GATTINI

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere ambientato in un preciso universo narrativo che verrà comunicato al momento del lancio.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Due sponsor leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Ambra Stancampiano, curatrice di Cani, gatti &c. assegnerà la vittoria finale.
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GATTINI

Messaggio#1 » domenica 4 giugno 2023, 10:41

GATTINI
“Migliaia di anni fa, i gatti furono divinizzati. Non se ne dimenticano.”

L’abitacolo della Cinquecento Abarth bianca puzza di arbre magique all’Eucalipto, di vodka e di sudore.
L’automobile su cui viaggiano i due amici svolta a sinistra e si immette sulla superstrada. Enormi condomini fatiscenti e case popolari grigio fumo si nascondono come spie nel buio della notte.
“Cambia musica Gio! Questa canzone fa schifo!”, Michele è stizzito.
“Ma nemmeno se mi paghi, non senti che bel ritmo latino? Papapampampapapam!”, Gio tamburella sul cruscotto fuori tempo.
“Io proprio non capisco cosa ci troviate nel reggaeton, fa pena”, Michele smette per un istante di guardare la strada rivolgendo uno sguardo verde e disgustato all’amico.
“Papapampampapapam!”, Gio mugola un motivetto latinoamericaneggiante che stona con la musica che esce dall’autoradio.
“Ma poi ‘sta cazzata che, a un certo punto, il cantante urla il proprio nome nel bel mezzo della canzone? Cosa cazzo mi vuol significare?”
“Ma cosa te ne frega, Michi? Lasciati guidare dal corazón”, Gio si infila la mano destra sotto maglia
e mima il lento e periodico battere del cuore.
Con un movimento repentino, Michele cambia la stazione radio e alza il volume al massimo.
Wenn getanzt wird, will ich führen,/Auch wenn ihr euch alleine dreht,/Lasst euch ein wenig kontrollieren
“Cosa è questa merda? Ah, certo! Mille volte meglio canzoni teutoniche e incazzate di un po’ di buona musica che ti fa venire voglia di muovere il culo!”
“Gio, tu sei fulminato! Non mettere più, mai più, nella stessa frase i Rammstein e quei cretinetti con i capelli unti e le camicie sbottonate: We're all living in Amerika, Amerika ist wunderbar, We're all living in Amerika, Amerika, Amerikaaaaaaa!”, Michele urla in faccia a Giovanni che abbassa il volume.
“Ma tu te la immagini quella bona di Rachele a twerkare su questa canzone?”, un sorriso malizioso lascia spazio alla fessura che Giovanni ha tra i denti.
“Io quella me la immagino fare tante cose!”.
I due amici scoppiano in una risata. Giovanni estrae un pacchetto morbido Camel dalla tasca del giubbino che tiene infagottato sulle ginocchia e se ne accende una. “Vuoi?”, allunga il pacchetto verso Michele.
“Certo! Accendimela tu, però…”
Giovanni accende la paglia usando la brace della sua e la passa all’amico.
L’abitacolo della macchina si riempie di fumo. Ora puzza di arbre magique all’Eucalipto, di vodka, di sudore e di fumo.
“Sembra di stare in un coffee shop! Abbassa anche tu il finestrino, se ci tieni a non morire asfissiato!”, Michele si porta una mano alle labbra e strozza un colpo di tosse.
I due amici aspirano ed espirano fumo con la devozione dello yogin durante il primo saluto al sole della giornata. Fuori dalla macchina un cielo che promette una bella scarica di acqua si fa sempre più pesto e, in lontananza, fulmini dalla forma di vene varicose si accendono a intermittenza nell’aria plumbea.
“Che serata stupenda è stata!”, Giovanni incrocia le mani dietro la nuca e si lascia andare sul sedile “Ma quanto avremo bevuto?”.
“Mah, io troppo come sempre. Infatti mi scappa una pisciata epica. Cazzo, per poco mi facevo Anna, solo a pensarci sento il sangue al cervello… Tu hai visto come mi guardava? Sembrava mi volesse mangiare”, Michele si morde il labbro inferiore.
“Quella è una specie di vampira del sesso secondo me, stacci attento che ti troviamo dissanguato!”
“Senti, senti qui cosa danno… Lo sapevo che questa era la stazione radio giusta!”, un suono gutturale, cavernoso abbandona la bocca di Michele come il lamento di un animale al macello: “I did my time, and I want out, So effusive, fade,It doesn't cut,The soul is not so vibrant,The reckoning, the sickening, Packaging subversion, Pseudo sacrosanct perversion”, canta all’unisono con l’autoradio.
“Mah, a me sembra che ruttino parole! Ti ricordi Marco quando facevamo le gare di rutti con la Coca-Cola?”
“Mamma mia che schifo!”, Michele simula un conato di vomito.
“Attento! Un gatto!”, urla stridulo Giovanni.
Michele, come risvegliatosi da uno stato di trance, vede l’animale attraversare, correndo, la carreggiata e cerca di evitarlo. Il tachimetro segna 120 km/h. Le gomme non tengono la strada. “Dai, dai, dai!”, Michele preme il freno, stringe il volante, digrigna i denti.
“Merda!”, Giovanni ha le mani sul cruscotto e spinge come fosse in posizione di plank.
È troppo tardi. Ormai gli sono addosso.

