Lo strano accento del mare

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Stefano.Moretto
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Lo strano accento del mare

Messaggio#1 » venerdì 21 ottobre 2022, 23:37

Poggio le mani sul parapetto della nave e mi sollevo per osservare: con l’ultima cannonata abbiamo sfondato la vela maestra del mercantile, ormai non possono più scappare! Stringo le dita attorno all’elsa del mio pugnale. Sicuramente i marinai si arrenderanno senza combattere come sempre, però vorrei tanto avere un’arma vera per sembrare un vero pirata durante l’arrembaggio.
Il capitano indica il mercantile con la sua pistola. «Andate, ratti maledetti!» Urla. «Se non tornate indietro con almeno tre botti di spezie stanotte dormirete coi pescecane!»
«Levati di qui, Briciola di pane,» Peter mi tira una spallata. «Ora si fa sul serio!»
Storco il naso. «Vengo anch’io, non trattarmi come un mozzo!»
Peter se la ride di gusto. «Sentilo il ragazzino!»
Il mercantile ormai è a portata di abbordo, la nostra conversazione finisce qui. Peter tira fuori il rampino, lo fa roteare e lo scaglia verso il mercantile.
«Ci vediamo, Briciola di pane!»
Non mi lascerà qui! Si lancia verso il mercantile e io mi lancio verso di lui. Mi aggrappo con tutta la forza che ho nelle braccia, il vento mi sferza il viso.
«Ehi!» Grida Peter. «Che diav–»
Cadiamo sul ponte del mercantile, la mia schiena si schianta sul legno. Rotolo a terra e sfrutto quel movimento per rialzarmi, sono pronto ad affrontare chiunque!
«Arrendetevi!» Estraggo il coltello e lo punto verso i marinai. «Se volete salva la vita!»
Dietro di me i passi dei miei compagni confermano l’avvenuto arrembaggio, ormai è fatta!
I marinai del mercantile si lanciano degli sguardi terrorizzati. Perfetto, ora alzeranno le mani e… uno di loro mette la mano alla cintura e tira fuori una pistola? Cazzo!
Mi lancio dietro un barile, il colpo esplode sul legno del ponte a un passo dalla mia caviglia.
«Uccidete i pirati!»
Si scatena una tempesta di esplosioni, i miei compagni si affrettano a estrarre le loro armi e mettersi al riparo, qualcuno è già caduto a terra. Dannazione, che sta succedendo? Da quando i marinai dei mercantili oppongono resistenza?
«Fammi posto microbo!» Mitch mi afferra per una spalla e mi scaglia via, allo scoperto, e mi ruba il nascondiglio.
«Verme traditore!» Mi rimetto in piedi e scatto verso il castello di poppa. Un colpo di pistola mi passa a un soffio dai capelli, mi riparo la testa con le braccia. Se ne esco vivo giuro che ucciderò Mitch!
Mi scaglio contro la prima porta che trovo, si spalanca. Che fortuna! Punto il coltello davanti a me, ma la stanza è vuota. C’è solo un tavolo con una carta nautica. I marinai stanno tutti combattendo sul ponte, con un po’ di fortuna posso rubare qualcosa intanto che i miei compagni fanno piazza pulita.
Però la stanza è davvero vuota, neanche una bottiglia di rum sulle mensole. Raggiungo un’altra porta all’angolo della stanza e ci appoggio l’orecchio. Gli spari sul ponte mi impediscono di sentire qualsiasi cosa. La apro piano: dà su delle scale che portano di sotto. C’è un odore rancido di pesce andato a male, che schifo. Cosa diavolo stanno trasportando, ‘sti qui?
Scendo le scale puntando sempre il pugnale davanti a me. Stai a vedere che abbiamo abbordato gli unici mercanti dei sette mari che non sanno riconoscere una trota commestibile da una divorata dai vermi.
