UN REGALO PER LUCY

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Rovignon
Messaggi: 11

UN REGALO PER LUCY

Messaggio#1 » lunedì 17 ottobre 2022, 8:36

di Alessandro Renna

1
Ancora una volta dirigiamo all’isola del vecchio Jack, a un giorno di navigazione a ovest di Port Royal.
– Comandante – dico dopo essermi schiarito la gola – non potremmo, per una volta… andare da un’altra parte a…
– È necessario! – risponde perentorio Testa di Martello. – E tu Geremia – dice al timoniere senza girarsi a guardarlo – vedi di non perdere nemmeno una bava di vento, voglio essere lì domani, prima del calar del sole.
– Agli ordini – risponde il timoniere, prima di concedersi uno sputo di catarro a favore di vento. – Dannazione Abner – aggiunge in un bisbiglio, mentre il Comandante va a prora – Odio Jack. Lo odio con tutto il cuore.
– A chi lo dici – rispondo a mezza voce avvicinandomi a lui mentre il Comandante si ferma vicino al bompresso a fissare l’orizzonte, come fa sempre quando non vuole lasciare spazio a nessuna replica – speravo che questa volta mi desse retta…
– Jack è uno schifoso che vive sfruttando il lavoro di noi onesti uomini di mare – continua Geremia. – È un bastardo che trasforma i nostri bottini in moneta… ma a prezzi da fame.
– Non so che dirti – sospiro sapendo che quei discorsi sono inutili – ma Testa di Martello non ha mai preso in considerazione l’idea di rivolgersi ad altri ricettatori. Eppure, a Port Royal, ce ne sarebbero molti altri come e meglio di lui.
Dopo un ultimo sguardo verso prora, scendo in cambusa a vedere che cosa possiamo mangiare per cena.
Steso su un grosso baule, trovo Manuel, il giovane che il Comandante ha fatto imbarcare qualche tempo fa a Tortuga.
– Ehi, sfaticato – dico rifilandogli un calcio nelle terga. – Sali in coperta a frattazzare le assi, così la nave resta pulita e tu fai un po’ di esercizio. Sai… giusto per farti venire un po’ di fame.
Il ragazzo mi guarda impaurito, poi, dopo un’occhiata ai sacchi di granaglie, scappa su per il carruggetto.
– Io quello non ce lo voglio a bordo – dice Hermann Barnacle, uscito da dietro i sacchi. – È troppo bello, Abner… troppo bello e troppo molle – spiega dando un calcio al baule che, vuoto, si sposta fino a urtare la paratia. – Uno così, dopo sette giorni di mare, porta solo scompiglio…
Non ho tempo per perdermi in considerazioni sugli istinti bestiali che assalgono i rudi marinai come lui quando si trovano in mare da troppo tempo e, con un calcio, allontano anche Barnacle che, in quanto a voglia di lavorare, non ha nulla da invidiare al nuovo arrivato. – Vai a dargli una mano. Sparisci!
Massaggiandosi il fondoschiena, il marinaio si allontana canticchiando la solita canzone:

Mangiava fulmini, cacava tempesta
A Calico Jack han fatto la festa
Mangiava fulmini, cacava tempesta
Nel cappio Calico ha messo la testa.


Rimasto solo, mi affaccio nella cambusa. La scelta si limita a fagioli secchi, lardo rancido e gallette ammuffite. Un motivo in più per sbrigarsi ad arrivare da quel bastardo di Jack e ripartire verso Port Royal a far baldoria alla Burla Blanca. Nel frattempo, per consolarmi, raccolgo una bottiglia di rum che nascondo dietro i sacchi e mi concedo una lunga sorsata.

