Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere ambientato in un preciso universo narrativo che verrà comunicato al momento del lancio.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Livio Gambarini e Marco Cardone leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Samuel Marolla assegnerà la vittoria.
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Michael Dag
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Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#1 » venerdì 31 marzo 2023, 17:31

Tutto il mondo vorticò a sinistra sparendo in un vortice opaco.
Fabio cadde nel vuotò, annaspò, si dimenò, picchiò contro qualcosa di duro.
Si fermò di colpo.
Una serie di sagome nebulose lo circondavano. C'era luce… una grande vetrata, forse? Il vortice riprese a girare.
Stramazzò a terra, un dolore sordo risalì dal ginocchio lungo la schiena.
Che diavolo stava succedendo?
La testa girava, il caffè di poco prima lottava per riemergere dallo stomaco accartocciato.
Alzò la testa.
Era carponi sul pavimento della Sala Accertamenti Fiscali Polari Latenti.
I neon illuminavano lo stanzone quadrato e i tavoli ingombri di oggetti di prova.
I giudici di commissione lo fissavano da dietro la lastra di vetro infrangibile, impassibili nelle loro giacche da burocrati.
Un tizio mingherlino si aggiustò gli occhialetti squadrati sul naso sottile e portò la mano al microfono appuntato al colletto della camicia.
«Signor Fabretti, ci può spiegare?»
«Io… che cosa…» Fabio si guardò attorno. I dischi di ghisa erano ancora impilati in ordine. La torcia a olio non si era spenta e non era esplosa in un fragoroso incendio che avrebbe distrutto per sempre quel posto e tutte le merde che ci lavoravano. Il blocco di ghiaccio non si era sciolto, il mucchio di lamina di ferro non si era disposto in chissà quali forme assurde a causa di un campo magnetico anomalo.
Era tutto perfettamente in ordine.
«Non lo so, signori, non è successo nulla. Solo giramento di testa, tutto qui. È normale, giusto?» Sì, era normale. Doveva esserlo. Alzò gli occhi verso la cupola metallica che pendeva dal soffitto a mezzo metro dalla sua testa. Led verdi e rossi illuminavano la parte esterna. All'interno, un cono di ottone sembrava pronto a piombargli addosso da un momento all'altro. Forse quando i greci parlavano della spada di Damocle, intendevano proprio uno Stimolatore di Polarità Latente.
«Signor Fabretti, lei è scomparso per quasi due secondi.» Lo smilzo abbassò gli occhi sullo schermo. «Index Differenziale… Apocrofisi dei silicati isotopo 32.4Tris… R.B.B.4Z… »
Ma che stava dicendo? Fabio si alzò, mosse un piede fuori dalla base d'acciaio dello Stimolatore.
«Signor Fabretti! Torni nel perimetro di controllo!»
Subito ritirò la gamba. Rimase immobile. «Scusate, pensavo avessimo finito.»
«Ha fretta, signor Fabretti?» Una cariatide coperta di rughe avvolta in uno scialle a fiori lo fissò.
«No, no… fate pure.» Ci mancava solo di dare l'impressione di volersi sottrarre al controllo.
E se gli avessero trovato davvero qualche potere? Quegli avvoltoi si appellavano a qualsiasi cosa pur di non annullare le cartelle esattoriali. Probabilmente prendevano una percentuale su tutte le tasse extra che facevano pagare alla gente, perché la cattiveria gratuita di certe storie sul loro conto, non si spiegava altrimenti. Di gratuito, non c'era più niente da parecchio tempo.
Scomparso per quasi due secondi… in che senso? Cos'era successo? Lo Stimolatore aveva ronzato e poi quella strana sensazione…
L'altoparlante a muro ronzò.
«Fabretti Fabio, nato a La Spezia il 21/10/2005.» Leggeva freddamente da un tablet, col dito sul click-on del microfono. Un pessimo attore che legge un pessimo copione. «La sua domanda di annullamento della cartella esattoriale SP-78-94n5 è stata rigettata. All'analisi tramite Stimolatore di Polarità Latente…»
Ma come, rigettata? No, impossibile.
«Presid… comma3…presumendo…»
E adesso? Tasse, mora, multa e cazzi vari? Veramente? Il caffè non ne voleva sapere di stare al suo posto, si contorceva nelle budella mischiato con rabbia e odio.
Lo smilzo continuava il suo monologo in codicefiscalese.
Fabio chiuse gli occhi, respirò a fondo coi polmoni schiacciati dall'ansia. Sarebbe stato bello avere davvero dei poteri. Avrebbe potuto dargli fuoco, farlo volare in giro, trasformarlo in un rospo, fargli germogliare un cactus nel culo, un campionario di fantasie gli sfilò nella mente.
«…è stata accertata l'osservazione del Potere Polare di auto-evanescenza. In definitiva, la cartella esattoriale SP-78-94n5 rimane a carico del soggetto con la maggiorazione del 37% prevista nei casi del non trovato valido motivo d'annullamento. La seduta è tolta.»
«Ma come?!» Fabio uscì dal perimetro di acciaio, verso la vetrata. «Signori, scusate, ma questa cosa non ha senso. Io faccio il benzinaio, non ho nessun potere, l'avete visto anche voi. Che vuol dire che sono scomparso? Io ho solo avuto un giramento di testa.» Calmo, doveva stare calmo. «Non capisco… che potere sarebbe, scusate?»
«Per questo deve rivolgersi alla Commissione di Collocamento.»
«L'ho già fatto a sedici anni come di prassi, "nessun segno di potere polare percepito".»
«Ma lei non ha la documentazione.»
Dopo vent'anni? «Non la trovo più, ma negli archivi c'è sicuramente un riscontro.»
Silenzio.
Gli avvoltoi smanecchiavano pigri sui tablet o sistemavano le borse. La cariatide chiacchierava con un collega in un angolo.
«Signori…?»
Lo smilzo gli dava le spalle. «Sì, signor Fabretti?»
«Dico, non potete multarmi per non aver dichiarato un potere che voi stessi non avete rilevato all'epoca. E che non ho mai usato. Anche perché… che potere è? Cosa dovrei farci?»
Smilzo ancora gli dava le spalle. Chiuse la borsa e si avviò verso la porta. «Si rivolga alla Commissione Proroghe e alla Commissione di Collocamento. Buona giornata.»
Figli di bagassa. Ammazzatevi tutti.


