La cella

Appuntamento alle 21.00 di lunedì 16 gennaio con un tema di Giorgio Lupo, scrittore e Direttore Artistico del Temini Book Festival! Edizione con limite massimo di caratteri fissato a 4000 spazi inclusi!
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AndreaCrevola
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La cella

Messaggio#1 » martedì 17 gennaio 2023, 0:56

Le catene stridono, tirate delle ruote dentate. Sul terriccio umido della cella si stende un tappeto sfavillante. Non ho il coraggio di tenere lo sguardo sul pannello di pietra mentre si solleva. L’aria rovente della piazza invade la cella. Mi illudo che il calore sia una coperta con cui mia madre mi ha avvolto. Non sarà peggio degli scorsi giorni, mi dico.
Gli ingranaggi cessano di triturare l’attesa. La folla all’esterno urla, fischia e lancia pietre contro le sbarre.
Non riesco ad alzare lo sguardo ma devo trascinare i piedi fino al varco. Le frustate sono una punizione peggiore, anche se la scelta tra le due sofferenze è ormai indifferente. Mi aggrappo al metallo ruvido e appoggio la guancia alla grata, come se porgere un solo occhio e un solo orecchio possano dimezzare la pena.
Sul piazzale, la gente è disposta ad arco. Aumentano ogni giorno. Io sono l’attrazione della città. I mercanti di passaggio ricevono inviti per unirsi alla mia umiliazione. Il mio nome è un modo per indicare la vergogna. La mia storia sarà una favola che i bambini ascolteranno per scoprire le conseguenze del tradimento.
Cerco la causa della mia disgrazia e il monito del mio errore oltre gli edifici della piazza. Anche oggi la torre è cresciuta, inarrestabile. Potevo stare sulla sua vetta, cullato dai venti, onorato dal Re come il suo più grande architetto. Maledette furono le mie parole!
Uomini e donne volgono il capo. Il sacerdote è accompagnato dalle guardie e dal brusio dei presenti. La folla sembra trattenere il respiro e lascia passare il messo del Re. I soldati delimitano la scena. Il sacerdote prosegue. Le frange della sua tunica danzano sul tintinnio dei monili. Incrocia le braccia appena sotto la barba, legata da un nastro di lino bianco. Digrigna i denti. Sputa a terra proprio davanti ai suoi sandali dorati.
Il pubblico ride, come liberato, e riprende a insultare.
Il sacerdote alza un braccio per imporre il silenzio. «Popolo del grande Re Nimrod, ascolta!»
La gente ubbidisce. Almeno metà di loro si inchina a terra.
«Anche oggi siete numerosi. Il sovrano è grato a coloro che rinunciano ad arare i campi, a cuocere il pane e a tessere le vesti per assistere alla punizione della spia. Voleva rivelare i piani della torre ai nostri nemici, perché potessero edificarne una più imponente. E con quale motivazione?» Il sacerdote abbassa il braccio in attesa di una risposta dalla folla timorata. «Questa serpe voleva donare ai nostri nemici la gloria del nostro popolo! Solo Re Nimrod sa quello che è giusto per noi. Questo ratto credeva di essere superiore al Re! E ora guardate: è indegno del vostro sguardo!»
L’odio di centinaia di occhi spreme umiliazione dal mio animo. Gridano: traditore, canaglia, feccia… Insulti che si rinnovano ogni giorno da anni, ma che trafiggono come spade appena forgiate.
Vorrei gridare loro che sono pentito, che ho compreso il mio errore, che mai più ambirò a sostituirmi al Re. Sono e sarò per sempre l’ultimo degli ultimi.
Alzo il capo al cielo, pronto a crollare nell’oscurità della mia cella fino a domani.
Dio, almeno tu perdona questo tuo figlio sconfitto.
Un lampo accende il cielo, improvviso.
La folla cessa di gridare e ascolta un tuono interminabile.
Lo sguardo del sacerdote ha perso d’un tratto ogni superbia.
Una donna rompe il silenzio. «La torre! La torre!»
La sua vetta è in fiamme. Una saetta ne sbriciola la sommità. Una terza spezza la torre a metà. Il troncone si inclina verso il cuore della città. Si schianta sul palazzo del Re.
Macigni rimbalzano sui tetti. I miei aguzzini scappano.
Scappo verso il fondo della cella. Il pavimento trema, madre mia. Attendo lo schianto che segnerà la fine della mia pena.
Un masso sfonda la parete della cella. I mattoni sbalzati percorrono traiettorie miracolose.
Tasto il mio corpo illeso, diventato ora più leggero dell’aria.
Metto la testa oltre lo squarcio creato dal masso. Nel piazzale non è rimasto nessuno di vivo.
Da un muro crollato emerge un sandalo dorato.
Mi volto e fuggo da Babele.