2
Il giorno dopo, appena attracchiamo sull’isola del vecchiaccio, il suo piccolo esercito privato di tagliagole ci accoglie tenendoci sotto tiro con diverse decine di moschetti. Anche se al fianco abbiamo pistole, pugnali e sciabole è come se fossimo suoi prigionieri.
– Bene – si rallegra Jack strofinandosi le mani. – Guarda chi è venuto a trovarmi… il sempre più temuto Testa di Martello. Forza, su… Siete stati miei ospiti molte altre volte, sapete già come funziona.
Testa di Martello risponde con un sorriso tirato, poi mi rivolge uno sguardo e io a mia volta faccio cenno alla ciurma di sbarcare il bottino. Meno di un’ora e sulla spiaggia si accumula il frutto dei nostri ultimi sei mesi di scorribande.
Intanto Jack si è accomodato su un vero e proprio trono di paglia intrecciata che un piccolo gruppo di tagliagole ha posto davanti al tesoro.
– Bene… iniziamo…
Testa di Martello mi rivolge un altro sguardo e io, con un altro cenno del capo, rimando a bordo tutto l’equipaggio. Per le trattative, restiamo a terra solo in due.

Intanto, nella luce del tramonto, i tagliagole hanno finito di allestire in spiaggia una vera e propria sala del trono con tende, bracieri e totem pieni di teschi.
– Mhm… la coreografia si è arricchita di elementi macabri – sussurro al Comandante per fargli sapere che sono al suo fianco.
– Evviva. Capitan Martello è tornato!
La piccola Lucy ci sorprende, saltando fuori dal buio per correre incontro al capitano. Testa di Martello si abbassa per rispondere al saluto della bambina. Conosco Lucy da oltre quindici anni… ed è sempre la stessa. Non è cambiata per nulla.
Dietro di lei, intanto, compare l’inseparabile Drieide. Anche sul suo bellissimo viso, incorniciato dalla chioma ribelle di capelli neri, non c’è traccia del tempo… nemmeno una ruga. Bellissima, come il primo giorno che l’ho vista, una strega crudele e lasciva come il suo sguardo tagliente fa intendere. È per lei che il comandante si ostina a tornare su quest’isola, o al meno, è così che dice la ciurma per quel poco che può saperne senza nemmeno averla mai vista da vicino. Eppure, come sempre, Testa di Martello preferisce dedicare le proprie attenzioni alla piccola Lucy, facendo attenzione a non incrociare mai lo sguardo della strega.
A bordo, in effetti, circola anche un’altra storia.
Si dice che il capitano sia finito per la prima volta su quest’isola una ventina di anni fa, dopo una profonda ferita alla pancia durante un abbordaggio. I suoi intestini erano fuoriusciti e per lui non c’era più nulla da fare. Ma il padre, allora al comando della Regina Rossa, sapendo di trovarsi a non più di trenta miglia dall’isola del vecchio Jack (Sì, già allora era vecchio!), cambiò rotta e con tutte le vele spiegate venne qui a invocare le cure per il figlio.
E fu proprio grazie al tempo, che su quest’isola sembrerebbe scorrere molto più lentamente, se il capitano riuscì a salvarsi. Le sue budella vennero raccolte, ricucite e inserite al loro posto senza correre il rischio di emorragie e infezioni. Ma queste cure gli costarono caro, Jack non fa mai nulla per nulla e, forse, è proprio per questo debito che, dopo così tanti anni, Testa di Martello continua a portare il frutto delle sue scorrerie qui. Sempre che nelle storie che si scambiano i marinai tra un turno alle vele e l’altro ci sia del vero.

In apparenza, tutto si svolge come le volte precedenti.
Illustriamo le mercanzie, poi, Jack si consulta all’orecchio con Drieide e propone un prezzo. Il capitano prova a chiedere di più. Ma Jack si rifiuta e, mentre la strega punta i suoi occhi in quelli del capitano passandosi la lingua sulle labbra, Testa di Martello lancia occhiate alla piccola Lucy prima di cedere alle proposte del vecchio strozzino.
Questa volta, però, c’è qualcosa in più. Un regalo.
Assieme al bottino il comandante ha fatto lasciare a terra una mezza dozzina di casse di rum e un grosso baule per Lucy e Drieide. Eppure… ieri era vuoto. Ma oggi, per sbarcarlo, c’è voluta la forza di quattro energumeni.

