Il lunatico sosia

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Il lunatico sosia

Messaggio#1 » domenica 24 aprile 2022, 19:53

Telegiornale : Perché i nostri esperti spaziali sono stati consultati su una questione che riguarda strettamente la Terra? A quanto pare l'unica risposta plausibile è collegata al recente invio di una sonda sul pianeta Venere. La sonda, come ricorderete, ripartì da Venere ma non tornò sulla Terra: questo veicolo spaziale fu infatti intenzionalmente distrutto dalla NASA allorché gli scienziati si resero conto che esso emanava delle misteriose radiazioni. Possono essere in qualche modo tali radiazioni la causa dell'attuale catastrofe?
(dal film “La notte dei morti viventi”)

Il lunatico sosia

Mi chiamo Davide Cellerino; frequento la terza liceo classico e sto per diplomarmi. Ho finito gli scritti. Devo dire che sono soddisfatto. La versione di latino di Petronio sulle illusioni della poesia mi aveva fatto cambiare idea . Anziché iscrivermi a lettere, ero tentato di cambiare verso filosofia ma non potrò fare né l’una né l’altra cosa.
Il mio avvocato dice che la consulenza medica non è andata bene. Il dottor Masini e il dottor Fanti dicono che io sono in grado d’intendere e di volere. Perciò l’assurda storia che ho inventato è stato solo un puerile tentativo di accreditarmi come pazzo. Ma non ci sono riuscito: i test psicologici lo hanno dimostrato. Dicono che non sono affetto da personalità multipla, che IO l’ho uccisa e non altri.
Poiché tutto è contro di me, le impronte digitali, il DNA, il testimone e io continuo a professarmi innocente, Massimo Amelotti, il mio avvocato, mi ha chiesto di riferire di nuovo per filo e per segno tutto quello che è successo quella tragica notte d’estate. «Forse» afferma, mentre si torce le mani e poi si asciuga la fronte sudata «tra le pieghe della tua ricostruzione si può ritrovare qualcosa, anche piccola, che ci è sfuggita, che ci possa far ritrovare la verità e, forse,» ripete «salvarti!»
La guardia carceraria è stata invitata a lasciarci soli. Mi siedo sulla sedia e, afferrando i braccioli, comincio a raccontare:
«Quella fatidica sera del 20 luglio siamo andati allo Splendor, il cinema all’aperto più strano della mia città, Alessandria. Era pubblicizzato come l’unico cinema all’aperto anche in caso di pioggia, perché era costituito da un capannone senza pareti ma con un tetto che rimaneva aperto con il bel tempo o chiuso appunto in caso di pioggia.»
«Non divagare!» mi ammonisce l’avvocato.
«Non divago; è importante com’era fatto il cinema perché a metà del film, alzai gli occhi al cielo e vidi la falce della luna crescente. Quella sera il cinema era quasi deserto perché erano tutti a casa incollati al televisore per scoprire se veramente gli americani sarebbero riusciti a posare i piedi lassù. Anch’io volevo assistere all’evento ma sapevo che tutto sarebbe successo a notte fonda e comunque dopo la mezzanotte e quindi avevo deciso di andare comunque a vedere quel film di Romero intitolato: La notte dei morti viventi
«Allora, ridimmi , chi c’era con te quella sera?»
«Prima di rispondere a questa domanda dovevo ancora narrare che, abbassando lo sguardo, vidi per un istante davanti a me la pallida faccia di uno spettatore che si era girato e mi sorrideva.»
«E com’era questo spettatore? Alto, basso, biondo, moro?»
«Non saprei dire; era buio, mi colpì solo il volto che mi parve pallidissimo e senza sopraccigli. Ma fu solo un momento e allora non capii bene chi fosse.»
«Andiamo avanti! Chi era con te?»
«C’era Alessia la mia ragazza e il mio amico Gianni…»
«Che era innamorato della tua ragazza!»
«Sì ma io non lo sapevo, o meglio, qualche amico mi aveva sussurrato qualcosa ma io non ci avevo creduto.»
«Tu l’odiavi?»
«No, assolutamente no: credevo fosse una storia inventata dai miei amici per farmi arrabbiare!»
«Allora odiavi Alessia che ti faceva le corna!»
«Anche questo non è vero! Non è assolutamente vero!»
Mi alzo con la mascella serrata e i pugni stretti, pronto a colpire ma l’avvocato mi fa cenno che mi crede e m’invita a continuare la storia. Mi risiedo.
«Come mai avevi portato la tua ragazza a vedere un film horror?»
