I lupi di Castelporziano

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere ambientato in un preciso universo narrativo che verrà comunicato al momento del lancio.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Due sponsor leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Ambra Stancampiano, curatrice di Cani, gatti &c. assegnerà la vittoria finale.
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Laura Brunelli
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I lupi di Castelporziano

Messaggio#1 » domenica 4 giugno 2023, 19:49

Chi ama gli animali sa che è il cane a scegliere il proprio padrone. Vai in un canile, ti guardi intorno e credi di avere il potere di decidere, ma è solo un’illusione. Con Kira, però, le cose erano andate un po’ diversamente. Niente canile, niente allevamento. Si era semplicemente presentata alla mia porta e aveva preso possesso del giardino. Di mandarla via non c’era stato verso.
Quella stronza di Marta si era preoccupata. “Ma non lo vedi che è un lupo, idiota” aveva strillato una sera con quella sua vocina acuta. Il corpo fasciato da un tubino giallo fluorescente, traballante sui trampoli di un tacco dodici, si dirigeva tutta impettita verso la sua Renegade rossa. “La madre verrà a riprenderselo e ti sbranerà.” Aprì la portiera dell’auto e si arrampicò sul sedile del guidatore. I capelli biondo platino stretti in uno chignon alto come la Jeannie di strega per amore, cozzarono contro il montante dello sportello.
Marta si esibì in un grugnito degno di uno scaricatore di porto. Non riuscii a trattenere una risata e lei si voltò verso di me. “Sai che ti dico. È uno spettacolo per cui varrebbe la pena pagare il biglietto. E io me lo godrò gratis.” Chiuse lo sportello dell’auto e partì sgommando.
Sollevai le spalle, se andava avanti così, la rabbia le avrebbe mangiato il fegato prima che la sua profezia potesse realizzarsi.
Erano passati cinque anni da quel giorno e nessuna belva feroce era venuta a reclamare quel cucciolo che ormai era diventata una lupa grande e fiera. Marta ormai non ci faceva più caso, si era adattata alla sua presenza, ma evitava di avvicinarsi alla fragile rete che la proteggeva da “Quella bestiaccia feroce”, come la chiamava lei. Chissà poi perché, Kira non la degnava di uno sguardo.

