Il viaggio
- SarahSante
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Il viaggio
Amo i viaggi sciamanici, mi basta il tamburo per entrare in trance e raggiungere altri mondi. Mondi di fantasia o mondi dello spirito, non so dirlo, per me sono più reali del mondo grigio e quieto in cui vivo.
Il suono ritmico del tamburo segna l’inizio del mio viaggio, chiudo gli occhi e sono davanti all’albero che porta al mondo di sotto. I miei animali guida, Aquila e Scoiattolo, non ci sono. Sento freddo mentre scendo attraverso l’incavo dell’albero, mi manca il calore di scoiattolo acciambellato su di me.
Quando arrivo invece dell’ambiente verde e rigoglioso a cui sono abituato vedo intorno a me solo secco e grigio. Le pozze d’acqua sono asciutte, nessun animale in giro, anche le pietre sono in pezzi sparsi ovunque. Nessun avo, nessuna tribù, niente. Cerco a lungo, ma trovo solo vuoto e silenzio. Quando guardo in alto mi accorgo che un buco enorme e rotondo ha preso il posto del cielo. Da lì vedo il mondo di sopra o quello che ne resta: Tutto è deserto, le costruzioni in rovina, nessun essere dalle sembianze rarefatte per la luce attorno.
Che è successo dall’ultima volta? Ricordo a fatica. Il tamburo vibrava ritmicamente sotto i colpi della mano mentre la mia coscienza abbandonava il mondo che conoscevo per affidarsi a Aquila e Scoiattolo, le mie guide in questi mondi.
Avanzavo lentamente nella fitta boscaglia, ansioso di incontrare i miei avi che vivevano nel mondo di sotto, avi di anima che mai avrei potuto conoscere e che eppure conoscevo in questo mondo selvaggio e impossibile. Mi presentarono un anziano dalla pelle rugosa e gli occhi vispi che mi diede da bere qualcosa; vomitai prima di seguirlo fino a un labirinto fatto di alte siepi concentriche.
Muovendomi tra quelle siepi incontrai una figura immobile, come congelata e avvicinandomi lo riconobbi. Ero io a vent’anni. L’anziano mi fece cenno di proseguire, i miei passi sempre più pesanti. Vidi altre figure raggomitolate: io a sedici anni, io a dieci, otto, sei, quattro anni. Cosa facevano tutti quei me in quel labirinto? Erano fantasmi o parti di me? L’anziano mi guidò fino al centro del labirinto: un bimbo di nemmeno due anni tendeva le braccine, le membra congelate e immobili. Ero io, ma perché tendevo le braccia? L’anziano mise un dito tra i miei occhi, un altro dietro la nuca e cominciò a spingere fino a farmi male. Il ricordo mi colse d’improvviso. Mani che mi prendevano, braccia che mi stringevano portandomi lontano, visi che non riconoscevo. Piangevo per tornare da lei, mia madre. Tutto bianco intorno, anche lei indossava una camicia bianca che le teneva incrociate le braccia dietro la schiena che non potevano stringermi mentre tutti urlavano. Un viso bellissimo che non avevo mai più rivista. Quel dolore lacerante mi era esploso dentro mentre sentivo la mia anima andare in pezzi.
E dunque chi sono, da dove vengo, quanti altri pezzi della mia anima sono sparsi in questo labirinto che non potrò mai ricomporre? Tutto è in pezzi, io e i miei mondi, che non sono più.
Il suono ritmico del tamburo segna l’inizio del mio viaggio, chiudo gli occhi e sono davanti all’albero che porta al mondo di sotto. I miei animali guida, Aquila e Scoiattolo, non ci sono. Sento freddo mentre scendo attraverso l’incavo dell’albero, mi manca il calore di scoiattolo acciambellato su di me.