«Perché anche a lei piaceva il genere e non si spaventava, non mi piantava le unghie e non gridava come avevano fatto le mie precedenti conquiste!»
«Conquiste?»
«Sì, le mie storie precedenti con compagne di scuola.»
«Il tuo amico Gianni era un fan dell’horror?»
«Non proprio ma mi accompagnava spesso, pur di non rimanere solo a casa con il padre ubriacone che lo picchiava spesso.»
«Anche lui era un alcolizzato?»
«Avvocato, abbiamo già parlato più volte di questo. Assolutamente no!»
«Tu lo sai che Gianni è il testimone a tuo carico, che conferma che sei stato tu a massacrare quella povera ragazza!»
«Lo so, lo so ma non è così…»
«Allora che cosa è successo alla fine del film?»
«All’uscita sono stato urtato da quell’uomo con la faccia pallida o così mi è sembrato. Poi, raggiunta la mia auto, abbiamo cominciato a discutere sul film.»
«Ecco, ora tu dovresti essere così gentile da riferirmi, parola per parola, esattamente che cosa vi siete detti.»
«A me non è piaciuto per niente. Puttana Eva! Troppo sangue, troppo orrore.» affermò Gianni. «Un cannibalismo gratuito, solo per il gusto di mostrare qualcosa di raccapricciante. Poi le radiazioni della sonda che risvegliano i morti! Dai , una vera stupidata! Puttana Eva!»
«A parte il fatto che a te questo genere di film non piace e hai passato buona parte del secondo tempo non guardando lo schermo,» replicai, « allora veramente non hai capito questo capolavoro. A parte che il sangue con questo bianco e nero io proprio non l’ho visto ma non capisci i simboli che stanno sotto alla trama? Qui si critica la politica americana della Guerra Fredda, della guerra in Vietnam. Qui si critica il razzismo americano. In fondo l’eroe è negro1 e si salva dagli zombie ma viene ucciso da altri americani!»
«Puttana Eva! Sei solo tu che vuoi vedere questi riferimenti in un film mediocre!» rispose Gianni che era diventato paonazzo.
«Io ci vedo anche la critica ai conformisti nella società che sono tanti, lenti e non molto intelligenti, ma sono la maggioranza e tutti siamo destinati a diventare come loro o a essere divorati da loro!» aggiunsi.
«Io non ho colto tutte queste tue suggestioni; non mi sono piaciute queste donne tutte deboli, incapaci di difendersi se non ci sono gli uomini o addirittura che non si rendono conto di ciò che le circonda. Per il resto mi è sembrato un buon horror che io, al contrario di voi, ho visto tutto dall’inizio alla fine!» disse Alessia.
«Offesi dalla sua insinuazione che noi fossimo codardi, sia io che Gianni reagimmo, prendendola in giro per la sua vocazione femminista sul cliché delle donne paurose; fu allora che tutto cominciò con la sua provocazione: “Allora se voi siete quelli coraggiosi, perché non lo dimostrate? Fatemi vedere, stupitemi!". Non potevamo certo dirle che volevamo tornare a casa per vedere l’allunaggio: ne andava del nostro amor proprio. Così decidemmo di sfidarla. “Seguiamo la trama del film e andiamo a passare la notte in un cimitero. Andiamo in quello di Casalbagliano!” proposi io. Fu facile penetrare nel piccolo camposanto della frazione; nessuna telecamera, nessun lampione all’ingresso, un cancello facilmente valicabile.»
«E ora, Davide, raccontami di nuovo tutto quello che è successo, secondo te, e non dimenticare anche particolari che fino a ora non hai mai raccontato perché hai pensato fossero insignificanti o peggio che avevi dimenticato. Concentrati!»
«Aiutandoci con la torcia che aveva portato Alessia facemmo un giro fra le tombe, i loculi e le cappelle. Poi decidemmo di sederci su una tomba. “Puttana Eva,” gridò Gianni, picchiandosi la faccia, “qui ci sono solo zanzare! Non saranno gli zombie a mangiarci ma loro!”
Alessia spense la torcia e rise; noi vedemmo solo i suoi denti bianchi. Il buio era fitto; la falce di luna non illuminava niente. Poi cominciarono i rumori. Dapprima furono squittii. “Forse un gufo, puttana Eva!” esclamò Gianni. “No, una civetta!” precisai. Poi si sentì qualcosa che richiamava il rumore di una zampa che graffia il terreno. Riaccendemmo la torcia e la puntammo in ogni direzione. Non c’era nessuno. Poi udimmo un sordo brontolio, come se nelle vicinanze ci fosse un leone o una tigre. La torcia accesa non illuminava nulla. E infine rumore di passi sulla ghiaia. Quello fu il rumore che ci spaventò di più perché ci parve reale. Puntammo la torcia verso destra e scorgemmo una figura di spalle che stava scappando.