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antico
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Re: La cella

Messaggio#2 » martedì 17 gennaio 2023, 1:00

Ciao Andrea! Parametri ok, buona GIORGIO LUPO EDITION!

Ps: scusa se non ti ho risposto sulle modifiche al racconto dello scorso mese, ma le ho apportate ;)

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AndreaCrevola
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Re: La cella

Messaggio#3 » martedì 17 gennaio 2023, 1:03

Grazie, ho visto la modifica e apprezzato molto!

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Pretorian
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Re: La cella

Messaggio#4 » mercoledì 18 gennaio 2023, 0:24

Ciao, Andrea e piacere di leggerti.
Posto che sto mantenendo una larga interpretazione del tema, ma ancora non comprendo come il crollo della torre di Babele si riconduca alla "insostenibile leggerezza". A livello di trama, non riesco a comprendere il collegamento tra l'intervento divino e l'operato dell'architetto: in fondo, da quello che sembra emergere, parliamo di una persona che ha venduto i segreti del suo sovrano a degli stranieri, mentre la tradizionale interpretazione è che il crollo fu causato dall'arroganza degli uomini.
A livello di stile è una buona prova. Forse mantenere un po' meno enfasi su certi termini (ad esempio, il tappeto sfavillante nella cella ha necessitato più di una lettura per essere compreso), ma nulla che un po' di esperienza in più non possa risolvere.
Alla prossima

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AndreaCrevola
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Re: La cella

Messaggio#5 » mercoledì 18 gennaio 2023, 10:32

Ciao Pretorian, grazie di avermi letto.
La premessa alle mie risposte è che le accolgo tutte in senso costruttivo e che - se hai fatto queste annotazioni - ci sarà un motivo.

Pretorian ha scritto:Ciao, Andrea e piacere di leggerti.
Posto che sto mantenendo una larga interpretazione del tema, ma ancora non comprendo come il crollo della torre di Babele si riconduca alla "insostenibile leggerezza".


Il racconto voleva esprimere il contrasto tra la "pesantezza" dell'ambientazione e dell'interiorità del personaggio con la "imprevedibile" leggerezza data dalla liberazione finale.

Pretorian ha scritto:A livello di trama, non riesco a comprendere il collegamento tra l'intervento divino e l'operato dell'architetto: in fondo, da quello che sembra emergere, parliamo di una persona che ha venduto i segreti del suo sovrano a degli stranieri, mentre la tradizionale interpretazione è che il crollo fu causato dall'arroganza degli uomini.


La mia idea era presentare un personaggio che ha peccato di superbia ed è stato punito per questo. Ha pensato che potesse sostituirsi al re nel valutare cosa fosse meglio per il popolo (almeno, questo doveva trasparire dal testo) e per questo è stato condannato a essere umiliato ogni giorno secondo la classica legge del taglione. Ho cercato di presentare poi un popolo e un sacerdote che si sentono molto migliori di lui e che quindi sono altrettanti "peccatori". Il protagonista ha un momento di pentimento, in cui riconosce di essere l'ultimo degli ultimi e chiede perdono a Dio. La torre crolla per colpa della superbia della città (o del Re), ma lui viene salvato in modo "imprevedibile".

Pretorian ha scritto:A livello di stile è una buona prova. Forse mantenere un po' meno enfasi su certi termini (ad esempio, il tappeto sfavillante nella cella ha necessitato più di una lettura per essere compreso), ma nulla che un po' di esperienza in più non possa risolvere.
Alla prossima


Ti ringrazio e concordo con la tua nota: già scrivendo avevo notato una certa pomposità di alcune espressioni e concordo che alcune metafore potevano essere più chiare. Rispetto alla mia prova precedente, volevo dare al testo un tono meno secco e neutro. Insomma, ci ho provato ;-)

Cinzia Fabretti
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Re: La cella