3
Partiamo appena la marea ce lo consente.
– Geremia, prendi il largo – dico al timoniere issata l’ancora – e poi procedi verso est.
– Port Royal?
– E dove altrimenti? Ci vorranno litri di rum per far accettare all’equipaggio di esserci fatti truffare ancora una volta da quella mummia.
– È raro vederti in disaccordo con il Comandante, Abner.
Mi limito a guardarlo carico d’astio, ma il timoniere ha ragione, anche se, a dirla tutta… questa volta qualcosa di diverso c’è stato: Lucy e Drieide non erano in banchina a salutarci.
– Che c’è Abner?
Testa di Martello mi arriva d’improvviso alle spalle.
– Niente Comandante. Anche se, ho notato il rum, il baule… l’assenza delle donne alla partenza e… tu, che non sei andato in cabina a dar fondo alle bottiglie della tua riserva.
Testa di Martello si concede un sorriso senza staccare gli occhi dall’orizzonte. Poi, dopo avermi dato una pacca sulla spalla, fa due passi verso Geremia: – Sì, Abner, niente rum… è bene che tutti siano sobri stanotte. Di’ all’equipaggio di tenersi pronto.
– Per cosa?
Testa di Martello non risponde, ma raggiunto il timoniere, impartisce gli ordini: – Appena la luna scenderà sotto l’orizzonte, inverti la rotta. Voglio chiudere i conti con quel dannato.

4
Una notte senza luna, l’ideale per spingersi sotto costa senza essere visti. Testa di Martello deve aver previsto anche questo.
– Calate a mare le scialuppe – ordino in un bisbiglio dopo aver calato l’ancora in una piccola baia poco più a nord di dove abbiamo condotto le trattative.
– Andiamo a riprenderci ciò che è nostro – dice il Comandante accingendosi a scendere per la biscaglina.
Le sue parole ci riempiono il petto di fuoco. È come se Testa di Martello avesse infine rotto la diga che conteneva la nostra rabbia che, come l’acqua di un fiume in piena, non può più essere trattenuta.
– Abner, un momento…
– Che c’è Geremia? – chiedo infastidito per essere stato trattenuto.
– Non ho visto quello nuovo e nemmeno Barnacle.
– Tu e quelli che rimarranno a bordo cercateli e se li beccate con i pantaloni abbassati, voglio che li gettiate ai pesci!
– Mhm, sì… capisco quel che intendi, ma non credo siano a bordo. Di sicuro non il ragazzo.
Geremia sa qualcosa che io non so, ma non ho tempo, devo imbarcare sulla scialuppa. – Certo che se me lo dicevi prima… Testa di Martello è salito sulla prima scialuppa, ora, dovrò aspettare di raggiungerlo a terra… dannazione!

