Giallo chartreuse
Inviato: martedì 21 febbraio 2023, 0:57
“Linda dove sei?”.
“In cucina”.
“Cosa prepari di buono?”.
“Sorpresa. Sei arrivato tardi”.
“Sì, la trattativa con quelli della Gem mi ha preso più tempo del previsto. E tu che hai fatto oggi?”
“Qualche giro e, tesoro non ti arrabbiare, ma la macchina…”.
“La macchina cosa?”.
“La fiancata, scusa”.
“Come la fiancata, Linda! La macchina nuova. Ma perché non fai attenzione, sei sempre la solita. La mia macchina, avevo appena fatto sistemare il motore!”
“Mi dispiace Ermanno, so quanto ci tieni”.
“Ma come è successo?”.
“Ero in via Oberdan, avevo appuntamento con Elisa e stavo andando veloce perché era già quasi mezzogiorno e sai com’è lei, si arrabbia anche solo per pochi minuti di ritardo. Ma è scattato il rosso e mi sono dovuta fermare”.
“Il semaforo a metà della via?”.
“Sì, quello vicino alla casa di quel giallo chartreuse. Stavo scrivendo a Elisa quando un colpo di clacson mi ha fatto saltare e un uomo tutto rosso in faccia ha cominciato a urlarmi addosso che ero una donnicciola e che la patente me l’avevano data con i punti del supermercato. Ah, ma io sono scesa e gliene ho detto quattro, lo sai che non sopporto i cafoni, men che meno maschilisti”.
“E allora ti ha rifatto la fiancata?”
“No ma che dici? Ci siamo messi a litigare, ma io non mi sono messa al suo livello. Le parolacce le ho lasciate tutte a lui. Intanto le macchine ci giravano intorno e suonavano clacson da tutte le parti”.
“Allora è stata una di quelle macchina ad andare a sbattere contro la fiancata?”.
“No, ma perché non mi lasci continuare? Tu e il tuo brutto vizio di interrompere! Credi sempre di sapere più degli altri, di essere il più furbo”.
“Ma non dire sciocchezze! E non perderti tu invece, farti finire un discorso è come scalare l’Everest, arrivo in fondo che mi manca il fiato. La macchina, voglio sapere della macchina”.
“Basta Ermanno, non ti racconto più niente!”
“No dai ricomponiamoci. Allora tu e quell’uomo stavate litigando,”
“E poi è arrivata una signora con un cappello verde oliva, no aspetta pistacchio e ci ha detto che eravamo due incivili a bloccare così il traffico. Ovviamente io le ho detto che una che indossava accessori di così pessimo gusto doveva solo stare zitta. Avresti dovuto vedere che cappello, feltro con inserti di organza, un obbrobrio”.
“Non me ne frega niente del cappello della signora, Linda”,
“Avresti dovuto vedere come si è arrabbiata lei invece. Mi ha detto che non dovevo osare e che quel cappello era un capo di alta moda e che la madre lo aveva portato da Parigi. Sua madre appunto, capisci, totalmente fuori moda”.
“Ma perché dici queste cose? Quella donna si è offesa e ti ha rigato la fiancata?”
“Non sarebbe mai riuscita, era piccola, secca secca con un cappotto che le stava addosso come su una gruccia sbilenca. Il marito, lui sì che era grosso”.
“Il marito? Che c’entra il marito?
“E’ intervenuto a difendere il cappello della moglie. Che poi io dico, tutto questo casino per un cappello”.
“Ma se hai cominciato tu!”
“Ma io ho fatto solo un commento estetico. Lui invece ha preso a dire che stavano andando al cimitero per l’anniversario della morte della suocera e che ero stata una totale insensibile. Proprio così ha detto. Ma io che ne potevo sapere, scusa? Comunque ha stretto i pugni sui fianchi e mi ha detto che non mi prendeva a calci solo in quanto donna“.
“E quindi ha dato un calcio alla macchina?”
“Ma figurati, non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Comunque a quel punto stavo litigando con l’automobilista, la donna con il cappello verde e il marito quando ho visto uscire dalla casa gialla un uomo con un piumino blu navy e una bionda tutta curve e trucco che gli si strusciava addosso. Avresti dovuto vederla: una gonna che pareva un fazzoletto e una scollatura che ha fatto girare sia l’automobilista che il marito devoto. La donna in verde l’ha fulminato e lui ha abbassato subito gli occhi”.
“E poi?
“Poi una macchina è passata a gran velocità vicino alla casa gialla e ha schizzato tutta una pozzanghera addosso all’uomo in blu navy. Che poi, quel tessuto è veramente difficile da smacchiare tant’è che la bionda ha tirato fuori un fazzoletto e si è data subito da fare”.
“E tu, la macchina, la donna in verde?”
“Io ho lasciato tutti lì e sono salita in macchina. E tu Ermanno conosci una buona tintoria?”
“…”
“Sai non so se riuscirai a smacchiare il blu navy. Però guarda intanto ti lascio le chiavi della macchina così la porti dal meccanico di fianco alla tintoria. Non so cosa riuscirà a fare però. Ho rifatto un lato contro il panettone della via Oberdan, l’altro su quello della piazza e poi ho pensato che anche il cofano meritasse un colpetto e l’ho battezzato con l’intonaco giallo della casa”.
“Tesoro non ti arrabbiare, non è come pensi”.
“No tesoro è proprio come penso io. Quella è la porta, quelle le valigie e tu puoi andare affanculo su un bel taxi giallo”.
