La chiave di Iside

Il tema verrà svelato alle 21.00 di lunedì 19 dicembre e si avranno quattro ore di tempo per scrivere un racconto di massimo 3000 caratteri
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F.M.Rigget
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La chiave di Iside

Messaggio#1 » lunedì 19 dicembre 2022, 23:50

Quando la porta si aprì, il brusìo del corridoio serpeggiò dentro la stanza, conquistando l’attenzione della donna.
«Sì, poi chiudi la porta, grazie.» Disse con gentilezza. La voce bassa, un poco rauca. «No, non è necessario.» Incalzò, alzandosi e tendendo una mano oltre la scrivania dietro alla quale si trovava. «Vedo che cammina bene da solo.»
Di fronte a lei, aggrappato ad un’asta per flebo, un uomo biondo, dalla barba a chiazze e una tuta da ginnastica verde, avanzava a piccoli passi. Lo sguardo incantato sui neon bianchi sopra di lui.
L’infermiera ferma sull’uscio sospirò, scuotendo poi la testa. Infilò il fascicolo di carta nella mano tesa in sua direzione e se ne andò, sbattendosi dietro la porta.
La donna fece spallucce, poi si passò una mano dietro il camice bianco e tornò seduta. «Non mi sembrava di buon umore, vero…» Aprì il fascicolo. «…Alberto?» Di fronte a lei, l’uomo aggrappato alla flebo non si girò nemmeno. Gli occhi ancora fissi sui neon inchiodati al soffitto. «Dunque, vediamo: allucinazioni. Splendido.» Sorrise, rassegnata. «A quanto pare sei convinto di trovarti in una specie di New York e di aver ricevuto dalla Dea Iside in persona il compito di ritrovare la sua chiave.»
«Oh no, è proprio New York!» Come punto da un ago rovente, l’uomo si girò di scatto. Gli occhi rossi per la luce delle lampade.
«Una New York sospesa nel vuoto e piena di gatti pelati.» Puntualizzò la dottoressa.
«Magici.»
«Ovviamente.»
Silenzio.
«Bene Alberto, che ne dici di parlarmi un po’ di questo mondo secondario?» Domandò gentilmente la dottoressa, ruotando le spalle all’indietro. L’osso alla base del collo schioccò, ma lei non parve curarsene. «Com’è fatto, chi ci vive… e soprattutto, dov’è la chiave di Iside.»
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» Rispose l’uomo, incendiandosi in volto. Sorrise, eccitato. «Ma è difficile prenderla… i gatti magici la vegliano. Loro sono ovunque. Si nascondono nei palazzi alti da cui cade la sabbia…» La dottoressa sospirò, alzandosi lentamente in piedi. La luce dei neon iniziò a farsi più intensa. L’aria più rarefatta. «Lo sente quanto fa caldo, dottoressa? Anche se siamo così in alto!» Il rumore del vento, prima così lontano, era ormai un fischio unico dentro le orecchie. «Deve stare attenta, il ponte non reggerà, rischia di cadere… venga, passiamo da qui.» Disse l’uomo, mettendo la mano sulla maniglia di una porta. «Pronta?» Domandò, girandosi a guardarla.
«Pronta.» Rispose la dottoressa, inspirando a fondo mentre la porta si apriva…

…e l’infermiera entrò, senza nemmeno chiedere il permesso. «Sono qui per portare Alberto in ludoteca…ma quanto caldo fa qui dentro?!» Sbottò, aprendosi il cardigan bianco a cui era applicata una targhetta in metallo recante la scritta “Psichiatria”.
«Troppo.» Rispose la dottoressa, spolverandosi le mani ricoperte di sabbia. Sembrava provata. «Siano maledetti gli Dei…» Aggiunse stizzita, aprendo il cassetto della sua scrivania. Ci lasciò cadere dentro una chiave e poi lo richiuse di scatto. «Stavolta troppo.»


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Re: La chiave di Iside

Messaggio#2 » lunedì 19 dicembre 2022, 23:52

Ciao Federica! Seconda partecipazione consecutiva, bene così! Caratteri e tempo ok, buona MASA EDITION!

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F.M.Rigget
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#3 » lunedì 19 dicembre 2022, 23:57

antico ha scritto:Ciao Federica! Seconda partecipazione consecutiva, bene così! Caratteri e tempo ok, buona MASA EDITION!


