ROAD TO NOWHERE
ROAD TO NOWHERE
Giulio mi passa la canna, scuoto la testa.
«Nemmeno un tiro?»
«No».
«Sei troppo rigido».
Aspiro l’ultima boccata dalla sigaretta, poi con un colpo di indice la lancio giù dal balcone.
«Cazzate. Solo non mi piace».
«Sei l’unico. Per me hai paura di lasciarti andare».
So già dove andrà a schiantarsi questa conversazione e non mi va.
«Per me invece sei ripetitivo».
Giulio continua a fumare serafico la sua canna appena rollata e si stropiccia gli occhi.
«Dico solo che si dovrebbe provare tutto, aprire la coscienza, altrimenti non sai un cazzo, solo quello che ti obbligano a studiare».
Guardo giù il traffico in colonna.
«È per questo che compri il Roipnol con il ricettario rubato a tuo padre, per sperimentare?»
«E perché mi piace rompergli i coglioni» ride. «È così stronzo che, se si è accorto che il ricettario è sparito, avrà dato la colpa alla filippina».
«Comunque, non mi sembra che sia una esperienza così tosta farsi di Roipnol. Dopo dormi e basta.»
«Sembra. Invece la mia mente viaggia in posti stupendi» guarda il cielo e fa un ampio gesto con il braccio. «Domani lo faccio, è deciso».
«Cosa?»
«Il buco. Con Nic, lui sa come, l’ha già fatto. Dice che…»
«Io dico che sei un pirla. Che lo fai apposta per farmi incazzare e che domani non farai proprio niente.»
«Scommetti?»
«Siete due deficienti. Non saprete più come uscirne poi. Li vedo i tossici in giro. Nella fontanella sotto casa le siringhe galleggiano e a nessuno frega un cazzo di niente».
«Che palle! Ma che c’entra la fontanella? E comunque, ho detto che provo non che divento un tossico. Provo e poi basta. Non resto a guardare come te».
«E i soldi?»
Tira fuori un biglietto da cinquanta dalla tasca dei jeans. Suo padre, ovvio.
«Facciamo a metà. Nic conosce un tipo al parco che per un centone ci vende una dose».
Di colpo ho freddo, entro in camera. Giulio mi segue, mi abbraccia.
Infilo il naso tra i suoi capelli e aspiro forte l’odore di shampoo e fumo. Annuso la sua pelle calda che sa di buono, mentre urlo in silenzio per scacciare la paura.
Il giorno dopo siamo i soliti davanti al Magenta, Giulio non c’è. Chiedo a Pablo se l’ha visto, si gira appena, scuote la testa e continua a parlare con una tipa.
Accendo una sigaretta, poi mi accorgo che ne ho già una appoggiata nel posacenere. Fumo e intanto guardo la strada, in attesa di vederlo spuntare dall’angolo, lo zaino buttato sulla spalla e le mani affondate nelle tasche. Poi sento la sua voce da dietro, mi passa a fianco e dice solo: «Andiamo».
Camminiamo in silenzio fino al parco.
«Nic mi ha mollato questa» in mano ha una carta stagnola ripiegata, «dice che vuole farsi con la sua tipa».
«Ridagliela» dico ruvido, ma in realtà è una preghiera.
«Col cazzo! L’ho pagata ormai».
«Che ti frega? Tanto tuo padre ha un sacco di soldi!»
Non risponde e continua a camminare più svelto. Faccio qualche passo di corsa per stargli dietro.
«Dove andiamo?»
«Ai bagni».
Mi fermo di botto.
«Ti aspetto qua».
Si volta.
«No, tu vieni. Devi aiutarmi».
Non faccio un passo. Giulio mi viene vicino e mi strattona il braccio.
«Mi devi mettere il laccio, da solo non riesco».
«Te lo scordi, cazzo!» mi divincolo.
«Oh, non puoi mollarmi anche tu!» urla adesso. «Lo vuoi capire che da solo non ce la faccio?»
Ha gli occhi grandi e lucidi, come quella volta che ci hanno fermato quei tre stronzi per gonfiarci di botte e nessuno ha nemmeno provato a difenderci. Avevamo solo quattrodici anni, santiddio!
«Ok», dico e scendo le scale dei bagni.
Giù la luce del neon sfarfalla e la puzza di piscio è nauseante. Ci chiudiamo nel cesso e Giulio tira fuori dallo zaino un cucchiaino e la siringa, che appoggia nella mia mano.
«Passami l’accendino».
Lo tiro fuori dalla tasca e glielo do. Gli scivola dalle mani e cade anche lo zaino, sparpagliando a terra sigarette, chiavi e monetine.
