sicuramente illegale di moto per le strade di Roma. Alfonso Catenacci detto Er Mejo, "sta arrivando" "sta arrivando", ripetuto a fine di quasi ogni paragrafo, è lui il meglio che deve ancora arrivare, e il meglio, per lui, è il traguardo. Ma succede sempre qualcosa, in questo caso una distrazione e Er Mejo si sfracella sull'asfalto, incontra un lampione. Linguaggio personale ispirato al dialetto, alla velocità, un protagonista travolto dal proprio dramma e dalle proprie maledizioni (quell'Agnese che glielo avevo fatto promettere di smettere con le corse, ma lui no... perché Er Mejo deve SEMPRE arrivare).

2. Il mio meglio
La protagonista sta per lasciare la sua famiglia e il suo paese per andare in America a vivere la propria vita, quando scopre di essere incinta del fidanzato.
Il titolo è indicativo della tensione che si genera nella storia. "Il mio meglio" vuol dire il meglio per me, o il meglio di me che io però do a qualcun altro (ovvero "il maschio che aveva usato me e il mio corpo per dare un senso alla sua stupida vita"). Tutti vogliono dire alla protagonista cosa sia meglio per lei: i genitori, il fidanzato, la famiglia del fidanzato.
Alla fine rivendica per sè di decidere cosa sia il suo meglio. E parte. Sembra essersi lasciata col fidanzato, è lei sola con un vuoto che ha dentro, pronta per trovare questo meglio.

3. L’attesa è la parte migliore
E l'attesa in questo racconto è di qualche evento divino, una Venuta di Gesù Cristo, atteso dalla protagonista Maria che tenta di coinvolgere nella sua ingenua e spontanea fede il marito Enrico.
Non arriva Gesù, ma un cervo, e come non vedere qui qualche riferimento a culti antecedenti a quello cristiano. Dopotutto Maria ed Enrico vivono in una fattoria ai margini di un bosco, sono molto più vicini alla Natura, i suoi ritmi, i suoi misteri.
Ma Enrico è un uomo materiale, vede nel cervo non una manifestazione del divino, ma del cibo. Quello che per Maria è un atto sacrilego per Enrico è essere uomo nella natura. Alla fine, mi dice questo racconto, è proprio l'attesa giorno per giorno del divino il vero mistero della vita.

4. Il meglio di me
E non solo per il titolo associo questo racconto al precedente (almeno nell'ordine con il quale li ho letti io) Il mio meglio. Qui si tratta del meglio di un padre con due figli, uno dei quali malato terminale. Il padre fa lo scrittore (e con la scrittura tira avanti la casa, cosa che rende questo un racconto fantasy) ma i suoi testi sono tristi e i protagonisti malati e morenti. E non va meglio il rapporto con il figlio sano, Giona. Nome non scelto a caso. Al profeta Giona viene assegnato un compito da Dio, ma Giona ha scappa, e per punizione viene divorato dalla balena. Il Giona del racconto si trova in una situazione simile: dovrebbe autare il fratello ma sembra non farlo, teme (intuisco) di farsi prendere dalla disperazione come successo al padre.
Alla fine padre e figlio si chiariscono, troveranno insieme il meglio della vita per aiutare l'altro.

5. La nuova situa
Una manciata di minuti tra il protagonista e il figlio di una donna da lui amata in passato. Lui non sembra apprezzare la presenza di Filippo, mentre il pargolo esita incerto tra attaccamento e solitudine.
Non sappiamo purtroppo abbastanza del contesto famigliare (e sociale) che ha portato questi due a condividere del tempo assieme. Da quel che ho capito dovrebbe essere un compagno di Jessica dopo che lei ha avuto Filippo. Comunque qualche informazioni in più sul contesto sarebbe stata utile come coordinate mentali dove inserire i due personaggi. Mettiamo tre includendo anche Jessica, assente presente in tutta la narrazione.
Interessanti comunque le due metafore sportive della relazione tra l'uomo e Filippo. Per l'uomo sono come due squadre di calcio avversarie che sono finite ai pareggi nel girone di andata. Nemiche ma al momento hanno fatto tregua, per il futuro si vedrà. Per Filippo è come il tennis, probabilmente il tennis a coppie, con lui e l'uomo nella stessa squadra.
Alla fine neanche l'uomo sa più come interpretare la sua relazione con Filippo («Come in un girone d’andata?» mi chiede. «Ma che c... ne so.»)

6. Punto e a Capo
Un scrittore che non riesce mai a finire la sua prima opera, rivedendola in continuo. Come Penelope che tesse e disfa la sua tela (ma almeno lei aspettava Ulisse), come Sisifo che spinge per l'eternità un masso (il che già dovrebbe indicare che il romanzo è un mattone): così il protagonista di questo racconto non finirà mai la sua opera. È facile in un forum di scrittori pensare che il racconto parli solo di scrittura, ma la lezione è quasi universale. Il meglio è nemico del bene: lo ha detto Voltaire, attaccando l'esistenza di divinità perfette e impeccabili. Non possiamo pretendere perfezione dalla vita, perché non esiste. A un certo punto si vive e deve bastare: il meglio che deve arrivare è già qui.

7. Sospeso tra ieri e domani
Giulio si è laureato e cerca lavoro. È in un limbo tra l'università e il lavoro, e non sembra uscirne. Ogni movimento attorno a lui è circolare o ripetitivo: la freccia del mouse che ruota, il cursore lampeggia, la corona d'alloro, i suoi giri di corsa per schiarirsi le idee. Lo salvano solo il suo gatto e la vicina di casa Eleonora. Il punto di vista di Eleonora è quello secondo il quale in un limbo ci sono infinite possibilità, è una situazione da apprezzare, non disprezzare. Giulio finisce il racconto condividendo il punto di vista di Eleonora.

8. Dinosauri
Il dottor Spencer fa sognare a bambini malati terminali una vita fittizia fatta di soddisfazioni e felicità. Quando il meglio decisamente non sta arrivando, va bene anche il meglio che si possa fingere. E in effetti il meglio qui è quello che il dottor Spencer riesce a immaginare per i suoi pazienti, la migliore vita possibile prima di andarsene troppo presto.
L'obiezione principale è che il piccolo paziente venga accompagnato alla morte senza la presenza (materiale o testuale, visto che non sono citati) dei genitori. Dubito fortemente che un'operazione del genere possa essere fatta senza coinvolgere i genitori del bambino. È un'assenza che purtroppo pesa sul racconto. E ho trovato personalmente inquietante la freddezza dell'infermiera che, presente il corpo appena morto del bambino, propone un caffè e fa ritirare il cadavere come fosse un pacco.

9. Yussef
Il protagonista pratica l'infibulazione, forma di mutilazione attualmente associata con la religione islamica anche se praticata da varie culture non-islamiche nel nostro mondo. Il nome Yussef rimanda all'area culturale araba condividendo quindi questa associazione con l'Islam. Stranamente nel racconto si fa riferimento a una divinità chiamata Didlon introducendo una nuova religione inventata (almeno sul web non ne ho trovato tracci) per la quale "i clitoridi strappati danno energia".
Il protagonista preda dei sensi di colpa si (auto)evira – Yussef è forse il protagonista stesso o un suo parente incaricato della cosa.
Non vedo come una religione nuova inventata per lo scopo possa aver aiutato il racconto a raggiungere la sua conclusione, e comunque Libro di Didlon a parte, la storia non va oltre l'applicazione della legge del contrappasso.



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