Saper lasciare andare

Appuntamento alle 21.00 di lunedì 16 gennaio con un tema di Giorgio Lupo, scrittore e Direttore Artistico del Temini Book Festival! Edizione con limite massimo di caratteri fissato a 4000 spazi inclusi!
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F.M.Rigget
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Saper lasciare andare

Messaggio#1 » lunedì 16 gennaio 2023, 23:53

Era seduto sul divano del salotto. Le gambe raccolte al busto, la testa china sul petto.
Fuori dalla finestra il sole iniziava a cercare il giusto giaciglio tra i tetti spioventi, a V capovolta, delle case del vicinato. Le dita storte e scure del tiglio del giardino, rese ossute dall’inverno, tessevano trame di ombre sul muro alle sue spalle.
Lui non si voltò. Sapeva che, altrimenti, sarebbe morto di paura.
Che stupido, non era più così piccolo da dover temere gli orrori del buio. Eppure, era più forte di lui. Quando era solo tutto sembrava più grande, più spaventoso, più difficile. E lui non aveva più la forza di alzare la voce per ricordare a chicchesia che in quella casa era meglio non fare strani scherzi.
Inspirò a fondo, poi espirò piano, portando fuori dal petto un piccolo sibilo rauco che si spense a contatto con l’aria.
Quanto tempo era passato da quando si era svegliato? Un’eternità. Eppure il tempo era un concetto così effimero… glielo sentiva ripetere spesso.
La notte, quando fuori i lampioni iniziavano a spegnersi e a lasciare che il sole tornasse l’unica luce ad illuminare il giardino davanti a casa, lei era solita sedersi sulla vecchia poltrona che profumava della sua stessa pelle. I capelli sciolti sulle spalle e gli occhi scuri, dal taglio affilato, che scrutavano il bordo della tazza piena di acqua bollente, erba e fiori che teneva tra le mani.
Alcune volte, lei gli sorrideva. Accadeva quando si ricordava di avere la forza di farlo.
“Sai,” appena sveglia aveva la voce bassa, resa rauca dal sonno interrotto prematuramente. “il tempo è solo un concetto. Io credo di aver sbagliato tutto, ma in realtà non è così. Ognuno ha il suo percorso. Dovremmo semplicemente smettere di pensare alla vita come una corsa ad ostacoli. Io dovrei smettere di pensare alla vita come ad una corsa ad ostacoli e imparare a lasciar andare…”
Aveva ragione. Lei aveva sempre ragione. E se esistevano più ragioni al mondo, allora le aveva tutte. Eppure, questo lei non riusciva a capirlo.
Aveva passato la sua vita a osservarla, a sedere in silenzio al suo fianco mentre piangeva con la testa sulle ginocchia e le braccia riverse per terra. E non rimpiangeva nulla. Oh no. Viveva per quei momenti come per quelli in cui, forte di un’energia tutta nuova, lei trovava la forza di uscire e fare qualcosa di diverso rispetto ai soliti giretti intorno all’isolato.
In quelle occasioni andavano sempre al parco, perché era lì che potevano correre, ridere e poi buttarsi sull’erba. La pancia all’aria, la carezza del sole sul viso…
Qualcuno, all’esterno, urlò un avvertimento confuso ad una macchina che stava parcheggiando. Non capì niente di quello che era stato detto, ma colse l’occasione di essersi ripreso dai suoi pensieri per alzarsi e stiracchiare un po’ il corpo vecchio e dolente.
Sbadigliò, poi si trascinò in cucina facendo attenzione a non sbattere da nessuna parte. Niente da mangiare, come al solito. Avrebbe dovuto aspettare ancora.
Dall’esterno non arrivava più alcuna luce se non quella di un lampione distante. La casa era così vuota senza di lei. Tutto sembrava più grande, più spaventoso, più difficile… più pesante.
Eppure, tutto cambiava in un attimo quando la serratura di casa scattava al primo giro di chiavi, poi al secondo.
«Byron?» Una luce si accese nel corridoio, illuminando la figura di una ragazza chiusa in un cappotto pesante. «Eccolo il mio amore!» Strillò lei, lasciandosi cadere a terra e buttando le braccia in avanti.
In un istante, l’abbraccio.