«Merda!» si affanna a recuperare tutto, «non so più che cazzo faccio!»
Ho caldo e mi viene da vomitare. Seguo i suoi movimenti impacciati e intanto penso che possiamo ancora fermarci.
«Buttiamo tutto nel cesso e tiriamo l’acqua, eh?» sorrido.
Giulio mi mette in mano il laccio emostatico.
«Dai! Ci facciamo una birra con gli altri, offro io», insisto.
Lui si tira su la manica della camicia, ha la faccia sudata.
«Mettilo».
Non mi muovo, allora urla: «Mettilo!»
Stringo il laccio e mi volto. Dopo qualche istante, Giulio prende lo zaino e apre la porta del cesso.
Lo seguo sopra le scale, fa qualche passo e si siede sul prato, i movimenti sono rallentati. Mi siedo anch’io. Cerca di accendersi una sigaretta ma non riesce, ride; l’accendo e gliela passo. Mi ringrazia con un sorriso imbecille, poi si sdraia e biascica qualcosa che non ascolto.
Dopo un po’ lo guardo. Ha gli occhi semichiusi, la sigaretta che si consuma tra le dita, e la bocca socchiusa, un rivolo di saliva che cola di lato. Sembra morto, invece respira.
«Stronzo», mormoro tra i denti.
Non so perché cazzo sono qui, né dove andare. Giuro che vorrei pestarlo con tutta la forza che ho!
Invece, mi sdraio vicino a lui e basta, in attesa che torni.
«Nemmeno un tiro?»
«No».
«Sei troppo rigido».
Aspiro l’ultima boccata dalla sigaretta, poi con un colpo di indice la lancio giù dal balcone.
«Cazzate. Solo non mi piace».
«Sei l’unico. Per me hai paura di lasciarti andare».
So già dove andrà a schiantarsi questa conversazione e non mi va.
«Per me invece sei ripetitivo».
Giulio continua a fumare serafico la sua canna appena rollata e si stropiccia gli occhi.
«Dico solo che si dovrebbe provare tutto, aprire la coscienza, altrimenti non sai un cazzo, solo quello che ti obbligano a studiare».
Guardo giù il traffico in colonna.
«È per questo che compri il Roipnol con il ricettario rubato a tuo padre, per sperimentare?»
«E perché mi piace rompergli i coglioni» ride. «È così stronzo che, se si è accorto che il ricettario è sparito, avrà dato la colpa alla filippina».
«Comunque, non mi sembra che sia una esperienza così tosta farsi di Roipnol. Dopo dormi e basta.»
«Sembra. Invece la mia mente viaggia in posti stupendi» guarda il cielo e fa un ampio gesto con il braccio. «Domani lo faccio, è deciso».
«Cosa?»
«Il buco. Con Nic, lui sa come, l’ha già fatto. Dice che…»
«Io dico che sei un pirla. Che lo fai apposta per farmi incazzare e che domani non farai proprio niente.»
«Scommetti?»
«Siete due deficienti. Non saprete più come uscirne poi. Li vedo i tossici in giro. Nella fontanella sotto casa le siringhe galleggiano e a nessuno frega un cazzo di niente».
«Che palle! Ma che c’entra la fontanella? E comunque, ho detto che provo non che divento un tossico. Provo e poi basta. Non resto a guardare come te».
«E i soldi?»
Tira fuori un biglietto da cinquanta dalla tasca dei jeans. Suo padre, ovvio.
«Facciamo a metà. Nic conosce un tipo al parco che per un centone ci vende una dose».
Di colpo ho freddo, entro in camera. Giulio mi segue, mi abbraccia.
Infilo il naso tra i suoi capelli e aspiro forte l’odore di shampoo e fumo. Annuso la sua pelle calda che sa di buono, mentre urlo in silenzio per scacciare la paura.
Il giorno dopo siamo i soliti davanti al Magenta, Giulio non c’è. Chiedo a Pablo se l’ha visto, si gira appena, scuote la testa e continua a parlare con una tipa.
Accendo una sigaretta, poi mi accorgo che ne ho già una appoggiata nel posacenere. Fumo e intanto guardo la strada, in attesa di vederlo spuntare dall’angolo, lo zaino buttato sulla spalla e le mani affondate nelle tasche. Poi sento la sua voce da dietro, mi passa a fianco e dice solo: «Andiamo».
Camminiamo in silenzio fino al parco.
«Nic mi ha mollato questa» in mano ha una carta stagnola ripiegata, «dice che vuole farsi con la sua tipa».
«Ridagliela» dico ruvido, ma in realtà è una preghiera.
«Col cazzo! L’ho pagata ormai».
