L'arte è immaginazione

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Rick Faith
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L'arte è immaginazione

Messaggio#1 » domenica 25 dicembre 2022, 20:35

L'arte è immaginazione

Teo accese la lampada della scrivania e aprì il libro di Storia dell'Arte. E se avesse fatto le foto alle pagine? Meglio di no, dopo l'ultima volta la Cavallaro gli stava addosso come un avvoltoio.
Sbuffò; mentre lui era bloccato a studiare, gli altri erano alla piazzetta. Sul balcone le luci degli addobbi si rincorrevano libere e spensierate. Teo si mise le mani in faccia, un'altra insufficienza e altro che Natale, si sarebbe giocato uscite, motorino e PlayStation.
Gli venne da piangere, tutto per colpa di quella stupida materia inutile. A chi serviva Storia dell'Arte, eh? Gli occhi gli diventarono umidi e si fece forza per non strofinarseli. Aveva ancora una dignità.
«Oh, tutt'appost guagliò?»
Teo trasalì. Chi aveva parlato? Si asciugò gli occhi con la manica della felpa. Il libro, la scrivania e la stanzetta erano spariti nel nulla. Al loro posto, un uomo in giacchetta verde-azzurra si avvicinava con sguardo allucinato.
«Uo, uo, fermo là!» Teo d'istinto stese le braccia e indietreggiò, solo per ritrovarsi chiuso in un angolo. Era in una stanza piccola e vuota, le pareti senza finestre avevano uno strano motivo ondeggiante dello stesso colore dei vestiti del tizio. Tirò su col naso. «Che cavolo sta succedendo?»
Il tipo si fermò al centro del locale. Aveva la barba rossiccia, sopracciglia folte e una stempiatura evidente. Alle sue spalle c'era una porta di legno, l'unica via di fuga. «Arò n'è sì uscito?»
Ma come parlava? Comunque non sembrava pericoloso, aveva pure un orecchio bendato. Assomigliava quasi a... «Il cosplay di Van Gogh?»
«E che je o'cosplèi?»
No, doveva essere a casa in quel momento. Forse si era addormentato e stava sognando: quello che chiamano sogno lucido. Pescò nei meandri della sua memoria: se ricordava bene, il trucco per svegliarsi era chiudere forte gli occhi. Poi bastava riaprirli e...
Van Gogh era ancora lì, il suo volto e i vestiti erano in stile impressionista, espressionista o quello che era, tipo quei filtri sul telefono. Sembrava vero.
«Senti Van Gogh, non mi distrarre.» Dov'era rimasto? Ah, giusto, chiuse di nuovo gli occhi e... li riaprì!
Van Gogh si picchiettò la tempia. «Mi par 'i esse turnato o'manicomio.»
«Perché cavolo non riesco a svegliarmi?»
«Nun staje durmenno, l'arte è immaginazione. O suonno al limite 'o pierdi.»
Non gliene fregava niente dell'arte. «Voglio solo tornare a casa.»
«Guagliò, se disprezzi l'arte, disprezzi l'immaginazione. E po' lei s'offenne.»
«Ma che vuoi da me? Tienitela per te questa filosofia da quattro soldi.»
Van Gogh allargò le braccia. «Io faccio o'pittore, mica o'filosofo.»
Quel rosso pazzo lo prendeva per il culo.
Teo si passò le mani tra i capelli. D'accordo, se era arrivato lì ci doveva essere anche un modo per uscirne. La porta. Superò Van Gogh e in poche falcate la raggiunse. Era tutta disegnata sul muro, tranne maniglia e serratura. Gli sembrò di toccare un dipinto a olio su tela. «Che scherzo è questo?»
«Scus, comm a vuò aprì senza 'a chiave?»
«Ma se è un disegno!»
Van Gogh infilò una mano nella tasca posteriore e si avvicinò alla finta porta. «Taggio ritt ca l'arte è immaginazione. Lievàti.»
Scostò Teo con una spallata e piantò una chiave nel foro sotto la maniglia. Un clack sordo e la porta si spalancò.
Teo si diede un pizzicotto, la sua mente gli stava tirando un brutto scherzo, non c'era altra spiegazione.
Entrò in una camera da letto e una sensazione di familiarità lo travolse. Il tavolino sotto la finestra, le due sedie di legno, la coperta rossa, i quadri storti, l'orologio a muro... sembrava un dipinto. No, non sembrava, era un dipinto. Ma certo, stava sulla copertina del libro di Storia dell'Arte! Era finito dentro un quadro. Com'è che si chiamava?
Van Gogh andò al tavolino e afferrò una brocca. «Mo calmati nu' mumento e biviti nu bell bicchier d'acqua.»
Se quello era un quadro, allora anche il cosplay poteva esserlo. «Signore, non sarai mica quel Van Gogh?»
«O'Signore sta 'n cielo, chiamàmm solo Vincenzo. E tu?»
Se lo avesse raccontato lo avrebbero preso per culo fino alla fine dei tempi. «Matteo, ma tutti mi chiamano Teo.»
«Teo, eh? Mi stai già a genio. Comunque sicuro ca nu sbatti pe'terra? Ti vuoi stenne cinque minuti?»
«Sto bene.» Certo che era strano forte per essere il famoso pittore. «Scusa la domanda, ma perché parli in questo modo?»
Van Gogh si grattò l'orecchio buono. «E che t'aggia dicere? L'immaginazione è a toja.»
«Vuoi dire che questo» Teo ruotò gli indici in aria «è tutto frutto della mia immaginazione?»
Van Gogh fece spallucce.
«Va bene, non importa. Voglio solo sapere come fare a tornare alla realtà.» Magari bastava immaginarlo con convinzione.
«Mi dispiace, mo nun se po' fa.»
«Cosa?!» Era bloccato lì, quindi? Teo si sentì come se gli fosse appena caduto il mondo addosso.
