COCò & FRIENDS

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere ambientato in un preciso universo narrativo che verrà comunicato al momento del lancio.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Due sponsor leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Ambra Stancampiano, curatrice di Cani, gatti &c. assegnerà la vittoria finale.
starla
Messaggi: 33

COCò & FRIENDS

Messaggio#1 » domenica 28 maggio 2023, 20:05

COCÒ & FRIENDS

Mammuccia apre la porta e io zampetto fuori casa.
Sdraiata sul portico, Milou si lecca il manto grigio blu. Mi guarda storto come quando le rubo metà della cuccia per dormire. «Gallina spennacchiata» mi soffia.
«Gattaccia pulciosa» chioccio io a ciuffo alto. Bisogna mostrarsi superiori, quindi apro le mie splendide ali e con un balzo supero i tre scalini in porfido del loggiato. Atterro sull’erbetta fresca del cortile, attenta a non rovinare la zampicure.
Quel grassone di Ovidio mi corre incontro. «Cocò, mia cara, sei uno splendore oggi!» Mi lancia uno sguardo lascivo, povero illuso!
Mi appollaio sul prato, tra trifogli e margherite. «E lo sarò ancora di più dopo il mio bagno di sole!» Arruffo le penne in modo che la luce penetri in ogni interstizio.
«Certo bellissima,» si impettisce, «il tuo è il più elegante manto nero che abbia mai visto!»
Mi si avvicina più del necessario. La sua cresta dentata sembra una corona troppo ingombrante su una testa evidentemente troppo piccola. «Potresti toglierti per favore? Mi stai facendo ombra.»
«Perdonami mia cara,» si sposta e becca un filo d’erba. «Sai, potresti essere la regina indiscussa del pollaio, se solo volessi. Non avrei bargigli che per te!»
Per tutte le galline dalle uova d’oro, ma senti questo! Io, una pura Padovana Ciuffata, con uno zotico gallo comune? «Non ti sembra di essere un tantino ridicolo?»
«Perché? Cosa ho detto di ma–»
«Ovidio!» L’anziana rossa del suo harem arriva dall’aia starnazzando. «Vecchio sozzone, quante volte ti devo dire che non devi perdere tempo con certe pollastre d’alto bordo?»
Cosa? Mi alzo dal mio cipiglio tutta scompigliata. «Pollastra a chi?»
La vecchia posa i suoi occhietti spiritati su di me. «Proprio a te! Come si può andare in giro con un ciuffo del genere, è indecente!»
Ovidio scuote la testa. «Gertrude, non essere scortese!» Ma quella gli molla un ceffone ad ala aperta.
Il sangue ribolle e mi scioglie le viscere. «Come ti permetti, stupida ovaiola! Grazie alla mia capigliatura vinco tutti i concorsi della regione!»
Le sue zampe grinzose raspano il terreno. «Capirai, le cose belle sono inutili, te l’ha mai detto nessuno?»
Mmh questa vuole la guerra. «Ma cosa ne sai tu di bellezza, ma ti sei vista? Ormai, sei buona solo per il brodo.»
Il suo sguardo diventa quello dell’aquila che ha avvistato la sua preda. Ovidio le svolazza intorno, afferra le sue ali, ma la sua furia è inarrestabile e mi carica. Oh no, mi rovinerò lo shampoo…
La prima beccata strappa delle penne dal mio prezioso ciuffo. Maledetta!
Sbatto le ali, mi alzo da terra e riesco a divincolarmi dalla sua presa. «Adesso ti faccio vedere io, brutta mangia vermi!» Mi calo sulla sua schiena, artiglio il suo globoso deretano e la becco sul collo.
Lei si scuote per farmi cadere. «Lasciami gallinaccia imbellettata!» Io invece rinsaldo la presa.
La testa di Ovidio mi spinge sul fianco. «Suvvia signore, tutto questo non è necessario.» Davvero non sanno con chi hanno a che fare, questi due! Mi stacco dal collo della vecchia e do una beccata in testa a lui. Alcune penne rossastre mi rimangono impigliate nel rostro. Che schifo!
Perdo l’equilibrio e cado a terra. Gertrude mi salta addosso. «Stasera servirò pezzetti di te ai miei pulcini per cena!». Si avventa di nuovo sulla mia chioma. Oh cielo, devo reagire! La colpisco al petto come fossi un picchio che scava il tronco, ancora e ancora, ma la bastarda non molla.
Dalla collinetta del giardino, emergono due galline bianche che chiocciano forsennate in soccorso della mia assalitrice. Non ce la farò… strapperanno tutte le piume della mia magnifica livrea e se ne faranno una coperta per l’inverno. È la mia fine dun–
Uno stridio insopportabile mi ferisce le orecchie. Che sta succedendo? Gertrude fa un balzo indietro e finalmente sono libera. Il rumore proviene dalla strada, alternato a un borbottio e si fa sempre più prossimo. Tutti gli animali del cortile sono sull’attenti: le oche stanno ritte come i pali del bucato; i conigli smettono di rincorrersi; Cesare abbaia dissennato e persino Milou si è scomodata dal suo pisolino, fa la gobba e la coda è vaporosa quasi quanto il mio ciuffo… o quello che ne è rimasto.
Oltre la recinzione bianca del nostro cortile, appare un mostro infernale. Avanza lento su ruote, assomiglia alla macchina di Mammuccia, ma molto più grande e chiassoso. Ma che cos’ha lì dietro? La sua pancia è piena di grate arancioni e pare non finire mai.
Uno scoppio dall’interno del veicolo mi fa salire il cuore nel gozzo. No, i botti di fine anno no! Mi serve un posto per nascondermi… presto… ma, un momento… il rumore è cessato, la cosa metallica non emette più un fiato, è morta!
Mi riavvicino piano, un passetto alla volta. I miei compagni fanno lo stesso. Ci portiamo sotto la recinzione e una montagna di ceste si staglia sopra di noi. Ma c’è qualcosa di strano, un brusio. Qua e là, spuntano delle penne bianche e un becco? No, non può essere!
«Aiuto.»
Per tutti i galli del paradiso! «Ragazzi, avete sentito?»
«Cosa mia cara?» Ovidio ne approfitta per strusciarsi contro di me.
Mi scanso. «Era solo un sussurro, ma qualcuno chiedeva aiuto, ne sono certa.»
Gertrude becca una formica. «Io non ho sentito niente.»
«Vi prego, aiutateci.»
Tutti ci giriamo in direzione della voce. Proviene da una delle gabbie inferiori.
I miei coinquilini si mettono a parlare tutti insieme, chi abbaia, chi starnazza, chi ziga, un vero pandemonio!
«Smettetela!» Devo aver usato un tono autoritario, perché ammutoliscono tutti. Mi rivolgo alla voce misteriosa. «Cosa vi è capitato?»
«Ci stanno portando al macello.»
Al pronunciare di quella parola, cala il gelo su tutti noi. Ne avevamo sentito parlare, i passeri portano molte notizie dal mondo. Poco distante dal nostro cortile felice, sorge un macello avicolo, ma nessuno di noi ha mai osato farne oggetto di discussione.
«Vi scongiuro,» la voce è poco più di un soffio, «salvate almeno i piccoli.»
Il brusio di sottofondo diventa un distinto pigolio: da qualche parte in quell’ammasso di gabbie, pulcini innocenti invocano il nostro aiuto.

