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Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 17 ottobre 2023, 2:33
da antico
BENVENUTI ALLA GIULIANO CANNOLETTA EDITION, LA SECONDA DELLA UNDICESIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 176° ALL TIME!Questo è il gruppo COLPE della GIULIANO CANNOLETTA EDITION con GIULIANO CANNOLETTA, Campione in carica di Minuti Contati, come guest star. Gli autori del gruppo COLPE dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo BOUTIQUE.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo VISIONS. Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da GIULIANO CANNOLETTA. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, e dai miei collaboratori verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approssimato per eccesso. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK UNDICESIMA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo COLPE:Rifugio, di Stefano Floccari, ore 00.24, 3979 caratteri
Reeko, di Luca Moggia, ore 00.59, 3627 caratteri
Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo, ore 00.23, 3995 caratteri
Torniamo a casa, di Manuel Marinari, ore 23.43, 3928 caratteri
The end, di Erika Adale, ore 00.43, 2516 caratteri
Scappiamo via, di Isabella Valerio, ore 00.59, 3439 caratteri
It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa, ore 00.16, 3991 caratteri
Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM, ore 00.06, 3945 caratteri
SMOG, di Sara Santeusanio, ore 00.54, 3391 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 26 OTTOBRE per commentare i racconti del gruppo BOUTIQUE Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 27 OTTOBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, io e i miei collaboratori posteremo la nostra e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo BOUTIQUE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo BOUTIQUE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA GIULIANO CANNOLETTA EDITION A TUTTI!
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 18 ottobre 2023, 12:50
da SalvatoreStefanelli
Eccomi con la mia classifica, partendo dai commenti.
RIFUGIO di Stefano Floccari
Ciao Stefano. Ho letto il tuo racconto e, purtroppo, mi trovo, almeno in parte, d'accordo con chi mi ha preceduto. Una storia carina, con dei passaggi che si lasciano apprezzare, ma non vedo un vero senso alla storia se non la storia stessa. Anche a me ha lasciato perplesso il passaggio dalla preoccupazione del ritardo del treno a quello per ciò che accadeva nel mondo. Sono ancora d'accordo sul lasciare da parte alcuni termini tecnici come tenar che sembra quasi "volersi dare un tono aulico" e non credo fosse nelle tue intenzioni. Un'altra cosa che mi ha lasciato perplesso è la scena iniziale, dove lei ha freddo e poi si toglie la giacca; capisco che sono entrati in un bar ma, se sento freddo, la giacca me la tengo addosso. In definitiva, ho trovato il tuo racconto carino, come una scena in un film d'amore, ma che al succo lascia il tempo che trova. Buona vita, sempre e comunque!
REKKO di Luca Moggia
Ciao Luca. All'inizio non capivo dove volessi andare a parare, però mi piaceva molto. Poi, la ripetizione, al quarto capoverso, probabilmente dettata dalla fretta, mi ha precipitato nel buio di una storia che poteva aver messo la sua luce tutta nelle prime frasi e poi averla persa. Invece no. La storia si riprende alla grande e si conclude anche meglio. Mi pare di aver visto un paio di errori di battitura ma ci stanno e non inficiano. Quello che anche a me è mancato (cavolo! ormai arriverò sempre secondo a dire certe cose!) è il contorno che definisse un po' di più l'altro mondo: si capisce che quello è il mondo della realtà, dove vive il protagonista, ma non c'è nulla che ce lo faccia "vivere". L'unica cosa è che la realtà sembra essere deludente, ma potrebbe essere dovuto alla perdita della compagna, che non troverà oltre il mondo virtuale. In sostanza, hai scritto un bel racconto, che sarebbe potuto essere migliore con qualche accortezza in più (se il tempo non fosse stato così tiranno...). Buona vita, sempre e comunque!
IL VENTO SOFFIAVA di Giovanni D'Addabbo
Ciao Giovanni. Ho letto ieri la tua storia, l'avevo pure commentata ma devo aver sbagliato qualcosa per cui il commento di ieri non c'è. Meglio, perché oggi, dopo aver letto commenti e risposte, ho riletto il racconto e capito meglio lo svolgersi delle scene. Ciò, purtroppo, non migliore il mio parere. Non posso basarmi su ciò che so a posteriori, devo pensare solo ha ciò che vedo nel racconto. Tre parti che non sono chiare, specie le prime due (tra l'altro quel "stasera" che chiude la prima parte mi sembra inutile), dove nella prima non si capisce il collegamento con la seconda e in quest'ultima non si capisce che sta sognando (se lo si capiva, allora alcuni passaggi sarebbero stati più comprensibili e giustificati, dato che i sogni sono spesso assurdi e non lineari). La terza parte sembra totalmente lontana dalle altre due, poetica, fiabesca, che nasconde quasi una denuncia contro lo stato delle cose reali. Inoltre, secondo me, avresti dovuto mettere la fiaba tra virgolette, è comunque lui che parla, e staccarla così dal pensiero finale verso l'amata dormiente. Quella frase "Questo è proprio reale!" doveva forse, ancora una volta, lasciarci intendere che la parte centrale era un sogno ma non trovo ci sia riuscita. Buona vita, sempre e comunque!
TORNIAMO A CASA di Manuel Marinari
Ciao Manuel. Meta-viaggio mi sa di non reale eppure parli di 40 anni luce per compierlo e il ragazzo di averlo già fatto solo un anno luce fa, mi sembra di vederci delle contraddizioni o, forse sono io a non capirci abbastanza di (fanta)scienza. "Modalità zoom x12" sa tanto di epoca attuale, forse fermarti a zoom sarebbe stato meglio. La scena egiziana si basa su un cliché ma ci può stare; quella della scoperta dell'America mi ha fatto sorridere per la denuncia e la controdenuncia, come dire: vediamo sempre la pagliuzza negli occhi degli altri ma mai il palo nei nostri; l'ultima scena visualizza una possibilità probabilmente non tanto remota della nostra realtà, tuttavia il legame tra le bombe atomiche e la scelta del ragazzo di non volere più l'Atomic Force 3000 mi sembra debole. Nel complesso una storia semplice senza mordente, pur lasciando riflettere su certi argomenti d'attualità. Buona vita, sempre e comunque!
THE END di Erika Adale
Ciao Erika. A me il racconto è piaciuto, nonostante, come già ti è stato detto, l'idea non sia originale. Mi è piaciuto il tono delicato con cui narri la vicenda ma forse ci voleva anche altro. Non è facile capire, secondo me, quello che era nelle tue intenzioni, cioè mostrare quanto di un autore finisce nei suoi racconti, e rifletterci su. Non ho notato frasi scritte male o senza senso, errori o altro, men che meno che fossero gravi da dovertelo dire. La dedica finale mi ha fatto pensare a qualcosa che riguarda me e, forse, non te: la perdita di una amico, qualcuno che ha amato tanto leggere e forse anche scrivere e, questa cosa, al di là del racconto, mi ha emozionato. Tornando alla tua storia, ho trovato questa frase quella più giusta a identificarla: "forse c'è fin troppa serenità per una trama avvincente". Ecco, forse, ci sarebbe voluto qualcosa di più, che mettesse un po' di adrenalina nel racconto. Buona vita, sempre e comunque!
SCAPPIAMO VIA - di Isabella Valerio
Ciao Isabella.
Ah! I giovani di oggi, che hanno un tremendo bisogno di indipendenza e stati di libertà... mi ricordano i giovani di una volta, forse quelli di sempre.
Okkei! Veniamo al racconto. Molto simpatico, con un finale a sorpresa che diverte e ben giocato. Scritto bene. Il tema della fine del mondo centrato molto a lato ma ci sta: in fin dei conti "la fine del mondo" è anche e soprattutto una costruzione mentale e quello che un giovane può immaginarsi nell'interruzione dei suoi sogni/desideri. Mi sembra di non aver notato refusi, anche i dialoghi e le descrizioni sono a posto. Non so che altro dirti, nemmeno come lo classificherò, devo ancora leggere altri 4 racconti, ma mi sono divertito e questo è già un buon risultato. Grazie! Buona vita, sempre e comunque!
IT'S THE END OF THE WORLD AS YOU KNOW IT di Daniele Villa
Ciao Daniele.
Di racconti simili ne ho letti alcuni nel corso di questi anni, qui su Minuti Contati e da altre parti. Il tuo è divertente, anche perché metti in campo altri tipi conosciuti. Non ho trovato nulla che non andasse nei dialoghi o nei vari passaggi. Però, come centratura del tema sei proprio al limite e con sorriso. Diciamo che la storia diverte, che fa sorridere a chi bazzica da queste parti, ma non è una gran storia, non dice nulla di esaltante o che faccia riflettere, non c'è un finale a sorpresa, che dove manca il resto viene atteso come il pane o una birra fredda in una calda giornata d'estate. Alla fine te ne sei uscito bene e male, bene perché la storia diverte, male perché non sembra neanche una storia e non ti fa sentire di aver letto qualcosa che c'entrasse col tema proposto. Buona vita sempre e comunque!
GLI OCCHI PIù GRANDI DEL MONDO di SRCM
Ciao Simone.
La storia è un po' folle ma potrebbe essere il tuo stile e per tanto ci sta. Quello che non mi ha convinto è l'uso di tutti quei colori, come se avessero un senso che però non si vede, anche alcune metafore (un po' ne abusi e il troppo storpia) non sono affatto facili da capire e a cui dare un senso nella storia. Un disco che gira, alle cui estremità ci sono i professori che devono giudicare l'allievo, al centro una cattedra dove l'allievo si posizionerà di fronte; i nomi dei professori sembrano nomi di gente normale, tranne Adanna che non è comune, eppure sono loro a giudicare la ragazza che pare sovraintenda a un intero pianeta? Follia o genio? Anche la scelta di Gaia di accettare il giudizio senza alcun cenno di voler lottare per ciò che le appartiene, al contrario della Prof. Caterina che vorrebbe salvarla, mi sembra una scelta eccessiva: chi non proverebbe a dare almeno una ragione per poter sopravvivere? Ti spiego. Questo nostro mondo avrebbe tanto per cui sarebbe meglio distruggerlo (ma forse basterebbe eliminare solo gli uomini) e molto di più per cui andrebbe salvato, se fosse il mio mondo, indipendentemente da tutto il resto, anche solo perché è il mio, proverei almeno a dare una motivazione per non distruggerlo, non accetterei un giudizio di condanna senza nemmeno provarci, ti pare? Gaia non fa nulla. Ecco perché quello che poteva essere una trovata geniale per me si risolve in una follia non riuscita. Buona vita, sempre e comunque!
SMOG di Sara Santeusanio
Ciao Sara. Una storia delicata la tua, che passa dall'oblio alla speranza di una nuova rinascita. Poetica in qualche modo. Alcuni passaggi del dialogo iniziale non li ho sentiti proprio scorrevoli e mi è stato un po' difficile capire subito chi parlava e chi rispondeva. Come ha detto chi mi ha preceduto, l'avvento della ragazza dai capelli rosa è un escamotage comodo ma ci sta bene in questa storia. Non mi è sembrato di vedere brutture o errori. Mi è piaciuta la scena finale, quella dello smog che entra nel murales e lo rende appartenente all'io del protagonista. Buona vita, sempre e comunque!
1 - REKKO
2 - SMOG
3 - THE END
4 - SCAPPIAMO VIA
5 - IT'S THE END OF THE WORLD AS YOU KNOW IT
6 - RIFUGIO
7 - TORNIAMO A CASA
8 - GLI OCCHI PIù GRANDI DEL MONDO
9 - IL VENTO SOFFIAVA
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 19 ottobre 2023, 23:56
da Pretorian
Ed ecco commenti e classifica:
1)Reeko, di Luca Moggia
Ciao, Luca e piacere di leggerti.
Una storia semplice, ma struggente, che mi ha ricordato tante storie di cui ho sentito parlare di MMORPG chiusi in cui gli ultimi giocatori si salutavano per darsi un ultimo addio. A livello di stile non ho niente da eccepire: hai fatto un lavoro magistrale, con uno show praicamente inattaccabile. La storia, come ho detto, è ben fatta e risente solo della brevità del racconto: quando si arriva alla fine, infatti, resta quella sensazione di "avrei voluto sapere di più", il desiderio di avere un elemento per aggiungere spessore a una relazione che viene appena accennata. Probabilmente, con lo spazio di una "Sfida a Minuti Contati" questo racconto avrebbe poruto brillare in modo incredibile, ma anche socì resta un lavoro davvero ben fatto.
Alla prossima!
2)SMOG, di Sara Santeusanio
Ciao, Sara e piacere di leggerti.
Il racconto è interessante e ho apprezzato lo sforzo di rendere l'impatto che possono avere questi tipo di eventi nell'adolescenza, dove tutto è amplificato dai tumulti dell'età e la solitudine può rendere molto fragili. A livello di trama, forse la brevità del racconto ha influito negativamente, poiché sono sicuro che dando maggiore spazio all'interazione tra il protagonista e la ragazza ne avresti guadagnato un sacco. Stessa cosa se avessi avuto la possibilità di spiegare perché Luca ha chiuso la sua amicizia col protagonista e perché, per contro, la ragazza consideri Luca uno sfigato. A livello di stile, ti segnalo alcune cose che potrebbe esserti utile migliorare, come il fatto che non specifichi a chi appartenga la mascella contratta all'inizio.