L’impatto è devastante. L’automobile è un groviglio di lamiere e fiamme. I corpi dei due giovani sono riversi sui sedili senza vita.
Dall’autoradio cantano ancora gli Slipknot : Oh, there are cracks, in the road we lay/ But where the temple fell/ The secrets have gone mad/ This is nothing new/ But when we killed it all/ The hate was all we had/ Who needs another mess?
La zampa di un secondo gattino calpesta la vettura. È un cucciolo tigrato, alto appena otto metri. La Cinquecento Abarth bianca è una piadina sull’asfalto che puzza di arbre magique all’Eucalipto, di vodka, di sudore e di sangue.
Una micina maculata occupa interamente la stazione di servizio e si lecca la zampetta ferita, ancora appoggiata su un camion da rimorchio con le ruote all’aria. Dall’autocarro esce, insistente e acuto, il rumore del clacson schiacciato dalla testa insanguinata del conducente.
Il falò prodotto da un autobus turistico schiantatosi contro il guard rail illumina gli scheletri di due autovetture uscite di strada.
L’aria è pesante, densa di fumo e di benzina. Si sente, in lontananza, lo stridore delle lamiere sull’asfalto, dei tentativi di frenata; si sentono le urla di paura e di dolore dei malcapitati automobilisti.
Un gargantuesco miagolio fa tremare l’asfalto. Nel buio impenetrabile della notte, si accendono, come un domino, le luci dei condomini popolari.
Il cucciolo tigrato di otto metri si struscia sinuoso sull’asfalto e le sue fusa sono un brontolio così sordo e profondo che sembra quasi il ventre della terra gorgogli, pronto a rigurgitare mostri mai visti prima.

Sabrina ha quattro anni e sta tornando dal mare con i genitori. Dorme sdraiata sui sedili posteriori, lo zainetto come cuscino.
Un testacoda vorticoso dell’automobile la sveglia. L’urto fortissimo che ha appena ucciso sul colpo i suoi genitori le fa perdere i sensi. Ma dura poco. La piccola apre gli occhi e non riesce a capire cosa stia guardando. Dal finestrino ormai andato in frantumi, un grosso cerchio di un verde cangiante e vivo la fissa.
Interrompendo l’abbraccio cromatico di giallo e azzurro, una fessura nera oblunga percorre in verticale l’intero diametro del cerchio. Questa figura confusa si sposta di poco e a Sabrina sembra di scorgere una superficie multicolore e, attaccati ad essa, lunghi fili bianchi.
L’animale guarda dentro l’abitacolo dell’auto, ma Sabrina non fa in tempo ad accorgerse.
Una strana sensazione calda e umida la avvolge, si sente trascinata dentro una profonda grotta scura: le acuminate stalattiti che pendono dal soffitto le ricordano, per un ultimo breve istante, i dentini appuntiti di Pallino, il micio dei vicini.