Il vortice si fermò, Fabio si schiantò sul materasso, la gommapiuma lo avvolse. Sicuramente meglio che atterrare su un pavimento, ma belin che mal di testa.
Bogdan gli tese la mano callosa e lo aiutò ad alzarsi. «Allora, che ti dicevo? Ha funzionato, sei sparito.»
Fabio scese dal materasso e barcollò fino alla sedia vicino al banco da lavoro. Si sedette. La testa scoppiava e le budella sembravano strappate in più parti, però doveva ammetterlo, la macchina di Bogdan funzionava. O forse era quella della commissione che non funzionava, se gli aveva dato gli stessi effetti di quella di Bogdan.
«Dove sei stato?»
Boh? Dov'era stato? Cos'era quel posto? Sembrava una stanza, ampia e ben illuminata. C'erano dei tavoli forse, e degli schermi alle pareti. Un ufficio? «Per quanto tempo sono sparito?»
«Un paio di secondi».
Fabio osservò lo Stimolatore artigianale. Un frigorifero ricoperto di placche metalliche, viti e fili di rame ossidati. Spessi cavi neri spuntavano un po' ovunque, serpeggiavano sul pavimento per raggrupparsi nella centralina elettrica. Era un aggeggio grezzo e raffazzonato, ma non stonava nell'officina abusiva di una famiglia di serbi. «Dove hai imparato a costruire roba simile?»
«In Serbia non ci sono tasse sui polari. Anzi, l'esercito arruola tutti, paga bene. Prima scopri che hai poteri prima inizi ad allenarli. E prima vieni arruolato.»
«Devo trasferirmi in Serbia, allora.»
«No. Sei troppo vecchio, ormai.» Bogdan aprì un armadietto, un calendario di tette vecchio di sei anni ondeggiò, appeso all'anta. Tirò fuori due birre, ne aprì una e passò l'altra.
«Grazie.» Fabio tirò la linguetta e prese un sorso. «Forse dovrei sputtanarmi gli ultimi soldi che mi rimangono prima di finire in galera. Dove li trovo, trentaduemila euro?»
«Solo perché hai perso un foglio?» Bogdan sbuffò. «Sei sempre stato distratto, ma la stai pagando troppo cara.»
«Se pago entro la settimana. Se no diventano sessantasei e reato penale.» Incrociò i polsi. «Che vuol dire che finisco a Villa Andreini.»
«Sicuro di non finire nel caveau di una banca, quando sparisci?»
«Dovrei scoprire almeno che posto è quello che vedo.» Era tutto sfuocato e vorticante, come una foto mossa. E se… «Idea!» Buttò giù mezza lattina di intruglio chimico al luppolo e tirò fuori il telefono dalla tasca. «Hai del nastro?»