Aveva passato la sua vita a osservarla, ad ascoltarla mentre chiedeva al vento quale fosse il loro posto nel mondo. Poi, un giorno, lei aveva smesso di fare quella domanda. E da allora aveva iniziato a sorridere più spesso. Piano, quasi timidamente, come se stesse riscoprendo il modo di farlo davvero.
Non sapeva bene cosa fosse cambiato, ma una cosa la sapeva: per lei, adesso, la vita era più leggera. Proprio come accadeva a lui quando la vedeva tornare a casa.
Scodinzolò. Era felice.


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antico
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#2 » martedì 17 gennaio 2023, 0:02

Ciao Federica! Caratteri e tempo ok, buona GIORGIO LUPO EDITION!

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F.M.Rigget
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#3 » martedì 17 gennaio 2023, 0:33

Ciao Antico <3

Grazie e buona serata! ^^
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Cinzia Fabretti
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#4 » mercoledì 18 gennaio 2023, 15:03

Buongiorno Federica. Tema direi centrato. Si può percepire l’esistenza come un groviglio di situazioni che schiaccia, o si può imparare a deporre certi pesi, a lasciar correre. Un po’ tutti sperimentiamo la prima condizione, e la sensazione di sollievo quando impariamo a lasciar andare, a ridimensionare, a dare più valore a noi stessi. Non sappiamo granché della donna che vive questo percorso, non è lei la voce narrante. Ma sappiamo che sta imparando a sorridere di più e con più convinzione. Un solo appunto: che la voce narrante sia un animale l’ho sospettato subito, ma l’autrice tenta giustamente di non darmi subito conferma. Però, usa un trucco che viola una sorta di regola della scrittura: non ingannare mai il lettore. Se scrivi che qualcuno è ’seduto sul divano del salotto’, e che ha ‘le gambe raccolte al busto’, non parli di un animale ma di un essere umano. Avrei tentato di mostrare la scena in modo diverso, (tipo: dal divano vedeva oltre la finestra ecc. ecc.) senza usare né la parola zampe (rivelatrice) né quella gambe (altrettanto rivelatrice e dunque, in più, ingannatrice). Fatta eccezione per questo minuscolo appunto, davvero un bel racconto.

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Daniele
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#5 » mercoledì 18 gennaio 2023, 23:31

Ciao Federica, piacere di rileggerti, se non sbaglio è la seconda volta che mi tocca votarti!
Come la scorsa volta ho trovato originale il racconto è l'ho apprezzato, hai una scrittura particolare e non mi spiace affatto leggerti. Unica cosa, il modo in cui mascheri all'inizio il fatto che il pdv sia un cane è un po scorretto... accetto il lui (potevi magari trovate un nome adatto sia a cani sia a umani, il più banale che mi viene in mente è un "Oscar" per dire), ma parlare di gambe è un po' scorretto devo dire... per il resto interessante il punto di vista dell'animale che se potesse pensare come un umano probabilmente potrebbe davvero pensare e provare quelle sensazioni. Mi piace quando si osa in questo senso e si ipotizzano questioni che non hanno una controprova certa reale.
In definitiva un buon racconto che personalmente ho apprezzato, buona prova!

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Michael Dag
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#6 » giovedì 19 gennaio 2023, 17:25

Il punto di vista dell'animale è una sfida durissima, ci abbiamo provato tutti almeno una volta e con pessimi risultati. Tu invece, l'hai reso davvero bene. Ok,è vero, hai parlato di braccia e gambe, ma alla fine siamo noi umani a chiamare zampe gli arti degli animali. Perché non dovremo avere anche noi delle zampe superiori, invece che le braccia? Secondo me il tuo è un trucco lecito.

Anche l'interpretazione mi è piaciuta. Questo mese non era affatto facile, il tuo è uno dei pochi racconti che ha davvero colto il senso.
L'appunto che ti faccio è una sottigliezza di stile: usi troppi pronomi. Rileggi bene il testo, ti accorgerai che hai iniziato la frase con "lui" qualche volta di troppo.

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Pretorian
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#7 » sabato 21 gennaio 2023, 14:46

Ciao, Rigget e piacere di leggerti.

Giuro, ero convintissimo di aver già commentato questa storia, ma probabilmente devo aver scritto il commento e poi devo essermi dimenticato di inviarlo. Dunque, ho molto apprezzato tanto il colpo di scena finale quanto il modo con cui hai disseminato la vicenda di tanti piccoli elementi che acquistano tutto un altro significato con una seconda lettura alla luce della scoperta finale. Stilisticamente parlando, il racconto è discreto, ma dovresti lavorare su un più corretto dosaggio degli aggettivi e magari evitare alcune esagerazioni che suonano troppo enfatiche (tutta la parte dell'ombra del tiglio è troppo ampollosa). Anche l'unico dialogo è troppo pesante: prova a calarlo nella vita reale e dimmi se ti vedi una persona normale con la tazza di thè in mano a parlare con il cane dell'inesistenza del tempo.
Niente di grave che un po' di pratica non possa ridurre.