Qualche ora prima, Per Bast, Egitto
Un sole violento innaffia di raggi la pietra rossa dell’antica Per Bast.
“Il Nilo doveva arrivare fino a qui”, Adam parla guardando lo sparuto perimetro d’erba ingiallita intorno alla colonna e si accarezza la barba bruna imperlata di sudore.
Luc non lo ascolta. Con l’indice segue le iscrizioni geroglifiche sul frammento di vaso che hanno appena trovato. Sono al campo da una settimana, ma non gli era ancora capitato tra le mani nulla di tanto interessante.
“Quei furbetti di Ramesses II e Osorkon II ci hanno già reso le cose difficili, per non parlare dei persiani”, Adam rivolge lo sguardo verso Luc. “Oh, mi ascolti?”
“Mmmm”, Luc continua il suo lavoro di decodifica senza alzare la testa.
“Stacchiamo un attimo e ci facciamo un panino?”, Adam si avvicina al collega. “Dai facciamo una pausa e ci rimettiamo dopo a pancia piena, così abbiamo la mente più lucida e forse ce la fai a tirare fuori qualcosa di sensato da quel coccio!”
“Io non mangio finchè non ho finito… Voglio capire di che tipo di iscrizione si tratta, cosa dice…”, la voce di Luc è ferma. “Tu mangia pure nel frattempo!”, Luc apre la valigetta ed estrae un foglio e una biro. Poi inizia ad appuntarsi i possibili proseguimenti dell’iscrizione. Una goccia di sudore macchia il foglio.
“Ma pensi davvero di farcela? Nella migliore delle ipotesi ci metti un mese”.
“Finiscila! Mi stai innervosendo. Vai a mangiare”, nella voce di Luc qualcosa è cambiato. Si è fatta più stridula.
“Dai amico, non prendertela, lo sai anche tu che non sei proprio una volpe, ci hai messo un semestre a preparare un esame che gli altri hanno preparato in un paio di mesi”, Adam prosegue non curante, divertito.
“Ti ho detto di levarti dalle palle! Vai a mangiare il tuo panino a Zagazig e lasciami lavorare!”, Luc fissa i geroglifici sul vaso ma non li vede. Stringe la biro nel pugno della mano destra.
“Come è che era? Luc il Lentone, ti ricordi quando ti chiamavamo così all’università? Mamma mia quanto ti incazzavi!”, la voce di Adam si rompe in una risata ragliata.
Il sole bollente martella le tempie di Luc dove le vene pulsano già ingrossate dalla rabbia trattenuta per anni. Luc si passa una mano sulla fronte aggrottata e chiude gli occhi cercando di trattenere l’istinto che si impossessa sempre più di lui: “Ti ho detto di smetterla!”.
“Mamma mia, sono passati anni, poi non c’è niente di male ad essere un po’ lenti, Lentone!”
Luc molla la biro, afferra il coccio di vaso che sta studiando e si scaglia su Adam, colpendolo ripetutamente in volto. “Non chiamarmi mai più così”. Luc è paonazzo e colpisce Adam con una foga mai sperimentata prima. “Sei un pezzo di merda”, urla, “lo sei sempre stato!”.
Luc si ferma, immobile, terrorizzato. Si alza barcollando dal corpo dell’amico su cui si è accanito. Le mani e i vestiti sono pieni di sangue. Trema. Lascia cadere il coccio sul corpo esangue di Adam e si allontana correndo.
I solchi geroglifici del coccio sono ora pieni del sangue del giovane archeologo.
Il cielo si fa buio all’improvviso. Una luna enorme e lattiginosa si materializza su Per Bast, proprio dove prima c’era il sole impietoso.
Una marea di topi riempiono l’area intorno al corpo di Adam e fuggono in tutte le direzioni, come impazziti.
Un profumo intenso e dolce riempie l’aria.
Un piede di donna si poggia sul ventre di Adam.
La donna si china a raccogliere il coccio, lo avvicina alla bocca e con la lingua lecca il sangue, poi passa la lingua sul pelo nero del suo muso e sui lunghi baffi bianchi.
Il sacrificio ha sortito il suo effetto.
La profezia si è compiuta.
Bastet, la dea gatta, è tornata e ora fissa la luna e sorride.
Un miagolio si leva alla luna.
È ora che i gatti si riprendano il mondo.

3100 a.C., plenilunio, Per Bast, Egitto
Le quattro sacerdotesse vestite di rosso danzano ebbre di vino al suono del sistro strusciandosi l’una sull’altra: un tremore invade il groviglio dei loro corpi.
Le migliaia di gatti intorno a loro fanno le fusa.
Una dolce nenia si leva da Per Bast e si mescola ai profumi floreali che si alzano dalla terra.
Una sacerdotessa prende il vaso su cui è stato inciso il rituale e lo riempie di miele.
“A te, dea Bastet, che sei la più dolce guerriera”, la lingua della donna lecca il miele dal vaso e lo alza verso la luna.
Una seconda sacerdotessa si avvicina gattonando alla prima che le passa il vaso. Lei ci versa del vino.
“A te, dea Bastet, che sei la più inebriante tra le femmine”, la lingua della donna lecca il vino dal vaso e lo alza verso la luna.
La terza sacerdotessa si avvicina gattonando a sua volta, prende il vaso e lo riempie di latte.
“A te, dea Bastet, che sei la madre più feconda”, la lingua della sacerdotessa lecca il latte dal vaso e lo alza verso la luna.
La quarta sacerdotessa si avvicina stringendo un cucciolo nerissimo di gatto. La compagna tiene il vaso tra le mani . La quarta sacerdotessa tiene il micio per la collottola con la mano destra, nella sinistra ha una lama. I gatti che riempiono l’area sono ora immobili e guardano la donna. La quarta sacerdotessa incide la zampetta dell’animale mentre lo fissa negli occhi. Un miagolio acuto ferma la musica. Una goccia del sangue del gattino cade nel vaso. Il micio graffia la mano della sacerdotessa. Un secondo miagolio, quello della donna, rompe il silenzio. Una goccia del suo sangue cade nel vaso.
La sacerdotessa posa il micio sul terreno. Prende il vaso dalle mani della compagna e lo alza alla luna.
“A te, oh dea Bastet, il sacrificio che ti porgiamo attende il suo compimento. Che gli uomini non dimentichino il valore sacro del Gatto, dell’Amore, di Te! Che siano puniti se non rispettano la tua sacra legge. Che sia il loro stesso odio, la loro stessa violenza a riempire questo vaso di sangue e allora Tu, oh Eterna, splenderai nella tua forza guerriera e i gatti di tutto il mondo torneranno nella loro magnificenza e potenza”.
Un miagolio animale e umano si leva dall’assemblea.
Nella luna, il volto felino di Bastet illumina la gigantesca sfinge dal corpo di gatto che sovrasta il tempio della dea e la radura dove è avvenuto il rituale e ne allunga l’ombra che inghiotte l’intera assemblea.
La quarta sacerdotessa guarda la statua, sorride, bacia il muso del gattino: “Un giorno tornerete grandi. Enormi. Devi solo avere pazienza…”



