i glicini

[alexandra.fischer]

I glicini

Di Alexandra Fischer

Il vaso di porcellana bianca decorato a motivi di glicini era sul tavolo rivolto alla finestra chiusa nel mattino di inizio primavera. Betta amava contemplarlo senza tuttavia mettervi alcun fiore. Gianmarco li detestava. Fece spallucce, le aveva pur donato quel vaso per il loro decimo anniversario.
Tornò in cucina, sistemandosi la tuta di caldo cotone.
− Che sciocca, Gianmarco, dimentico sempre che non ti piace fare una colazione troppo abbondante.
Buttò via dal piatto di lui il toast, la fetta di panfrutto e la tazza di caffè intatto nel secchio della spazzatura e pulì la cucina. A Gianmarco faceva orrore il disordine.
Betta passò alla stanza da letto e rifece la propria parte. Quella di Gianmarco era intatta. Sorrise, era sempre stato un grande lavoratore da remoto. Come sempre, si era alzato e aveva rifatto la sua parte del letto. Vide la sedia dove teneva gli abiti di solito, ripiegati con cura. Controllò l’armadio. Il lato di Gianmarco era pieno di completi protetti dalle custodie in vista di riunioni aziendali, le maglie erano al loro posto, nelle custodie. Betta aggrottò le sopracciglia e corse in bagno: doveva averle lasciato qualcosa da lavare, ma il portabiancheria era vuoto. Cominciò a preoccuparsi. Gianmarco si cambiava la tuta ogni giorno. Non era da lui portare due volte gli stessi indumenti. Angosciata, bussò alla porta dello studio dove Gianmarco lavorava. Si aspettò il solito rimprovero: era un perfezionista e odiava essere disturbato. Tese l’orecchio per sentire il ticchettio dei tasti sul computer o di sentire la voce di lui in videoconferenza. Nulla. Aprì la porta con delicatezza e lo vide seduto al tavolo. Accanto al computer, c’era un mazzo di glicini bianchi. Gianmarco era pallido, aveva le occhiaie. Si alzò a fatica e andò verso di lei con i fiori. Betta notò le maniche rimboccate, i segni dei lividi delle punture, la testa calva.
− Gianmarco, perché non lavori?
Lui ridacchiò: − Betta, ho voluto farti questo regalo perché voglio che ti ricordi di me. Scusa se non ti ho lasciato piantare i glicini in giardino.
− Vai via? C’è un’altra?
Gianmarco atteggiò le labbra a una piega dura: − Sai bene la verità. Ti ringrazio per avermi assistito all’ospedale e per aver evitato quel brutto copri cassa oltre che la foto sulla lapide.
A Betta girò la testa in turbine di disperazione: la diagnosi di cancro, le chemioterapie infinite, il funerale, gli album rimasti chiusi, malgrado ci fossero poche immagini, visto che Gianmarco odiava farsi fotografare.
Gianmarco le sorrise: − Hai sempre voluto negare la realtà.
Betta si scostò una ciocca rossa e balbettò: − Sei tu che menti. Vuoi farmi paura.
Gianmarco le accarezzò la guancia e lei sobbalzò al tocco gelido della mano di lui. – Mi dispiace, cara, ma è come ho detto prima. Sono rimasto per te. E ho fatto male. Ti sei isolata. E io sono nel posto sbagliato. Lasciami andare – Le tese il mazzo di glicini.
Betta andò in soggiorno. Riempì il vaso di glicini con l’acqua del rubinetto e tornò in salotto. Vide la finestra spalancarsi e avvertì una brezza calda. La voce di Gianmarco le sussurrò: − Grazie.

[antico]

Ciao Alexandra, di nuovo la prima a postare! Tutto ok con caratteri e tempo, buona DAVIDE MANNUCCI EDITION!

[alexandra.fischer]

Ciao, Antico, grazie, sei molto gentile.