Kira alzò il muso di scatto, mi colpì al gomito e mi fece versare il caffè bollente addosso. “Che diavolo ti prende!” le urlai contro. “Brava, fai finta di niente.” Mi alzai per rientrare in casa, ma lei mi si parò davanti. “Cominci a darmi sui nervi, sai” le diedi un colpetto con la gamba ma lei non si mosse, il naso proteso ad annusare l’aria e i peli del collo ritti. “Ma che diavolo…” dal retro della casa il rombo di un motore si avvicinava veloce, aumentando d’intensità. Sembrava quello di un aereo, ma era troppo forte.
L’immagine di un aereo in picchiata si formò nella mia mente e il cuore perse un battito. Scesi dalla veranda e scrutai il cielo, nessuna luce. Il rombo si affievolì e si spense. Che fossero tuoni? Kira lanciò un ululato breve e secco e si mise in ascolto, le orecchie tese. Altri ululati, alcuni lontani, alcuni più vicini si rincorsero per alcuni istanti. Kira fissò i sui occhi nei miei e scattò in avanti, verso il cancello, in fuga. “Ma dove vai!” le urlai dietro.
Lei si girò e… mi fece cenno di seguirla. Scossi la testa. No, non poteva averlo fatto.
Dalla casa di fianco giunse un urlo acuto. Marta irruppe in giardino, il corpo fasciato da tubino rosso fuoco, i piedi scalzi e le chiavi della macchina in mano. Correva come un’ossessa, agitando le mani sopra la testa come a scacciare un nugolo di insetti. Il rombo ricominciò a pulsare, sempre più forte. Una densa nebbia grigia invase il giardino come un’onda di marea, distruggendo tutto quello che incontrava sulla sua strada, piante, fiori, lucertole, lumache si sollevavano in aria e sparivano inghiottite da quella nebbia.
Kira lanciò un altro ululato e con un balzo mi fu addosso. Caddi sopra di lei, il mento colpì la spina dorsale e i denti si chiusero attorno alla mia lingua. Kira balzò in avanti e si voltò verso il cancello. Affondai le mani nel pelo del mio cane e piegai le ginocchia, alzando i piedi al cielo.
Marta giaceva in mezzo al vialetto di casa, immobile, circondata da quello strano sciame di insetti che rombava come un motore e le penetrava nel naso, nella bocca e dio solo sa in quale altro anfratto.
Abbassai il capo, quell’immagine mi sarebbe rimasta impressa per molto, molto tempo e non volevo vedere come sarebbe andata a finire, mi bastava il ricordo di quella scena del film “I Croods” in cui dei simpatici uccellini rosa spolpano una balena in men che non si dica.
Il terreno scorreva veloce sotto di me, ondeggiando al ritmo dei balzi prodotti dalle zampe muscolose di Kira. La nausea mi risalì dallo stomaco alla gola. Chiusi gli occhi e la sensazione si affievolì un poco. Strinsi i denti. Dovevo resistere. Kira ce la stava mettendo tutta per salvarmi. Dovevo farlo almeno per lei.
Kira era scattante come un felino, la sua spina dorsale si allungava e contraeva a ogni balzo, Mi lasciai cullare da quel moto che, se tenevo gli occhi chiusi, non era poi così spiacevole. Anzi.
Non ci potevo credere, stavo… cavalcando un lupo. Sì beh, non proprio cavalcando, vista la posizione in cui stavo, ma insomma, la sensazione era quella.
Riaprii gli occhi. Kira filava veloce tra le strade del quartiere infernetto, passò di fianco al Parco di Plinio e si diresse sicura verso la riserva naturale di Castelporziano. Raggiunta Via Salorno altri lupi si unirono alla corsa. Ognuno di loro portava sulla schiena il proprio padrone. Un ragazzino dai capelli rossi piangeva senza sosta; un uomo, calvo e pieno di tatuaggi, si stava lasciando dietro una scia di vomito; una donna con i capelli rasati si era sistemata in groppa al suo lupo grigio come una amazzone. Il corpo piegato in avanti, sussurrava qualcosa nell’orecchio dell’animale.
Il branco raggiunse il bosco e rallentò la corsa. Forse eravamo al sicuro. “Kira fammi scendere” urlai. Ma lei non diede segno di avermi sentita. Procedette a un trotto leggero, inoltrandosi nella boscaglia. Il rombo prodotto da quella nebbia assurda continuava ad arrivare ad ondate, sempre più lontano. Solo quando sparì del tutto Kira si fermò e mi scaricò a terra con una scrollata. “Ahi!” nonostante il tappeto erboso, l’atterraggio non fu per niente morbido e mi procurai un certo numero di abrasioni. “E ora che ti è preso?”
Kira si avvicinò, mi diede un paio di leccate sul naso e si sedette al mio fianco, in attesa. Dal folto del bosco emersero duo occhi gialli, brillanti come il fuoco di un camino. Un lupo dal pelo nero, grosso quanto un orso fece il suo ingresso nella radura e tutti gli umani presenti si ritrassero spaventati.
Il ragazzino dai capelli rossi non la smetteva di piangere. Il suo lupo, un maschio dal pelo rosso come quello di Kira, abbassò il muso in direzione del nuovo arrivato. Trattenni il fiato, stavano… Comunicando?
Il lupo nero abbassò il capo e quello rosso si accucciò al fianco del suo padroncino. Infilò la testa fra le sue braccia e gli leccò il viso. Il ragazzo singhiozzò un paio di volte, appoggiò la mano sulla testa dell’animale e si mise ad accarezzargli il pelo.
