Finalissima!

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere ambientato in un preciso universo narrativo che verrà comunicato al momento del lancio.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Due sponsor leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Ambra Stancampiano, curatrice di Cani, gatti &c. assegnerà la vittoria finale.
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Spartaco
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Finalissima!

Messaggio#1 » martedì 1 agosto 2023, 15:35

Giungla di cemento Vs GATTINI

Commenti:

Giungla di cemento

Confesso che il tuo racconto mi ha messa in difficoltà, e che ho dovuto riflettere molto prima di scrivere il mio commento. Provo nei confronti del tuo racconto dei sentimenti davvero molto contrastanti: alcuni aspetti inizialmente mi hanno molto colpita ma poi si evolvono in maniera strana, altre cose sicuramente dipendono dal mio gusto personale.
Cerco di andare con ordine.

La primissima parte del racconto mi ha presa davvero di brutto: Ottima la dinamica della caccia di Midnight e in generale la sua caratterizzazione finché offre la sua preda a Bagh. Anche l'ambientazione è molto buona; non ho capito se il tuo è un post apocalittico ispirato al mondo del Libro della giungla (molto figo) o se ci troviamo proprio in quel mondo narrativo lì (ugualmente figo).
Fino al primo incontro tra Midnight e Bagh va davvero tutto bene, il ricordo di Bagh è plausibile e ben scritto, il contatto telepatico che c’è tra i due animali è reso bene e l’ho trovato molto interessante come soluzione narrativa, poi improvvisamente la narrazione crolla e la mia sospensione dell'incredulità se ne va a ramengo.
Tuttora sto cercando di capire, dopo una premessa narrativa davvero ottima, come e perché tu abbia fatto queste scelte:
La psicologia degli animali
Con la caccia sei stato molto accurato, e anche la scena dell'incontro tra Bagh e Midnight e la sottomissione spontanea di quest'ultimo è molto ben fatta. Il che rende ancora più incomprensibile quello che succede dopo: perché l'ultimo desiderio di un predatore morente dovrebbe essere la vendetta? E perché mai un gatto dovrebbe mettere a rischio la sua stessa vita per accollarsi una battaglia non sua?
Se conosci anche solo un minimo i gatti, saprai che è estremamente improbabile: non solo i gatti non combattono le battaglie altrui, ma molto spesso evitano di combattere le proprie a meno che non vi siano costretti. Hai mai visto due gatti di strada litigare? Fanno più rumore che altro; i gatti non amano combattere con i propri pari, figurati se un gatto fiero come Midnight accetterebbe di andare a cercare e uno scimmione grosso almeno 30 volte lui per attaccar briga e fare un favore a un tizio appena conosciuto.
Insomma, con la psicologia degli animali prima sei stato molto bravo e poi ti perdi inspiegabilmente in un'umanizzazione bella grossa e che, senza una motivazione davvero buona, non avrebbe grosse giustificazioni nemmeno nel mondo umano.

Il combattimento
Non ho nulla contro il genere shonen e ogni tanto un bel combattimento all'interno di una narrazione fa la parte del parmigiano sulla pastasciutta. Però un combattimento sensato e interessante deve essere sostenuto dalla narrazione, deve essere utile ai fini del suo sviluppo e deve comunque apparire plausibile e verosimile. In questo caso, invece, il racconto partiva con una premessa molto affascinante per poi trasformarsi in un incontro di Tekken con ben due round e un pavimento che crolla. Ma perché?
Altro punto a sfavore è la dinamica dell'incontro fra Midnight e lo scimmione, assolutamente irrealistica. Poco importa che Midnight sia sostenuto/posseduto da Bagh: tutto suona comunque posticcio, non funziona. Il combattimento, poi, non porta la narrazione da nessuna parte: ne è il fulcro.

Il rampicante/albero di sangue
Appena entra in scena Bagh, ci troviamo di fronte a questo misterioso albero/rampicante che apparentemente si nutre del sangue e della vitalità del predatore.
Bella idea, davvero. Poteva essere la chiave per uno sviluppo narrativo interessante, che desse magari delle risposte a domande che un lettore potrebbe porsi di fronte a un'ambientazione come quella che hai scelto: che ne è stato della civiltà? Perché queste tane sono fredde?
Molte delle immagini ambientali che proponi, in effetti, con gli alberi e i rampicanti che stritolano i palazzi e si prendono la loro rivincita sul cemento, sembrano suggerire un legame tra gli alberi e l'abbandono di queste rovine. Peccato che il combattimento si mangi così tanto spazio da impedire ogni indagine o approfondimento a riguardo. Così, alla fine del secondo round, Bagh ha usato tutte le sue forze, dando la possibilità all'albero/rampicante di aver ragione di lui, ma costringi il lettore ad accettare questa cosa senza dare neanche un lumino sulla sua meccanica, che rimane un mistero.