Grazie Antico <3
Stavolta ce l'ho fatta per il rotto della cuffia, speriamo bene HAHAHAHA
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Proelium
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#4 » martedì 20 dicembre 2022, 23:34

Ciao Federica,
piacere di leggerti. Il tema dell'edition è centrato, forse non in maniera originalissima ma comunque solida e riconoscibile. Diciamo che, su una costruzione abbastanza lineare e prevedibile, hai saputo giocarti secondo me dei piccoli dettagli di qualità, che fanno la differenza e creano atmosfera. Mi riferisco ovviamente al dettaglio finale della chiave, che crea quel giusto senso di instabilità nel lettore. Bene anche i dettagli legati al caldo, ai gatti magici poco credibili... danno quel giusto tocco di ironia e patologia patetica a un mondo secondario che sarebbe difficile tratteggiare accuratamente in così pochi caratteri. Per me una prova discreta, più prudente che brillante, di chi viaggia col freno a mano tirato (nel bene e nel male) per non rischiare di deragliare e schiantarsi.

Buona edition,
Francesco

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Re: La chiave di Iside

Messaggio#5 » sabato 24 dicembre 2022, 19:15

Ciao Federica, piacere di averi letto!
Tema centrato, con un racconto in bilico fra pazzia e magia. Mi è capitato spesso di leggere racconti in cui si evoca un mondo magico per poi chiudere con il colpo di scena "era tutto falso" (sogno, manicomio, o altro). Ho apprezzato molto la tua inversione, metti subito le carte in tavola, ci troviamo di fronte alle allucinazioni di un paziente psichiatrico, salvo suggerire nel finale qualcosa di più.
Sullo stile, invece, ho trovato qualche difficoltà. Usi molti gerundi, soprattutto nelle battute di dialogo, che a mio avviso appesantiscono tantissimo il ritmo del racconto. Una soluzione può essere tagliare i verbi di dialogo (disse, rispose, replicò...) e utilizzare direttamente l'azione del "personaggio parlante" dopo la battuta.
Per esempio:
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» Rispose l’uomo, incendiandosi in volto.
Può diventare:
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» L'uomo si incendiò in volto.
Si capisce comunque chi parla, in più risparmi caratteri ed eviti il gerundio, alleggerendo molto il testo.
Spero che il mio commento di risulti utile, a rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
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Michael Dag
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#6 » lunedì 26 dicembre 2022, 16:03

Non sono sicuro di aver capito bene la storia.
Quello di cui parli è successo davvero o è solo il delirio di un folle? Ci sono indizi che mi portano a pensare che si (La sabbia, la chiave nel cassetto) ma è tutto molto nebuloso.
Forse hai creato un WorldBuilding troppo complesso per così pochi caratteri.
Altra cosa: stai attenta agli incisi nei dialoghi. Parole come "rispose, puntualizzò, ribattè…" appesantiscono la lettura. Meglio sostituirle con microazioni del personaggio parlante tipo farlo sbadigliare se si sta annoiando, o scuotere la testa in segno di disapprovazione se non è d'accordo con l'interlocutore.

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Laura Brunelli
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#7 » martedì 27 dicembre 2022, 10:56