Quando arrivo invece dell’ambiente verde e rigoglioso a cui sono abituato vedo intorno a me solo secco e grigio. Le pozze d’acqua sono asciutte, nessun animale in giro, anche le pietre sono in pezzi sparsi ovunque. Nessun avo, nessuna tribù, niente. Cerco a lungo, ma trovo solo vuoto e silenzio. Quando guardo in alto mi accorgo che un buco enorme e rotondo ha preso il posto del cielo. Da lì vedo il mondo di sopra o quello che ne resta: Tutto è deserto, le costruzioni in rovina, nessun essere dalle sembianze rarefatte per la luce attorno.
Che è successo dall’ultima volta? Ricordo a fatica. Il tamburo vibrava ritmicamente sotto i colpi della mano mentre la mia coscienza abbandonava il mondo che conoscevo per affidarsi a Aquila e Scoiattolo, le mie guide in questi mondi.
Avanzavo lentamente nella fitta boscaglia, ansioso di incontrare i miei avi che vivevano nel mondo di sotto, avi di anima che mai avrei potuto conoscere e che eppure conoscevo in questo mondo selvaggio e impossibile. Mi presentarono un anziano dalla pelle rugosa e gli occhi vispi che mi diede da bere qualcosa; vomitai prima di seguirlo fino a un labirinto fatto di alte siepi concentriche.
Muovendomi tra quelle siepi incontrai una figura immobile, come congelata e avvicinandomi lo riconobbi. Ero io a vent’anni. L’anziano mi fece cenno di proseguire, i miei passi sempre più pesanti. Vidi altre figure raggomitolate: io a sedici anni, io a dieci, otto, sei, quattro anni. Cosa facevano tutti quei me in quel labirinto? Erano fantasmi o parti di me? L’anziano mi guidò fino al centro del labirinto: un bimbo di nemmeno due anni tendeva le braccine, le membra congelate e immobili. Ero io, ma perché tendevo le braccia? L’anziano mise un dito tra i miei occhi, un altro dietro la nuca e cominciò a spingere fino a farmi male. Il ricordo mi colse d’improvviso. Mani che mi prendevano, braccia che mi stringevano portandomi lontano, visi che non riconoscevo. Piangevo per tornare da lei, mia madre. Tutto bianco intorno, anche lei indossava una camicia bianca che le teneva incrociate le braccia dietro la schiena che non potevano stringermi mentre tutti urlavano. Un viso bellissimo che non avevo mai più rivista. Quel dolore lacerante mi era esploso dentro mentre sentivo la mia anima andare in pezzi.
E dunque chi sono, da dove vengo, quanti altri pezzi della mia anima sono sparsi in questo labirinto che non potrò mai ricomporre? Tutto è in pezzi, io e i miei mondi, che non sono più.
Re: Il viaggio
Ciao Sarah! Se non sbaglio, per te è la terza consecutiva, ottimo! Parametri tutti ok, buona MASA EDITION!
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1220
Re: Il viaggio
Ciao Sarah, piacere di rileggerti.
Hai scelto di declinare il tema in modo abbastanza classico, mi vengono in mente i racconti di Lovecraft legati alla terra dei sogni, non so se hai presente. Jung chiamerebbe il percorso del tuo personaggio "principio di individuazione", ovvero al ricerca del proprio Io: il finale si rifà certamente a questo. Trovo migliorabile il modo in cui hai deciso di raccontare questa storia, per rendere tutto meno Tell e più mostrato. Guarda che se sta cosa te la dico io, che non sono un discepolo dello Show don't Tell che insegnano i noti guru di internet, vuol dire che si sente parecchio. Perché non costruire una scena con dettagli utili, anziché far sì che il protagonista debba girarsi verso il lettore e spiegare il contesto? Non c'era bisogno di quell'introduzione sul tamburo sciamanico, potevi mostrare la scena direttamente senza spiegare, e la voce narrante poteva dare l'accento ai dettagli giusti per permettere al lettore di capire il contesto. Anche la discesa verso il mondo sciamanico è un po' confusionaria, citi un mondo verde e poi lo ribalti di colpo in qualcosa di decadente e grigio. Potevi rendere questa trasformazione graduale, il tuo personaggio poteva mettersi a chiamare i suoi animali guida e sentirsi triste perché non venivano, ma per come hai fatto tu hai depotenziato il conflitto e la possibilità di drammatizzazione. La parte finale, con quel lungo ricordo, è pesante. Perché non fondere le cose e mettere tutto nella stessa linea temporale? Il personaggio scende nel suo mondo spirituale, che trova diverso dal solito, poi il vecchio lo porta nel labirinto e capisce perché il mondo è mutato..