Raggiungo il fondo delle scale, la stanza è illuminata a malapena dalla fioca luce di una lampada ad olio. Ci sono casse ovunque, anche impilate tra loro, sparpagliate in mezzo alla stanza e accatastate sulle pareti. L’odore è sempre più fetido, seriamente, cosa stanno trasportando?
Da sopra arrivano ancora rumori di spari, ma adesso ci sono anche rimbombi metallici. Devono aver iniziato a menarsi di spada.
Da dietro una pila di casse arriva un rumore di catene. Dannazione, c’è qualcuno!
«Vieni fuori!» Punto il coltello verso la fonte di rumore. «Chi sei?»
Niente. Mi avvicino, un piccolissimo passo alla volta. Una chioma riccia e nera fa capolino da dietro il suo nascondiglio. È basso, forse non è un marinaio?
Faccio qualche passo laterale per vederlo senza avvicinarmi troppo. La luce della lampada illumina appena il suo volto: è un ragazzino, avrà qualche anno meno di me. Ha un grosso anello metallico attorno al collo dal quale parte una catena che finisce dietro di lui. Così al buio non riesco a vedere se è armato, ma ne dubito visto che è stato incatenato.
«Sei uno schiavo?»
Non mi risponde. Tiene una mano sull’anello, probabilmente gli pesa sul collo. Be’, un’ottima notizia per noi, nelle colonie questo qui lo pagheranno a peso d’oro.
Mi avvicino. «Stai tranquillo, non ti farò del male. I cattivoni che ti hanno imprigionato non ci sono più, ora sei al sicuro.» Una piccola bugia, ma almeno mi seguirà tranquillo.
Faccio un altro passo verso di lui. La sua pelle brilla, è bagnato? No, non mi sembra. Ripongo il pugnale e allungo la mano verso di lui. «Vieni qui, ti aiuto io.»
Il ragazzo mi guarda con i suoi occhi ambrati. Sbatte le palpebre per un istante. No, c’è qualcosa di strano. Lo fa di nuovo. Non fanno su e giù, ma sinistra destra. Ha le palpebre verticali come i gatti?
«Cosa diavolo se–»
Mi si lancia contro, cado all’indietro e le sue mani si asserragliano sul mio collo. La mia schiena sbatte sul pavimento e mi mozza il respiro. Cerco di rotolare via ma il suo peso mi sta schiacciando, com’è possibile che sia così pesante? Cazzo, se non faccio qualcosa crepo qui come un cane!
Il coltello! Gli tiro una pugnalata al braccio, la lama affonda nella sua carne. Lo stronzo emette un urlo così acuto che i timpani mi lanciano una fitta di dolore.
Le sue dita allentano la presa, riesco a tirare su una gamba e puntargli il piede sul petto. Faccio forza per spingerlo via di dosso, ma quanto è pesante!
Lancio un urlo, raccolgo tutte le forze e lo spingo via. Lui rovina all’indietro, io mi rotolo lontano, dove la catena non gli permette di raggiungermi. Qualcosa guizza sotto di lui. Un serpente? No, sembra la coda di uno squalo.
«Cosa diavolo sei tu?»
Mi allontano per prendere la lampada e gliela punto contro. Sotto la vita il suo corpo è una gigantesca pinna grigia, solo quella è lunga probabilmente quanto tutto me. Ci credo che pesava una tonnellata, e soprattutto ora capisco perché i marinai di questo dannato mercantile sono pronti a morire, uno schiavo tritone a quanto si vende? Credo che se mi dicessero la cifra non sarei capace di capirla.
Il tritone si solleva sulla pinna e si rannicchia con la schiena contro la parete a cui è ancorata la catena. Si regge il braccio ferito e preme con la mano sul taglio.
«Così impari!» Agito il coltello tagliando l’aria davanti a me. «Che cazzo, io volevo solo venderti, mica ammazzarti! Ci sono un sacco di posti dove gli schiavi se la passano bene, no?»
Non riesco ancora a crederci. Un tritone. Ma siamo seri? Potrebbe essere il nostro colpo più grosso!