5
Il mare è calmo e con vigorosi movimenti di braccia e schiena agiamo sui remi. Infine, al riparo di una scogliera, scendiamo a terra senza essere visti e ci dirigiamo alla collina dove sorge la villa di Jack.
Silenziosi, avanziamo bassi nell’erba alta, tagliando la gola a tutte le sentinelle che incrociamo. Non è difficile, basta avvicinarsi ai fuochi che hanno acceso per tenere lontana l’umidità mentre si godevano il rum della nostra riserva. Un dono che è stato talmente apprezzato che il più sobrio degli uomini di Jack lo abbiamo trovato a ridere davanti a una palma mentre finiva di pisciarsi nei pantaloni.
Proprio mentre Testa di Martello sta per dare l’ordine di avanzare verso la villa, però, riesco a raggiungerlo.
– Un momento… quello nuovo e Barnacle non erano a bordo. Devono essere scesi a terra di nascosto prima che mollassimo l’ancora. Credo ci abbiano tradito.
Il Comandante mi concede un rapido sorriso. – Quello nuovo… diciamo che l’ho fatto sbarcare io, mentre per Barnacle… hai fatto bene ad avvisarmi. Spero davvero non diventi un problema.
– Problema? – domando chiedendomi quanti altri misteri il Comandante si stia tenendo per sé.
Forse è solo suggestione, ma nell’aria sento un canto lontano che mi dà pace. Scuoto la testa per riprendere lucidità e faccio segno agli uomini di seguirmi. Ancor più silenziosi, ci avviciniamo alla villa e, dopo esserci assicurati di non essere visti da nessuno, forziamo la finestra più vicina alle palme e, uno alla volta, seguiamo il Comandante dentro.
Il canto è sempre perso in lontananza, eppure, tra queste mura mi sembra un po’ più forte.
Avanzare nella villa è sempre più facile, anche se le assi di legno cigolano sotto i nostri piedi, gli occupanti sono ancora più storditi dei compari che abbiamo sorpreso all’esterno. È un’atmosfera irreale, quasi che oltre al rum ci sia un velo di oscura magia a ottenebrare la mente di tutti. Anche quella di Jack che, come immaginavo, troviamo nel salone, sbronzo di rum come e più dei suoi uomini, abbandonato sul massiccio tavolo davanti a lui dove ha disposto tutto il nostro bottino.
Afferro Jack per la casacca e lo scuoto facendo cadere a terra i gioielli che teneva tra le mani.
Il Comandante mi poggia una mano sul braccio.
– Voglio che mi guardi negli occhi, prima di tagliargli la gola!
– Prudenza Abner, non è ancora finita.
Sollevo un sopracciglio, prima di tornare in silenzio a occuparmi di Jack. Inutile, dopo gli scossoni, si limita ad aprire solo un occhio in cui risplende una strana luce verde.
Inorridito, ma carico di curiosità, mi volto verso Testa di Martello che, anziché darmi spiegazioni, rapido affonda il pugnale nel cuore del vecchio. Al posto del sangue, esce una nuvola di fumo verde che, oltre a risplendere come la luce vista pochi istanti prima nell’occhio, puzza di mefitico zolfo.
– Ma che succede? – chiedo inorridito mollando il vecchio che, come un sacco vuoto, scivola a terra con un tonfo sordo.
– Fate silenzio – ordina a tutti il Comandante – abbiamo poco tempo e i rischi sono ancora grandi.
Nessuno sa a che cosa si riferisca, ma quell’assurdo fumo verde fosforescente lo abbiamo visto tutti e tanto basta a rimandare le domande.
Mentre pulisce la lama sulla giacca di Jack, ci fa segno ancora una volta di tacere, poi, raccolta una fiaccola, si avventura giù per gli scantinati.
Animato da una strana energia, lo seguo a una certa distanza, senza capire se voglia davvero il nostro aiuto.