«Che ti frega? Tanto tuo padre ha un sacco di soldi!»
Non risponde e continua a camminare più svelto. Faccio qualche passo di corsa per stargli dietro.
«Dove andiamo?»
«Ai bagni».
Mi fermo di botto.
«Ti aspetto qua».
Si volta.
«No, tu vieni. Devi aiutarmi».
Non faccio un passo. Giulio mi viene vicino e mi strattona il braccio.
«Mi devi mettere il laccio, da solo non riesco».
«Te lo scordi, cazzo!» mi divincolo.
«Oh, non puoi mollarmi anche tu!» urla adesso. «Lo vuoi capire che da solo non ce la faccio?»
Ha gli occhi grandi e lucidi, come quella volta che ci hanno fermato quei tre stronzi per gonfiarci di botte e nessuno ha nemmeno provato a difenderci. Avevamo solo quattrodici anni, santiddio!
«Ok», dico e scendo le scale dei bagni.
Giù la luce del neon sfarfalla e la puzza di piscio è nauseante. Ci chiudiamo nel cesso e Giulio tira fuori dallo zaino un cucchiaino e la siringa, che appoggia nella mia mano.
«Passami l’accendino».
Lo tiro fuori dalla tasca e glielo do. Gli scivola dalle mani e cade anche lo zaino, sparpagliando a terra sigarette, chiavi e monetine.
«Merda!» si affanna a recuperare tutto, «non so più che cazzo faccio!»
Ho caldo e mi viene da vomitare. Seguo i suoi movimenti impacciati e intanto penso che possiamo ancora fermarci.
«Buttiamo tutto nel cesso e tiriamo l’acqua, eh?» sorrido.
Giulio mi mette in mano il laccio emostatico.
«Dai! Ci facciamo una birra con gli altri, offro io», insisto.
Lui si tira su la manica della camicia, ha la faccia sudata.
«Mettilo».
Non mi muovo, allora urla: «Mettilo!»
Stringo il laccio e mi volto. Dopo qualche istante, Giulio prende lo zaino e apre la porta del cesso.
Lo seguo sopra le scale, fa qualche passo e si siede sul prato, i movimenti sono rallentati. Mi siedo anch’io. Cerca di accendersi una sigaretta ma non riesce, ride; l’accendo e gliela passo. Mi ringrazia con un sorriso imbecille, poi si sdraia e biascica qualcosa che non ascolto.
Dopo un po’ lo guardo. Ha gli occhi semichiusi, la sigaretta che si consuma tra le dita, e la bocca socchiusa, un rivolo di saliva che cola di lato. Sembra morto, invece respira.
«Stronzo», mormoro tra i denti.
Non so perché cazzo sono qui, né dove andare. Giuro che vorrei pestarlo con tutta la forza che ho!
Invece, mi sdraio vicino a lui e basta, in attesa che torni.
Re: ROAD TO NOWHERE
Simona, buonasera! Prima a postare! Caratteri e tempo ok, buona IGNORANZA EROICA EDITION!
Re: ROAD TO NOWHERE
Ciao Sira, piacere di leggerti.
Hai declinato il tema in modo interessante con un racconto potente e che mi è piaciuto.
La posizione dell'amico è difficile, un tuo amico sta facendo una cazzata, non ti ascolta nonostante tu provi in tutti i modi dal dissuaderlo dal farla e va fino in fondo. Che fai? Te ne vai ("fa pure ma non contare su di me") oppure gli stai accanto perché dato che la farà è meglio che al suo fianco ci sia tu e non qualcun altro? Penso che tutti ci siamo trovati tante volte in una situazione del genere, in situazioni più o meno delicate di quella di questo racconto.
A livello stilistico magari qualche beat nei lunghi botta e risposta avrebbe facilitato la lettura, forse la situazione poteva essere settata in modo più chiaro all'inizio, ma roba di poco conto.
Complimenti, proprio un bel racconto che a me è piaciuto molto, sicuramente da posizioni alte (in attesa di leggere gli altri).
Alla prossima!
Hai declinato il tema in modo interessante con un racconto potente e che mi è piaciuto.
La posizione dell'amico è difficile, un tuo amico sta facendo una cazzata, non ti ascolta nonostante tu provi in tutti i modi dal dissuaderlo dal farla e va fino in fondo. Che fai? Te ne vai ("fa pure ma non contare su di me") oppure gli stai accanto perché dato che la farà è meglio che al suo fianco ci sia tu e non qualcun altro? Penso che tutti ci siamo trovati tante volte in una situazione del genere, in situazioni più o meno delicate di quella di questo racconto.