«Però ij penz pure che ce sta nu motivo se ti truovi qua. Nun 'o saccio quale.» Van Gogh lanciò uno sguardo alla porta di fronte al letto. Pure quella era disegnata sul muro. «'O puoi scoprì solo jenn annanzi.»
Si stava davvero fidando del Van Gogh partenopeo? Davanti alla porta c'era una delle seggiole; Teo la spostò e afferrò la maniglia. Non accadde nulla. «La puoi aprire come hai fatto con l'altra?»
«Scusa guagliò, teng sulo 'a chiave d'à camera mia.»
«E come devo fare?» Teo si chinò per sbirciare. Oltre il foro della serratura c'era una stanza dalle pareti nere e una donna di spalle.
Bussò due volte.
«È inutile, nun ti po' sent senza chiave.» Van Gogh gli poggiò una mano sul braccio. «Stai sereno, sta qua 'ttuorno. T'aiuto a cercarla.»
Ma non era la sua camera?
Van Gogh gli diede le spalle e iniziò a controllare l'attaccapanni sopra la testiera.
Teo aprì il cassetto del tavolino, ma era vuoto. Spostò la brocca d'acqua , i bicchieri e i vasetti. Niente. «Trovata?»
«Noni, continua, 'e chiavi non ci piace 'e s'alluntanà.»
Teo tastò lo straccio appeso accanto alla porta, tutto sembrava fatto di tela. «Sotto il letto?»
«Nient, guagliò.»
Teo diede un calcio al tavolino e lo mandò a sbattere contro il muro. La brocca e i vasetti volarono sul parquet.
«San Gennàr, o'tavulin buon!» Van Gogh si precipitò a raccogliere tutto. Curiosamente non c'era stato alcun danno.
«S-scusa» Teo si sentì un po' in colpa, ma tanto era la sua immaginazione, giusto? Doveva concentrarsi sulla chiave. Girò uno a uno tutti i quadretti. Niente anche lì. Era rimasto solo l'orologio. Lo afferrò e gli si sciolse in mano come la panna nella cioccolata. «Non ho toccato niente, giuro.»
Van Gogh saltellò verso di lui e gli diede una pacca sulla spalla. «Ce l'hai fatta, guagliò!»
Nella mano di Teo era rimasta una chiave.
«Addò stava?»
«N-nell'orologio... credo.»
«Ci sta nu'rilorgio?» Aggrottò le sopracciglia.
«Non più, si è sciolto.»
«Stran» si lisciò la barba con sguardo pensieroso. «Vabbuò, l'importante è che 'a truvata. Jamm ja, vengo cu' te.»
Teo infilò la chiave nella toppa e la girò. Un altro clack e la porta dipinta si aprì. Incredibile.
Una ragazza con una mantellina color rame e i capelli raccolti in un drappo giallo stava immobile al centro della stanza. Il suo profilo spiccava tantissimo sullo sfondo nero.
Teo fece un passo in avanti.
Lei si voltò, la luce le illuminò i lineamenti morbidi e gentili, i grandi occhi castani, il bel nasino, le labbra carnose appena dischiuse. Poteva avere all'incirca la sua età, che bella che era. Sembrava dipinta, ma non come Van Gogh.
La ragazza diede un piccolo colpo di tosse. «Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
«Scusami?»
Le sue sopracciglia sottili si incresparono. «Ho chiesto chi siete, sarebbe cortese rispondere.»
«Nennè, aggie pacienza, o'guaglione è scurnùso. Lui è Teo, io Vincenzo.»
«Ma quale timido!» Teo avvampò. «Scusaci per il disturbo, veniamo dal quadro a fianco e lui mi sta aiutando a lasciare questo posto.»
La ragazza si portò una mano al collo, sotto la camicetta bianca s'intravedeva un ciondolo ovale. «Si vede, sai, che non sei di qui.»
«A verità, se ci dai 'na mano ce ne jamm subbito, così ti può fernì i asciugà e'capilli in santa pace.»
«E che c'entrano i miei capelli adesso?»
Van Gogh fece spallucce. «E che ne saccio, tieni sta pezza n'capa, pensavo t'eri fatta o'sciampo.»
La ragazza si portò le mani alla fascia azzurra che le cingeva il capo. «Ma quale pezza?! Questo è un turbante molto costoso, cafone!»
«Per favore, calmatevi» Teo si frappose tra i due per impedire che la fanciulla saltasse alla gola di Van Gogh. «Scusalo tanto, a volte parla senza riflettere. Secondo me ti dona molto, invece.»
La ragazza col turbante arrossì e si voltò. Il suo orecchino di perla scintillò alla luce. «Davvero? Dicono mi faccia assomigliare a una musa.»
Van Gogh si grattò l'orecchio buono. «'Na che?»
«Shh! Zitto tu!» Teo gli poggiò una mano sul petto e lo costrinse ad arretrare. Sul palmo gli rimase una viscida macchia azzurrognola. «Sì, assolutamente, sei magnifica!»
Lei rise e le si formarono due fossette ai lati della bocca. «Almeno uno dei due è un gentiluomo. Teo, giusto? Di che hai bisogno?»
«Ecco, per tornare a casa devo proseguire,» Teo indicò la porta in fondo «puoi prestarmi la chiave?»
«Sei molto ben informato. Be', bastava chiederlo con garbo.» La ragazza lanciò un'occhiataccia a Van Gogh. «Prego, da questa parte.»
Raggiunsero la porta e lei gli porse il ciondolo. «Ecco qua.»
Teo lo afferrò e, proprio come accaduto con l'orologio, si sciolse. «Perché fa così?»
«Credo che a loro piaccia nascondersi.»
In mano era comparsa una minuscola chiave. «È piccolissima.»
«L'arte è immaginazione, non serve che sia gigante.»
Teo fece scattare la serratura e aprì la porta. «Grazie mille per l'aiuto.» Si voltò verso la ragazza. «Non so nemmeno come ti chiami...»
Incurvò le labbra rosse in un sorriso triste. «Buona fortuna Teo. Non dimenticarmi, eh.»
La porta si richiuse e diventò tutt'uno con un muro di pietra dipinto.
No, non l'avrebbe dimenticata. Forse l'arte non era poi tanto male.