Messaggio#6 » mercoledì 18 gennaio 2023, 14:59

Buongiorno, Andrea. Ho letto con piacere il racconto, la cornice storica che hai ideato è, per i miei gusti, affascinante. Naturalmente hai rielaborato in termini personali la vicenda leggendaria della torre di Babele che, però, fin dal suo comparire sullo sfondo anticipa il finale, riducendo l’imprevedibilità del racconto. Per il resto, ho alcuni dubbi sugli accadimenti. Ho avuto l'impressione che le accuse di aver offerto a stranieri i piani della torre fossero false, perché si maledice non per aver venduto delle carte, ma per aver pronunciato certe parole. Ovvio che la sofferenza che subisce spingerebbe qualsiasi uomo a pentirsi di aver parlato in un certo modo, ma potrebbe aver parlato contro il progetto della torre per semplice prudenza? E nella convinzione di essere nel giusto? E poi, perché si rivolge a Dio chiedendo perdono? Non dovrebbe chiedere il soccorso, che infatti arriva? Alla fine, il mio dubbio è di non aver compreso bene tutto. Le suggestioni suggerite dalle descrizioni sono state, però, molto gradevoli.

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AndreaCrevola
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Re: La cella

Messaggio#7 » mercoledì 18 gennaio 2023, 15:11

Grazie Cinzia

Cinzia Fabretti ha scritto:Buongiorno, Andrea. Ho letto con piacere il racconto, la cornice storica che hai ideato è, per i miei gusti, affascinante. Naturalmente hai rielaborato in termini personali la vicenda leggendaria della torre di Babele che, però, fin dal suo comparire sullo sfondo anticipa il finale, riducendo l’imprevedibilità del racconto.


Secondo te sarebbe stato meglio che non se ne parlasse proprio o che accennassi alla torre in modo generico, per esempio parlando solo di una grande costruzione?

Cinzia Fabretti ha scritto:Per il resto, ho alcuni dubbi sugli accadimenti. Ho avuto l'impressione che le accuse di aver offerto a stranieri i piani della torre fossero false, perché si maledice non per aver venduto delle carte, ma per aver pronunciato certe parole.


Ho pensato che nell'antica Babele, di carta non ce ne fosse :-) quindi ho limitato la colpa del protagonista ad aver spifferato qualche segreto in relazione ai piani del Re (inteso come "intenzioni")


Cinzia Fabretti ha scritto:Ovvio che la sofferenza che subisce spingerebbe qualsiasi uomo a pentirsi di aver parlato in un certo modo, ma potrebbe aver parlato contro il progetto della torre per semplice prudenza? E nella convinzione di essere nel giusto? E poi, perché si rivolge a Dio chiedendo perdono? Non dovrebbe chiedere il soccorso, che infatti arriva?


Volevo che il protagonista si sentisse spacciato, senza via di uscita, che pensasse a salvare la sua anima perché il corpo ormai era condannato alla cella.

Cinzia Fabretti ha scritto:Alla fine, il mio dubbio è di non aver compreso bene tutto. Le suggestioni suggerite dalle descrizioni sono state, però, molto gradevoli.


Grazie, mi hai dato ottimi spunti di riflessione.

Cinzia Fabretti
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Re: La cella

Messaggio#8 » mercoledì 18 gennaio 2023, 16:08

AndreaCrevola ha scritto:Grazie Cinzia

Cinzia Fabretti ha scritto:Buongiorno, Andrea. Ho letto con piacere il racconto, la cornice storica che hai ideato è, per i miei gusti, affascinante. Naturalmente hai rielaborato in termini personali la vicenda leggendaria della torre di Babele che, però, fin dal suo comparire sullo sfondo anticipa il finale, riducendo l’imprevedibilità del racconto.


Secondo te sarebbe stato meglio che non se ne parlasse proprio o che accennassi alla torre in modo generico, per esempio parlando solo di una grande costruzione?

Cinzia Fabretti ha scritto:Per il resto, ho alcuni dubbi sugli accadimenti. Ho avuto l'impressione che le accuse di aver offerto a stranieri i piani della torre fossero false, perché si maledice non per aver venduto delle carte, ma per aver pronunciato certe parole.


Ho pensato che nell'antica Babele, di carta non ce ne fosse :-) quindi ho limitato la colpa del protagonista ad aver spifferato qualche segreto in relazione ai piani del Re (inteso come "intenzioni")


Cinzia Fabretti ha scritto:Ovvio che la sofferenza che subisce spingerebbe qualsiasi uomo a pentirsi di aver parlato in un certo modo, ma potrebbe aver parlato contro il progetto della torre per semplice prudenza? E nella convinzione di essere nel giusto? E poi, perché si rivolge a Dio chiedendo perdono? Non dovrebbe chiedere il soccorso, che infatti arriva?