A livello stilistico magari qualche beat nei lunghi botta e risposta avrebbe facilitato la lettura, forse la situazione poteva essere settata in modo più chiaro all'inizio, ma roba di poco conto.
Complimenti, proprio un bel racconto che a me è piaciuto molto, sicuramente da posizioni alte (in attesa di leggere gli altri).
Alla prossima!
Re: ROAD TO NOWHERE
Bel racconto, non so se il tema sia perfettamente centrato. In ogni caso, bell'amico del cacchio. Avrebbe potuto fermarlo un mucchio di volte, ma non l'ha mai fatto. Buona fortuna.
Re: ROAD TO NOWHERE
Mi ha messo angoscia. Decisamente meglio del messaggio promozionale del ministero, anche se ho la fastidiosa sensazione che il sottotesto sia lo stesso (la canna che conduce alla droga che conduce al lato oscuro). Il focus però mi sembra più interessante: il punto di vista della persona accanto che non sa che fare. E soprattutto mi ha fatto provare emozioni che ricordo: l'incertezza tra il provare e il non provare, tra lo stare da un lato del confine o dall'altro, fino ad arrivare a mettere in discussione l'esistenza di quello stesso confine. Secondo me questo racconto funziona anche senza beat di dialogo comunque. Son dialoghi così realistici che funzionano da soli e contribuiscono alla perfezione a creare la sensazione di claustrofobia di due persone che fatichino a uscire dalla loro testa e dai loro drammi interiori.
Re: ROAD TO NOWHERE
Daniele ha scritto:Ciao Sira, piacere di leggerti.
Hai declinato il tema in modo interessante con un racconto potente e che mi è piaciuto.
La posizione dell'amico è difficile, un tuo amico sta facendo una cazzata, non ti ascolta nonostante tu provi in tutti i modi dal dissuaderlo dal farla e va fino in fondo. Che fai? Te ne vai ("fa pure ma non contare su di me") oppure gli stai accanto perché dato che la farà è meglio che al suo fianco ci sia tu e non qualcun altro? Penso che tutti ci siamo trovati tante volte in una situazione del genere, in situazioni più o meno delicate di quella di questo racconto.
A livello stilistico magari qualche beat nei lunghi botta e risposta avrebbe facilitato la lettura, forse la situazione poteva essere settata in modo più chiaro all'inizio, ma roba di poco conto.
Complimenti, proprio un bel racconto che a me è piaciuto molto, sicuramente da posizioni alte (in attesa di leggere gli altri).
Alla prossima!
Grazie Daniele, sono contenta che ti sia piaciuto. Buona gara.
Re: ROAD TO NOWHERE
srcm ha scritto:Mi ha messo angoscia. Decisamente meglio del messaggio promozionale del ministero, anche se ho la fastidiosa sensazione che il sottotesto sia lo stesso (la canna che conduce alla droga che conduce al lato oscuro). Il focus però mi sembra più interessante: il punto di vista della persona accanto che non sa che fare. E soprattutto mi ha fatto provare emozioni che ricordo: l'incertezza tra il provare e il non provare, tra lo stare da un lato del confine o dall'altro, fino ad arrivare a mettere in discussione l'esistenza di quello stesso confine. Secondo me questo racconto funziona anche senza beat di dialogo comunque. Son dialoghi così realistici che funzionano da soli e contribuiscono alla perfezione a creare la sensazione di claustrofobia di due persone che fatichino a uscire dalla loro testa e dai loro drammi interiori.
Ciao SRCM, grazie del tuo commento. Il sottotesto canna=buco non è nel mio intento, affatto. Ero più concentrata nel cogliere attimi di vita che molti di noi hanno sperimentato in prima persona o di riflesso. La claustrofobia delle emozioni e dei pensieri è arrivata e mi fa piacere. Buona gara.
Re: ROAD TO NOWHERE
Ragazzo ha scritto:Bel racconto, non so se il tema sia perfettamente centrato. In ogni caso, bell'amico del cacchio. Avrebbe potuto fermarlo un mucchio di volte, ma non l'ha mai fatto. Buona fortuna.
Grazie, buona fortuna anche a te.
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Re: ROAD TO NOWHERE
Tema centrato. Racconto crudo, che parla dell’inferno delle dipendenze. Giulio passa dalla droga leggera a quella pesante, sotto gli occhi del protagonista. Lo coinvolge, prendendo il tutto come una bravata, a partire dal Roipnol preso al padre insieme ai soldi. Anche il protagonista dipende dal fumo, ma a differenza dell’amico, si controlla. E gli resta accanto pure durante l’esperienza con la droga pesante, per amicizia. Bello il finale dove il protagonista aspetta letteralmente che l’amico torni, estraniato com’è dalla droga. Del resto, sono sempre stati insieme, fin dall’episodio di bullismo vissuto a quattordici anni.