“Tu Alessia stai qui. Non ti muovere. A quel buontempone in vena di fare scherzi ci pensiamo noi. Puttana Eva!” e ci lanciammo all’inseguimento. Non era certo uno zombie. Correva come una lepre. Era alto più o meno come me e mi sembrava indossasse jeans e una maglietta scura. L’avevamo quasi raggiunto al cancello d’ingresso, quando sparì. Fu a quel punto che sentii Alessia gridare. »
«E qui, Davide, i racconti non collimano. Gianni dice che l’uomo che li voleva spaventare era scappato, scavalcando il cancello d’ingresso, e lui si era ritrovato solo ed era ritornato sui suoi passi. Non aveva ascoltato nessun grido di donna!»
«Io comunque sì e mi ero precipitato verso il grido di Alessia. Quando arrivai lì c’era un uomo sopra di lei. Cercai di afferrarlo alle spalle. Lui si divincolò e fuggì. Ai miei piedi giaceva Alessia con la gola tagliata. Mi chinai per cercare di fermare il sangue con la mano. Ancora un fiotto di sangue dalla gola, la mia ragazza che mi diceva: “Tu!” e poi s’irrigidiva.
Con le lacrime agli occhi mi girai e mi sembrò di vedere l’assassino accasciato su una tomba poco lontano. Abbandonai Alessia, chiamai inutilmente Gianni, afferrai la torcia, l’accesi e mi precipitai su di lui.»
«E ora descrivimi esattamente che cosa accadde!» mi prega l’avvocato con le pupille dilatate.
«Vicino a quella croce giaceva un ragazzo dalla pelle pallidissima, senza sopraccigli, come avevo intravisto al cinema. Quello però che mi raggelò il sangue non fu il colore del suo viso ma il suo viso: era uguale al mio! “Chi sei, maledetto?” gli chiesi agitando la torcia davanti a quegli occhi quasi bianchi. Mi rispose una voce cavernosa: ”Ma non mi riconosci? Io sono te, la parte migliore di te, con i tuoi desideri più nascosti. Tu hai sempre desiderati di liberarti del peso di questa ragazza che non ti piaceva più da tempo ma non avevi il coraggio di lasciare. Quando guardavi questa sera eri là, sognavi che uno zombie la riducesse come nel film. Ma tu sei troppo debole, sei troppo vigliacco. Ho agito io per te.”
“Ma chi cazzo sei?” gli urlai. “Io non ti conosco. Tu sei un assassino. Io non ho mai pensato di uccidere Alessia!”
“E invece l’hai pensato nel profondo del tuo inconscio e io l’ho realizzato. Ora vado a finire il tuo desiderio. Me la mangerò un po’.”
Cercai di fermarlo: mi sferrò un pugno e svenni. Quando mi svegliai, vidi Gianni con le mani coperte di sangue che mi gridava assassino! Ma non ero io il colpevole: era quel mostro simile a me che si comportava come uno zombie.»
«Vedo che continui a fingerti pazzo ma sai che ormai non abbocco neppure più io che avrei dovuto difenderti. Non c’è nessuna novità nel tuo racconto che mi porti almeno a sospettare del tuo amico come complice. Sul coltello, che tu dici non appartenere a te, ci sono solo le tue impronte; sotto le unghie della povera Alessia solo il tuo DNA; Gianni dice che l’hai tramortito con un colpo in testa, la cicatrice lo dimostra e che in quel cimitero c’eravate solo voi tre. »
«Ma i morsi sul viso, sul collo e sulle mani…»
«Ecco ora posso dirti ciò che è stato nuovamente esaminato. Il DNA estratto dalle lacerazioni non appartiene al tuo lunatico amico, come lo hai chiamato tu una volta. E questo vuol dire che non esiste. Non appartiene neppure a te. Se lo fosse stato ti avrebbero sicuramente assegnato l’infermità mentale perché uno che mangia la propria ragazza non è uno zombie: è solo pazzo. Il DNA è quello di un cane, un randagio probabilmente. Io speravo ardentemente che tu ammettessi la tua colpevolezza, che mi raccontassi che l’hai uccisa, che so, in un raptus di gelosia perché pensavi che Gianni volesse portartela via, ma vedo che insisti in questa versione che ti porterà all’ergastolo. Sei solo un sadico assassino. Anzi credo proprio che non sia stato un raptus ma un omicidio premeditato. Sei stato tu a proporre il film; sei stato tu a proporre di penetrare nel cimitero. Abbiamo finito per ora. Guardia, guardia, rientri, per favore. Glielo lascio di nuovo in custodia.»