Lo studio di un pittore. Lui, povero stronzo benzinaio part time, doveva pagare trentaduemila euro perché aveva la stupefacente capacità di comparire per due secondi scarsi nello studio di un pittore.
Svuotò la birra e la schiacciò sul banco, le chiavi da lavoro tintinnarono appese ai ganci.
Bogdan riguardava il video con faccia seria. Lo fermò sul frame che inquadrava la finestra. «Puoi ingrandire?»
Fabio picchiettò le dita sullo schermo, una grossa macchia scura spezzava la skyline di una città. L'immagine frizzò un istante, e si trasformò in una grossa cupola rosso mattone sormontata da un crocifisso.
«Lo riconosco.» Bogdan la indicò. «È il duomo di Firenze.»
Beh, almeno era un pittore ricco, se aveva un ufficio a Firenze vista duomo. Forse c'era qualche altro indizio. Tornò a inizio video ed esaminò il primo frame utile dopo il vortice.
Lavagne e tele erano appese alle pareti, in maniera molto ordinata. Linee precise partivano dagli angoli verso il centro, alcune disegnate, altre erano sottili corde appuntare con dei chiodi. Sembravano le bozze di qualche progetto geometrico o roba simile.
Il pavimento era ricoperto di assi di legno macchiate di vernice in più punti. L'intonaco ai muri era grezzo, e l'unica fonte di luce era la grossa finestra ad arco dall'aria antica.
In fondo alla stanza, un cavalletto di legno reggeva una tela, un abbozzo a tinte contrastanti ritraeva un tizio seminudo, pieno di riccioli, che indicava verso l'alto.
In un angolo si vedeva un tavolo.
Era pieno di… pergamene? Boccette di vetro, piume d'oca, belinate in legno… ma vaffanculo, va. Buttò il telefono sul banco, vicino agli stracci sporchi di olio motore. «Un museo. Un belin di museo da quattro palanche per spennare i turisti.»
«Cosa vuoi dire?»
«Le città d'arte ne sono piene. Prendono un vecchio palazzo, scrivono sulle guide turistiche che ci ha vissuto qualcuno di famoso, allestiscono una bottega in stile antico ed ecco fatto. Orde di polli paganti.»
«Potresti accordarti coi padroni del museo. Ti travesti da fantasma di Giotto, e ogni tanto compari e spaventi la gente. Attirerebbe un sacco di pubblico.»
Fabio sorrise. «Non male come idea.»
Bogdan era pensieroso, tirò fuori il telefono dai cargo macchiati. Digitò qualcosa. «Però è strano. Io ho vissuto qualche tempo a Firenze. Guarda.» Il drone di GoogleStreet mostrava in tempo reale il duomo con la stessa angolatura del video. «Vedi? Il profilo degli edifici è diverso. E anche la parte in cima alla cupola…»
Fabio recuperò il suo telefono e ingrandì il frame. Era vero, gli edifici erano tutti molto più bassi, differenti, alcuni non c'erano proprio. Erano in muratura grezza, con tetti di tegole e finestre in legno.
Però la cupola rossa era inconfondibile. Era Firenze, senza dubbio.
«Faccio un altro giro. E dammi anche il tuo telefono.»
«Tieni una mano libera, vedi se riesci ad arraffare qualcosa.»
Perché no? In galera ci sarebbe finito comunque.
Si nastrò i telefoni uno al palmo e uno al dorso della mano. Si mise sotto lo Stimolatore e avviò le registrazioni. «Vai!»
Bogdan attivò la centralina, la luce dell'officina traballò qualche istante.
Fabio trattenne il fiato. Il vortice lo strappò verso sinistra, vorticò, cadde. Ormai stava capendo le tempistiche… avrebbe dovuto fermarsi…
Ora!
Atterrò sul duro, e rimase in equilibro. Alzò il braccio per inquadrare più spazio possibile.
Allungò la mano destra verso dove avrebbe dovuto trovarsi il tavolo, afferrò qualcosa e subito il vortice riprese la sua danza.
Un dolore pungente gli morse il polpaccio, scrollò la gamba, sprofondò nella gommapiuma.
La puzza di bruciato gli riempì il naso. Bogdan sbraitava in serbo.
Diavolo, che dolore. Il cervello sembrava colargli dalle orecchie, la pancia era un groviglio di filo spinato. Basta con quella roba, per quanto ne sapeva si stava friggendo di radiazioni. Magari si era già beccato una rastrelliera di cancri.
Aprì gli occhi abbagliati, in mano aveva un piccolo pezzo di carta ingiallita.
Una fumata scura saliva dal frigorifero.
Bogdan gli dava le spalle e brandiva una scopa imprecando. «Jebote radiš cazzo, hai rubato un cane, porca trojka!»
Cosa?
Un bastardino grigio e bianco dal pelo lungo puntava le zampe a terra scoprendo i denti in un debole ringhio.
Ottimo, si aggiungeva sequestro di animale alle imputazioni.
«Così lo spaventi. Metti giù la scopa e lascialo stare, si calmerà.» Smontò il Cyber-braccio, miracolo dell'ingegneria robotica serba. «Ci serve un computer.» Si alzò in piedi, la gamba faceva male. Alzò la caviglia dei pantaloni. Un'arcata dentale era stampata sul polpaccio, un rivolo di sangue macchiava il bordo del calzino. «E del disinfettante!»


