Morire, dormire, forse sognare
Morire, dormire, forse sognare
Le luci dei riflettori sono calde. Il palcoscenico è deserto, e Amleto lo percorre a passo spedito, testa alta e petto in fuori. Controlla il diaframma con una contrazione esperta, inspira e butta fuori il fiato, la voce: il più celebre dei monologhi riempie il teatro.
“Essere o non essere, questo è il problema…” Con un gesto melodrammatico, solleva il palmo della mano, osserva il cranio di gesso e distoglie lo sguardo. Lo lascia scorrere sulla platea e la contempla, la interroga, la sfida.
“Che cos’è più nobile, soffrire nell’animo per i sassi e dardi scagliati dall’oltraggiosa Fortuna…?”
Un vecchiaccio in sovrappeso tossisce catrame dalla terza fila.
“…O impugnare le armi contro un mare di affanni e combatterli fino a farli cessare?”
Altri colpi di tosse. Amleto stritola il teschio di gesso e scruta in silenzio tra le poltroncine. Le luci sulla platea sono soffuse, ma distingue con chiarezza un signore incravattato che ronfa, il gomito puntato su un bracciolo e la guancia adagiata sul palmo; poco più in là, una poppante piagnucola tra le braccia di sua madre. Altri colpi di tosse sparsi, nasi soffiati e mormorii. Lampeggiamenti di schermi mobili sorvolano spalti e sedili come sciami di lucciole: assediano il palco da ogni lato.
“Morire, dormire… Niente di più”.
Amleto si arresta.
Silenzio.
Possibile che da quell’altra parte nessuno capisca che c’è uno spettro, un padre da vendicare? Una madre che ha tradito? Uno zio che si è lordato l'anima e deve pagare, a costo di affogare tutto e tutti in un fiume di sangue? Anche se per finta, il teschio che Amleto stringe tra le dita è così tremendamente vero… Appena avrà finito il monologo, la dolce Ofelia lo raggiungerà sul palco, impazzirà e annegherà per colpa sua.
Ma il brusio imperterrito gli conferma che è tutto perduto: non importa quanto lui si sgoli, si sbracci, si strugga davanti ai loro occhi. La sua tragedia è incomunicabile, inesprimibile.
“Ecco l’intoppo… Chi sopporterebbe le sferzate e le irrisioni del tempo… gli scherni da parte della gente indegna…”
Amleto si ferma e si morde la bocca. Lascia la presa sul teschio di gesso, che cade con un tonfo e rotola sulle assi del palcoscenico. Ecco, ora il silenzio è assoluto. Amleto sorride alla folla, beffardo. Che sia davvero l’eccesso di coscienza a rendere tutti vili, incapaci di compiere imprese gloriose?
Si volta verso il fragile velo che fa da fondale: Ofelia attende là dietro, o là sotto, pronta a entrare in scena. Amleto sorride ancora. Una lugubre dolcezza lo pervade. Ora che ha le mani libere, una voce gli sussurra di portare la mano alla spada, di rompere la quarta parete.
Lui obbedisce. La luce calda dei fari avvolge il filo della lama. Amleto balza giù dal palco e si addentra in mezzo al pubblico. Il chiarore della spada oscura quello dei dispositivi elettronici.
La voce spettrale accarezza di nuovo il buio: esige di essere vendicata. Amleto socchiude gli occhi. “Morire, dormire… Dormire, forse sognare”.
Il vecchiaccio con la tosse sarà il primo.
“Essere o non essere, questo è il problema…” Con un gesto melodrammatico, solleva il palmo della mano, osserva il cranio di gesso e distoglie lo sguardo. Lo lascia scorrere sulla platea e la contempla, la interroga, la sfida.
“Che cos’è più nobile, soffrire nell’animo per i sassi e dardi scagliati dall’oltraggiosa Fortuna…?”
Un vecchiaccio in sovrappeso tossisce catrame dalla terza fila.
“…O impugnare le armi contro un mare di affanni e combatterli fino a farli cessare?”
Altri colpi di tosse. Amleto stritola il teschio di gesso e scruta in silenzio tra le poltroncine. Le luci sulla platea sono soffuse, ma distingue con chiarezza un signore incravattato che ronfa, il gomito puntato su un bracciolo e la guancia adagiata sul palmo; poco più in là, una poppante piagnucola tra le braccia di sua madre. Altri colpi di tosse sparsi, nasi soffiati e mormorii. Lampeggiamenti di schermi mobili sorvolano spalti e sedili come sciami di lucciole: assediano il palco da ogni lato.