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Re: GATTINI

Messaggio#2 » domenica 4 giugno 2023, 10:44

Anche io punto a tutti i bonus.
Buona Sfida a tutti!

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MatteoMantoani
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Re: GATTINI

Messaggio#3 » lunedì 5 giugno 2023, 20:46

Ciao Elisa.
È sempre un piacere leggere i tuoi racconti!
Le scene che descrivi mostrano, all'incontrario, l'avverarsi di un'antica profezia egiziana.
Rispetto al racconto di Agostino, che ho appena commentato, noto una maggiore originalità sia nell'idea che nell'esecuzione.
Trovo alcuni punti di miglioramento che mi sento di suggerirti.
All'inizio ho seguito parecchio divertito questo scambio di battute (troppo argute per essere reali) tra due amici. C'è anche una nota di ironia nella narrazione stessa, con gli odori della macchina che raccolgono sempre più elementi a seconda dello svolgersi della scena. Tuttavia, l'ironia mi sembra mal riposta, visto l'incidente che cambia drasticamente (forse troppo, c'è anche il punto di vista di una bambina che assiste alla morte dei genitori) il taglio del racconto. Forse avrei accorciato questo pezzo iniziale e allentato l'ironia in favore di una narrazione più drammatica.
Nella scena dell'archeologo stesso discorso, due nerd che bisticciano fanno sempre sorridere, ma poi uno ammazza l'altro (forse in modo troppo gratuito, ma qui c'è di sicuro lo zampino della dea Bast).
L'ultimo pezzo è interessante, ma conferma solo quanto il lettore ha già percepito e aggiunge poco, quindi avrei accorciato anche questo..
Tutti suggerimenti per un racconto che trovo certamente buono, e dall'idea di base molto originale.

Dash J. Benton
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Re: GATTINI

Messaggio#4 » martedì 6 giugno 2023, 18:21

Gattini di Shangai Kid

Ciao Shangai Kid è bravo per aver partecipato.

Cosa mi è piaciuto de tuo racconto.

Bellissima la prima scena, ben descritta l’interazione tra i due amici in auto con un dialogo che ho trovato credibile e ben fatto (uniche eccezioni a mio avviso: “Non mettere più, mai più, nella stessa frase i Rammstein e quei cretinetti con i capelli unti e le camicie sbottonate” e “Abbassa anche tu il finestrino, se ci tieni a non morire asfissiato”, che a me non sembrano delle frasi che i due amici, per come li hai caratterizzati, direbbe realmente).

Bello il colpo di scena, con l’auto accartocciata invece del gattino schiacciato: prendi di sorpresa il lettore, passando da un’amena scena tra due amici ad una scena inaspettata di morte e distruzione.
Molto ben descritta in generale tutta la seconda scena, con i disastri causati dai gatti giganti.

Ben descritta la quarta scena (gli archeologi nel deserto) e l’entrata in scena di Bastet, con l’eccezione della reazione di Luc che trovo incomprensibile (vedi sotto per più dettagli).


Cosa avrei fatto diversamente.

Trovo che la frase iniziale tra virgolette non aggiunga nulla al racconto. Inoltre il fatto che “non se ne dimenticano” non viene riflesso a mio avviso nel racconto stesso.