Quando la porta si aprì, il brusìo del corridoio serpeggiò dentro la stanza, conquistando l’attenzione della donna. [Davvero un dettaglio, ma toglierei il quando all’inizio della frase e sostituirei la prima virgola con una e “La porta si aprì e il brusio del corridoio…”.] «Sì, poi chiudi la porta, grazie.» Disse con gentilezza. La voce bassa, un poco rauca. «No, non è necessario.» Incalzò, alzandosi e tendendo una mano oltre la scrivania dietro alla quale si trovava. «Vedo che cammina bene da solo.» [Qui faccio un po’ fatica a seguire il discorso, in particolare non capisco a chi si rivolga quando dice “no, non è necessario”]
Di fronte a lei, aggrappato ad un’asta per flebo, un uomo biondo, dalla barba a chiazze e una tuta da ginnastica verde, avanzava a piccoli passi. Lo sguardo incantato sui neon bianchi sopra di lui.
L’infermiera ferma sull’uscio sospirò, scuotendo poi la testa. [Personalmente eliminerei il poi, sia per una questione di ritmo della frase, sia perché l’uso del gerundio esprime contemporaneità] Infilò il fascicolo di carta nella mano tesa in sua direzione e se ne andò, sbattendosi dietro la porta.
La donna fece spallucce, poi si passò una mano dietro il camice bianco e tornò seduta. «Non mi sembrava di buon umore, vero…» Aprì il fascicolo. «…Alberto?» Di fronte a lei, l’uomo aggrappato alla flebo non si girò nemmeno. Gli occhi ancora fissi sui neon inchiodati al soffitto. «Dunque, vediamo: allucinazioni. Splendido.» Sorrise, rassegnata. «A quanto pare sei convinto di trovarti in una specie di New York e di aver ricevuto dalla Dea Iside in persona il compito di ritrovare la sua chiave.»
«Oh no, è proprio New York!» Come punto da un ago rovente, l’uomo si girò di scatto. Gli occhi rossi per la luce delle lampade. [Anche questa è davvero un voler cercare il pelo nell’uovo, ma metterei il beat prima della battuta, perché Alberto reagisce immediatamente alla battuta della dottoressa. Considerato che era assorto nei suoi pensieri, mi pare più logico che prima reagisca il fisico e poi la mente.]
«Una New York sospesa nel vuoto e piena di gatti pelati.» Puntualizzò la dottoressa.
«Magici.»
«Ovviamente.»
Silenzio.
«Bene Alberto, che ne dici di parlarmi un po’ di questo mondo secondario?» Domandò gentilmente la dottoressa, ruotando le spalle all’indietro. L’osso alla base del collo schioccò, ma lei non parve curarsene. [Questa è una intromissione del narratore. Non che sia sbagliata in sé, ma visto che mi pare sia l’unica, te la segnalo.] «Com’è fatto, chi ci vive… e soprattutto, dov’è la chiave di Iside.»
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» Rispose l’uomo, incendiandosi in volto. Sorrise, eccitato. «Ma è difficile prenderla… i gatti magici la vegliano. Loro sono ovunque. Si nascondono nei palazzi alti da cui cade la sabbia…» La dottoressa sospirò, alzandosi lentamente in piedi. La luce dei neon iniziò a farsi più intensa. L’aria più rarefatta. «Lo sente quanto fa caldo, dottoressa? Anche se siamo così in alto!» Il rumore del vento, prima così lontano, era ormai un fischio unico dentro le orecchie. «Deve stare attenta, il ponte non reggerà, rischia di cadere… venga, passiamo da qui.» Disse l’uomo, mettendo la mano sulla maniglia di una porta. «Pronta?» Domandò, girandosi a guardarla.
«Pronta.» Rispose la dottoressa, inspirando a fondo mentre la porta si apriva…

…e l’infermiera entrò, senza nemmeno chiedere il permesso. «Sono qui per portare Alberto in ludoteca…ma quanto caldo fa qui dentro?!» Sbottò, aprendosi il cardigan bianco a cui era applicata una targhetta in metallo recante la scritta “Psichiatria”.
«Troppo.» Rispose la dottoressa, spolverandosi le mani ricoperte di sabbia. Sembrava provata. «Siano maledetti gli Dei…» Aggiunse stizzita, aprendo il cassetto della sua scrivania. Ci lasciò cadere dentro una chiave e poi lo richiuse di scatto. «Stavolta troppo.»

Ciao Federica,
piacere di leggerti.
Tema centrato.
Punti di forza: Sicuramente la gestione del passaggio dal mondo ordinario a quello secondario. È vero che all’inizio, il riferimento al vento lascia un po’ spiazzati, ma sei comunque riuscita a rendere evidente e chiara la situazione senza spiegoni o interventi del narratore.
Punti deboli: La parte iniziale del racconto è un po’ confusa. Più che altro il dialogo/monologo della dottoressa. In particolare la battuta che ti ho segnalato nel testo e che non sono riuscita a capire.
Un racconto piacevole e ben gestito, con pochi dettagli, ma sufficienti a chiarire quel tanto che basta a rendere comprensibile e godibile la scena. Bello il dettaglio della sabia che rende reale quello che potrebbe sembrare una allucinazione. Vero, rimangono aperte un sacco di domande sul mondo secondario, sui come abbia fatto Alberto a trascinarsi dietro la dottoressa, ma, in un racconto breve, non ne ho sentito la mancanza.
Alla prossima e buona edition