Il gesto dovette confortarlo, perché smise di piangere. Il cielo si stava riempiendo di nubi scure, cariche di acqua. Se non avessimo trovato presto un riparo, saremmo stati colti da un bel temporale. Non proprio il tempo ideale per rifugiarsi in un bosco.
“Cosa cazzo sta succedendo eh!” Il pelato si era alzato in pedi e ci guardava dall’alto al basso. “Qualcuno mi può spiegare cosa cazzo ci facciamo in questo bosco di merda. E cosa cazzo erano quegli insetti?”
Bene, abbiamo trovato il genio della compagnia.
“Si calmi, signore.” La donna rasata parlava con tono calmo ma deciso.
“Calmarmi? Calmarmi? Chi cazzo sei tu per dirmi di calmarmi, eh?”
“Sergente Paola Cattaneo, signore. Reparto Carabinieri della Presidenza della repubblica. Di stanza a Castelporziano.”
Il pelato incrociò le mani davanti al petto. “Bene, soldato. Sai dirmi che cazzo sta succedendo? Sei tu che comandi questo… cosa cazzo è, un salvataggio?”
La donna sostenne il suo sguardo. “Non ne ho idea, Signore. Ma urlare non servirà a nulla. Forse dovremmo chiedere a lui” disse indicando l’uomo che era apparso di fianco al lupo nero. Portava un saio marrone, ma la linea marcata della mascella, i muscoli del viso contratti e lo sguardo deciso facevano pensare più ad un uomo d’azione che a un frate.
“Il pericolo è passato, per ora. Ma non possiamo ancora abbassare la guardia. Seguitemi. Dobbiamo metterci al sicuro prima che faccia buio.” si voltò verso il bosco e si avviò in direzione della tenuta, seguito dal branco al completo e dal ragazzino con i capelli rossi, che camminava senza staccare la mano sulla testa del suo lupo.
“Forse è meglio seguirli” azzardai.
“Non ho nessuna intenzione di muovermi da qui, se prima non mi spiegano che cazzo sta succedendo!”
Un lampo attraversò il cielo, disegnò un arco che rimase immobile come se fosse stato fissato in una istantanea. Uno, due, tre, quattro, cinque. Un tuono esplose con il boato di una bomba, facendoci trasalire.
“Io vado” li lasciai al loro battibecco e mi inoltrai nel bosco, con la speranza di riuscire a raggiungere Kira. Perché non mi aveva aspettata? Sapeva che l’avrei seguita o non gliene importava nulla. No, non poteva essere, perché salvarmi per poi abbandonarmi così, con quel borioso deficiente?
Ma cosa mi viene in mente. Kira non mi ha salvato, è un cane per la miseria. Ha solo seguito l’istin..
“Ahi” ma perché finisco sempre faccia a terra?
Un naso freddo e umido mi picchiettò sulla guancia. Alzai il viso e ritrovai a fissare gli occhi della mia Kira. “Allora non mi hai abbandonato.” Lei piegò la testa di lato e prese ad ansimare, la bocca aperta e la lingua penzoloni. Mi rialzai e lei fece di nuovo quel cenno con il capo, invitandomi a seguirla.
Rividi il sergente sussurrare al suo lupo. Che potessero capirci? Del resto, per quanto si cerchi di studiarne il comportamento, non possiamo sapere cosa passi davvero per la testa di un cane. Un altro lampo accese il cielo. Uno, due, tre. Ed ecco il tuono. Affrettai il passo e Kira adeguò la sua andatura alla mia. Presto avrebbe cominciato a piovere.
“… altrimenti gliela faccio vedere io.” La voce del pelato era meno tagliente di prima. L’avvicinarsi del temporale aveva sciolto anche le sue di gambe.
Il branco si era fermato in una radura poco più avanti. Sdraiati uno dietro l’altro formavano un cerchio in mezzo al quale era seduto il ragazzino dai capelli rossi. Teneva le gambe incrociate e il viso rivolto verso il basso. Non piangeva, ma il corpo era percorso da un tremito costante. Nessuna traccia del frate e del gigantesco lupo nero.
Mi avvicinai al cerchio e mi inginocchia per non sembrare minacciosa. “Come ti chiami?” sussurrai con il tono più gentile che potei.
Lui sussultò come se l’avessi schiaffeggiato. Alzò il volto e i suoi occhi incrociarono i miei. “Mattia” disse con un filo di voce. “Sai dov’è la mia mamma? Correva dietro a Buck, ma poi l’ho persa di vista.”
Un nodo mi strinse la gola. L’immagine di Marta riversa per terra si sovrappose a quella di una donna sconosciuta. Deglutii e mi sforzai di sorridere. “Mi spiace, non l’ho vista” la voce mi uscì più tremante di quanto sperassi, ma il ragazzino non doveva averlo notato, perché rimase impassibile. O forse, semplicemente non aveva capito nulla di quello che stava succedendo.
“La mia mamma arriverà presto vero?”
No Mattia, la tua mamma non arriverà e non la vedrai mai più. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma le ricacciai indietro. Non doveva vedermi piangere o sarebbe crollato.
Un altro lampo serpeggio nel cielo, ma il tuono si fece attendere inutilmente. Forse il temporale si era spostato. Almeno non avremmo rischiato di morire fulminati.
“Eccoli lì. Dov’è quel prete da strapazzo. Deve spiegarci che cazzo sta succedendo o giuro che lo rivolto come un guanto.”