In ogni caso, davvero una buona prova.
Alla prossima!
3)It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
Ciao, Daniele è piacere di leggerti.
Mi tolgo subito di torno lo stile: è semplice, diretto e con uno show impeccabile, quindi promosso a pieni voti.
Sulla storia, la metastoria con l'autore che scrive di un autore che non sa cosa scrivere non è originale e penso di averla sfruttata anch'io un paio di anni fa, ma il racconto è divertente e i riferimenti al buon Maramonte è a Minuto contati ne fanno una sorta di "inner joke" elevata a racconto. Come ha detto qualcuno, diventa una debolezza perché è incomprensibile se lo trasporti fuori dal contesto, ma finché resta tra noi è davvero un boccone gustoso. Niente, davvero un bel lavoro.
Alla prossima!
4)Scappiamo via, di Isabella Valerio
Ciao, Isabella e piacere di leggerti.
Allora, una storiella umoristica abbastanza innocente, ma che mi ha lasciato diverse perplessità. In primis... dov'è la fine del mondo? Anche volendo considerare il tutto in senso figurato, come hanno fatto molti altri (tra cui me medesimo stesso sottoscritto) quì non vedo la fine di alcun mondo. Anche l'idea che la protagonista verrà punita per la sua fuga d'amore è troppo leggera rispetto a quella di un "mondo" che finisce. Insomma, se tanto mi da tanto, la ragazza sarà di nuovo libera in un paio di mesi, altro che fine del mondo!
Il secondo è che hai inserito degli elementi nel racconto (la partenza del fratello, l'incidente, il fatto che Robbie sia un poco di buono oppure no) che occupano il loro peso nell'economia del racconto, ma finiscono per non avere nessun influsso per il finale. Insomma, un conto è aggiungere un elemento che dia colore alla storia, altro che questo elemento diventi così preponderante senza avere nessuna ripercussione effettiva sulla vicenda.
Peccato, perché la scrittura stavolta è stata molto ben fatta.
Alla prossima!
5)Rifugio, di Stefano Floccari
Ciao, Stefano e piacere di leggerti. Allora, dal punto di vista strutturale sto notando un costante miglioramento nella tua scrittura. Quì lo show è molto marcato e in alcuni punti si vede proprio il tentativo di esprimere quanto più possibile le emozioni e i pensieri dei personaggi tramite le loro azioni, ma restano molte sbavature di tell che sono probabilmente dovute più a una raffinazione dello stile che a una vera carenza. Mi riferisco a tutte quelle parti in cui sottolinei che lo sguardo è "dispiaciuto" o nel punto in cui il protagonista intuisce dagli occhi della ragazza cose che non potrebbe mai intuire.
Per quanto riguarda la trama, abbiamo uno schema abbastanza classico, ossia quello del racconto ambientato nel passato in cui si rivelano degli elementi che ci permettono di far coincidere il finale con un evento famoso che avviene fuori scena o le cui conseguenze avvengono fiuri scena e noi le conosciamo dalla Storia. è uno schema rodato, che ho usato più volte anch'io, ma che in questo caso presenta due difetti: il primo è che, forse nel tentativo di contestualizzare al meglio il periodo storico, hai infarcito il dialogo tra i due con così tanti riferimenti all'attualità che si arrivava a uscire un pò dalla plausibilità del dialogo. Secondo difetto, ma questo forse è un pò più personale, è che i personaggi avevano scritto "vittime di tragedia" in testa praticamente dalla seconda riga. Sarà forse la malizia del lettore scafato, ma dal momento in cui hanno cominciato a parlare in modo così dolce di come non potessero vedere l'ora di condividere quelle esperienze, ho capito che erano condannati.
Buon lavoro comunque.
Alla prossima!
6)Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
Giao, Giovanni e piacere di leggerti.
Non so, ho letto il racconto tre volte e ho comunque avuto bisogno di leggere il commento per capire che la parte centrale fosse stata solo un sogno. Immagino che il tentativo fosse quello di differenziare la parte di sogno con uno stile più surreale e dialoghi che sembrano privi di senso, ma il problema è che anche le parti "reali" sono pervasi da un senso di assurdità che ugualmente presente. Ad esempio, il fatto che il protagonista chiami sua moglie "Moglie" è così formale da sembrare una parodia, mentre la storiella finale sembra non meno assurda del sogno narrato in precedenza.
Nel complesso, il racconto ha un buon to o surrealista, quasi da teatro dell'assurdo, ma senza che si percepisca il retroterra umoristico o morale che dovrebbe dargli una chiave di lettura. E senza una chiave di lettura l'assurdo rimane assurdo.
Alla prossima!
7)Torniamo a casa - Manuel Marinari
Ciao, Manuel e piacere di leggerti.
Allora, mi levo subito il sassolino più grosso: l'anno luce è un'unità di spazio, non di tempo! Quindi non ha senso che il bambino dica che sono stati sulla Terra il precedente anno luce o che il viaggio sia durato 40 anni luce. Sarebbe come dire che il viaggio è durato solo cinquanta chilometri.
A livello di stile e trama mi accodo a quanto fatto notare in precedenza: il tell è estremamente pesante, soprattutto all'inizio, quando il pdv è quello del narratore, mentre sulla trama non si capisce perché i protagonisti debbano viaggiare per così tanto tempo per vedere una proiezione olografica, senza contare che non è chiaro se i "nuovi trappisti" siano discendenti dei terrestri o meno.
Il tentativo ironico si percepisce, ma il tutto resta troppo confuso per essere davvero efficace.
Alla prossima!
8)Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
Ciao, SR e piacere di leggerti.
Allora, ammetto di aver letto più volte il racconto senza davvero afferrarlo. Abbiamo dei professori che devono valutare se il pianeta di una ragazza debba sopravvivere, ma lei rifiuta di sostenere questa causa e il pianeta verrà distrutto. In tutto questo, uno dei professori, che sembra essere un abitante del pianeta, si dispera. Sembra di leggere un racconto simbolico, ma davvero non comprendo quale sia il simbolismo. Gaia potrebbe essere la Terra, ma perché sceglie di non difendere la sua esistenza? Chi sono i professori? Chi è Adanna? Davvero, se è una simbologia è troppo criptica per avere una corretta interpretazione della storia. Lo stile è abbastanza efficace, ma ci sono comunque degli elementi migliorabili.
Alla prossima!
9)The end, di Erika Adale
Ciao, Erika e piacere di leggerti.
Si, il rapporto tra scrittore e la sua opera è un tema parecchio trattato e ricordo di aver scritto anch'io in passato qualcosa di molto simile a questo racconto. In questo caso, la storia presenta tre grosse debolezze che ne minano l'efficacia. IL primo e più evidente è che il fatto che il protagonista viva in una storia venga svelato troppo presto, anticipando il climax narrativo a metà storia e rendendo il resto solo un'aggiunta di poco valore. Il secondo problema è che mancando qualsiasi riferimento al mondo narrativo, il dramma è assente. Sappiamo troppo poco del protagonista, dello scrittore e dei vari personaggi per poter provare dispiacere per quello che sta accadendo, come sappiamo troppo poco dell'ambientazione originale del racconto che sta scomparendo per poter ipotizzare una soluzione differente da quella che riveli. Infine, la dedica "Per Edo"... chi è Edo? Il fatto che tu inserisca una dedica dovrebbe far pensare che il lettore sa chi sia la persona a cui la dedica viene fatta, ma ho paura che mi sia sfuggito qualcosa, perché non so chi sia e questo rende il finale meno di impatto.
Alla prossima!
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: venerdì 20 ottobre 2023, 16:19
da MatteoMantoani
1) Smog
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Ciao Sarah, piacere di leggerti.
Quando leggo racconti di questo tipo sono solo ammirato, io sono negato nel descrivere le ansie adolescenziali e invece tu ci riesci benissimo. Un po' di comodo la comparsa di questa ragazza emo nel momento e nel posto giusto per far completare l'arco al tuo protagonista, ma chissene. Per me il racconto funziona, è scritto bene, in modo lucido e coinvolgente.
Per me ottimo lavoro, descrivi bene queste situazioni e questi sentimenti, per me dovresti puntare su questo tuo punto di forza e farlo crescere il più possibile.
Alla prossima e buona fortuna
2) Scappiamo via
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Ciao Isabella, piacere di rileggerti.
Ehm.. e la fine del mondo? Forse hai inteso il tema come l'esclamazione gioiosa e spensierata di una giovane che marina la scuola. Ci sta benissimo.
Racconto scritto bene e divertente, il finale arriva seminato bene e fa ridere. Il prosecco al mare mi ha fatto venire i brividi, sopra i quattro gradi è come la birra tiepida.. :)
Racconto che non spicca per originalità ma intrattiene, mi sono divertito. Alla prossima e buona gara!
3)Rekko
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Ciao Luca, mi sembra sia la prima volta che ti leggo e che ti commento. Corretto? In ogni caso piacere di leggerti.
Interessante declinazione del tema: l'umanità si è ormai rifugiata in mondi virtuali che possono venire spenti, e chi ci abita subisce un senso di perdita come si trattasse di un mondo vero. Mi manca un pochino di contesto in più: come funziona questo sistema di mondo virtuali? Com'è il mondo reale? Esiste ancora e se sì, com'è? Chi sono i due personaggi? Che cos'è "l'altra parte" a cui allude la voce narrante?
Insomma, scritto bene (una perdonabile ripetizione all'inizio), idea intrigante che andava messa giù con un po' più di contesto per esplorarne il potenziale.
Comunque niente male.. buona gara e a rileggerci!
4) Rifugio
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Ciao Stefano e piacere di rileggerti.
Dunque, sarà che è ancora notte ma ho letto il racconto tre volte e non sono riuscito a cogliere il succo della vicenda. Ci sono questi due personaggi che stanno partendo con un aereo e discutono (di punto in bianco, quando la loro conversazione verteva su tutt'altro) di crisi politiche, omicidi e altre cosette che farebbero pensare all'inizio della fine del mondo, o almeno di uno sconvolgimento in atto.. oppure si tratta invece di altro? Qualche riferimento al passato che mi sfugge? Chi è sta babbiona inglese? E il monociglio e il suo amico? Se sono riferimenti a persone reali non sono stato in grado di comprenderli.
Per il resto il racconto è gradevole, carino il tono affettuoso con cui questi due parlano tra loro. Secondo me evita l'uso di termini medici come "tenar", dì semplicemente: le accarezza il dorso della mano col pollice.
In sostanza, per me un racconto un po' deludente conoscendo ciò di cui sei capace, oppure sono io che lo devo rileggere con mente più fresca.
In ogni caso a rileggerci presto e buona fortuna!
5) It's the end of the world as You Know It
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Ah! Daniele. Pensa te che ho scritto un racconto di fantascienza e ho avuto l'inculata di finire nello stesso girone del Maramonte!
La tua lettera d'amore per Minuti Contati non può che cadere nel posto giusto al momento giusto, l'ho letta più che volentieri e alla fine della lettura avevo uno sorrisone a quarantadue denti.
Però. Però. Perrrrò.. purtroppo per quanto amo a mia volta la nostra community e quanto mi piaccia confrontarmi con voi, amici, devo anche sforzarmi di giudicare quello che leggo con obiettività.. e questo pezzo fuori da questo contesto è incomprensibile. Hai il mio cuore, ma non il mio cervello. Mi spiace. Grazie comunque davvero per avermi fatto leggere questo tuo lavoro.
Alla prossima e buona gara!
6) Torniamo a casa
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Ciao Manuel, piacere di leggerti.
Uhm.. perché per vedere la nostra storia questi turisti del futuro devono per forza tornare al pianeta Terra? Non basta una simulazione olografica o roba del genere? Vabbè, comunque come vicenda il tutto è un po' deboluccio, banalotto.. mi piace di più la morale del racconto: vediamo una specie umana del futuro ridere degli errori del passato quando in realtà stanno compiendo di nuovo i medesimi errori, quindi l'uomo non cambi mai.
Occhio agli errori: gli anni luce usati come unità di tempo (anche se in bocca a un bambino ci può stare), l'impero egizio in realtà è il regno dell'Antico Egitto, e proprio a essere pignoli le piramidi le hanno costruite dei lavoratori salariati, non degli schiavi.
Lato narrazione trovo la voce narrante un po' farraginosa, forse il tell è un po' troppo pesante, la renderei più fresca fissando un pdv.
Insomma, un buon inizio, ma per me c'è un po' di lavoro da fare. Coraggio! Persevera, e ci rileggiamo alla prossima!
7) The end
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Ciao Erika, piacere di rileggerti.
Interessante declinazione del tema, un personaggio che supplica il suo autore di continuare a scrivere la sua storia, altrimenti tutto il suo mondo scomparirà. Non è proprio originale, anche qui su minuti contati ne avrò letto dieci di racconti di questo tipo, in cui i personaggi si rivolgono al lettore o allo scrittore. In tutta sincerità, ho letto interessato fino al punto in cui questo viene svelato (abbastanza presto a dire la verità) e poi ho detto: "Oh no, ancora."
Forse per migliorare il racconto e potenziare al massimo l'idea di base, avresti potuto svelare tutto solo alla fine, facendo pensare a qualcosa di diverso, che ne so un vero cataclisma o un'invasione aliena, per lasciare una specie di colpo di scena.