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F.M.Rigget
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#8 » martedì 27 dicembre 2022, 12:26

Proelium ha scritto:Ciao Federica,
piacere di leggerti. Il tema dell'edition è centrato, forse non in maniera originalissima ma comunque solida e riconoscibile. Diciamo che, su una costruzione abbastanza lineare e prevedibile, hai saputo giocarti secondo me dei piccoli dettagli di qualità, che fanno la differenza e creano atmosfera. Mi riferisco ovviamente al dettaglio finale della chiave, che crea quel giusto senso di instabilità nel lettore. Bene anche i dettagli legati al caldo, ai gatti magici poco credibili... danno quel giusto tocco di ironia e patologia patetica a un mondo secondario che sarebbe difficile tratteggiare accuratamente in così pochi caratteri. Per me una prova discreta, più prudente che brillante, di chi viaggia col freno a mano tirato (nel bene e nel male) per non rischiare di deragliare e schiantarsi.

Buona edition,
Francesco


Ciao Francesco e piacere di conoscerti!
Ti ringrazio per il commento, a mio avviso ampiamente condivisibile.
Il tema di questa edizione era, secondo me, molto più spinoso di quel che poteva sembrare. Non so se è capitato anche a te, ma quando l'ho letto mi sono subito venute in mente mille idee che non vedevo l'ora di buttare giù... ritrovandomi poi a sbattere con forza contro il muro dei pochi caratteri!
In tutta onestà l'ho trovata una sfida intrigante. Sviluppare un'idea in così poco spazio, ma con un tema così interessante, è stata una bella prova!
Senza dubbio avrei potuto osare di più (il tema me lo permetteva), ma forse mi sono lasciata condizionare - appunto - dalla paura dei pochi caratteri. In questa edizione ho lavorato sulle correzioni che mi sono state fatte nella precedente, e ho cercato di creare una storia che fosse chiara al lettore (o meglio, ho lavorato sull'offrire al mio lettore le immagini che ho io in testa... non sempre agilissime da trasmettere AHAHAHHA).
La prossima volta devo provare a limitare meno la mia fantasia: è solo questione di allenamento alla fin fine, no?

Spero che avremo modo di confrontarci ancora!

Federica
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#9 » martedì 27 dicembre 2022, 12:35

GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Federica, piacere di averi letto!
Tema centrato, con un racconto in bilico fra pazzia e magia. Mi è capitato spesso di leggere racconti in cui si evoca un mondo magico per poi chiudere con il colpo di scena "era tutto falso" (sogno, manicomio, o altro). Ho apprezzato molto la tua inversione, metti subito le carte in tavola, ci troviamo di fronte alle allucinazioni di un paziente psichiatrico, salvo suggerire nel finale qualcosa di più.
Sullo stile, invece, ho trovato qualche difficoltà. Usi molti gerundi, soprattutto nelle battute di dialogo, che a mio avviso appesantiscono tantissimo il ritmo del racconto. Una soluzione può essere tagliare i verbi di dialogo (disse, rispose, replicò...) e utilizzare direttamente l'azione del "personaggio parlante" dopo la battuta.
Per esempio:
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» Rispose l’uomo, incendiandosi in volto.
Può diventare:
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» L'uomo si incendiò in volto.
Si capisce comunque chi parla, in più risparmi caratteri ed eviti il gerundio, alleggerendo molto il testo.
Spero che il mio commento di risulti utile, a rileggerci presto!
Giuliano


Giuliano ciao, che piacere sentirti!
Stavolta sei tu a valutarmi, e ti ringrazio tanto per il tuo commento puntuale e preciso! <3

Ho riflettuto sulle tue osservazioni e non posso dire di non condividerle. Come dicevo a Francesco, in questa edizione ho lavorato sulle correzioni che mi sono state fatte nella precedente. In particolare, ho cercato di rendere più leggera la narrazione, ma in effetti questo mi ha distratto dai dialoghi, altrettanto importanti per la buona riuscita della storia.
L'uso dei gerundi è una deformazione professionale che mi porto dietro dal mio lavoro, ma senza dubbio qualcosa su cui posso lavorare.
Rileggo il mio racconto e cerco di fare un po' il punto della situazione, perché oggettivamente applicando i tuoi suggerimenti mi sembra che scorra tutto molto meglio!