Massimo Amelotti si allontana e la guardia rientra.
Ma non è la guardia di prima, la faccia è bianca, è lui, è LUI.
«Avvocato, avvocato, torni qui, la prego! È qui…».
La voce mi si strozza in gola.
La guardia si avvicina e, torcendomi un braccio, mi sussurra con una voce sempre roca:
«Non ti agitare; io starò sempre con te e realizzerò tutti i tuoi desideri… quelli che nemmeno tu conosci veramente!»

1 A fine degli anni sessanta non era ancora nata la polemica sul termine.


N.d.A. Questo racconto è di fantasia perché, mentre esistono davvero la versione in latino di Petronio nella maturità del 1969, gli assassini, i doppi, i sosia, i mostri, il film citato nel racconto è arrivato nelle sale italiane solo nel 1970.



Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#2 » domenica 24 aprile 2022, 19:57

Penso che ci siano tutti i bonus:
1. dialogo con almeno tre personaggi
2. frase ricorrente (nel mio caso frase nominale con predicato è inespresso
3. Alessandria è una città media italiana.

Avatar utente
Andrea Furlan
Messaggi: 411

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#3 » sabato 30 aprile 2022, 10:25

Ciao Roberto,

Complimenti per questo buon racconto che ti porta dentro la storia in modo efficace. Mi è piaciuto soprattutto il dialogo fra il protagonista e l'Avvocato, in stile talking heads, l'ho trovato adatto alla storia che hai voluto raccontare anche se piuttosto classico come costruzione. Ho apprezzato meno quando.il protagonista racconta per filo e per segno i fatti della notte cruciale: secondo me avresti dovuto staccare e metterli come in un ricordo: in un dialogo dentro dialogo non ha molto senso riportare fedelmente le battute.
Tema e bonus secondo me ci stanno tutti tranne uno: non ho capito bene quale fosse la frase ricorrente, pensavo fosse "puttana Eva" pronunciata diverse volte dall'amico Gianni, ma in questo caso non ha molto senso rispetto al resto del racconto.
Come aspetti da migliorare, ed è più una sensazione che una cosa concreta quindi non ti saprei indicare pezzi precisi, ho avuto l'impressione che alcune frasi o costruzioni fossero ancora un po' acerbe e ingenue.
Mi è piaciuta l'ambientazione 'vintage' che si richiama fra il drive in, lo sbarco sulla luna e il film horror d'epoca che in realtà pensavo fosse uscito nei primi anni 80.
Buono anche il finale, dove il protagonista si trova di nuovo alle prese con il suo doppio lunatico appena l'Avvocato se ne va.
In sintesi: una buona prova con alcuni aspetti da migliorare soprattutto nella forma.