Volevo che il protagonista si sentisse spacciato, senza via di uscita, che pensasse a salvare la sua anima perché il corpo ormai era condannato alla cella.

Cinzia Fabretti ha scritto:Alla fine, il mio dubbio è di non aver compreso bene tutto. Le suggestioni suggerite dalle descrizioni sono state, però, molto gradevoli.


Grazie, mi hai dato ottimi spunti di riflessione.



Per quanto attiene alla torre, credo che il tuo citarla sia utile, evoca immediatamente una ambientazione, quindi no, non cambierei. Per ciò che attiene la carta, certo non c'era, ma la scrittura sì e ritengo anche una progettazione tracciata su materiali adatti (tavole d'argilla). Però vedo che avevi in mente una storia precisa che né io né Pretorian abbiamo afferrato bene, il che ti fa comprendere che potresti forse ritoccare qualcosa, perché emerga con più precisione il tuo disegno. Fermo restando che il racconto ha una cornice originale e apprezzabile

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AndreaCrevola
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Re: La cella

Messaggio#9 » mercoledì 18 gennaio 2023, 16:12

Cinzia Fabretti ha scritto:Però vedo che avevi in mente una storia precisa che né io né Pretorian abbiamo afferrato bene, il che ti fa comprendere che potresti forse ritoccare qualcosa, perché emerga con più precisione il tuo disegno.


Certamente! Lo spirito delle mie risposte è proprio questo.

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Daniele
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Re: La cella

Messaggio#10 » mercoledì 18 gennaio 2023, 19:54

Ciao Andrea piacere di averti letto!
Parto con una nota positiva. Mi dai l'impressione di sapere quel che fai quando scrivi, hai fatto una scelta stilistica e la hai condotta in modo coerente, ti sei calato nella situazione e ti sei informato prima di scrivere, o almeno è quel che ho dedotto io.
Proprio lo stile però, ed è una preferenza personale mia, mi porta fuori dal racconto al posto di immergermi. Ho contato 33 frasi brevi intervallate da punti prima che il re iniziasse il discorso, mi sono perso diverse volte e mi veniva voglia di saltare avanti per capire se finalmente arrivasse un dialogo o succedesse davvero qualcosa. Davvero troppe e con un ritmo troppo omogeneo per i miei gusti, so che da diverse correnti di pensiero è apprezzata come condotta ma a me fa troppo effetto elenco della spesa. Piuttosto avrei spezzato ogni 3/4 frasi con un pensiero diretto o qualcosa di davvero significativo, diverse micro azioni mi sono sembrate superflue. Ribadisco però che è una preferenza e necessità mia.
A livello di contenuti generalmente il deus ex machina non lo apprezzo molto, preferisco situazioni con più agency o causa/effetto, ma in questo particolare tema secondo me ci stava.
Lo rileggerò nuovamente prima di stilare la classifica perché lo stile, per le ragioni scritte prima, mi rende personalmente difficile la lettura e ho paura di perdere qualcosa a livello.di significativo.
Sono curioso di rileggerti in futuro perché comunque percepisco che l'intenzione di scrittura è giusta, ma non so se definirla migliorabile oppure definire me in parte inadatto come lettore.

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Michael Dag
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Re: La cella

Messaggio#11 » giovedì 19 gennaio 2023, 16:49

Sarà che ultimamente sto bazzicando la mitologia ebraica ma ho capito subito la cornice in cui è ambientato il racconto e la cosa mi è piaciuta.
La sofferenza del protagonista è molto sentita.
Una cosa che mi ha stonato è che dopo anni di pubblica umiliazione la gente mi pare ancora troppo esaltata, ma è un dettaglio.
Buono lo stile, buona la semina del sandalo dorato del sacerdote.. insomma, un buon racconto che ho letto volentieri.

Un masso sfonda la parete della cella. I mattoni sbalzati percorrono traiettorie miracolose.
Tasto il mio corpo illeso, diventato ora più leggero dell’aria.

Bellissimo passaggio, bravo!