Ti ringrazio per gli spunti, sono qualcosa che non avrei notato senza i tuoi suggerimenti!

Spero che avremo presto altre occasioni di confronto! ^^

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Re: La chiave di Iside

Messaggio#10 » martedì 27 dicembre 2022, 12:39

Michael Dag ha scritto:Non sono sicuro di aver capito bene la storia.
Quello di cui parli è successo davvero o è solo il delirio di un folle? Ci sono indizi che mi portano a pensare che si (La sabbia, la chiave nel cassetto) ma è tutto molto nebuloso.
Forse hai creato un WorldBuilding troppo complesso per così pochi caratteri.
Altra cosa: stai attenta agli incisi nei dialoghi. Parole come "rispose, puntualizzò, ribattè…" appesantiscono la lettura. Meglio sostituirle con microazioni del personaggio parlante tipo farlo sbadigliare se si sta annoiando, o scuotere la testa in segno di disapprovazione se non è d'accordo con l'interlocutore.


Ciao Michael, piacere di conoscerti!
Se hai letto questo racconto continuandoti a chiedere se quello che delineo è un fatto potenzialmente reale, oppure solo il delirio di un folle, ritengo di aver fatto un buon lavoro: ho compiuto il mio intento!
In merito agli incisi mi trovo d'accordo. Non sei il primo che me lo fa notare, e a conti fatti, rileggendo tutto e cominciando a tagliare un po' qui e un po' lì, suona tutto molto più lineare e armonico. Credo inoltre che, inserendo microazioni del personaggio come mi suggerisci, ci sarebbe molta più caratterizzazione. In poche parole risparmio battute e rendo tutto più "visibile" agli occhi del lettore, il che non guasta mai!

Ti ringrazio per il tuo commento, spero che ci saranno altre occasioni in cui confrontarci!

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Re: La chiave di Iside

Messaggio#11 » martedì 27 dicembre 2022, 13:14

Laura Brunelli ha scritto:Quando la porta si aprì, il brusìo del corridoio serpeggiò dentro la stanza, conquistando l’attenzione della donna. [Davvero un dettaglio, ma toglierei il quando all’inizio della frase e sostituirei la prima virgola con una e “La porta si aprì e il brusio del corridoio…”.] «Sì, poi chiudi la porta, grazie.» Disse con gentilezza. La voce bassa, un poco rauca. «No, non è necessario.» Incalzò, alzandosi e tendendo una mano oltre la scrivania dietro alla quale si trovava. «Vedo che cammina bene da solo.» [Qui faccio un po’ fatica a seguire il discorso, in particolare non capisco a chi si rivolga quando dice “no, non è necessario”]
Di fronte a lei, aggrappato ad un’asta per flebo, un uomo biondo, dalla barba a chiazze e una tuta da ginnastica verde, avanzava a piccoli passi. Lo sguardo incantato sui neon bianchi sopra di lui.
L’infermiera ferma sull’uscio sospirò, scuotendo poi la testa. [Personalmente eliminerei il poi, sia per una questione di ritmo della frase, sia perché l’uso del gerundio esprime contemporaneità] Infilò il fascicolo di carta nella mano tesa in sua direzione e se ne andò, sbattendosi dietro la porta.
La donna fece spallucce, poi si passò una mano dietro il camice bianco e tornò seduta. «Non mi sembrava di buon umore, vero…» Aprì il fascicolo. «…Alberto?» Di fronte a lei, l’uomo aggrappato alla flebo non si girò nemmeno. Gli occhi ancora fissi sui neon inchiodati al soffitto. «Dunque, vediamo: allucinazioni. Splendido.» Sorrise, rassegnata. «A quanto pare sei convinto di trovarti in una specie di New York e di aver ricevuto dalla Dea Iside in persona il compito di ritrovare la sua chiave.»
«Oh no, è proprio New York!» Come punto da un ago rovente, l’uomo si girò di scatto. Gli occhi rossi per la luce delle lampade. [Anche questa è davvero un voler cercare il pelo nell’uovo, ma metterei il beat prima della battuta, perché Alberto reagisce immediatamente alla battuta della dottoressa. Considerato che era assorto nei suoi pensieri, mi pare più logico che prima reagisca il fisico e poi la mente.]
«Una New York sospesa nel vuoto e piena di gatti pelati.» Puntualizzò la dottoressa.
«Magici.»
«Ovviamente.»
Silenzio.
«Bene Alberto, che ne dici di parlarmi un po’ di questo mondo secondario?» Domandò gentilmente la dottoressa, ruotando le spalle all’indietro. L’osso alla base del collo schioccò, ma lei non parve curarsene. [Questa è una intromissione del narratore. Non che sia sbagliata in sé, ma visto che mi pare sia l’unica, te la segnalo.] «Com’è fatto, chi ci vive… e soprattutto, dov’è la chiave di Iside.»
«Oh, io lo so. Lo so dov’è.» Rispose l’uomo, incendiandosi in volto. Sorrise, eccitato. «Ma è difficile prenderla… i gatti magici la vegliano. Loro sono ovunque. Si nascondono nei palazzi alti da cui cade la sabbia…» La dottoressa sospirò, alzandosi lentamente in piedi. La luce dei neon iniziò a farsi più intensa. L’aria più rarefatta. «Lo sente quanto fa caldo, dottoressa? Anche se siamo così in alto!» Il rumore del vento, prima così lontano, era ormai un fischio unico dentro le orecchie. «Deve stare attenta, il ponte non reggerà, rischia di cadere… venga, passiamo da qui.» Disse l’uomo, mettendo la mano sulla maniglia di una porta. «Pronta?» Domandò, girandosi a guardarla.
«Pronta.» Rispose la dottoressa, inspirando a fondo mentre la porta si apriva…