***

La nave ha un altro sobbalzo. Questa tempesta non ci sta dando tregua, e pensare che stiamo a poche miglia dal porto! Almeno nella stiva si sente un po’ meno, non invidio chi è di turno sul ponte adesso.
Il tritone si agita e strattona le catene. Il volto è pieno di lividi e il collo è diventato viola da quanto ha provato a liberarsi. Poverino, quelli che l’hanno portato qui ci sono andati giù pesante.
Un altro scossone mi fa perdere l’equilibrio, mi butto contro la parete per avere un po’ di stabilità. Il tritone lancia un lamento acuto che mi fa fischiare le orecchie.
«Oh, zitto! Non vedo l’ora di venderti, stupido mezzo pesce.»
Il tritone si mette una mano alla gola e apre la bocca. Emette dei versi gutturali. Qualche suono simile a una sillaba.
«Li… Li…»
Sollevo un sopracciglio. «Lì? Lì dove? Che vuoi?»
Scuote la testa. «Libe. Liberio. Liberio.»
Liberio? Intende “libero”? E dove l’avrebbe imparato?
«Libero? Tu? Non scherziamo, quando ti avremo venduto ci faremo una flotta con tutti quei soldi!»
«Liberio.» Insiste, battendo il pugno su una parete. «Liberio. Liberio. Liberio! LIBERiO!»
Inizia a ripetere la stessa parola, all’infinito, sempre più forte.
Tiro un calcio a una cassa e la ribalto, dei rimasugli di verdure rotolano per terra.
«Stai zitto! Neanche ti stessimo ammazzando! Magari finisci in uno zoo a fare la bella vita, ci hai pensato?»
Dal ponte urlano qualcosa. La nave ondeggia pericolosamente. Che sta succedendo?
La voce si fa più chiara. «Scogli!»
La nave si raddrizza di botto e una parete esplode. Un masso compare per un istante oltre il legno e un’esplosione d’acqua mi investe in pieno, finisco pancia a terra dall’altra parte della stanza.
La stiva gira come una trottola, lo scrosciare dell’acqua che allaga il pavimento è ovattato. Un rumore metallico fa da contorno a tutto. Mi afferro la testa, devo riprendermi! La falla è grossa quanto me e imbarca acqua a fiumi, se non la chiudiamo subito finiremo a mangiare coralli!
Peter corre nella stanza. «Briciola! Che fai lì per terra, dormi? Vieni qui e aiutami!»
Mi punto sulle mani e mi sollevo da terra, la spalla mi manda una scarica di dolore. Cazzo, devo essermela rotta.
«Arrivo.»
Stringo i denti e raggiungo Peter, che sta cercando di piazzare un’asse di legno sulla falla. Nell’altra mano ha un martello, pensa seriamente di riuscire a tappare la falla così? L’acqua lo spinge via, tra pochi minuti sarà inutile anche solo provarci. Mi getto di peso sull’asse e spingo con lui, ma la pressione dell’acqua è troppo forte.
«Spingi Briciola! Non voglio morire per un cazzo di scoglio!»
Un’altra ondata ci scaglia via entrambi, sbatto la schiena contro un barile e mi si mozza il fiato. È finita, creperemo qui come ratti.
Mi giro verso il tritone. Ha ancora la catena al collo, se la nave va a fondo e noi affoghiamo non ci sarà nessuno a liberarlo. Certo, lui sott’acqua, ma morirà di fame. Nessuno merita di fare una fine così schifosa.