“Morire, dormire… Niente di più”.
Amleto si arresta.
Silenzio.
Possibile che da quell’altra parte nessuno capisca che c’è uno spettro, un padre da vendicare? Una madre che ha tradito? Uno zio che si è lordato l'anima e deve pagare, a costo di affogare tutto e tutti in un fiume di sangue? Anche se per finta, il teschio che Amleto stringe tra le dita è così tremendamente vero… Appena avrà finito il monologo, la dolce Ofelia lo raggiungerà sul palco, impazzirà e annegherà per colpa sua.
Ma il brusio imperterrito gli conferma che è tutto perduto: non importa quanto lui si sgoli, si sbracci, si strugga davanti ai loro occhi. La sua tragedia è incomunicabile, inesprimibile.
“Ecco l’intoppo… Chi sopporterebbe le sferzate e le irrisioni del tempo… gli scherni da parte della gente indegna…”
Amleto si ferma e si morde la bocca. Lascia la presa sul teschio di gesso, che cade con un tonfo e rotola sulle assi del palcoscenico. Ecco, ora il silenzio è assoluto. Amleto sorride alla folla, beffardo. Che sia davvero l’eccesso di coscienza a rendere tutti vili, incapaci di compiere imprese gloriose?
Si volta verso il fragile velo che fa da fondale: Ofelia attende là dietro, o là sotto, pronta a entrare in scena. Amleto sorride ancora. Una lugubre dolcezza lo pervade. Ora che ha le mani libere, una voce gli sussurra di portare la mano alla spada, di rompere la quarta parete.
Lui obbedisce. La luce calda dei fari avvolge il filo della lama. Amleto balza giù dal palco e si addentra in mezzo al pubblico. Il chiarore della spada oscura quello dei dispositivi elettronici.
La voce spettrale accarezza di nuovo il buio: esige di essere vendicata. Amleto socchiude gli occhi. “Morire, dormire… Dormire, forse sognare”.
Il vecchiaccio con la tosse sarà il primo.
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco e benvenuto nella Decima Era! Caratteri e tempo ok, buona FRANCI CONFORTI EDITION!
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1093
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco, piacere di rileggerti.
Dunque, il tuo pezzo mi è certamente piaciuto per la forma, curata ed elegante, un po' meno per il contenuto.
Certo, il succo è chiaro: un attore è frustrato dalla scarsa emotività del pubblico e si vendica sugli spettatori rompendo la quarta parete armato di spada. Tuttavia, avrei un attimo calcato la mano sulla sua rabbia, in modo da giustificare il gesto finale che, or ora, rimane un po' troppo gratuito.
Per il resto, tutto bene. Alla prossima!
Dunque, il tuo pezzo mi è certamente piaciuto per la forma, curata ed elegante, un po' meno per il contenuto.
Certo, il succo è chiaro: un attore è frustrato dalla scarsa emotività del pubblico e si vendica sugli spettatori rompendo la quarta parete armato di spada. Tuttavia, avrei un attimo calcato la mano sulla sua rabbia, in modo da giustificare il gesto finale che, or ora, rimane un po' troppo gratuito.
Per il resto, tutto bene. Alla prossima!
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco, piacere di leggerti.
Ho apprezzato il tuo racconto per il messaggio che trasmette e nel quale purtroppo mi identifico: la cultura, l’arte e soprattutto la sensibilità sono degli autentici controvalori nella società di oggi. Molto riuscita è l’immagine che pennelli degli schermi dei cellulari che “sorvolano spalti e sedili come sciami di lucciole”. In generale trovo che hai uno stile elegante e allo stesso tempo sorvegliato, un ottimo mix.
Ho giusto un paio di obiezioni.
Ho trovato questo passaggio troppo esplicito: “Possibile che da quell’altra parte nessuno capisca che c’è uno spettro, un padre da vendicare?”. Qui ho percepito che sei tu in quanto autore a rivolgerti al lettore sottolineando l’indifferenza del pubblico rispetto alla performance artistica. A mio gusto personale avrei insistito sulla descrizione del comportamento degli spettatori, lasciando esclusivamente alla stessa il compito di evocare questo tipo di atteggiamento. In questo modo, io credo, ciò che volevi comunicare sarebbe arrivato al cuore del lettore in maniera ancora più efficace.