Van Gogh gli diede dei colpetti sulla spalla.
Teo si voltò: di fronte a loro una lunga tavola imbandita attraversava da parte a parte lo stanzone, gli occhi di una dozzina di commensali erano piantati su di loro. Ci mancava pure l'Ultima Cena.
«Comodi, continuate pure, non faciti caso a nuje.»
«B-buona sera, scusate l'intrusione.»
L'uomo al centro gli fece cenno di avvicinarsi e subito tutti gli altri si animarono. Il tipo riccio in piedi a capotavola si scostò la matella verde e avvicinò due sgabelli. «Che fate lì impalati? Sedetevi!»
Van Gogh prese un respiro profondo e avanzò a piccoli passi. «Ecco sì, nun sarebbe brutto arriposarsi n'attimo.»
Aveva un'espressione provata, forse per lui spostarsi da un dipinto all'altro era stancante.
Teo si accomodò tra il tizio degli sgabelli e Van Gogh. Di fronte a loro sedevano un uomo fulvo con la tunica rossa, due anziani con la barba bianca, un uomo dai capelli corvini e un giovane dai lineamenti delicati. A uno come Teo, abituato a defilarsi, già metteva a disagio rimanere nell'ascensore con qualcuno, figurarsi avere addosso lo sguardo curioso di quei sei sconosciuti; era davvero una fortuna che il resto della tavolata sembrasse non prestargli troppa attenzione.
Strinse i pugni e si ripetè che era tutto nella sua mente. La porta era sullo sfondo in mezzo a due finestre, bastava solo trovare la chiave. «Perdonateci, noi sta—»
«Prima se beve, poi se parla.» L'apostolo anziano con la toga gialla gli allungò due bicchieri di vino.
Il tipo degli sgabelli si passò una mano sul volto. «Scusatelo, quando Pietro beve non lo mantiene più nessuno.»
«Basta che me mantiene 'a panca.»
«Dovremmo presentarci ai nostri ospiti.»
«E damme 'n momento, no?» Pietro sbuffò. «Er nome mio mo 'o sapete. Sto fijo de talmai è Barto. Pare 'n bacchettone, ma in realtà è pure peggio.»
Barto rise e chinò il capo in un saluto, i ricci castani ondeggiarono.
«Sti due so' Giacomino e mi' fratello Andrea,» Pietro indicò il fulvo e l'altro anziano. «Quest'antri so er Purciaro e Giovanni.»
Teo sorrise imbarazzato e giocherellò con il bordo della tovaglia. Anche quella sembrava dipinta su tela.
Al centro della tavolata c'era... «Ar Maestro non je rompete che ha fatto un discorso importante e deve medità.»
Oddio, pregò che la sua immaginazione non lo avesse fatto veneto, non voleva finire all'inferno.
Pietro strinse gli occhi. «Che c'ha l'amico tuo?»
«Lui è Van...Vincenzo, io—»
«Vanvincè, nun t'offenne, ma c'hai 'na faccia...»
Aveva ragione, era molto pallido. «Ma che hai?»
«Scusa guagliò, all'improvviso mi seng tutt scassato. Mo sto cinque minuti e ti faccio vedè che m'arripiglio.» Van Gogh afferrò il bicchiere e diede una bella sorsata.
«C'hai sete, già me stai simpatico.» Pietro rise e bevve. «Alla vostra.»
Anche Barto e gli altri imitarono. «Alla salute!»
Teo avvicinò il bicchiere al naso: non odorava affatto di vino. Si sarebbe giusto bagnato le labbra, tanto per non sembrare scortese. Magari uno di loro aveva la chiave e gliel'avrebbe prestata volentieri, del resto erano apostoli, no?
«Toc, toc» Pietro bussò sul tavolo. «Te sei mbriacato solo coll'odore?»
Teo diede un piccolo sorso e per poco non sputò anche gli occhi. Una schifezza immonda, sapeva di intonaco.
«Daje regazzì, che nun è veleno.»
Barto gli sorresse il bicchiere. «Non lo forzare, non lo vedi che è giovane?»
«All'età sua già stavo co 'e reti 'n mezzo al Genesaret.»
«Eccolo che riparte col pippone del vecchio pescatore.»
«Guagliò...» Van Gogh si inclinò da un lato e crollò giù dallo sgabello.
«Che ti succede?» Teo gli si inginocchiò accanto e gli prese la mano, era fredda e viscida. No, per lui non era più Van Gogh. «Vincenzo, apri gli occhi!»
Giovanni si portò una mano al petto.
Il Maestro si alzò e fece il giro del tavolo. Teo lo osservò come se lo stesse vedendo per la prima volta: i lunghi capelli castani, la pelle liscia, lo sguardo fermo e profondo. Ogni suo movimento emanava una grande tranquillità.
Pietro si accucciò accanto a Teo e tastò il petto di Vincenzo. Una grossa macchia azzurrognola gli macchiò il palmo. «Se sta a strugge, ma che l'ha disegnato Dalì?»
Il cuore di Teo aumentò i giri. «Che vuol dire? Che gli sta succedendo?»
Pietro strinse le labbra.
Non stava mica morendo, no? Impossibile. Erano dentro un quadro e quelli non morivano mica.
Il Maestro accarezzò la testa di Vincenzo. «È stato riconosciuto come fuori posto.»
Fuori posto? Era perché aveva laciato il suo quadro? Teo tirò sul col naso.
«Mi dispiace guagliò,» gli strinse la mano e sorrise, la voce era diventata un sussurro «io davvero ti vulevo aiutà...»
«Non lasciarmi, ho bisogno di te.»
«Ce la puo' fà,» boccheggiò «chesta è l'ultima...»
La presa di Vincenzo si allentò e la mano gli scivolò a terra.
Teo strizzò gli occhi. Era solo la sua immaginazione, un personaggio di un quadro, ma allora perché gli veniva da piangere? «Cosa gli succederà adesso?»
La voce del Maestro era dolce e ferma allo stesso tempo. «Purtroppo svanirà presto.»
«Io non voglio.» Non era giusto. Non poteva fare la fine dell'orolo—
Un momento!
