Miraggio
Inviato: lunedì 17 aprile 2023, 22:12
Miraggio
Di Alexandra Fischer
Il torrione si stagliava sullo sfondo, in cima alla collina.
− Dimmi, Lara, hai mai visto niente di più impressionante?
Lara guardò l’amica: − No, Margherita, però non capisco cosa ci facciamo qui.
Margherita si ravviò i capelli neri, si aggiustò la borsetta bianca. – Una gita.
Lara guardò alle sue spalle il gruppo di casa immerso nella nebbiolina azzurra, adocchiò con desiderio la panda con la quale erano venute. La tentazione di andarsene era dovuta a un ripensamento: e se fosse successo qualcosa? Meglio la noia.
Margherita batté un piede a terra: − Allora? Mica possiamo restare qui tutto il giorno.
Lara deglutì: − Ci sei stata di recente? È sicuro.
Margherita le rivolse un sorriso reso ancora più sbarazzino dalle lentiggini. – Ovvio. Anche nell’ultima stanza.
− Com’è? – Lara era incuriosita.
− C’è un affresco di sirene, tritoni, ma è così sbiadito. Eppure, a me piace proprio per questo – Margherita appariva sognante.
Lara guardò la strada: − Saranno almeno due chilometri a piedi. Perché non andarci in auto?
Margherita si mise a ridere: − Non sai che ti perderesti una bella passeggiata?
Margherita alzò un sopracciglio: − E tu come ci sei andata, scusa?
Lara le raccontò: − A piedi. Vedi, la settimana scorsa avevo deciso di farci un giro con il pretesto di provare qualcosa di diverso dal solito. Te ne ho anche parlato.
Margherita annuì: − Mi ricordo, ma come mai hai deciso di portarci me oggi?
Lara le disse: − Ti dovevo un favore. Mi dicevi di voler sperimentare qualcosa di insolito perché la tua vita è così prevedibile.
Margherita allargò le braccia. – E va bene, lascerò qui l’auto, ma se mi sento stanca, mi trascinerai tu.
Lara ridacchiò: − Guiderò io, nel caso, ora andiamo.
Il torrione si stagliava nel cielo terso di giugno.
Durante la camminata, Margherita ebbe la sensazione che gli alberi apparissero e scomparissero come miraggi.
Lara tirò fuori dalla borsetta una grossa chiave e aprì il portone. – Benvenuta.
Margherita vide degli affreschi sbiaditi raffiguranti dame e cavalieri seduti a tavola. Qua e là c’era l’immagine di un servitore o di un cane, ma erano teste, o piedi.
Lara si incuriosì: − C’è altro da vedere?
Margherita annuì: − Sì, ma dovremo usare la scala a chiocciola.
Lara la seguì, tenendosi al corrimano di legno.
Le scale gemevano sotto il suo passo e lei notò appena le sovrapporte con immagini di lepri danzanti, cinghiali e cervi, tanto erano cancellati dal tempo. Dalle finestrelle presenti a ogni piano entrava l’aria calda di giugno, e c’erano colline con case che Lara vide tremolare nell’aria.
− Manca ancora molto? – Lara era poco abituata a camminare, sbuffava. Aveva seguito Margherita per quattro piani.
− Eccoci arrivate −. Le aprì la porta, ornata dal motivo di un’onda visibile solo a metà.
Lara entrò: − È come dicevi. Vedo quello che resta delle sirene e dei tritoni. Ehi, ma c’è anche qualche onda −. Fece il giro della stanza.
Margherita le indicò la finestra, dalla quale entrava una tiepida brezza. – Allora, come si sta in mezzo all’indefinito?
Lara sospirò: − Bene no. Questi affreschi meriterebbero un restauro.
Margherita fece un segno di noncuranza con la mano. – I miei non vogliono. E neppure io.
Lara era stupefatta: − Ma perché?
Margherita le spiegò: − Credo per rispetto verso gli artisti che hanno realizzato queste opere. Un restauro le stravolgerebbe.
Lara si sentì a disagio: quella stanza era elusiva come il resto del torrione. – Sono stanca di vedere questi affreschi, non potremo andarcene?
Margherita si mise le mani sui fianchi: − Non ti capisco. Prima accetti di venire e poi ti stanchi già.
Lara la guardò supplichevole: − Per favore.
Margherita la punzecchiò: − Vuoi tornare nella tua vita quotidiana, là è tutto così rassicurante, vero?
Lara annuì.
Margherita le fece strada.
Lara la seguì con aria avvilita: − Scusa se ti ho rovinato il giro, ma questo posto non fa per me.
Quando si voltò per l’ultima, il torrione stesso parve tremolare nell’aria, proprio come Margherita e l’auto.
