Un'abitudine

Appuntamento fissato per le ore 21.00 di lunedì 21 novembre
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Daniele
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Un'abitudine

Messaggio#1 » martedì 22 novembre 2022, 0:39

“Christian “Cyborg” Giudici è al tappeto, dura che si rialzi dopo questo colpo”.
Ma che cazzo dice quel cronista pensai, quello non era un vero gancio. Lo aveva visto arrivare, era anche riuscito ad indietreggiare in modo da attutire l’impatto.
Due... Tre...
“Rialzati papà!!” lo avevo visto superare tempeste ben peggiori di quella.
Mio padre mi guardò, era la prima volta in vita sua che mi guardava così. Quello sguardo non lo scorderò mai, aveva un qualcosa di amaro. Il sapore amaro della vergogna.
Si voltò. Sulle poltroncine in prima fila, abito gessato, sigaro in bocca e due gorilla ai suoi lati, era seduto un uomo. Quell’uomo sorrise a mio padre e gli rivolse un cenno di assenso.
Quattro... Cinque...
"Se ti arrendi una volta diventa un’abitudine, papà!”
Me lo ripeteva sempre, fin da quando ero bambino. Non aveva mai voluto che praticassi sport da combattimento. “Sono rischiosi sul ring ed ancora più rischiosi fuori” diceva, così mi iscrisse a pallacanestro. Questa era una frase di MJ, il più grande di tutti.
Neanche il tempo a terminare la frase che papà si voltò di scatto con occhi iniettati di veleno. Non capii mai se quello che gli colava sul viso fosse sudore o lacrime.
Prima che l’arbitro pronunciasse il numero sette papà era già in piedi, teso come una corda di violino.
“Sei in grado di continuare?” l’arbitro gli afferrò i guantoni, che cazzo di domanda… Penso di non averlo mai visto in quello stato, forse solo quando, qualche anno prima, non lo avevo avvisato che sarei rimasto a dormire da zia Livia. Il mattino seguente, Sì, quando rientrai a casa lo trovai ad attendermi sulla porta con lo stesso sguardo che aveva in quel momento. Avrei voluto scomparire, e di certo lo avrebbe voluto anche l’arbitro dopo avergli rivolto la domanda.
Fu allora che, dopo un cenno di disappunto ai due gorilla, l’uomo seduto in prima fila si alzò e abbandonò l’arena.
Christian “Cyborg” Giudici diventò una furia. Avresti dovuto vederlo, che classe. I suoi movimenti erano chirurgici, puliti ed eleganti, cazzo se era azzeccato quel soprannome! Avanzò in linea retta, guardia bassa, due schivate col busto, combinazione al corpo, montante al mento ed il campione locale messo a dormire.
Corsi sul ring, lo strinsi più forte che potei. Gemette per il dolore, ma mi prese in braccio e mi mise sulle sue spalle. Che sensazione ragazzi! L’arena era tutta in piedi per lui. “Cy-borg… Cy-borg… Cy-borg!” il chiasso sugli spalti era assordante, ma le espressioni del team al suo angolo mi gelarono il sangue nelle vene.
Lo accompagnai negli spogliatoi. “Questa sera hai assistito alla vittoria di un uomo libero” mi disse. Sul momento non afferrai il significato di quelle parole.
Papà quella sera non fece ritorno a casa. Non lo fece mai più. Non ricordo quando provai la sensazione peggiore, se allo squillo del telefono nel cuore della notte o al sentire le urla strazianti di mia madre in ginocchio mentre stringeva la cornetta.
Quel suo sguardo che sapeva di addio, la faccia del suo allenatore, tutto tornava. Sapeva a cosa sarebbe andato incontro. La sua assicurazione sulla vita, la stessa che ci ha permesso di avere questo tetto sopra le nostre teste, è la prova che mio padre, tuo nonno, non si è mai arreso.
La lettera postuma arrivata alla questura di stato ed il processo che ne scaturì fecero infine in modo che le righe di quel costoso vestito gessato non furono quelle che Luciano Galluccio detto “Don Lucio” indossò per il resto dei suoi giorni. La vittoria dell’uomo libero era completa.
E tu ora mi stai dicendo che vuoi darla vinta a quattro bulli che ti minacciano a scuola perchè tu non vinca la finale del torneo scolastico?
Quando avrai in mano la palla della vittoria pensa a tuo nonno, che da “uomo libero” non si è mai arreso, perchè se ti arrendi una volta, una sola volta, poi diventa un’abitudine.
Ultima modifica di Daniele il martedì 22 novembre 2022, 0:50, modificato 2 volte in totale.



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antico
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Re: Un'abitudine

Messaggio#2 » martedì 22 novembre 2022, 0:42

Ciao Daniele! Caratteri e tempo ok, buona MICHELE VACCARI EDITION!

