Il muro
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Il muro
Il muro
Di Alexandra Fischer
Alvaro rincasò dal lavoro stanco. Voleva soltanto dormire. Le ombre degli edifici proiettate dalla sera estiva gli parevano tante dita della notte, carezzevoli, un invito al sonno. Scese dall’auto, salì in casa, e si preparò per la notte. Fissò il muro dalla finestra del bagno: il solito rituale prima di addormentarsi. Non c’era che quella parete bianca, il retro del condominio di fronte, a salvarlo dai brutti sogni. Ogni tanto ne faceva di orribili: un rimprovero del capoufficio, una pratica malfatta, ma erano interrotti dal muro. Alvaro immaginava di vagare nell’edificio e di perdersi nelle stanze, una sensazione che lo portava a dormire sereno.
Quella sera, però, ebbe una sorpresa: aveva dimenticato la finestra aperta e vide sul davanzale un insetto dal corpo allungato, le lunghe antenne, la testa piccola rispetto al corpo dai riflessi metallici rossi e verdi.
Passò lunghi istanti a fissarlo, e dimenticò il sonno. Prese la lente d’ingrandimento dal cassetto del comodino e lo esaminò meglio: gli apparve gigantesco.
Alvaro si mise a pensare come sarebbe potuto essere vivere in quel corpo. Si perse in quegli occhi. Tanto che gli venne il mal di testa e dovette posare la lente. Si sentì meglio. Guardò il davanzale. L’insetto si mise a camminare. Alvaro lo seguì con lo sguardo, e di colpo, vide tanti piccoli muri in riquadri esagonali. Provò l’ebbrezza del volo. Toccò per la prima volta il muro, lo sentì scabro sotto le zampine. Aprì la bocca per urlare: − Cosa sono diventato? – Ma non ne uscì nessun suono.
Tornò indietro con tutta la velocità delle sue ali. La finestra di casa sua era aperta, e c’era un uomo uguale a lui seduto di fronte al davanzale. Lo vide suddiviso in tanti esagoni. Pensò a un’usurpazione, un maleficio, e si rimproverò per il suo folle desiderio.
Alvaro si posò sul davanzale.
L’uomo lo guardò, ma non c’era alcuna luce di umanità in quegli occhi. Ad Alvaro parve di stare osservando un automa e capì di dover fare a meno dell’aiuto di quella versione di se stesso. Lo vide prendere una lente, e rimase stupefatto dalle miriadi di mani e lenti circondati da esagoni. Lo guardò a lungo, sperando di poter tornare nel proprio corpo, ma la sua speranza non si realizzò. In compenso, vide l’uomo sporgersi dal davanzale.
Alvaro volò via, ma a breve distanza. Vide l’uomo guardarsi le braccia e lo sentì gridare disperato. Non c’era nulla di umano in quell’urlo.
Alvaro capì che nel suo corpo c’era di sicuro l’insetto, ma si chiese come mai non tentasse di nuovo di guardarlo. Perché si era sporto? Come mai aveva scalcato il davanzale?
Alvaro lo vide spiaccicarsi al suolo. Avrebbe voluto piangere.
Di Alexandra Fischer
Alvaro rincasò dal lavoro stanco. Voleva soltanto dormire. Le ombre degli edifici proiettate dalla sera estiva gli parevano tante dita della notte, carezzevoli, un invito al sonno. Scese dall’auto, salì in casa, e si preparò per la notte. Fissò il muro dalla finestra del bagno: il solito rituale prima di addormentarsi. Non c’era che quella parete bianca, il retro del condominio di fronte, a salvarlo dai brutti sogni. Ogni tanto ne faceva di orribili: un rimprovero del capoufficio, una pratica malfatta, ma erano interrotti dal muro. Alvaro immaginava di vagare nell’edificio e di perdersi nelle stanze, una sensazione che lo portava a dormire sereno.
Quella sera, però, ebbe una sorpresa: aveva dimenticato la finestra aperta e vide sul davanzale un insetto dal corpo allungato, le lunghe antenne, la testa piccola rispetto al corpo dai riflessi metallici rossi e verdi.
Passò lunghi istanti a fissarlo, e dimenticò il sonno. Prese la lente d’ingrandimento dal cassetto del comodino e lo esaminò meglio: gli apparve gigantesco.
Alvaro si mise a pensare come sarebbe potuto essere vivere in quel corpo. Si perse in quegli occhi. Tanto che gli venne il mal di testa e dovette posare la lente. Si sentì meglio. Guardò il davanzale. L’insetto si mise a camminare. Alvaro lo seguì con lo sguardo, e di colpo, vide tanti piccoli muri in riquadri esagonali. Provò l’ebbrezza del volo. Toccò per la prima volta il muro, lo sentì scabro sotto le zampine. Aprì la bocca per urlare: − Cosa sono diventato? – Ma non ne uscì nessun suono.