Per quanto riguarda il finale mi avrebbe convinto di più una scelta tendente all’autopunizione. A un suicidio, dunque, piuttosto che a un pluriomicidio. Il personaggio che delinei è pregno di dignità e nobiltà d’animo, e proprio per questo percepisce forte l’umiliazione del “non essere visto”. La rabbia, quella cieca e violenta, la vedo poco affine all’intelligentia che rappresenti, mentre c’è qualcuno che una volta ha scritto che “il suicidio è un estremo atto di lucidità.” Tutto questo per dirti che l’idea che mi sono fatto del tuo personaggio combacerebbe di più con questo tipo di finale piuttosto che con quello che hai deciso di mettere in scena.
Concludo ribadendo che il tuo racconto mi è piaciuto e mi ha colpito, pertanto è un racconto riuscito.
A rileggerti presto.
Ho apprezzato il tuo racconto per il messaggio che trasmette e nel quale purtroppo mi identifico: la cultura, l’arte e soprattutto la sensibilità sono degli autentici controvalori nella società di oggi. Molto riuscita è l’immagine che pennelli degli schermi dei cellulari che “sorvolano spalti e sedili come sciami di lucciole”. In generale trovo che hai uno stile elegante e allo stesso tempo sorvegliato, un ottimo mix.
Ho giusto un paio di obiezioni.
Ho trovato questo passaggio troppo esplicito: “Possibile che da quell’altra parte nessuno capisca che c’è uno spettro, un padre da vendicare?”. Qui ho percepito che sei tu in quanto autore a rivolgerti al lettore sottolineando l’indifferenza del pubblico rispetto alla performance artistica. A mio gusto personale avrei insistito sulla descrizione del comportamento degli spettatori, lasciando esclusivamente alla stessa il compito di evocare questo tipo di atteggiamento. In questo modo, io credo, ciò che volevi comunicare sarebbe arrivato al cuore del lettore in maniera ancora più efficace.
Per quanto riguarda il finale mi avrebbe convinto di più una scelta tendente all’autopunizione. A un suicidio, dunque, piuttosto che a un pluriomicidio. Il personaggio che delinei è pregno di dignità e nobiltà d’animo, e proprio per questo percepisce forte l’umiliazione del “non essere visto”. La rabbia, quella cieca e violenta, la vedo poco affine all’intelligentia che rappresenti, mentre c’è qualcuno che una volta ha scritto che “il suicidio è un estremo atto di lucidità.” Tutto questo per dirti che l’idea che mi sono fatto del tuo personaggio combacerebbe di più con questo tipo di finale piuttosto che con quello che hai deciso di mettere in scena.
Concludo ribadendo che il tuo racconto mi è piaciuto e mi ha colpito, pertanto è un racconto riuscito.
A rileggerti presto.
- Simone Cassia
- Messaggi: 153
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco,
Racconto notevole e stile altrettanto notevole come ti hanno già fatto notare prima di me.
Il racconto si lascia leggere con piacere ma il finale, secondo me, un po' rovina la bella atmosfera che eri riuscito a creare fino a poco prima.
Tranne che non ci sia premeditazione (e da quel che si legge non si direbbe esserci) non vedo motivo alcuno per cui l'attore non debba avere un oggetto di scena piuttosto che una spada in grado di fare la carneficina che lui intende fare alla fine.
E anche quella voce che lo invita a rompere la quarta parete, secondo me, fa perdere vigore al racconto che poteva essere incentrato sul ribaltamento per cui è l'attore a subire la rottura della parete da parte del pubblico.
Come altri ti hanno già fatto notare, avrei insistito un po' di più in quel senso e nel malessere del protagonista, piuttosto che concludere con un exploit del genere. In ogni caso non posso dire che la prova non sia valida e godibile, anzi!
A rileggerci.
Racconto notevole e stile altrettanto notevole come ti hanno già fatto notare prima di me.
Il racconto si lascia leggere con piacere ma il finale, secondo me, un po' rovina la bella atmosfera che eri riuscito a creare fino a poco prima.
Tranne che non ci sia premeditazione (e da quel che si legge non si direbbe esserci) non vedo motivo alcuno per cui l'attore non debba avere un oggetto di scena piuttosto che una spada in grado di fare la carneficina che lui intende fare alla fine.
E anche quella voce che lo invita a rompere la quarta parete, secondo me, fa perdere vigore al racconto che poteva essere incentrato sul ribaltamento per cui è l'attore a subire la rottura della parete da parte del pubblico.