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#4 » mercoledì 4 maggio 2022, 12:33

Ciao Roberto.
Un racconto che non mi ha convinto del tutto, il tuo. A lettura ultimata ho infatti avuto l'impressione di trovarmi di fronte a una prima bozza, piuttosto che a un testo compiuto, complici anche i tanti (troppi) errori di battitura.

Il problema maggiore è però la struttura della narrazione. Nonostante la tua storia si svolga su due piani temporali ben distinti, hai deciso di adottare una narrazione con dialoghi diretti, il che da una parte crea un effetto straniante, dall'altra rende tali dialoghi artificiosi e innaturali (a tal proposito, limita l'uso del punto esclamativo; in alcuni passaggi sembra quasi che i tuoi personaggi non facciano altro che urlarsi a vicenda). Tra l'altro, viste le continue obbiezioni dell'avvocato, sembra quasi che questi lavori per l'accusa, non certo per la difesa.

A ciò si aggiungono tutti quegli anacronismi che, chi più chi meno, fanno vacillare la sospensione d'incredulità. Alcuni sono innocui ai fini della storia (la data d'uscita in Italia del film di Romero che pure tu sottolinei in una nota, anche se a questo punto viene da chiedersi perché scegliere proprio quel film, o l'errato orario in cui è avvenuto lo sbarco sulla Luna), altri meno (il primo test del DNA per fini giudiziari è avvenuto in Italia nel 1982; il fatto che il protagonista alla data del 20 luglio non abbia ancora finito l'esame di maturità). Sempre dal punto di vista del contenuto, ho inoltre trovato un po' debole il nesso con il tema della competizione, quantomeno rispetto ai due racconti concorrenti.

Insomma, come storia horror potrebbe anche starci, ma dialoghi e struttura necessitano di una maggiore pulizia formale e di una riorganizzazione che renda la narrazione meno artificiosa. Lavora inoltre sui personaggi, allo stato attuale ridotti a semplici macchiette, avvocato in primis (quest'ultimo, in particolare, ribadisco che tutto sembra tranne che un avvocato difensore).
Alla prossima.
lupus in fabula

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1029

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#5 » giovedì 5 maggio 2022, 18:03

note Contate

Prime Impressioni Ciao Roberto. Piacere di rileggerti. Molto interessante riprendere il tropo del doppelganger, classico della narrativa di questo genere.

Aderenza al Tema Insomma.. te l'hanno già fatto notare, il tema è un po' laterale rispetto al racconto.. non che io sia uno stinco di santo, stavolta

Punti di Miglioramento Tutto quello che di questo racconto non mi convince ha a che fare col lunghissimo dialogo della parte centrale, in cui il personaggio addirittura riporta fedelmente delle battute di dialogo passate come se prendesse il posto del narratore. Inoltre, le dissertazioni filosofiche attorno al film mi sono parse un pochino snellibili.
Ti è già stato fatto notare che il personaggio dell'avvocato è un po' abbozzato, si tratta di un difensore ma esterna i suoi sentimenti e il suo disprezzo per il proprio cliente (un po' strano).

Punti di Forza Di contro, l'idea di base non è male, per quanto sia un classico visto già in molte salse. L'archetipo del doppelganger ha un forte potenziale simbolico, in questo caso un cenno al desiderio nascosto di esaudire il desiderio di uccidere la ragazza c'è, e il doppio fa quello che il protagonista non riesce a fare.
Anche il finale non è male: il lettore ha un dubbio sull'effettiva pazzia/colpevolezza del personaggio principale, poi si mettono le carte in tavola e viene fuori che il doppelganger esiste davvero.

Conclusioni Idea non male, per quanto già vista innumerevoli volte, ma che comunque si rifà al doppelganger: uno dei simboli più efficaci del genere horror. Narrazione e costruzione del racconto così così, magari snellirei tutta la narrazione rispettivamente al dialogo, mostrerei proprio delle scene che si susseguono senza relegare tutto a uno spiegone durante un pseudo-interrogatorio. Il finale mi è parso efficace nel dare chiusura amara al racconto.

Avatar utente
Pretorian
Messaggi: 741

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#6 » venerdì 6 maggio 2022, 0:26

Ciao, Roberto e piacere di leggerti.