Per me, purtroppo, il tuo racconto è riuscito a metà. Hai trovato certamente qualcosa di bello da raccontare, ma ti occorre affilare i ferri del mestiere per riuscire a farlo nel modo migliore. Coraggio, ci siamo passati tutti. Andrà meglio la prossima volta.
Hai scelto di declinare il tema in modo abbastanza classico, mi vengono in mente i racconti di Lovecraft legati alla terra dei sogni, non so se hai presente. Jung chiamerebbe il percorso del tuo personaggio "principio di individuazione", ovvero al ricerca del proprio Io: il finale si rifà certamente a questo. Trovo migliorabile il modo in cui hai deciso di raccontare questa storia, per rendere tutto meno Tell e più mostrato. Guarda che se sta cosa te la dico io, che non sono un discepolo dello Show don't Tell che insegnano i noti guru di internet, vuol dire che si sente parecchio. Perché non costruire una scena con dettagli utili, anziché far sì che il protagonista debba girarsi verso il lettore e spiegare il contesto? Non c'era bisogno di quell'introduzione sul tamburo sciamanico, potevi mostrare la scena direttamente senza spiegare, e la voce narrante poteva dare l'accento ai dettagli giusti per permettere al lettore di capire il contesto. Anche la discesa verso il mondo sciamanico è un po' confusionaria, citi un mondo verde e poi lo ribalti di colpo in qualcosa di decadente e grigio. Potevi rendere questa trasformazione graduale, il tuo personaggio poteva mettersi a chiamare i suoi animali guida e sentirsi triste perché non venivano, ma per come hai fatto tu hai depotenziato il conflitto e la possibilità di drammatizzazione. La parte finale, con quel lungo ricordo, è pesante. Perché non fondere le cose e mettere tutto nella stessa linea temporale? Il personaggio scende nel suo mondo spirituale, che trova diverso dal solito, poi il vecchio lo porta nel labirinto e capisce perché il mondo è mutato..
Per me, purtroppo, il tuo racconto è riuscito a metà. Hai trovato certamente qualcosa di bello da raccontare, ma ti occorre affilare i ferri del mestiere per riuscire a farlo nel modo migliore. Coraggio, ci siamo passati tutti. Andrà meglio la prossima volta.
- christianfloris
- Messaggi: 179
Re: Il viaggio
Purtroppo non mi ha coinvolto. Più che un racconto, l’ho trovato un soliloquio: un monologo reso con stile, scritto in modo discreto, ma non è questo il punto in discussione. Perchè, più che essere uno sviluppo del tema assegnato (che viene forse lambito ma in modo troppo tangenziale), sembra un festival delle occasioni perdute nella propria vita, su cui il protagonista riflette portandoci dentro la sua riflessione. Ho riletto il brano due volte, per assicurarmi che non mi fosse sfuggita qualche sfumatura importante; ma si tratta di un resoconto, tutto spiegato e per nulla mostrato. Forse avrebbe conferito più verve alla narrazione far interagire in un dialogo il protagonista con le sue figure di Sé che incontra nel labirinto. Anche l’ambientazione suona di cliché e, per quanto ci sia il tentativo di descrivere la parabola di un’evoluzione interiore, la storia tende ad avvitarsi su stessa in modo asfittico. Ho già letto qualcos’altro di tuo e so che sei capace di esprimerti al meglio. Questa, a mio modesto avviso, è una prova sotto tono rispetto ai tuoi ottimi standard.
La mia valutazione è 7
La mia valutazione è 7
Re: Il viaggio
Monologo onirico che, sebbene abbia qui e li degli elementi ben visibili, perde consistenza durante la lettura.
Tutto oleoso e poco concreto.