Re: ROAD TO NOWHERE
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Racconto crudo, che parla dell’inferno delle dipendenze. Giulio passa dalla droga leggera a quella pesante, sotto gli occhi del protagonista. Lo coinvolge, prendendo il tutto come una bravata, a partire dal Roipnol preso al padre insieme ai soldi. Anche il protagonista dipende dal fumo, ma a differenza dell’amico, si controlla. E gli resta accanto pure durante l’esperienza con la droga pesante, per amicizia. Bello il finale dove il protagonista aspetta letteralmente che l’amico torni, estraniato com’è dalla droga. Del resto, sono sempre stati insieme, fin dall’episodio di bullismo vissuto a quattordici anni.
Grazie Alexandra, buona gara!
Re: ROAD TO NOWHERE
L'argomento del racconto tocca corde profonde per quelli della mia generazione, e in fondo non si può dire che non sia comunque attuale. La narrazione riesce a trasmettere bene l'angoscia e la pesantezza che aleggiano sul protagonista, e sulla situazione in generale.
Anche qui mi sembra che il tema sia preso molto liberamente, ci vedo l'inferno ma non l'assenza di mappe.
In ogni caso un buon racconto!
Anche qui mi sembra che il tema sia preso molto liberamente, ci vedo l'inferno ma non l'assenza di mappe.
In ogni caso un buon racconto!
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
Re: ROAD TO NOWHERE
Ciao, Silvia e piacere di leggerti.
Il racconto è di alta qualità sia a livello stilistico che di storia. Sul primo poco da dire: immersività perfetta, con piccole sbavature, ma così piccole che penso le potremmo inserire sotto quell'alea in cui le si possa ignorare poiché la loro contestazione potrebbe essere tacciata di purismo eccessivo. A livello di storia abbiamo un racconto di amicizia disperata e di disagio, in cui l'io narrante vede un amico scegliere volontariamente l'autodistruzione senza poter fare niente per fermarlo. Se proprio posso farti un appunto, penso che sarebbe stato opportuno inserire anche solo una frase che permettesse di avere più chiaro perché Giulia voglia farsi di eroina in modo così disperato. Insomma, sappiamo che vive in una famiglia agiata e sembra non soffrire di particolare problematiche, almeno dall'esterno. Anche l'idea "devi provare tutto" regge poco, perché l'impeto con cui supplica il protagonista di aiutarlo a mettere il laccio implica una lotta interiore che si concilia poco con una missione "edonista". Aggiungerlo avrebbe dato un tocco di perfezione al racconto, ma anche senza il racconto funziona benissimo.
I miei complimenti e alla prossima!
Il racconto è di alta qualità sia a livello stilistico che di storia. Sul primo poco da dire: immersività perfetta, con piccole sbavature, ma così piccole che penso le potremmo inserire sotto quell'alea in cui le si possa ignorare poiché la loro contestazione potrebbe essere tacciata di purismo eccessivo. A livello di storia abbiamo un racconto di amicizia disperata e di disagio, in cui l'io narrante vede un amico scegliere volontariamente l'autodistruzione senza poter fare niente per fermarlo. Se proprio posso farti un appunto, penso che sarebbe stato opportuno inserire anche solo una frase che permettesse di avere più chiaro perché Giulia voglia farsi di eroina in modo così disperato. Insomma, sappiamo che vive in una famiglia agiata e sembra non soffrire di particolare problematiche, almeno dall'esterno. Anche l'idea "devi provare tutto" regge poco, perché l'impeto con cui supplica il protagonista di aiutarlo a mettere il laccio implica una lotta interiore che si concilia poco con una missione "edonista". Aggiungerlo avrebbe dato un tocco di perfezione al racconto, ma anche senza il racconto funziona benissimo.
I miei complimenti e alla prossima!
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 345
Re: ROAD TO NOWHERE
In prima persona. Tempo verbale presente. Ambientazione: Attuale. Balcone appartamento / giardini pubblici. Tema centrato.
Ciao Simona piacere di leggerti.
Caspita ma che pezzo! Mi ha fatto molto pensare il commento di Ragazzo che ha detto che il suo amico avrebbe avuto molte possibilità di fermare il protagonista… Solo chi ha vissuto esperienze simili sa quanto sia tecnicamente difficile. Il senso di impotenza che si ha in quelle situazioni lo hai trasmesso in modo perfetto. All'inferno si scende a piccoli passi, e non vi è mappa per tornare indietro.
Complimenti.
Bruce.