…e l’infermiera entrò, senza nemmeno chiedere il permesso. «Sono qui per portare Alberto in ludoteca…ma quanto caldo fa qui dentro?!» Sbottò, aprendosi il cardigan bianco a cui era applicata una targhetta in metallo recante la scritta “Psichiatria”.
«Troppo.» Rispose la dottoressa, spolverandosi le mani ricoperte di sabbia. Sembrava provata. «Siano maledetti gli Dei…» Aggiunse stizzita, aprendo il cassetto della sua scrivania. Ci lasciò cadere dentro una chiave e poi lo richiuse di scatto. «Stavolta troppo.»

Ciao Federica,
piacere di leggerti.
Tema centrato.
Punti di forza: Sicuramente la gestione del passaggio dal mondo ordinario a quello secondario. È vero che all’inizio, il riferimento al vento lascia un po’ spiazzati, ma sei comunque riuscita a rendere evidente e chiara la situazione senza spiegoni o interventi del narratore.
Punti deboli: La parte iniziale del racconto è un po’ confusa. Più che altro il dialogo/monologo della dottoressa. In particolare la battuta che ti ho segnalato nel testo e che non sono riuscita a capire.
Un racconto piacevole e ben gestito, con pochi dettagli, ma sufficienti a chiarire quel tanto che basta a rendere comprensibile e godibile la scena. Bello il dettaglio della sabia che rende reale quello che potrebbe sembrare una allucinazione. Vero, rimangono aperte un sacco di domande sul mondo secondario, sui come abbia fatto Alberto a trascinarsi dietro la dottoressa, ma, in un racconto breve, non ne ho sentito la mancanza.
Alla prossima e buona edition



Ciao Laura!
Ti ringrazio di cuore per il tuo commento molto approfondito, è un piacere leggerti!
Ho analizzato le tue osservazioni e mi trovo d'accordo. In particolare, posso dirti che l'apertura di questo racconto è stata, per me, la parte più difficile da gestire. Non volevo fare l'errore fatto la scorsa edizione, di bruciarmi cioè una bella fetta del racconto con un'apertura dispersiva e poco incisiva, quindi ho cercato di delineare, in poche righe, la cornice narrativa e i personaggi. Speravo di aver realizzato un buon escamotage, ma a conti fatti avrei potuto contestualizzare meglio il dialogo, quantomeno indicando subito che la dottoressa si stava rivolgendo all'infermiera. Ci devo ragionare un po' su.