Avrebbe aiutato e di molto la presenza dei due animali guida che ci vengono solamente citati, vederli guizzare o volare tra iparticolari dell'ambiente sarebbe stata cosa carina. Non mi ha convinto per niente la seconda parte, quella del viaggio a ritroso nella vita del pg e la chiusa filosofeggiante che in così poco tempo non resitutisce nulla al lettore.
Nessuno strafalcione in particolare ma starei attento alle ripetizioni (tamburo-tamburo, grigio-grigio, anima-anima).
Tema preso in modo classico che più classico non si può.
Tutto oleoso e poco concreto.
Avrebbe aiutato e di molto la presenza dei due animali guida che ci vengono solamente citati, vederli guizzare o volare tra iparticolari dell'ambiente sarebbe stata cosa carina. Non mi ha convinto per niente la seconda parte, quella del viaggio a ritroso nella vita del pg e la chiusa filosofeggiante che in così poco tempo non resitutisce nulla al lettore.
Nessuno strafalcione in particolare ma starei attento alle ripetizioni (tamburo-tamburo, grigio-grigio, anima-anima).
Tema preso in modo classico che più classico non si può.
Re: Il viaggio
Ciao, Sarah e piacere di leggerti. L'idea del viaggio sciamanico come viaggio a ritroso nella memoria per incontrare le proprie "radici" è interessante, ma il racconto è confuso. Un sacco di elementi ("mondo di sopra", "mondo di sotto", gli animali guida, il vecchio) appaiono e sembrano dover rivestire un certo interesse, ma non li inserisci in nessun contesto. Insomma, se non so come il mondo dovrebbe apparire e cosa sta succedendo, come posso essere stupito dal cambiamento? Inoltre, non conoscendo il contesto del viaggio, non sappiamo cosa il protagonista stia cercando e sembra quasi che sia una casualità. Questo rende il colpo di scena finale molto più debole, perché non percepiamo il trauma che dovrebbe essere sotteso dalla separazione.
Insomma, carina l'idea, ma il resto è da rivedere in toto.
Alla prossima
Insomma, carina l'idea, ma il resto è da rivedere in toto.
Alla prossima
- SilviaCasabianca
- Messaggi: 108
Re: Il viaggio
Ciao Sarah,
Grazie del tuo racconto.
Mah, che dire? Mi sa che andrò controcorrente anche questa volta perché a me il tuo racconto è piaciuto molto!
Cercherò di spiegarti perché.
Non ti conosco ma attraverso queste righe mi sono sentita "coccolata". E' vero che l'idea del viaggio sciamanico si è già vista ma in fondo non ho letto nessuno che abbia portato qualcosa di puramente originale, o meglio, forse qualcuno è stato più originale di altri ma non vedo perché dovrebbe essere un criterio di giudizio così importante. Ovviamente questa è la mia opinione ma a me la tua prova mi è piaciuta molto. Nella sua semplicità ci ho visto autenticità. Finale toccante.
Brava!
Piccoli suggerimenti:
... per me sono più reali del mondo grigio e quieto in cui vivo.
Qui ci stava bene un dettaglio personale del protagonista: perché trova il suo mondo grigio? Le è successo qualcosa di recente che collega alla sensazione di grigio e noioso?
Mi presentarono un anziano dalla pelle rugosa e gli occhi vispi
Un po' clichè. Se è anziano ci immaginiamo già che abbia la pelle rugosa. Meglio dire qualcosa di più particolare legato a quest'uomo.
Grazie del tuo racconto.
Mah, che dire? Mi sa che andrò controcorrente anche questa volta perché a me il tuo racconto è piaciuto molto!
Cercherò di spiegarti perché.
Non ti conosco ma attraverso queste righe mi sono sentita "coccolata". E' vero che l'idea del viaggio sciamanico si è già vista ma in fondo non ho letto nessuno che abbia portato qualcosa di puramente originale, o meglio, forse qualcuno è stato più originale di altri ma non vedo perché dovrebbe essere un criterio di giudizio così importante. Ovviamente questa è la mia opinione ma a me la tua prova mi è piaciuta molto. Nella sua semplicità ci ho visto autenticità. Finale toccante.