Ciao Simona piacere di leggerti.
Caspita ma che pezzo! Mi ha fatto molto pensare il commento di Ragazzo che ha detto che il suo amico avrebbe avuto molte possibilità di fermare il protagonista… Solo chi ha vissuto esperienze simili sa quanto sia tecnicamente difficile. Il senso di impotenza che si ha in quelle situazioni lo hai trasmesso in modo perfetto. All'inferno si scende a piccoli passi, e non vi è mappa per tornare indietro.
Complimenti.
Bruce.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: ROAD TO NOWHERE
gioco ha scritto:L'argomento del racconto tocca corde profonde per quelli della mia generazione, e in fondo non si può dire che non sia comunque attuale. La narrazione riesce a trasmettere bene l'angoscia e la pesantezza che aleggiano sul protagonista, e sulla situazione in generale.
Anche qui mi sembra che il tema sia preso molto liberamente, ci vedo l'inferno ma non l'assenza di mappe.
In ogni caso un buon racconto!
Grazie gioco per il tuo commento.
Re: ROAD TO NOWHERE
Pretorian ha scritto:Ciao, Silvia e piacere di leggerti.
Il racconto è di alta qualità sia a livello stilistico che di storia. Sul primo poco da dire: immersività perfetta, con piccole sbavature, ma così piccole che penso le potremmo inserire sotto quell'alea in cui le si possa ignorare poiché la loro contestazione potrebbe essere tacciata di purismo eccessivo. A livello di storia abbiamo un racconto di amicizia disperata e di disagio, in cui l'io narrante vede un amico scegliere volontariamente l'autodistruzione senza poter fare niente per fermarlo. Se proprio posso farti un appunto, penso che sarebbe stato opportuno inserire anche solo una frase che permettesse di avere più chiaro perché Giulia voglia farsi di eroina in modo così disperato. Insomma, sappiamo che vive in una famiglia agiata e sembra non soffrire di particolare problematiche, almeno dall'esterno. Anche l'idea "devi provare tutto" regge poco, perché l'impeto con cui supplica il protagonista di aiutarlo a mettere il laccio implica una lotta interiore che si concilia poco con una missione "edonista". Aggiungerlo avrebbe dato un tocco di perfezione al racconto, ma anche senza il racconto funziona benissimo.
I miei complimenti e alla prossima!
Grazie Pretorian per il tuo commento.
Forse hai ragione su Giulio, ma sai che in Arena bisogna fare delle scelte e a volte si privilegia questo anziché quello e vai a sapere cosa sarebbe riuscito meglio. Invece per l'affermazione di Giulio sul provare tutto, è figlia di quella convinzione che si possa entrare e uscire dall'inferno della dipendenza (che è evidente lui già sta sperimentando ad altri livelli con l'uso di farmaci) con facilità, invece è solo un'anima fragile che si scherma dietro sicurezze che in realtà non possiede.
Re: ROAD TO NOWHERE
BruceLagogrigio ha scritto:In prima persona. Tempo verbale presente. Ambientazione: Attuale. Balcone appartamento / giardini pubblici. Tema centrato.
Ciao Simona piacere di leggerti.
Caspita ma che pezzo! Mi ha fatto molto pensare il commento di Ragazzo che ha detto che il suo amico avrebbe avuto molte possibilità di fermare il protagonista… Solo chi ha vissuto esperienze simili sa quanto sia tecnicamente difficile. Il senso di impotenza che si ha in quelle situazioni lo hai trasmesso in modo perfetto. All'inferno si scende a piccoli passi, e non vi è mappa per tornare indietro.
Complimenti.
Bruce.
Grazie Bruce, vorrei dire felice di risuonarti. Ma in questo caso, dato l'argomento, forse sarebbe stato meglio per te di no... Esatto, comunque, in quel tipo di inferno le coordinate gps sfumano nel nulla.
- Luca Moggia
- Messaggi: 200
Re: ROAD TO NOWHERE
Ciao Simona,
noto che abbiamo avuto la stessa idea per interpretare il tema proposto e dunque, in automatico, ti direi: tema centrato! Il riferimento alle “mappe” era forse la cosa più complicata ma, a mio avviso, l'affacciarsi a una pericolosa tossicodipendenza e la battuta finale del protagonista suggeriscono bene la mancanza di direzione.
Ti faccio i complimenti per il modo in cui riesci a rendere i dialoghi che trovo davvero ben scritti. Mi hanno catturato e trasportato fino alla fine senza l'effetto “il tipo parla come un libro stampato” che spesso invece mi capita di notare.
In proposito, un unico appunto: i due ragazzi parlano in modo simile e si riconoscono bene per l’ordinata scalettatura delle battute più che per un tono personalizzato.
Come a volte capita, il rovescio del punto di forza, rappresenta anche il punto debole.
Tutta la vicenda è resa con i dialoghi e non ci sono elementi di contesto a parte alcuni accenni ai luoghi in cui si svolge.
Come lettore faccio attenzione all’ambientazione. Mi da un senso di realismo, di partecipazione alla vicenda, e, se dettagliata in modo coerente con il tono della storia, diventa parte integrante delle sensazioni che il testo mi trasmette. Nel tuo racconto questo effetto “amplificatore” mi è mancato.
Un suggerimento: in che anni è ambientata la storia? Se si svolge ai giorni d’oggi sarebbe stato forse meglio che Giulio fumasse l’eroina invece di farsela in vena. Avrebbe aiutato a uscire dallo “stereotipo” del buco.
E lo dico a te, per dirlo a me. Ho usato esattamente la stessa immagine!
Alla prossima e in bocca al lupo per l’Ignoranza Eroica!
noto che abbiamo avuto la stessa idea per interpretare il tema proposto e dunque, in automatico, ti direi: tema centrato! Il riferimento alle “mappe” era forse la cosa più complicata ma, a mio avviso, l'affacciarsi a una pericolosa tossicodipendenza e la battuta finale del protagonista suggeriscono bene la mancanza di direzione.
Ti faccio i complimenti per il modo in cui riesci a rendere i dialoghi che trovo davvero ben scritti. Mi hanno catturato e trasportato fino alla fine senza l'effetto “il tipo parla come un libro stampato” che spesso invece mi capita di notare.
In proposito, un unico appunto: i due ragazzi parlano in modo simile e si riconoscono bene per l’ordinata scalettatura delle battute più che per un tono personalizzato.
Come a volte capita, il rovescio del punto di forza, rappresenta anche il punto debole.
Tutta la vicenda è resa con i dialoghi e non ci sono elementi di contesto a parte alcuni accenni ai luoghi in cui si svolge.
Come lettore faccio attenzione all’ambientazione. Mi da un senso di realismo, di partecipazione alla vicenda, e, se dettagliata in modo coerente con il tono della storia, diventa parte integrante delle sensazioni che il testo mi trasmette. Nel tuo racconto questo effetto “amplificatore” mi è mancato.
Un suggerimento: in che anni è ambientata la storia? Se si svolge ai giorni d’oggi sarebbe stato forse meglio che Giulio fumasse l’eroina invece di farsela in vena. Avrebbe aiutato a uscire dallo “stereotipo” del buco.
E lo dico a te, per dirlo a me. Ho usato esattamente la stessa immagine!
Alla prossima e in bocca al lupo per l’Ignoranza Eroica!
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
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Re: ROAD TO NOWHERE
A volte i racconti che piacciono di più sono i più difficili da commentare.
Ho apprezzato davvero molto il tuo testo. L'ho apprezzato sia a livello di stile che di tema che è perfettamente coerente, almeno per me.
Per mia propensione ho notato soprattutto gli aspetti descrittivi della narrazione e anche la sospensione, rarefazione delle immagini nel finale. Bella prova!
A rileggerci presto!
Posizionerò di sicuro il tuo racconto nelle zone alte della classifica
Ho apprezzato davvero molto il tuo testo. L'ho apprezzato sia a livello di stile che di tema che è perfettamente coerente, almeno per me.
Per mia propensione ho notato soprattutto gli aspetti descrittivi della narrazione e anche la sospensione, rarefazione delle immagini nel finale. Bella prova!
A rileggerci presto!
Posizionerò di sicuro il tuo racconto nelle zone alte della classifica
Elettra Fusi
ProfElettra
ProfElettra
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Re: ROAD TO NOWHERE
La situazione è verosimile, soprattutto i personaggi, in cui non è affatto difficile immedesimarsi.
Lo stile funziona abbastanza bene (anche se non capisco voi pessime persone che andate a capo coi dialoghi rispetto all'attribuzione degli stessi! Ahahah), per quanto anch'io lamenti l'assenza di recitazione e della mancanza descrittiva.