Per essere un museo da quattro soldi, si erano impegnati. Era pergamena vera, con delle linee oblique precisissime che sembravano la bozza delle proporzioni di un disegno più grande. Non c'erano indizi sull'eventuale autore.
Lo appoggiò sulla scrivania e scaricò i video.
Scorse i frame del primo. Ingrandì lo scorcio sulla piazza fuori dalla vetrata. Un altare con un grosso crocifisso era circondato da quelli che sembravano rami di olivo.
Perché benedire rami di olivo? Mancava più di un mese a pasqua, e la benedizione si dava il sabato prima della domenica delle palme, mica un martedì qualsiasi. C'era qualcosa di strano. Il drone a Firenze mostrava una piazza molto più piccola, con un kebabbaro e un negozio di ottica, null'altro.
Scorse altri frame. Quello in lontananza era il duomo, non c'erano dubbi, ma tutto il resto era diverso.
Bogdan si sporse verso lo schermo. «Guarda il cielo. Non piove»
Nelle riprese del drone era nuvoloso e stava iniziando a piovere. Nei video il cielo era azzurro e limpido, tanto che si intravedeva la luna.
Luna piena. Eppure…
Fabio prese la tastiera, google, calendario lunare, 21/03/2040.
Luna nuova, appena visibile.
No, era assurdo. Ma allora…
Bogdan aveva i ciglioni aggrottati. «Dove vai tu… non è oggi. È un altro giorno. Ecco perché lì non piove, ed è sabato.» Rise. «Cioè tu, per due secondi, torni indietro nel tempo, nella bottega di un pittore fiorentino?»
«Così pare.» Prese il disegno. «Quindi questo è un reperto originale del medioevo.» Gli ingranaggi del cervello iniziarono a lavorare. «All'Accademia d'arte e archeologia ci sono datatori al carbonio, dimostreranno che è originale. E magari sborseranno un po' di soldi.»
«Se sapessimo chi è l'autore sarebbe meglio.»
«Vero. Ma abbiamo l'indirizzo.» Aprì la schermata del drone, a Firenze la pioggia aveva iniziato a scurire i marciapiedi. «Avanti, bello, dove sei?»
Via Ferdinando Zannetti 8. Museo di Casa Martelli. Vediamo se qualche pittore medievale ha vissuto lì. Magari qualcuno di famoso.
Digitò sulla tastiera.
La mandibola gli cadde sulle ginocchia.