Tornò indietro con tutta la velocità delle sue ali. La finestra di casa sua era aperta, e c’era un uomo uguale a lui seduto di fronte al davanzale. Lo vide suddiviso in tanti esagoni. Pensò a un’usurpazione, un maleficio, e si rimproverò per il suo folle desiderio.
Alvaro si posò sul davanzale.
L’uomo lo guardò, ma non c’era alcuna luce di umanità in quegli occhi. Ad Alvaro parve di stare osservando un automa e capì di dover fare a meno dell’aiuto di quella versione di se stesso. Lo vide prendere una lente, e rimase stupefatto dalle miriadi di mani e lenti circondati da esagoni. Lo guardò a lungo, sperando di poter tornare nel proprio corpo, ma la sua speranza non si realizzò. In compenso, vide l’uomo sporgersi dal davanzale.
Alvaro volò via, ma a breve distanza. Vide l’uomo guardarsi le braccia e lo sentì gridare disperato. Non c’era nulla di umano in quell’urlo.
Alvaro capì che nel suo corpo c’era di sicuro l’insetto, ma si chiese come mai non tentasse di nuovo di guardarlo. Perché si era sporto? Come mai aveva scalcato il davanzale?
Alvaro lo vide spiaccicarsi al suolo. Avrebbe voluto piangere.
Re: Il muro
Ciao Alexandra! Anche questa volta sei stata la prima a postare! Caratteri e tempo ok, buona MOSCABIANCA EDITION!
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Re: Il muro
Ciao Alexandra! Piacere di leggerti di nuovo!
Accidenti, questo tuo racconto è una cavalcata nell'incubo.... Ma in senso buono! Il ritmo è quello denso e pesante di un pezzo sludge, il titolo rimanda a Sartre, la metamorfosi è kafkiana, ma il tuo racconto mi ricorda in tutto e per tutto una delle discese nella follia di Lovecraft! Il tutto di mescola perfettamente per creare l'atmosfera adatta al fine senza via di scampo. Siamo in balia di una forza sconosciuta, che non si spiega e non ha bisogno di spiegarsi, tremendamente simile al sentimento di smarrimento che il protagonista prova all'inizio, qualcosa che possiamo sperimentare tutti. Nessuno è al sicuro, umani e animali. La metamorfosi come capriccio, destino ineluttabile, caso, disegno.... Davvero un ottimo racconto!
Accidenti, questo tuo racconto è una cavalcata nell'incubo.... Ma in senso buono! Il ritmo è quello denso e pesante di un pezzo sludge, il titolo rimanda a Sartre, la metamorfosi è kafkiana, ma il tuo racconto mi ricorda in tutto e per tutto una delle discese nella follia di Lovecraft! Il tutto di mescola perfettamente per creare l'atmosfera adatta al fine senza via di scampo. Siamo in balia di una forza sconosciuta, che non si spiega e non ha bisogno di spiegarsi, tremendamente simile al sentimento di smarrimento che il protagonista prova all'inizio, qualcosa che possiamo sperimentare tutti. Nessuno è al sicuro, umani e animali. La metamorfosi come capriccio, destino ineluttabile, caso, disegno.... Davvero un ottimo racconto!
- Emiliano Maramonte
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Re: Il muro
Ciao Alexandra! Vengo sempre a leggerti perché i tuoi racconti "lampo" mi incuriosiscono molto!
Siamo di fronte a un incubo kafkiano molto strano e particolare, nel quale il personaggio finisce in visioni dentro altre visioni. Mi sono immaginato un cartone animato dove le inquadrature sono distorte come attraverso un obiettivo fotografico fisheye e il protagonista scappa sotto forma di insetto. Un po' di confusione verso la fine (in sostanza chi è l'incubo di chi?) e, come al solito, qualche distrazione tecnica dovuta alla fretta.
Comunque racconto interessante!
Buona gara!
Emiliano.
Siamo di fronte a un incubo kafkiano molto strano e particolare, nel quale il personaggio finisce in visioni dentro altre visioni. Mi sono immaginato un cartone animato dove le inquadrature sono distorte come attraverso un obiettivo fotografico fisheye e il protagonista scappa sotto forma di insetto. Un po' di confusione verso la fine (in sostanza chi è l'incubo di chi?) e, come al solito, qualche distrazione tecnica dovuta alla fretta.
Comunque racconto interessante!
Buona gara!
Emiliano.
- MatteoMantoani
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Re: Il muro
Ciao Alexandra, piacere di rileggerti.