Ho trovato particolarmente interessanti le tue osservazioni circa il beat e l'intromissione del narratore. Non avevo valutato, né notato, nessuna delle due cose!
Riflettendoci, e provando ad apporre i cambiamenti che mi suggerisci, mi sembra che suoni tutto molto meglio. Non ritengo che siano piccolezze, anzi, è qualcosa su cui posso lavorare, perché secondo me migliorano l'incisività e il ritmo della narrazione. Ti ringrazio perché, nello specifico, il quarto suggerimento mi ha molto colpito: visto che Alberto era assorto nei suoi pensieri, è ragionevole credere che a muoversi sia prima il corpo che la mente!

Infine, per quanto riguarda il gerundio, credo di dover espiare la mia colpa su un sacco di ceci... io raga chiedo scusa a tutti, il prossimo gerundio che uso FRUSTATEMI AHAHHAHAHAHA

Ti ringrazio per il commento, davvero. Spero avremo presto altre occasioni di confronto!

Federica
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#12 » martedì 27 dicembre 2022, 18:52

Salve, Federica! Piacere di leggerti! Il tuo racconto richiede grande attenzione. Ad ogni periodo, il ruolo dei personaggi cambia. Si intuisce che siamo in una clinica psichiatrica già prima di sapere della targhetta sul camice dell’infermiera. Resta la difficoltà, immagino voluta, di distinguere quello che appartiene al mondo della realtà da quello che è immaginazione e follia. Il tema del mondo secondario c’è. Si poteva evitare di esplicitarlo.
Disturbano nella prima parte i continui cambiamenti di prospettiva. Tendiamo a capire prima di abbandonarci alla storia. Tutto sommato un buon lavoro. Buona Masa edition e buon 2023!

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Re: La chiave di Iside

Messaggio#13 » martedì 27 dicembre 2022, 21:20

La chiave di Iside

Ciao F.M. Rigget.
Tema centrato, direi. Il lettore deve scegliere la realtà che più gli aggrada, fra palese follia e, chissà, un'aspettata realtà “magica”. Ho trovato la prosa un po' ingessata, lo confesso, ma la storia c'è ed è interessante. Gustosi i rimandi alla mitologia egizia (i “gatti pelati”). Un racconto che avrebbe meritato ben più dei tremila caratteri permessi per diventare davvero interessante: la carne al fuoco è tanta.


Stefano aka Kruaxi

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Re: La chiave di Iside

Messaggio#14 » mercoledì 28 dicembre 2022, 14:45

gcdaddabbo ha scritto:Salve, Federica! Piacere di leggerti! Il tuo racconto richiede grande attenzione. Ad ogni periodo, il ruolo dei personaggi cambia. Si intuisce che siamo in una clinica psichiatrica già prima di sapere della targhetta sul camice dell’infermiera. Resta la difficoltà, immagino voluta, di distinguere quello che appartiene al mondo della realtà da quello che è immaginazione e follia. Il tema del mondo secondario c’è. Si poteva evitare di esplicitarlo.
Disturbano nella prima parte i continui cambiamenti di prospettiva. Tendiamo a capire prima di abbandonarci alla storia. Tutto sommato un buon lavoro. Buona Masa edition e buon 2023!


Ciao Gc, piacere di conoscerti!
Ti ringrazio per il commento, che mi ha sbattuto in faccia un errore di cui mi sono capacitata subito dopo il posting (ma non volevo editare #helpme), ossia quello dell'esplicitazione del tema, che in effetti è stata una scivolata di stile non da poco!
Speravo che non se ne sarebbe accorto nessuno e invece... ghghgh!

Faccio mia l'osservazione sul cambiamento di prospettiva e cerco di rifletterci un po' su, penso ci sia molto su cui ancora devo lavorare!
Ti ringrazio per la puntualità del tuo punto di vista e spero che avremo occasione di confrontarci presto ancora una volta!

Federica
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#15 » mercoledì 28 dicembre 2022, 14:50

kruaxi ha scritto:La chiave di Iside

Ciao F.M. Rigget.
Tema centrato, direi. Il lettore deve scegliere la realtà che più gli aggrada, fra palese follia e, chissà, un'aspettata realtà “magica”. Ho trovato la prosa un po' ingessata, lo confesso, ma la storia c'è ed è interessante. Gustosi i rimandi alla mitologia egizia (i “gatti pelati”). Un racconto che avrebbe meritato ben più dei tremila caratteri permessi per diventare davvero interessante: la carne al fuoco è tanta.