Il cuore mi si stringe tanto che gli occhi mi sembrano fuoriuscire dalle orbite. I miei compagni hanno musi allibiti e sguardi persi nel vuoto.
«Cosa possiamo fare?» Bea allunga il collo e diventa la più alta tra le oche. «Non possiamo fare finta di niente!»
Ovidio zampetta al centro del gruppo. «Ragazzi, siamo solo degli animali da cortile… Ho paura che non ci sia nulla che possiamo fare.»
Mammuccia esce dalla porta di casa e si dirige verso la strada. Sì, lei saprà sicuramente come risolvere la situazione!
Un uomo con una folta pelliccia sul viso scende dalla scatola di metallo e le va incontro. «Signora, mi dispiace per l’inconveniente, ma ho un guasto al camion.»
«Capisco,» lei lancia un’occhiata al cassone degli orrori e la sua espressione si indurisce. «C’è qualcosa che posso fare per aiutarla?»
«Oh no signora, la ringrazio. Provo ad aprire il cofano e dare un’occhiata, se non riesco a farlo ripartire, chiamerò la mia ditta.» Si gratta tra i peli nodosi. «Mi manderanno un carroattrezzi e una motrice nuova con cui far arrivare il carico a destinazione. Non dovrebbe volerci molto.»
«Bene allora, torno alle mie faccende.» Mammuccia fa dietrofront e ci guarda tutti, uno a uno. I suoi occhi sono cupi e le sue spalle chiuse in avanti, come quando sta per piangere. Io e Milou siamo le sue consolatrici ufficiali, ma ora non ci chiama, rientra in casa e si chiude la porta alle spalle. Neanche lei pensa che i polli sul camion si possano salvare. No, non può finire così!
L’uomo torna alla sua carovana di morte e apre uno sportello sul davanti della macchina.
Non possiamo permettere che questo scempio si compia.
Spingo via Ovidio e prendo il suo posto al centro del cerchio. «Ragazzi, avete sentito cosa ha detto quell’uomo?» Sono una gallidatrice al centro dell’arena. «Non abbiamo molto tempo, dobbiamo impedirgli di chiamare i rinforzi.»
Gertrude mi guarda come se fossi in piena crisi isterica. «Ma cosa diamine ti è saltato in testa? Tu e le tue manie di protagonismo. Siamo solo galline!»
«Non è esatto! Siamo undici galline, un gallo, un gatto, un cane, tre oche, quattro conigli e svariate migliaia di insetti. Siamo una squadra, possiamo farcela!» Gonfio il petto come se fossi sul podio di una delle mie gare.
Dal cortile si leva una cacofonia di versi. Chi ha paura, che vorrebbe provare, chi ha fame.
Devo essere più incisiva. «Silenzio! Più stiamo qui a discutere, più il tempo passa.» Saltello sopra una pietra. «Noi siamo stati fortunati, Mammuccia ci ha curati e tenuti con sé, ma potremmo essere noi rinchiusi in quelle maledette gabbie. Dobbiamo provare a liberarli!»
«Sì, io sono con te!» Bea apre il coro dei consensi. Ce l’ho fatta!
«E da dove dovremmo cominciare, sapientona?» Gertrude non perde occasione per screditarmi, ma le mostrerò che deve stare al suo posto. Vecchia ciabatta!
«Prima cosa da fare è impedire all’uomo di telefonare.» Già… ma come?
L’autista scuote la testa e richiude il coperchio sul muso del camion. Oh no, torna sul lato, apre la porta e sale al posto di guida.
«Cocó,» Cesare si alza sulle zampe posteriori e mi abbaia con urgenza, «cosa facciamo?»
Tempo, dobbiamo fargli perdere tempo…
Il finestrino del camion si abbassa.
Una scarica di eccitazione mi fa arruffare le penne. «Ok, ci sono. Chiamiamo in adunata le api, presto!»