Le onde si infrangevano sugli scogli della passeggiata Morin, due tipe vestite da dive picchettavano i tacchi sull'elegante pavimentazione del lungomare. L'atmosfera da sabato mattina primaverile era piacevole, risvegliava tutta la città e la spiaggia dal torpore dell'inverno.
Fabio inforcò i Ray-Ban e buttò giù l'ultimo sorso di spritz, fresco e zuccherino. Il prosecco di marca gli lasciò un piacevole senso di inebriamento.
Certo, anche il bonifico da settantamila che sarebbe arrivato da lì a poco aiutava.
Un disegno originale di Leonardo da Vinci. Era bastato parlare col direttore dell'Accademia per trovare un compratore. Che culo.
Il telefono squillò, la stella bianca e rossa del BelgradoBasket comparve sullo schermo.
«Sì?»
«Sono arrivati i pezzi. Sto smontando quel rottame che chiami macchina, vedrai che gioiello ti faccio!»
«Ottimo.» Si alzò e lasciò un deca al cameriere. «E in quanto al tuo, di rottame? Dobbiamo riportare Leo a casa.» E magari, arraffare qualcos'altro.
«Ci sto lavorando.»
«Adesso vado a casa, che ho la chiamata col compratore. A dopo!»
Attraversò il quartiere con l'ansia crescente, verso i palazzoni popolari.
Il Cavalier Giansergio Attilio Radometti di Valdegriffa, sembrava proprio ciò che prometteva il nome, un vecchiaccio altezzoso che viveva in una realtà tutta sua di titoli inutili e soldi a palate. Aveva offerto cinquantamila, e quando Fabio aveva rilanciato a settanta, non aveva battuto ciglio. Solo, voleva vedere il certificato di autenticità tramite videochiamata olografica.
Arrivato a casa, si richiuse la porta alle spalle.
«Leo! Qui, bello!»
Gli rispose un latrato allegro. Dopo lo spavento iniziale, si era rivelato un mattacchione, e in tre giorni si era perfettamente ambientato. Si stava affezionando, ma non era giusto tenerselo. Il buon Leonardo i disegni poteva rifarli, il cane no.
«Dove sei?»
Entrò in camera.
L'orrore lo travolse.
I resti della collezione di CyberTexWiller era sparpagliata a terra. Leo saltellava felice, raspava col le zampe, faceva volare in alto brandelli di pagine, saltava e li afferrava al volo tra i denti. Sbatacchiò la testa, brandelli di carta e copertine volarono ovunque.
«'Orcabagassa!» Fabio scattò avanti, gli diede un ceffone sul muso sorridente.
Il cane saltò sul letto. Aveva l'aria di chi aveva appena passato il pomeriggio più divertente della sua vita. Al secondo ceffone guaì e corse via.
I Tex no, cazzo.
Fabio tirò su il N100, "La rivolta degli AI-pache".
Qualcosa di giallo cadde dalle pagine massacrate. Lo raccolse. Era un pezzo di cartoncino.
Ma guarda, che coincidenza.
Era uguale alla cartellina in cui aveva messo il certificato dell'accademia.
Quella cartellina che aveva lasciato proprio lì, sulla scrivania.
Quella cartellina che ora, era sparpagliata un po' ovunque.