Purtroppo però, adesso ho tanto l'impressione di aver letto un esercizio non proprio ispiratissimo.
Perdona la mia franchezza, hai dato prova di saper fare di meglio. Ti auguro comunque di goderti quest'edizione. Alla prossima!
8)Il vento soffiava
► Mostra testo
Ciao Giovanni, piacere di rileggerti!
Racconto interessante, non sapevo nemmeno dell'attentato a Bruxelles, l'ho appena letto nell'ANSA. Evviva. La prima parte è coinvolgente, l'attualità che descrivi riesce molto bene a far calare il lettore nel racconto e la leggo come il preludio alla seconda e terza scena, in cui descrivi una fine del mondo un po' alla Dottor Stranamore, quindi non molto originale ma comunque verosimile.
Forse le tre parti del racconto sono un po' troppo slegate, soprattutto la terza che mi riesce difficile collocare: si tratta dei medesimi personaggi e di un tempo futuro? In Angola? Oppure siamo sempre da noi aspettando di partire?
Scrittura evocativa, come sempre.
Per me un buon racconto che migliorerei solo nell'unione delle tre scene.
Alla prossima e buona gara
9)Gli occhi più grandi del mondo
► Mostra testo
Ciao Simone! Benvenuto tra noi.
Allora, secondo me il tuo pezzo ha due grossi difetti. Il primo evidentemente è nella scrittura. Hai farcito poche righe di un numero importante di metafore e similitudini, tanto che la lettura ne risulta difficoltosa, specie nell'incipit.. vinile spezzato, denti di balena.. boh. Se proprio vuoi fare similitudini/metafore, o sono immediate da comprendere sennò è meglio evitare.
La storia è anche un po' confusionaria. Gaia impersona in qualche modo lo spirito della Terra, e viene esaminata a un banco d'esame? Da dei prof? Perché? Il tuo worldbuilding è un po' confusionario.
Insomma, per me un inizio un po' traballante, ma hai tempo per farti le ossa. Ci siamo passati tutti.
Non mollare!
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 22 ottobre 2023, 21:55
da Emiliano Maramonte
Ecco classifica e commenti.
In questa Edizione ho privilegiato, quale parametro primario di valutazione, l'impatto emotivo e il racconto che ho premiato con il primo posto ha vinto su tutta la linea. Per i successivi, a parità di valutazione, ho dato priorità al parametro della "pulizia" tecnica e stilistica.
Come sempre, non me ne voglia chi ho relegato in fondo alla classifica: ogni gioco ha le sue regole.
Buona Edition!
CLASSIFICA
1) SMOG di Sara Santeusanio
2) SCAPPIAMO VIA di Isabella Valerio
3) IT'S THE END OF THE WORLD AS YOU KNOW IT di Daniele Villa
4) THE END di Erika Adale
5) RIFUGIO di Stefano Floccari
6) REEKO di Luca Moggia
7) IL VENTO SOFFIA di Giovanni D'Addabbo
8) TORNIAMO A CASA di Manuel Marinari
9) GLI OCCHI PIU' GRANDI DEL MONDO di SRCM
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COMMENTI
RIFUGIO di Stefano Floccari
Dunque: c'è tanto da dire sul tuo racconto. Fa parte di quella categoria di storie dove: 1 - i personaggi vivono un momento storico critico e l'autore (cioè tu) fornisce degli "abboccamenti" e alla fine svela di quale momento si tratta. 2 - si ambienta una vicenda e l'autore non fa nulla per nascondere l'evento ma ne parla più o meno apertamente (come è il caso del racconto di Elisa della scorsa Edition). Se ben scritti, ben congegnati, ma, soprattutto, costruiti per rendere inedito il meccanismo di disvelamento, allora sono vincenti, altrimenti sono un po' ripetitivi.
Avendo capito sin dalle prime 10/15 righe a quale categoria appartenesse il racconto, quando sono arrivato agli indizi ho pensato: "Ok, allora, di cosa si tratta? Di un attentato? Di una tragedia ferroviaria? Di una terremoto?", e cose così. Poi è venuta fuori la strage di Ustica.
Intendiamoci, non c'è niente di male a riproporre un modello narrativo, ma, capito il giochino, il racconto lo si legge con un po' di noia. Tra l'altro, dalle primissime battute, avevo anche pensato a un'apocalisse zombi e/o similari, impressione successivamente smentita.
Il testo si legge bene, anche se ci sono punti, secondo me, da riformulare (e dopo ti darò un paio di indicazioni tecniche, se mi consenti...) e un altro punto debole sono i dialoghi, che ho trovato abbastanza legnosi, del tipo: "No, cioè, ma hai capito, chessò." "Oh, be', insomma, sai". Oppure, troppe volte fai dire ai personaggi il nome dell'altro personaggio, come per passargli la palla della battuta. Questo, ad esempio, è un piccolo inconveniente del tutto naturale (lo facevo spesso anch'io) che sottolineano nei corsi di scrittura. Quando parliamo con un amico o con una fidanzata o una moglie non diciamo spesso: "Sono stato al supermercato, Anna. Poi, Anna, hai capito, ho pagato le bollette. Okay, Anna?".
In sostanza avrei apprezzato una prospettiva relativa all'evento di Ustica diversa, particolare.
Annotazioni tecniche.
Soprattutto la prima parte soffre di passaggi di lettura pesante. Ti faccio un paio di esempi (in cui ti do solo umili suggerimenti di rielaborazione).
- "Fuori è tutto grigio, una di quelle giornate con cui la primavera fa sapere di non avere alcuna intenzione di cedere il passo all’estate." Avrei fatto così: "... una di quelle giornate in cui la primavera non ha la minima intenzione di cedere il passo all'estate"
- "Osservo il volto di Monica sottolineare un accenno di risata – uno sbuffo dal naso, gli occhi che sbattono, la bocca che si inarca – e poi però oscurarsi, fino a farsi uggioso come il cielo là fuori." Semplifica: "Monica accenna una risata, poi si fa uggiosa come il cielo là fuori". Io come lettore so esattamente che vuol dire "accennare una risata", quindi imboccarmi descrivendomi tutte le fasi dell'"accenno", non va bene.
Racconto senza infamia né lode.
REEKO di Luca Moggia
E' il tuo secondo racconto che leggo e, con piacere, noto che ti piace la fantascienza.
Però poi iniziano le note dolenti. Ho preferito l'altro racconto. Sarà che ormai l'immaginario collettivo è segnato da tematiche giganti come quelle di "Tron" e "Matrix", sarà che ormai alcuni risultati narrativi sono sin troppo diffusi, fattostà che ho seguito il testo con il muso storto. Non che la storia non sia gradevole ma, in generale, per quanto mi riguarda, non è che dica poi molto in termini di profondità e costruzione dei personaggi. Manca un po' di chiarezza nella vicenda, manca il perché di tutta l'architettura, e manca un pizzico in più di background che avresti potuto arricchire rinunciando a qualche verso della canzone. Apprezzo, comunque, l'ambizione e il tentativo.
Un po' più di impegno con l'editing non avrebbe guastato (ma capisco come a volte il tempo scorra inesorabile e le parole arrivino tardi...) e occhio alle virgole, "Guarda, Reeko!", "Da fine del mondo, eh?", "Cantamela, dai!". Infine rifletti sull'uso di "iniziò a...", "cominciò a...", ne usi troppi e troppi danno fastidio alla lettura, inoltre un'azione o si verifica o non si verifica, "Cominciò a sfilare lo spago"... Non è meglio "Sfilò lo spago"?
Tema centrato.
IL VENTO SOFFIAVA di Giovanni D’Addabbo
Di fronte ai tuoi racconti resto sempre interdetto; interdetto perché riesci ad affrontare grandi temi in una manciata di righe imboccando però sentieri espressivi tortuosi. Mi ha colpito molto l'idea di immaginare la fine del mondo come una guerra totale di tipo nucleare. Sembra una banalità, ma lo spauracchio atomico è un tropo narrativo senza tempo e fa sempre correre qualche brivido dietro la schiena, al solo pensiero che potrebbe diventare reale. E del tuo racconto mi è piaciuta molto l'idea della fuga in Africa per la popolazione che subisce gli attacchi, quasi un fenomeno di immigrazione al contrario! Inoltre c'è qualche interessante aggancio alla strettissima attualità, che non guasta mai.
(Domanda veloce: perché una bomba atomica proprio su Prato?!?! AHAHA)
D'altro canto, però, lo sviluppo dell'idea presenta qualche inconveniente. Solo dopo aver letto alcune tue spiegazioni ho ricollegato il tutto. Hai avuto l'ambizione di costruire un'architettura a incastro, ma se nei caduto vittima. Purtroppo anche a una seconda e terza lettura, i collegamenti tra i vari elementi non sono chiari. Sì, più o meno avevo pensato a un incubo e a un racconto per far addormentare una persona cara ma si tratta di elementi collocati come pezzi di un puzzle messi sul tavolo distanti l'uno dall'altro.
Giovà, bella l'idea, ma potevi fare meglio. Puoi fare di meglio!
TORNIAMO A CASA di Manuel Marinari
Io mi sono divertito e secondo me anche tu. Leggo fantascienza da una vita e qui ci ho trovato il gusto per certe storie "ingenue" del passato. Certo, la parte stilistica e strutturale ha diversi inconvenienti che inficiano la riuscita del racconto, però in generale c'è di fondo una buona idea e c'è la voglia di dare una declinazione più leggera del tema del contest.
Sono curioso di leggere in futuro altri tuoi lavori. Che la Forza sia con te!
THE END di Erika Adale
Forse hai scritto questo racconto più per una tua esigenza interiore che per partecipare attivamente al contest, e questo lo testimonierebbe la dedica finale per il tuo amico che non c'è più (dedica sicuramente lodevole).
Tuttavia il racconto è breve e troppo denso di contenuti per poter essere apprezzato appieno. Inoltre soffre del grave inconveniente del già sentito. Okay, non sei Pirandello, non lo è nessuno di noi, ma uno sforzino creativo in più si poteva fare. Comunque, a tutto questo fa da contraltare uno stile buono, evocativo e delicato che, tutto sommato, fa riflettere.
Tema centrato.
SCAPPIAMO VIA di Isabella Valerio
Dunque: poche veloci considerazioni. Scrittura limpida e gradevole, storia semplice e di immediata presa. La gioventù è la gioventù: si prova un insopprimibile desiderio di libertà. La fine del mondo per una ragazza che fugge dalle costrizioni della famiglia è incontrare per sbaglio i genitori che distruggeranno con le loro regole i sogni. Finale un po' forzato (tu guarda un po' che i genitori scelgono per ripiego proprio quel posto lì!) però il percorso che conduce fino a quel punto è divertente.
Attenzione: "Prendo il borsone ed esco nel fresco della mattina illuminata da un sole pigro che illumina di sfumature di rosso strati di nuvole." (Ripetizione. Ma credo si sia trattato solo di distrazione).
IT’S THE END OF THE WORLD AS YOU KNOW IT di Daniele Villa
Oggi mi fischiavano alquanto le orecchie. Mi sono detto: chi diamine sta parlando così tanto di me? Mia moglie non credo, se ne sta a casa a impastare il pane; mia figlia è a scuola e sicuramente aspetta che suoni la campanella. I miei colleghi di lavoro stanno combattendo con le fisime dei clienti, quindi...
Ecco svelato l'arcano!
Caro Daniele, posto che sono stato felicissimo di incontrarti dal vivo a Stranimondi, non mi aspettavo questo racconto. Mi sono divertito un mondo, l'hai scritto bene, ed è "metatestuale" come amano dire quelli bravi. Certo, è pienamente godibile solo da chi frequenti il forum, ma noi viviamo in questo forum, quindi va bene così.
GLI OCCHI PIU’ GRANDI DEL MONDO di SRCM
Valutazione non positiva per il tuo racconto. Lo sviluppo, già di per sé confuso, è appesantito da tante similitudini e metafore. L'ho letto almeno tre volte per afferrare un po' tutti gli elementi, ma ho avuto ugualmente difficoltà. Si tratta di un comitato di valutazione per divinità? E' una sorta di accademia cosmica dove si decidono le sorti dei mondi dell'universo? Non ho proprio capito. Inoltre, c'è un serio problema di immedesimazione, quindi di punto di vista. Di chi sono gli occhi attraverso cui vedo la vicenda? Nella parte iniziale ci sono almeno cinque personaggi diversi. Di alcuni non ho ben compreso il ruolo. Ciò va a detrimento della bontà dell'idea di fondo, che pure c'è e, se sviluppata meglio, poteva anche avere del buon potenziale. Lo stile non è malvagio, ma ha bisogno di una sgrossatura significativa. Frasi del tipo: "Pareva affrontare la prova peggiore che qualsiasi pianeta avesse mai vissuto con sulla bocca il sorriso di chi non sappia niente, non pensi niente, non ami niente, non odi niente, non abbia mai avuto idee, dubbi, sogni, gatti, desideri." sono assolutamente da evitare perché rovinano la lettura.
Tema comunque centrato.
Persevera, anche perché Minuti Contati serve a migliorare!
SMOG di Sara Santeusanio
Complimenti, il racconto mi è piaciuto molto e probabilmente andrà molto in alto nella mia classifica per il girone.