6
Il canto è sparito e, con il solo rumore dei nostri cuori nelle orecchie, procediamo per uno spazio e un tempo che sembrano molto maggiori di quelli che ci saremmo dovuti aspettare sotto questa dannata villa. Ma, forse, è solo paura… la stessa che mi sta facendo avvertire un insolito freddo. Un freddo che mai ai caraibi mi è capitato di provare.
Da dietro una porta di legno marcio, infine, intravedo una lama di luce e anche se, molto probabilmente, è l’avvisaglia di chissà quali altri pericolosi misteri, mi sento rincuorare, quasi che poter indirizzare le mie paure in una direzione precisa sia preferibile alla paura di poter essere assalito da un punto qualsiasi del buio che mi circonda.
Testa di Martello mi passa la torcia e, mentre nessuno osa respirare, si mette in ascolto.
Forse è solo suggestione, ma sento un sommesso ansimare e, pensando a tutto l’oro che dovrebbe trovarsi in quei sotterranei, mi immagino possa essere il respiro di un drago posto a guardia delle ricchezze accumulate.
Con massima cautela, il Comandante sguaina la sciabola e spinge avanti la porta. Io e tutti gli uomini ci afferriamo all’elsa delle nostre lame. Alla luce di fioche candele, troviamo una vera e propria camera delle torture. Su un tavolaccio lordo di sangue, giace immobile Barnacle. Gambe e braccia sono fissati alle assi con spesse cinghie di cuoio. Da quando sono stato preso a bordo della Regina Rossa, mi è capitato di vedere molte scene raccapriccianti, ma questa è a buon diritto tra le peggiori: la pancia di Hermann è aperta e le budella sono state tirate fuori e fissate attorno a lui con lunghi pugnali a comporre una stella a cinque punte.
Mi dimentico di tutto quel che ci circonda e mi avvicino a quella canaglia, cui scopro di essermi affezionato molto più di quanto sarei stato mai disposto ad ammettere.
– Attento Abner – mi sussurra aprendo gli occhi.
– Ma sei vivo!
– Ancora per poco – sussurra mentre con gli occhi indica la porta da cui provengono i gemiti. – Non ho mai desiderato abbandonarvi, men che meno tradirvi… ma l'ho fatto perché non volevo separarmi da lui. Ti prego, libera Manuel e vendicami. Ma fai attenzione… la strega è potente.
Faccio più volte segno di sì con la testa, finché gli occhi di Hermann si spengono. D’istinto gli stringo la mano in segno d’addio, ma subito la ritraggo: è più fredda del ghiaccio.
Testa di Martello mi fa cenno di raggiungerlo mentre si pone di fronte alla porta al di là della quale i gemiti, sempre più forti e rapidi, fanno intendere che si sta consumando un amplesso ormai prossimo al suo apice.
– Entriamo.
– Non ancora – mi dice il Comandante, lasciando che l’amplesso si avvicini ancor più al parossismo. Poi, con un piede, Testa di Martello spalanca la porta e si getta dentro. Nel buio, Drieide si sta concedendo al giovane Manuel mentre, rannicchiata in un lettino, giace la piccola Lucy, con gli occhi ruotati all’insù a mostrare la sclera, in preda a strane convulsioni.
– Morte alla strega! – urlo per farmi coraggio mentre mi avvento su Drieide per affondarle il pugnale nella gola.
– No! – Con una spallata, Testa di Martello mi impedisce l’azione.
In una frazione di secondo, pur comprendendo che vuole per sé tutta la vendetta, mi rendo conto che abbiamo concesso alla strega il tempo di riaversi quel tanto da perdere il vantaggio della sorpresa. Drieide, infatti, mentre spinge via il giovane, ancora dentro di lei, solleva una mano e io mi preparo a essere trafitto da chissà quale nefasto prodigio. Testa di Martello, in quel momento, però, cala un fendente sulla gola della bambina, staccandole di netto la testa dal collo.
E mentre Drieide sì abbandona a un urlo selvaggio di liberazione, resto basito a guardare la testa di Lucy rotolare fino ai miei piedi.

7
– Tranquilli… è tutto finito – prova a rassicurarci il Comandante.
– Non… capisco – balbetto, guardandomi attorno in cerca di spiegazioni mentre il corpo di Lucy va in cenere avvolto da quel fumo fosforescente che ormai non mi sorprende più.
– Non è una storia semplice, ma… tra poco capirete.
Intanto Drieide, come se si stesse svegliando da un incubo, si stacca inorridita da Manuel, anche lui incapace di comprendere come mai si trovi chissà dove avvinghiato a una donna. Testa di Martello passa un lenzuolo a Drieide, ma questa, dopo averlo afferrato, si trattiene dal coprirsi, sopraffatta dalla sorpresa.
– Ma tu… sei…
– Sì, sono tuo fratello. – Il Comandante ha la voce strozzata.

Esco all’aperto in cerca di aria. Spacco il collo a una bottiglia di rum raccolta vicino al cadavere del vecchiaccio e ingollo avide sorsate di fuoco.
– Vedi Abner… – dice Testa di Martello sopraggiunto alle mie spalle – era Lucy la strega. Drieide… fu il prezzo che mio padre pagò per salvarmi la vita anni fa. Mentre io mi riprendevo dalle ferite, lui tornò a Plymouth a strapparla dalle braccia di mia madre e la lasciò qui per permettere alla strega bambina di vivere in simbiosi con lei e potersi godere i piaceri della vita che, altrimenti, il suo corpo infantile non le avrebbe mai fatto assaporare.