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gcdaddabbo
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#8 » sabato 21 gennaio 2023, 16:31

Ciao Federica! Piacere di rileggerti. Inutile negarlo, il tuo legame con i felini casalinghi lo annunci già nella tua stessa presentazione. Devo ammettere che sono rimasto comunque intrappolato tra le parole fino allo scodinzolamento finale. Ho dovuto perciò rileggere la storia da un’altezza di un mezzo metro circa. Non mi hanno convinto le dita storte del tiglio. Il tema c’é. L’atmosfera è diafana, impalpabile, la lettura scorrevole. Gambe o zampe non fa differenza. Un buon lavoro tutto sommato. Buona Giorgio Lupo edition!

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F.M.Rigget
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#9 » martedì 24 gennaio 2023, 15:21

Cinzia Fabretti ha scritto:Buongiorno Federica. Tema direi centrato. Si può percepire l’esistenza come un groviglio di situazioni che schiaccia, o si può imparare a deporre certi pesi, a lasciar correre. Un po’ tutti sperimentiamo la prima condizione, e la sensazione di sollievo quando impariamo a lasciar andare, a ridimensionare, a dare più valore a noi stessi. Non sappiamo granché della donna che vive questo percorso, non è lei la voce narrante. Ma sappiamo che sta imparando a sorridere di più e con più convinzione. Un solo appunto: che la voce narrante sia un animale l’ho sospettato subito, ma l’autrice tenta giustamente di non darmi subito conferma. Però, usa un trucco che viola una sorta di regola della scrittura: non ingannare mai il lettore. Se scrivi che qualcuno è ’seduto sul divano del salotto’, e che ha ‘le gambe raccolte al busto’, non parli di un animale ma di un essere umano. Avrei tentato di mostrare la scena in modo diverso, (tipo: dal divano vedeva oltre la finestra ecc. ecc.) senza usare né la parola zampe (rivelatrice) né quella gambe (altrettanto rivelatrice e dunque, in più, ingannatrice). Fatta eccezione per questo minuscolo appunto, davvero un bel racconto.


Ciao Cinzia, piacere di conoscerti!
Ti ringrazio per il punto di vista che mi offri, lo trovo incredibilmente interessante!
In realtà, devo essere onesta, non ho scritto con l'intenzione di ingannare il mio lettore: la mia idea, mentre scrivevo di braccia e di gambe, era fondata sul fatto che penso sempre che gli animali si riferiscono ai loro arti come noi ai nostri (non so se quello che sto dicendo ha un senso. Pensavo sarebbe stata una buona idea commentare in pausa pranzo... mi sbagliavo #help)!

Se hai avuto la sensazione di essere ingannata probabilmente dipende dal fatto che non ho saputo scegliere bene le parole e i termini da utilizzare.
Tu come ti saresti mossa per evitare questo effetto che ho dato io a te? Come avresti descritto? Se ti va, mi farebbe piacere un confronto, perché è una cosa su cui non avevo riflettuto!

Ti ringrazio in anticipo, anche per questo commento, mi ha dato molto su cui riflettere!
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F.M.Rigget
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#10 » martedì 24 gennaio 2023, 15:29

Daniele ha scritto:Ciao Federica, piacere di rileggerti, se non sbaglio è la seconda volta che mi tocca votarti!
Come la scorsa volta ho trovato originale il racconto è l'ho apprezzato, hai una scrittura particolare e non mi spiace affatto leggerti. Unica cosa, il modo in cui mascheri all'inizio il fatto che il pdv sia un cane è un po scorretto... accetto il lui (potevi magari trovate un nome adatto sia a cani sia a umani, il più banale che mi viene in mente è un "Oscar" per dire), ma parlare di gambe è un po' scorretto devo dire... per il resto interessante il punto di vista dell'animale che se potesse pensare come un umano probabilmente potrebbe davvero pensare e provare quelle sensazioni. Mi piace quando si osa in questo senso e si ipotizzano questioni che non hanno una controprova certa reale.
In definitiva un buon racconto che personalmente ho apprezzato, buona prova!