Mi risollevo, l’acqua ormai mi arriva alle ginocchia.
«Che fai Briciola?»
Prendo la chiave appesa alla parete. «Oh, sta’ zitto. Tanto siamo fottuti.»
Raggiungo il tritone, ha gli occhi sbarrati e mi mostra i denti affilati come quelli di uno squalo.
«Dannazione, stai fermo e zitto cinque secondi. Ti sto liberando. LI-BE-RO, okay?»
Si immobilizza, forse ha capito. Meno male che sapeva questa parola.
«Briciola non ti azzardare a liberarlo! Quello è il nostro biglietto per il paradiso!»
Peter corre verso di me, calcio un barile e glielo faccio finire tra le gambe. La sua faccia finisce nell’acquitrino che è diventato il pavimento e annaspa per mettersi in ginocchio.
Ficco la chiave nel collare del tritone. «Stiamo per morire, l’unico paradiso che conosceremo sarà l’inferno, ma lui non deve per forza finire con noi.»
«Schifoso traditore!» Non avevo mai sentito la voce di Peter così carica d’odio. «Ti farò a brandelli così piccoli che neanche gli squali ti—»
La nave ha un altro scossone, Peter finisce di nuovo con la faccia in acqua. Ben gli sta.
Il collare del tritone ha uno scatto metallico e si apre. Lui si porta le mani al collo e sorride.
«Liberio?»
«Sì.» Faccio un passo indietro. «Sei libero.»
Si lancia un’occhiata attorno, i suoi occhi si soffermano sulla falla. Torna a fissarmi e mi punta un dito conto il petto.
«Liberio.»
Mi sfugge un sorriso amaro. Sì, vorrei essere libero anch’io, ma mi sa che non sarà così.
La coda del tritone ha un guizzo, si sposta rapido tra le acque come una biscia di mare, afferra il martello di Peter, le assi che si era portato dietro e si lancia contro la falla. La sua coda rimane sospesa per qualche secondo a metà tra le assi rotte, sbattendo a destra e a sinistra, ma riesce a uscire di lì.
Peter si rialza. «Ecco, si è portato via l’unica speranza che avevamo di non affondare.» Fa un passo verso di me. «Spero tu sia contento, ora creperemo tutti per colpa tua!»
Mi lascio andare contro la parete. «Oh, sta’ zitto. Pensi che saresti riuscito a chiuderla? Eravamo morti comunque.»
BUM BUM BUM
Che cazzo è stato?
BUM BUM BUM
«Che cazzo è stato?»
Ci giriamo verso la falla. L’acqua sta entrando più lentamente, alcuni punti sono stati richiusi. Il tritone si sporge dall’apertura, ci guarda e fa un sorrisetto.
«Liberio.»
Torna fuori e appoggia un’altra asse su quel che rimane del buco.
Peter ha gli occhi sgranati e la bocca aperta. Probabilmente anch’io ho la stessa espressione da pesce lesso.
«Mi rimangio tutto.» Dice lui. «Il tuo amico è un fottuto genio.»
Le assi piazzate dall’esterno vengono spinte dalla pressione dell’acqua. Invece di combatterci contro, sfrutta la cosa per riparare il buco. Certo, devi avere le branchie per poterlo fare, ma nessuno di noi due ci aveva pensato. Meno male, Peter sarebbe stato capace di dirmi di trattenere il fiato.
«Sai.» Do una pacca sulla spalla a Peter. «Forse non ci conviene venderlo.»
«No. Forse no. Hai idea di come si chiama?»
«Non lo so. Poseidone ti sembra un bel nome?»