Brava!
Piccoli suggerimenti:
... per me sono più reali del mondo grigio e quieto in cui vivo.
Qui ci stava bene un dettaglio personale del protagonista: perché trova il suo mondo grigio? Le è successo qualcosa di recente che collega alla sensazione di grigio e noioso?
Mi presentarono un anziano dalla pelle rugosa e gli occhi vispi
Un po' clichè. Se è anziano ci immaginiamo già che abbia la pelle rugosa. Meglio dire qualcosa di più particolare legato a quest'uomo.
- SarahSante
- Messaggi: 186
Re: Il viaggio
Grazie mille per le tue parole (e per i consigli), un regalo di natale inaspettato :)
- SarahSante
- Messaggi: 186
Re: Il viaggio
MatteoMantoani ha scritto:Ciao Sarah, piacere di rileggerti.
Hai scelto di declinare il tema in modo abbastanza classico, mi vengono in mente i racconti di Lovecraft legati alla terra dei sogni, non so se hai presente. Jung chiamerebbe il percorso del tuo personaggio "principio di individuazione", ovvero al ricerca del proprio Io: il finale si rifà certamente a questo. Trovo migliorabile il modo in cui hai deciso di raccontare questa storia, per rendere tutto meno Tell e più mostrato. Guarda che se sta cosa te la dico io, che non sono un discepolo dello Show don't Tell che insegnano i noti guru di internet, vuol dire che si sente parecchio. Perché non costruire una scena con dettagli utili, anziché far sì che il protagonista debba girarsi verso il lettore e spiegare il contesto? Non c'era bisogno di quell'introduzione sul tamburo sciamanico, potevi mostrare la scena direttamente senza spiegare, e la voce narrante poteva dare l'accento ai dettagli giusti per permettere al lettore di capire il contesto. Anche la discesa verso il mondo sciamanico è un po' confusionaria, citi un mondo verde e poi lo ribalti di colpo in qualcosa di decadente e grigio. Potevi rendere questa trasformazione graduale, il tuo personaggio poteva mettersi a chiamare i suoi animali guida e sentirsi triste perché non venivano, ma per come hai fatto tu hai depotenziato il conflitto e la possibilità di drammatizzazione. La parte finale, con quel lungo ricordo, è pesante. Perché non fondere le cose e mettere tutto nella stessa linea temporale? Il personaggio scende nel suo mondo spirituale, che trova diverso dal solito, poi il vecchio lo porta nel labirinto e capisce perché il mondo è mutato..
Per me, purtroppo, il tuo racconto è riuscito a metà. Hai trovato certamente qualcosa di bello da raccontare, ma ti occorre affilare i ferri del mestiere per riuscire a farlo nel modo migliore. Coraggio, ci siamo passati tutti. Andrà meglio la prossima volta.
Grazie dei consigli e dell'incoraggiamento. Ho spiegato all'inizio perché quando ho parlato in un altro racconto di costellazioni mi hanno detto che non si capiva il contesto, devo trovare una quadra diversa quando racconto di queste cose tra il lasciar intendere e lo spiegare. in realtà era tutta la parte del mondo di sotto verde e del giro nel labirinto era un flashback rispetto al mondo grigio che trova nella discesa ma da come scrivi direi che non sono stata abbastanza chiara
- SarahSante
- Messaggi: 186
Re: Il viaggio
christianfloris ha scritto:Purtroppo non mi ha coinvolto. Più che un racconto, l’ho trovato un soliloquio: un monologo reso con stile, scritto in modo discreto, ma non è questo il punto in discussione. Perchè, più che essere uno sviluppo del tema assegnato (che viene forse lambito ma in modo troppo tangenziale), sembra un festival delle occasioni perdute nella propria vita, su cui il protagonista riflette portandoci dentro la sua riflessione. Ho riletto il brano due volte, per assicurarmi che non mi fosse sfuggita qualche sfumatura importante; ma si tratta di un resoconto, tutto spiegato e per nulla mostrato. Forse avrebbe conferito più verve alla narrazione far interagire in un dialogo il protagonista con le sue figure di Sé che incontra nel labirinto. Anche l’ambientazione suona di cliché e, per quanto ci sia il tentativo di descrivere la parabola di un’evoluzione interiore, la storia tende ad avvitarsi su stessa in modo asfittico. Ho già letto qualcos’altro di tuo e so che sei capace di esprimerti al meglio. Questa, a mio modesto avviso, è una prova sotto tono rispetto ai tuoi ottimi standard.