A parte la difficoltà iniziale dell'incipit, con l'inconveniente da te indicato, però poi la storia decolla alla grande e si segue con una partecipazione emotiva notevole, che difficilmente ho trovato nelle ultime edition.
Il passaggio dall'adolescenza a una condizione più "adulta" è davvero la fine del mondo e gli stravolgimenti per un ragazzo sono enormi, ben testimoniati nel tuo testo da piccole grandi cose. Effettivamente la comparsa della ragazza dai capelli rosa potrebbe apparire come una sorta di "deus ex machina" ma ci sta, è un espediente necessario per ribaltare la prospettiva e far acquisire al protagonista una nuova consapevolezza.
Per il resto tema centrato, seppur in modo allegorico.
Ottimo lavoro.
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 23 ottobre 2023, 20:25
da antico
Quattro classifiche ricevute. Oltre alla mia, ve ne dovranno arrivare altre cinque.
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 24 ottobre 2023, 16:26
da KatyBlacksmith
Ciao a tutti e bentrovati!
Grazie per avermi portata in storie differenti, con diverse ambientazioni. Sono viaggi che faccio sempre volentieri.
E ora eccomi qui a cercare di distribuirvi su una classifica.
A parte il primo, al quale non ho trovato nessuna sbavatura e per il quale non ho avuto dubbi sul ranking, gli altri un po' se la giocano. Ovviamente le segnalazioni che faccio a ciascuno sono da intendere solo come suggerimenti per possibili miglioramenti, e sempre secondo me, non sono verità assolute.
[avevo dimenticato un brano nella classifica!!]
La mia classifica:
1) It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
2) The end, di Erika Adale
3) SMOG, di Sara Santeusanio
4) Rifugio, di Stefano Floccari
5) Reeko, di Luca Moggia
6) Scappiamo via, di Isabella Valerio
7) Torniamo a casa, di Manuel Marinari
8) Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
9) Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
Rifugio, di Stefano Floccari
Ciao, Stefano! Tema centrato. E rendi abbastanza bene le differenze tra generico nord e generico sud, anche se forse un briciolo di regionalismi nei dialoghi avrebbe accentuato l'effetto facendo calare ancora di più il lettore nell'atmosfera. Ho apprezzato che i due non morissero spiattellati da qualche parte. La storiella regge anche se a mio personale avviso ci sono piccole sbavature che mi hanno distratta: sono i modi in cui hai cercato di rendere le espressioni facciali:
"uno sbuffo dal naso, gli occhi che sbattono, la bocca che si inarca" e "le sue sopracciglia sono due parabole". Ho trovato un po' macchinoso il primo, mentre il secondo ha introdotto visioni incongrue col momento (parabola: matematica, ricevitore satellitare, calcio di rigore...) ed è subito altrove.
Ho invece imparato il significato della parola tenar, e di questo ti ringrazio :)
Buona undicesima era!
Reeko, di Luca Moggia
Ciao, Luca!
Il tema: centrato e in modo originale. Non avevo capito subito che era una situazione virtuale e non erano in pericolo, ma è anche vero che quando l'ho letto la prima volta era notte fonda. Carina l'idea di uno sfacelo temporizzato e non uno spegnimento improvviso della realtà.
Ti segnalo, oltre a una carenza di virgole, alcune cose migliorabili. "senza quelle fottute pubblicità di altre realtà sospese nel cielo in cui trasferirsi" l'avrei riordinato diversamente, che per me è un po' più fluido: "senza quelle fottute pubblicità sospese nel cielo di altre realtà in cui trasferirsi"
"Sentì un mugolio provenire dai sedili posteriori. Ramona, ancora mezza addormentata si era messa a sedere sui sedili posteriori. " Sedili posteriori ripetuto.
A parte queste piccolezze, la storia si regge bene sulle sue gambe e per i caratteri a disposizione c'è tutto e mi è piaciuto.
Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
Ciao, Giovanni e ben ritrovato.
Il tema è centrato, la situazione descritta è caotica come lo è il difficile scenario di questi giorni. Ma ci sono alcuni punti in cui mi sono persa e senza più capire chi fa cosa, chi dice cosa a chi e come si incastrino le vicende, ed è un peccato: almeno per il lettore dovrebbero essere chiare, queste cose. E poi: solo leggendo la tua spiegazione ho capito che dal frigo in poi era un incubo e non una caotica realtà.
Anche a me è piaciuta l'idea della fuga obbligata in Angola e del terrore di essere respinti. Dovremmo riflettere un po' di più su cose che culturalmente siamo abituati a dare per scontate.
Buona undicesima era!
Torniamo a casa, di Manuel Marinari
Ciao, Manuel e ben trovato.
La storia sarebbe stata carina, ma purtroppo non mi ha catturata e in parte è dovuta al linguaggio, non sempre curato. Ti faccio alcuni esempi
"visori audio-visivi" --> apparecchi audio-visivi, visori virtuali,
"*breve* ritardo" non l'espressione migliore (piccolo?)
"replica fidata" non si capisce cosa sia.
La questione di cos'è un anno luce te l'hanno già detta.
"ci espellono vivi" non ho capito se intendessi dire "ci espellono" oppure "ci spellano vivi". Entrambe prospettive terribili, ma mischiate così perdono totalmente di efficacia.
Probabilmente ti sarebbe bastato prenderti qualche minuto e rileggere con calma. Tieni buono il suggerimento per la prossima volta.
The end, di Erika Adale
Ciao, Erika e ben trovata.
Tema centratissimo.
Quanta malinconia! Però secondo me l'hai gestita bene, li ho proprio visti svanire, gli oggetti; l'ho sentita la scomparsa di quel mondo e le sue domande, dunque il suo compito per quanto mi riguarda il racconto lo ha svolto. Riguardo l'originalità (lo scrivo solo perché qualcuno si è lamentato): lo sappiamo tutti che sono veramente rare le storie che non siano già state scritte. Tutto sta nel come le si narrano. E secondo me la tua regge.
Buona undicesima era!
Scappiamo via, di Isabella Valerio
Il racconto fila, ma il tema mi sembra preso un po' di striscio, o forse non l'ho capito io.
Il finale è divertente, la storia ha alcuni punti oscuri (il fratello parte per andare [a scuola? Lavoro?] eppure poco dopo lei si chiede come sia possibile che la vicina sia già sveglia a quell'ora - manco fossero le 4 del mattino) anche se ho trovato alcune cose che non mi hanno permesso di esserne rapita.
Alcune osservazioni di linguaggio facilmente sistemabili:
" illuminata da un sole pigro che illumina " ripetizione.
"tempo cinque minuti e siamo ancora in strada" --> e siamo di nuovo in strada
"lo stesso colore. Continua a gocciolare, ma non importa, tutto brilla del colore dei " colore ripetuto.
Il collo della bottiglia non è l'apertura, che è la boccola. Dire che spruzza schiuma dal collo significa che la bottiglia è rotta, forata e immediata viene la preoccupazione che con i vetri ci si possano tagliare, recidere arterie, morire dissanguati... ok, sono un filo ansiosa.
Comunque la storia procede. Buona undicesima era!
Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
Ciao, Simone e ben arrivato.
Forse eri un po' nervoso e hai voluto strafare. Ci sta. Per questo le similitudini che hai voluto usare hanno allontanato il lettore dal racconto suggerendo immagini del tutto estranee e di difficile collocazione, mentre la loro ragione d'esistere dovrebbe essere il facilitare il compito del lettore di entrare nella storia con zero scossoni.
("pieghe fitte come i denti di una balena", "frammenti di vinile" - sapevi che esistono dischi di tutti i colori? -, "le sue labbra si incastravano l’una all’altra" e potrei continuare).
Anche il resto della storia fatica a farsi comprendere nelle motivazioni: che esame è? Che cosa c'entrano i dischi? perché è necessario, l'esame? E chi sono gli esaminatori, che cosa devono approvare o cassare e per quale motivo?
Senza le motivazioni che rendono organizzato e comprensibile questo, che è piuttosto importante, il lettore lo perdi.
Coraggio e vedrai: se terrai presenti le esigenze del lettore le tue storie usciranno meglio.
SMOG, di Sara Santeusanio
Ciao, Sara!
Mi sa che il tema non sono riuscita a trovarlo, oppure lo hai nascosto molto bene. Più che la fine di un mondo, mi sembra sia l'inizio di un altro.
All'inizio non si capisce subito che stia parlando con la madre, anticiperei di un briciolo il momento in cui la citi, anche perché serve a inquadrare meglio il personaggio e la sua età fin dalle prime battute, quindi è un must.
Alcune imperfezioni facilmente sistemabili: le ripetizioni.
"strappa il tappo", "Qualcosa mi si agita dentro, vorrei dire qualcosa"
Comunque bel messaggio!
Buona undicesima era!
It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
Ciao, Daniele!
Tema centrato!
Posso dire gustosissimo lo svolgimento? Vivace e ironico, e anche ben scritto. L'ho letto volentieri e mi ha portato uno spaccato di quotidiano molto credibile, in cui i dialoghi sono verosimili e reggono molto bene lo svolgimento, ossatura perfetta.
Mi sono divertita un sacco a leggerlo, che bellezza! Mi ha catturata e tenuta lì a leggere, senza alcuno sforzo. Bella la gestione dei dialoghi!
E buona undicesima era!
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 24 ottobre 2023, 18:43
da PuntiDiDomanda
Ciao a tutti e buon proseguo di edizione.
Ci ho messo una vita a leggere e commentare i nove racconti, trascurando attività importanti tra cui la stessa scrittura, quindi mi sa che dalla prossima diminuirò molto la minuzia di analisi.
1)
SMOG, di Sara Santeusanio
2)
Torniamo a casa, di Manuel Marinari
3)
It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
4) The End, di Erika Adale
5) Reeko, di Luca Moggia
6) Scappiamo via, di Isabella Valerio
7) Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
8) Rifugio, di Stefano Floccari
9) SRCM - Gli occhi più grandi del mondo
- COMMENTI -
1) SMOG, di Sara Santeusanio
L'ho messo in prima posizione per la creazione credibile del mondo interiore del protagonista adolescente e per la strutturazione del rapporto con la co-protagonista.
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Il racconto funziona bene, ha un vestito particolare che gli sta bene addosso, delicato pur con le turbe dell’adolescenza che sconquassano il protagonista.
Sicuramente la sua voce interiore è il punto più forte dell’opera, verosimile e ben caratterizzata dall’inizio alla fine, accompagnata da un’interpretazione ispirata del tema (che per me conta relativamente nella valutazione, ma tant’è) e dallo sviluppo credibile e tenero delle prime fasi di un rapporto nuovo.
Tolta la parte iniziale, di cui avete già discusso, – anche se aggiungerei che il non citare subito la madre non è l’unico difetto, c’è anche qualche problemino di attribuzione del soggetto parlante, a causa di un uso non ottimale degli a capo – faccio alcuni altri piccoli appunti:
in certi passaggi si poteva mostrare un po’ meglio («La guardo. “Perché sfigati?”», probabilmente meglio mostrare il modo in cui lo fa? «Sgrano gli occhi. “Perché sfigati?”», per dirne una un po’ cliché | “Vorrei dire qualcosa”, mi sarebbe piaciuto sapere cosa | “La guardo. Mi guarda”, stesso discorso che nel primo caso, “guardare” non è un verbo granché connotante),
si potevano togliere dei verbi percettivi (es. “Sento una voragine che mi si allarga nello stomaco” ---> “Una voragine mi si allarga nello stomaco”),
la punteggiatura – nota dolente del girone – è migliorabile, nel tuo caso soprattutto per questioni enfatiche (es. “Allora, dai comincia” ---> “Allora dai, comincia!” / “Allora? Dai, comincia!”. Questo è un caso emblematico perché il “dai” è un vocativo, quindi va seguito per forza dalla virgola),
era meglio specificare prima che è notte (se non me lo sono perso io).
2) Torniamo a casa, di Manuel Marinari
Secondo perché è leggero e divertente, ma riesce a dare qualche input tematico interessante.
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Visto che questo racconto è carino e divertente, parto dalle cose più fastidiose: la punteggiatura, gli accenti, gli apostrofi. Lasciamo perdere “un’esplosione” che è sicuramente un typo, ma il “sì” affermativo senza accento per due volte? “Lì” senza accento? La “-d” eufonica (“ad ogni orbita”, “ad una palla di fuoco”)? Di virgole ne mancano un sacco (peraltro è un fenomeno abbastanza diffuso anche negli altri racconti che ho letto finora), c’è una frase con “!?” che non capisco proprio a cosa serva, manca un punto in una battuta… Per carità, non è un problema grave (lo è per le scuole, lol) perché sono gli errori più semplici da correggere, una volta che li conosci li levi subito, però insomma, da lettore e grammar-nazi fanno male.
P.S. La È maiuscola accentata da PC si scrive tenendo premuto Alt e digitando in fila 0, 2, 0, 0.