***

Il capitano sorride e guarda Poseidone.
«Bene ragazzo, oggi sarà il tuo primo giorno come pirata. Fai sì di essere pronto, o ti rispedisco in mare legato a un cannone, intesi?»
Poseidone sbatte la coda sul ponte della nave. «Sì siniore!»
Il capitano mi lancia un’occhiataccia. «Siniore? Come parla questo merluzzo troppo cresciuto?»
«Abbia pietà, capitano.» Faccio un rapido inchino. «Non è semplice insegnargli la nostra lingua da zero.»
Ride. Meno male. «Bene, ci lavorerete! Adesso fammi vedere cosa sai fare!» Punta il dito verso la nave che stiamo inseguendo da due giorni. «Vai e conquista, o preparati a essere servito con del rum bianco!»
Poseidone si lancia dal ponte e si tuffa in mare, lo schizzo d’acqua che provoca è quasi impercettibile. Okay che è una creatura marina, ma è impressionante.
Per un po’ lascia una scia di schiuma bianca lungo il suo tragitto, poi scompare nelle profondità.
«Ammainate le vele, cani maledetti!» urla il capitano.
Gli altri marinai obbediscono all’ordine e la nave inizia a rallentare. Restiamo tutti col fiato sospeso, aspettando che succeda qualcosa.
Peter ci raggiunge e avvicina la bocca al mio orecchio. «Ehi Briciola, sei sicuro che—»
La nave delle nostre prede si inclina di botto da un lato. Sorrido. Poseidone è un vero mostro, e il meglio deve ancora arrivare.
Peter si ritrae. «Niente, non fa nulla.»
Il capitano si lancia in una risata fragorosa. «Avete visto? Dico, avete visto? Questo ragazzo ci farà diventare il terrore di tutti i mari! Potremo andare all’altro capo del mondo e tutti urleranno di terrore solo alla notizia del nostro arrivo!»
Si è esaltato, era prevedibile. Lancio uno sguardo al resto della ciurma. Sorridono anche loro.
Poseidone salta fuori dall’acqua e atterra sul ponte. Gliel’ho visto fare un sacco di volte ormai, ma rimango ancora impressionato. La nave, in lontananza, è praticamente sdraiata su un fianco. Sarà un po’ un casino recuperarne il carico, ma di sicuro non proveranno a ribellarsi dopo questa.
Poseidone si avvicina al capitano. «Hio riotto il timione e scafio. Non si muoverannio più.»
Il capitano gli dà una pesante pacca sulla spalla. «Ottimo lavoro, ragazzo! Dove sei stato finora? Avevo proprio bisogno di uno come te, altro che questi ratti che ho qui sul ponte!»
Poseidone mi guarda e inclina la testa. Gli faccio il cenno e guardo il capitano.
Si schiarisce la gola. «Capitanio, altra cosa.»
«Dimmi, ragazzo.»
Poseidone scatta su di lui e gli affonda i denti nel collo. Un crack ci avvisa che le ossa si sono rotte all’istante. Dio mio, è sempre più impressionante.
Il corpo del capitano di accascia a terra. Poseidone si gira verso di noi. «Lio strionzo è miorto!»
Dal ponte si leva un boato. Peter sorride, ma è pallido come una nuvola. Che bella giornata per essere un pirata.
E ora andiamo a raccattare il bottino.

***

Poseidone sta seduto sul ponte, a poppa. La luce della luna gli fa brillare la pelle come fosse un diamante. La lunga coda è attorcigliata attorno a lui, come un serpente a sonagli. Sta cantando qualcosa nella sua lingua, non capisco cosa dice, ma le note e calme, quasi malinconiche.
«Ehi.» Mi avvicino. «Cosa canti, nostromo
Poseidone si morde un labbro, è sempre uno spasso vederlo in imbarazzo a farsi chiamare per titolo.
«Niente di che, capitanio Briciola» Mi risponde per le rime. «Un cantio che hio imparatio da bambinio, è l’unica canzone sui pirati che coniosco.»
«Briciola… non sono più un ragazzino, ormai. Cosa dice, la tua canzone?»
Solleva gli occhi al cielo stellato e inclina la testa. «Più o menio…»
Si schiarisce la gola e intona la stessa melodia.
Siamio razziatiori danzanti
Un gruppio di tagliagole bastardi
Per combatterci nion servonio pistiole
Solio tappi di cera per le orecchie
Un pirata erio destinatio a essere
Issiamio le vele e navighiamo il mare