Ho sempre trovato l’inserimento dei testi delle canzoni nei racconti / romanzi fastidioso, specialmente se sono in lingue che non capisco (come il tedesco). Nel 99% dei casi non conosco le canzoni menzionate e questo mi impedisce l’immersione, ne ho voglia di andarmele a cercare su YouTube mentre leggo. Preferisco di gran lunga quando dici che ascoltano un generico reggeton (che mi posso immaginare) rispetto a quando citi i versi specifici di varie canzoni che non conosco (e che per me non aggiungono alla storia). Ovviamente questa è una preferenza assolutamente personale.

La terza scena (quella di Sabrina) per me cambia inutilmente la prospettiva, senza aggiungere molto al racconto. Avresti potuto far sopravvivere uno tra Gio e Michele, che in fin di vita avrebbe potuto osservare il gigantesco occhio del gatto che poi se lo mangia, fornendo al lettore le stesse descrizioni e informazioni ma evitando l’introduzione di un personaggio aggiuntivo e di un punto di vista addizionale.

Nella quarta scena, trovo la reazione di Luc esagerata rispetto alle provocazioni di Adam. Ok fa troppo caldo. Ok Adam è un bulletto che da anni prende in giro Luc. Ma non mi sembra sufficiente a giustificare un attacco fisico che arriva fino all’omicidio. Sarebbe stato più credibile e interessante se tu avessi incluso da qualche parte una frase tipo “Da quando il frammento era stato ritrovato, un’aria malsana, pesante, aveva invaso l’accampamento”, o qualcosa del genere, per far capire che il frammento ha dei poteri o in generale un’influenza negativa sui protagonisti.

Infine, trovo la quinta scena un po’ fine a se stessa, messa in quella posizione. Ormai abbiamo capito a grandi linee che è l’atto di violenza di Luc ed il sangue di Adam che hanno provocato la trasformazione dei gatti, e che dietro a ciò c’è la dea gatta Bastet. La lunga descrizione del rito, a quel punto del racconto, è per me anticlimatica.

Io avrei ordinato le scene così (un modesto parere da prendere con le pinze):
1- il rito delle sacerdotesse nel 3100 ac, magari lasciando la fine più vaga per non rovinare il colpo di scena sui gatti giganti.

2- Luc e Adam: stesso posto, migliaia di anni più tardi. Il racconto così comincia a prendere forma, capiamo che i due hanno involontariamente completato il rituale, ma non quello che ciò provoca.

3- Gio e Michele nell’auto: questa volta cambia il posto ma non il tempo. Il lettore si riorienta più facilmente.

4- incidente di Gio e Michele contro il gatto, con il colpo di scena dei gatti giganti: capiamo finalmente che è a questo che puntava il rito delle sacerdotesse, finalmente concluso dopo 5.000 anni.

5- conclusione: Gio (o Michele), in fin di vita, osserva l’occhio gigante e viene inghiottito dal gatto, morendo: the end.

Tema e bonus.

Come nel racconto di Cocò & friends, faccio fatica a vedere l’aderenza al tema. I gatti, più che “born to be wild” si direbbe che sono “born to be big” o “born to be Gods”. Non fanno nulla di veramente “wild”: un gatto si lecca la zampa, un altro si struscia e fa le fusa. Ok, un gatto mangia una bambina: ma dalla sua statura di 8 metri è più un riflesso automatico di un predatore difronte a una preda che un’azione “selvaggia”.
Come per Cocò, sospendo il mio giudizio in attesa di un tuo riscontro.

Periferia urbana: parzialmente centrato. Solo una parte del racconto vi si svolge, mentre il resto è nel sito archeologico.

Animale domestico: i gatti sono al più dei personaggi, non certo i protagonisti del racconto. Se anche volessimo considerare Bastet come una protagonista principale, lei è antropomorfa. Quindi per me niente bonus.

Going ape: Luc perde chiaramente il controllo e va “ape”. Bonus ok.

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Re: GATTINI

Messaggio#5 » mercoledì 7 giugno 2023, 16:44

MatteoMantoani ha scritto:Ciao Elisa.
È sempre un piacere leggere i tuoi racconti!
Le scene che descrivi mostrano, all'incontrario, l'avverarsi di un'antica profezia egiziana.
Rispetto al racconto di Agostino, che ho appena commentato, noto una maggiore originalità sia nell'idea che nell'esecuzione.
Trovo alcuni punti di miglioramento che mi sento di suggerirti.
All'inizio ho seguito parecchio divertito questo scambio di battute (troppo argute per essere reali) tra due amici. C'è anche una nota di ironia nella narrazione stessa, con gli odori della macchina che raccolgono sempre più elementi a seconda dello svolgersi della scena. Tuttavia, l'ironia mi sembra mal riposta, visto l'incidente che cambia drasticamente (forse troppo, c'è anche il punto di vista di una bambina che assiste alla morte dei genitori) il taglio del racconto. Forse avrei accorciato questo pezzo iniziale e allentato l'ironia in favore di una narrazione più drammatica.
Nella scena dell'archeologo stesso discorso, due nerd che bisticciano fanno sempre sorridere, ma poi uno ammazza l'altro (forse in modo troppo gratuito, ma qui c'è di sicuro lo zampino della dea Bast).
L'ultimo pezzo è interessante, ma conferma solo quanto il lettore ha già percepito e aggiunge poco, quindi avrei accorciato anche questo..
Tutti suggerimenti per un racconto che trovo certamente buono, e dall'idea di base molto originale.