Stefano aka Kruaxi


Ciao Stefano, piacere di conoscerti!
La prosa ingessata è un problema su cui sto lavorando. In questa edizione - come dicevo anche agli altri - ho cercato di lavorare sulle correzioni che mi sono state fatte in quella precedente, ma purtroppo ho ancora dei problemi! Niente che non si possa ovviare con un po' di impegno e tanta esperienza (spero, almeno HAHAHAHAH), perciò ogni commento e ogni osservazione è utile!

Cercherò di snellire ancora, penso che questo sia in assoluto la mia mancanza più grave!
Forza e coraggio!

Spero di avere presto l'occasione di confrontarmi nuovamente con te!

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Re: La chiave di Iside

Messaggio#16 » mercoledì 28 dicembre 2022, 18:35

Ciao Federica,
piacere di averti letto!
All’inizio ho pensato che avessi usato il solito escamotage per cui sembra che si tratti di qualcosa di fantasy, ma si risolve tutto con problemi psichiatrici, quindi ho apprezzato molto il tuo ribaltamento nel ribaltamento e, anche considerando il poco tempo e spazio a disposizione, devo dire che ti è riuscito bene.
Se posso farti una critica, in alcuni passaggi sei stata un po’ didascalica. Te li segnalo:
“«Bene Alberto, che ne dici di parlarmi un po’ di questo mondo secondario?»”
“Sbottò, aprendosi il cardigan bianco a cui era applicata una targhetta in metallo recante la scritta “Psichiatria”.”
Tutto sommato, una prova riuscita.
In bocca al lupo per l’edition.
A rileggerti,
Elisa

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Stefano.Moretto
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Re: La chiave di Iside

Messaggio#17 » giovedì 29 dicembre 2022, 22:26

Ciao Federica
Mi è piaciuto molto il modo in cui hai impostato l'ambiente, ma ho paura che la tua idea di partenza richiesse ben più di qualche migliaio di caratteri per fruttare a dovere. Alcuni passaggi sono un po' difficili da capire o danno informazioni troppo tardi, e la trama complessiva è molto misteriosa: non si capisce se si sta leggendo un ricovero psichiatrico oppure un vero fantasy (anche se la chiave finale sembrerebbe il classico elemento un po' cliché che indicherebbe la realtà dell'elemento fantastico).
Ti porto un esempio di parti poco chiare:
Quando la porta si aprì, il brusìo del corridoio serpeggiò dentro la stanza, conquistando l’attenzione della donna.
«Sì, poi chiudi la porta, grazie.» Disse con gentilezza. La voce bassa, un poco rauca. «No, non è necessario.» Incalzò, alzandosi e tendendo una mano oltre la scrivania dietro alla quale si trovava. «Vedo che cammina bene da solo.»
Di fronte a lei, aggrappato ad un’asta per flebo, un uomo biondo

Proprio all'inizio ci sono 60 parole (tantissime) tra l'azione e chi la compie. Sono veramente veramente troppe, all'inizio pensavo si fosse aperta da sola (non sappiamo letteralmente nulla del mondo di ambientazione: horror, fantasy, thriller, rosa; non sappiamo neppure se è una scuola, un ospedale, una prigione, sappiamo solo che c'è una porta su un corridoio con del brusio), poi visto che qualcuno ha detto di chiuderla ho immaginato che fosse stata aperta da una persona, ma non avevo idea di chi fosse. La frase "no, non è necessario" non ho capito a cosa sia riferita, idem "tendendo una mano oltre la scrivania", non ho capito il motivo del gesto (stringere la mano? Ma se si regge a un'asta sarebbe un po' cattivo chiedergli di staccarsi per stringerla).
Insomma è abbastanza caotico per essere l'inizio del racconto che, invece, dovrebbe essere super–chiaro proprio perché il lettore non ha nessun tipo di informazione iniziale.
Per il resto, l'accenno alla trama mi è piaciuto molto, però è appunto un accenno, forse avresti potuto limare alcuni aspetti per introdurre qualcosa in più; per esempio i gatti pelati mi sarebbe piaciuto che avessero un ruolo più rilevante (tra l'altro, adoro il fatto che li chiami gatti pelati invece che col nome della loro razza, è un ottimo elemento di caratterizzazione).
Spero che questo commento possa esserti di aiuto

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