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gcdaddabbo
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Re: La cella

Messaggio#12 » sabato 21 gennaio 2023, 16:27

Ciao Andrea! Mi ritrovo con piacere a leggerti. Non sono affatto convinto che il tema sia centrato. Basta quel riferimento incomprensibile al corpo diventato più leggero dell’aria? Tutta la storia parla di pesantezza dei materiali, delle sofferenze, delle situazioni. Sei finito in Mesopotamia ai tempi della costruzione della torre di Babele e già questa lontananza rende più gravoso il tutto.
La descrizione dei luoghi, della cella, del piazzale mi piace. La scena con la folla che urla ed il sacerdote che avanza è di effetto. Non capisco come il pavimento possa essere un tappeto sfavillante e la folla ancora così incattivita, ma quello che mi manca è soprattutto la chiusa ad effetto di Escher.

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Polly Russell
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Re: La cella

Messaggio#13 » lunedì 23 gennaio 2023, 23:47

Ciao Andrea!
Devo dire che se non avessi letto la spiegazione che dai nei commenti, io il racconto non lo avrei capito. Non avrei capito l’aderenza al tema, per dirla tutta.
Non capisco quanto possa essere interessante insultare un uomo, per quanto sia un traditore, da far rinunciare ai contadini di arare i campi e agli artigiani di lavorare le loro materie. Nel senso, va bene il primo giorno, forse i primi due o tre, ma qui la cosa va avanti da troppo tempo per giustificare tutta quella folla. A meno che tutta la città non si fermi tre ore al giorno sono per andarlo a insultare.
(A me comunque, avrebbero fatto più male le frustate XD)
Ci sono delle frasi un po’ macchinose, che il talento sfavillante fosse il riverbero del sole nell’arena l’ho capito dopo mezz’ora e non sono nemmeno sicura sia così.
In realtà non capisco nemmeno perché abbia dato via i progetti, in che modo vuole sostituirsi al re?

a parte questi dubbi, sono stata in lena per lui, quindi hai lavorato bene con la costruzione del personaggio e con l’empatia. Bravo!
Polly

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AndreaCrevola
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Re: La cella

Messaggio#14 » martedì 24 gennaio 2023, 8:40

Polly Russell ha scritto:Ciao Andrea!
Devo dire che se non avessi letto la spiegazione che dai nei commenti, io il racconto non lo avrei capito. Non avrei capito l’aderenza al tema, per dirla tutta.
Non capisco quanto possa essere interessante insultare un uomo, per quanto sia un traditore, da far rinunciare ai contadini di arare i campi e agli artigiani di lavorare le loro materie. Nel senso, va bene il primo giorno, forse i primi due o tre, ma qui la cosa va avanti da troppo tempo per giustificare tutta quella folla. A meno che tutta la città non si fermi tre ore al giorno sono per andarlo a insultare.
(A me comunque, avrebbero fatto più male le frustate XD)
Ci sono delle frasi un po’ macchinose, che il talento sfavillante fosse il riverbero del sole nell’arena l’ho capito dopo mezz’ora e non sono nemmeno sicura sia così.
In realtà non capisco nemmeno perché abbia dato via i progetti, in che modo vuole sostituirsi al re?

a parte questi dubbi, sono stata in lena per lui, quindi hai lavorato bene con la costruzione del personaggio e con l’empatia. Bravo!


Grazie Polly.
Premetto che accolgo positivamente le tue osservazioni. Son qui per questo :-)
Ero partito con l'obiettivo di lavorare sul personaggio e l'empatia (che era il difetto principale della mia prova precedente) e in qualche modo ho provato a costruire una storia rispetto a questo aspetto.
Mi fa pertanto molto piacere che tu riconosca che questo obiettivo sia stato in qualche modo soddisfatto.
Le pecche della storia che sottolinei - con motivazione - sono forzature che ho giustificato a me stesso col fatto che il contesto è storico - mitico: vai a sapere che tipo di reazione avevano i babilonesi ai tradimenti :-) Ho pensato alle punizioni senza fine che si raccontano per esempio nei miti greci, dove il colpevole è condannato in eterno a ripetere / subire azioni che si rinnovano ogni giorno.
Diciamo che in generale, anche sulla base degli altri commenti ricevuti, è importante non mettere troppa carne al fuoco in così poco spazio, a meno che non arrivi un disvelamento finale che metta tutto al posto giusto. Cosa ne pensi?
In merito al tema, dagli altri racconti che ho letto, vedo che in molti hanno focalizzato la propria attenzione sulla leggerezza in senso fisico. A me, il tema, ha richiamato alla mente sia Kundera sia le Lezioni Americane di Calvino (di cui una è proprio dedicata alla leggerezza), quindi mi sono rivolto a un'accezione più spirituale del concetto di "essere". Ma è un'interpretazione come un'altra.