Rispondi. Rispondi.
«Fabio! sto̶»
«Siamo nella merda! In cane ha distrutto i fogli!»
«Cosa?»
«Il cane! Il cane di Leonardo da Vinci ha fatto a pezzi tutta la documentazione!»
«Strana vendetta. Attraverso i secoli.»
«Smetti di fare il coglione e vieni subito qui. Devi portarmi all'Accademia, devo farmi dare un altro certificato. Subito!»
Chiuse la chiamata, cercò il numero dell'assistente del Cavalier Soldoni, premette invio.
Una voce femminile rispose un "pronto" freddo e professionale.
«Sì, salve, sono Fabio Fabretti, eravamo d'accordo per una olo-call tra poco.»
«Tra sedici minuti.»
«Ecco, purtroppo c'è stato un piccolo disguido. Avrei bisogno di posticipare di un'oretta. O due. O nel pomeriggio. Insomma, come torna più comodo al Cavaliere.»
«Al Calvalier Radometti torna comodo tra sedici minuti.»
Simpatica. «Capisco… mi scuso infinitamente, ma sono costretto a chiedervi un po' di pazienza. Ho avuto un imprevisto…»
«Ne parlerò col Cavaliere, ma la avverto che mal digerisce queste mancanze di professionalità. La contatteremo.» Clik.
Diavolo, non era un buon segno.
Si lanciò fuori dalla porta e corse giù per le scale.
Calma. Tra poco sarebbe arrivato Bogdan, sarebbero andati all'Accademia e stampato un nuovo certificato di autenticità. Il vecchio avrebbe storto un po' il naso, magari avrebbe anche tirato un po' sul prezzo, ma avrebbe pagato.
Bonifico - ufficio esattoriale - multa pagata in tempo. Trentaduemila al fisco, trentotto in tasca sua. Fine. Sì, sarebbe andata così.
Un cinquantino smarmittato girò l'angolo, Bogdan si fermò sul marciapiede in derapata. «Andiamo!»
Fabio saltò in sella.
Il motorino sfrecciava nel traffico, saliva sui marciapiedi, tagliava per vicoli sconosciuti ai più. Forse all'Accademia avevano una olo-cam. Gli avrebbe allungato un centone per il disturbo e altro tempo risparmiato.
«Merda.» Bogdan schivò una transenna. «Ci sono i lavori!»
«Battitene il belino! È sabato, non ci sono operai nei cantieri!»
Il cinquantino si infilò sotto le impalcature deserte schivando pile di bancali e sacchi di cemento. «Occhio!» Centrò una pozzanghera fangosa schizzando ovunque. Si sarebbe presentato al cavaliere lozzo di fango e malta. Meglio, avrebbe dato credibilità alla storia dell'imprevisto.
Bogdan affiancò la transenna d'uscita.
Fabio la buttò giù con un calcio e ripartirono come il vento.
Mancava pochissimo, l'Accademia era in fondo alla strada. «Vola maledetto serbo, vola!»
Il motorino ruggì tutta la grinta delle modifiche illegali e fece il viale in un baleno.
Fabio saltò giù e corse nell'atrio, prese le scale, ignorò la segretaria che gli urlava dietro.
Al pianerottolo girò a destra, corse in fondo al corridoio all'Ufficio Documentazione Autenticità. Il panico gli stritolò lo stomaco. Il cartello degli orari parlava chiaro. SABATO CHIUSO.
Ultima modifica di Michael Dag il venerdì 31 marzo 2023, 20:27, modificato 1 volta in totale.