[Proelium]

Ciao Alexandra,
piacere di leggerti. Il tema della persistenza di chi non c'è più è interessante, soprattutto per quei lettori (me compreso) che hanno care le storie con affetti malinconici e fantasmi d'assenza. Un po' come nel racconto dedicato a Giacomo Leopardi, vedo un'idea che denota grande sensibilità ma anche qualche problema di realizzazione, primo fra tutti il pov ballerino, che in più occasioni mi ha fatto confondere Betta con Gianmarco, e la coerenza tra soggetto-verbo-oggetto nel flusso sintattico. Ti segnalo anche un utilizzo ossessivo della specificazione "di lui" (cosa non si fa per sfuggire agli aggettivi!), l'ho trovato sgradevole.
Nel complesso, per decodificare e godere pienamente del testo ho avuto bisogno di rileggerlo più volte e con grande concentrazione, e questo sforzo è un lusso che non tutti i lettori concedono.
Sia pregi e difetti, insomma. Spero che quest'analisi ti sarà utile per i prossimi racconti che scriverai.

Buona edition
Francesco

[alexandra.fischer]

Ciao, Proelium, farò tesoro dei tuoi consigli.

[Maurizio Chierchia]

Ciao Alexandra.
Il tuo stile in questo racconto si riconosce appieno, e devo dire che mi è piaciuto. A parte qualche sbavatura qua e là, si legge bene. All'inizio pensavo che la protagonista fosse pazza e rifacesse gli stessi gesti di quando il marito era in vita. Poi però, quando entra in scena lui mi sono dovuto ricredere. E alla fine mi hai spiazzato, non mi aspettavo se ne andasse. (anche se alla fine è il tema della gara) Brava ancora e a rileggerti presto. Buona gara!

[Sira66]

Ciao Alexandra,
mi piacciono molto i racconti che scavano nell'anima, come quelli che narrano di perdite dolorose. E il tuo, tocca corde ahimè note. Tuttavia ho percepito una distanza che non mi ha permesso di farmi trasportare completamente, quasi un velo che tu stessa (forse) hai voluto lasciar cadere tra le parole e un dolore ancora difficile da raccontare. Non sono riuscita a sentire Betta e Gianmarco come mi sarebbe piaciuto. Ma il tema direi che c'è tutto, bello chiaro! Complimenti e buona sfida.
Simona

[alexandra.fischer]

Ciao Maurizio, grazie di aver apprezzato la mia storia. Perdona le sbavature, vedrò di schivarle in futuro per come posso.

[alexandra.fischer]

Ciao, Sira66. Scusa se la narrazione ti è parsa poco empatica. Il fatto è che mi è venuta fuori così proprio per una questione di controllo della trama. Temevo che mostrare troppo il dolore di Betta alternato ai gesti ripetuti come se il marito fosse stato ancora in vita per poi farlo apparire, mi avrebbe infilata in un corridoio molto pericoloso. Grazie di aver apprezzato il mio racconto.

[Andrea Furlan]

Ciao Alexandra,
il tuo racconto mi ha lasciato qualche perplessità. Mentre ho trovato efficace la prima parte che descrive in poche parole l’ossessione quotidiana di una coppia come tante, ho fatto molta più fatica a seguire la seconda dove i dialoghi e le descrizioni sembrano troppo essenziali e un po’ stereotipate. Ho percepito un grande senso di aspettativa che purtroppo non ha avuto una risoluzione adeguata: forse basterebbe poco per migliorare il testo con un passaggio nel Laboratorio.
Bella l’idea dei glicini bianchi (la varietà meno comune) che fanno da filo conduttore a tutto il brano, simbolo della libertà che la protagonista non ha potuto avere con il suo uomo e che forse può riconquistare dopo la sua perdita. Tema centrato ampiamente, ma di nuovo in modo un po’ scontato.

[alexandra.fischer]

Ciao, Andrea, perdona i difetti. Vedrò di stare attenta a non cadere nelle parti stereotipate. Farò un pensierino anche in merito al laboratorio.

[Emiliano Maramonte]

Ciao Alexandra!
Siccome sei sempre la più veloce a consegnare, provo sempre grande curiosità nel cercare di capire come si possa buttare giù una storia in così poco tempo. Ma forse anche questo è un talento ;-)
La storia ha dei difetti: un po' di confusione, soprattutto nella seconda parte e la necessità di un pochino più di attenzione in fase di editing (prenditi almeno un'altra mezz'oretta per lasciar "decantare" la storia e percepire qualche errore che all'inizio non vedevi!); però gli inconvenienti sono controbilanciati da una delicatezza e una profondità emotiva non comuni. Considerando nel complesso il testo, il tema colpisce, con almeno un paio di messaggi che toccano le corde giuste. Il racconto quindi, secondo me, arriva dove deve arrivare, seppure per una via tortuosa. In ogni caso, ormai, il tuo tocco è ben riconoscibile!