La forza del racconto è che ha personaggi simpatici ed è genuinamente divertente, e con quella leggerezza riesce anche a inserire tematiche interessanti riguardo l’individuo cosciente, come l’ipocrisia di fondo e l’incapacità di agire al di fuori di determinati schemi di comportamento. Questo manda decisamente in secondo piano i difetti stilistici. Peraltro secondo me la scelta del narratore esterno, in questo caso, è azzeccata. Ok, in qualche passaggio magari un pensiero del bambino in POV sarebbe stato bello da avere, però perlopiù i dialoghi danno bene l’idea di quello che sta succedendo interiormente, e usare una focalizzazione interna con un bimbo, peraltro alieno (per quanto interiormente simile agli umani), sarebbe stato complicato e avrebbe rischiato di creare problemi e rovinare tutto, con così pochi tempo e caratteri. D’altra parte il POV del padre non credo avrebbe potuto aggiungere granché, di fatto parliamo di un personaggio abituato a quell’esperienza, e che da essa non trae nulla di nuovo.
P.S. Riguardo il bambino, per me è carinissimo che usi male l’unità di misura degli anni luce. Che tu l’abbia fatto apposta o meno, lo trovo molto verosimile. Forse l’ideale sarebbe stato farlo correggere dal padre, altrimenti un lettore che tiene a quella roba potresti perderlo.
Piuttosto, non apprezzo la scelta di lasciare così tanto spazio ai dialoghi, che schiacciano il resto. D’accordo, questo è uno dei rari casi in cui non si perde molto, non ha rovinato la scorrevolezza o la comprensione di lettura, però di fatto non abbiamo alcun dettaglio concreto dell’aspetto di questi esseri, e soprattutto alcuni passaggi avrebbero funzionato meglio mostrandoli in scena, e non sottintendendoli col dialogo. Si nota principalmente dalla scena degli egizi (es. molto più figo far vedere il visore che parte da lontano e zooma sulle piramidi, per poi far dire al padre “le piramidi!”, invece che fare solo quest’ultima). Ma anche nella successiva, sull'America: lì c’è un’introduzione di tell ridondante (lo sappiamo già che stanno facendo il meta-viaggio), invece potevi mostrarci una scena di quel periodo.
Per il resto, dovrai lavorare un po’ sulle scelte lessicali (alcune sono un po’ povere e poco specifiche, non a caso ti trovi a usare gli avverbi in -mente), sulla costruzione frasale (esempio principale “[…] potrete visualizzare 100 anni trascorsi del pianeta a ogni orbita effettuata […]”; non è naturale, e la sta dicendo una guida esperta), sulla ridondanza in generale (es. in "fece schizzare in ogni direzione dello spazio fiamme, detriti e, polvere, cenere", le fiamme le avevamo appena viste, gli altri tre termini sono sintetizzabili con il solo "detriti") e fare attenzione alle ripetizioni.
Essendo solo il secondo racconto che scrivi, avevo pensato di entrare nello specifico dei singoli elementi di miglioramento, ma non mi va, anche per dispiacere nei tuoi confronti, che dovresti leggere un commento ancor più chilometrico di quanto non sia già. Comunque buona prova.
3) It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
Terzo per la scorrevolezza e la pulizia stilistica. Ero indeciso se metterlo secondo, ma per attinenza al tema ho preferito di no.
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Racconto simpatico, mi ha divertito parecchio. Mi ricorda quello che ho fatto nel Writober del 2022 su un tema su cui non avevo idea di cosa scrivere, e ho pensato qualcosa del genere. Però andava a finire in pippe mentali random. Lol
Peraltro ho avuto la tua stessa reazione al tema dell’edizione, e anche a me un’amica ha detto “ma no, non è così male”, quindi ho potuto identificarmi.
La scrittura è asciutta e scorrevole, quindi anche da quel punto di vista bene.
Faccio tre appunti, altrimenti non sono contento:
1) La punteggiatura. Diavolo, è un problema di tutti i racconti del girone che ho letto finora. Non è sempre opzionale e soggettivo mettere le virgole. Un sacco di intonazioni dei personaggi non funzionano, per questa cosa. Ah, c'è un accento storto ("È la fine del mondo, eh"). So che è un typo, ma almeno sai che c'è
2) La canzone all’inizio non è formattata, alla fine sì;
3) Nella seconda riga (esclusa la canzone) c’è un errore di attribuzione della battuta di dialogo. Messa così sembra lui a parlare, e bisogna ricostruire la scena corretta in seguito.
4) The End, di Erika Adale
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Per la prima volta ho poco da dire, più che altro perché penso abbia già detto tutto Pretorian nel suo commento. Mi viene anche difficile commentare lo stile perché si tratta di un racconto epistolare, quindi non so quanto sia possibile discuterlo in tal senso. Forse ti direi che potevi essere più ricca di dettagli sensoriali, che rientra sempre nella questione ambientazione poco mostrata, però per il resto boh, è una lettera. Ecco, forse per essere una lettera informale manca qualche avverbio in "-mente", visto quanti se ne usano colloquialmente. Lol
A differenza degli altri, forse per una mia inclinazione (non mi interessano i plot twist, se non ci sono non mi dispiace, anzi, spesso trovo che rovinino le opere, anche perché molte volte sono mal costruiti), apprezzo che abbia svelato alla svelta il contesto e ti sia concentrata sul lato intimo della faccenda. Purtroppo, però, per le questioni già espresse non mi ha catturato, anzi, sono rimasto per tutto il tempo parecchio distaccato.
5) Reeko, di Luca Moggia
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In questo commento mi concentrerò principalmente sulla forma, perché mi ha fatto perdere nel contenuto, che dal tipo di racconto e grazie all'asciuttezza di stile avrebbe potuto piacermi abbastanza.
Intanto i continui spazi tra i capoversi mi hanno ucciso. A un certo punto ho iniziato a perdermi: addirittura al “si mise a ridere” ho cominciato a pensare che avessi cambiato POV, perché il POV era lui, ma il soggetto di quel paragrafo era lei e non c’era una ri-esplicitazione del soggetto nella frase. Probabilmente complice del problema è stato anche l’uso dei verbi percettivi per il POV.
Soprattutto, però, a partire dalla scena del bar ho iniziato ad andare in confusione totale, perché i refusi aumentano, l’uso della punteggiatura diventa problematico (in realtà lo è dall’inizio, ma ovviamente aumenta il peso, unendosi ad altro) e l’uso dei tempi verbali diventa bizzarro.
Intanto c’è un presente indicativo, che ovviamente fa parte dei refusi, ma complice il problema generale aiuta a confondere, ma poi “e se fosse così per sempre?” dove e quando? Al bar? All’auto? Quando lo pensa e rispetto a cosa? Peraltro l’attimo per cui la rivede al bar dura parecchio (quattro righe), quindi in seguito quando torni alla simulazione un lettore viene sballottato e deve concentrarsi per capire dove e quando è. Forse a questo punto avrebbe aiutato una variazione di tempo verbale nella scena del bar, come in una sorta di flashback.
Poi ci sono degli imperfetti quando le situazioni richiederebbero un perfettivo (“e poi anche lei non c’era più”, ce l’ha davanti e non vede che sparisce? Se ne accorge dopo? Boh, due paragrafi sopra la fissava, mi pare strano abbia smesso, era il centro del suo focus).
Insomma, la dinamica è comprensibile e la storia è chiara, è vero che manca qualche elemento di strutturazione in più per l'ambientazione, ma non è nulla di strettamente necessario per capire, a mio avviso, però il fatto di dover decifrare alcune parti mi ha portato a seguirla a fatica e non riuscire ad apprezzarla.
Per il resto, secondo me il racconto avrebbe funzionato meglio senza ricerca del plot twist: dì subito che è una simulazione, che lei è stronza e non vuole vederlo nel mondo reale, concentrati sugli ultimi attimi di una coppia e secondo me il pathos e il conflitto ti sopperiscono totalmente l'assenza di una rivelazione. Anche perché mantenendo il riserbo alcuni passaggi sono poco chiari. Per esempio, mentre uno legge "forse dovrei dirglielo, magari potremmo stare bene anche dall’altra parte", si domanda di cosa stia parlando e si deconcentra, mentre se la situazione fosse esplicita l'attenzione sarebbe totale.
6) Scappiamo via, di Isabella Valerio
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L’originalità della declinazione tematica è il punto forte del racconto. Mi piace un sacco l’idea che per un’adolescente in età di scuola e primi amori la fine del mondo sia quella che di fatto è una sciocchezza, ovvero il rischio di essere punita dai genitori. Ho letto commenti dubbiosi, ma a mio avviso funziona un sacco, anche perché esce dal sentiero di un tema che di fatto (almeno per me) è molto poco piegabile a interpretazioni diverse da quella letterale. Quindi, per questo, brava.
La valutazione del racconto, però, si basa su parametri differenti, e ci sono tante cose che non mi convincono, riassumibili in tre questioni: assenza di dettagli concreti, mancanza di introspezione nei momenti giusti e problemi di costruzione frasale e affini.
La prima è continua, a parte qualche bel passaggio qua e là (il sole che illumina di rosso le nuvole, la bottiglia di vino che sprizza schiuma, dettagli che però stanno in frasi non costruite granché bene) è molto difficile visualizzare le scene, tanto che io ho capito che Robbie fosse un maschio a “Robbie fa una faccia da: siamo fortunati e ancora vivi, sorridi”, che peraltro è anch’essa una scena con un dettaglio difficile da immaginare: qual è una faccia che riesce a esprimere il concetto “siamo fortunati e ancora vivi, sorridi”? Boh, a me viene difficile costruirmela in testa. Inoltre (costruzione frasale) l’idea è che siano fortunati PERCHÉ ancora vivi, mentre per come l’hai scritta sono due questioni distinte.
Tornando al sesso di Robbie (escludendo il fatto che potrebbe essere un diminutivo sia maschile sia femminile) penso che il mio problema sia derivato da una difficoltà nell’immaginare la disposizione delle finestre, che mi ha distratto abbastanza all’inizio (la tapparella della casa di fronte è giù e Robbie è alla finestra, poi però subentra una casa del vicino – che suppongo sia sempre quella di Robbie, però sembri distinguerle in quel passaggio – e una di una vicina, quindi caos), e poi dall’introduzione di Gaia, che è femmina e me li ha fatti sovrapporre perché sono scemo.
Intendiamoci, l’errore probabilmente è più mio che tuo, non dovevo dare per scontato che Robbie fosse femmina, d’altra parte il racconto non mostra nulla che disattenda quell’idea (cosa che si poteva fare sia descrivendo Robbie, sia con l'introspezione della protagonista). Penso abbia senso entrare nell’ordine di idee che un errore del lettore è responsabilità dell’autore.
Per rimanere sul problema, c’è un passaggio emblematico (quello del tatuaggio) in cui invece di mostrare come avviene la scena il racconto ci dice che il personaggio la mostra.
Ci sarebbe da dire qualcosa anche sull’uso di etichette al posto dei dettagli (cos’è una “due cavalli”? L’ho cercata su Google; dov’è rispetto al viaggio Serravalle Scrivia, com’è fatta? Boh, per il lettore è solo un nome), ma penso siano già abbastanza spunti.
Riguardo l’introspezione, ci sono diverse occasioni sprecate. Su tutte la scena di pericolo in auto. Quella dovrebbe essere una scena concitata, eppure la protagonista sembra tranquillissima ed è tutto statico. Di nuovo, ci si ricollega al problema di tell: mi dici che è stata in panico, ma non mi hai mostrato nulla di quel panico. Cuore a mille? Gola secca? Respiro affannoso? Preghiere al creatore? Riflessioni improvvise sulla vita e sulla morte? Reazioni scomposte? Testa che si svuota per la paura? Niente di tutto ciò, è lì e osserva impassibile la situazione.
Sul terzo punto non mi dilungo. Cito solo l’esempio più evidente:
tempo cinque minuti e siamo ancora in strada.
“Ancora” è il termine sbagliato. Fa pensare che siano ancora lì a sistemare la gomma, in mezzo alla strada, cosa che contraddice linguisticamente il “tempo cinque minuti”. Sarebbe stato corretto “di nuovo”. Anche se dal mio punto di vista la scelta ottimale probabilmente sarebbe stato uno stacco di scena.
7) Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
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Molto simpatica l’idea del ribaltamento migratorio, ma per il resto non sono convinto. Ti faccio qualche osservazione.
La prima che mi viene riguarda le rime: capisco l’intento nella fiaba, per quanto personalmente mi diano lo stesso molto fastidio (ma avrei apprezzato maggiormente l’idea), però nel resto del racconto perché? C’è quella continua ripetizione di “-are”, “-ale” che martella le orecchie, e in prosa è cacofonica (ma nemmeno poesie o filastrocche insistono così tanto sulla stessa rima). Non a caso nei primi due paragrafi in prima lettura tutto è stato sovrastato dal continuo domandarmi se fosse fatto apposta o meno.
Sul narratore: ci sono diversi cambi repentini tra una prima persona presente, una terza passata e una terza presente, anche all’interno di singoli paragrafi. Cerca di farci attenzione.
Sull’esplicitazione del personaggio punto di vista: arriva troppo tardi. Tendenzialmente in terza persona infastidisce non avere l’identità del protagonista entro poco, e noi qui non ce l’abbiamo proprio. E anche se ammettendo un “lui” generico, comunque entra in scena tardi, alla settima riga, dopo un incipit in cui non so chi mi sta parlando, se devo aspettarmi un narratore esterno, uno onnisciente o cosa.
Sulla specificità: ci sono alcuni passaggi in cui i termini non sono calzanti. Penso all’auto che “aveva raccomandato” di controllare la pressione (in che senso? Ha parlato al tizio? Per un attimo mi sono immaginato uno sci-fi con le macchine senzienti), all’estate “definitivamente finita” (un avverbio di modo identico al verbo che dovrebbe caratterizzare), alla TV che racconta (sì, ok, gergalmente lo capisco, però…) eccetera.