La mia valutazione è 7
Va bene, grazie, terrò conto dei tuoi suggerimente per i prossimi racconti. Sicuramente devo migliorare sullo show don't tell e più che cliché quello che ho raccontato (a parte la parte finale del protagonista) l'ho visto nei miei viaggi sciamanici che spero di riuscire raccontare sicuramente meglio altre volte
- SarahSante
- Messaggi: 186
Re: Il viaggio
Dario17 ha scritto:Monologo onirico che, sebbene abbia qui e li degli elementi ben visibili, perde consistenza durante la lettura.
Tutto oleoso e poco concreto.
Avrebbe aiutato e di molto la presenza dei due animali guida che ci vengono solamente citati, vederli guizzare o volare tra iparticolari dell'ambiente sarebbe stata cosa carina. Non mi ha convinto per niente la seconda parte, quella del viaggio a ritroso nella vita del pg e la chiusa filosofeggiante che in così poco tempo non resitutisce nulla al lettore.
Nessuno strafalcione in particolare ma starei attento alle ripetizioni (tamburo-tamburo, grigio-grigio, anima-anima).
Tema preso in modo classico che più classico non si può.
Ok grazie dei consigli
- SarahSante
- Messaggi: 186
Re: Il viaggio
Pretorian ha scritto:Ciao, Sarah e piacere di leggerti. L'idea del viaggio sciamanico come viaggio a ritroso nella memoria per incontrare le proprie "radici" è interessante, ma il racconto è confuso. Un sacco di elementi ("mondo di sopra", "mondo di sotto", gli animali guida, il vecchio) appaiono e sembrano dover rivestire un certo interesse, ma non li inserisci in nessun contesto. Insomma, se non so come il mondo dovrebbe apparire e cosa sta succedendo, come posso essere stupito dal cambiamento? Inoltre, non conoscendo il contesto del viaggio, non sappiamo cosa il protagonista stia cercando e sembra quasi che sia una casualità. Questo rende il colpo di scena finale molto più debole, perché non percepiamo il trauma che dovrebbe essere sotteso dalla separazione.
Insomma, carina l'idea, ma il resto è da rivedere in toto.
Alla prossima
Va bene, grazie, andrà meglio la prossima volta
Re: Il viaggio
Ciao, Sarah, piacere di leggerti.
Tema centrato e del tutto calzante.
C’è moltissimo in questa storia: un’ambientazione stratificata che muta con lo sprofondare della coscienza, frammenti del passato del protagonista, una storia di separazione terribile con un vero trauma infantile rivissuto.
Come già dicevo a un'altra compagna di sfida, trovo che raccontare esperienze al limite tra sogno e realtà sia davvero una delle cose più difficile della scrittura.
Intanto perché i racconti hanno una struttura claustrofobica rispetto all'immensità che si vuole descrivere. In pratica c'è tantissimo ma è molto compresso a causa dello spazio così limitato.
La storia ha bisogno di qualche lettura in più dopo la prima, almeno per me è stato così perché non conosco molto l’argomento. Se ho ben capito, tu invece sei esperta e mi pare che in questa tua esperienza stiano sia il punto di forza che quello di debolezza: da una parte una grande ricchezza, dall’altra la difficoltà ad accompagnare dentro chi è meno esperto.
Rimane un esperimento interessante anche se ai fini della gara c’è qualche altra storia che mi ha convinto di più.
Tema centrato e del tutto calzante.