Un intero sciame, assetato di giustizia, ronza forte quanto il tosaerba del vicino la domenica mattina. Si riversa nell’abitacolo e l’uomo inizia ad agitarsi e urlare. Apre la portiera e corre fuori, ma le api inferocite lo inseguono.
Bene, ora tocca a noi!
Cesare allarga la buca sotto la rete di recinzione e tutti usciamo in strada. Le pile di gabbie si stagliano altissime sopra di noi.
«Come si aprono questi affari?» Cerco tra le grate qualcuno dei poveretti che mi possa rispondere.
Dal centro di quell’ammasso di trappole, si leva una voce. «Ci sono due porticine scorrevoli, una sulla parte superiore della stia, l’altra sul fianco, ma nessuna delle due è accessibile su questo lato.»
L’autista ha diversi bozzi sul viso e sulle braccia e urla aiuto. Se Mammuccia lo fa entrare in casa e gli presta soccorso, avremmo fatto tutto per niente. Lancio un’occhiata a Cesare che mi capisce al volo. Il cagnolone scatta e l’uomo diventa la sua preda. Bene, finché lo tiene impegnato, abbiamo tempo per l’operazione di salvataggio.
«Hai sentito cosa ha detto?» Gertrude ha il solito tono sprezzante. «Come potremmo mai farli uscire? Sono migliaia!»
Milou fa capolino dal tetto del camion. «Niente da fare Cocó, nessun accesso nemmeno da qua sopra. Però, ho distrutto la cabina e strappato i fili della radio.» Deve essere stata un’impresa eccitante, ha la cresta sulla schiena.
«Io ritorno dai miei pulcini, è inutile stare qui!» Gertrude mi rivolge il suo spocchioso lato b e si incammina verso il nostro cortile.
«I roditori,» come ho fatto a non pensarci prima? «Ci servono tutti i roditori che riusciamo a radunare.» Mi rivolgo ai conigli e ai passeri radunatisi sugl’alberi circostanti. Si sparpagliano in direzioni diverse.
La bisbetica ritorna sui suoi passi. «Non capisci che è un’impresa impossibile? Le api che hanno punto quell’uomo sono morte. Quanti di noi vuoi sacrificare per il tuo delirio di magnificenza?»
Le parole di Gertrude sono come una mela matura che cade dall’albero direttamente sulla mia testa. E fanno male. Ha ragione, diverse api si sono sacrificate perché io gliel’ho chiesto. Quante altre vite pretenderà questa missione disperata? È davvero l’ego che mi spinge a questo?
Dai campi circostanti sfrecciano velocissimi topi di ogni dimensione, scoiattoli e lepri. Si arrampicano sulle gabbie e prendono a rosicchiare la rete di plastica dura che imprigiona i polli.
Un barlume di speranza mi si accende nel cuore. Vai al diavolo gallinaccia demotivatrice!
«Cocó,» Cesare arriva di corsa dalla strada. Il pelo e le orecchie lunghe gli ballano intorno come se un phon gigante soffiasse su di lui.
«Che fine ha fatto l’uomo? Non lo avrai sbranato!»
«Certo che no, per chi mi hai preso?» Ansima con la lingua di fuori. «Ma si è rifugiato nella fattoria dei vicini, quindi presto la nuova motrice sarà qui…»
«Roditori, come procede?» Carico il tono di urgenza.
Il capogruppo alza la testolina. «Le sbarre sono molto dure. Stiamo facendo del nostro meglio, ma abbiamo bisogno di tempo.»
«D’accordo…» Pensa in fretta Cocó… Le ruote! «Ecco cosa faremo ragazzi: bucheremo tutte le gomme di questa carretta.»
«Suvvia, come potremmo farlo?» Ovidio si affianca alla consorte e mi guarda contrariato.
«Con il becco, Ovidio, o con qualsiasi oggetto appuntito che riusciamo a trovare. Anzi, ancora meglio, chiamiamo i picchi!»
Gli animali mi guardano sgomenti. Poi, le oche annuiscono e si mettono al lavoro. Gallo e galline no.