Teo ripensò all'orologio a muro. Ma certo, non apparteneva alla camera di Vincenzo, ecco perché lui sembrò sorpreso. Anche il ciondolo della ragazza col turbante non doveva esserci nel quadro originale. Ma cosa avevano in comune?
L'illuminazione gli spaccò il cuore: li aveva toccati. Aveva dato uno spintone a Vincenzo, era colpa sua! La saliva gli si seccò in bocca.
Pietro si asciugò gli occhi con la toga gialla. «Maestro, noi nun se po' fa gnente?»
«Noi no, ma lui sì.»
Teo si morse il labbro. «Se me ne vado, se torno a casa mia, potrò sistemare le cose?»
Il Maestro lo aiutò ad alzarsi. «Credi alle parole del tuo amico?»
L'arte è immaginazione. «Sì.»
«Allora funzionerà.»
Teo lanciò uno sguardo alla porta e prese un respiro profondo. «Perdonatemi tutti, lo so che non ho nessun diritto di chiedervelo, ma... ho bisogno del vostro aiuto per salvare il mio amico. Per favore.»
Il Maestro sorrise. «Certo, cosa ti serve?»
«Qualcuno di voi vede un oggetto o un qualcosa che non dovrebbe essere qui?»
Gli apostoli si guardarono intorno e scossero la testa.
Gli sfuggiva ancora qualcosa. «Potreste allora sistemarvi com'eravate al nostro arrivo? Mi aiuterebbe a pensare.»
Pietro battè le mani. «Eddaje.»
Piano piano tutti presero posto: Barto si mise in piedi all'estremità sinistra; Andrea mostrò i palmi e Giacomino gli si appoggiò sulla spalla; Pietro prese un coltello e si sporse verso Giovanni, er Purciaro afferrò un sacchetto di monete. Al centro si sedette il Maestro, inclinò la testa e stese le braccia sulla tovaglia bianca.
Teo si avvicinò al tavolo. Doveva trovare qualcosa fuori posto, ma cosa? In quell'opera c'erano troppi dettagli, non poteva toccare tutto sperando di beccare quello giusto. Gli si strinse il cuore, pretendeva di risolvere la situazione ma a chi voleva darla a bere? La prima chiave l'aveva presa Vincenzo, la seconda l'aveva trovata per caso e la terza l'aveva chiesta alla ragazza col turbante. Adesso che doveva pensarci da solo non sapeva che pesci prendere.
«Movite che mi so 'ncriccato.»
«Mi dispiace!» Ecco che gli tremava la voce. «Sono sempre andato male in Storia dell'Arte.»
Le lacrime cominciarono a rigargli le guance, e al diavolo la dignità. Era tutta colpa sua ed era troppo scarso per rimediare. Se avesse studiato l'Ultima Cena avrebbe trovato subito la chiave. Invece cosa aveva combinato? Era rimasto bloccato davanti una porta dipinta, aveva preso a calci un tavolino e si era quasi strozzato con il...
Ma certo, il vino! Sapeva di intonaco. Teo accarezzò di nuovo la tovaglia che sembrava di tela. Era sbagliato, l'Ultima Cena era dipinta su una parete, quello almeno lo sapeva. Cadeva a pezzi!
Prese il bicchiere, lo rovesciò e trattenne il respiro. Sarebbe stato strano mettersi a pregare con gli apostoli che lo guardavano?
La macchia rossa comiciò immediatamente a ritrarsi, a muoversi come dotata di vita propria. Si compattò e prese la forma di una chiave, lasciando la tovaglia bianca come prima. Non era più fatta di tela.
Ci era riuscito! Teo corse da Vincenzo e si inginocchiò. «L'ho trovata, ce l'ho fatta!»
Gli apostoli applaudirono.
«Non avevo dubbi.» Vincenzo si sollevò sui gomiti, ormai il volto aveva quasi perso ogni colore.
Teo lo abbracciò forte.
«Chiano, chiano che mi stacchi l'unica recchia che mi rimane...»
«Vedrai, tra poco starai meglio e tornerai nel tuo quadro. E mi mancherai. E mi mancheranno tutti. E...» Non sapeva quante cose voleva dire.
Vincenzo tossì e gli strinse le mani. «Guagliò... m'arraccomando. Fai il bravo.»
«Matteo, il tempo è quasi scaduto.» Il Maestro gli poggiò una mano sulla spalla.
«Non ti dimenticherò.» Teo si tirò su e andò alla porta. Attraverso il foro della serratura c'era la sua cameretta, la scrivania, il libro di Storia dell'Arte. Che strano, adesso quasi gli dispiaceva andare via. Infilò la chiave e i bordi della porta s'illuminarono. «Mi piacerebbe passare per un saluto, qualche volta.»
Pietro si toccò la tempia. «Sai 'ndo trovarci.»
«Al manicomio?»
«Nell'immaginazione!»
Teo rise e spinse la porta, il calore della luce bianca lo avvolse. Sentiva gli occhi umidi. «Allora ci vediamo.»
Vincenzo sorrise e tutti gli altri agitarono le mani in saluto.
Teò sussultò, il cuore gli saltò in gola come quando salendo le scale si mette un piede su un gradino che non c'è. Era di nuovo nella sua stanzetta. Gli addobbi natalizi sul balcone brillavano a festa. Si guardò la mano, nessuna traccia della macchia di colore. Aveva davvero sognato tutto?
Si asciugò gli occhi con la manica della felpa. Sulla copertina del libro di Storia dell'Arte c'era la stanza da letto con il tavolino sotto la finestra, le sedie di legno, la coperta rossa e i quadri storti. E no, niente orologio.
Vabbè, dopotutto se anche fosse andato male il compito in classe c'era sempre il secondo quadrimestre, no? Avrebbe recuperato.
Aprì il libro e cercò il capitolo su Van Gogh. La giacchetta che indossava nell'autoritratto dell'ottantanove se la ricorda—
Si strofinò gli occhi. Avrebbe giurato che Van Gogh gli avesse appena fatto l'occhiolino. Sorrise.
No, non Van Gogh.
Vincenzo.