C’è moltissimo in questa storia: un’ambientazione stratificata che muta con lo sprofondare della coscienza, frammenti del passato del protagonista, una storia di separazione terribile con un vero trauma infantile rivissuto.
Come già dicevo a un'altra compagna di sfida, trovo che raccontare esperienze al limite tra sogno e realtà sia davvero una delle cose più difficile della scrittura.
Intanto perché i racconti hanno una struttura claustrofobica rispetto all'immensità che si vuole descrivere. In pratica c'è tantissimo ma è molto compresso a causa dello spazio così limitato.
La storia ha bisogno di qualche lettura in più dopo la prima, almeno per me è stato così perché non conosco molto l’argomento. Se ho ben capito, tu invece sei esperta e mi pare che in questa tua esperienza stiano sia il punto di forza che quello di debolezza: da una parte una grande ricchezza, dall’altra la difficoltà ad accompagnare dentro chi è meno esperto.
Rimane un esperimento interessante anche se ai fini della gara c’è qualche altra storia che mi ha convinto di più.
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Re: Il viaggio
Ciao Sarah,
ho apprezzato l’idea di questo viaggio sciamanico e le sue immagini oniriche anche se non sono espresse al meglio. Conducono il lettore in questo “mondo di sotto” che ho trovato credibile e interessante da esplorare. Mi è piaciuta soprattutto la parte finale dove il protagonista ritrova immagini di sé stesso nel passato, un segreto terribile che forse non ricordava neanche e la domanda che tiene il finale aperto ma al tempo stesso lo chiude inesorabilmente. Ho trovato la parte centrale che richiama la precedente esplorazione un po’ confusionaria, tanto che alla prima lettura mi ero perso il riferimento: lavorare sullo stesso piano temporale avrebbe aiutato una narrazione più lineare. Concordo anche con i commenti degli altri che potevi usare di più il mostrato, ma ritengo che sia una normale evoluzione: partecipare qui ti aiuterà tantissimo, come è successo a me e a tanti altri.
ho apprezzato l’idea di questo viaggio sciamanico e le sue immagini oniriche anche se non sono espresse al meglio. Conducono il lettore in questo “mondo di sotto” che ho trovato credibile e interessante da esplorare. Mi è piaciuta soprattutto la parte finale dove il protagonista ritrova immagini di sé stesso nel passato, un segreto terribile che forse non ricordava neanche e la domanda che tiene il finale aperto ma al tempo stesso lo chiude inesorabilmente. Ho trovato la parte centrale che richiama la precedente esplorazione un po’ confusionaria, tanto che alla prima lettura mi ero perso il riferimento: lavorare sullo stesso piano temporale avrebbe aiutato una narrazione più lineare. Concordo anche con i commenti degli altri che potevi usare di più il mostrato, ma ritengo che sia una normale evoluzione: partecipare qui ti aiuterà tantissimo, come è successo a me e a tanti altri.
- L'inquisitore
- Messaggi: 196
Re: Il viaggio
Ciao Sarah. Terza edizione e hai la sfortuna di capitarmi per la seconda volta... Mi spiace!
Racconto che mostra la tua inesperienza. Non è un male, è una condizione necessaria da attraversare, ma sono qui per commentare il racconto, quindi passiamo al testo.
Parti col presente e passi al passato remoto, da una confessione superflua a un racconto poco incisivo di un'esperienza personale poco permeata sulla curiosità di ciò che sta per accadere. Il protagonista rischia qualcosa o sta solo meditando? Al lettore non è chiara la posta in gioco. Un po' ridondante quando, in così poche righe, ricordi che Scoiattolo e Aquila sono le guide e che ci troviamo nel mondo di sotto (intendo che citi queste informazioni più volte). Queste ripetizioni rendono un testo poco accattivante ancor più pesante alla lettura, facci caso.
Non ci sono immagini nitide, ma ti limiti a raccontare con apparente distacco attraverso frasi come "Avanzavo lentamente nella fitta boscaglia". Una frase simile non dà sufficienti coordinate contestuali per coinvolgere ed è appesantita da un avverbio modale e da un aggettivo sbrigativo e formulare.