Un racconto coraggioso, il rimando a Kafka è d'obbligo, ma io vedo anche qualcosa di Poe (soprattutto il racconto La Sfinge).
Sono d'accordo con Emiliano nel lodarti per l'inventiva e per l'atmosfera onirica che riesci a evocare, verso la fine ho fatto un po' di fatica a ricostruire la meccanica di queste visioni i cui punti di vista di alternano in un modo non proprio ottimale.
Alla fine l'ho letto con piacere.
Buona gara e alla prossima!
Un racconto coraggioso, il rimando a Kafka è d'obbligo, ma io vedo anche qualcosa di Poe (soprattutto il racconto La Sfinge).
Sono d'accordo con Emiliano nel lodarti per l'inventiva e per l'atmosfera onirica che riesci a evocare, verso la fine ho fatto un po' di fatica a ricostruire la meccanica di queste visioni i cui punti di vista di alternano in un modo non proprio ottimale.
Alla fine l'ho letto con piacere.
Buona gara e alla prossima!
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Re: Il muro
Ciao, Emiliano, grazie del commento. Devo proprio stare attenta a certi errori. L'incubo è del protagonista, ma non solo, c'entra anche l'insetto. Ti ringrazio di aver trovato la storia interessante.
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Re: Il muro
Ciao, Matteo, mi dispiace per la fatica che ti ho fatto fare verso il finale. Per il resto, sono lieta che tu abbia apprezzato la mia storia.
- gcdaddabbo
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Re: Il muro
Ciao Alexandra! Piacere di rileggerti! Per la verità ho letto già questo la sera stessa della prova subito dopo aver inviato il mio. L’ho compreso solo parzialmente allora. Mi era sfuggita la trasformazione. Pensavo ad un semplice mal di testa. Ora ho colto lo sdoppiamento e la tragica fine. Tema sostanzialmente centrato. Sei stata velocissima come al solito. Non posso accusarti però di lavoro parziale. Quello che manca è forse lo sgrossamento, la rifinitura. “Le ombre degli edifici proiettate dalla sera estiva gli parevano tante dita della notte.” “Fissò il muro dalla finestra del bagno: il solito rituale prima di addormentarsi.”: mi sembrano scelte poco curate. Forse volevi dare l’idea di un poveraccio che vive da solo una vita da impiegato alla Fracchia. L’inversione dei ruoli è l’aspetto più interessante. Sono convinto che puoi fare molto meglio. Buona Moscabianca edition.
Re: Il muro
Ciao Alexandra. Mi piace come hai affrontato la trasformazione in insetto ribaltando il punto di vista, lo trovo molto estraniante e pertanto azzeccato per la prova. La metamorfosi c'è tutta, in pieno stile kafkiano. Aver impiegato leggermente più del solito nel consegnare la prova mi pare abbia giovato nel complesso, ho visto una maggiore cura o mi sbaglio? (occhio solo al refuso in finale "scalcato" penso fosse scavalcato). Bene, buona sfida!
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Re: Il muro
Ciao, gcdaddabbo, grazie del commento. Quanto alla rifinitura, ti do ragione, migliorare si può. Scusa per stavolta.
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Re: Il muro
Ciao, Syra66, hai proprio ragione. Perdona il refuso, è stato involontario.
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Re: Il muro
Brava Alexandra, finalmente ti sei regalata un po' di tempo e si vede dal risultato!
Un bel racconto, ricco di suggestioni e citazioni. Vedo che molti ci vedono Kafka, Poe...io ho ripensato al film La Mosca di Cronemberg . Mi è piaciuto il clima onirico, angoscioso e ti dico che non ho assolutamente faticato a inquadrare la vicenda e seguire i punti di vista (anche grazie alla visione prismatica dell'insetto, ottimo espediente). Bello bello il finale. Magari se ti concedevi qualche istante in più lo editavi meglio ma...chi di noi lo fa? Non io di sicuro! Brava, continua così!
Un bel racconto, ricco di suggestioni e citazioni. Vedo che molti ci vedono Kafka, Poe...io ho ripensato al film La Mosca di Cronemberg . Mi è piaciuto il clima onirico, angoscioso e ti dico che non ho assolutamente faticato a inquadrare la vicenda e seguire i punti di vista (anche grazie alla visione prismatica dell'insetto, ottimo espediente). Bello bello il finale. Magari se ti concedevi qualche istante in più lo editavi meglio ma...chi di noi lo fa? Non io di sicuro! Brava, continua così!
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Re: Il muro
Ciao, LeggErika3, grazie del commento. Vedrò di trovare il tempo di editare il prossimo materiale che scriverò. Intanto, sono contenta che la storia ti sia piaciuta, e ti sono grata dell'incoraggiamento.
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 454
Re: Il muro
Ciao Alexandra!