«Io non ficco il mio becco in quella gomma schifosa, se non lo fai prima tu!» Gertrude mi lancia la sua sfida. Perfida! Devo dare l’esempio, non posso tirarmi indietro o non avrò più alcuna credibilità come leader. Mi avvicino a una ruota. È più alta di me e ha delle scanalature che trattengono la sporcizia: terra, sassi e dei resti organici.
«Cocó, ma che fai?» Milou mi si avvicina di soppiatto. «Il tuo becco non è così forte, rischierai di spezzarlo!»
«Non posso tirarmi indietro.» Le sussurro.
Un grido di esultazione si leva dalla cima del camion. Uno scoiattolo dal manto grigio sbuca dal telone. «I pulcini sono trasportati in scatole di cartone. Li potremmo liberare facilmente, ma da questa altezza, come potrebbero scendere? Si schianterebbero al suolo.»
«Dobbiamo creare uno scivolo» Cesare mi spinge con la sua grossa testa.
«Sì, ma come?» chioccio in preda allo sconforto.
Un ticchettio insistente attrae la mia attenzione. I picchi stanno martellando le gomme putride del camion. Grazie, Gallina Santa del Regno dei Cieli!
Milou si lecca una zampa. «Sopra il camion c’è un tendone arrotolato, potremmo usarlo per far scivolare i pulcini. Non è lungo a sufficienza da toccare terra, ma meglio di niente.»
«Sì, può funzionare!» zampetto e faccio una piroetta. «Possiamo attutire la caduta dei piccoli facendo noi da materasso.»
Tutti rispondono con un coro di sì entusiasti. Tutti, tranne Gertrude e Ovidio.
«Bene, allora al lavoro. Milou, con gli altri gatti del quartiere e gli uccelli, riuscite a srotolare quel telo?»
«Certo!» Corre subito via a chiamare i rinforzi.
Alzo la voce per farmi sentire ai piani alti del camion. «Scoiattoli, verrà aperta una finestra sul telo per far passare i piccoli. Voi dovrete assicurarvi di forare le scatole che li contengono e far combaciare quella fessura con l’apertura sul telo, in modo che possano scivolare giù. È tutto chiaro?»
Uno squittio generale mi rassicura.
Cammino avanti e indietro. Mi aiuta a pensare. I picchi hanno quasi demolito le ruote. I roditori continuano a maciullare le gabbie. Se liberiamo i pulcini nella fila superiore, potremmo avere accesso alla porta scorrevole delle stie, nella fila immediatamente sotto. Altro che cervello di gallina, sono un genio!
Una mosca mi si posa sul becco. «Ho brutte notizie. L’uomo ha fatto le sue telefonate e tra circa mezz’ora il suo cambio sarà qui.»
«Cosa? Solo mezz’ora?» Sono in preda a un attacco di panico.
«Mi dispiace Cocó, sono volato ad avvisarti più velocemente possibile.» E se ne va.
Da sopra proviene un gran fracasso di gatti che si soffiano tra loro. «Milou, cosa state facendo, come siete messi con quel telo?»
Milou si sporge a guardare giù. «Ce l’abbiamo quasi fatta, non essere impaziente.»
Sì, avessimo tutto il giorno a disposizione… Mi avvicino alle gabbie. I roditori non sono ancora riusciti ad aprirne una. Dei rivoli di sangue corrono lungo la plastica arancione. Che succede? Alcuni topi abbandonano il camion e si allontanano tra i campi.
«No, dove state andando? Fermi!»
«Sei cieca?» Gertrude è fastidiosa come una spiga conficcata in una zampa. «Questi topi sono rimasti senza denti per rosicchiare quelle gabbie. Sai cosa significa per un topo non poter usare i denti? Morte!»
No, non può essere. Guardo il capogruppo roditori. Lui abbassa gli occhietti. «Mi dispiace Cocó, anche noi vorremmo tanto salvare queste vite, ma il costo è davvero troppo alto.»
«Ma abbiamo un piano, dovete resistere solo un altro po’.» La voce mi esce in un sussurro. Come posso chiedere che sacrifichino la loro vita? Sono davvero così egoista? Caspita, no!