Non so: devo dire che il racconto non mi ha convinto per niente. La trama è banalotta e confusa, con un finale telefonato che ammetto di aver visto in decine di altri racconti, film o serie simili a questa. I veri problemi, però, sono dialoghi e struttura. I dialoghi sono inverosimili: i protagonisti parlano come libri stampati, usando espressioni che, nella lingua parlata, nessuno impiegherebbe con naturalezza. La struttura, invece, è confusa al massimo, soprattutto allinizio della storia, dove non si capisce bene se tutto stia avvenendo "in tempo reale" o se sia un ricordo del protagonista, e nella parte centrale, dopo i dialoghi dei personaggi non hanno senso nel modo in cui sono presentati. Insomma, avresti potuto presentare direttamente un flashback, oppure un sunto raccotato direttamente del protagonista, ma se inserisci una narrazione e i dialoghi a quel modo l'effetto è quello di far immaginare il rptoagonista mentre riferisce per filo e per segno quello che hanno detto i suoi amici.

Peccato.

Alla prossima!

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#7 » venerdì 6 maggio 2022, 22:50

Andrea Furlan ha scritto:Ciao Roberto,

Complimenti per questo buon racconto che ti porta dentro la storia in modo efficace. Mi è piaciuto soprattutto il dialogo fra il protagonista e l'Avvocato, in stile talking heads, l'ho trovato adatto alla storia che hai voluto raccontare anche se piuttosto classico come costruzione. Ho apprezzato meno quando.il protagonista racconta per filo e per segno i fatti della notte cruciale: secondo me avresti dovuto staccare e metterli come in un ricordo: in un dialogo dentro dialogo non ha molto senso riportare fedelmente le battute.
Tema e bonus secondo me ci stanno tutti tranne uno: non ho capito bene quale fosse la frase ricorrente, pensavo fosse "puttana Eva" pronunciata diverse volte dall'amico Gianni, ma in questo caso non ha molto senso rispetto al resto del racconto.
Come aspetti da migliorare, ed è più una sensazione che una cosa concreta quindi non ti saprei indicare pezzi precisi, ho avuto l'impressione che alcune frasi o costruzioni fossero ancora un po' acerbe e ingenue.
Mi è piaciuta l'ambientazione 'vintage' che si richiama fra il drive in, lo sbarco sulla luna e il film horror d'epoca che in realtà pensavo fosse uscito nei primi anni 80.
Buono anche il finale, dove il protagonista si trova di nuovo alle prese con il suo doppio lunatico appena l'Avvocato se ne va.
In sintesi: una buona prova con alcuni aspetti da migliorare soprattutto nella forma.


Grazie per i saggi consigli; si può sempre migliorare ma Minuti Contati serve per le indicazioni precise. a rileggerci!

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#8 » venerdì 6 maggio 2022, 22:52

Alessandro -JohnDoe- Canella ha scritto:Ciao Roberto.
Un racconto che non mi ha convinto del tutto, il tuo. A lettura ultimata ho infatti avuto l'impressione di trovarmi di fronte a una prima bozza, piuttosto che a un testo compiuto, complici anche i tanti (troppi) errori di battitura.

Il problema maggiore è però la struttura della narrazione. Nonostante la tua storia si svolga su due piani temporali ben distinti, hai deciso di adottare una narrazione con dialoghi diretti, il che da una parte crea un effetto straniante, dall'altra rende tali dialoghi artificiosi e innaturali (a tal proposito, limita l'uso del punto esclamativo; in alcuni passaggi sembra quasi che i tuoi personaggi non facciano altro che urlarsi a vicenda). Tra l'altro, viste le continue obbiezioni dell'avvocato, sembra quasi che questi lavori per l'accusa, non certo per la difesa.

A ciò si aggiungono tutti quegli anacronismi che, chi più chi meno, fanno vacillare la sospensione d'incredulità. Alcuni sono innocui ai fini della storia (la data d'uscita in Italia del film di Romero che pure tu sottolinei in una nota, anche se a questo punto viene da chiedersi perché scegliere proprio quel film, o l'errato orario in cui è avvenuto lo sbarco sulla Luna), altri meno (il primo test del DNA per fini giudiziari è avvenuto in Italia nel 1982; il fatto che il protagonista alla data del 20 luglio non abbia ancora finito l'esame di maturità). Sempre dal punto di vista del contenuto, ho inoltre trovato un po' debole il nesso con il tema della competizione, quantomeno rispetto ai due racconti concorrenti.