In terza persona. Tempo verbale: passato remoto. Ambientazione: attuale (circa), Casa familiare. Tema centrato.
Il rimando a Kafka è palese, ma la metamorfosi è gestita in maniera immersiva e onirica.
Alvaro sembra stanco del lavoro e della sua vita per cui la sera si rifugia nel bagno di casa ad osservare la parete bianca del condominio di fronte con cui può dipingere la proprio vita con nuovi colori e ne può visitare le stanze con la propria mente.
Il muro infatti è per Alvaro una sorta protezione spirituale che usa per proteggere il suo sonno da incubi e nevrosi, e probabilmente anche la sua salute mentale.
Tutto cambia con l’arrivo della blatta che sconvolge la sua routine serale. Il fatto diventa spunto per un viaggio estraniante in cui Alvaro scambia la propria coscienza con l'insetto. Decide di volare via. L’epilogo è triste. Alvaro muore. Solo l’insetto? Chissà.
Buona prova per me.
Bruce
In terza persona. Tempo verbale: passato remoto. Ambientazione: attuale (circa), Casa familiare. Tema centrato.
Il rimando a Kafka è palese, ma la metamorfosi è gestita in maniera immersiva e onirica.
Alvaro sembra stanco del lavoro e della sua vita per cui la sera si rifugia nel bagno di casa ad osservare la parete bianca del condominio di fronte con cui può dipingere la proprio vita con nuovi colori e ne può visitare le stanze con la propria mente.
Il muro infatti è per Alvaro una sorta protezione spirituale che usa per proteggere il suo sonno da incubi e nevrosi, e probabilmente anche la sua salute mentale.
Tutto cambia con l’arrivo della blatta che sconvolge la sua routine serale. Il fatto diventa spunto per un viaggio estraniante in cui Alvaro scambia la propria coscienza con l'insetto. Decide di volare via. L’epilogo è triste. Alvaro muore. Solo l’insetto? Chissà.
Buona prova per me.
Bruce
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
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Re: Il muro
Ciao, Bruce, grazie del commento. Hai ricostruito la storia proprio come l'avevo immaginata. Anche se, più che di una blatta si tratta di un insetto un po' diverso visto che può volare, ma di certo c'è una cuginanza fra specie. Sono contenta che la storia ti sia piaciuta.
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 454
Re: Il muro
alexandra.fischer ha scritto:Ciao, Bruce, grazie del commento. Hai ricostruito la storia proprio come l'avevo immaginata. Anche se, più che di una blatta si tratta di un insetto un po' diverso visto che può volare, ma di certo c'è una cuginanza fra specie. Sono contenta che la storia ti sia piaciuta.
Sì, la blatta è stato un lapsus "Kafkiano" eheh
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
- Shanghai Kid
- Messaggi: 433
Re: Il muro
Ciao Alexandra, piacere di averti letto di nuovo
Concordo con chi ha trovato la tua scelta coraggiosa: citare o prendere ispirazione da Kafka quando il tema è la metamorfosi è pericoloso sotto diversi punti di vista. Io credo che il tuo tentativo sia abbastanza riuscito: il racconto scorre bene (concordo però anche con chi dice che verso la fine è più confuso e si fa più fatica a seguirti). Apprezzo molto questa dimensione onirica e claustrofobica: alla fine è un gioco di specchi e rimandi.
A rileggerci,
Elisa
Concordo con chi ha trovato la tua scelta coraggiosa: citare o prendere ispirazione da Kafka quando il tema è la metamorfosi è pericoloso sotto diversi punti di vista. Io credo che il tuo tentativo sia abbastanza riuscito: il racconto scorre bene (concordo però anche con chi dice che verso la fine è più confuso e si fa più fatica a seguirti). Apprezzo molto questa dimensione onirica e claustrofobica: alla fine è un gioco di specchi e rimandi.
A rileggerci,
Elisa
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Re: Il muro
Ciao, Shangai Kid, scusa la confusione involontaria nel finale, avrei dovuto stare più attenta con i punti di vista. Ebbene, lo terrò presente. Sono lieta che la storia ti sia piaciuta nel complesso.
Re: Il muro
Un bel racconto che pecca solo di un po' di sporcizia e di scelte ponderate forse male, come la frase finale, quel AVREBBE VOLUTO PIANGERE che nulla aggiunge e poco chiude. Insomma, lavorandoci ancora un po' gli davi anche un livello aggiuntivo di lettura completo. Detto questo, per me si tratta comunque di un pollice quasi su che in classifica si piazza dietro al parivalutato racconto della Fabretti, più pulito.
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Re: Il muro
Ciao, Antico, grazie del commento. Ora so come stare attenta a certe parti dei racconti. Vedrò come migliorare.
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