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Michael Dag
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#2 » venerdì 31 marzo 2023, 17:37

È stato divertente. all'inizio non ci avrei dato due lire, è un tema strano, ma poi sono riuscito a farmi una risata stendendo la storia. Spero di regalarla anche a voi che leggete.
Buona lettura e buona sfida a tutti

Bonus:
Un animale dev'essere elemento di fastidio per i personaggi -2 punti
Il cane fa a pezzi i documenti

Nel racconto dev'esserci un oggetto anacronistico -2 punti
La pergamena di Leonardo Da Vinci

Qualcuno deve avere un superpotere inutile -2 punti
Ecco, qui è opinabile. il potere del protagonista è apparentemente inutile, ma lui riesce a sfruttarlo decisamente bene...piu o meno. boh, non so se è in linea con l'inutilità intesa nella traccia. a voi l'ardua sentenza.

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angelo.frascella
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#3 » martedì 4 aprile 2023, 10:12

Ciao Michael.

Ieri sera ho letto il tuo racconto e ti dico subito che mi sono divertito.
L’agenzia dell’entrate dipinta come una sorta dell’inquisizione burocratica, il pezzo di carta perso, il potere di Fabio, il ricco spocchioso (bellissimo il passaggio: “Al Calvalier Radometti torna comodo tra sedici minuti”), ecc. è tutto godibile e il finale è da antologia. Insomma, sei riuscito ad adottare un registro satirico portandolo coerentemente fino alla fine. Il fatto che si trattasse di Leonardo l’avevo capito dalla prima descrizione della stanza, ma non è quello il vero colpo di scena del racconto e quindi va bene così.
L’unico difetto è un errore logico della storia: nel momento in cui Fabio porta via la pergamena di Leonardo la datazione al radiocarbonio non può più funzionare, visto che di fatto per la pergamena non sono passati i secoli necessari a dimezzare il Carbonio 14 in esso. Essendo un racconto ironico l’errore diventa un po’ meno importante. In un racconto serio necessiterebbe di sicuro di una soluzione (per esempio usare le foto prese col cellulare come prova con l'ufficio di datazione)

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Daniele
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#4 » martedì 4 aprile 2023, 13:48

Sei stato il primo a postare e meriti di essere letto e commentato per primo :P

Bel racconto, fresco, divertente e originale. Un potere all'apparenza inutile e dalla dinamica un po' contorta per il quale ci si domanda se abbia una ragione di esistere, un'ingiustizia subita dal protagonista che fa in modo che si crei la giusta empatia con lui e un finale ironico. Si vede che sai quel che fai sia a livello di trama che di stile. Il racconto scorre bello liscio con belle figurazioni e dialoghi (ecco giusto nel hook cambierei quel "vorticò in un vortice" trovando un'alternativa: una spirale, o venne risucchiato o altro).
Unico neo la questione della datazione della pergamena, ma in fase di correzione un'alternativa per certificare l'autenticità riuscirai sicuramente a trovarla.
Bella prova, complimenti!

yuri.villani
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#5 » martedì 4 aprile 2023, 20:06

Divertentissimo e ben scritto. A breve il commento vero.

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Shanghai Kid
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#6 » mercoledì 5 aprile 2023, 11:16

Ciao Michael,
Non é la prima volta che ti leggo e devo dire che il tuo stile mi convince sempre.
Al netto di veniali errori di battitura, tecnicamente il testo va benissimo e scorrere che é un piacere. Mi piace e trovo convincente il modo in cui descrivi i contorni delle cose senza rendere pesante la lettura.
Mi accodo a chi ti ha fatto i complimenti anche per la storia che funziona bene. É davvero divertente da leggere e il finale mi ha proprio strappato un sorriso (dolce amaro, perché mi ha ricordato anche quando di fronte a quel cartello ho avuto reazioni molto diverse).
Per quanto riguarda la critica che ti é stata fatta rispetto alla questione del carbonio, io non ho le competenze per fare appunti a riguardo e sicuramente sono meno fiscale e preparata di chi ti ha commentato prima di me, ma, a mio avviso, per il tipo di taglio che hai deciso di dare, la storia funziona bene.
Sei stato bravo, niente da dire.
A rileggerci,
Elisa

yuri.villani
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#7 » giovedì 6 aprile 2023, 15:13

Un racconto che direi ben scritto e divertente, oltreché bilanciato. Gli elementi bonus vi si inseriscono lisci lisci.
L’atmosfera mi sembra caratterizzata fin da subito, e il contrasto tra gli elementi, burocrazia e tecnologia, è fin da subito divertente.
L’elemento suspense/sorpresa della scoperta del potere e delle relative indagini aggiunge un po’ di pepe alla lettura e la chiusura della trama, con un po’ di rush, è piacevole.
Non mi sento di fare appunti particolaristici in un pezzo che personalmente ritengo ben riuscito.Complimenti!