La sua voce risuona limpida, nonostante il buffo accento.
Sorrido, è una bella canzone, a parte i recenti spargimenti di sangue descrive bene lo spirito per il quale mi ero unito a questa ciurma all’inizio. E forse Poseidone era davvero destinato a essere un pirata fin dall'inizio.
«Ah, mi hai ricordato i bei tempi in cui bevevamo rum che sapeva di acqua sporca e gozzovigliavamo invece di ammazzarci tra di noi. Sì, bei tempi…» Tiro un sospiro. «Cantamela di nuovo. Nella tua lingua.»
Si volta a guardarmi con un sopracciglio alzato.
Fa un sorrisetto. «Violete imbarazzarmi, capitanio?»
Scuoto la testa. «No, solo capire una cosa.»
«Nion capisco, ma… come violete.»
Solleva la testa e riprende a cantare. Chiudo gli occhi e mi concentro sulla melodia. È una lingua che non conosco, ma inizio a capire.
Poseidone finisce di cantare e mi guarda. «Avete capitio, capitanio?»
«Sì.» Gli tiro una pacca sulla spalla. «Ho capito che quando avremo venduto tutto potrai farti una vita da canterino.»
Inclina la testa. Quando fa così sembra proprio un cane bastardello. «Quindi la cosa si farà?»
Mi ficco una mano nella tasca della giacca e tiro fuori la pergamena col patto del governatore. Indulto totale, basta consegnargli questa ciurma di tagliagole che non si ritirerebbero dalla vita da pirata neanche se l’alternativa fosse la forca. E l’alternativa sarà la forca, per chi non verrà con noi. Peter, di sicuro, verrà con noi. Troppo codardo per morire. Non che mi dispiaccia, mi mancano i giorni in cui mi aggrappavo a lui per andare all’arrembaggio.
«Corsari della corona,» sorrido, «non suona male.»
Poseidone agita la coda. «No, non suona male.»
Restiamo in silenzio. Le onde si infrangono sullo scafo, qualche pesce guizza nell’acqua.
Mi torna alla mente la sua canzone e mi scappa una risatina.
Poseidone mi guarda inclinando di nuovo la testa. «Capitanio?»
«Non avete la “o”, voi tritoni. Mentre cantavi, non l’hai pronunciata neanche una dannata volta. Il suono più vicino è uno “yo” biascicato.»
Si porta una mano al mento e solleva lo sguardo. Ci deve pure pensare?
«YOh.» I suoi occhi si spalancano. «È verio! Nion ci avevio mai fattio casio!»
Scoppio a ridere e mi rificco la pergamena in tasca. «Dannazione, Poseidone, ed io che mi chiedevo perché diavolo avessi questo accento assurdo.»
Si mette a ridere anche lui. «Davverio hio un accentio così stranio?»
Fa sul serio? «Davvero non te ne rendi conto? A volte faccio persino fatica a capire cosa dici. Tra l’altro neanche tutte le pronunci male e giuro sto impazzendo per cercare di capire il perché.»
«Mi dispiace. Proveriò a correggerlio.»
«No. No, ormai mi sono abituato, non ti azzardare a correggerlo. Lo considererei il peggior tradimento possibile.»
Mi guarda di sottecchi. «Peggio che se ti azzannassi la gola, capitanio?»
Rido, ma un brivido mi percorre la schiena. Dio, a volte mi sveglio nel cuore della notte perché sogno i suoi denti sul mio collo.
«Sì. Piuttosto ammazzami, ma non togliermi la possibilità di prenderti in giro per come parli.»
Restiamo di nuovo in silenzio, la luce pallida della luna crea dei meravigliosi giochi di luce sull’acqua del mare. Chissà se da corsari potremo ancora goderci momenti come questo.
«Capitanio.»
«Dimmi, Poseidone.»
«N… N–» deglutisce. Cosa sta facendo? «Noi. Saremo. Corsari. Capitano.»
Scoppio a ridere. «Ah, alto tradimento! Per te niente rum quando saremo a terra!»
Ride anche lui. «Nio capitanio, perdonio!»
Appoggio schiena e gomiti sul parapetto della nave. Il viaggio è appena iniziato. Da qui in poi si fa sul serio.



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Stefano.Moretto
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Re: Lo strano accento del mare

Messaggio#2 » venerdì 21 ottobre 2022, 23:41

Come un pirata razio sia ogni secondo di proroga che ogni bonus.

1 - Qualcuno tradisce
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2 - Dev’esserci un elemento soprannaturale
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3 - Inserisci una canzone piratesca?
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Michael Dag
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Re: Lo strano accento del mare

Messaggio#3 » mercoledì 26 ottobre 2022, 18:28

Hai gioco facile con me che, per qualche oscuro motivo, ho sempre amato i tritoni (Sono presenti in ogni mia campagna di ded)
Mi è piaciuta molto l'escalation di tradimenti, un ottima idea che mi ha tenuto curioso per tutto il tempo. La morte del capitano è stata così improvvisa che non me la sono goduta appieno, magari presentarlo prima come un despota e farcelo odiare un pochettino avrebbe reso quel crak più d'effetto.

Mi ha sorpreso il fatto che il tritone diventi un pirata, con una spiccata vocazione per il sabotaggio in stile Xmas. Da un inizio già visto tantissime volte hai trovato uno sviluppo piacevole e per quanto mi riguarda, originale.
Bella trovata quella di usare la pressione dell'acqua per riparare la nave.
Simpatica anche la cose che non riesce a pronunciare la O, caratterizza bene il personaggio e crea un bel rapporto tra i due, ho letto il loro dialogo e mi sono trovato a sorridere. simpatico il titolo!

Mi sarebbe piaciuto qualche riferimento alla nazionalità dei pirati ma il tutto mi ha fatto pensare all'Inghilterra… e poi non è necessario specificarlo.
Potrebbe anche essere un mondo di fantasia, o un imprecisato "mondo piratesco generico."
Lo stile è scorrevole e non ho fisicamente il tempo di stare a cercare le singole parole/frasi che avrei scritto diversamente.
I bonus ci sono tutti.
Un bel racconto, ben progettato e ben scritto!
Vento in poppa e buona fortuna!

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Andrea Furlan
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Re: Lo strano accento del mare

Messaggio#4 » lunedì 31 ottobre 2022, 9:03

Ciao Stefano,
un racconto d'azione, veloce e serrato. Non male, il lettore viene preso da un vortice di avvenimenti rapidi, cinematografici. A mio parere ci sono troppi punti esclamativi sopratuttonelle scene piu concitate, di non c'era bisogno perchè l'enfasi la danno già gli avvenimenti in sé.
Alcune cose non le ho capite. Perché all'inizio il protagonista ferma il suo compagno Peter senza motivo? Perché litiga con l'altro compagno Mitch per il riparo? Perché Poseidone uccide il capitano?
Se ho capito bene dal tuo post sui bonus era per creare una catena di tradimenti e sono d'accordo che questo aumenta la dinamicità delle azioni,, ma le motivazioni a mio avviso dovrebbero essere più chiare
Stessa cosa per l'odore di pesce marcio che Briciola sente scendendo nella stiva: si intuisce che sia il tritone a emetterla, ma anche qui non è chiaro e l'elemento distoglie l'attenzione senza contribuire all'avanzamento della storia.
Il passo finale che fa luce sul rapporto fra Briciola e Poseidone è una buona chiusa, ma potrebbe forse essere gestito meglio, ad esempio trovo di più la parte sull'accento del tritone, mentre avresti potuto spiegare meglio come hanno deciso di continuare insieme la carriera da pirati.
In sintesi, un racconto discreto ma dove non mi sembra chiarissima l'idea di fondo e come l'hai costruita nello scritto.

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Pretorian
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Re: Lo strano accento del mare

Messaggio#5 » mercoledì 2 novembre 2022, 0:41

Ciao, Stefano.

Dunque, a livello di stile direi che siamo al di sopra della media, con dialoghi solidi e ben costruiti. Il problema principale di questa storia è nella trama e nella sua struttura. Se lascia un sacco di elementi in sospeso (da dove viene Poseidone? Chi erano le persone che l'avevano catturato? Cosa succede di preciso alla ciurma? Dove ha imparato la canzone?) dall'altro indulge su un finale interminabile e, tutto sommato, non necessario. Avresti potuto tranquillamente chiudere la storia dopo la liberazione del tritone e penso che avrebbe funzionato anche meglio. La parte della morte del capitano aggiunge poco e il finale effettivo aggiunge ancor meno, con il dialogo sull'accento del tritone che sembra essere stato messo lì solo per giustificare il titolo.
Peccato.

Alla prossima.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Lo strano accento del mare

Messaggio#6 » mercoledì 2 novembre 2022, 21:21

Ciao Stefano,

il tuo racconto mi ha divertito, parte con una situazione classica ma l'introduzione dell'elemento fantastico dà una decisa sterzata. Fai in modo che questo 'bonus' sia anche centrale alla tua storia e non solo un accessorio e pertanto un plauso in più.
Sono d'accordo a ritenere eccessivo il faro che hai puntato su Mitch, dandogli un nome. Viceversa per il capitano, che conosciamo solo per ruolo. Forse lasciando indefinita l'identità del primo ("uno dei miei compagni") e invece caratterizzando il secondo con un nome avresti creato un equilibrio migliore.
Sono stato colpito positivamente dal ritrovare il tradimento declinato in molteplici forme, ma disturbante l'uso ripetuto della parola stessa, che fa sentire la presenza dell'autore; forse trattare tutti i tradimenti senza citare la parola avrebbe funzionato ugualmente a livello di trama e meglio a livello di immersività.
Divertente la trovata di trasformare il "corsivo" nella lingua del tritone. All'inizio non avevo colto, il dialogo che segue l'azione principale invece ha svelato la cosa e mi ha strappato il sorriso che forse cercavi. Così piazzi nello stesso testo il pezzo action e quello comico.
Non perfetto ma comunque ottimo lavoro.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Milena
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Re: Lo strano accento del mare

Messaggio#7 » sabato 5 novembre 2022, 13:46

Ciao Stefano, ben trovato!
Alla prima lettura ammetto che non sapevo dire se il tuo racconto mi fosse piaciuto o no… mi spiego. Molto interessante l’idea, non particolarmente originale, ok, ma declinata in una chiave simpatica che ho trovato divertente. Purtroppo mi ha un po’ deluso il finale, l’ho trovato alquanto “moscio”, non in linea con il resto del racconto che invece procede a ritmo sostenuto. Un altro punto che mi ha colpito in negativo è stata l’uccisione del capitano. Perché Poseidone lo ha fatto? Ok, il capitano minacciava un po’ tutti e non avrebbe mai vinto il premio simpatia, ma i capitani delle navi pirata sono tutti così, no? Sarebbe stato meglio avere una motivazione più seria per un’aggressione così inaspettata e violenta; la mancanza di un valido background per l’azione la rende poco incisiva e quasi superflua.
Sentimenti contrastanti di amore/odio per il tritone che parla in corsivœ… encomiabile l’idea (una di quelle che fanno dire “vorrei averla avuta io!”), ma a fine racconto avevo un po’ di nausea (scherzo! O forse no… ;-)
E insomma… un racconto che mi ha davvero divertito, con qualche piccolo rattoppo qua e là potrebbe diventare molto interessante.

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