Ciao Matteo,
è sempre bello, interessante e costruttivo leggere i tuoi commenti. Grazie davvero per i consigli e anche per quanto hai apprezzato.
Non vedo l'ora di leggerti.
A presto,
Elisa

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Re: GATTINI

Messaggio#6 » mercoledì 7 giugno 2023, 17:09

Dash J. Benton ha scritto:Gattini di Shangai Kid

Ciao Shangai Kid è bravo per aver partecipato.

Cosa mi è piaciuto de tuo racconto.

Bellissima la prima scena, ben descritta l’interazione tra i due amici in auto con un dialogo che ho trovato credibile e ben fatto (uniche eccezioni a mio avviso: “Non mettere più, mai più, nella stessa frase i Rammstein e quei cretinetti con i capelli unti e le camicie sbottonate” e “Abbassa anche tu il finestrino, se ci tieni a non morire asfissiato”, che a me non sembrano delle frasi che i due amici, per come li hai caratterizzati, direbbe realmente).

Bello il colpo di scena, con l’auto accartocciata invece del gattino schiacciato: prendi di sorpresa il lettore, passando da un’amena scena tra due amici ad una scena inaspettata di morte e distruzione.
Molto ben descritta in generale tutta la seconda scena, con i disastri causati dai gatti giganti.

Ben descritta la quarta scena (gli archeologi nel deserto) e l’entrata in scena di Bastet, con l’eccezione della reazione di Luc che trovo incomprensibile (vedi sotto per più dettagli).


Cosa avrei fatto diversamente.

Trovo che la frase iniziale tra virgolette non aggiunga nulla al racconto. Inoltre il fatto che “non se ne dimenticano” non viene riflesso a mio avviso nel racconto stesso.

Ho sempre trovato l’inserimento dei testi delle canzoni nei racconti / romanzi fastidioso, specialmente se sono in lingue che non capisco (come il tedesco). Nel 99% dei casi non conosco le canzoni menzionate e questo mi impedisce l’immersione, ne ho voglia di andarmele a cercare su YouTube mentre leggo. Preferisco di gran lunga quando dici che ascoltano un generico reggeton (che mi posso immaginare) rispetto a quando citi i versi specifici di varie canzoni che non conosco (e che per me non aggiungono alla storia). Ovviamente questa è una preferenza assolutamente personale.

La terza scena (quella di Sabrina) per me cambia inutilmente la prospettiva, senza aggiungere molto al racconto. Avresti potuto far sopravvivere uno tra Gio e Michele, che in fin di vita avrebbe potuto osservare il gigantesco occhio del gatto che poi se lo mangia, fornendo al lettore le stesse descrizioni e informazioni ma evitando l’introduzione di un personaggio aggiuntivo e di un punto di vista addizionale.

Nella quarta scena, trovo la reazione di Luc esagerata rispetto alle provocazioni di Adam. Ok fa troppo caldo. Ok Adam è un bulletto che da anni prende in giro Luc. Ma non mi sembra sufficiente a giustificare un attacco fisico che arriva fino all’omicidio. Sarebbe stato più credibile e interessante se tu avessi incluso da qualche parte una frase tipo “Da quando il frammento era stato ritrovato, un’aria malsana, pesante, aveva invaso l’accampamento”, o qualcosa del genere, per far capire che il frammento ha dei poteri o in generale un’influenza negativa sui protagonisti.

Infine, trovo la quinta scena un po’ fine a se stessa, messa in quella posizione. Ormai abbiamo capito a grandi linee che è l’atto di violenza di Luc ed il sangue di Adam che hanno provocato la trasformazione dei gatti, e che dietro a ciò c’è la dea gatta Bastet. La lunga descrizione del rito, a quel punto del racconto, è per me anticlimatica.

Io avrei ordinato le scene così (un modesto parere da prendere con le pinze):
1- il rito delle sacerdotesse nel 3100 ac, magari lasciando la fine più vaga per non rovinare il colpo di scena sui gatti giganti.