Sui dialoghi: nel sogno (che non si capisce essere tale) non c’è alcuna parte recitata, le battute sono sospese, ed è un peccato anche perché avresti potuto sorreggere la costruzione del sogno con azioni e descrizioni particolari. D’accordo, i caratteri sono limitati, però di passaggi tagliabili penso ce ne fossero, sia nel primo paragrafo sia nella fiaba. È come se avessi tre arti e te ne tagliassi due apposta, così. Che si può fare per creare un certo effetto, ma qui non mi sembra funzioni.
A ogni modo, apprezzo sempre la sperimentazione e chi non si siede sulle “solite cose”, quindi mi complimento per il coraggio e il tentativo, anche se per stavolta non penso abbia funzionato. Sono curioso di leggerne altri.
8) Rifugio, di Stefano Floccari
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Qui secondo me c’è tanto da dire.
Provo ad andare con ordine, partendo dall’elemento più positivo: i due personaggi tra loro sono teneri e ci sono passaggi in cui è apprezzabile il modo in cui comunicano. È vero che i dialoghi sono a tratti un po’ legnosi, però fanno anche percepire l’affetto tra i protagonisti, e la cosa non guasta, anzi.
Il mio dialogo preferito – quello che chiude il secondo paragrafo – purtroppo è anche un’occasione mancata, perché ci sarebbe stato benissimo un pensiero di lui in seguito ai puntini di sospensione, in cui sottolinea il fatto di stare tentando di cambiare argomento per distrarre lei. A mio dire avrebbe dato molto più coinvolgimento, anche se in quel momento ero comunque molto nella scena.
Per il resto, ci sono due difetti principali che non consentono di godersi il racconto:
1) Il primo stilistico, meno grave dell’altro ma comunque difficile da digerire, ovvero il distacco dal punto di vista in diverse parti del racconto, con degli inserti di tell abbastanza frequenti. Ci sono passaggi in cui addirittura sembra quasi che il narratore sia esterno, se non onnisciente (“una di quelle giornate con cui la primavera fa sapere di non avere alcuna intenzione di cedere il passo all’estate ”, troppo costruito per essere un pensiero in POV), pur essendo in una prima persona presente. Sarebbe meno pesante in una terza o in una prima passato, ma così diventa abbastanza gravoso;
2) Il secondo, decisamente più importante, è che non si comprende il contesto. Non ci sono passaggi abbastanza eloquenti, per chi non ha vissuto il periodo storico con trasporto, per capire di cosa si sta parlando. I riferimenti sono troppo vaghi, non sappiamo l’anno, non c’è un nome, non c’è niente che per un profano permetta di distinguere di cosa si sta parlando. Quindi ciò che traspira è semplicemente una conversazione tra due fidanzati preoccupati perché nel mondo succedono cose brutte.
Si intuisce in diversi passaggi, che manca del contesto per comprendere, sia quando si citano le questioni di cronaca e politiche, sia soprattutto nel finale, quando citi lo specifico tipo di aereo, però per poter collegare ho dovuto cercare su Google.
9) Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
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Purtroppo sul racconto non c'è molto da dire: è tutto metaforico, di una metafora non chiara. O meglio, il plot generale è comprensibile, ma non ha un vero punto. Gaia rappresenta la Terra come singola persona, è la personificazione stessa della Terra, è la dea della Terra? Poteva chiarirsi indirettamente, se il nome delle altre fosse stato facilmente riconducibile a qualcosa (divinità o pianeti noti), ma così l'ambientazione diventa confusa, perché non si capisce cosa dovrebbero rappresentare le insegnanti, quindi tutto rimane lì, a galleggiare nell'etere, senza un vero significato.
Cerco allora di prendere spunto dal racconto e darti dei consigli generali, che puoi scegliere se seguire o buttar via:
usa meno metafore, quando sei sicuro che siano necessarie, comprensibili e funzionali, e in generale prova a essere più concreto;
chiarisci bene da subito che focalizzazione stai usando e chi è il portatore di POV;
introduci meno personaggi tutti insieme e, quando li inserisci, cerca di dare loro una forma, specificando il contesto e/o dandone una descrizione;
dai elementi più chiari riguardo l'ambientazione, e coi tempi giusti (qui ad esempio che ci sia questo fantomatico Consiglio esce troppo tardi, per come avevi descritto sembrava una stanza con solo quelle due persone. Io mi ero immaginato una camera).
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 24 ottobre 2023, 23:10
da Domenico
Ciao a tutti!
in questo gruppo ho letto tutti racconti diversi tra loro e sono scritti davvero bene.
Siete stati bravissimi!
Ma bisogna stilare una classifica. Questa di seguito è la mia personale, corredata di commenti:
1)SMOG, di Sara Santeusanio.
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il tuo racconto mi è piaciuto molto, una pennellata delicata sul viale dei ricordi e delle turbe adolescenziali.
Tutti noi abbiamo subito la perdita di una amicizia e sicuramente per un/a ragazzino/a è la fine del mondo.
Il tema è centrato perfettamente e penso ci siano tutti gli elmenti per arrivare alle fasi finali di questa edition.
2)It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa.
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il racconto è scritto bene e soprattutto va fuori le ordinarie righe a cui sono abituato. Mi piace molto ed è molto simpatico.
Sei stato molto coraggioso. Bravo!
Mi sono fatto due risate. Sicuramente hai centrato il target di lettori! :-)
In bocca al lupo per l'edition e continua a divertirti come hai fatto stasera.
3)The end, di Erika Adale
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Sicuramente l'idea alla base non è originalissima ma tutto il resto mi è piaciuto molto.
Sei stata molto delicata. Mi hai fatto tornare in mente il periodo, da giovanissimi, in cui custodivamo un diario.
La sensazione del protagonista mi ha ricordato quei pomeriggi in cui si scrivevano pagine e pagine di messaggi, con la speranza di avere prima o poi quel coraggio per farli arrivare a destinazione. Così per magia.
Mi ha ricordato quel desiderio che quel qualcuno ci ascoltasse. Quell'illusione che poi alla fine ci lasciava definitivamente al volere dell'altro.
4)Torniamo a casa, di Manuel Marinari.
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Il racconto mi è piaciuto molto, mi sono divertito. Non per la fine che abbiamo fatto come umanità, ma sicuramente per l’espediente che hai usato!
Bravo! Penso che il mezzo tramite il quale hai sviluppato il tema di questa sera è stato particolare e unico.
Il testo si legge bene, è molto scorrevole e non ho notato sbavature tecniche.
Architettare un racconto del genere non è facile.
5) Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo.
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Il testo mi ha fatto salire un'ansia incredibile, mi hai fatto riaffiorare le paure e le angoscie che stiamo vivendo in questi tempi.
Se questo era l'intento, ci sei riuscito benissimo.
Hai gestito il ritmo molto bene, lento nelle parti introspettive e veloce nelle parti ansiogene.
Un racconto molto attuale, ed effettivamente questo è un periodo storico proprio da fine del mondo.
Complimenti!
6)Reeko, di Luca Moggia
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Per me il tema è stato centrato. L'idea, anche se non originalissima, mi è piaciuta molto.
Ho capito che fosse un mondo virtuale solo alla fine, quindi il twist a me è arrivato inaspettato.
Il racconto si legge bene, è scorrevole e per me non ci sono sbavature tecniche.
I personaggi sono ben caratterizzati e anche l'empatia è ben realizzata.
Complimenti!
7)Scappiamo via, di Isabella Valerio
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Il tema sviluppato in questo modo non è male, è simpatico e soprattutto è originale. Un po' depole per i miei gusti personali ma tiene botta sicuramente.
Ho storto un po' il naso nella prima parte del racconto dove quasi ad ogni singola frase davi una spiegazione, tipo:
Gaia ha appena preso la patente e andiamo al mare per due giorni;
Bravi mamma e papà che hanno deciso di festeggiare il loro venticinquesimo di matrimonio alle Baleari.;
e così via.
Non è un errore, ma da lettore tendo ad entusiasmarmi di più con un sottotesto fatto bene.
Per il resto è tutto scritto benissimo e non ci sono sbavature tecniche. Ci sono anche molte semine che fiorioscono nel finale. Molto bene!
8)Rifugio, di Stefano Floccari
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Sono un tipo di lettore a cui piace tanto il sottotesto, ma qui è troppo per me!
Un racconto con sfondo storico ma che purtroppo, senza indicazioni un po' più chiare, non sono riuscito a decifrare.
Ho capito il contesto e le varie reference solo dal tuo commento post racconto.
Mi dispiace.
La dolcezza tra i due personaggi mi è arrivata chiaramente, come la loro caratterizzazione molto precisa.
Il testo scorre bene, è molto fluido.
L'uso di quel 'tenar' e poi delle parolacce qualche riga più sotto, però, mi hanno un po' sbilanciato sul livello del linguaggio che volevi usare.
9)Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
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Sono rimasto particolarmente colpito dall'idea di base, l'interpretazione del tema è davvero singolare. Quindi sicuramente centrato.
Purtroppo però, da lettore, ho notato un po' di cose che mi hanno fatto storcere il naso.
Ci sono troppi personaggi e poco caratterizzati. Ci sono troppe metafore che appesantiscono la lettura, rendendo il testo poco fluido. Anche io tendo a scrivere buttando dentro troppi elementi, confondendo troppo il lettore.
Un consiglio che vorrei darti, ma che vale soprattutto per me, è quello di essere più asciutti possibile. Sia nella prosa che negli elementi che si inseriscono.
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 24 ottobre 2023, 23:17
da Andrea Furlan
Ciao a tutti,
questa classifica è stata piuttosto difficile, soprattutto nella zona centrale dove diversi racconti a mio avviso si equivalgono. Ho premiato i racconti che mi hanno emozionato e divertito di più. Tutti mi hanno comunque dato qualcosa.
1 - Il vento soffiava di Giovanni D’addabbo
2 - Torniamo a casa di Manuel Marinari
3 - Reeko di Luca Moggia
4 - SMOG di Sara Santeusanio
5 - It's the end of the world as you know it di Daniele Villa
6 - Rifugio di Stefano Floccari
7 - The end di Erika Adale
8 - Gli occhi più grandi del mondo di SRCM
9 - Scappiamo via di Isabella Valerio
Rifugio di Stefano Floccari
Ciao Stefano,
Il tuo racconto mi ha suscitato impressioni diverse. Ho colto il riferimento alla strage di Ustica subito, dalla ultima riga. Dopo di che ho ricostruito gli indizi che alla prima lettura mi erano sembrati riferimenti pesanti, un po' fuori posto. La scena è descritta bene, dai riferimenti si capiscono carattere e origine dei personaggi. Il tema è rispettato in modo un po' laterale ma a mio avviso è presente. L'insieme funziona abbastanza ma l'ho trovato forse un po' forzato e non pienamente fluido. Mi sono anche chiesto come potrebbe essere migliorato, forse allungandolo e dando un contesto un po' più ampio. In sintesi una prova discreta che poteva rendere meglio.
Reeko di Luca Moggia
Ciao Luca,
credo che sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo, benvenuto nell’Arena! Mi è piaciuto questo racconto che mescola diverse suggestioni, un po’ epopea rock della provincia americana, un po’ Matrix. Belle le semine sui mondi veri o paralleli e la descrizione del contesto che si sbriciola in sbuffi di pixel. Non male la connotazione dei due personaggi, cu cui forse potevi scavare un po’ più in profondità magari riducendo alcune descrizioni. Un insieme nostalgico e decadente che colpisce e si legge bene soprattutto per l’atmosfera che evoca. Fra le criticità, oltre a quanto detto da altri sul contesto e ai refusi che a volte fanno perdere il filo, ti segnalo un punto in cui sei passato dal narratore esterno ai pensieri di Reeko in prima persona (Forse dovrei dirglielo…). Inoltre non è chiaro, dovrei dirle cosa?
Il vento soffiava di Giovanni D’addabbo
Ciao Giovanni,
fra i diversi tuoi racconti che ho letto e commentato, questo è il mio preferito. Si riconosce il tuo stile, questa volta ancora più reale perché parte da fatti veri, immersi nella serata particolare in cui abbiamo scritto. Almeno io, non la dimenticherò per lungo tempo, avendola passata a leggere i messaggi di allarme sull’attentato qui a Bruxelles. Ma anche molto surreale e onirico per diversi elementi, inclusa la destinazione africana e le rime. Per me è stato chiarissimo che si trattasse di un sogno, e anche i collegamenti fra le tre parti. La chiusura, dolcissima e piena d’amore, alla prima lettura sembra arrivare come un forte plot twist e invece pensandoci con calma riesce a racchiudere il senso di tutto il resto, che è poi quello che cerchiamo tutti. Come rilevato da altri, ci potranno anche essere errori formali e alcune parti non chiare, ma me ne frego. Mi ha emozionato molto, grazie.