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Andrea Furlan
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#8 » venerdì 7 aprile 2023, 0:22

Ciao Michael,
Molto bello, divertente, me lo sono goduto un sacco. Ambientazione molto riuscita, tema centrato soprattutto dal finale geniale, stile azzeccato, personaggi ottimi e al servizio della storia. Ho apprezzato in particolare la scena della Commissione e il personaggio Bogdan, con la sua "atmosfera balcanica" molto riconoscibile. Bella anche l'investigazione per capire cosa succede a Fabio quando sparisce. Un po' meno bene il riferimento a Leonardo che ho trovato un po' cliché, ma comunque si inserisce a dovere nella storia, diventando elemento fondante ma non centrale.
Sono un po' perplesso sul potere utile/inutile per il terzo bonus come hai scritto anche tu, ma direi che non è molto importante, gli altri due bonus ci sono tutti. Magari potevi dare un piccolo potere a Bogdan, tipo arrotolare sigarette bosniache senza filtro col solo pensiero (ah no scusa, quello sarebbe stato molto utile...)
Bravo! Te l'ho già scritto che mi è piaciuto?

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Milena
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#9 » venerdì 14 aprile 2023, 11:50

Ciao Michael, ben trovato! Storia carina, anche se ammetto che il sentore di viaggi nel tempo e, più nello specifico, della presenza di Leonardo erano nell’aria fin da prima di metà racconto, il che toglie un po’ di suspance; comunque sia il racconto è godibile, soprattutto il finale un po’ spiazzante (povero lui!). Mi è inoltre piaciuto molto il fatto che la specifica principale, il sabato, sia davvero il fulcro intorno a cui ruota la parte fondamentale della storia, molto bene!
Lo stile è decisamente buono, la scrittura un po’ più ostica nella prima parte (che ho dovuto rileggere per comprendere bene) scorre poi bene e accompagna in una lettura veloce e divertente, anche se ho trovato alcuni piccoli errori (più che altro refusi) che ti lascio qui di seguito
“cadde nel vuotò
“altre erano sottili corde appuntare con dei chiodi”
“«Fabio! sto̶»
(???)
La parola Pasqua va scritta con la lettera maiuscola.
C’è anche da sistemare un po’ la questione virgole, che ogni tanto sono messe senza un giusto ordine.
Conclusione. Un racconto che ho letto molto volentieri. I bonus mi sembra ci siano tutti (il cane è carinissimo, ma davvero Leonardo aveva un cane? Curiosità, eh, non critica!). Nel complesso però sembra un racconto scritto un po’ di fretta, senza troppa cura dei dettagli. In ogni caso una lettura simpatica e scorrevole che a tratti ha anche fatto sorridere.

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Michael Dag
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Re: Burocrazia italiana & Tecnologia serba

Messaggio#10 » lunedì 17 aprile 2023, 11:39

Grazie a tutti del supporto, sono davvero contento che il racconto sia piaciuto così tanto.
Raramente mi trovo a scrivere roba comica/iranica ma devo dire che è molto più rilassante dell'horror e per certi versi più stimolante.

grazie sull'appunto riguardo la datazione al carbonio, non ci avevo minimamente pensato.

@Milena
Se Leonardo avesse cani non lo so, ho cercato un po' su internet e non ho trovato nulla a riguardo. Ma non ci sono nemmeno informazioni riguardo odio/allergia/terrore quindi… perché no? :)

riguardo questa cosa
«Fabio, sto̶»
Non riesco a tradurre l'em_dash da word, e viene fuori quella roba lì…

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