“Adesso basta” ruggì il sergente. L’arroganza di quel pomposo cretino aveva sgretolato in pochi minuti tutta la disciplina acquisita in mesi di addestramento militare. Sperai di non dover passare troppo tempo con quell’idiota.
All’arrivo dei loro padroni, i lupi si alzarono e ci guidarono attraverso il bosco fino alla tenuta estiva del Presidente della Repubblica. Il borgo medioevale si stagliava davanti a noi avvolto dal silenzio, rotto solo dal rumore dei nostri passi. I contorni del castello medioevale si perdevano La nebbia doveva essere passata anche di là. Trattenni il fiato al pensiero di cosa avremmo potuto trovare.
A pochi metri dall’arco che dava accesso al borgo Kira lanciò un guaito e iniziò a sventolare la coda come faceva quando tornavo a casa dopo una lunga assenza. Gli altri la imitarono, si lanciarono in una corsa sfrenata e sparirono oltre le mura.
Accelerai il passo, superai l’arco e mi fermai. La piccola piazza rettangolare era gremita di lupi, una distesa di pelo nero, rosso, grigio e marrone che ondeggiava come un mare in burrasca. “Ma che…”
“Ehi, tu” la voce stridula del pelato mi perforò il timpano. “Voglio sapere che cazzo sta succedendo!” Era proprio arrabbiato.
Seguii il suo sguardo. Davanti alla porta aperta di un edificio d’angolo il frate ci osservava immobile. La testa piegata di lato nel modo tipico dei cani. L’immagine di un santo ritratto con la testa canina si formò nella mia mente, gelandomi il sangue nelle vene. San Cristoforo? Che fosse proprio lui?
Il pelato stava cercando di aggirare la massa di corpi che si agitava nella piazza per raggiungerlo. Un lupo dal pelo grigio gli tagliò la strada, sbalzato indietro dall’impeto di un esemplare dal pelo rosso e lui lo scacciò con una manata.
Lo raggiusi di corsa. Nonostante il suo atteggiamento scostante, aveva ragione, era venuto il momento di sapere che cosa stava succedendo. Si voltò a lanciarmi un’occhiata in tralice. Mi soppesò per un paio di secondi e quello che vide dovette piacergli, perché annui senza dire una parola.
Raggiungemmo il palazzo e il frate sparì all’interno, invitandoci a seguirlo. Entrammo in un ampio salone vuoto. Il pavimento in cotto era coperto da un tappeto verde e un cerchio di cuscini. L’uomo si sedette e al suo fianco comparve la sagoma imponente del lupo nero.
Lo imitammo e prendemmo posto di fronte a lui.
“Sapete cosa sono le dodici piaghe d’Egitto?” La voce del frate era diversa da quando ci aveva invitato a seguirlo nel bosco. Profonda e gutturale risuonava come un ringhio.
“Non me ne frega un cazzo delle stronzate bibliche, voglio sapere cosa sta succedendo e lo voglio sapere ora. Niente giri di parole.”
Appoggiai una mano sul braccio del pelato. “Acqua mutata in sangue,” sollevai il pollice “rane, zanzare, grandine, locuste, morte dei primogeniti…” mi aiutai con le dita per tenere il conto, ma non riuscii ad andare oltre il sei.
“Non serve elencarle tutte. Quello che conta è il concetto. Sta accadendo di nuovo.”
“Ma che cazzo dici, imbecille. Mi credi così stupido. Quella era qualche arma chimica. Te lo dico io.”
“Credi a quello che vuoi. Ma per dieci giorni le piaghe si abbatteranno sull’umanità. La prima l’avete vista.”
“Locuste” mormorai.
“Esatto. Beh, non proprio locuste. Chi ha riportato gli eventi di quei giorni ha usato un’immagine che potesse essere compresa dall’uomo.”
“E tu saresti Noè? Ma fammi il piacere” il pelato si alzò e fece un passo verso il frate. “Tu sei pazzo e io me ne torno a casa.” Si voltò e si incamminò verso la porta.
“Se te ne vai ora, morirai.”
Al suono di quella voce mi si mozzò il fiato in gola. Non era stato il frate a parlare, ma il lupo.
“Solo chi rimarrà sotto la nostra protezione sopravviverà alle piaghe. Noi siamo i discendenti di San Cristoforo. Tu sei stato scelto per sopravvivere e resterai fino a che tutto non sarà finito.”
Kira entrò nella stanza insieme a un lupo dal pelo fulvo che si parò davanti al pelato, sbarrandogli la via.
“Togliti dai coglioni Roky” Il pelato fece un passo di lato e il lupo ne seguì il movimento, arricciò le labbra, mostrò i denti ed emise un ringhio basso.
“Porta fuori la tua padrona, a lui ci penso io.” Questa volta era stato l’uomo vestito da frate a parlare.
Kira si alzò e si avviò verso la porta. La imitai e uscimmo all’aperto. Il sole era tramontato e il cielo si era tinto di un nero profondo. Tenebre, ecco una delle piaghe che non ero riuscita a ricordare prima. “Non sarà una cosa piacevole vero?”
Kira scosse la testa. No, non sarebbe stata piacevole per niente. La piazza si era svuotata e le luci dietro le finestre dei palazzi che la sovrastavano si erano accese. Quante persone erano state salvate dai loro lupi?
“Saremo in grado di ricostruire tutto?”
Kira alzò il muso verso di me e proruppe in un lungo ululato. Hai ragione cucciola mia. Con il vostro aiuto ricostruiremo un mondo migliore, proprio come Romolo e Remo. Ma da dove cavolo mi vengono questi pensieri.



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Laura Brunelli
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Re: I lupi di Castelporziano

Messaggio#2 » domenica 4 giugno 2023, 19:56

Aspiro a tutti i bonus
- Ambientazione in periferia urbana
- Personaggio principale un animale non atropomorfizzato: i veri protagonisti della storia sono i lupi, anche se a narrare la storia è una ragazza volutamente senza nome.
- "giung ape": più che going ape, il pelato Ape c'è fin dall'inizio e ci rimane.
Ovviamente mi rim etto a voi per il giudizio, ma dato che sarò ultima in classifica potreste anche concedermeli no?

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Pretorian
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Re: I lupi di Castelporziano

Messaggio#3 » domenica 11 giugno 2023, 19:57

Ciao, Laura e piacere di leggerti.

Premessa: ho abitato due anni all'Infernetto e ritrovarmelo in un racconto fa davvero uno strano effetto.
A livello di stile il racconto procede abbastanza bene, con elementi di narrato molto limitati, quindi su questo andiamo bene. La trama, invece, mi è sembrata molto confusa. Il protagonista e altre persone random vengono salvate dai loro cani-lupo (che, in alcuni momenti, sembrano diventare così grandi che potrebbero essere scambiati per lupi veri e propri) dalle piaghe d'Egitto e portati in un villaggio sotto la protezione di San Cristoforo in persona. Ora, perché le piaghe d'Egitto stanno colpendo in Italia? Tutto il mondo è stato colpito? In base a quale criterio alcuni sono stati salvati e altri no? Cosa c'entra San Cristoforo con tutto questo? Sono tutte domande a cui non abbiamo risposta e questo rende l'ambientazione del racconto estremamente confusa. Sia chiaro, la storia del gruppo di superstiti all'Apocalisse che non hanno davvero idea di cosa stia succedendo è validissima, come insegna The Walking Dead, per dire, il problema è che quì fai entrare in sena il santo, quindi un personaggio che ha tutte le risposte alle domande che ho fatto prima... solo che non ne risolve nemmeno una! Anche a livello strutturale, una volta che abbiamo il salvataggio e l'entrata in scena del santo, non succede più niente di rilevante e anche la rivelazione delle Piaghe risulta essere fiacca, proprio perché si suscita più domande di quante non ne risponda. Il finale è estremamente debole, proprio perché va a cadere in un momento che non aggiunge nulla al salvataggio, ma non è ancora abbastanza avanzato per far intravedere un seguito.
Per quanto riguarda i bonus, ok per la periferia e il going ape, ma non penso che i lupi possano essere definiti protagonisti quì, quindi questo non penso sia applicabile.

Alla prossima!

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Laura Brunelli
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Re: I lupi di Castelporziano

Messaggio#4 » lunedì 12 giugno 2023, 10:39

Pretorian ha scritto:Ciao, Laura e piacere di leggerti.

Premessa: ho abitato due anni all'Infernetto e ritrovarmelo in un racconto fa davvero uno strano effetto.
A livello di stile il racconto procede abbastanza bene, con elementi di narrato molto limitati, quindi su questo andiamo bene. La trama, invece, mi è sembrata molto confusa. Il protagonista e altre persone random vengono salvate dai loro cani-lupo (che, in alcuni momenti, sembrano diventare così grandi che potrebbero essere scambiati per lupi veri e propri) dalle piaghe d'Egitto e portati in un villaggio sotto la protezione di San Cristoforo in persona. Ora, perché le piaghe d'Egitto stanno colpendo in Italia? Tutto il mondo è stato colpito? In base a quale criterio alcuni sono stati salvati e altri no? Cosa c'entra San Cristoforo con tutto questo? Sono tutte domande a cui non abbiamo risposta e questo rende l'ambientazione del racconto estremamente confusa. Sia chiaro, la storia del gruppo di superstiti all'Apocalisse che non hanno davvero idea di cosa stia succedendo è validissima, come insegna The Walking Dead, per dire, il problema è che quì fai entrare in sena il santo, quindi un personaggio che ha tutte le risposte alle domande che ho fatto prima... solo che non ne risolve nemmeno una! Anche a livello strutturale, una volta che abbiamo il salvataggio e l'entrata in scena del santo, non succede più niente di rilevante e anche la rivelazione delle Piaghe risulta essere fiacca, proprio perché si suscita più domande di quante non ne risponda. Il finale è estremamente debole, proprio perché va a cadere in un momento che non aggiunge nulla al salvataggio, ma non è ancora abbastanza avanzato per far intravedere un seguito.
Per quanto riguarda i bonus, ok per la periferia e il going ape, ma non penso che i lupi possano essere definiti protagonisti quì, quindi questo non penso sia applicabile.

Alla prossima!


Ciao Agostino,
Grazie per il commento. Concordo su tutto, non a caso mi ero prenotata l'ultimo posto, ma ho voluto provarci lo stesso, questo formato mi mette un po' in difficoltà, ma se non ci lavoro, non ne verrò mai fuori.
Buona Sfida e alla prossima

starla
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Re: I lupi di Castelporziano

Messaggio#5 » lunedì 12 giugno 2023, 12:15

Ciao Laura,
trovo il tuo racconto interessante e originale. Mi ha innescato una certa curiosità e sono andata infatti a cercarmi la leggenda di Fra’ Cristoforo, quindi più che bene!
Mi piace molto il modo in cui caratterizzi i personaggi. Il pelato è così caratteristico che spesso non c’è bisogno di specificare che è lui a parlare, lo si riconosce immediatamente dal registro.
Per quel che riguarda il pov, emerge subito la personalità della prima persona narrante: spumeggiante, solare, entusiasta, di buon cuore. Però, andava specificato subito che si trattava di una donna. Fino a metà racconto, infatti, io ero convinta che il protagonista fosso un uomo e che Marta fosse sua moglie, con la quale non andava particolarmente d’accordo. Arrivata al punto in cui ho trovato quel “sentita” ho capito invece che mi ero fatta un film mentale totalmente diverso e ho dovuto riavvolgere il tutto e reinterpretarlo.
All’inizio, il pov sembra rivolgersi direttamente ai lettori e tende a riassumere troppo. Avrei gradito vedere, per esempio, l’arrivo di Kira nella casa della protagonista. Certo, il formato racconto non consente chissà quanto spazio, ma alcune scene valeva la pena drammatizzarle di più. Più avanti nella storia invece, c’è una maggiore immersione nell’interiorità del pov, e le scene diventano più immediate e vive.
Ci sono dei passaggi che non mi sono chiari, come la posizione assunta dalla protagonista a cavalcioni del lupo o come appare effettivamente il castello medievale avvolto dalla strana nebbia. Anche le battute di dialogo, spesso, mancano di attribuzione, oppure si specifica dopo chi sia a parlare e con quale tono, il che interrompe il flusso di lettura e rende complicato comprendere la scena.
Il finale rimane un po’ tronco e non è molto incisivo. Si dovrebbe creare un po’ di più l’effetto sorpresa, facendo capire che lei alla fine può effettivamente comunicare con il suo lupo e che l’obiettivo è di ricostruire il mondo insieme.
Il racconto comunque ha un buon ritmo, ha un significato importante ed è piacevole da leggere.
Alla prossima!

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Shanghai Kid
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Re: I lupi di Castelporziano

Messaggio#6 » giovedì 15 giugno 2023, 12:48

Ciao Laura,
e piacere di averti letto!
Anche in questo caso, mi trovo in accordo con entrambi i commenti che ti sono già stati fatti. Anche io, come la mia omonima concorrente (hahahaha), mi sono incuriosita e sono andata a informarmi su San Cristoforo e ne sono rimasta piacevolmente colpita. Penso che la tua narrazione abbia assolutamente un buon ritmo e degli elementi di fascinazione che funzionano. Concordo però anche con Agostino per quanto riguarda la confusione generata dalle innumerevoli domande senza risposta che sorgono leggendo il tuo pezzo. Inoltre, alcuni passaggi mi sono risultati confusi e non sono proprio riuscita ad immaginarmi esattamente cosa stesse accadendo, per esempio all'inizio della fuga quando la ragazza viene salvata dal lupo, ma magari sono distratta io. Sono d'accordo anche l'indicazione che ti ha dato Starla rispetto al genere del protagonista e quindi a come ce lo immaginiamo.
Inoltre non sono certa dell'aderenza perfetta al tema, ma in una declinazione differente dalle possibili letture che mi sono data io forse ha comunque un senso.
I bonus per me ci sono tutti.
Insomma, un racconto con del potenziale dato anche da questo incrocio di storie (piaghe d'Egitto, san Cristoforo, lupi, personaggi abbastanza aderenti agli stereotipi quindi riconoscibili ma vivi e funzionanti) e ben scritto, ma con dei problemi a livello di trama.
Lavoraci con più calma!
A rileggerci,
Elisa

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Laura Brunelli
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Re: I lupi di Castelporziano

Messaggio#7 » lunedì 19 giugno 2023, 10:50

Starla e Shanghai kid (Uso gli pseudonimi perchè avete lo stesso nome) grazie per i commenti, ne farò tesoro.
Ora che la gara è finita, posso confessare che l'idea mi è venuta in mente solo il giorno prima della scadenza. Ci ho lavorato tutta la giornata di domenica, ma più di tanto non potevo davvero fare, però volevo partecipare e l'ho postato lo stesso. Il finale è davvero misrello, ma avrei dovuto ritornare indietro e seminare alcuni elementi per renderlo credibile e non ci sarei riuscita in così poco tempo. Amen, almeno so che l'idea è buona e posso lavorarci con calma.
All'inizio ero partita con una specie di prologo in cui la pg osserva il mare e ripensa agli eventi, ma non mi piaceva granchè, così ho cambiato, ma, forse, ho fatto un'errore. Comunque sia, ci lavorerò sopra.
Shanghai Kid, no, non sei distratta, è colpa mia. Da un lato la fretta mi ha impedito di essere sufficientemente chiara, dall'altro, purtroppo, lavoro molto per sottrazione. Anche per questo amo il confronto di MC, perchè so di dare spesso troppe cose per scontato, ma, da sola, non riesco sempre a capire quando esagero.
Starla, in effetti nel prologo c'era anche una spiegazione degli eventi che avevano portato i lupi all'infernetto. L'idea era che, da una decina di anni, i lupi avevano cominciato ad arrivare a ondate e a sistemarsi in una casa, scegliendo il loro padrone. La cosa più difficile era mostrarlo dal pdv della protagonista, e, dato il poco tempo, non soo riuscita a trovare una soluzione plausibile. ci lavorerò
Grazie infinite per i commenti e alla prossima!

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