Ciao Dani, eccoci di nuovo qui!
Sì, se non sbaglio penso che questa sia la seconda volta che hai l'onere di commentarmi, ma anche stavolta non mi hai deluso: ho apprezzato il tuo punto di vista!

Come dicevo a Cinzia nel commento prima, la mia idea non era quella di ingannare il lettore (avendo attribuito al cane un modo di ragionare molto umano, nella mia immaginazione era carino che pensasse al proprio corpo come a quello di un uomo), ma se è così che ti sei sentito, temo dipenda dal fatto che non ho saputo ben strutturare la descrizione attorno ai ragionamenti.

Attenzione, è senza dubbio vero che volessi accompagnare il lettore al "plot twist" finale, ma non volevo che questo mio tentativo fosse vissuto come un inganno. In realtà speravo di offrire un finale dolce, perché è davvero così che immagino i sentimenti dei nostri animali.
Tu come avresti organizzato la descrizione per non incorrere nel rischio di far sentire il lettore preso con il cappio al collo?

Ti ringrazio comunque per il tuo commento, spero che ci saranno altre occasioni di confronto <3
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F.M.Rigget
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#11 » martedì 24 gennaio 2023, 15:37

Michael Dag ha scritto:Il punto di vista dell'animale è una sfida durissima, ci abbiamo provato tutti almeno una volta e con pessimi risultati. Tu invece, l'hai reso davvero bene. Ok,è vero, hai parlato di braccia e gambe, ma alla fine siamo noi umani a chiamare zampe gli arti degli animali. Perché non dovremo avere anche noi delle zampe superiori, invece che le braccia? Secondo me il tuo è un trucco lecito.

Anche l'interpretazione mi è piaciuta. Questo mese non era affatto facile, il tuo è uno dei pochi racconti che ha davvero colto il senso.
L'appunto che ti faccio è una sottigliezza di stile: usi troppi pronomi. Rileggi bene il testo, ti accorgerai che hai iniziato la frase con "lui" qualche volta di troppo.


Ciao Mic!
Ti ringrazio per il commento, perché mi ha dato da riflettere. Mi riferisco all'uso dei pronomi.

In realtà, mentre scrivevo questo racconto, ho avuto anche io la percezione di usarne davvero troppi. Mi trovavo però in una situazione per cui non volevo rivelare troppo presto che il protagonista fosse un cane - ritrovandomi così, gioco-forza, a definirlo sempre "lui" - e per diretta conseguenza (essendo che ho deciso di volermi male e utilizzare una prima persona focalizzata, non proprio il mio cavallo di battaglia: di solito scrivo in terza #help) ai fini della differenziazione tra lui e la padrona, quest'ultima continuavo a indicarla con "lei", "lei", "lei".
Questo mi ha crucciato moltissimo, davvero!

Tu come avresti gestito la faccenda per evitare tutti quei pronomi? Anche ora, ripensandoci, non vedo alternative molto plausibili se non forse rielaborare bene le frasi. Che ne dici?

Ti ringrazio per il tuo commento e spero ci saranno presto altre occasioni di confronto! ^^

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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#12 » martedì 24 gennaio 2023, 16:13

Pretorian ha scritto:Ciao, Rigget e piacere di leggerti.

Giuro, ero convintissimo di aver già commentato questa storia, ma probabilmente devo aver scritto il commento e poi devo essermi dimenticato di inviarlo. Dunque, ho molto apprezzato tanto il colpo di scena finale quanto il modo con cui hai disseminato la vicenda di tanti piccoli elementi che acquistano tutto un altro significato con una seconda lettura alla luce della scoperta finale. Stilisticamente parlando, il racconto è discreto, ma dovresti lavorare su un più corretto dosaggio degli aggettivi e magari evitare alcune esagerazioni che suonano troppo enfatiche (tutta la parte dell'ombra del tiglio è troppo ampollosa). Anche l'unico dialogo è troppo pesante: prova a calarlo nella vita reale e dimmi se ti vedi una persona normale con la tazza di thè in mano a parlare con il cane dell'inesistenza del tempo.
Niente di grave che un po' di pratica non possa ridurre.


Ciao Pret!
Stavolta siamo a parti invertite: sei tu a dover commentare me ^^
Non stare a preoccuparti per la tempistica del commento, mi spiace in realtà che tu abbia dovuto riscriverlo!