8
La storia ha dell’incredibile.
Dopo due giorni di navigazione, stento ancora a crederci, anche se il Comandante me l’ha spiegata una dozzina di volte.
– Erano anni che voleva vendicarsi, ma non si decideva a mettere in pratica il piano perché temeva per l’incolumità di Drieide – rifletto ad alta voce al fianco di Geremia – ma evidentemente… non ne poteva più. Sentiva di stare per perdere il rispetto dell’equipaggio a furia di farsi truffare dal vecchiaccio.
Il timoniere non è intenzionato a interrompere i miei pensieri e si limita sputare catarro a favore di vento.
– Quando poi ha incontrato Manuel, in lui deve essersi accesa la speranza che la strega non riuscisse a rimanere indifferente alla sua avvenenza, lo ha chiuso in un baule per non farlo vedere a Jack e ha fatto una sorpresa alla strega. Lucy, mentre tutti si ubriacavano, si è chiusa in camera a godersi il regalo e, in preda all’estasi, non si è accorta della nostra incursione sull’isola.
– Non proprio… – interviene Manuel alle mie spalle. – L’estasi sessuale, da sola, non avrebbe potuto fare molto.
– E diccelo tu, allora, come è stato possibile che tutti abbassassero la guardia al punto da lasciarci entrare senza opporre resistenza?
Manuel incomincia a spogliarsi mentre si avvicina ai gavoni sottovento. – È stato il mio canto a irretire Jack e tutti gli uomini sull’isola.
– Il… tuo… can-to? – balbetto mentre lo vedo salire sulle sartie e tuffarsi in mare con un arco perfetto.
Scuoto la testa e mi concedo un altro sorso di rum. Appena stacco le labbra dalla bottiglia, Geremia me la strappa dalle mani e mi imita fino a darle fondo.
– Non credevo esistessero anche… i sireni?
– Nemmeno io.
Vediamo Manuel, o chissà chi sia davvero quella creatura, saltare alcune volte fuori dall’acqua prima di fermarsi a pochi metri dallo scafo della Regina Rossa che gli sfila davanti e mettersi a cantare:

Mangiava fulmini, cacava tempesta
A Calico Jack han fatto la festa.


Geremia e io, a pieni polmoni, gli rispondiamo:

Mangiava fulmini, cacava tempesta
Nel cappio Calico ha messo la testa.


– Me l’ha insegnata Hermann, la porterò nel mio cuore per sempre. Addio.
E con un ultimo tuffo sparisce tra le onde.


- Tradimento;
- Soprannaturale;
- Canzone Piratesca: La ballata di Calico Jack (solo parole... mie :-) )



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Andrea Furlan
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Re: UN REGALO PER LUCY

Messaggio#2 » lunedì 31 ottobre 2022, 9:04

Ciao Alessandro,
Purtroppo il tuo racconto non mi ha preso da subito. Nel primo capitolo si trovano I nomi di 6 diversi personaggi e mi sono subito perso, dovendo tornare indietro a rileggere per capire di chi si tratta.
Meglio la descrizione dell'isola, della sua popolazione e dell'attacco con i tocchi soprannaturali: questa parte incuriosisce e aggiunge un senso di mistero: il tempo che passa in modo diverso in quel luogo, così come il regalo lasciato sulla spiaggia e gli avvenimenti successivi. Secondo me però avresti potuto chiarire ancora meglio l'ambientazione con dettagli più vividi e dare tramite questo il senso al luogo come parte integrante del messaggio di fondo. Ancora un po' di confusione a fine capitolo 2, con troppi ma, però, eppure...
Infine avrei evitato il lungo infodump finale, troppo spiegato. Anche la figura di Manuel che si rivela centrale alla fine e nella chiusura si perde nelle parti precedenti in mezzo agli altri personaggi.
In sintesi, un'idea di fondo discreta come intreccio che però poteva essere sviluppata molto meglio.

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Re: UN REGALO PER LUCY

Messaggio#3 » lunedì 31 ottobre 2022, 13:11

Rovignon! Vecchio lupo di penna, come stai? Saranno almeno sei anni che non ci si vede.

Dunque, come ai bei tempi, il tuo racconto è superiore alla media e hai saputo rendere in modo divertente ma molto evocativo l'ambiente piratesco, che ti è sempre stato congeniale. Quindi, mi perdonerai se vado più in profondità rispetto a quanto farei con un novellino.
A livello di stile, direi che c'è da dare una bella ripulita ai periodi, che sono ancora pieni di espressioni superflue, in quanto indicano elementi temporali che sono impliciti nel susseguirsi delle azioni (prima, dopo, mentre, ecc.) o perché indicano qualcosa che è già insito nelle azioni che vengono effettuate dai tuoi personaggi (dice, soprattutto).