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Daniele
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Re: Un'abitudine

Messaggio#3 » martedì 22 novembre 2022, 0:51

Corretto un corsivo e portato dei numeri scritti a parole, dovrei comunque essere ampiamente dentro il limite di caratteri

Commissa’
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Re: Un'abitudine

Messaggio#4 » giovedì 24 novembre 2022, 9:37

Ciao Daniele, bentrovato. Te lo dico con tutta onestà: l’argomento scelto per sviluppare il tema è quello meno originale, il classico incontro di boxe. Non ti offendere, sappi che è lo stesso su cui ho puntato anch’io perché non mi veniva nient’altro in mente e questo ci penalizzerà entrambi sul piano dell’originalità. Detto ciò, non ho nulla da riferirti sulla forma e sullo stile: scrivi bene, costruisci in modo soddisfacente ambientazione e personaggi, il finale è buono. Spero di rileggerti in future occasioni in cui lo spunto tematico dia a tutti maggiori opportunità di sviluppo nel poco tempo a disposizione. Buona gara

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MatteoMantoani
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Re: Un'abitudine

Messaggio#5 » giovedì 24 novembre 2022, 13:13

Ciao Daniele, non so se ti ho commentato prima, quindi: piacere di conoscerti e di leggerti.
Trovo la scena che descrivi molto positiva, confitto puro e vendetta, il tutto messo in bocca a un padre che cerca di insegnare suo figlio a farsi rispettare.
Vero, il tema è preso alla lettera, ma a me non dispiace granché.
Per quanto la tua scrittura sia suggestiva, per i miei gusti alcune parti vanno corrette e asciugate per renderle più scorrevoli, anche alcune battute di dialogo riportano l'azione del personaggio dopo e non prima, e questo mi ha causato un po' di confusione a figurarmi bene la cronologia delle azioni. Quindi, bene per la costruzione della storia, un po' meno bene nell'esposizione, sempre per quanto riguarda i miei gusti.
Alla prossima e buona gara!

sara lailmil
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Re: Un'abitudine

Messaggio#6 » lunedì 28 novembre 2022, 0:33

Ciao Daniele, piacere di leggerti!
La storia funziona e il tema c'è, nella sua accezione classica e forse non particolarmente inedita, ma suona autentica e questo, alla fine, è quello che davvero conta. Si tratta di un racconto che è più di trama che di stile. In effetti, la scrittura è un po' acerba, a volte tende a spiegare e andrebbe asciugata in diversi punti per essere davvero incisiva. Attenzione anche a non appoggiarti troppo sui cliché, come l'abito gessato, il sigaro in bocca e i due gorilla ai lati.
A rileggerti

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Pretorian
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Re: Un'abitudine

Messaggio#7 » martedì 29 novembre 2022, 0:33

Ciao, Daniele e piacere di leggerti.

Il tuo racconto parte penalizzato da due grossi problemi. Il primo è lo stile: è confuso, pesante, con uno stile narrativo che sembra passare senza soluzione di continuità dalla "narrazione" a una sorta di terza persona esterna. Insomma, rileggi la storia e prova a chiederti: se è un padre che sta raccontando la vicenda al figlio, lo farebbe davvero in questo modo? Se, invece, è una storia in terza persona, sono da eliminare le parti in cui il narratore si rivolge direttamente al figlio immaginario. E questo senza volersi addentrare nel mostrato/narrato, aggettivi, avverbi, ecc, perché li siamo già a uno stadio più avanzato. Il secondo problema è la trama: la storia della combine di boxe che non va come dovrebbe è stravecchia: da Dylan Dog a Deardevil a Pulp Fiction è stata messa in scena praticamente in ogni modo possibile e immaginabile e qui aggiungi davvero poco per provare a crearti una strada nuova. Inoltre, se nella prima parte vai lento e ti soffermi su dettagli insignificanti, nella seconda porti tutto in modo molto succinto, senza dare al lettore la possibilità di familiarizzare davvero con il protagonista e suo padre. Il finale, con tutti i suoi limiti, è forse l'unica parte davvero interessante.
Peccato,

Alla prossima

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Andrea76
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Re: Un'abitudine

Messaggio#8 » mercoledì 30 novembre 2022, 10:23

Uno stile troppo contaminato (show don’tell, tell, pensiero diretto, pensiero indiretto, ecc.) penalizza la storia che seppur inflazionata era costruita bene. In realtà la scena dell’incontro è godibile e ha anche il suo pathos culminato nell’abbandono degli spalti da parte di Don Lucio. Il finale, però, che si esaurisce in una sorta di riassunto dei fatti susseguenti a quell’incontro, risulta freddo e impersonale azzerando, a mio avviso, ogni coinvolgimento emotivo da parte del lettore.