Come altri ti hanno già fatto notare, avrei insistito un po' di più in quel senso e nel malessere del protagonista, piuttosto che concludere con un exploit del genere. In ogni caso non posso dire che la prova non sia valida e godibile, anzi!
A rileggerci.
- Maurizio Chierchia
- Messaggi: 303
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco.
Purtroppo il racconto non mi ha fatto impazzire. Non parlo della forma che è comunque pulita e si legge bene. Parlo proprio del contenuto. Intanto la cosa che mi chiedo io è: ma davvero la gente spende soldi per andare a dormire a teatro? va bene uno o due persone, ma che l'intero teatro non ascolti mi sembra assurdo. Se non ascoltano ci sono due motivi, o è un teatro scadente dove la gente non paga e alla fine gli regalano da bere e mangiare, oppure è una situazione così irrealistica che fa tendere verso un racconto non proprio realistico. È quasi una situazione grottesca a mio avviso.
Non so, non ho trovato niente che mi rimanesse dopo la lettura. Il tema c'è senz'altro, l'attore che sfonda la quarta parete per ammazzare gli spettatori, ma secondo me potevi fare di meglio con questa base.
Ti auguro buona gara e a rileggerti presto!
Purtroppo il racconto non mi ha fatto impazzire. Non parlo della forma che è comunque pulita e si legge bene. Parlo proprio del contenuto. Intanto la cosa che mi chiedo io è: ma davvero la gente spende soldi per andare a dormire a teatro? va bene uno o due persone, ma che l'intero teatro non ascolti mi sembra assurdo. Se non ascoltano ci sono due motivi, o è un teatro scadente dove la gente non paga e alla fine gli regalano da bere e mangiare, oppure è una situazione così irrealistica che fa tendere verso un racconto non proprio realistico. È quasi una situazione grottesca a mio avviso.
Non so, non ho trovato niente che mi rimanesse dopo la lettura. Il tema c'è senz'altro, l'attore che sfonda la quarta parete per ammazzare gli spettatori, ma secondo me potevi fare di meglio con questa base.
Ti auguro buona gara e a rileggerti presto!
Maurizio Chierchia
"Domani è già vicino"
"Domani è già vicino"
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco.
Il tuo racconto è il più divertente tra quelli letti finora. Amleto che scende tra il pubblico e comincia a infilzare pance è un'immagine irresistibile. Bravo. Stile convincente e tema centrato in punta di fioretto. Il tuo racconto dimostra che si può utilizzare anche la variante più lineare del tema e ottenere comunque un buon risultato. Qualche piccola cosa da sistemare, ma niente che una revisione non veda al volo.
Torno dopo aver stilato la classifica perché mi sono stupito da solo per la posizione dove ti ho messo. Credo dipenda dal fatto che al di là di altre considerazioni è il racconto che più mi ha fatto sorridere. E questo per me conta.
Il tuo racconto è il più divertente tra quelli letti finora. Amleto che scende tra il pubblico e comincia a infilzare pance è un'immagine irresistibile. Bravo. Stile convincente e tema centrato in punta di fioretto. Il tuo racconto dimostra che si può utilizzare anche la variante più lineare del tema e ottenere comunque un buon risultato. Qualche piccola cosa da sistemare, ma niente che una revisione non veda al volo.
Torno dopo aver stilato la classifica perché mi sono stupito da solo per la posizione dove ti ho messo. Credo dipenda dal fatto che al di là di altre considerazioni è il racconto che più mi ha fatto sorridere. E questo per me conta.
- Alessandro -JohnDoe- Canella
- Messaggi: 421
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Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao Francesco.
Parto da una nota minore che ha in realtà un senso con quanto seguirà: da ex progettista illuminotecnico, ti dico bravo per aver usato il termine "riflettore" anziché "proiettore". Oh, magari è solo un caso e in verità tu manco ci hai pensato nel farlo, ma io intanto ti ringrazio per usato il termine tecnico corretto, vista l'ambientazione della tua storia. Il che mi porta a un discorso generale sulla pulizia formale del tuo brano. Tra tutti quelli letti finora, il tuo è a mani basse il migliore da questo punto di vista: pulito, misurato, preciso.
Riguardo la costruzione della storia, ho apprezzato tantissimo il velo metaforico che circonda la grottesca immagine di questo pubblico del tutto disinteressato alla messa in scena del più grande dramma della storia del teatro. E chi se ne frega se la scena appare irrealistica! Consiglio spassionato generale: smettiamola di leggere le storie soltanto in maniera letterale e cominciamo ad analizzarle più in profondità, cerchiamo di coglierne le metafore e i significati reali! Basta, mi fermo così, che non voglio finire come il tuo protagonista...
Ecco, a proposito del finale, qui mi ritrovo perfettamente d'accordo con quanto scritto da Andrea. Pure io avrei visto meglio un finale con tanto di gesto drammatico rivolto a sé stesso anziché al pubblico. Non solo per una questione di coerenza con il personaggio, ma anche perché a mio avviso avrebbe rafforzato quel senso di critica che permea il brano. Al contrario, il finale da te scelto trovo che smorzi i toni. Detto in altri termini, tu descrivi un dramma che si sviluppa in farsa e in farsa finisce. Al contrario, il suicidio avrebbe portato a una progressione dramma > farsa > dramma.
Per il resto, ottima prova. Bravo!
Parto da una nota minore che ha in realtà un senso con quanto seguirà: da ex progettista illuminotecnico, ti dico bravo per aver usato il termine "riflettore" anziché "proiettore". Oh, magari è solo un caso e in verità tu manco ci hai pensato nel farlo, ma io intanto ti ringrazio per usato il termine tecnico corretto, vista l'ambientazione della tua storia. Il che mi porta a un discorso generale sulla pulizia formale del tuo brano. Tra tutti quelli letti finora, il tuo è a mani basse il migliore da questo punto di vista: pulito, misurato, preciso.
Riguardo la costruzione della storia, ho apprezzato tantissimo il velo metaforico che circonda la grottesca immagine di questo pubblico del tutto disinteressato alla messa in scena del più grande dramma della storia del teatro. E chi se ne frega se la scena appare irrealistica! Consiglio spassionato generale: smettiamola di leggere le storie soltanto in maniera letterale e cominciamo ad analizzarle più in profondità, cerchiamo di coglierne le metafore e i significati reali! Basta, mi fermo così, che non voglio finire come il tuo protagonista...
Ecco, a proposito del finale, qui mi ritrovo perfettamente d'accordo con quanto scritto da Andrea. Pure io avrei visto meglio un finale con tanto di gesto drammatico rivolto a sé stesso anziché al pubblico. Non solo per una questione di coerenza con il personaggio, ma anche perché a mio avviso avrebbe rafforzato quel senso di critica che permea il brano. Al contrario, il finale da te scelto trovo che smorzi i toni. Detto in altri termini, tu descrivi un dramma che si sviluppa in farsa e in farsa finisce. Al contrario, il suicidio avrebbe portato a una progressione dramma > farsa > dramma.
Per il resto, ottima prova. Bravo!
lupus in fabula
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: Morire, dormire, forse sognare
Ciao.
Scrittura pulita, fluida.
Un paio di perplessità: se il racconto è ambientato in Italia (e non vedo appigli perché non lo sia) mi pare abbastanza improbabile che ci sia un’intera platea annoiata. A meno che non sia una rappresentazione gratuita, con quello
che costa il teatro, o lui è un cane come attore, o non capisco.
Magari un accenno al fatto che sia un teatrino di quartiere o anche della parrocchia, toglierebbe questo dubbio.
Come è abbastanza strano che ci sia una spada vera in scena, e… perché il teschio è di gesso? Ho pensato che tu abbia scelto quel materiale perché a un certo punto dici che lo stritola, solo che poi se lo ritrova in mano di nuovo, quindi era solo un modo per dire che lo stringeva davvero forte. e allora mi chiedo: la plastica? Ho pensato anche che volessi collocare temporalmente il racconto, ma poi ho letto dei telefoni cellulari. e niente, questo teschio di gesso proprio non lo
capisco! XD (che poi è una cavolata che nulla aggiunge o toglie al racconto, eh…)
Comunque, bello stile e tema centrato.
Scrittura pulita, fluida.
Un paio di perplessità: se il racconto è ambientato in Italia (e non vedo appigli perché non lo sia) mi pare abbastanza improbabile che ci sia un’intera platea annoiata. A meno che non sia una rappresentazione gratuita, con quello
che costa il teatro, o lui è un cane come attore, o non capisco.
Magari un accenno al fatto che sia un teatrino di quartiere o anche della parrocchia, toglierebbe questo dubbio.
Come è abbastanza strano che ci sia una spada vera in scena, e… perché il teschio è di gesso? Ho pensato che tu abbia scelto quel materiale perché a un certo punto dici che lo stritola, solo che poi se lo ritrova in mano di nuovo, quindi era solo un modo per dire che lo stringeva davvero forte. e allora mi chiedo: la plastica? Ho pensato anche che volessi collocare temporalmente il racconto, ma poi ho letto dei telefoni cellulari. e niente, questo teschio di gesso proprio non lo
capisco! XD (che poi è una cavolata che nulla aggiunge o toglie al racconto, eh…)
Comunque, bello stile e tema centrato.
Ultima modifica di Polly Russell il mercoledì 28 settembre 2022, 19:23, modificato 1 volta in totale.
Polly
Re: Morire, dormire, forse sognare
Racconto davvero piacevole, dallo stile a ciò che intende trasmettere. È proprio questo il punto di forza di questo testo, che attraverso il tema di questa edizione veicola un messaggio chiaro e forte, ma lo fa in modo alquanto sobrio ma non per questo meno serio. Per quanto tu abbia descritto "la luce calda dei fari avvolge il filo della lama", mi piace pensare più ad un risvolto meta-teatrale semi comico, almeno la mia chiave di lettura è stata questa. Per quanto riguarda il teatro gremito di una folla totalmente annoiata o distratta in effetti è poco credibile, salvo eccezioni già elencate da Polly. Una piccolezza, ma ha un po' il suo peso. Tema centrato, racconto gradevole. Alla prossima.
- christianfloris
- Messaggi: 179
Re: Morire, dormire, forse sognare
Buona prova. La focalizzazione interna sull'Amleto conferisce immedesimazione e immersività fin da subito, trasformando una situazione di disagio ordinario (a teatro è frequentissimo quanto hai descritto) in un balenio di follia.
Ecco, la follia. Il finale è coerente con le premesse che hai sviluppato abbastanza bene, ma arriva troppo bruscamente. Il climax andrebbe anticipato e preparato con un po' più di anticipo. Il patto col lettore, nelle ultime battute, scricchiola fin quasi a cedere di schianto: non crolla rovinosamente soltanto per il fatto che, alla fine, ci si aspetta una conclusione del genere. Non è che non vada bene la conclusione, è semplicemente troppo frettolosa. Tutto il resto scorre, anche in maniera velatamente e simpaticamente ironica. Il tema è sicuramente centrato.
La mia valutazione è 8
Ecco, la follia. Il finale è coerente con le premesse che hai sviluppato abbastanza bene, ma arriva troppo bruscamente. Il climax andrebbe anticipato e preparato con un po' più di anticipo. Il patto col lettore, nelle ultime battute, scricchiola fin quasi a cedere di schianto: non crolla rovinosamente soltanto per il fatto che, alla fine, ci si aspetta una conclusione del genere. Non è che non vada bene la conclusione, è semplicemente troppo frettolosa. Tutto il resto scorre, anche in maniera velatamente e simpaticamente ironica. Il tema è sicuramente centrato.
La mia valutazione è 8
Re: Morire, dormire, forse sognare
Bello!
Mi piace il controllo che c’è sul lettore. Il crescendo di follia che prima è leggera e poi sempre più dominante. Mi piace il registro linguistico adatto al personaggio.
Non ho nulla da ridire. Racconto ben riuscito.
Pollice in su.
Mi piace il controllo che c’è sul lettore. Il crescendo di follia che prima è leggera e poi sempre più dominante. Mi piace il registro linguistico adatto al personaggio.
Non ho nulla da ridire. Racconto ben riuscito.
Pollice in su.
Re: Morire, dormire, forse sognare
Grazie a tutti per i vostri commenti, e ovviamente grazie Spartaco.
Ormai chi mi conosce sa che quando scrivo stratifico sempre il testo su vari livelli di lettura, così ognuno può divertirsi a trovare le proprie interpretazioni, a patto di non fermarsi in superficie perché dai, non si scrive per copiare il mondo così com'è ma per esagerare, scavare, provocare...
Detto questo, alcuni dei vostri appunti sono stati davvero preziosi, e penso li sfrutterò per rendere il finale più spettrale e struggente.
In bocca al lupo a tutti!
Francesco
Ormai chi mi conosce sa che quando scrivo stratifico sempre il testo su vari livelli di lettura, così ognuno può divertirsi a trovare le proprie interpretazioni, a patto di non fermarsi in superficie perché dai, non si scrive per copiare il mondo così com'è ma per esagerare, scavare, provocare...
Detto questo, alcuni dei vostri appunti sono stati davvero preziosi, e penso li sfrutterò per rendere il finale più spettrale e struggente.
In bocca al lupo a tutti!
Francesco
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