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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#2 » domenica 25 dicembre 2022, 20:56

Ho provato a prendere tutti i bonus:
1) Il racconto dev’essere ambientato nello stesso universo di un quadro (vanno bene anche mosaici, affreschi e opere d’arte in generale…) - Nel racconto il protagonista attraversa più opere d'arte: Autoritratto e La camera di Vincent ad Arles di Van Gogh; Ragazza col turbante di Vermeer; l'Ultima Cena di Leonardo.
2) La realtà descritta nel racconto è frutto dell’immaginazione del protagonista.
3) Nel racconto dev’essere presente una porta - Ce ne sono a volontà :D

Un abbraccio e buon Natale a tutti!

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Giovanni Attanasio
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#3 » martedì 27 dicembre 2022, 10:59

I bonus ci sono, pare evidente. È chiaro l'intento della storia, ma scorre un po' a scatti e gli eventi— per quanto ben pensati— non mi sono sembrati sufficienti a interessarmi più di tanto. In generale ho percepito un po' di confusione e avrei grandemente preferito un unico quadro, più approfondito e con un conflito meno "blando" e più interno, più vicino al cuore del personaggio (visto anche il narratore utilizzato). Ecco, forse ho trovato meglio come esprimere il concetto: nonostante fosse chiara la posta in gioco— se così vogliamo definirla— non sono stato preso dall'eventuale risoluzione né del protagonista in sé; per questa ragione ritorno sul discorso del quadro singolo e una storia compatta e coesa o qualcosa di simile. Un paio di sezioni sono carine, altre andrebbero sistemate per adattarsi al narratore e la voce, restando più "calati" anziché sollevare un attimo il capo per riportare semplicemente l'emozione provata dal personaggio. Inoltre sarebbe stato meglio dividerla in paragrafi e gestire meglio alcuni dialoghi e attribuzioni.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#4 » martedì 27 dicembre 2022, 12:20

Ciao Rick! A me è piaciuto, è scritto bene. C'è solo una cosa che stride con lo stile, che ripeto a me piace molto.
I dialoghi in dialetto. Il romano di Pietro l'ho capito. Col napoletano di Vincenzo ho avuto dei problemi :). E' sicuramente un limite personale ma ad una persona come me, che fa fatica con dialetti completamente diversi dal proprio, frena il ritmo ( assolutamente già ottimo) del racconto.