Torniamo a casa di Manuel Marinari
Ciao Manuel,
mi sembra di non aver mai letto nulla di tuo, benvenuto nell’Arena! All’inizio ho pensato che fosse il solito racconto di fantascienza un po’ banale, invece poi mi sono fatto prendere dal registro ironico e dalla storia che tutto sommato ho trovato originale per come l’hai raccontata. Bello il rapporto fra padre e figlio, descritto in modo verosimile e molto reale, nonostante il contesto ultra terreno. Bello anche il modo in cui schiaffeggi i cliché del genere, rendendoli utili per lo scopo. Un racconto leggero, non superlativo, ma che comunque si legge bene.
The end di Erika Adale
Ciao Erika,
Dopo aver letto i commenti degli altri e le tue risposte, ho capito. Anche a me è capitato di scrivere di una persona cara scomparsa in un racconto per un concorso: credo che la scrittura aiuti, a non pensare al dolore, a guarire, a tornare a essere. Quindi il risultato può non essere ottimale (come capitò anche a me quella volta), anche se ho letto volentieri, riconoscendo il tuo stile solido, apprezzando molto alcuni passi (su tutti quello sull’identificazione) e l’atmosfera generale. Se ti ha aiutato a stare meglio e ricordare il tuo amico con serenità, l’obiettivo è comunque raggiunto. Inoltre mi hai fatto riflettere su una cosa che mi chiedo spesso: dove finiscono tutte le nostre storie e i personaggi che ci popolano la mente, una volta che ce ne andiamo?
Scappiamo via di Isabella Valerio
Ciao Isabella,
purtroppo il tuo racconto non mi ha preso. I passaggi che funzionano sono solo quelli, molto brevi, dove approfondisci il rapporto fra i due personaggi principali. Ho trovato alcune parti troppo didascaliche e descrittive, senza valore aggiunto, come l’episodio della foratura della gomma. Anche il finale soffre di questo problema, purtroppo, e lascia troppo affrettata la conclusione della storia. Avrei usato delle semine sul rapporto fra Bianca e i suoi genitori per preparare la sorpresa di essere scoperta. Sul tema ho qualche dubbio: riconosco che hai reso bene l’urgenza della ragazza nel fuggire con l’innamorato e la fine del mondo rappresentata dall’essere scoperta, ma anche su questo avrei potuto rendere meglio il tutto nell’insieme, quindi secondo me tema parzialmente centrato.
Un paio di segnalazioni: “mattina illuminata da un sole pigro che illumina di sfumature di rosso strati di nuvole.” Potrebbe essere semplificato per rendere meglio.
“Se lo dice ai miei sono fritta in padella con il bacon.” Fa un po’ cliché e aggiunge un tono ironico che non è presente nel resto del racconto.
It's the end of the world as you know it di Daniele Villa
Ciao Daniele,
Io la chiamerei la quintessenza del metaracconto, che più meta di così non si può. Sono d’accordo con tutti: le pisciate canine infarcite di vocali prolissi di Mannucci, il Maramonte che ti ossessiona e che torna ben tre volte nelle sue sembianze e una quarta come “Marachi?”, il tema terminale di Cannoletta. Insomma, mi sono divertito un mondo, anche per i dialoghi serrati e ben costruiti. Quindi chi se ne frega se in altri mondi non capirebbero, come la tua signora rivela a ogni parola (ma poi non ne sono neanche sicuro, magari si capisce lo stesso), a me è piaciuto.
Gli occhi più grandi del mondo di SRCM
Ciao Simone,
luci e ombre per questo racconto: interessante il gioco dei colori e forme che tratteggia l’ambientazione, mi ha ricordato certi video musicali dove questi elementi catturano l’attenzione e la catalizzano su una certa atmosfera, anche se alcuni riferimenti non sono chiari (il disco, il colore del vinile, la stanza che ruota). D’altro lato, ho trovato la storia un po’ debole (soprattutto nel conflitto di fondo che non è abbastanza sviluppato) e il contesto inesistente, così come personaggi troppo numerosi su cui non ci sono abbastanza informazioni per la breve durata del racconto. Un suggerimento potrebbe essere di giocare su soli tre personaggi: Gaia, Caterina (il difensore) e un altro (l’accusatore). Tema certamente centrato.
SMOG di Sara Santeusanio
Ciao Sara,
anche io ho apprezzato il tuo racconto, tema assolutamente centrato. Da ragazzo anche a me è capitato che alcune persone mi abbiano apprezzato dandomi la loro amicizia e offerto una chance dove mi sentivo completamente inadeguato, quindi mi sono sentito molto coinvolto. Peccato per l’inizio dove come altri mi sono un po’ perso, ma poi la storia prende ed è molto piacevole, col culmine nel finale ben orchestrato. Molto bello il contrasto fra l’azzurro e lo smog, che non sono solo colori o effetti ambientali, ma rispecchiano l’interiorità del protagonista. Mi sono interrogato sul fatto che per un momento avevo inteso che l’amicizia con Luca fosse anche qualcosa di più: sicuramente non era nelle tue intenzioni, ma una storia d’amore non corrisposto fra lui e il protagonista avrebbe forse dato un valore aggiunto.
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 25 ottobre 2023, 23:52
da Rick Faith
Come sempre Rick Faith entra al suono della campanella! Mi dispiace per il ritardo, abbiate pazienza. Cerco sempre di dedicare il weekend ai commenti, ma poi puntualmente il piano salta.
Dunque, veniamo a noi. Bella edizione, non credevo che avrei trovato così tante interpretazioni differenti.
Ora, devo dire che a parte il primo posto che deciso immediatamente di assegnare a Daniele per il suo metaracconto adorabile su Minuti Contati, sul resto non ho le idee per niente chiare.
Nei pezzi di Giovanni e Simone ho trovato principalmente suggestioni, in quelli di Sara e Isabella una declinazione più vicina alla mia sensibilità, in quello di Manuel un messaggio chiaro e universale, in quello di Erika una forte necessità personale, in quello di Stefano la voglia di aprire vecchie ferite e in quello di Luca un evidente sforzo di miglioramento.
Ardua scelta, ho apprezzato elementi mai così diversi. Cercherò di fare una media mentale, ormai sapete come funziona questo gioco terribile.
Classifica:
1) It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
2) Reeko, di Luca Moggia
3) SMOG, di Sara Santeusanio
4) Scappiamo via, di Isabella Valerio
5) Torniamo a casa, di Manuel Marinari
6) Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
7) Rifugio, di Stefano Floccari
8) The end, di Erika Adale
9) Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
Commenti:
Rifugio, di Stefano Floccari
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Ciao Stefano, piacere ritrovarti! Mi capita raramente di commentare uno stesso autore due volte di fila, nella Sara Simoni Edition mi avevi proprio conquistato con il tuo "Fuoco"!
Qui si vede la tua mano, ma globalmente lo trovo un lavoro meno riuscito perché poco "spendibile". Non penso sia un brutto pezzo il tuo, ma secondo me per apprezzarlo del tutto bisogna aver ben presente quel momento storico. Per come l'hai costruito se becchi un lettore che ha poca familiarità con la strage di Ustica sono abbastanza convinto che non ci capirà letteralmente niente dall'inizio alla fine. A me personalmente si è accesa la lampadina solo grazie al DC9, per puro caso. Mi accodo quindi a chi ha sottolineato una certa difficoltà in prima lettura nel decifrare il contesto, secondo me ti sei concentrato troppo sul voler fare il colpo di scena finale forse sovrastimando la capacità del lettore di cogliere al volo i riferimenti che hai disseminato nel testo. Questo ti ha portato a viaggiare con il freno a mano tirato e a creare quella sensazione un po' straniante di quando ti ritrovi in una discussione in cui tutti conoscono l'argomento a parte te, non so se rendo l'idea.
Comunque prova interessante, a me non sarebbe mai venuta in mente una declinazione del genere.
Buona edition e alla prossima!
Reeko, di Luca Moggia
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Ciao Luca, ti sono ricapitato tra i commentatori!
Parto col dire che a me l'ambientazione da videogioco/realtà virtuale/realtà parallela piace sempre e ne ho lette e viste in tutte le salse, quindi avevo già intuito dove stavamo andando a parare appena hai parlato di "chiusura". Eppure, anche nel caso di un lettore decisamente avvezzo alla tipologia di contesto, il tutto funziona perché il punto non è la chiusura del server. È il rapporto personale tra il protagonista e Ramona. Ben fatto.
Se ricordi, nell'altro tuo racconto ti suggerii di provare a mostrare un po' l'interiorità del punto di vista e non so se se l'hai fatto volontariamente o meno, ma qui noto un passo in avanti. Qualcosina in più secondo me puoi ancora farla eh, non ti rilassare troppo, ma ci vedo più partecipi di quello che vive il protagonista. Non sembra anche a te?
Personalmente mi sarebbe piaciuta ancora più enfasi sul conflitto principale di Reeko e di sentirlo in maniera forte sul finale. Magari alcune scelte di parole rappresentano bene l'interiorità di Reeko, come le pale che iniziano a "sbriciolarsi" subito dopo il "Lo sai che non verrei a cercarti". La chiusura del server qui ti aiuta come strumento narrativo, per avere un "timer" e dare un senso d'urgenza. Per come la vedo, il tema secondo me rimane un po' leggero perché è vero che è la "fine" di quel mondo virtuale, ma la reale "fine del mondo" per Reeko (e per noi) dovrebbe essere la perdita di Ramona. Secondo me il potenziale è lì.
Tante belle cose e ti auguro una buona edition, alla prossima!
Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
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Ciao Giovanni, felice di rileggerti. Devo dire che non c'è un singolo tuo racconto che mi abbia lasciato indifferente in questo anno e qualche mese di arene. Spesso è difficile distinguere quando crei e quando mescoli nella prosa esperienze e ricordi personali, i tuoi scritti sono sempre pieni di slanci, suggestioni, richiami, scene. Senza dubbio il risultato è una scrittura incredibilmente espressiva e personale, che lascia qualcosa a prescindere da stili, classifiche e analisi.
A me la parte centrale è piaciuta molto, una cascata di pensieri che sono scesi giù come un bicchier d'acqua. Onestamente nemmeno io avevo capito si trattasse di un sogno, ma la cosa non mi ha disturbato per niente. Credo che l'esercitazione Nato sarà con bombe finte e non ci sarà il rischio, ma specialmente in un racconto tutto può essere. Io quella parte me l'ero fatta andar bene.
All'inizio invece ho fatto un poì di fatica, ci sono un po' troppi spunti spaziali e temporali in poco spazio. l'auto, poi si passa in casa, subito dopo il ricordo del giorno prima in spiaggia. Per un momento mi sono chiesto cosa stavi cercando di dirmi. Avrei fatto un attacco un po' più lineare, tanto per far capire il periodo dell'anno dici proprio la data.
Sempre un piacere leggerti Giovanni, alla prossima!
Torniamo a casa, di Manuel Marinari
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Ciao Manuel, piacere di leggerti! A me l'idea onestamente è piaciuta: l'umanità si è già annientata una volta, ma come sempre non ha imparato nulla. Così come ripete sempre gli stessi errori senza rendersene conto, così prima o poi sarà nuovamente destinata ad autodistruggersi. Interpretazione pulita e senza fronzoli, così come molto asciutta è la narrazione che hai costruito. Anzi, più che asciutta direi asettica in alcuni punti. Ti sei concentrato moltissimo sui dialoghi e la cosa funzionicchia in quanto l'attenzione è sempre spostata verso la simulazione della Terra, ma secondo me si sente un po' troppo l'assenza di emozioni, sensazioni, pensieri del personaggio: la sensazione alla fine è quella di una lettura fredda e distante. È come assistere alla ripresa di una telecamera, per capirci. In particolare non emerge un punto di vista della vicenda, che secondo me da come hai costruito il racconto potrebbe essere il bambino (è lui che vive una nuova esperienza e viene influenzato da essa).
Tutta roba che edizione dopo edizione diventerà naturale, MC mette davvero a dura prova tra orario, caratteri da tenere d'occhio, tema da interpretare, un occhio allo stile e un altro alla storia. Però fa migliorare un sacco.
Buona edition
The end, di Erika Adale
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Ciao Erika, felice di ritrovarti nell'arena.
È vero che il personaggio che si rivolge all'autore è un classico, ma l'idea la vedo principalmente nel come si riesce a declinare il tema sfruttando spunti anche familiari. La fine del mondo intesa come universo di fantasia che scompare insieme al suo autore onestamente mi sembra un'ottima interpretazione.
È un testo molto malinconico, rassegnato, ma anche dolce e consapevole. Per questo in realtà durante la lettura sembra non funzionare come racconto, perché il protagonista è passivo e ha già accettato la situazione prima dell'inizio. Non raggiungiamo la consapevolezza insieme a lui, ne siamo semplicemente messi al corrente in ritardo. Sul finale però la dedica rende tutto esplicito e regala al testo un senso che altrimenti non avrebbe avuto. Pazienza se non conosco lo scrittore al quale l'hai dedicato, mi è stato comunque impossibile restare indifferente. In questo caso il testo aveva uno scopo intimo e personale, e va bene così.
Un abbraccio
Scappiamo via, di Isabella Valerio
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Ciao Isabella, sono contento di rileggerti, i tuoi racconti mi piacciono sempre.
Sai che abbiamo avuto un'intuizione simile per questa edizione? L'idea di fine del mondo filtrata attraverso le esagerazioni tipiche dell'adolescenza. Effettivamente l'ipotesi di una punizione, un divieto di frequentazione, tutta la serie di incomprensioni e contrasti (sicuramente questa fuga e l'assenza a scuola verranno imputate alla cattiva influenza del ragazzo che invece sembra pure più cotto di lei) in arrivo può essere vissuta come un vera tragedia (e per quella età lo è!). A giudicare dall'orario in cui l'hai inviato e da alcuni passaggi non proprio fluidissimi credo che tu non abbia avuto modo di rivederlo con calma, cosa che capita spessissimo anche al sottoscritto. L'inizio l'ho sentito un po' ruvido, mentre nella parte centrale sono spariti del tutto i pensieri e le reazioni interiori di Bianca, per esempio. Insomma mi sembra un racconto uscito perché l'orologio ha detto che doveva uscire.
Carina la semina del posto preferito dei genitori per anticipare il loro arrivo nel finale, così come la 2cv come simbolo di libertà e spensieratezza.
Personalmente avrei evitato l'incidente (che non è legato alla storia della protagonista) e sfruttato quello spazio per approfondire il pericolo che la scoperta di quella frequentazione avrebbe rappresentato. Il finale infatti ci sta, ma in realtà sappiamo troppo poco del suo rapporto dei suoi genitori per immaginarci la loro reazione oltre un generico "saranno molto arrabbiati".
Felice di averti ritrovata nell'arena!
Buona edition!
It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
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Daniele, mi sono spaccato dal ridere con questo racconto. Leggo il titolo, leggo le prime righe, sarà un racconto su La guerra dei mondi e invece, sbam!, il "maledetto" Cannoletta, Mannucci a spasso col cane, il Maramonte spauracchio degli scrittori di fantascienza (quella volta che ci ho provato mi ha randellato per bene)... e niente, ho iniziato a ridere e non ho più smesso.
Quella che hai fatto è una cosa complicata, l'inner joke per funzionare deve ammiccare a esperienze comuni ed è facile quando si mette se stessi nella narrazione "sforare" troppo nel personale. E qui, pur non essendo io un veterano di MC, non ho perso una virgola.
È vero, per chi non è un abituale di Minuti Contati saranno incomprensibili certi rimandi, non solo quindi gli "esterni", ma anche i nuovi utenti che magari si sono affacciati nell'arena per la prima volta in questa Edition. Ma concordo comunque sull'idea generale del target: se uno vuole scrivere un racconto SU e PER gli scrittori di Minuti Contati, dove può pubblicarlo? Ecco.
Ti dirò, secondo me un nuovo minuticontatino magari non capirà nulla di Maramonti e Cannoletti vari, ma capirà sicuramente l'unione, la bellezza, il senso di comunità, di amicizia, di leggerezza, di serietà, di cameratismo, di unione che questa realtà può dare. Lo sto imparando anche io, edizione dopo edizione, piano piano che vi conosco. Sì, è vero, fuori dalla cerchia di Minuti Contati questo racconto non verrebbe capito del tutto, ma sono sicuro che accenderebbe la voglia di poterlo capire.
Bella prova, viva noi.
Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
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Ciao Simone, è la prima volta che leggo qualcosa di tuo se non erro, quindi piacere di leggerti!
Il tuo racconto mi è piaciuto, è molto particolare. Generalmente i testi pieni di simbolismi, metafore, suggestioni non trovano molto successo in contest del genere perché il confronto non è solo con il lettore, ma anche con gli altri testi del girone. E di solito la chiarezza e la semplicità hanno un notevole vantaggio quando si tratta di produrre testi in un breve lasso di tempo.
La tua comunque non la considero affatto una prova disprezzabile, anzi. Ci ho trovato molti spunti interessanti e una sensibilità visiva fuori dal comune. La ripetizione dei colori, rosso, blu, verde, che ritornavano in ogni dettaglio mi ha ammaliato.
La storia però secondo me avrebbe bisogno di un pizzico di pepe, ci vorrebbe un ruolo più centrale e più attivo della protagonista nella vicenda per creare interesse.
Buona edition e alla prossima!
SMOG, di Sara Santeusanio
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Ciao Sara!
Mi piace la declinazione che hai scelto. Io, tu e Isabella abbiamo scelto la fine del mondo dal punto di vista dell'adolescenza con una spruzzata di romanticismo, e mi fa super piacere vedere come tutti e tre l'abbiamo inquadrata da una prospettiva differente. La perdita dell'unico amico non può che essere la fine del mondo per qualcuno che non è nel gruppo dei fighi.
Effettivamente come ti hanno fatto notare l'arrivo della ragazza è troppo comodo e toglie impatto al racconto, quindi vorrei provare ad offrirti un'alternativa, come spunto di riflessione. Quel passaggio arriva così stonato perché l'aiuto al protagonista arriva gratis, senza che lui abbia fatto nulla. È lui il protagonista, per essere coinvolti vogliamo che sia lui artefice del suo destino. Secondo me avrebbe funzionato meglio se fosse stata una sua azione, anche fortuita o scollagata, a permettergli di conoscere la ragazza. Invento una cosa sul momento: magari lui era andato lì pronto anche a fare lo zerbino pur di recuperare il suo amico, ma vede il motorino nel parcheggio tutto bellino, con gli adesivi come i fighettini che diceva di disprezzare. Così, preso da un moto di rabbia e gelosia, vede una bomboletta sul muretto e la prende pronto a fargli un dispetto. A quel punto potrebbe finalmente comparire la ragazza proprietaria della bomboletta (che lui non aveva visto), che avrebbe un valido motivo per parlarci (e anche un base di conflitto potenziale). Forse mi sono spiegato male (e il motorino mi è venuto in mente perché l'ho messo nel mio racconto), ma più o meno rende l'idea?
Buona edition!
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 26 ottobre 2023, 1:19
da antico
Otto classifiche ricevute. Oltre alla mia, ne dovete ancora ricevere una. Ps: quella di Rick Faith non è una classifica e mancano ancora svariati commenti (non voglio i link).
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 26 ottobre 2023, 21:00
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.
Re: Gruppo COLPE: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 31 ottobre 2023, 19:04
da antico
Ecco a voi i miei commenti e classifiche.
1) Smog, di Sarah Santeusanio
Due problemini: l'intro e l'escamotage dell'arrivo dal nulla e proprio in quel momento della ragazza (ma ti sono già stati fatti notare). Tutto il resto è notevole e la sensibilità con cui riesci a tratteggiare la vicenda è d'alta classe. Ottima anche la declinazione del tema, suggerita e non sbandierata. Per me un pollice quasi su solo per quelle due cosette. Brava.
2) Reeko, di Luca Moggia
Hai una scrittura ben definita e riesci a fornire un "colore" altrettando definito e tutto tuo alle tue scene, mi piace molto il tuo stile. Mi piace meno la mancanza di correzione dei refusi perché è vero che siamo in un contesto in cui possono essere secondari, ma anche no, quindi uno può essere accettato, anche due, ma una serie di disattenzioni no, quindi occhio. Il problema principale che ti segnalo, però, è il passaggio dal virtuale al reale in quanto mi sono ritrovato a chiedermi come facesse. Mi spiego: in PLAYER ONE (ok, c'è il film di Spielberg, ma preferisco concentrarmi sul romanzo di Cline) la gestione del virtuale dal reale è ben definita e non fatico a calarmi nei personaggi immaginandoli immersi attraverso le tute aptiche, ma qui? Il tuo protagonista fuma, si muove, interagisce con la compagna e poi quando tutto finisce compare una semplice sedia e uno schermo, non mi è bastato. Riguardo al tema: ottima declinazione. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo brillante e solido e finisci davanti al racconto di Villa, parivalutato, per la questione della metatestualità che ancora non gli permette, una volta in vetrina, di essere usufruito da tutti i lettori allo stesso modo.
3) It’s the end of the world as you know it, di Daniele Villa
Allora... Di solito i metaracconti su MC tendo a bocciarli, ma come ogni storia si deve sempre valutare la loro esecuzione e qui te la cavi egregiamente. Mi hai divertito, non completamente fine a se stesso, è fatto con gusto. Detto questo, nella valutazione del racconto devo anche distanziarmene un pochino e valutare come, una volta finito in Vetrina, può essere compreso da un lettore non scrittore e pertanto devo abbassare la valutazione a un comunque più che onorevole pollice tendente al positivo in modo solido e brillante perché mi sembra che tu abbia inserito una semina che possa in qualche modo fornire chiavi di lettura anche se è normale che chi non è avvezzo ai meccanismi di MC possa sentirsi un pelo spaesato. Diciamo che ci si potrebbe ancora lavorare per renderlo ancora più a prova di bomba.
4) Il vento soffiava, di Giovanni D’Addabbo
Allora, c'è del genio in te e in questo racconto lo evidenzi più di altre volte. T'invito però a lavorare di più sui vari passaggi perché anch'io non ho capito, se non dopo avere letto la tua spiegazione, l'esatto evolversi della vicenda. Ma, lo ripeto, c'è del genio nel tuo modo di vedere il mondo e nel come lo hai espresso qui. Certo, siamo dalle parti del linguaggio dell'assurdo (del resto, la vita è un tutto assurdo) e il lettore deve lasciarsi andare sulle onde di tale follia ed è proprio per questo che devi aiutarlo quel minimo da permettergli di darti una chance. Per me qui siamo su un pollice tendente al positivo in modo assolutamente brillante anche se poco solido.
5) Scappiamo via, di Isabella Valerio
Sempre bello ritrovare il tuo tono pacato e sensibile nei tuoi racconti, questo per dire che anche qui l'ho percepito e questo è un bene. Grande problema è il viaggio con quell'incidente che rimane assolutamente lontano dal lettore e non aggiunge nulla. Ho avuto la tentazione di suggerirti di eliminare anche l'intro, ma no: il senso di attesa e quel fremere è essenziale per l'età della protagonista e l'avventura che sta per vivere, magari avresti potuto dare più spazio anche in quel contesto a Robbie, personaggio che comincia a "vivere" solo una volta arrivati alla spiaggia. Ecco, sulla struttura del racconto ci sono diversi problemini, come vedi. Molto buona la declinazione del tema perché a quell'età il mondo crolla e finisce con incommensurabile ciclicità. Per me un pollice tendente al positivo in modo brillante per il tuo stile, ma non solido per la struttura.
6) Rifugio, di Stefano Floccari
Ho notato con stupore che alcuni non hanno colto i riferimenti storici e questo mi ha fatto sentire terribilmente vecchio (ma cacchio, sto ancora sotto i 50, anche se per pochi mesi!). Detto questo, c'è qualcosa che non va e va ricercato proprio partendo da chi non ha compreso di cosa tu parlassi. Probabilmente non setti da subito il contesto storico e la ragazza (ma anche il ragazzo), nonostante alcune espressioni un pelo forzate, non sembrano appartenere a un'epoca diversa dalla nostra. Ci sta che tu abbia cercato di nascondere i riferimenti temporali per sottolineare che tutto cambia, ma nulla cambia, però forse hai dosato male. Personalmente non ho apprezzato particolarmente il dialogo tra i due mentre aspettano perché, anche lì, m'è parso forzato. Ma detto questo, i riferimenti a me sono arrivati e il racconto mi è sembrato carino anche se un po' claudicante, ma la mia valutazione si attesta su un pollice tendente al positivo in modo solido anche se non brillante.
7) The End, di Erika Adale
Vero che l'idea non è nuova, ma è l'esposizione che fa la differenza e qui il tuo tocco si sente e non si sente. Vai troppo per le lunghe con il protagonista che aspetta a definire la situazione e ti concentri solo sull'idea di partenza senza arricchirla e qui sta il vero problema. Una semina maggiore, una storia pensata dallo scrittore, un qualcosa di più ricco invece che concentrarsi solo sul ripetere uno stesso concetto senza affabularlo. Direi una stesura un pelo passiva. Buona la declinazione del tema. Per me un pollice tendente al positivo, ma non in modo solido e brillante, questa volta.
8) Torniamo a casa, di Manuel Marinari
Devi lavorare sul tuo stile, lo stai ancora cercando, sei parecchio derivativo in tanti punti e poco definito nell'esposizione, però hai entusiasmo e voglia e belle idee (anche se questa è un po' arzigogolata e, a mio parere, bisognosa di qualche spiegazione in più). Dice bene Maramonte nel sottolineare una certa ingenuità tipica di una certa fantascienza di taaaaanti anni fa, ma punto con fermezza il dito sulla tua necessità di scrivere tanto per definirti sempre più, cosa che in questo racconto ho percepito particolarmente. Discreta la declinazione del tema. Per me siamo su un pollice tendente al positivo anche se un po' al pelo.
9) Gli occhi più grandi del mondo, di SRCM
Hai dei numeri, li percepisco. Però troppo simbolismo, troppi significati che sono chiari solo a te in quanto autore e che portano il lettore distante dal tuo racconto. E poi uno stile ancora da definire, un punto di vista da centrare. C'è del lavoro da fare, ma, come ti ho scritto, parti da basi che mi sembrano buone. E fidati se ti dico che in tanti siamo passati da questa fase, quella del racconto pieno di significati che a noi sembrano così chiari da farci dubitare di chi ci legge dipingendosi il punto interrogativo sul volto. La sfida è eliminare quel punto interrogativo e qui avrai sempre chi ti dirà esattamente quello che pensa. Allo stato attuale mi sento di assegnare al testo un pollice ni. Alla prossima prova.