I commenti di Silvia La Posta ai racconti finalisti

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 marzo con un tema di MOSCABIANCA EDIZIONI e 3000 caratteri a disposizione per scrivere un racconto!
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I commenti di Silvia La Posta ai racconti finalisti

Messaggio#1 » martedì 11 aprile 2023, 18:46

Ricordo a tutti che Silvia ha anche scritto la PREFAZIONE all'Antologia Digitale.

Il giardino dei risvegli
Il testo riesce a condensare in poche battute uno scenario fantascientifico in cui le persone possono scegliere di cambiare forma di vita: un processo antispecista che presuppone l’idea che quella umana non sia la migliore possibile in cui esistere, come la protagonista intuirà alla fine del racconto. Forse troppo umanizzante il finale in cui Zoe-albero “abbraccia” la sorella: una comprensione della bellezza della vita vegetale senza che quest’ultima manifesti ciò che noi definiamo coscienza sarebbe stata più incisiva, ma nel complesso il racconto veicola il proprio messaggio in modo efficace e con uno stile consapevole.

Il drago Desiderio
Un racconto che parla della magia dell’infanzia e di come questa vada svanendo con l’età adulta. Nell’immaginazione di un bambino, ogni cosa diventa possibile. Lo sviluppo della trama è abbastanza ben dosato rispetto allo spazio disponibile, ma la conclusione avrebbe meritato un po’ più di respiro. La scrittura è ancora a tratti acerba e poco focalizzata sugli obiettivi della narrazione, e questo purtroppo mina le potenzialità del racconto.

La scorciatoia
Un meta-racconto in cui il protagonista utilizza la scrittura per trasformare sé stesso nell’autore di un bestseller. La storia riflette con ironia sullo studio della scrittura e sull’esigenza di utilizzare con consapevolezza quanto appreso, senza che la propria creatività finisca ingabbiata. Il testo interpreta in modo originale il tema della metamorfosi, con uno svolgimento efficace e qualche imperfezione stilistica.

Il ritratto di Andrew Walker
Il racconto è un chiaro retelling in chiave weird del romanzo Il ritratto di Dorian Gray. In poche righe si riesce a creare in modo convincente un crescendo di tensione, che culmina nella rivelazione finale sul potere di Andrew Walker. Tuttavia, la metamorfosi del protagonista avrebbe potuto essere descritta in modo meno ambiguo (quali cambiamenti notano i pazienti e il personale che il protagonista non riesca a cogliere in sé stesso, e perché suscitano determinate reazioni?) e la penna rivela ancora qualche carenza di forma.

Stendhal
Il racconto prende il via da una situazione realistica: un uomo si reca a una mostra d’arte e, davanti a una delle opere esposte, manifesta i sintomi della sindrome di Stendhal. Le ultime righe gettano però una luce inquietante sulla vicenda. Resta quindi a chi legge l’interpretazione di quanto avvenuto: l’allucinazione sopravvive all’esposizione dei sensi all’opera che l’ha provocata? O è l’opera ad avere proprietà sovrannaturali, a contagiare chi la osserva con la sua trasformazione? Forse troppo è lasciato al non detto, ma di contro il ritmo della prosa restituisce con efficacia l’angoscia claustrofobica sperimentata dal protagonista.

Josef
Come in Frankenstein, in questo racconto troviamo una creatura umanoide rifiutata dalla società e dall’uomo che gli ha infuso la vita. Il testo invita chi legge alla tolleranza e all’accettazione della diversità, con una storia che sembra sentirsi un po’ costretta nello spazio a sua disposizione e che avrebbe meritato un approfondimento maggiore, lasciando chi legge con la curiosità di saperne di più su Josef e sulla sua vicenda.

Una goccia del tuo sangue
In questo racconto dalla prosa tagliente e spietata, un uomo risponde con il sangue alla crudeltà e alla sopraffazione. Il protagonista si trasforma, abbandona la propria umanità per opporsi alla brutalità della specie a cui appartiene. In poche righe si espone chi legge alle ambiguità del mondo in cui viviamo e agli effetti traumatici della violenza. La storia fa leva sulla crudezza per portarci a riflettere sui concetti di umanità e bestialità.

Il coniglio
Uno spettacolo di ombre cinesi offre ai giovani spettatori l’occasione di riflettere su un assunto vecchio quanto il mondo: meglio non farsi ingannare dalle apparenze. Un predatore si offre in sacrificio alla propria preda, che dal canto suo si dimostra forte e coraggiosa. L’incipit incuriosisce e cattura chi legge, ma la chiusura del racconto non rende del tutto giustizia al climax creato dall’incontro tra le due creature e offusca il senso della storia.

Occhi di fuoco
Un racconto che affronta con delicatezza i temi del lutto e della morte. La vita non finisce, ma si trasforma: è questo l’insegnamento che la nonna trasmette al piccolo Nanuk. Con una maggiore maturità stilistica, il racconto sarebbe potuto risultare più suggestivo e intenso.

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In questo toccante racconto si mette in scena la cosa più bella che un creatore possa fare per la propria creatura: donarle la libertà e permetterle così di essere ciò che desidera, anche se questo significa perderla. I timori di Pau sulle intenzioni di Jordi si rivelano del tutto infondati, e qui la storia demolisce le basi dell’antropocentrismo: la forma di vita perfetta non è interessata all’umano. Non aspira a farne parte, né a controllarlo o a sfruttarlo. La storia ci esorta così al rispetto di ogni forma di vita, naturale o artificiale che sia.

PM
Il racconto ci invita a domandarci se quella umana sia davvero la migliore forma di esistenza possibile. Non c’è un’unica risposta: a volte rinunciare alla propria coscienza è una forma di liberazione, altre si può riuscire ad accettare le conseguenze di possederne una e trarne il meglio. L’auspicio è che si abbia sempre la possibilità di scegliere quale strada intraprendere, se abbandonare tutto prima che la sofferenza diventi insopportabile, o se andare avanti. La storia può essere letta come un delicato inno alla libertà di decidere cosa fare della propria vita, anche di – eventualmente – rinunciarvi, se questo viene fatto con serenità e consapevolezza.

La principessa biscottata
Il fascino malato del junk food all’ennesima potenza: la protagonista è così soggiogata dal marketing e dal consumismo da voler diventare lei stessa uno dei prodotti spazzatura di cui si nutre e che hanno invaso ogni aspetto della vita delle persone. Il finale un po’ affrettato toglie potenza a un racconto distopico che, attraverso una lente grottesca, mette a nudo le tendenze alimentari già in atto.



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