-Noni, continua, 'e chiavi non ci piace 'e s'alluntanà.... Questa frase per esempio, nonostante l'abbia letta più volte, non riesco a capirla. "No, continua la chiave non ci piace ?..." forse l'ultima parola è "allontanare"? Ma comunque non ne capisco il senso

Nennè, aggie pacienza, o'guaglione è scurnùso... Anche questa l'ho riletta più volte, forse dice "porta pazienza il ragazzo è timido"? E nota che l'associazione scarnuso = timido l'ho fatta nella riga successiva, quando appunto viene menzionato. Però ormai avevo spezzato il ritmo, rileggendo più volte quella frase.

Io l'avrei gestita menzionando che Vincenzo parlava in dialetto oppure alla prima frase metterla in dialetto e chiedergli se poteva parlare in italiano.

«Noni, continua, 'e chiavi non ci piace 'e s'alluntanà!»
Teo fece una smorfia e fissò le labbra dell’uomo che aveva difronte. «Cosa?»
«Uè capisci a me! Noni, continua, 'e chiavi non ci piace 'e s'alluntanà.»
«Non capisco una parola di quello che stai dicendo.»
(Vincenzo inizia a tradurre quello che dice...)


Da qua in poi far parlare Vincenzo in italiano, magari scrivendo dopo ogni frase che la parlata, la cadenza era tipica napoletana ma da qui in poi al lettore viene automatico immaginarsi la parlata del pittore :)

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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#5 » martedì 27 dicembre 2022, 18:30

Giovanni Attanasio ha scritto:I bonus ci sono, pare evidente. È chiaro l'intento della storia, ma scorre un po' a scatti e gli eventi— per quanto ben pensati— non mi sono sembrati sufficienti a interessarmi più di tanto. In generale ho percepito un po' di confusione e avrei grandemente preferito un unico quadro, più approfondito e con un conflito meno "blando" e più interno, più vicino al cuore del personaggio (visto anche il narratore utilizzato). Ecco, forse ho trovato meglio come esprimere il concetto: nonostante fosse chiara la posta in gioco— se così vogliamo definirla— non sono stato preso dall'eventuale risoluzione né del protagonista in sé; per questa ragione ritorno sul discorso del quadro singolo e una storia compatta e coesa o qualcosa di simile. Un paio di sezioni sono carine, altre andrebbero sistemate per adattarsi al narratore e la voce, restando più "calati" anziché sollevare un attimo il capo per riportare semplicemente l'emozione provata dal personaggio. Inoltre sarebbe stato meglio dividerla in paragrafi e gestire meglio alcuni dialoghi e attribuzioni.


Ciao, grazie della lettura e del commento.
Ho capito cosa intendi, effettivamente il protagonista non l'ho studiato per generare un'empatia particolarmente apprezzabile. Mi sarebbe risultato difficile e dispendioso, volendo tenere il racconto su toni molto leggeri e "giocosi". Ecco, più che a un conflitto forte puntavo al sapore da avventura per ragazzi, per quanto in piccolo. Però sì, riesco a capire se non è stato apprezzato, il protagonista è fondamentale.

Con il quadro singolo secondo me il risultato che volevo ottenere non avrebbe funzionato, si poteva fare senz'altro ma sviluppando un'idea diversa. Credo che a quel punto sarei andato in tutt'altra direzione. Le varie opere comunque mi hanno aiutato a scandire i tempi del racconto, in un blando viaggio dell'eroe (non era mia intenzione aderirvi in maniera rigida), e in particolare l'apertura della porta che dà il via alla prova centrale mi è servita da ideale (e letterale) "midpoint".

Ecco, sui paragrafi mi piacerebbe avere un parere anche da chi commenterà dopo. Sono sicuro che nei testi online siano di aiuto alla leggibilità, ma io sono tra quei lettori che provano "dolore" nei salti di paragrafo casuali e non legati a una logica (tipo un salto temporale o un cambio di scena). Il racconto è tutta una singola scena, ma conviene comunque spezzarlo? Magari traendo beneficio dal "cambio di opera d'arte"? Essendo la mia prima partecipazione con un racconto da 20k mi interessa molto.

Buona Sfida e buone feste!

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Giovanni Attanasio
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#6 » martedì 27 dicembre 2022, 18:43

Rick Faith ha scritto:Ciao, grazie della lettura e del commento.
Ho capito cosa intendi, effettivamente il protagonista non l'ho studiato per generare un'empatia particolarmente apprezzabile. Mi sarebbe risultato difficile e dispendioso, volendo tenere il racconto su toni molto leggeri e "giocosi". Ecco, più che a un conflitto forte puntavo al sapore da avventura per ragazzi, per quanto in piccolo. Però sì, riesco a capire se non è stato apprezzato, il protagonista è fondamentale.

Con il quadro singolo secondo me il risultato che volevo ottenere non avrebbe funzionato, si poteva fare senz'altro ma sviluppando un'idea diversa. Credo che a quel punto sarei andato in tutt'altra direzione. Le varie opere comunque mi hanno aiutato a scandire i tempi del racconto, in un blando viaggio dell'eroe (non era mia intenzione aderirvi in maniera rigida), e in particolare l'apertura della porta che dà il via alla prova centrale mi è servita da ideale (e letterale) "midpoint".