A livello di trama, ho storto un pochino la bocca per l'infodump finale (o spiegone, che dir si voglia), che spezza l'immersione nella vicenda e da quasi l'idea che tu avessi fretta di concludere e che, quindi, tu abbia ovviato infilando le ultime questioni rimaste in sospeso nel più breve spazio possibile. Sarebbe stato meglio, far emergere tutto da un dialogo e dalle azioni dei personaggi, a mio giudizio.

Ecco, qui. Spero che non sia l'ultima volta che le nostre rotte si incrocino, Rov.

Alla prossima!

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Michael Dag
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Re: UN REGALO PER LUCY

Messaggio#4 » martedì 1 novembre 2022, 17:44

Un'idea validissima, ma con qualche pecca di realizzazione.
Purtroppo l'infodunp finale rovina molto del patosh che hai provato a costruire. Quel "sono tuo fratello" liquida troppo in fretta la scena più drammatica di tutta la vicenda, e arriva senza nessuna semina. Mi lascia una curiosità che nasce dal nulla e viene risolta con uno spiegone da parte di terzi un paragrafo dopo.

Il finale mi ha sorpreso però. Mi aspettavo che la bambina fosse in ostaggio della strega, e invece e stato un bel colpo di scena.

Altra cosa, ti consiglio caldamente - di evitare- i dialoghi così- perché visto che usi molti intramezzi- è difficile tenere il conto tra dialogo - e prosa.
Ho notato che usi molti avverbi, soprattutto temporali.
Abusi del "mentre", brutto vizio che pure io ho difficoltà a levarmi del tutto.

Bella l'atmosfera macabra, questo devo dartene atto. L'isola e la fortezza della strega mi hanno dato un senso di inquietudine fin da subito, e il pentacolo di budella è splatterosamente bello.

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Pietro D'Addabbo
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Re: UN REGALO PER LUCY

Messaggio#5 » giovedì 3 novembre 2022, 14:10

Ciao Alessandro, piacere di leggerti.

Mi trovo d'accordo con chi ha commentato prima di me, sull'uso di colpi di scena senza semina, degli infodump, di un eccesso di personaggi nei primi paragrafi e di termini che potrebbero essere facilmente limati.
Riconosco i bonus e anche buona l'idea di usare una canzone come elemento fantasy, anche se avrei fatto un passo in più usando la canzone piratesca come vettore della malia della voce del tritone.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Milena
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Re: UN REGALO PER LUCY

Messaggio#6 » sabato 5 novembre 2022, 13:43

Ciao Rovignon, e ben ritrovato dopo tanto tempo!
Allora… molto carino il tuo racconto, anche se devo dire che ho apprezzato molto di più la seconda parte. Ho trovato la prima un po’ caotica e non troppo avvincente.
Poi però le cose cambiano. La scrittura a un certo punto (più o meno dal punto 5) diventa più incalzante, ciò che accade diventa più chiaro e infine si arriva alla scena nella “camera delle torture”. Da lì la storia prende il volo.
Ho adorato il “ribaltone” sulla reale identità di Dreide e Lucy (quest'ultima mi ha fatto subito pensare alla Claudia di Anne Rice, anch’essa frustrata dal suo limitante corpo di bambina). La rivelazione arriva abbastanza inaspettata, l’ho capito solo nel momento in cui Testa di Martello impedisce che Dreide venga colpita.
Insomma, potrei paragonare il tuo racconto a un motore diesel vecchia maniera: ci vuole un po’, ma poi parte ;-P
Interessante anche come hai inserito la creatura soprannaturale, che trova una sua ragione d’essere all’interno della trama pur non essendone il protagonista principale.
Nello stilare la classifica devo tenere conto del fatto che non tutto il racconto mi ha tenuta incollata allo schermo, ma comunque nel complesso devo dire che hai fatto un ottimo lavoro.

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