Cicatrici di Simona Rampini
Cicatrici di Simona Rampini
«Tesoro, non ti arrabbiare ma non riesco a venire. Lo capisci vero?»
Annuisce in risposta, anche se sa che suo padre non può vederla attraverso il telefono.
«Lo capisci? Prometto che la prossima volta»
Adele passa il telefono a Sara e va in camera. Si tuffa sul letto a fissare il soffitto mentre abbraccia il cuscino morbido. Da lontano sente Sara parlare con lui in tono accondiscendente, non si preoccupi, ci penso io e un mucchio di frasi trite. Le avrà sentite decine di volte negli ultimi mesi.
Tiene il conto di tutte le promesse mancate, appuntamenti fissati fatti di lunghe attese e comunicazioni sospese.
Vorrebbe piangere, sul serio. Ma gli occhi sono secchi quanto la bocca, che non riesce a urlare la rabbia, né a sputare la delusione.
«Posso?» Sara bussa, ma con metà corpo è già nella stanza.
Si siede sul ciglio del letto e le accarezza un polpaccio.
«So che ci sei rimasta male e lo capisco. Tuo padre fa quello che può.»
Adele la trafigge con lo sguardo e, inaspettata, una goccia si accumula tra le sue palpebre.
La ragazza, che da alcuni mesi si occupa di Adele, fissa la parete in attesa che risponda.
«Anche per lui è difficile adesso sai?» aggiunge poi guardandola negli occhi. «Verrò io alla festa della scuola domani, diremo che sono tua cugina, ok?»
Adele si gira voltandole le spalle in attesa che Sara esca dalla stanza.
Tira su col naso e pensa a quando mamma la portava al bar davanti a scuola a fare merenda. Non perdeva neppure una festa scolastica, lei, né una saggio di musica.
Ricorda che era gentile con tutti, e sempre disposta a sorridere. Sopra ogni cosa ricorda il suo profumo dolce e speziato insieme, e quando le sembra di esser sul punto di dimenticare, estrae la boccetta vuota dalla scatola in fondo all’armadio e la annusa.
Quando il padre fece sparire tutte le fotografie di sua moglie all’improvviso e poi i suoi oggetti, Adele, alla ricerca disperata di qualcosa appartenuto a lei, trovò la boccetta in un cassetto e la sottrasse alla smania di pulizia paterna.
«Papà, parlami di lei. A volte non ricordo il colore dei suoi occhi» aveva implorato l’unica volta che lui le aveva permesso di abbracciarlo stretto. Ma subito il padre si era ritratto nascondendo il viso tra le mani.
Si era alzata in silenzio e l’aveva lasciato seduto sul divano a singhiozzare.
Era così dispiaciuta che si sarebbe mangiata quella stupida lingua!
Forse per questo motivo o per punire la sua domanda inopportuna, quel giorno Adele aveva preso il coltello dal cassetto in cucina e si era chiusa in bagno. Ricorda la lama che segnava appena la pelle del braccio e gocce rosse che scivolavano sulla ceramica immacolata del lavandino, mescolandosi a tracce d’acqua. Quella volta non aveva sentito dolore, ma una morsa alla pancia al pensiero di cosa avrebbe detto la mamma.
Ora, anche di questo non le importava più.
Adele alza la manica e guarda le cicatrici.
Sembrano una mappa di vie che si intersecano per interrompersi sul polso, dove la pelle è più sottile. Tra pochi giorni il caldo si farà sentire e Sara ha già iniziato a chiederle come riesce a sopportare di essere sempre così coperta.
«Non sarà un problema» le ha risposto.
Adele fruga sotto il materasso finché le dita toccano la lama affilata. Appoggia il coltello sulla pelle del polso e inspira piano.
Non sarà più un problema.
Annuisce in risposta, anche se sa che suo padre non può vederla attraverso il telefono.
«Lo capisci? Prometto che la prossima volta»
Adele passa il telefono a Sara e va in camera. Si tuffa sul letto a fissare il soffitto mentre abbraccia il cuscino morbido. Da lontano sente Sara parlare con lui in tono accondiscendente, non si preoccupi, ci penso io e un mucchio di frasi trite. Le avrà sentite decine di volte negli ultimi mesi.
Tiene il conto di tutte le promesse mancate, appuntamenti fissati fatti di lunghe attese e comunicazioni sospese.
Vorrebbe piangere, sul serio. Ma gli occhi sono secchi quanto la bocca, che non riesce a urlare la rabbia, né a sputare la delusione.
«Posso?» Sara bussa, ma con metà corpo è già nella stanza.
Si siede sul ciglio del letto e le accarezza un polpaccio.
«So che ci sei rimasta male e lo capisco. Tuo padre fa quello che può.»