Mi porto al centro della strada, dove tutti mi possono vedere. «Io sono abituata a farmi ammirare, è vero. Ma oggi io non voglio essere la migliore, voglio essere parte di un Tutto. Siamo tutti diversi e tutti preziosi in egual misura. Ciascuno dà quello che può, quando può, perciò, chiunque di voi voglia rinunciare è libero di andare. Ma io spero che rimaniate, perché insieme siamo una forza della natura ed è nostro compito dimostrare come Madre Natura si occupi dei suoi figli. Uniti possiamo farcela. Uniti siamo il Tutto!»
Il rumore del telo che si spiega dall’altra parte del camion riempie il silenzio che mi circonda.
«È tutto pronto,» sentenzia Milou dalla sua postazione sul tetto del veicolo.
«Bene. Abbiamo pochissimo tempo. Al lavoro!» Mi incammino vero il retro del camion e spero che più animali possibili mi seguano.
Le oche tengono teso, con il becco, i lembi del telone. Io, Cesare, i conigli e buona parte dei topi ci accomodiamo al suolo a formare un soffice tappeto. Oh no, rimane un bel po’ di spazio scoperto ai lati e i pulcini potrebbero non cadere tutti al centro. Apro le ali in modo da avere maggiore estensione e inizio a pregare che tutto vada per il meglio.
Qualcosa tocca le penne dei miei arti. Mi giro a destra. Ovidio si è accovacciato, la sua ala tesa sfiora la mia. Mi volto a sinistra e Gertrude sta facendo lo stesso. Mi fa un cenno col muso e intrecciamo le nostre estremità. Ora so che tutto andrà bene.
Un segnale vocale agli scoiattoli e i pulcini iniziano a scendere come una pioggia gialla e delicata. Rimbalzano sui nostri dorsi, ruzzolano sul terreno e si rialzano pimpanti e pronti a rincorrersi. Le galline ancora intrappolate nelle gabbie sembrano rianimarsi e fanno il tifo per noi.
Ma da lontano sento il rumore di qualcosa di grosso che si avvicina. Tutti lo sentono, ci scambiamo sguardi disperati e appena l’ultimo pulcino tocca terra, chi di noi riesce a salire sul camion, si affretta per cercare di aprire le porte delle gabbie.
Cesare corre alla porta della nostra casa. Abbaia e gratta e ci si butta contro. Mammuccia apre, lui l’afferra per la manica e la tira verso di noi. Lei non impiega molto a capire cosa è successo. I suoi occhi lacrimano, ma sale sul camion e inizia ad aprire le gabbie.
Laggiù, in fondo alla strada si alza un polverone. Stanno arrivando, è troppo tardi.
Cesare abbia. «Ecco i nostri rinforzi!» E corre nella direzione del rumore. Ma di cosa sta parlando? La polvere si dirada e una mandria di cavalli e… cervi? O santa… addirittura un orso! Gli animali del bosco stanno fermi in mezzo alla strada e non lasciano passare il carroattrezzi e la motrice. Abbiamo il tempo di aprire le gabbie! Saltello e scorrazzo fino all’ingresso del cassone del camion. Mammuccia è velocissima e una miriade di galline e polli si sparge intorno. Molti mi ringraziano, recuperano i loro pulcini e si affrettano verso i campi, fino al bosco.
Parecchi corpi rimangono immobili nelle stie.
«Questi non ce l’anno fatta Cocó,» Mammuccia scende dal camion e mi prende in braccio. «Ma la maggior parte sono salvi grazie a te, a tutti voi!» Si rivolge a tutti i miei prodi compagni. «Sono immensamente orgogliosa di voi! Ora, tutti dentro al cortile, non dobbiamo farci trovare qui fuori quando arriveranno.»
Gli animali sulla strada si sono diradati e i mezzi hanno ricominciato ad avanzare.
«Oh, ma guarda qui, sei tutta in disordine. Andiamo a rifarti lo shampoo, su!» Mi dà un bacio sul ciuffo ormai sfatto e il cuore mi scoppia di felicità.