2- Luc e Adam: stesso posto, migliaia di anni più tardi. Il racconto così comincia a prendere forma, capiamo che i due hanno involontariamente completato il rituale, ma non quello che ciò provoca.

3- Gio e Michele nell’auto: questa volta cambia il posto ma non il tempo. Il lettore si riorienta più facilmente.

4- incidente di Gio e Michele contro il gatto, con il colpo di scena dei gatti giganti: capiamo finalmente che è a questo che puntava il rito delle sacerdotesse, finalmente concluso dopo 5.000 anni.

5- conclusione: Gio (o Michele), in fin di vita, osserva l’occhio gigante e viene inghiottito dal gatto, morendo: the end.

Tema e bonus.

Come nel racconto di Cocò & friends, faccio fatica a vedere l’aderenza al tema. I gatti, più che “born to be wild” si direbbe che sono “born to be big” o “born to be Gods”. Non fanno nulla di veramente “wild”: un gatto si lecca la zampa, un altro si struscia e fa le fusa. Ok, un gatto mangia una bambina: ma dalla sua statura di 8 metri è più un riflesso automatico di un predatore difronte a una preda che un’azione “selvaggia”.
Come per Cocò, sospendo il mio giudizio in attesa di un tuo riscontro.

Periferia urbana: parzialmente centrato. Solo una parte del racconto vi si svolge, mentre il resto è nel sito archeologico.

Animale domestico: i gatti sono al più dei personaggi, non certo i protagonisti del racconto. Se anche volessimo considerare Bastet come una protagonista principale, lei è antropomorfa. Quindi per me niente bonus.

Going ape: Luc perde chiaramente il controllo e va “ape”. Bonus ok.


Ciao Dash,
innanzitutto ti ringrazio davvero per il tuo commento, sia per gli apprezzamenti che per le critiche che ho trovato molto puntuali costruttive. Quella che mi ha maggiormente colpito è quella sulla struttura: l'ordine che suggerisci tu è assolutamente calzante e penso anche più efficace rispetto alla scelta che ho fatto. Io avevo proprio pensato a una ricostruzione a ritroso, ma effettivamente non funziona bene come l'opzione che hai suggerito tu.
Per quanto riguarda tema e bonus, ti do le mie motivazioni, ma farai le tue valutazioni.

Tema: onestamente non sono d'accordo con la tua obiezione. Il termine "selvaggio" ha diversi significati, peraltro a mio avviso tutti aderenti alla lettura data. I "gattini" che metto in scena non sono "addomesticati" e sono tornati a uno stato più brado, naturale. Lo trovo aderente anche nelle accezioni figurate di crudele, feroce, incontrollato, senza regole e limiti.

Periferia urbana: anche il sito archeologico di Bubasti è collocato nella periferia della città egizia di Zagazig.

Animale domestico: il ruolo dei gatti è centrale già dal titolo, oltre a essere il motore principale di ognuna delle scene.

Going Ape: è come dici tu, anche se la frase che mi suggerivi lo rende molto più suggestivo.

Spero di averti dato modo di approfondire la tua riflessione su quanto hai letto.
Ti ringrazio ancora e farò tesoro davvero dei tuoi utili suggerimenti.
Ti leggo presto,
Elisa

Dash J. Benton
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Re: GATTINI

Messaggio#7 » giovedì 8 giugno 2023, 17:32

Grazie per i chiarimenti!
Buona sfida!

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Andrea Furlan
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Re: GATTINI

Messaggio#8 » mercoledì 14 giugno 2023, 0:42

Ciao Elisa,
Come sempre è un piacere leggerti!
Anche in questo racconto ho riscontrato lo stesso problema rilevato nella precedente sfida: sembra che tu abbia scritto la scena dei ragazzi e l’apparizione dei gatti giganti in due moenti diversi, poco legati fra loro. Nella scena dei ragazzi in auto metti in luce numerosi elementi che ce li presentano, ma che sembra non corrispondere al resto del racconto. Da un certo punto di vista l’apparizione dei gatti è ancora più scioccante perché prende completamente di sorpresa il lettore che si aspetta una storia tutta diversa, ma dall’altro se volevi costruire la trama attorno ai gatti, potevi tenere più corta la parte iniziale. Ho trovato più equilibrato il paragrafo sulla bambina che viene mangiata: in questo, anche se breve, il lettore riesce comunque a empatizzare con la bimba, e di nuovo rimane spiazzato da quello che le succede. Il passo dei due studiosi è efficace, anche se il motivo del loro litigio è di nuovo scollegato dal resto: qui potevi forse inserire una semina sul ritorno della dea gatta, magari i due potevano litigare per una diversa interpretazione dei geroglifici.
Mi è piaciuto il montaggio non cronologico delle scene che trova la sua chiusa nel finale, dona una bella nota di ulteriore originalità alla trama. Però sono d’accordo con Dash che l’ordine potrebbe essere diverso: ha avuto davvero una buona idea per la sequenza.
Non ho apprezzato invece l’inserimento delle citazioni delle canzoni che rallentano la lettura e non hanno un valore aggiunto: concordo con Dash che l’inserimento del reggaeton in modo più generico (contrapposto all’hard rock preferito dall’altro personaggio) invece funziona bene e delinea i due ragazzi in poco spazio.
Riguardo a tema e bonus, dopo le tue spiegazioni concordo con tutti con qualche perplessità sul tema.

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Laura Brunelli
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Re: GATTINI

Messaggio#9 » mercoledì 14 giugno 2023, 11:17

Ciao Elisa,
Piacere di leggerti.
Ho trovato interessante e originale storia, sia per la disposizione delle scene a ritroso, sia perché hai scelto i gatti come antagonisti del genere umano, anziché i soliti dinosauri/godzilla, ecc.
La realizzazione, invece, mi ha convinto un po’ meno.
Concordo con Dash e Andrea sul fatto che le scene appaiano slegate e poco coerenti fra di loro. Parto dal presupposto, correggimi se sbaglio, che la scelta di contrapporre, nelle singole scene, due diverse atmosfere, sia stata intenzionale. In tal caso, a mio avviso, avresti potuto accorciare le scene, soprattutto quella iniziale, per far entrare prima il lettore nel vivo della storia, senza poi ripetere lo schema nelle altre.
Tra l’altro, la scena è abbastanza lunga da far pensare al lettore che i due ragazzi saranno i protagonisti della vicenda e, a mio avviso, lo svolgimento successivo, lascia un po’ delusi, da questo punto di vista (non che sia il racconto a deludere).
Concordo con Dash anche sulla citazione dei testi, anch’io li salto a piè pari se sono troppo lunghi e in una lingua che non conosco. Al tuo posto avrei inserito un testo più breve e in inglese (sicuramente comprensibile da un pubblico più vasto) che avesse qualche attinenza con quello che stava per succedere, per creare nel lettore quel giusto senso di disagio che, anche in una scena dall’atmosfera apparentemente allegra, fa presagire che stia per capitare qualcosa di brutto.
Per quanto riguarda la scena di Luc e Adam, io, a differenza di Dash, avevo intuito subito che Luc fosse stato soggiogato dal reperto o dalle iscrizioni, però non mi convince il fatto che, di punto in bianco, Adam rivanghi quella vecchia storia dell’università. Data la familiarità con cui parlano è chiaro che lavorino insieme da un po’ e il richiamo all’università, può far passare l’idea che abbiano seguito insieme il medesimo percorso fino al momento di quella scena. E se Luc è ancora un lumacone, Adam dovrebbe saperlo, non tirarlo fuori come se non ci avesse più pensato durante l’università. Messa in questo modo, tra l’altro, la reazione di Luc sarebbe stata anche più credibile.
Personalmente trovo che, con qualche accortezza, avresti potuto rendere meglio il racconto anche mantenendo la disposizione delle scene così com’è, ma la soluzione più semplice, a mio avviso sarebbe stata questa:
1. Luc e Adam, lasciando più sul vago la chiusa sulla Dea gatto, proporrei di togliere solo l’ultima frase.
2. Gio e Michele, un po’ più breve e lasciando magari in forse la specie dell’animale che ha causato l’incidente. Anche perché, quando Gio dice attento un gatto, personalmente ho pensato ad un gattino, quindi mi sarei aspettata che lo schiacciassero sotto le ruote, non che la macchina si ribaltasse. Tra l’altro, nello spezzone successivo all’incidente scrivi “La zampa di un secondo gattino calpesta la vettura” e io non riesco proprio a figuramelo. Probabilmente è un refuso, ma mi ha mandata in confusione.
3. Taglierei la scena di Sabrina
4. Egitto 3100 con la spiegazione di tutto.
Dal mio punto di vista, trovo che il tema sia centrato, anche se non lo hai messo in scena, ma lo hai solo fatto intuire
Ok per i bonus
Buona Sfida e alla prossima

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Shanghai Kid
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Re: GATTINI

Messaggio#10 » domenica 18 giugno 2023, 12:42

Grazie di cuore per il commento, è davvero utile e farò tesoro di quanto mi suggerisci.
Anche l'ordine delle scene che mi consigli è buono, devo capire quale seguire tra la tua proposta e quella di Dash che sono entrambe migliori della mia.
Perdonami se ti ho risposto solo ora e grazie davvero di tutto.

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