Adele la trafigge con lo sguardo e, inaspettata, una goccia si accumula tra le sue palpebre.
La ragazza, che da alcuni mesi si occupa di Adele, fissa la parete in attesa che risponda.
«Anche per lui è difficile adesso sai?» aggiunge poi guardandola negli occhi. «Verrò io alla festa della scuola domani, diremo che sono tua cugina, ok?»
Adele si gira voltandole le spalle in attesa che Sara esca dalla stanza.
Tira su col naso e pensa a quando mamma la portava al bar davanti a scuola a fare merenda. Non perdeva neppure una festa scolastica, lei, né una saggio di musica.
Ricorda che era gentile con tutti, e sempre disposta a sorridere. Sopra ogni cosa ricorda il suo profumo dolce e speziato insieme, e quando le sembra di esser sul punto di dimenticare, estrae la boccetta vuota dalla scatola in fondo all’armadio e la annusa.
Quando il padre fece sparire tutte le fotografie di sua moglie all’improvviso e poi i suoi oggetti, Adele, alla ricerca disperata di qualcosa appartenuto a lei, trovò la boccetta in un cassetto e la sottrasse alla smania di pulizia paterna.
«Papà, parlami di lei. A volte non ricordo il colore dei suoi occhi» aveva implorato l’unica volta che lui le aveva permesso di abbracciarlo stretto. Ma subito il padre si era ritratto nascondendo il viso tra le mani.
Si era alzata in silenzio e l’aveva lasciato seduto sul divano a singhiozzare.
Era così dispiaciuta che si sarebbe mangiata quella stupida lingua!
Forse per questo motivo o per punire la sua domanda inopportuna, quel giorno Adele aveva preso il coltello dal cassetto in cucina e si era chiusa in bagno. Ricorda la lama che segnava appena la pelle del braccio e gocce rosse che scivolavano sulla ceramica immacolata del lavandino, mescolandosi a tracce d’acqua. Quella volta non aveva sentito dolore, ma una morsa alla pancia al pensiero di cosa avrebbe detto la mamma.
Ora, anche di questo non le importava più.
Adele alza la manica e guarda le cicatrici.
Sembrano una mappa di vie che si intersecano per interrompersi sul polso, dove la pelle è più sottile. Tra pochi giorni il caldo si farà sentire e Sara ha già iniziato a chiederle come riesce a sopportare di essere sempre così coperta.
«Non sarà un problema» le ha risposto.
Adele fruga sotto il materasso finché le dita toccano la lama affilata. Appoggia il coltello sulla pelle del polso e inspira piano.
Non sarà più un problema.
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Simona, buonasera! Caratteri e tempo ok, buona ANDREA LAURO EDITION!
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Ciao Simona e piacere di averti letto! Il tema è centrato e la storia coinvolgente, c’è qualche piccolo dettaglio che sistemerei ma per me, come direbbe l’Antico, è un pollice in su.
Attenta a questo dialogo che sembra interrotto: «Lo capisci? Prometto che la prossima volta» aggiungerei i tre puntini o un trattino.
Le avrà sentite decine… Qui metterei una certezza: Le ha sentite…
All’improvviso è una parola che spesso puoi tagliare senza che il testo ne risenta, in questo caso se lo togliessi la frase ne uscirebbe più scorrevole.
Buona Edition e a presto!
Attenta a questo dialogo che sembra interrotto: «Lo capisci? Prometto che la prossima volta» aggiungerei i tre puntini o un trattino.
Le avrà sentite decine… Qui metterei una certezza: Le ha sentite…
All’improvviso è una parola che spesso puoi tagliare senza che il testo ne risenta, in questo caso se lo togliessi la frase ne uscirebbe più scorrevole.
Buona Edition e a presto!
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Ciao Gennibo, grazie per le tue ottime osservazioni!
Buona sfida anche a te.
Buona sfida anche a te.
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- Messaggi: 3144
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Tema centrato. Una famiglia distrutta da un grande lutto. La figlia Adele reagisce con l’autolesionismo, mentre il padre si è liberato di tutti i ricordi della moglie e ha rifiutato di condividerli con la figlia ricorrendo alle lacrime e tiene le distanze da lei, come nella scena della telefonata. Certo, le ha messo accanto la governante Sara, disposta a passare anche per sua cugina pur di farle compagnia alla festa della scuola, ma non basta. In Adele il vuoto è troppo grande, per questo decide di dare un taglio netto alla sua vita e lo fa scegliendo il suicidio. Molto ben reso il ricordo pur sbiadito della madre, presente alle feste scolastiche e ai saggi di musica, pronta a invitarla a fare colazione al bar. Bellissima l’immagine della boccetta di profumo vuota, dove Adele ritrova l’essenza della madre.
Attenzione:
«Prometto che la prossima volta…»
Attenzione:
«Prometto che la prossima volta…»
Re: Cicatrici di Simona Rampini
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Una famiglia distrutta da un grande lutto. La figlia Adele reagisce con l’autolesionismo, mentre il padre si è liberato di tutti i ricordi della moglie e ha rifiutato di condividerli con la figlia ricorrendo alle lacrime e tiene le distanze da lei, come nella scena della telefonata. Certo, le ha messo accanto la governante Sara, disposta a passare anche per sua cugina pur di farle compagnia alla festa della scuola, ma non basta. In Adele il vuoto è troppo grande, per questo decide di dare un taglio netto alla sua vita e lo fa scegliendo il suicidio. Molto ben reso il ricordo pur sbiadito della madre, presente alle feste scolastiche e ai saggi di musica, pronta a invitarla a fare colazione al bar. Bellissima l’immagine della boccetta di profumo vuota, dove Adele ritrova l’essenza della madre.
Attenzione:
«Prometto che la prossima volta…»
Grazie Alexandra del tuo commento!
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Sira66 ha scritto:«Tesoro, non ti arrabbiare ma non riesco a venire. Lo capisci vero?»
Annuisce in risposta, anche se sa che suo padre non può vederla attraverso il telefono.
«Lo capisci? Prometto che la prossima volta»
Adele passa il telefono a Sara e va in camera. Si tuffa sul letto a fissare il soffitto mentre abbraccia il cuscino morbido. Da lontano sente Sara parlare con lui in tono accondiscendente, non si preoccupi, ci penso io e un mucchio di frasi trite. Le avrà sentite decine di volte negli ultimi mesi.
Tiene il conto di tutte le promesse mancate, appuntamenti fissati fatti di lunghe attese e comunicazioni sospese.
Vorrebbe piangere, sul serio. Ma gli occhi sono secchi quanto la bocca, che non riesce a urlare la rabbia, né a sputare la delusione.
«Posso?» Sara bussa, ma con metà corpo è già nella stanza.
Si siede sul ciglio del letto e le accarezza un polpaccio.
«So che ci sei rimasta male e lo capisco. Tuo padre fa quello che può.»
Adele la trafigge con lo sguardo e, inaspettata, una goccia si accumula tra le sue palpebre.
La ragazza, che da alcuni mesi si occupa di Adele, fissa la parete in attesa che risponda.
«Anche per lui è difficile adesso sai?» aggiunge poi guardandola negli occhi. «Verrò io alla festa della scuola domani, diremo che sono tua cugina, ok?»
Adele si gira voltandole le spalle in attesa che Sara esca dalla stanza.
Tira su col naso e pensa a quando mamma la portava al bar davanti a scuola a fare merenda. Non perdeva neppure una festa scolastica, lei, né una saggio di musica.
Ricorda che era gentile con tutti, e sempre disposta a sorridere. Sopra ogni cosa ricorda il suo profumo dolce e speziato insieme, e quando le sembra di esser sul punto di dimenticare, estrae la boccetta vuota dalla scatola in fondo all’armadio e la annusa.
Quando il padre fece sparire tutte le fotografie di sua moglie all’improvviso e poi i suoi oggetti, Adele, alla ricerca disperata di qualcosa appartenuto a lei, trovò la boccetta in un cassetto e la sottrasse alla smania di pulizia paterna.
«Papà, parlami di lei. A volte non ricordo il colore dei suoi occhi» aveva implorato l’unica volta che lui le aveva permesso di abbracciarlo stretto. Ma subito il padre si era ritratto nascondendo il viso tra le mani.
Si era alzata in silenzio e l’aveva lasciato seduto sul divano a singhiozzare.
Era così dispiaciuta che si sarebbe mangiata quella stupida lingua!
Forse per questo motivo o per punire la sua domanda inopportuna, quel giorno Adele aveva preso il coltello dal cassetto in cucina e si era chiusa in bagno. Ricorda la lama che segnava appena la pelle del braccio e gocce rosse che scivolavano sulla ceramica immacolata del lavandino, mescolandosi a tracce d’acqua. Quella volta non aveva sentito dolore, ma una morsa alla pancia al pensiero di cosa avrebbe detto la mamma.
Ora, anche di questo non le importava più.
Adele alza la manica e guarda le cicatrici.
Sembrano una mappa di vie che si intersecano per interrompersi sul polso, dove la pelle è più sottile. Tra pochi giorni il caldo si farà sentire e Sara ha già iniziato a chiederle come riesce a sopportare di essere sempre così coperta.
«Non sarà un problema» le ha risposto.
Adele fruga sotto il materasso finché le dita toccano la lama affilata. Appoggia il coltello sulla pelle del polso e inspira piano.
Non sarà più un problema.
Ciao Simona!
La tua è una storia di solitudini, quella di Adele, ma anche quella del padre, che non riesce a superare il proprio lutto e dunque non vede quello della figlia.
Ne fai un racconto toccante, in cui alla frase "tesoro non ti arrabbiare ma...", segnale dell'ennesima occasione in cui il padre si mostra incapace di non deludere la figlia, continuando a sottrarsi ai suoi impegni e a minimizzarne il dolore e le difficoltà, Adele risponde con un gesto estremo: io, almeno, capisco così quel "non sarà più un problema". Adele ha fatto il salto, dal tagliarsi superficialmente per calmarsi, o per punirsi, al porre fine alla sua vita, per ricongiungersi idealmente alla mamma perduta.
A parte qualche piccola imprecisione (un errore di battitura "una saggio di musica", dei puntini di sospensione mancanti...) avrei messo al presente la frase "Ora anche di questo non le importa(va) più", perché siamo tornati nel presente.
Mi è molto piaciuta la frase "Ma gli occhi sono secchi quanto la bocca, che non riesce a urlare la rabbia, né a sputare la delusione."
Direi che l'esercizio è ben riuscito, sia nella forma che nel contenuto.
Complimenti!
A presto rileggerti,
Paola (Graifus)
- Maurizio Chierchia
- Messaggi: 303
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Ciao Simona.
Bella storia, non c'è che dire.
Bambini, delusioni, lutti e via scorrendo hanno sempre un ottimo appeal sul pubblico... e anche su di me, lo ammetto!
Mi sono immaginato bene la scena e, passo dopo passo, mi hai portato nel vortice di pensieri della protagonista.
Mi dispiace ancora per come finirà, spero dentro di me che il padre si accorga di tutto e la salvi in tempo. Ma come diceva Ende, "questa è un'altra storia", quindi incrocio le dita e vado di fantasia.
Complimenti anche per lo stile.
Ti auguro buona gara e a rileggerci presto!
Bella storia, non c'è che dire.
Bambini, delusioni, lutti e via scorrendo hanno sempre un ottimo appeal sul pubblico... e anche su di me, lo ammetto!
Mi sono immaginato bene la scena e, passo dopo passo, mi hai portato nel vortice di pensieri della protagonista.
Mi dispiace ancora per come finirà, spero dentro di me che il padre si accorga di tutto e la salvi in tempo. Ma come diceva Ende, "questa è un'altra storia", quindi incrocio le dita e vado di fantasia.
Complimenti anche per lo stile.
Ti auguro buona gara e a rileggerci presto!
Maurizio Chierchia
"Domani è già vicino"
"Domani è già vicino"
- christianfloris
- Messaggi: 179
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Questa è la prova più equilibrata che ho letto in questo gruppo e ho deciso di premiarla (per la prima volta da quando partecipo a Minuti Contati) con un dieci pieno.
Premetto che storie del genere non mi fanno impazzire. Però bisogna riconoscere che il tema (usato da te come incipit per dare inizio al tuo racconto) è declinato in modo molto convincente. La realizzazione è davvero ottima: ho riscontrato un’alternanza ben congegnata tra dialoghi, parti descrittive, persino un flash-back (difficilissimo da inserire in così poco spazio) gestita con brillantezza e senza indulgere nella retorica o in lacrimevoli passaggi a vuoto.
Il finale è devastante. Dopo la lettura dell’ultima frase, il lettore può farsi tutti i film che vuole. E questo è un merito di chi scrive.
Complimenti sinceri, Simona.
La mia valutazione (come detto) è 10
Premetto che storie del genere non mi fanno impazzire. Però bisogna riconoscere che il tema (usato da te come incipit per dare inizio al tuo racconto) è declinato in modo molto convincente. La realizzazione è davvero ottima: ho riscontrato un’alternanza ben congegnata tra dialoghi, parti descrittive, persino un flash-back (difficilissimo da inserire in così poco spazio) gestita con brillantezza e senza indulgere nella retorica o in lacrimevoli passaggi a vuoto.
Il finale è devastante. Dopo la lettura dell’ultima frase, il lettore può farsi tutti i film che vuole. E questo è un merito di chi scrive.
Complimenti sinceri, Simona.
La mia valutazione (come detto) è 10
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Ciao Sara.
Tema centrato è argomento “caldo” che, di solito, piace da queste parti.
Ci sono delle
cose che non mi tornano. Adele non ricorda il colore degli occhi di sua madre. Segno che è morta da un bel po’, però Sarà parla del padre come se il lutto fosse fresco “per lui è difficile adesso”.
Altra ipotesi è che Adele fosse molto, molto piccola quando sua madre è morta, ma questo cozza coi ricordi fuori da scuola, e con il gran numero di impegni che la mamma non ha disatteso.
Manca qualche virgola, ho dovuto rileggere un paio di volte e non sono mai molto contenta quando succede, però a parte questo è un buon lavoro. Entra bene, dà l’idea della depressione in poche battute, del pensiero fisso che rotola e logora fina a diventare insormontabile.
e lascia un senso di appiccicoso, vischioso addosso, che è proprio quello che mi aspetto da una trama di questo tipo. (se non si fosse capito, appiccicoso e vischioso, in questo caso sono complimenti)
Tema centrato è argomento “caldo” che, di solito, piace da queste parti.
Ci sono delle
cose che non mi tornano. Adele non ricorda il colore degli occhi di sua madre. Segno che è morta da un bel po’, però Sarà parla del padre come se il lutto fosse fresco “per lui è difficile adesso”.
Altra ipotesi è che Adele fosse molto, molto piccola quando sua madre è morta, ma questo cozza coi ricordi fuori da scuola, e con il gran numero di impegni che la mamma non ha disatteso.
Manca qualche virgola, ho dovuto rileggere un paio di volte e non sono mai molto contenta quando succede, però a parte questo è un buon lavoro. Entra bene, dà l’idea della depressione in poche battute, del pensiero fisso che rotola e logora fina a diventare insormontabile.
e lascia un senso di appiccicoso, vischioso addosso, che è proprio quello che mi aspetto da una trama di questo tipo. (se non si fosse capito, appiccicoso e vischioso, in questo caso sono complimenti)
Polly
- Stefano.Moretto
- Messaggi: 500
- Contatta:
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Ciao Simona.
Che stretta al cuore. La prima cosa che ho pensato quando ho finito di leggere. Di solito non mi piace quando sul finale di un racconto c'è un plot twist di morte – gusti personali – ma qui è talmente graduale e ben accompagnato che non è effettivamente classificabile come "plot twist", ma è il naturale climax della storia. Hai fatto un lavoro di fino aumentando gradualmente le emozioni negative: prima ci vai leggera con la delusione per la mancata promessa del padre, poi il fastidio per Sara, che almeno io ho percepito come "intrusa", per quanto buone siano le sue intenzioni; poi inizi a caricare con la morte della madre, aumenti ancora con il dolore del dimenticare i dettagli, aumenti ancora con il padre che rimuove ogni possibile ricordo e fai finta di arrivare a destinazione con i tagli. Poi, quando la storia sembra finita, fai l'ultimo passo in avanti. Neanche detto esplicitamente, lo fai capire in modo naturale e inequivocabile. Non so se l'hai progettato per essere una costante accelerazione o se ti è venuto di getto, ma è veramente perfetto.
Che stretta al cuore. La prima cosa che ho pensato quando ho finito di leggere. Di solito non mi piace quando sul finale di un racconto c'è un plot twist di morte – gusti personali – ma qui è talmente graduale e ben accompagnato che non è effettivamente classificabile come "plot twist", ma è il naturale climax della storia. Hai fatto un lavoro di fino aumentando gradualmente le emozioni negative: prima ci vai leggera con la delusione per la mancata promessa del padre, poi il fastidio per Sara, che almeno io ho percepito come "intrusa", per quanto buone siano le sue intenzioni; poi inizi a caricare con la morte della madre, aumenti ancora con il dolore del dimenticare i dettagli, aumenti ancora con il padre che rimuove ogni possibile ricordo e fai finta di arrivare a destinazione con i tagli. Poi, quando la storia sembra finita, fai l'ultimo passo in avanti. Neanche detto esplicitamente, lo fai capire in modo naturale e inequivocabile. Non so se l'hai progettato per essere una costante accelerazione o se ti è venuto di getto, ma è veramente perfetto.
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Graifus ha scritto:Sira66 ha scritto:«Tesoro, non ti arrabbiare ma non riesco a venire. Lo capisci vero?»
Annuisce in risposta, anche se sa che suo padre non può vederla attraverso il telefono.
«Lo capisci? Prometto che la prossima volta»
Adele passa il telefono a Sara e va in camera. Si tuffa sul letto a fissare il soffitto mentre abbraccia il cuscino morbido. Da lontano sente Sara parlare con lui in tono accondiscendente, non si preoccupi, ci penso io e un mucchio di frasi trite. Le avrà sentite decine di volte negli ultimi mesi.
Tiene il conto di tutte le promesse mancate, appuntamenti fissati fatti di lunghe attese e comunicazioni sospese.
Vorrebbe piangere, sul serio. Ma gli occhi sono secchi quanto la bocca, che non riesce a urlare la rabbia, né a sputare la delusione.
«Posso?» Sara bussa, ma con metà corpo è già nella stanza.
Si siede sul ciglio del letto e le accarezza un polpaccio.
«So che ci sei rimasta male e lo capisco. Tuo padre fa quello che può.»
Adele la trafigge con lo sguardo e, inaspettata, una goccia si accumula tra le sue palpebre.
La ragazza, che da alcuni mesi si occupa di Adele, fissa la parete in attesa che risponda.
«Anche per lui è difficile adesso sai?» aggiunge poi guardandola negli occhi. «Verrò io alla festa della scuola domani, diremo che sono tua cugina, ok?»
Adele si gira voltandole le spalle in attesa che Sara esca dalla stanza.
Tira su col naso e pensa a quando mamma la portava al bar davanti a scuola a fare merenda. Non perdeva neppure una festa scolastica, lei, né una saggio di musica.
Ricorda che era gentile con tutti, e sempre disposta a sorridere. Sopra ogni cosa ricorda il suo profumo dolce e speziato insieme, e quando le sembra di esser sul punto di dimenticare, estrae la boccetta vuota dalla scatola in fondo all’armadio e la annusa.
Quando il padre fece sparire tutte le fotografie di sua moglie all’improvviso e poi i suoi oggetti, Adele, alla ricerca disperata di qualcosa appartenuto a lei, trovò la boccetta in un cassetto e la sottrasse alla smania di pulizia paterna.
«Papà, parlami di lei. A volte non ricordo il colore dei suoi occhi» aveva implorato l’unica volta che lui le aveva permesso di abbracciarlo stretto. Ma subito il padre si era ritratto nascondendo il viso tra le mani.
Si era alzata in silenzio e l’aveva lasciato seduto sul divano a singhiozzare.
Era così dispiaciuta che si sarebbe mangiata quella stupida lingua!
Forse per questo motivo o per punire la sua domanda inopportuna, quel giorno Adele aveva preso il coltello dal cassetto in cucina e si era chiusa in bagno. Ricorda la lama che segnava appena la pelle del braccio e gocce rosse che scivolavano sulla ceramica immacolata del lavandino, mescolandosi a tracce d’acqua. Quella volta non aveva sentito dolore, ma una morsa alla pancia al pensiero di cosa avrebbe detto la mamma.
Ora, anche di questo non le importava più.
Adele alza la manica e guarda le cicatrici.
Sembrano una mappa di vie che si intersecano per interrompersi sul polso, dove la pelle è più sottile. Tra pochi giorni il caldo si farà sentire e Sara ha già iniziato a chiederle come riesce a sopportare di essere sempre così coperta.
«Non sarà un problema» le ha risposto.
Adele fruga sotto il materasso finché le dita toccano la lama affilata. Appoggia il coltello sulla pelle del polso e inspira piano.
Non sarà più un problema.
Ciao Simona!
La tua è una storia di solitudini, quella di Adele, ma anche quella del padre, che non riesce a superare il proprio lutto e dunque non vede quello della figlia.
Ne fai un racconto toccante, in cui alla frase "tesoro non ti arrabbiare ma...", segnale dell'ennesima occasione in cui il padre si mostra incapace di non deludere la figlia, continuando a sottrarsi ai suoi impegni e a minimizzarne il dolore e le difficoltà, Adele risponde con un gesto estremo: io, almeno, capisco così quel "non sarà più un problema". Adele ha fatto il salto, dal tagliarsi superficialmente per calmarsi, o per punirsi, al porre fine alla sua vita, per ricongiungersi idealmente alla mamma perduta.
A parte qualche piccola imprecisione (un errore di battitura "una saggio di musica", dei puntini di sospensione mancanti...) avrei messo al presente la frase "Ora anche di questo non le importa(va) più", perché siamo tornati nel presente.
Mi è molto piaciuta la frase "Ma gli occhi sono secchi quanto la bocca, che non riesce a urlare la rabbia, né a sputare la delusione."
Direi che l'esercizio è ben riuscito, sia nella forma che nel contenuto.
Complimenti!
A presto rileggerti,
Paola (Graifus)
Grazie Paola,
e scusa se non ti ho risposto prima. Apprezzo il tuo commento.
Buona gara anche a te
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Maurizio Chierchia ha scritto:Ciao Simona.
Bella storia, non c'è che dire.
Bambini, delusioni, lutti e via scorrendo hanno sempre un ottimo appeal sul pubblico... e anche su di me, lo ammetto!
Mi sono immaginato bene la scena e, passo dopo passo, mi hai portato nel vortice di pensieri della protagonista.
Mi dispiace ancora per come finirà, spero dentro di me che il padre si accorga di tutto e la salvi in tempo. Ma come diceva Ende, "questa è un'altra storia", quindi incrocio le dita e vado di fantasia.
Complimenti anche per lo stile.
Ti auguro buona gara e a rileggerci presto!
Grazie davvero Maurizio.
Mi sono interrogata sul finale se non fosse il caso di smussarlo. Poi ho constatato facendo qualche ricerca che è difficile morire per il taglio delle vene, contrariamente al vissuto romanzato che io stessa ho sempre avuto. Perciò, voglio rincuorarti, il finale è idealmente ancora aperto. Buona gara anche a te!
Re: Cicatrici di Simona Rampini
christianfloris ha scritto:Questa è la prova più equilibrata che ho letto in questo gruppo e ho deciso di premiarla (per la prima volta da quando partecipo a Minuti Contati) con un dieci pieno.
Premetto che storie del genere non mi fanno impazzire. Però bisogna riconoscere che il tema (usato da te come incipit per dare inizio al tuo racconto) è declinato in modo molto convincente. La realizzazione è davvero ottima: ho riscontrato un’alternanza ben congegnata tra dialoghi, parti descrittive, persino un flash-back (difficilissimo da inserire in così poco spazio) gestita con brillantezza e senza indulgere nella retorica o in lacrimevoli passaggi a vuoto.
Il finale è devastante. Dopo la lettura dell’ultima frase, il lettore può farsi tutti i film che vuole. E questo è un merito di chi scrive.
Complimenti sinceri, Simona.
La mia valutazione (come detto) è 10
Grazie Christian! Che dire, sono piacevolmente stupita dal tuo commento al punto che quasi un po' arrossisco... Un dieci è tantissima roba!
Ti auguro una buona sfida.
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Polly Russell ha scritto:Ciao Sara.
Tema centrato è argomento “caldo” che, di solito, piace da queste parti.
Ci sono delle
cose che non mi tornano. Adele non ricorda il colore degli occhi di sua madre. Segno che è morta da un bel po’, però Sarà parla del padre come se il lutto fosse fresco “per lui è difficile adesso”.
Altra ipotesi è che Adele fosse molto, molto piccola quando sua madre è morta, ma questo cozza coi ricordi fuori da scuola, e con il gran numero di impegni che la mamma non ha disatteso.
Manca qualche virgola, ho dovuto rileggere un paio di volte e non sono mai molto contenta quando succede, però a parte questo è un buon lavoro. Entra bene, dà l’idea della depressione in poche battute, del pensiero fisso che rotola e logora fina a diventare insormontabile.
e lascia un senso di appiccicoso, vischioso addosso, che è proprio quello che mi aspetto da una trama di questo tipo. (se non si fosse capito, appiccicoso e vischioso, in questo caso sono complimenti)
Ciao Polly e grazie per le tue osservazioni.
Credo che tu abbia ragione, ”adesso” in quel punto può fuorviare, anche se in più parti si fa riferimento a un tempo non così lontano da prevedere l'elaborazione del lutto né così vicino da essere impossibile vedere sfumati alcuni ricordi (come il colore degli occhi, che aggiungerei è un modo per dire che i dettagli stanno scomparendo) e ho immaginato Adele al primo anno di medie.
Mi spiace per le virgole, magari se vuoi puoi indicarmi dove, lo apprezzerei.
Buona sfida a presto.
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Simona.
Che stretta al cuore. La prima cosa che ho pensato quando ho finito di leggere. Di solito non mi piace quando sul finale di un racconto c'è un plot twist di morte – gusti personali – ma qui è talmente graduale e ben accompagnato che non è effettivamente classificabile come "plot twist", ma è il naturale climax della storia. Hai fatto un lavoro di fino aumentando gradualmente le emozioni negative: prima ci vai leggera con la delusione per la mancata promessa del padre, poi il fastidio per Sara, che almeno io ho percepito come "intrusa", per quanto buone siano le sue intenzioni; poi inizi a caricare con la morte della madre, aumenti ancora con il dolore del dimenticare i dettagli, aumenti ancora con il padre che rimuove ogni possibile ricordo e fai finta di arrivare a destinazione con i tagli. Poi, quando la storia sembra finita, fai l'ultimo passo in avanti. Neanche detto esplicitamente, lo fai capire in modo naturale e inequivocabile. Non so se l'hai progettato per essere una costante accelerazione o se ti è venuto di getto, ma è veramente perfetto.
Grazie Stefano! Apprezzo molto le tue osservazioni e mi fa piacere che sia riuscita ad ottenere l'effetto di “crescendo" indispensabile per arrivare al finale un po' ottocentesco.
Ti auguro una buona sfida!
- Rick Faith
- Messaggi: 242
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Ciao Simona, perdona il ritardo, ormai sto prendendo il vizio del last minute.
Premetto che non sono un grande fan delle storie dolorose, mi pesano parecchio. Ma gusti personali a parte devo dire che hai fatto un buon lavoro nell'ampliare gradualmente il contesto intorno ad Adele, tutto avviene in modo naturale e ci accompagna al finale tragico. Stilisticamente avrebbe bisogno di una sgrezzata, soprattutto all'inizio dove mi sei sembrata un po' legata. A giudicare dall'orario in cui hai postato e dal miglioramento che va di pari passo con l'avanzare della vicenda, sono dell'idea che tu l'abbia scritto di getto, necessitando di un po' di caratteri prima di entrare al 100% nel racconto. Poi magari mi dirai tu se la mia impressione è giusta o sbagliata.
Comunque una buona prova, ideale per minuti contati che è spesso sintomo di sensibilità e consapevolezza.
Buona edizione e alla prossima!
Premetto che non sono un grande fan delle storie dolorose, mi pesano parecchio. Ma gusti personali a parte devo dire che hai fatto un buon lavoro nell'ampliare gradualmente il contesto intorno ad Adele, tutto avviene in modo naturale e ci accompagna al finale tragico. Stilisticamente avrebbe bisogno di una sgrezzata, soprattutto all'inizio dove mi sei sembrata un po' legata. A giudicare dall'orario in cui hai postato e dal miglioramento che va di pari passo con l'avanzare della vicenda, sono dell'idea che tu l'abbia scritto di getto, necessitando di un po' di caratteri prima di entrare al 100% nel racconto. Poi magari mi dirai tu se la mia impressione è giusta o sbagliata.
Comunque una buona prova, ideale per minuti contati che è spesso sintomo di sensibilità e consapevolezza.
Buona edizione e alla prossima!
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Rick Faith ha scritto:Ciao Simona, perdona il ritardo, ormai sto prendendo il vizio del last minute.
Premetto che non sono un grande fan delle storie dolorose, mi pesano parecchio. Ma gusti personali a parte devo dire che hai fatto un buon lavoro nell'ampliare gradualmente il contesto intorno ad Adele, tutto avviene in modo naturale e ci accompagna al finale tragico. Stilisticamente avrebbe bisogno di una sgrezzata, soprattutto all'inizio dove mi sei sembrata un po' legata. A giudicare dall'orario in cui hai postato e dal miglioramento che va di pari passo con l'avanzare della vicenda, sono dell'idea che tu l'abbia scritto di getto, necessitando di un po' di caratteri prima di entrare al 100% nel racconto. Poi magari mi dirai tu se la mia impressione è giusta o sbagliata.
Comunque una buona prova, ideale per minuti contati che è spesso sintomo di sensibilità e consapevolezza.
Buona edizione e alla prossima!
Ciao Rick e grazie per il tuo commento.
In verità sì, per il contest di Minuti contati ho sempre bisogno di un po' di tempo prima di trovare la vena giusta perché la scrittura serale non è proprio nelle mie corde. Questo si esplica il più delle volte in decine di battute scritte e cancellate, poi quando trovo lo spunto giusto, vado. Se questo significa che l'ho scritto di getto, allora sì. Se intendi invece che non l'ho pensato, non direi.
Buona sfida anche a te! A presto.
- Rick Faith
- Messaggi: 242
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Sira66 ha scritto:
Ciao Rick e grazie per il tuo commento.
In verità sì, per il contest di Minuti contati ho sempre bisogno di un po' di tempo prima di trovare la vena giusta perché la scrittura serale non è proprio nelle mie corde. Questo si esplica il più delle volte in decine di battute scritte e cancellate, poi quando trovo lo spunto giusto, vado. Se questo significa che l'ho scritto di getto, allora sì. Se intendi invece che non l'ho pensato, non direi.
Buona sfida anche a te! A presto.
Sì, l'impressione a pelle che mi ero fatto è che hai iniziato e finito all'interno di un unico "flusso". L'ho pensato perché ho avuto l'impressione che la scrittura, lo stile, la padronanza degli elementi migliorassero man mano che si proseguiva con la lettura. Solitamente chi scrive, poi torna indietro, poi va avanti, ricontrolla, rivede, ecc... produce (se non s'incarta per strada!) un testo più omogeneo, mentre con una scrittura più diretta può capitare che si abbia bisogno di un attimo per carburare
Re: Cicatrici di Simona Rampini
Un racconto che mi pare perfettamente riuscito: coerente e ben controllato per tutta la sua durata, in tema. Mi sembra mancare solo un poco più di contesto, penso che potresti inserire una semina migliore per dare più informazioni e delineare, così, meglio la figura del padre, essenziale per definire anche la figlia. Direi un pollice quasi su.
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