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SarahSante
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Re: Un'abitudine

Messaggio#9 » mercoledì 30 novembre 2022, 20:28

Ciao Daniele,
ho trovato il racconto confuso soprattutto nelle parti inziali, più sciolto nel finale. Ho dovuto rileggere un paio di volte per capire chi era sul ring, non capivo se il padre o il figlio e chi era Christian Cyborg o certi passaggi tra presente e passato, tra il figlio bambino e il padre che dice le cose e poi il figlio che le dice al padre. Anche il passaggio sul figlio che torna tardi e il padre che ha lo stesso sguardo che si trova ad avere sul ring mi ha confuso, perché non ne ho capito il senso. Era arrabbiato? Era deciso? La fine mi è piaciuta, sarà anche scontata ma comunque evocativa e commovente

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jimjams
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Re: Un'abitudine

Messaggio#10 » mercoledì 30 novembre 2022, 23:35

Ciao, Daniele. Di questo racconto mi piace parecchio la storia, la trama diciamo. Quello che difetta un pochino è la fluidità della scrittura. Niente che non si possa risolvere con un minimo di revisione direi. I più pignoli diranno che è un po' troppo raccontato, e forse è così, ma credo sia una necessità in questo caso. Avrò qualche imbarazzo nel piazzarti in classifica, perché per certi versi mi piace molto e per altri aspetti c'è un po' da lavorare. In ogni caso la storia c'è, e per me questo conta molto.

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L'inquisitore
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Re: Un'abitudine

Messaggio#11 » lunedì 5 dicembre 2022, 12:12

Ciao Daniele! Eccomi a commentare il tuo racconto, quindi ti do ufficialmente il benvenuto su MC.
Racconto che soffre di un po’ di confusione, sopratutto stilistica. Si fatica a inquadrare subito la scena. L’incipit è molto importante, sopratutto su un racconto così breve. Considera che con queste lunghezze è difficile che il lettore empatizzi davvero coi personaggi, che arrivi a conoscerli davvero. Quindi non puoi contare nemmeno troppo sulla memoria degli eventi che precedono il discernimento del contesto. Cioè, finché il lettore non inquadra tutto non memorizza niente, che significa che tutto il testo che viene prima della comprensione è buttato. E nel tuo pezzo è nebuloso sopratutto il soggetto in scena, il protagonista, la situazione nel dettaglio. Forse chiarire dall’inizio il tipo di racconto che stiamo per leggere avrebbe aiutato almeno nella comprensione.
Inoltre nota come alcuni, Damiano e Agostino, abbiano pensato a un pezzo scritto in terza persona all’inizio, e questo solo per quel «Lo aveva visto arrivare, era anche riuscito ad indietreggiare in modo da attutire l’impatto.» Io lo interpreto come un pensiero dell’io narrante, quindi una narrazione in prima che racconta quello che aveva notato, ma messo lì all’inizio risulta così ambiguo da aver tratto in inganno due lettori. Potremmo dire che loro non siano stati attenti, ma il lettore non deve stare attento, quindi è più utile dare ragione a loro.
Un’altra cosa che tiene lontano il lettore sono le citazioni di personaggi che può non conoscere. «Questa era una frase di MJ, il più grande di tutti.» Non dai riferimenti e, oltre ad essere inutile per me, questa frase mi fa sentire come se non fossi stato invitato alla festa.
La promessa narrativa è scarsa: leggiamo di un pugile che non si piega alla corruzione. Sappiamo già tutto quello che succederà e come andrà, non notiamo un particolare conflitto interiore alla scelta del pugile e sappiamo anche cosa pagherà per questo. Insomma, non vediamo un vero motivo per leggere il racconto.
La scena sembra quella di Pulp Fiction come ti hanno fatto notare. Capita che non vengano molte idee, ma di solito scartare la prima potrebbe essere la cosa migliore.
Anche il fatto che la natura del racconto cambi sul finale sembra un trucchetto poco leale nei confronti del lettore, come se stessi barando (capiscimi: non ti sto dando del baro, ma è uno di quei «trucchetti da quattro soldi» di cui parla Carver).
Rileggi la frase «La lettera postuma arrivata alla questura di stato ed il processo che ne scaturì fecero infine in modo che le righe di quel costoso vestito gessato non furono quelle che Luciano Galluccio detto “Don Lucio” indossò per il resto dei suoi giorni.» E immagina che sia un papà che la dice al figlio perché dia il meglio durante il torneo scolastico. Poco credibile, poco «onesto».
Inoltre, rileggi la frase ad alta voce: è illeggibile. Lunghissima, senza virgole, con tre periodi diversi accavallati e ben due coniugazioni verbali sbagliate. Quando ti trovi a formulare frasi così lunghe fermati e spezzale.
Insomma, l’idea è debole e la resa non è il massimo, ma l’intenzione si vede e anche una certa capacità evocativa. Direi un pollice ni per te a questo giro, ma sono certo che migliorerai rapidamente.

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