Buona Edition!
Emiliano.

[gcdaddabbo]

Ciao Alexandra, piacere di rileggerti!
Il tuo stile è riconoscibile sin dalle prime battute così come si intuisce da subito che quel lui non c’è. Resta solo da capire se è morto, è andato via o divenuto un fantasma. Il tema c’è. Il racconto è intriso di malinconia e questo non mi dispiace. Il protagonista, il vaso di porcellana, realizza il suo destino: contenere fiori di glicini. Non sono un fanatico delle sorprese finali, ma avrei utilizzato qualche carattere in più per rendere più viva la storia. Buona Davide Mannucci edition!

[alexandra.fischer]

Ciao, Emiliano, grazie dei preziosi consigli. Io so di dover stare attenta a certi particolari. Sì, il decantare la storia per trenta minuti va bene, ma leggendo anche tutt'altro e poi riprendendola in mano. Solo così, forse, potrò evitare certi erroracci. Sono contenta che la storia, nel complesso, ti sia piaciuta.

[alexandra.fischer]

Ciao cgddabbo, hai ragione, avrei dovuto fare più attenzione e mostrare una qualche sorpresa finale, drammatizzare di più il tutto. Scusa, ma mi è venuta fuori così.

[Alessandro -JohnDoe- Canella]

Ciao Alexandra.
Anche il tuo racconto, al pari dei primi due letti finora, mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca dal punto di vista stilistico. Il difetto maggiore credo risieda nella cattiva gestione del POV nella prima metà. Capire chi stia facendo o dicendo qualcosa è infatti quasi impossibile per via della continua alternanza di soggetti anche all'interno del medesimo capoverso.
Discorso a parte il lato contenutistico. Se da un lato la tua interpretazione del tema è decisamente scolastica, dall'altra il disvelamento finale che al contempo ribalta l'idea fattasi da parte del lettore sul personaggio di Gianmarco risulta efficace, anche se non originalissima (in particolare mi ha ricordato, seppur in chiave diversa, il cortometraggio horror "Make me a sandwich"). Insomma, anche qui un testo con alti e bassi e che mi pone in seria difficoltà in merito al suo posizionamento rispetto ai testi concorrenti.

[read_only]

Ciao Alexandra,

hai affrontato il tema con una delicatezza e una dolcezza che mi ha colpita. Ho trovato molto elegante il testo e come tu abbia reso il tema della scomparsa. Tuttavia mi è arrivato davvero poco il dolore provato da Betta, così quando lascia andare l'amato marito io non ho provato nulla. Nella prima parte, al di là del PoV ballerino che ti hanno già fatto notare, ho trovato una buona gestione delle emozioni, all'abitudine di una coppia consolidata e alla premura. La seconda parte invece è quasi priva di emozioni, non tanto nel testo (dove vengono citate), ma mi appaiono un po' vuote.
Grazie,
Morena

[alexandra.fischer]

Ciao, Alessandro, perdona l'errore della prima parte, vedrò di fare meglio. Per il resto sono contenta che la storia nel suo complesso ti sia piaciuta.

[alexandra.fischer]

Ciao read_ONLY, scusa gli errori del testo. Sono lieta che tu abbia trovato valido il racconto nel suo insieme.

[antico]

Ho intuito ben presto dove volessi andare a parare, ma non è un problema. Ben più grave, per me, è il fatto che il tutto mi sembri procedere in modo meccanico. Non ho percepito strazio nella risoluzione: se la protagonista ha resistito tutto questo tempo nel negare la realtà come può risolverla in modo tanto semplicistico? L'amato le dona un mazzo di glicini (inesistenti) che lei pone nel vaso e ploff, tutto finito? Mancano i tempi giusti, è assente l'empatia. Il tema c'è, ma in questa attuale costruzione è come se lo avessi semplicemente enunciato senza svilupparlo. Per me un pollice ni tendente al positivo.

[alexandra.fischer]

Ciao, Antico, scusa se la narrazione è risultata così meccanica e non ho saputo dosare i colpi di scena del caso. A mente fredda, qualche lacrima, qualche apparizione, e magari dei veri glicini, sarebbero stati decisivi per la trama. Ecco, farò tesoro del tuo commento per migliorare un certo tipo di tecnica narrativa.