starla
Messaggi: 33

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#2 » domenica 28 maggio 2023, 20:08

Autore: Elisa Cappelli/Starla
Punto a tutti i bonus.

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1010

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#3 » lunedì 5 giugno 2023, 21:02

Ciao Elisa, non credo di aver mai letto niente di tuo, quindi benvenuta tra noi!
Allora, hai avuto il coraggio di incentrare la storia su una gallina, piuttosto che sui classici cani/gatti.
La protagonista mi sembra ben caratterizzata ma.. tutti i personaggi sono, a mio avviso, molto antropomorfizzati (non ti darei il bonus relativo, per intenderci).
Sebbene il tuo stile mi sembri buono (la lettura procede liscia senza intoppi), devo ammettere che il racconto non mi ha fatto impazzire. Questi animali che cooperano tra loro (addirittura gli insetti partecipano alla rivolta contro l'umano che ha ingabbiato dei poveri polli) alla Walt Disney, possono tranquillamente essere i personaggi di un racconto per bambini, ma io (cresciutello) preferisco storie diverse.
Mi spiace, gusto personale.
Alla prossima, buona fortuna e a rileggerci!

Dash J. Benton
Messaggi: 76

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#4 » martedì 6 giugno 2023, 14:01

Cocò & friends di Starla

Ciao Elisa! Innanzitutto brava per aver partecipato!

Quello che mi è piaciuto del tuo racconto:
Ci sono delle trovare che mi sono sembrate simpatiche e originali (zampicure, il rapporto tra le galline ovaiole e Cocò, la paura di Cocò per i botti di fine anno, Gallina Santa del Regno dei Cieli, etc)
Il flirt non corrisposto del gallo e il battibecco iniziale (mai termine fu più appropriato) tra Gertrude e Cocò
In generale tutta la prima parte fino all’arrivo del camion carico di gabbie è ben scritta, avvincente, verosimile. Sia il narrato che i dialoghi secondo me funzionano.



Quello che avrei fatto diversamente:

Alcuni dialoghi sono meno verosimili di altri.
Nella prima parte, nella foga della lotta, questo sembra troppo articolato: “ Stasera servirò pezzetti di te ai miei pulcini per cena”.
Nella seconda parte (dall’arrivo del camion) il narrato continua ad essere buono ma i dialoghi perdono di mordente e credibilità.
Solo come esempio: Gertrude un momento prima si beccava a morte con Cocò, ma subito dopo l’arrivo del camion sta beccando tranquilla una formica, rispondendo civilmente a Cocò (“io non ho sentito niente”). Vista la situazione precedente, ci si poteva aspettare qualcosa tipo: “io non ho sentito niente, hai battuto la testa?” o un’altra offesa del genere.

All’arrivo del camion, tutti gli animali sembrano sorpresi e spaventati e non capire cosa sta succedendo. Mi sembra una reazione eccessiva: è improbabile che in una fattoria non abbiano mai visto un mezzo a motore, e infatti Cocò dice che “il mostro” assomiglia alla macchina di Mammuccia.
Allo stesso modo, Cocò sa cosa siano delle ruote e una macchina, ma chiama il camion “mostro infernale”, “cosa
Metallica”, “scatola di metallo: mi sembra che ci sia un’indecisione/incoerenza su quello che Cocò sa e non sa.

“Il cuore mi si stringe tanto che gli occhi mi sembrano fuoriuscire dalle orbite.” Non vedo la relazione tra cuore che si stringe e occhi che escono dalle orbite. Io avrei detto “e gli occhi” invece di “che gli occhi”.

Altre cose che per me hanno tolto credibilità o scorrevolezza a questa parte: Cocò che improvvisamente si rende conto che “noi siamo fortunati” e che più tardi fa un discorso un po’ “già visto” sul Tutto, il gatto che distrugge la cabina e ha addirittura la conoscenza tecnica necessaria per riconoscere e strappare i fili della radio, l’uso ripetuto è un po’ stucchevole di “ragazzi”, delle riflessioni di Cocò un po’ tirate per i capelli (“o non avrò più alcuna credibilità come leader”), il topo che fa un discorso decisamente troppo articolato (Mi dispiace Cocó, anche noi vorremmo tanto salvare queste vite, ma il costo è davvero troppo alto), etc

Infine, il finale è un po’ deus ex machina: gli animali del bosco arrivano un po’ dal nulla, senza “semina” anteriore nel racconto. Sarebbe stato sufficiente menzionare che Cocò o qualcun’altro mandava degli uccelli a cercare altri rinforzi. Ma anche l’intervento della Mammuccia ha lo stesso effetto: dopo tutti gli sforzi coordinati degli animali, arriva lei e in un momento apre tutte le gabbie. Sarebbe stato più soddisfacente e coerente con il racconto che fossero gli animali a riuscire, senza l’intervento umano.

Tema e bonus:

Born to be wild: non capisco bene come la storia si adatti al tema? Chi è born to be wild? I polli che erano prigionieri e vengono liberati? O Cocò (che però è ben contenta di tornare in casa a rifarsi il ciuffo?) lascio il mio giudizio in sospeso su questo punto in attesa di una tua spiegazione.

Bonus: d’accordo su tutti e tre.

Avatar utente
Laura Brunelli
Messaggi: 194

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#5 » lunedì 12 giugno 2023, 10:29

Ciao Elisa,
Idea carina e interessante. Il racconto è ben scritto e si fa leggere con piacere. Mi è piaciuta molto l'idea del conflitto tra la Gallina da concorso e le ovaliole.
Abbastanza buona la caratterizzazione dei personaggi, che però perde un po' di mordente dopo l'arrivo del camion. Vero che il formato del racconto può giustificare un cambio repentino, ma l'altezzosa Cocò, si trasforma troppo velocemente nell'eroina della storia. A mio avviso sarebbe stata utile una semina per giustificare il cambiamento repentino. Magari Cocò potrebbe aver rischiato di finire su un camion perchè non dava uova ed essere stata salvata da Mammina, che, tra l'altro, verrebbe anhe caratterizzata meglio e il suo intervento nel finale sarebbe ancor più giustificato. Il ricordo della paura vissuta in quel frangente sarebbe stato abbastanza forte da spingerela ad agire.
Concordo con Dash J. Benton sia sulle trovate originali e divertenti sia sulla reazione che gli animali hanno di fornte al camion. non considerando l'ipotesi di semina cui accennavo sopra, qui avresti potuto lasciare l'elemento sorpresa sttraverso il rumore, dato che il camion ha qualcosa che non va, far riconoscere immediatamene il veicolo, anche se un po' diverso dai soliti, e calcare sulla straneza delle gabbie, di cui, i protagoisti vedono solo la cima e non quello che contengono.
Ottima l'idea di far collaborare tutti gli animali, ma, almeno per quanto riguarda quelli esterni al cortile, avrebbe necessitato di un po' di semina. Magari sarebbero potuti intervenire prima, richiamati dalla zuffa iniziale, a fare il tifo, chi per Cocò, chi per Gertrude.
In ogni caso un buon racconto, piacevole e divertente.
Quasi dimenticavo, per me bonus ok.
Buona sfida e alla prossima.

starla
Messaggi: 33

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#6 » lunedì 12 giugno 2023, 15:56