Insomma, come storia horror potrebbe anche starci, ma dialoghi e struttura necessitano di una maggiore pulizia formale e di una riorganizzazione che renda la narrazione meno artificiosa. Lavora inoltre sui personaggi, allo stato attuale ridotti a semplici macchiette, avvocato in primis (quest'ultimo, in particolare, ribadisco che tutto sembra tranne che un avvocato difensore).
Alla prossima.


Quello del DNA è stato un imperdonabile errore. La verosimiglianza sposta il valore di un racconto horror!

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#9 » venerdì 6 maggio 2022, 22:55

MatteoMantoani ha scritto:note Contate

Prime Impressioni Ciao Roberto. Piacere di rileggerti. Molto interessante riprendere il tropo del doppelganger, classico della narrativa di questo genere.

Aderenza al Tema Insomma.. te l'hanno già fatto notare, il tema è un po' laterale rispetto al racconto.. non che io sia uno stinco di santo, stavolta

Punti di Miglioramento Tutto quello che di questo racconto non mi convince ha a che fare col lunghissimo dialogo della parte centrale, in cui il personaggio addirittura riporta fedelmente delle battute di dialogo passate come se prendesse il posto del narratore. Inoltre, le dissertazioni filosofiche attorno al film mi sono parse un pochino snellibili.
Ti è già stato fatto notare che il personaggio dell'avvocato è un po' abbozzato, si tratta di un difensore ma esterna i suoi sentimenti e il suo disprezzo per il proprio cliente (un po' strano).

Punti di Forza Di contro, l'idea di base non è male, per quanto sia un classico visto già in molte salse. L'archetipo del doppelganger ha un forte potenziale simbolico, in questo caso un cenno al desiderio nascosto di esaudire il desiderio di uccidere la ragazza c'è, e il doppio fa quello che il protagonista non riesce a fare.
Anche il finale non è male: il lettore ha un dubbio sull'effettiva pazzia/colpevolezza del personaggio principale, poi si mettono le carte in tavola e viene fuori che il doppelganger esiste davvero.

Conclusioni Idea non male, per quanto già vista innumerevoli volte, ma che comunque si rifà al doppelganger: uno dei simboli più efficaci del genere horror. Narrazione e costruzione del racconto così così, magari snellirei tutta la narrazione rispettivamente al dialogo, mostrerei proprio delle scene che si susseguono senza relegare tutto a uno spiegone durante un pseudo-interrogatorio. Il finale mi è parso efficace nel dare chiusura amara al racconto.


Seguirò il tuo consiglio: primum vivere, deinde philosophari!

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Il lunatico sosia

Messaggio#10 » venerdì 6 maggio 2022, 22:58

Pretorian ha scritto:Ciao, Roberto e piacere di leggerti.

Non so: devo dire che il racconto non mi ha convinto per niente. La trama è banalotta e confusa, con un finale telefonato che ammetto di aver visto in decine di altri racconti, film o serie simili a questa. I veri problemi, però, sono dialoghi e struttura. I dialoghi sono inverosimili: i protagonisti parlano come libri stampati, usando espressioni che, nella lingua parlata, nessuno impiegherebbe con naturalezza. La struttura, invece, è confusa al massimo, soprattutto allinizio della storia, dove non si capisce bene se tutto stia avvenendo "in tempo reale" o se sia un ricordo del protagonista, e nella parte centrale, dopo i dialoghi dei personaggi non hanno senso nel modo in cui sono presentati. Insomma, avresti potuto presentare direttamente un flashback, oppure un sunto raccotato direttamente del protagonista, ma se inserisci una narrazione e i dialoghi a quel modo l'effetto è quello di far immaginare il rptoagonista mentre riferisce per filo e per segno quello che hanno detto i suoi amici.

Peccato.

Alla prossima!


È la prima volta che devo dire avevo pensato a un flash back come suggerisci tu: poi ci ho ripensato. Forse non ho ben riflettuto! Grazie del suggerimento!

Torna a “La Sfida Horror”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite