Solo uno sconosciuto sull'autobus
Inviato: martedì 20 settembre 2022, 0:37
L'autobus ha un altro scossone, la pioggia batte sul vetro e sulle macchine parcheggiate.
«È occupato?» Mike mi sorride indicando il posto vuoto accanto a me. La sua giacca è sempre più malandata.
«Siediti pure.» Sposto un lembo del cappotto che è finito sul sedile accanto. «Tempo da cani, eh?»
Si siede e scrolla le spalle. «Con questo tempo escono fuori le lumache. Cibo gratis.»
Trattengo una smorfia. Se finissi senza casa come lui impazzirei. In effetti dopo due mesi che lo conosco non ho ancora capito se è pazzo.
Mi chino sullo zaino e tiro fuori un tramezzino.
«Tieni.» Glielo porgo. «Le lumache sono ricche di proteine, ma questo è più buono.»
Mike solleva un sopracciglio. «Immagino che non ti piacciano le escargot.»
«Non vado matto per la cucina francese.»
Scoppia a ridere. Il bus tira un altro scossone, con questa pioggia è pure peggio del solito.
«Ehi.» Mike torna serio. «Devo farti una confessione.»
«Dimmi.» Un brivido mi attraversa la schiena. Cosa vorrà dirmi?
«Prometti di non sclerare?»
Oddio, cosa vuole dire? «Promesso.»
«Non fare espressioni strane, non voglio che ci notino. Io sono Dio.»
Trattengo ogni singolo muscolo facciale. Eccoci, è impazzito del tutto. Maledette lumache.
«E così da due mesi do tramezzini da due euro e cinquanta a Dio. Andrò all'inferno per questo?»
«Non mi credi, è comprensibile. Te lo dimostro: scendi con me.»
Guardo fuori: piove ancora come... Mike la manda.
«Non sei un dio misericordioso se vuoi farmi prendere l'acqua.»
«Dai, alla prossima fermata c'è la pensilina, non prenderai una goccia.»
Sospiro. Assecondiamolo, al massimo prendo quello dopo.
L'autobus si ferma, ci alziamo e scendiamo.
Mi appoggio alla parete della pensilina. «E quindi?»
Mike indica l'autobus. «Guarda.»
Il bus riparte, prende velocità, arriva al semaforo verde, lo attrave—
Un'auto lo prende in pieno, il botto riecheggia per i palazzi. I passanti si bloccano, persino la pioggia si è fermata per un istante, credo. L'autobus ha la fiancata distrutta.
Mike mi mette una mano sulla spalla. «Preciso il tuo posto.»
Un brivido mi scuote la spina dorsale. È davvero Dio. Sono finito in un episodio di Joan of Arcadia.
«E...» mi si blocca la gola. E gli altri?
«Tutti salvi. Anche il tipo dell'auto, un po' acciaccato, ma vivo. E non berrà mai più dopo oggi.»
Okay, calma, razionalizziamo.
«Perché? Cioè, se volevi salvarmi c'erano altri modi per farmi scendere, perché dirmelo?»
Mike, cioè Dio, sospira. «Hai presente a teatro, quando un attore coinvolge il pubblico?»
"Dio ti guarda" diceva mia madre.
«Ti sentivi escluso dallo spettacolo e volevi interagire?»
Ride. «Ma se lo conduco io.»
«Come?»
«Fare miracoli senza che nessuno se ne accorga è arte, ma ogni tanto mi piace quel brivido di guardarvi negli occhi senza filtri. Aumenta il pathos.»
Dio fa l'attore di teatro.
«E... quale Dio saresti? Cristiano? Musulmano? Shintoista?»
Mi sorride come fa sempre. «Che differenza c'è?»
Si incammina, la pioggia non lo sfiora. Aspetta, manca qualcosa!
«Grazie!»
Mike si gira, fa un inchino teatrale e se ne va.
«È occupato?» Mike mi sorride indicando il posto vuoto accanto a me. La sua giacca è sempre più malandata.
«Siediti pure.» Sposto un lembo del cappotto che è finito sul sedile accanto. «Tempo da cani, eh?»
Si siede e scrolla le spalle. «Con questo tempo escono fuori le lumache. Cibo gratis.»
Trattengo una smorfia. Se finissi senza casa come lui impazzirei. In effetti dopo due mesi che lo conosco non ho ancora capito se è pazzo.
Mi chino sullo zaino e tiro fuori un tramezzino.
«Tieni.» Glielo porgo. «Le lumache sono ricche di proteine, ma questo è più buono.»
Mike solleva un sopracciglio. «Immagino che non ti piacciano le escargot.»
«Non vado matto per la cucina francese.»
Scoppia a ridere. Il bus tira un altro scossone, con questa pioggia è pure peggio del solito.
«Ehi.» Mike torna serio. «Devo farti una confessione.»
«Dimmi.» Un brivido mi attraversa la schiena. Cosa vorrà dirmi?
«Prometti di non sclerare?»
Oddio, cosa vuole dire? «Promesso.»
«Non fare espressioni strane, non voglio che ci notino. Io sono Dio.»
Trattengo ogni singolo muscolo facciale. Eccoci, è impazzito del tutto. Maledette lumache.
«E così da due mesi do tramezzini da due euro e cinquanta a Dio. Andrò all'inferno per questo?»
«Non mi credi, è comprensibile. Te lo dimostro: scendi con me.»
Guardo fuori: piove ancora come... Mike la manda.
«Non sei un dio misericordioso se vuoi farmi prendere l'acqua.»
«Dai, alla prossima fermata c'è la pensilina, non prenderai una goccia.»
Sospiro. Assecondiamolo, al massimo prendo quello dopo.
L'autobus si ferma, ci alziamo e scendiamo.
Mi appoggio alla parete della pensilina. «E quindi?»
Mike indica l'autobus. «Guarda.»
Il bus riparte, prende velocità, arriva al semaforo verde, lo attrave—
Un'auto lo prende in pieno, il botto riecheggia per i palazzi. I passanti si bloccano, persino la pioggia si è fermata per un istante, credo. L'autobus ha la fiancata distrutta.
Mike mi mette una mano sulla spalla. «Preciso il tuo posto.»
Un brivido mi scuote la spina dorsale. È davvero Dio. Sono finito in un episodio di Joan of Arcadia.
«E...» mi si blocca la gola. E gli altri?
«Tutti salvi. Anche il tipo dell'auto, un po' acciaccato, ma vivo. E non berrà mai più dopo oggi.»
Okay, calma, razionalizziamo.
«Perché? Cioè, se volevi salvarmi c'erano altri modi per farmi scendere, perché dirmelo?»
Mike, cioè Dio, sospira. «Hai presente a teatro, quando un attore coinvolge il pubblico?»
"Dio ti guarda" diceva mia madre.
«Ti sentivi escluso dallo spettacolo e volevi interagire?»
Ride. «Ma se lo conduco io.»
«Come?»
«Fare miracoli senza che nessuno se ne accorga è arte, ma ogni tanto mi piace quel brivido di guardarvi negli occhi senza filtri. Aumenta il pathos.»
Dio fa l'attore di teatro.
«E... quale Dio saresti? Cristiano? Musulmano? Shintoista?»
Mi sorride come fa sempre. «Che differenza c'è?»
Si incammina, la pioggia non lo sfiora. Aspetta, manca qualcosa!
«Grazie!»
Mike si gira, fa un inchino teatrale e se ne va.