Per quanto riguarda le tue osservazioni, mi hanno dato da riflettere.
In questa edizione ho provato a lavorare sulle osservazioni che mi sono state fatte da quando sono arrivata a MC e ho cercato di applicare la teoria narratologica e stilistica che sto studiando. Non è stato affatto semplice e in effetti, leggendo il tuo punto di vista, penso di aver ancora un bel po' di strada da fare.
La narrazione pesante è sempre stato il mio tallone d'achille. Stavolta speravo di aver alleggerito, ma a conti fatti penso di poter lavorare maggiormente sulla scelta degli aggettivi (o meglio, su quella dei termini giusti che evitano proprio l'uso degli aggettivi, giusto?). Anche per il dialogo, proverò la prossima volta a snellirlo... in realtà normale lo vedo normale. Io con il mio cane, alle tre di notte, parlo dell'esistenza di Dio. Ma convengo che questo accada quando sono sotto scadenza e non dormo da 48 solide ore. Temo sia rilevante.

Cercherò di mettere in pratica le tue osservazioni!
Ti ringrazio per il commento e spero avremo presto altre occasioni di confronto!

Federica
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F.M.Rigget
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#13 » martedì 24 gennaio 2023, 16:21

gcdaddabbo ha scritto:Ciao Federica! Piacere di rileggerti. Inutile negarlo, il tuo legame con i felini casalinghi lo annunci già nella tua stessa presentazione. Devo ammettere che sono rimasto comunque intrappolato tra le parole fino allo scodinzolamento finale. Ho dovuto perciò rileggere la storia da un’altezza di un mezzo metro circa. Non mi hanno convinto le dita storte del tiglio. Il tema c’é. L’atmosfera è diafana, impalpabile, la lettura scorrevole. Gambe o zampe non fa differenza. Un buon lavoro tutto sommato. Buona Giorgio Lupo edition!


Ciao Gc (perdonami, sono nuova di MC e non so come ti chiami #help)!
In realtà descrivevo un cane, ma insomma cani e gatti bene o male siamo lì. Con l'eccezione che cani > gatti, e su questo spero saremo d'accordo, altrimenti........... è_é (HAAHHA)

Le dita storte del tiglio mi sono state fatte notare anche da Pretorian. Nella mia mente era una bella immagine da evocare, ma forse troppo ampollosa, inutilmente "poetica" in un contesto narrativo come quello da me evocato.
Devo senza dubbio lavorare ancora molto sullo snellimento del testo, già il fatto che tu abbia trovato la lettura scorrevole mi rende tanto felice. Sto studiando narratologia e stilistica, ma credimi, mi sento ancora un pesce fuor d'acqua! Ho un bel po' su cui lavorare, ma con un po' di pratica sono certa che possa andare meglio!

Grazie per il commento, spero avremo presto l'occasione di confrontarci ancora!

Federica
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Cinzia Fabretti
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#14 » martedì 24 gennaio 2023, 17:15

F.M.Rigget ha scritto:
Cinzia Fabretti ha scritto:Buongiorno Federica. Tema direi centrato. Si può percepire l’esistenza come un groviglio di situazioni che schiaccia, o si può imparare a deporre certi pesi, a lasciar correre. Un po’ tutti sperimentiamo la prima condizione, e la sensazione di sollievo quando impariamo a lasciar andare, a ridimensionare, a dare più valore a noi stessi. Non sappiamo granché della donna che vive questo percorso, non è lei la voce narrante. Ma sappiamo che sta imparando a sorridere di più e con più convinzione. Un solo appunto: che la voce narrante sia un animale l’ho sospettato subito, ma l’autrice tenta giustamente di non darmi subito conferma. Però, usa un trucco che viola una sorta di regola della scrittura: non ingannare mai il lettore. Se scrivi che qualcuno è ’seduto sul divano del salotto’, e che ha ‘le gambe raccolte al busto’, non parli di un animale ma di un essere umano. Avrei tentato di mostrare la scena in modo diverso, (tipo: dal divano vedeva oltre la finestra ecc. ecc.) senza usare né la parola zampe (rivelatrice) né quella gambe (altrettanto rivelatrice e dunque, in più, ingannatrice). Fatta eccezione per questo minuscolo appunto, davvero un bel racconto.