Ecco, sui paragrafi mi piacerebbe avere un parere anche da chi commenterà dopo. Sono sicuro che nei testi online siano di aiuto alla leggibilità, ma io sono tra quei lettori che provano "dolore" nei salti di paragrafo casuali e non legati a una logica (tipo un salto temporale o un cambio di scena). Il racconto è tutta una singola scena, ma conviene comunque spezzarlo? Magari traendo beneficio dal "cambio di opera d'arte"? Essendo la mia prima partecipazione con un racconto da 20k mi interessa molto.

Buona Sfida e buone feste!


Avevo percepito le tue intenzioni per il testo, e infatti quelle passano bene, sia il discorso del viaggio eroe sia il resto; l'appunto era di natura personale ed escluso, per quanto possibile, il lato formale del testo.

Sui paragrafi il discorso è molto lungo, ma in soldoni: li puoi dividere come vuoi e sta al lettore farsene una ragione o trovare la logica, alla fine il Dio del tuo testo sei tu. Questo approccio però è molto personale, dovresti fare dei tentativi tuoi per vedere cosa ti piace, ma di sicuro aiuta considerare il paragrafo o ogni altra elemento strutturale come elementi stessi del racconto, col loro peso e valenza per il pubblico. In questo caso il mio suggerimento era legato a una sorta di stress da lettura: già devo zoomare la pagina perché i font sono minuscoli e trovarmi il gigablocco di testo mi ha lacerato :D Ci sono varie occasioni per spezzare, dai cambi di quadro ad altre piccole azioni. Se sei più sullo stacco "classico", vedi quando c'è una risoluzione (tipo, appunto, cambio quadro) e stacchi lì.

Buone feste e buona sfida.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#7 » martedì 27 dicembre 2022, 19:37

Giovanni Attanasio ha scritto:
Avevo percepito le tue intenzioni per il testo, e infatti quelle passano bene, sia il discorso del viaggio eroe sia il resto; l'appunto era di natura personale ed escluso, per quanto possibile, il lato formale del testo.

Sui paragrafi il discorso è molto lungo, ma in soldoni: li puoi dividere come vuoi e sta al lettore farsene una ragione o trovare la logica, alla fine il Dio del tuo testo sei tu. Questo approccio però è molto personale, dovresti fare dei tentativi tuoi per vedere cosa ti piace, ma di sicuro aiuta considerare il paragrafo o ogni altra elemento strutturale come elementi stessi del racconto, col loro peso e valenza per il pubblico. In questo caso il mio suggerimento era legato a una sorta di stress da lettura: già devo zoomare la pagina perché i font sono minuscoli e trovarmi il gigablocco di testo mi ha lacerato :D Ci sono varie occasioni per spezzare, dai cambi di quadro ad altre piccole azioni. Se sei più sullo stacco "classico", vedi quando c'è una risoluzione (tipo, appunto, cambio quadro) e stacchi lì.

Buone feste e buona sfida.


Ho compreso la mia leggerezza! Negli ultimi anni mi sono troppo abituato al pc (eppure di esperienze sul web ne ho molte!), ma effettivamente da telefono il blocco unico è una vera tortura. Se ne avrò l'occasione sarà un qualcosa che andrò ad aggiustare, altrimenti lo applicherò nei prossimi racconti.

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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#8 » mercoledì 28 dicembre 2022, 0:46

AjejeBrazorf83 ha scritto:Ciao Rick!
► Mostra testo


Che nick meraviglioso ah ah
Purtroppo (per me) temo di doverti dare ragione sul dialetto, ma è un feedback che volevo fortemente, quindi grazie.
Ho scelto questi perché ho pensato fossero un po' più diffusi, specialmente grazie alle serie tv e a molti comici televisivi, ma non sono abituatissimo a usare dei dialetti in un testo, quindi per me è stato anche un esperimento per testare cose nuove.
Devo trovare il giusto equilibrio, se mi ritroverò nella situazione di dover editare il testo procederò a una ulteriore semplificazione.

Per quanto riguarda le frasi da te segnalate (giusto per toglierti la curiosità, ormai la difficoltà l'hai riscontrata!):
-Noni, continua, 'e chiavi non ci piace 'e s'alluntanà sarebbe "No, continua, alle chiavi non piace allontanarsi". Probabilmente la "logica fantastica" dietro la frase contribuisce molto a renderla poco comprensibile.
-Nennè, aggie pacienza, o'guaglione è scurnùso qui invece hai capito bene! Ero sicuro che il termine fosse un po' troppo ostico, quindi ho pensato di chiarire il dubbio con la battuta subito successiva. Da questo punto di vista ha funzionato, ma se l'interruzione è stata troppo violenta comunque non è ottimale e posso pensare di eliminarlo nel caso.

Essendo nella sua immaginazione non c'è una reale logica dietro l'uso dei dialetti (nella prima bozza lo spiegavo pure, banalmente Vincent parla così perché il protagonista aveva letto della mostra a Napoli e Pietro perché la basilica è in Vaticano), è solo un esercizio per mettermi alla prova. Tecnicamente li ho scelti per caratterizzare i personaggi, per far rendere meglio certe battute, per rendere più semplice l'attribuzione dei dialoghi quando avrei avuto più personaggi in scena, aumentare il senso di immaginario... devo senz'altro limare questi strumenti ma credo siano molto funzionali!