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Polly Russell
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Re: La cella

Messaggio#15 » martedì 24 gennaio 2023, 11:07

AndreaCrevola ha scritto:
Polly Russell ha scritto:Ciao Andrea!
Devo dire che se non avessi letto la spiegazione che dai nei commenti, io il racconto non lo avrei capito. Non avrei capito l’aderenza al tema, per dirla tutta.
Non capisco quanto possa essere interessante insultare un uomo, per quanto sia un traditore, da far rinunciare ai contadini di arare i campi e agli artigiani di lavorare le loro materie. Nel senso, va bene il primo giorno, forse i primi due o tre, ma qui la cosa va avanti da troppo tempo per giustificare tutta quella folla. A meno che tutta la città non si fermi tre ore al giorno sono per andarlo a insultare.
(A me comunque, avrebbero fatto più male le frustate XD)
Ci sono delle frasi un po’ macchinose, che il talento sfavillante fosse il riverbero del sole nell’arena l’ho capito dopo mezz’ora e non sono nemmeno sicura sia così.
In realtà non capisco nemmeno perché abbia dato via i progetti, in che modo vuole sostituirsi al re?

a parte questi dubbi, sono stata in lena per lui, quindi hai lavorato bene con la costruzione del personaggio e con l’empatia. Bravo!


Grazie Polly.
Premetto che accolgo positivamente le tue osservazioni. Son qui per questo :-)
Ero partito con l'obiettivo di lavorare sul personaggio e l'empatia (che era il difetto principale della mia prova precedente) e in qualche modo ho provato a costruire una storia rispetto a questo aspetto.
Mi fa pertanto molto piacere che tu riconosca che questo obiettivo sia stato in qualche modo soddisfatto.
Le pecche della storia che sottolinei - con motivazione - sono forzature che ho giustificato a me stesso col fatto che il contesto è storico - mitico: vai a sapere che tipo di reazione avevano i babilonesi ai tradimenti :-) Ho pensato alle punizioni senza fine che si raccontano per esempio nei miti greci, dove il colpevole è condannato in eterno a ripetere / subire azioni che si rinnovano ogni giorno.
Diciamo che in generale, anche sulla base degli altri commenti ricevuti, è importante non mettere troppa carne al fuoco in così poco spazio, a meno che non arrivi un disvelamento finale che metta tutto al posto giusto. Cosa ne pensi?
In merito al tema, dagli altri racconti che ho letto, vedo che in molti hanno focalizzato la propria attenzione sulla leggerezza in senso fisico. A me, il tema, ha richiamato alla mente sia Kundera sia le Lezioni Americane di Calvino (di cui una è proprio dedicata alla leggerezza), quindi mi sono rivolto a un'accezione più spirituale del concetto di "essere". Ma è un'interpretazione come un'altra.

già il fatto che tu abbia capito il mio commento, superando lo soglio del correttore, fa di te un glottologo! XD
ho riletto ora e mi sono impaurita da sola!
allora diciamo che a prescindere da come e quanto lo risolverai nel finale, troppa carne al fuoco è sempre una cattiva idea per 3k, e te lo dico io che di solito provo a inventare universo alternativi in 3000 battute!
Hai fatto proprio un buon lavoro con l’empatia, il pentimento e la disperazione del pdv si sente tutta.
Polly

Giovanni P
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Re: La cella

Messaggio#16 » martedì 24 gennaio 2023, 11:40

Buongiorno Andrea,

il tuo racconto mi è piaciuto, la cornice narrativa non è noiosa (anzi) le immagini e le azioni si legano bene fra di loro e si riesce a empatizzare con il protagonista che alla fine trova la sua salvezza dalla cattività, anche se non capisco se la salvezza è fisica o spirituale.
Comunque sia buon lavoro!

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AndreaCrevola
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Re: La cella

Messaggio#17 » martedì 24 gennaio 2023, 11:48

Giovanni P ha scritto:Buongiorno Andrea,

il tuo racconto mi è piaciuto, la cornice narrativa non è noiosa (anzi) le immagini e le azioni si legano bene fra di loro e si riesce a empatizzare con il protagonista che alla fine trova la sua salvezza dalla cattività, anche se non capisco se la salvezza è fisica o spirituale.
Comunque sia buon lavoro!


Grazie Giovanni! Un po' l'una e un po' l'altra. Diciamo che quando esci di prigione per caso, il pensiero di avere santi in paradiso ti viene ;-)

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