Io non voglio che tu percepisca il mio commento come un intervento distruttivo.
Ritengo che i tre problemi che ho esposto siano macroscopici, ma ritengo anche che ci sia un potenziale, delle buone idee alla base e una scrittura, forse un po' acerba, in cui si intravede una scintilla che, con il giusto allenamento, potrebbe diventare proprio un bel falò.
Allenati, rielabora, cerca di capire quale storia vuoi raccontare davvero; se ti interessa il combattimento tra questi personaggi, se ritieni che quello debba essere il fulcro della tua narrazione, fa’ che sia sostenuto da motivazioni sensate: perché lo scimmione che tanto ricorda il Re Luigi si trova nel territorio di Bagh? Perché Midnight si lascia convincere da Bagh a combattere a sua volta? Perché la vendetta è così importante per Bagh? Qual è la posta del gioco?
Se vorrai lavorarci ancora, sarò felice di rileggerti.

BONUS:
Going ape: sì
Protagonista non antropomorfizzato: ni
Ambientazione in periferia urbana: sì



GATTINI

Racconto godibile e senza troppe pretese, che svolge alla perfezione la sua funzione di intrattenimento.
Diviso in tre atti abbastanza equilibrati, in cui si fa un buon uso della tecnica dello show don't tell. Buona la gestione del dialogo, dei personaggi e della prossemica. Il punto forte del racconto sono proprio i dialoghi.

Molto suggestiva l’atmosfera egiziana, ho apprezzato il rituale nella prima scena anche se la scrittura di tanto in tanto inciampa.
Il meccanismo rituale>sacrificio>resurrezione secondo me cigola un po': se è davvero sufficiente che sul vaso venga versato del sangue qualsiasi, perché è necessario aspettare migliaia di anni? In genere per sbloccare incantesimi e maledizioni di questo tipo occorre il sangue di un discendente o di un eletto. Il che, volendo, può essere un problema enorme oppure una minuzia: può bastare un po’ di lavoro sul background del personaggio di Adam e sul suo iceberg. Magari è uno del posto, con quel nome ebraico. Magari sa di discendere da una famiglia antichissima e proprio per questo è diventato un archeologo, chissà. La scelta è tua, ma questo lavoro sull’’iceberg e il background dei tuoi personaggi secondo me è necessario, in modo da seminare informazioni e indizi che arricchiscano il testo e mettano a posto le piccole imprecisioni della trama. Magari potresti sfruttare a questo scopo proprio i dialoghi tra i personaggi, che gestisci molto bene. Sai come e quando inserire i giusti beat emotivi, per orientare la narrazione e il suo sviluppo in modo naturale nella direzione che desideri.
Insomma, ottimo uso dello show don’t tell, che talvolta sorregge battute un po’ legnose o posticce. Attenzione però: questa tendenza a mostrare può portarti a inserire scene che poi risultano fini a se stesse o danno una falsa idea degli intenti narrativi. È il caso della scena in cui compare Bastet, aprendo degli interrogativi che non verranno più risolti né considerati, in favore di un effetto Godzilla un po’ deludente ma divertente, una nota kitsch alla Chicken Park che strappa un sorriso ma stona un po’ con l’immagine drammatica di una dea risorta dal sangue che guarda alla luna mentre prepara il riscatto della sua specie.
Il cambio di location repentino dell’ultimo atto, ambientato nel milanese, è un po’ spaesante. Il dialogo e la dinamica tra i personaggi sono costruiti molto bene, al netto anche qui di qualche battuta un po’ posticcia. La sorpresa letterale, l’effetto Godzilla di cui ho già parlato qualche riga più su, strappa un sorriso nonostante rappresenti una scena che, da vissuta, sarebbe davvero terrificante.
Un buon lavoro.

BONUS:
Going ape: sì
Protagonista non antropomorfizzato: no (nonostante la varietà dei protagonisti, nessuno di loro è un gatto)
Ambientazione in periferia urbana: sì





Proclamazione

Giudicare i vostri racconti non è stato affatto semplice: entrambi hanno un bel potenziale, entrambi presentano qualche problemino. Per questo motivo ho preferito prendermi un po' di tempo per analizzarli bene e riuscire a darvi il meglio.
Spero che possiate apprezzare i miei commenti e l'approccio costruttivo che ho applicato e cercato di comunicarvi; sarò contenta, se lo vorrete, di rileggere nuove versioni di questi racconti o altre proposte per Cani, gatti &c.

Proclamo vincitore de La sfida a Cani, gatti &c. il racconto GATTINI!



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