Grazie ancora per il feedback, buona sfida e buone feste!

Davide Rossi
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#9 » sabato 31 dicembre 2022, 12:40

Ciao Rick,

A me è piaciuto.
Equilibrato, scritto bene, solo un paio di typo.
I bonus ci sono.
Poco da dire in merito, è una storia piacevole, scorrevole. Forse l'avrei fatta durare un pochettino meno, in maniera tale da mantenere sempre alto il ritmo.
Complimenti, buona sfida

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Shanghai Kid
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#10 » domenica 1 gennaio 2023, 15:04

Ciao Rick,
e piacere di averti letto.
Io sono d’accordo con Davide! A me la tua storia è piaciuta molto e mi ha assolutamente divertita. Non ho nulla da dire nè sulla trama, nè sullo stile, che, differentemente da quanto ti è stato segnalato, secondo me scorre proprio bene.
Un punto ancora più a tuo favore è che il tuo pezzo è sia divertente che profondo. Ho sorriso frequentemente leggendolo (“Oddio, pregò che la sua immaginazione non lo avesse fatto veneto, non voleva finire all'inferno.” qui più che in qualsiasi altro punto), ma il concetto di base, seppure inflazionato, resta interessante e tu ci hai giocato molto bene.
I bonus ci sono tutti.
Per me un’ottima prova.
A rileggerti,
Elisa

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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#11 » martedì 3 gennaio 2023, 0:15

Davide Rossi ha scritto:Ciao Rick,

A me è piaciuto.
Equilibrato, scritto bene, solo un paio di typo.
I bonus ci sono.
Poco da dire in merito, è una storia piacevole, scorrevole. Forse l'avrei fatta durare un pochettino meno, in maniera tale da mantenere sempre alto il ritmo.
Complimenti, buona sfida


Grazie Davide, sono contento che ti sia piaciuto.
Purtroppo non sono molto abituato a dover gestire lo spazio e ne soffro un po', da questo punto di vista scrivere su Minuti Contati mi sta aiutando molto a migliorare.
Ma io sono un testone e mi ci vorrà un po' di tempo :)

Ciao e buona sfida

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Spartaco
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#12 » sabato 7 gennaio 2023, 16:12

Ciao, ho apprezzato molto questo racconto nonostante trovi la scrittura non matura e con poco controllo sul PDV, che alle volte perde il suo fulcro.
Ho apprezzato il tono leggero del racconto, quasi scherzoso e mi è piaciuta la caratterizzazione dei vari personaggi, in particolare i dialetti.
Creare identità così forti nei racconti è, dal mio punto di vista, mezza vittoria perché aiuti il lettore a orientarsi nei dialoghi. Difficilmente perdi chi sta dicendo cosa. Ottimo.
Struttura semplice, si va da A a Z in maniera lineare come fosse un vecchio videogame a scorrimento orizzontale (perdonami l’esempio) ma funzionale.
Bella prova!

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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#13 » martedì 10 gennaio 2023, 23:14

Spartaco ha scritto:Ciao, ho apprezzato molto questo racconto nonostante trovi la scrittura non matura e con poco controllo sul PDV, che alle volte perde il suo fulcro.
Ho apprezzato il tono leggero del racconto, quasi scherzoso e mi è piaciuta la caratterizzazione dei vari personaggi, in particolare i dialetti.
Creare identità così forti nei racconti è, dal mio punto di vista, mezza vittoria perché aiuti il lettore a orientarsi nei dialoghi. Difficilmente perdi chi sta dicendo cosa. Ottimo.
Struttura semplice, si va da A a Z in maniera lineare come fosse un vecchio videogame a scorrimento orizzontale (perdonami l’esempio) ma funzionale.
Bella prova!


Grazie Francesco!
Al pdv ho provato a farci attenzione ma evidentemente c'è strada da fare.
Mentre sulla struttura sì, l'idea era proprio quella. Dovendo pensare a un mondo creato dall'immaginazione di un ragazzino mi è parso subito ideale ispirarmi a quel tipo di struttura. Ho provato a fare un piccolo richiamo mettendo la console tra le cose importanti che avrebbe perso in caso di punizione, quindi ci hai preso in pieno :)

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Rick Faith
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Re: L'arte è immaginazione

Messaggio#14 » martedì 10 gennaio 2023, 23:22

Ringrazio tutti per i consigli e i suggerimenti, purtroppo per mie difficoltà non sono riuscito a mettermi a revisionare il racconto come avrei voluto. Ho giusto eliminato un paio di typo (sperando di averli beccati tutti, ma non ci metto la mano sul fuoco), semplificato un pizzico il dialetto (sicuramente meno di quanto probabilmente mi era stato richiesto) e aggiustato qualche frase avendo cura di non stravolgere nulla. Mi dispiace di non aver diviso in paragrafi per facilitare la lettura da mobile, come suggerito giustamente da Giovanni, ma ormai ero così abituato a vederlo in questo modo da non aver voluto rischiare di fare più danni che altro. Sarà una cosa che però terrò sicuramente a mente per tutti i lavori futuri.

Buona sfida!
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