“In cucina”.
“Cosa prepari di buono?”.
“Sorpresa. Sei arrivato tardi”.
“Sì, la trattativa con quelli della Gem mi ha preso più tempo del previsto. E tu che hai fatto oggi?”
“Qualche giro e, tesoro non ti arrabbiare, ma la macchina…”.
“La macchina cosa?”.
“La fiancata, scusa”.
“Come la fiancata, Linda! La macchina nuova. Ma perché non fai attenzione, sei sempre la solita. La mia macchina, avevo appena fatto sistemare il motore!”
“Mi dispiace Ermanno, so quanto ci tieni”.
“Ma come è successo?”.
“Ero in via Oberdan, avevo appuntamento con Elisa e stavo andando veloce perché era già quasi mezzogiorno e sai com’è lei, si arrabbia anche solo per pochi minuti di ritardo. Ma è scattato il rosso e mi sono dovuta fermare”.
“Il semaforo a metà della via?”.
“Sì, quello vicino alla casa di quel giallo chartreuse. Stavo scrivendo a Elisa quando un colpo di clacson mi ha fatto saltare e un uomo tutto rosso in faccia ha cominciato a urlarmi addosso che ero una donnicciola e che la patente me l’avevano data con i punti del supermercato. Ah, ma io sono scesa e gliene ho detto quattro, lo sai che non sopporto i cafoni, men che meno maschilisti”.
“E allora ti ha rifatto la fiancata?”
“No ma che dici? Ci siamo messi a litigare, ma io non mi sono messa al suo livello. Le parolacce le ho lasciate tutte a lui. Intanto le macchine ci giravano intorno e suonavano clacson da tutte le parti”.
“Allora è stata una di quelle macchina ad andare a sbattere contro la fiancata?”.
“No, ma perché non mi lasci continuare? Tu e il tuo brutto vizio di interrompere! Credi sempre di sapere più degli altri, di essere il più furbo”.
“Ma non dire sciocchezze! E non perderti tu invece, farti finire un discorso è come scalare l’Everest, arrivo in fondo che mi manca il fiato. La macchina, voglio sapere della macchina”.
“Basta Ermanno, non ti racconto più niente!”
“No dai ricomponiamoci. Allora tu e quell’uomo stavate litigando,”
“E poi è arrivata una signora con un cappello verde oliva, no aspetta pistacchio e ci ha detto che eravamo due incivili a bloccare così il traffico. Ovviamente io le ho detto che una che indossava accessori di così pessimo gusto doveva solo stare zitta. Avresti dovuto vedere che cappello, feltro con inserti di organza, un obbrobrio”.
“Non me ne frega niente del cappello della signora, Linda”,
“Avresti dovuto vedere come si è arrabbiata lei invece. Mi ha detto che non dovevo osare e che quel cappello era un capo di alta moda e che la madre lo aveva portato da Parigi. Sua madre appunto, capisci, totalmente fuori moda”.
“Ma perché dici queste cose? Quella donna si è offesa e ti ha rigato la fiancata?”
“Non sarebbe mai riuscita, era piccola, secca secca con un cappotto che le stava addosso come su una gruccia sbilenca. Il marito, lui sì che era grosso”.
“Il marito? Che c’entra il marito?
“E’ intervenuto a difendere il cappello della moglie. Che poi io dico, tutto questo casino per un cappello”.
“Ma se hai cominciato tu!”
“Ma io ho fatto solo un commento estetico. Lui invece ha preso a dire che stavano andando al cimitero per l’anniversario della morte della suocera e che ero stata una totale insensibile. Proprio così ha detto. Ma io che ne potevo sapere, scusa? Comunque ha stretto i pugni sui fianchi e mi ha detto che non mi prendeva a calci solo in quanto donna“.
“E quindi ha dato un calcio alla macchina?”
“Ma figurati, non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Comunque a quel punto stavo litigando con l’automobilista, la donna con il cappello verde e il marito quando ho visto uscire dalla casa gialla un uomo con un piumino blu navy e una bionda tutta curve e trucco che gli si strusciava addosso. Avresti dovuto vederla: una gonna che pareva un fazzoletto e una scollatura che ha fatto girare sia l’automobilista che il marito devoto. La donna in verde l’ha fulminato e lui ha abbassato subito gli occhi”.
“E poi?
“Poi una macchina è passata a gran velocità vicino alla casa gialla e ha schizzato tutta una pozzanghera addosso all’uomo in blu navy. Che poi, quel tessuto è veramente difficile da smacchiare tant’è che la bionda ha tirato fuori un fazzoletto e si è data subito da fare”.
“E tu, la macchina, la donna in verde?”
“Io ho lasciato tutti lì e sono salita in macchina. E tu Ermanno conosci una buona tintoria?”
“…”
“Sai non so se riuscirai a smacchiare il blu navy. Però guarda intanto ti lascio le chiavi della macchina così la porti dal meccanico di fianco alla tintoria. Non so cosa riuscirà a fare però. Ho rifatto un lato contro il panettone della via Oberdan, l’altro su quello della piazza e poi ho pensato che anche il cofano meritasse un colpetto e l’ho battezzato con l’intonaco giallo della casa”.
“Tesoro non ti arrabbiare, non è come pensi”.
“No tesoro è proprio come penso io. Quella è la porta, quelle le valigie e tu puoi andare affanculo su un bel taxi giallo”.