Lara gridò.
Di Alexandra Fischer
Il torrione si stagliava sullo sfondo, in cima alla collina.
− Dimmi, Lara, hai mai visto niente di più impressionante?
Lara guardò l’amica: − No, Margherita, però non capisco cosa ci facciamo qui.
Margherita si ravviò i capelli neri, si aggiustò la borsetta bianca. – Una gita.
Lara guardò alle sue spalle il gruppo di casa immerso nella nebbiolina azzurra, adocchiò con desiderio la panda con la quale erano venute. La tentazione di andarsene era dovuta a un ripensamento: e se fosse successo qualcosa? Meglio la noia.
Margherita batté un piede a terra: − Allora? Mica possiamo restare qui tutto il giorno.
Lara deglutì: − Ci sei stata di recente? È sicuro.
Margherita le rivolse un sorriso reso ancora più sbarazzino dalle lentiggini. – Ovvio. Anche nell’ultima stanza.
− Com’è? – Lara era incuriosita.
− C’è un affresco di sirene, tritoni, ma è così sbiadito. Eppure, a me piace proprio per questo – Margherita appariva sognante.
Lara guardò la strada: − Saranno almeno due chilometri a piedi. Perché non andarci in auto?
Margherita si mise a ridere: − Non sai che ti perderesti una bella passeggiata?
Margherita alzò un sopracciglio: − E tu come ci sei andata, scusa?
Lara le raccontò: − A piedi. Vedi, la settimana scorsa avevo deciso di farci un giro con il pretesto di provare qualcosa di diverso dal solito. Te ne ho anche parlato.
Margherita annuì: − Mi ricordo, ma come mai hai deciso di portarci me oggi?
Lara le disse: − Ti dovevo un favore. Mi dicevi di voler sperimentare qualcosa di insolito perché la tua vita è così prevedibile.
Margherita allargò le braccia. – E va bene, lascerò qui l’auto, ma se mi sento stanca, mi trascinerai tu.
Lara ridacchiò: − Guiderò io, nel caso, ora andiamo.
Il torrione si stagliava nel cielo terso di giugno.
Durante la camminata, Margherita ebbe la sensazione che gli alberi apparissero e scomparissero come miraggi.
Lara tirò fuori dalla borsetta una grossa chiave e aprì il portone. – Benvenuta.
Margherita vide degli affreschi sbiaditi raffiguranti dame e cavalieri seduti a tavola. Qua e là c’era l’immagine di un servitore o di un cane, ma erano teste, o piedi.
Lara si incuriosì: − C’è altro da vedere?
Margherita annuì: − Sì, ma dovremo usare la scala a chiocciola.
Lara la seguì, tenendosi al corrimano di legno.
Le scale gemevano sotto il suo passo e lei notò appena le sovrapporte con immagini di lepri danzanti, cinghiali e cervi, tanto erano cancellati dal tempo. Dalle finestrelle presenti a ogni piano entrava l’aria calda di giugno, e c’erano colline con case che Lara vide tremolare nell’aria.
− Manca ancora molto? – Lara era poco abituata a camminare, sbuffava. Aveva seguito Margherita per quattro piani.
− Eccoci arrivate −. Le aprì la porta, ornata dal motivo di un’onda visibile solo a metà.
Lara entrò: − È come dicevi. Vedo quello che resta delle sirene e dei tritoni. Ehi, ma c’è anche qualche onda −. Fece il giro della stanza.
Margherita le indicò la finestra, dalla quale entrava una tiepida brezza. – Allora, come si sta in mezzo all’indefinito?
Lara sospirò: − Bene no. Questi affreschi meriterebbero un restauro.
Margherita fece un segno di noncuranza con la mano. – I miei non vogliono. E neppure io.
Lara era stupefatta: − Ma perché?
Margherita le spiegò: − Credo per rispetto verso gli artisti che hanno realizzato queste opere. Un restauro le stravolgerebbe.
Lara si sentì a disagio: quella stanza era elusiva come il resto del torrione. – Sono stanca di vedere questi affreschi, non potremo andarcene?
Margherita si mise le mani sui fianchi: − Non ti capisco. Prima accetti di venire e poi ti stanchi già.
Lara la guardò supplichevole: − Per favore.
Margherita la punzecchiò: − Vuoi tornare nella tua vita quotidiana, là è tutto così rassicurante, vero?
Lara annuì.
Margherita le fece strada.
Lara la seguì con aria avvilita: − Scusa se ti ho rovinato il giro, ma questo posto non fa per me.
Quando si voltò per l’ultima, il torrione stesso parve tremolare nell’aria, proprio come Margherita e l’auto.
Lara gridò.