Una frase come "ansioso di incontrare i miei avi che vivevano nel mondo di sotto, avi di anima che mai avrei potuto conoscere e che eppure conoscevo in questo mondo selvaggio e impossibile" non propone nulla di interessante al lettore che non capisce di che si parla. Non si coglie l'elemento interessante per il protagonista né le motivazioni che lo portano a queste considerazioni. Il lettore è distante. Quando lo informi "ero io a vent'anni" l'informazione cade nel vuoto, perché non abbiamo idea dell'età del protagonista. Potrebbe averne anche solo ventidue, o trenta, ma anche cento. E quindi? Quali sono le implicazioni?
Seguono domande retoriche senza risposta che non aumentano la curiosità del lettore e, dopo un viaggio di cui ancora non si capisce l'importanza o l'impellenza, finiamo con il protagonista che si trova internamente disgregato, ma il finale non concorda col l'inizio e pare tutto superfluo.
Insomma, c'è poca consapevolezza del lettore e poca attenzione al risultato.
La mia impressione è che tu ti stia ancora concentrando troppo su te stessa e sul tuo vissuto. Non è sbagliato, ma hai bisgono di affinare la tua tecnica e di conoscere meglio gli strumenti del mestiere per arrivare al lettore con tutto il tuo ricco bagaglio interiore.
Mi spiace Sarah, ma ti assegno un timido pollice ni. Sicuramente farai meglio andando avanti, non mollare (nonostante la mia crudeltà)!
Racconto che mostra la tua inesperienza. Non è un male, è una condizione necessaria da attraversare, ma sono qui per commentare il racconto, quindi passiamo al testo.
Parti col presente e passi al passato remoto, da una confessione superflua a un racconto poco incisivo di un'esperienza personale poco permeata sulla curiosità di ciò che sta per accadere. Il protagonista rischia qualcosa o sta solo meditando? Al lettore non è chiara la posta in gioco. Un po' ridondante quando, in così poche righe, ricordi che Scoiattolo e Aquila sono le guide e che ci troviamo nel mondo di sotto (intendo che citi queste informazioni più volte). Queste ripetizioni rendono un testo poco accattivante ancor più pesante alla lettura, facci caso.
Non ci sono immagini nitide, ma ti limiti a raccontare con apparente distacco attraverso frasi come "Avanzavo lentamente nella fitta boscaglia". Una frase simile non dà sufficienti coordinate contestuali per coinvolgere ed è appesantita da un avverbio modale e da un aggettivo sbrigativo e formulare.
Una frase come "ansioso di incontrare i miei avi che vivevano nel mondo di sotto, avi di anima che mai avrei potuto conoscere e che eppure conoscevo in questo mondo selvaggio e impossibile" non propone nulla di interessante al lettore che non capisce di che si parla. Non si coglie l'elemento interessante per il protagonista né le motivazioni che lo portano a queste considerazioni. Il lettore è distante. Quando lo informi "ero io a vent'anni" l'informazione cade nel vuoto, perché non abbiamo idea dell'età del protagonista. Potrebbe averne anche solo ventidue, o trenta, ma anche cento. E quindi? Quali sono le implicazioni?
Seguono domande retoriche senza risposta che non aumentano la curiosità del lettore e, dopo un viaggio di cui ancora non si capisce l'importanza o l'impellenza, finiamo con il protagonista che si trova internamente disgregato, ma il finale non concorda col l'inizio e pare tutto superfluo.
Insomma, c'è poca consapevolezza del lettore e poca attenzione al risultato.
La mia impressione è che tu ti stia ancora concentrando troppo su te stessa e sul tuo vissuto. Non è sbagliato, ma hai bisgono di affinare la tua tecnica e di conoscere meglio gli strumenti del mestiere per arrivare al lettore con tutto il tuo ricco bagaglio interiore.
Mi spiace Sarah, ma ti assegno un timido pollice ni. Sicuramente farai meglio andando avanti, non mollare (nonostante la mia crudeltà)!
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