MatteoMantoani ha scritto:Ciao Elisa, non credo di aver mai letto niente di tuo, quindi benvenuta tra noi!
Allora, hai avuto il coraggio di incentrare la storia su una gallina, piuttosto che sui classici cani/gatti.
La protagonista mi sembra ben caratterizzata ma.. tutti i personaggi sono, a mio avviso, molto antropomorfizzati (non ti darei il bonus relativo, per intenderci).
Sebbene il tuo stile mi sembri buono (la lettura procede liscia senza intoppi), devo ammettere che il racconto non mi ha fatto impazzire. Questi animali che cooperano tra loro (addirittura gli insetti partecipano alla rivolta contro l'umano che ha ingabbiato dei poveri polli) alla Walt Disney, possono tranquillamente essere i personaggi di un racconto per bambini, ma io (cresciutello) preferisco storie diverse.
Mi spiace, gusto personale.
Alla prossima, buona fortuna e a rileggerci!



Ciao Matteo,
Grazie per il tuo commento.
Hai perfettamente ragione, avevo la specifica intenzione di creare un racconto di atmosfera disneyana, il cui messaggio è l’Unione fa la forza. Avevo in mente Galline in fuga, ma anche Avatar, quando tutti gli animali di Pandora si sono uniti alla lotta contro gli invasori.

starla
Messaggi: 33

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#7 » lunedì 12 giugno 2023, 16:18

Ciao a tutti voi e grazie per i vostri commenti, tutti precisi e super utili. È la prima volta che partecipo a un contest di MC e il mio obiettivo primario è fare esperienza e capire il meccanismo.

Concordo con tutto ciò che avete portato in evidenza.
Inizialmente, avevo pensato a un finale diverso che non coinvolgeva la Mammuccia, ma poi ho cambiato in corso d’opera per timore che il tutto risultasse inverosimile. Inoltre volevo che il messaggio “l’Unione fa la forza” coinvolgesse anche gli umani che altrimenti compaiono solo come cattivi, però appunto non ho fatto le semine nei punti giusti e l’effetto è esattamente quello di di deus ex machina.
Avete ragione sul fatto che c’è un calo dal momento in cui arriva il camion. Volevo cimentarmi con un racconto corale e provare a gestire più personaggi, scoprendo che in effetti è una faticaccia.
Manca un po’ di background story di Cocó che avrebbe spiegato il suo cambio di atteggiamento alla comparsa del camion.
Per quel che riguarda il tema, Born to be wild si riferisce ai polli che dopo essere stati liberati si sparpagliano per la campagna e il bosco dove trovano il loro lieto fine. Però il racconto l’ho scritto soprattutto concentrandomi sull’idea dell’animale domestico come protagonista.

Avatar utente
Andrea Furlan
Messaggi: 400

Re: COCò & FRIENDS

Messaggio#8 » mercoledì 14 giugno 2023, 0:41

Ciao Elisa,
Benvenuta, è stato un piacere leggere il tuo racconto!
La tua storia mi ha dato sensazioni contrastanti: da un lato è scritto con uno stile scorrevole e ha la giusta ironia, con delle trovate carine che danno un valore aggiunto (come rilevato da Dash e Laura) e un discreto equilibrio fra dialoghi e descrizioni. Mi ha ricordato “La collina dei conigli”: a mio parere sei riuscita nell’impresa non facile di caratterizzare gli animali e renderli vivi con le loro peculiarità. Dall'altro non mi ha convinto per il registro generale che mi è sembrato un po' troppo ingenuo, da racconto per ragazzi, dove i conflitti non si sviluppano a sufficienza e l’interesse del lettore si perde. Inoltre la storia è divisa nella prima parte dove racconti i battibecchi fra animali del pollaio e nella seconda con la decisione collettiva di salvare galline e pulcini imprigionati sul camion. A mio parere in questo modo la trama diventa una serie di azioni che si susseguono in modo un po’ affrettato, senza dare molto al lettore di empatizzare con i personaggi. In particolare la scena del camion poteva essere più drammatica, avvicinando chi legge al destino di galline e pulcini imprigionati. In diversi punti, ho rilevato confusione fra il mondo degli animali e quello degli uomini che avrei separato in modo più netto nelle azioni ed espressioni, come ti hanno fatto rilevare anche altri. Riguardo a tema e bonus: ero perplesso sia sull’aderenza al tema e sul primo e il terzo bonus, poi ho letto le tue spiegazioni in risposta ai commenti e ora mi è più chiaro.

Torna a “La Sfida a CANI, GATTI & C.”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite