Latte

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 febbraio con un tema del Campione in carica (ex aequo con Davide Mannucci) Andrea Lauro!
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Andrea76
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Latte

Messaggio#1 » martedì 21 febbraio 2023, 0:27

Oddio, quanto somiglia a Sveva quella ragazza. Ha lo stesso riccio, lo stesso naso all’insù, lo stesso colore degli occhi.
«Latte! Latte! Latte!»
Non apro la finestra, resto a guardarla al di qua del vetro. È appena uscita dal palazzo di fronte al mio.
«Latte, papà!» Christian piagnucola, è già l’ora di cena.
Non mi giro a guardarlo e sbircio ancora di fuori: quella ragazza indossa una camicetta a fiori. Ha anche le tette a pera come Sveva.
È sexy. Lo è anche se cammina davanti a dei loschi figuri, quattro uomini vestiti di nero che si dividono il peso di un inquietante telaio di legno.
«Latte!»
«Due minuti» la mia è una replica sciocca, visto che il mio interlocutore è un bimbo di tre anni. Il tempo, per quelli come loro, è qui e ora. «Solo un momento per…»
Per cosa?
Per ricordare, non posso fare altrimenti.
La prima volta che conobbi Sveva ero in un pub affollato, in compagnia di non ricordo chi. Non so nemmeno come ci ero capitato. Forse era il weekend di qualche pausa della Serie A, solo così si spiega perché sono uscito quella sera. Fatto sta che bevevo una Tennent’s e me ne stavo volutamente in disparte. Sono un timido che vuole farsi notare, a volte questa tattica funziona.
Con Sveva ha funzionato. Lei, che era la cugina di non so di chi, si avvicinò e mi sorrise: “Tu sei amico di…?” la sua era una domanda a risposta aperta.
Mi strinsi nelle spalle. “Forse non sono amico di nessuno.”
Fu una risposta patetica, ma lei scoppiò a ridere. Era così bella quando rideva.
Si girò verso i commensali, molti dei quali parlavano dello scandalo della farfallina di Belen al festival di Sanremo.
“Che palle!” tornò a guardarmi. “Mi sto annoiando, facciamo quattro passi?”
Uscimmo e girammo la città in lungo e in largo. Parlammo di tutto e di più ed entrammo subito in confidenza, tanto che a un certo punto ci mettemmo a fare allusioni sul sesso orale.
La baciai sotto la statua di Mazzini, davanti al Circo Massimo. La sera stessa finimmo a letto e lo facemmo tre volte. Alla fine della terza lei pianse perché si sentiva bene. Due mesi dopo ci sposammo, una cosa da matti.
«Latte!» Christian ha iniziato a battere i pugni sul tavolo.
«Un minuto, tesoro» continuo a non voltarmi verso di lui. Sotto i miei occhi, il corteo avanza da ovest a est verso il carro funebre. La ragazza cammina davanti a tutti, ancheggiando in un paio di jeans scampanati. Ha un bel culo.
Come quello di Sveva. Mi piaceva accarezzarlo mentre le leggevo un libro dopo che avevamo fatto l’amore. Lei poggiava la testa sul mio petto e i suoi riccioli mi facevano il solletico. Un giorno le lessi La moglie dello studente, si addormentò dopo mezza pagina. Lo lessi comunque fino alla fine, convinto che la mia voce l’avrebbe accompagnata nei suoi sogni. Io so leggere bene i libri. Solo di questo sono capace, credo.
«Latte!»
«Trenta secondi, tesoro» premo il viso contro il vetro della finestra: il corteo si è spostato tutto a est della mia visuale. Hanno raggiunto il carro. Uno degli uomini solleva il portellone, poi tutti e quattro adagiano la bara all’interno dell’abitacolo. La ragazza alza lo sguardo alla finestra e mi saluta con la mano.
Non lo sto sognando.
Mi saluta e ha un bel sorriso, lo stesso di chi non riesci proprio a detestare.
“Dove vai?” chiesi quel giorno a Sveva mentre vedevo che faceva le valigie di corsa.
“Vado via” andava su e giù per la stanza senza guardarmi. “Non ti amo più, adesso c’è Richard.”
Misi la mano a becco di cigno. “Chi cazzo è Richard?”
“Il mio istruttore di pilates.”
“E me lo dici solo adesso?”
Lei fece spallucce.
“Non ci pensi a Christian? Morirà senza sua madre.”
“Mi spiace, devo farlo.” Mi fissò con due occhi assenti. “Sarai un buon padre, dimentica tutto il resto.”
Uscì dalla porta senza salutarmi. Avrei potuto fermarla, magari prendendo un libro a caso e iniziando a leggerlo ad alta voce. Invece non riuscii a fare né a dirle niente.
«Latte!» mio figlio ha ragione. Sono un torturatore sadico di bambini affamati.
«Arrivo.» Voglio guardare per l’ultima volta dalla finestra. «Solo un secondo.»
I quattro uomini, armati di cacciaviti, svitano il coperchio e lo sollevano. Il feretro è vuoto. La ragazza mi guarda ancora, è lontana ma non troppo. Ha gli stessi occhi, gli stessi ricci, lo stesso fascino di Sveva. A quel punto scavalla il bordo della bara e ci entra dentro. Gli uomini abbassano il coperchio, riavvitano, chiudono il portellone ed entrano in macchina. Il carro se ne va, nel silenzio della notte.
«Latte!» mi volto verso Christian. Finalmente lo vedo. Ha il viso paonazzo e una schiuma di bava gli gorgoglia tra le labbra.
«Ti ho fatto arrabbiare.» Faccio un passo verso la cucina ma la sua vocina mi blocca.
«Papà, chi guardavi dalla finestra?»
«Nessuno, amore.»
«Hai paura?»
«No, anzi. Ho smesso di soffrire.»
«Davvero?»
«Sì, di punto in bianco.»
Gli strizzo l’occhio e corro a preparargli il latte, ci aggiungo sempre lo zucchero e un cucchiaio di miele. Mi viene buono il latte.
Ecco, questa è un’altra delle cose di cui sono capace.



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antico
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Re: Latte

Messaggio#2 » martedì 21 febbraio 2023, 0:32

Ciao Andrea! Parametri tutti ok, buona ANDREA LAURO EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Latte

Messaggio#3 » mercoledì 22 febbraio 2023, 15:17

Tema centrato. La sosia di Sveva, il grande amore del protagonista, gli sfila di fronte insieme a quattro figuri vestiti di nero e un grosso telaio di legno. Buona la scansione della storia, con il protagonista che ricorda il primo incontro con Sveva al pub, le tappe del loro amore, fino all’abbandono di lei, fuggita con l’istruttore di pilates. E infine, ecco la sosia chiusa nel telaio, altro non è che una bara. Storia molto onirica, con il bambino che chiede il latte e infine il padre, rasserenato dalla vista della bara, glielo prepara nel modo preferito dal piccolo treenne.

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Gennibo
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Re: Latte

Messaggio#4 » domenica 26 febbraio 2023, 9:38

Ciao Andrea, il tuo racconto ha il suo punto forte nei flash backs del protagonista con la donna che amava, con il rifiutarsi di girare la testa perché bloccato in un limbo, questo fino a quando vede la sua donna venire chiusa in una bara. Mi piace il ragionamento metaforico, anche se non ho trovato ottimale l'alternanza all'inizio tra il presente con il bambino e i ricordi, quel latte all'inizio ci dice troppo poco, magari potresti cambiare l'ordine dei tre dialoghi, il primo con il bambino che piagnucola e poi in un crescendo di proteste.
La scena fuori dalla finestra mi ha lasciata perplessa, forse potresti renderla più irreale facendo dire al bambino di smettere di guardare il muro, così da dare l'idea che fosse tutto frutto dell'immaginazione del protagonista.
Un racconto scritto bene ma secondo me migliorabile.
Alla prossima e buona edition!

Graifus
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Re: Latte

Messaggio#5 » martedì 28 febbraio 2023, 0:03

Andrea76 ha scritto:Oddio, quanto somiglia a Sveva quella ragazza. Ha lo stesso riccio, lo stesso naso all’insù, lo stesso colore degli occhi.
«Latte! Latte! Latte!»
Non apro la finestra, resto a guardarla al di qua del vetro. È appena uscita dal palazzo di fronte al mio.
«Latte, papà!» Christian piagnucola, è già l’ora di cena.
Non mi giro a guardarlo e sbircio ancora di fuori: quella ragazza indossa una camicetta a fiori. Ha anche le tette a pera come Sveva.
È sexy. Lo è anche se cammina davanti a dei loschi figuri, quattro uomini vestiti di nero che si dividono il peso di un inquietante telaio di legno.
«Latte!»
«Due minuti» la mia è una replica sciocca, visto che il mio interlocutore è un bimbo di tre anni. Il tempo, per quelli come loro, è qui e ora. «Solo un momento per…»
Per cosa?
Per ricordare, non posso fare altrimenti.
La prima volta che conobbi Sveva ero in un pub affollato, in compagnia di non ricordo chi. Non so nemmeno come ci ero capitato. Forse era il weekend di qualche pausa della Serie A, solo così si spiega perché sono uscito quella sera. Fatto sta che bevevo una Tennent’s e me ne stavo volutamente in disparte. Sono un timido che vuole farsi notare, a volte questa tattica funziona.
Con Sveva ha funzionato. Lei, che era la cugina di non so di chi, si avvicinò e mi sorrise: “Tu sei amico di…?” la sua era una domanda a risposta aperta.
Mi strinsi nelle spalle. “Forse non sono amico di nessuno.”
Fu una risposta patetica, ma lei scoppiò a ridere. Era così bella quando rideva.
Si girò verso i commensali, molti dei quali parlavano dello scandalo della farfallina di Belen al festival di Sanremo.
“Che palle!” tornò a guardarmi. “Mi sto annoiando, facciamo quattro passi?”
Uscimmo e girammo la città in lungo e in largo. Parlammo di tutto e di più ed entrammo subito in confidenza, tanto che a un certo punto ci mettemmo a fare allusioni sul sesso orale.
La baciai sotto la statua di Mazzini, davanti al Circo Massimo. La sera stessa finimmo a letto e lo facemmo tre volte. Alla fine della terza lei pianse perché si sentiva bene. Due mesi dopo ci sposammo, una cosa da matti.
«Latte!» Christian ha iniziato a battere i pugni sul tavolo.
«Un minuto, tesoro» continuo a non voltarmi verso di lui. Sotto i miei occhi, il corteo avanza da ovest a est verso il carro funebre. La ragazza cammina davanti a tutti, ancheggiando in un paio di jeans scampanati. Ha un bel culo.
Come quello di Sveva. Mi piaceva accarezzarlo mentre le leggevo un libro dopo che avevamo fatto l’amore. Lei poggiava la testa sul mio petto e i suoi riccioli mi facevano il solletico. Un giorno le lessi La moglie dello studente, si addormentò dopo mezza pagina. Lo lessi comunque fino alla fine, convinto che la mia voce l’avrebbe accompagnata nei suoi sogni. Io so leggere bene i libri. Solo di questo sono capace, credo.
«Latte!»
«Trenta secondi, tesoro» premo il viso contro il vetro della finestra: il corteo si è spostato tutto a est della mia visuale. Hanno raggiunto il carro. Uno degli uomini solleva il portellone, poi tutti e quattro adagiano la bara all’interno dell’abitacolo. La ragazza alza lo sguardo alla finestra e mi saluta con la mano.
Non lo sto sognando.
Mi saluta e ha un bel sorriso, lo stesso di chi non riesci proprio a detestare.
“Dove vai?” chiesi quel giorno a Sveva mentre vedevo che faceva le valigie di corsa.
“Vado via” andava su e giù per la stanza senza guardarmi. “Non ti amo più, adesso c’è Richard.”
Misi la mano a becco di cigno. “Chi cazzo è Richard?”
“Il mio istruttore di pilates.”
“E me lo dici solo adesso?”
Lei fece spallucce.
“Non ci pensi a Christian? Morirà senza sua madre.”
“Mi spiace, devo farlo.” Mi fissò con due occhi assenti. “Sarai un buon padre, dimentica tutto il resto.”
Uscì dalla porta senza salutarmi. Avrei potuto fermarla, magari prendendo un libro a caso e iniziando a leggerlo ad alta voce. Invece non riuscii a fare né a dirle niente.
«Latte!» mio figlio ha ragione. Sono un torturatore sadico di bambini affamati.
«Arrivo.» Voglio guardare per l’ultima volta dalla finestra. «Solo un secondo.»
I quattro uomini, armati di cacciaviti, svitano il coperchio e lo sollevano. Il feretro è vuoto. La ragazza mi guarda ancora, è lontana ma non troppo. Ha gli stessi occhi, gli stessi ricci, lo stesso fascino di Sveva. A quel punto scavalla il bordo della bara e ci entra dentro. Gli uomini abbassano il coperchio, riavvitano, chiudono il portellone ed entrano in macchina. Il carro se ne va, nel silenzio della notte.
«Latte!» mi volto verso Christian. Finalmente lo vedo. Ha il viso paonazzo e una schiuma di bava gli gorgoglia tra le labbra.
«Ti ho fatto arrabbiare.» Faccio un passo verso la cucina ma la sua vocina mi blocca.
«Papà, chi guardavi dalla finestra?»
«Nessuno, amore.»
«Hai paura?»
«No, anzi. Ho smesso di soffrire.»
«Davvero?»
«Sì, di punto in bianco.»
Gli strizzo l’occhio e corro a preparargli il latte, ci aggiungo sempre lo zucchero e un cucchiaio di miele. Mi viene buono il latte.
Ecco, questa è un’altra delle cose di cui sono capace.


Ciao Andrea,
in questo racconto onirico il protagonista, rivedendo (sognando) una ragazza simile alla moglie che lo ha lasciato solo con un bimbo piccolo alla testa di un corteo funebre, ha una sorta di allucinazione che è metafora del suo fare il lutto di questo abbandono: la donna uguale a Sveva entra nella bara e viene seppellita nei ricordi. Certo, è poco credibile che questo corteo sia reale, e come suggeriva qualcuno, forse potrebbe essere esplicitamente immaginato guardando un muro, o qualcos'altro, ma in fondo non mi disturba questo scivolamento.

Mi pare invece poco credibile, o per lo meno immotivato, che il bambino treenne chieda "Hai paura?" al padre, peraltro senza che ci venga dato prima alcun indizio per cui il bimbo possa anche solo immaginare una cosa simile del papà; così come abbastanza irrealistico che, un attimo dopo che lo stesso bimbo, paonazzo, gli gorgoglia sputacchiando "Latte!" poi possa chiedergli compunto "Papà, chi guardavi dalla finestra?".
Ma a parte questo dialogo che andrebbe un po' aggiustato, mi è molto piaciuto il tuo racconto

Buona edition, a presto rileggerti,

Paola

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Polly Russell
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Re: Latte

Messaggio#6 » martedì 28 febbraio 2023, 0:43

Ciao! Bentrovato.
Ci vuole un bit dopo “latte, latte, latte”, lo so che inserisci il soggetto due righe dopo, ma lì per lì, il protagonista sembra posseduto. Anche la ricerca di latte è strana, per quanto sia un bimbo che ama il latte, e che magari viene un pochino viziato dal papà, una battuta sul fatto che a tre anni non si ceni abitualmente con un bicchiere di latte, dovresti farla.
Ma tolto questo che è solo un’inezia, ho avuto dei problemi a capire il testo. Ho due possibili interpretazioni e mezzo, e mi piacerebbe sapere quale è (e se c’è) quella giusta. Nel primo caso, il corteo è reale, reale è la ragazza che somiglia a Sveva, e poi lui immagina che entri nella bara e venga seppellita. Così, metaforicamente la seppellisce anche lui. Questa possibilità è avallata dalla battuta (parafrasata) “sorriso verso il quale non si può rimanere arrabbiati”.
La seconda ipotesi è che Sveva sia morta, lui lo avesse capito, o magari saputo solo in seguito e che la fuga con Richard fosse solo il modo in cui lei, aveva deciso di prendere commiato. Vede il corteo, la ragazza somigliante e immagina la parte di Sveva che entra nella cassa. Anche in questo caso la battuta di cui sopra funzionerebbe, perché la perdona di non averglielo detto.
Il mezzo è che Sveva sia morta e il fantasma glielo fa sapere in quel modo. Questa tesi non è avvalorata da un cacchio, per cui se così fosse, fai qualcosa tipo: il corteo non c’è e il bambino se ne accorge, oppure fai accorgere della cosa il lettore, la tizia è proprio Sveva e fa qualcosa per cui non sia possibile confonderla con altri. In ogni caso c’è di pro una buona scrittura, un dosaggio sapiente di emozione, amore e tristezza, e un intermezzo che spezza, dando il ritmo del tempo reale, il bambino che richiede attenzioni.
Di contro, nessuna delle opzioni è chiara, altrimenti ce ne sarebbe stata una sola.
Il tema è centrato, e a parte il bit iniziale che manca i dialoghi sono gestiti bene.
“Scavallare” è un regionalismo, usa “scavalcare”.
Polly

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Maurizio Chierchia
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Re: Latte

Messaggio#7 » martedì 28 febbraio 2023, 14:43

Ciao Andrea.
Anche io mi trovo in confusione su determinate scene.
Invece che domandarti se è andata in un modo o nell'altro, ti espongo la mia visione e nel caso mi dirai se calza oppure no.
Allora, il protagonista vede un corteo funebre alla finestra. (già qui mi è poco chiaro, perchè se si trattasse di un corteo funebre lo capiresti subito, invece ce lo introduci con "quattro loschi figuri")
La ragazza che segue il corteo gli ricorda la sua ex con cui ha avuto il figlio che chiede il latte. Mentre la osserva, si ricorda il passato e la chiusura del suo rapporto con la ex.
A un certo punto la ragazza lo vede alla finestra e lo saluta, per poi entrare nella bara che i quattro hanno scoperchiato.
Il protagonista guarda tutto e finalmente si rivolge al figlio, spiegandogli che non ha più paura. Per lui quella scena appena vista o sognata è la fine del doloroso ricordo della ex.
La domanda che sorge spontanea è: quanto si sta immaginando e quanto invece è reale quello che accade?
Per quanto riguarda la stesura comunque, il testo si legge bene e non vedo intoppi.
Purtroppo la storia non mi convince del tutto perchè naviga tra realtà e finzione senza dare la giusta strada da seguire.
In bocca al lupo e a rileggerci presto.
Maurizio Chierchia
"Domani è già vicino"

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Stefano.Moretto
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Re: Latte

Messaggio#8 » mercoledì 1 marzo 2023, 2:41

Ciao Andrea,
come avrai già capito dagli altri commenti, il problema principale di questo racconto è il finale. Io avevo dato l'interpretazione che il protagonista in realtà si sia suicidato dopo essere stato abbandonato dalla compagna e che ora viva in una sorta di limbo irrealistico dove continua a fare il padre per l'eternità, ma a sostegno di quest'ipotesi ho solo il fatto che il bambino di tre anni, che fino a quel momento ha ripetuto ossessivamente una sola parola come se ne andasse della sua vita, improvvisamente gli fa
«Papà, chi guardavi dalla finestra?»«Hai paura?»«Davvero?» che mi fa sospettare che il bambino in realtà non sia davvero un bambino
e il padre dice «Ho smesso di soffrire.» che di solito si dice dei morti
Non so quindi se è l'interpretazione corretta, probabilmente no.
Ti hanno anche già segnalato che il primo "latte latte latte" manda in confusione perché sembra che lo stia dicendo la ragazza fuori dalla casa, quindi non mi dilungo troppo, ma te lo voglio segnalare ugualmente perché è stato l'unico pezzo in cui ho realmente fatto fatica a capire cosa stavo leggendo e ho dovuto rileggere più volte.

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christianfloris
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Re: Latte

Messaggio#9 » mercoledì 1 marzo 2023, 11:06

Il tuo racconto, Andrea, per quanto sia sostanzialmente un percorso interiore, è vivido. Con poche pennellate ci fai entrare nella storia dei due personaggi e nell’elaborazione del lutto legato alla fine di una relazione sentimentale. Il filo conduttore che riporta al presente il protagonista, con le richieste legittime del piccolo Christian che danno anche il titolo alla tua prova, è un buon espediente per tenere il lettore con i piedi sui due piani del ricordo e della realtà. Suona un po’ di già visto lei che se ne va con l’istruttore di una disciplina sportiva qualunque (poteva anche essere padel, giusto per rimanere su qualcosa di trendy), ma poiché anche la loro storia è la storia di centinaia di migliaia di coppie che fanno una cazzata e poi non riescono a dare spazio nel tempo alla loro relazione, diciamo che è un modo accattivante di narrare un fatto comune.
Non c’è dubbio che funzioni, anche nella scelta delle immagini, nello show don’t tell che ci fa intuire lui molto sognatore ma forse poco votato alla concretezza. E poi, alla fine, una conclusione che lo riafferma come padre, che forse è riuscito a farsi una ragione degli sbagli del passato. Forse un po’ sbrigativa la scena in cui lei gli dà il benservito. Senz’altro sul podio, devo decidere ancora su quale gradino.

La mia valutazione è 9

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Rick Faith
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Re: Latte

Messaggio#10 » giovedì 2 marzo 2023, 13:30

Ciao Andrea, felice di leggerti.
Una buona prova la tua, il twist finale mi è proprio piaciuto. Fino a quel momento ero piuttosto freddo e poco coinvolto, ma sei riuscito a dare quella sterzata che ha riacceso tutto l'interesse.
Concordo su quanto ti è già stato fatto notare, soprattutto sull'inizio (per quanto difficile, una partenza che offre subito le coordinate principali aiuta tanto) e sul finale (effettivamente il dialogo con il figlio non mi entusiasma). Poi aggiungerei che sarebbe opportuno dare subito dei dettagli per far capire che fuori è notte, secondo me è un elemento importante.
Alla prossima e buona edition!

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antico
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Re: Latte

Messaggio#11 » venerdì 3 marzo 2023, 18:24

Il racconto è decisamente scritto bene, ma alcune scelte lo penalizzano. In particolare: non comprendo come vadano a unirsi i diversi piani. Sembra quasi che da lui che guarda fuori dalla finestra si passi al suo subconscio, ma potrebbe benissimo trattarsi, come ha sottolineato Polly, di lui che per tutto il tempo ha osservato il vuoto. Dubbi anche sull'età del bambino e in generale su svariati elementi: perché il sottolineare il sesso orale se poi non ha un peso successivo? Perché una chiusa così veloce del rapporto con lui che, pur sicuro di fermarla leggendo un libro che lei non ha mai ascoltato, non agisce? Sono tutti elementi che rimangono lì, suggeriti, ma non approfonditi, indefiniti. Per me un pollice tendente al positivo, ma, nonostante la bella prosa, non in modo solido e neppure brillante perché ci sono parecchie scelte strategiche interne che non condivido.

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