Ciao Cinzia, piacere di conoscerti!
Ti ringrazio per il punto di vista che mi offri, lo trovo incredibilmente interessante!
In realtà, devo essere onesta, non ho scritto con l'intenzione di ingannare il mio lettore: la mia idea, mentre scrivevo di braccia e di gambe, era fondata sul fatto che penso sempre che gli animali si riferiscono ai loro arti come noi ai nostri (non so se quello che sto dicendo ha un senso. Pensavo sarebbe stata una buona idea commentare in pausa pranzo... mi sbagliavo #help)!

Se hai avuto la sensazione di essere ingannata probabilmente dipende dal fatto che non ho saputo scegliere bene le parole e i termini da utilizzare.
Tu come ti saresti mossa per evitare questo effetto che ho dato io a te? Come avresti descritto? Se ti va, mi farebbe piacere un confronto, perché è una cosa su cui non avevo riflettuto!

Ti ringrazio in anticipo, anche per questo commento, mi ha dato molto su cui riflettere!


Come ti dicevo nel primo commento, avrei tentato di evitare termini che la lingua italiana usa in modo preciso per gli uomini. Ti credo assolutamente che non fosse tua intenzione ingannare, ma proprio perché entrare nel punto di vista di un animale potrebbe tornarti spontaneo in altre situazioni (anche io ci ho provato più volte, e forse per questo avevo maturato queste riflessioni) direi che puoi trarre da questa prova un'esperienza utile. Aggira l'ostacolo, la prossima volta; lascia che il lettore si chieda chi sta parlando e lascialo col dubbio. Se scrivi: saltò in piedi, dici che è un uomo. Se scrivi: saltò su, lasci indeterminato il protagonista. Un esempio da nulla, ma solo per farmi capire. Alla prossima!

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F.M.Rigget
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#15 » martedì 24 gennaio 2023, 18:25

Cinzia Fabretti ha scritto:Come ti dicevo nel primo commento, avrei tentato di evitare termini che la lingua italiana usa in modo preciso per gli uomini. Ti credo assolutamente che non fosse tua intenzione ingannare, ma proprio perché entrare nel punto di vista di un animale potrebbe tornarti spontaneo in altre situazioni (anche io ci ho provato più volte, e forse per questo avevo maturato queste riflessioni) direi che puoi trarre da questa prova un'esperienza utile. Aggira l'ostacolo, la prossima volta; lascia che il lettore si chieda chi sta parlando e lascialo col dubbio. Se scrivi: saltò in piedi, dici che è un uomo. Se scrivi: saltò su, lasci indeterminato il protagonista. Un esempio da nulla, ma solo per farmi capire. Alla prossima!


Ci sta perfettamente, penso di aver capito!
Cercherò di mettere in pratica il tuo suggerimento, aspetto pareri la prossima volta ^^

Grazie ancora, davvero!
Alla prossima<3
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Polly Russell
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#16 » mercoledì 25 gennaio 2023, 18:00

Ciao e ben trovata!
Le gambe te le potevi proprio risparmiare! XD
Nel senso che se avessi usato la parola piedi, per dire, avresti avuto un risultato ottimo e nessuno si sarebbe sentito ingannato. Anzi ti dirò di più, a parte quel particolare, si capisce che non si sta parlando di un umano. prima è piccolo e spaventato, poi parla del suo corpo vecchio, le corse al parco, odori, sensazioni e sudditanza… insomma io non ho avuto la sensazione che si trattasse di una persona. Non ho nemmeno pensato a un cane finché non ha scodinzolato, ma comunque avevo subodorato un animale. Per cui potevi spiattellarcelo subito, saremmo entrati in empatia con lui prima e non credo che il pezzo avrebbe perso verve.
Detto questo, mi manca un po’ il non sapere cosa angustia la sua umana. All’inizio credevo fosse malata, invece forse ha avuto un periodo di depressione… insomma la mia curiosità avrebbe voluto capire cosa la affliggeva prima e cosa l’ha risollevata dopo. magari proprio dal punto di vista del cane, che ci avrebbe fatto capire a “parole sue” cosa la turbava.
Comunque una lettura piacevole.
Polly

Giovanni P
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Re: Saper lasciare andare

Messaggio#17 » giovedì 26 gennaio 2023, 11:42

Ciao Federica,

il racconro mi è piaciuto molto e il tema direi che è più che centrato. Ci sono molte decrizioni che però non stonano e non appesantiscono il racconto. E' interessante come hai costruito questo racconto seguendo il punto di vista di un animale, cosa non banale né semplice.

Ottimo lavoro.

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