I commenti di Michele Vaccari ai finalisti

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I commenti di Michele Vaccari ai finalisti

Messaggio#1 » mercoledì 14 dicembre 2022, 18:26

Il mese più crudele
Nonostante lo sguardo non riesca ancora a essere davvero geografico e permetterci un orientamento soddisfacente nel percorso di scoperta nello spazio e soprattutto nel tempo, e i riferimenti ad altro appaiano espliciti o involontari (Us di Jordan Peele), convincono le immagini, la tensione della voce, il punto di vista inedito, la rivelazione progressiva, il tema nella sua declinazione, l'idea del racconto intimo, e finale, di un'esperienza ferina traslata sul classico, archetipico zombie plot.

Incorrotto
Un racconto dal movimento classico, pirandelliano, che non trova un equilibrio tra invenzione e sostanza della prosa, ancora claudicante e priva di una gamma cromatica adeguata a sostenere l'ambizione anche morale dell'opera. Il finale salva tutto e fa volare il racconto in seconda posizione.

Amore e carne morta
Ci potrebbe essere tutto, soprattutto l'attesa, se non ci fosse quella chiusura così anni '90, da primo cannibalismo, che smorza l'aspettativa e fa scadere la tensione nella maniera.

Io amo solo te
Un giochino alla Festa Campanile, o da raccontino buzzatiano. Il divertissement personale viene compensato da un gioco tra le parti che garantisce brillantezza e denota intelligenza autoriale.
Oltre a questo, non si vede l'orizzonte autoriale perché la voce è ancora neutra. Serve marcare il territorio, darsi un io.

Finché amore non ci separi
Essenziale ma nebuloso nella costruzione dell'immaginario. Aleggiano automatismi e cliché che non permettono al racconto di aprirsi e conquistare il lettore.

Contributo speciale
Nel 1964, Calvino avrebbe potuto scrivere un racconto del genere. Il surreale convive in un dialogo alla Queneau, sull'assurdità della burocrazia declinata alla Timbra il tuo cartellino Bristow: un non sense che può essere risolto ripassando dal via, la corruzione. Purtroppo non regge molto il discorso sugli impiegati che un tempo si facevano corrompere. Se mai, i dirigenti. Un soufflé che non ha sopportato la vita fuori dal forno.

La corruzione
Come in “Amore e carne morta” c'erano tutti i presupposti ma qui manca la domanda, l'esigenza del lettore. Il dichiarativo frettoloso, specie in seconda parte, uccide il desiderio di scoprire. Si finisce svuotati, ed è una sensazione di possibilità mancata.

Tenebre
Derivativo e sconclusionato. Sarebbe bastato cercare una propria via, una visione, ma il poco tempo a disposizione deve avere costretto a cercare nel mestiere ciò che nella fantasia mancava. Il risultato non è sufficiente.

Amore eterno
Il gioco di montaggio è intelligente, ma ci sono troppi elementi per una prova di due pagine. Oltretutto, il discorso sulla corruzione sembra un po' messo sopra, tipo post it sul frigo. C'è una buona armeria ma poco senso della battaglia. Serve maggiore tattica, e più malizia. Il risultato è un'insalata di cui è impossibile riconoscere i gusti, anche perché sembra ci sia un cameriere che ti fissa mentre la mangi e ogni due minuti urla: è buona? Cazzo, non può non piacerti. E' buona, vero? Vero?

L'ultima offerta
Sembra quasi ci sia sforzati a tutti i costi per infilare la contemporaneità sul tema, come nelle canzoni dei Pinguini Tattici Nucleari. Non puoi dire che è sgradevole, non puoi dire cosa ti piaccia davvero. Il dialogo tiene bene, ma la corruzione andava declinata in modo originale. Ci potrebbe essere un potenziale ma non so se c'è una volontà di andare oltre la gag.

L'inglese
Un inizio perturbante che fa ben sperare. Un involontario moralismo che crea sottintesi cringe nell'uso dell'io narrante, nelle ripetizioni che ne cadenzano l'afflato. Un finale gettato fuori dal finestrino del treno della logica, non si capisce a quale scopo.

Santifica il mio spirito
La sensazione è di un mondo di riferimento piegato a forza per le esigenze del racconto, con un finale che richiama la corruzione per stare dentro il tema. La lingua è abusata, non c'è un minimo scostamento da qualsiasi altro scritto di genere letto, riletto, scritto e riscritto. I personaggi sono manichei e più adatti a una narrazione da gioco di ruolo che al campo del letterario. La conclusione sul mutaforma racconta di una sproporzione tra ciò di cui il lettore viene informato e ciò che il lettore dovrebbe o avrebbe il diritto di sapere sul mondo di contesto in cui le vicende sono ambientate.



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