Le osservazioni critiche che mi vengono da fare sono due:
- la prima è quella del tema. Anche in questo caso, come negli altri due racconti che ho letto finora, non so quanto sia davvero centrato. Forse diventa ancora più vago perché il POV non è quello che vive l'inferno e non ha mappe. O forse lui non ha mappe (nel senso che non sa cosa fare) e l'altro vive l'inferno? Comunque ci siamo capiti, siamo borderline a mio avviso, forse qui non tanto per la vicenda in sé, quanto per come è scritta (si poteva far la stessa cosa veicolando meglio il tema? Non so);
- la seconda è una riflessione sul personaggio POV, che a conti fatti risulta anche il protagonista. Mi viene in mente una domanda retorica che a volte si sente fare, nel discutere di narratologia: "se il protagonista è passivo, non prende decisioni e segue la corrente, è il protagonista?". Ecco, per quanto abbia senso nel racconto che il POV sia effettivamente passivo e subisca in pieno la situazione, senza avere idea di cosa fare (quindi non lo ritengo un errore, in fin dei conti è una scelta legittima, soprattutto in un testo così breve), io durante il racconto mi sono chiesto a più riprese quando si sarebbe deciso a fare qualcosa, nel bene o nel male, e se in effetti il focus non potesse rivelarsi essere su Giulio. Proprio perché per quanto sensata è una scelta che ha il contro di pesare sulla lettura.
Lo stile funziona abbastanza bene (anche se non capisco voi pessime persone che andate a capo coi dialoghi rispetto all'attribuzione degli stessi! Ahahah), per quanto anch'io lamenti l'assenza di recitazione e della mancanza descrittiva.
Le osservazioni critiche che mi vengono da fare sono due:
- la prima è quella del tema. Anche in questo caso, come negli altri due racconti che ho letto finora, non so quanto sia davvero centrato. Forse diventa ancora più vago perché il POV non è quello che vive l'inferno e non ha mappe. O forse lui non ha mappe (nel senso che non sa cosa fare) e l'altro vive l'inferno? Comunque ci siamo capiti, siamo borderline a mio avviso, forse qui non tanto per la vicenda in sé, quanto per come è scritta (si poteva far la stessa cosa veicolando meglio il tema? Non so);
- la seconda è una riflessione sul personaggio POV, che a conti fatti risulta anche il protagonista. Mi viene in mente una domanda retorica che a volte si sente fare, nel discutere di narratologia: "se il protagonista è passivo, non prende decisioni e segue la corrente, è il protagonista?". Ecco, per quanto abbia senso nel racconto che il POV sia effettivamente passivo e subisca in pieno la situazione, senza avere idea di cosa fare (quindi non lo ritengo un errore, in fin dei conti è una scelta legittima, soprattutto in un testo così breve), io durante il racconto mi sono chiesto a più riprese quando si sarebbe deciso a fare qualcosa, nel bene o nel male, e se in effetti il focus non potesse rivelarsi essere su Giulio. Proprio perché per quanto sensata è una scelta che ha il contro di pesare sulla lettura.
Re: ROAD TO NOWHERE
Luca Moggia ha scritto:Ciao Simona,
noto che abbiamo avuto la stessa idea per interpretare il tema proposto e dunque, in automatico, ti direi: tema centrato! Il riferimento alle “mappe” era forse la cosa più complicata ma, a mio avviso, l'affacciarsi a una pericolosa tossicodipendenza e la battuta finale del protagonista suggeriscono bene la mancanza di direzione.
Ti faccio i complimenti per il modo in cui riesci a rendere i dialoghi che trovo davvero ben scritti. Mi hanno catturato e trasportato fino alla fine senza l'effetto “il tipo parla come un libro stampato” che spesso invece mi capita di notare.
In proposito, un unico appunto: i due ragazzi parlano in modo simile e si riconoscono bene per l’ordinata scalettatura delle battute più che per un tono personalizzato.
Come a volte capita, il rovescio del punto di forza, rappresenta anche il punto debole.
Tutta la vicenda è resa con i dialoghi e non ci sono elementi di contesto a parte alcuni accenni ai luoghi in cui si svolge.
Come lettore faccio attenzione all’ambientazione. Mi da un senso di realismo, di partecipazione alla vicenda, e, se dettagliata in modo coerente con il tono della storia, diventa parte integrante delle sensazioni che il testo mi trasmette. Nel tuo racconto questo effetto “amplificatore” mi è mancato.
Un suggerimento: in che anni è ambientata la storia? Se si svolge ai giorni d’oggi sarebbe stato forse meglio che Giulio fumasse l’eroina invece di farsela in vena. Avrebbe aiutato a uscire dallo “stereotipo” del buco.
E lo dico a te, per dirlo a me. Ho usato esattamente la stessa immagine!
Alla prossima e in bocca al lupo per l’Ignoranza Eroica!
Ciao Luca e grazie per il commento. Apprezzo anche le osservazioni dettagliate che hai mosso verso il racconto e provo a rispondere. Anzitutto il periodo storico: anni ottanta, quindi massima diffusione dell'eroina in quel modo. L'ambientazione è quella della Milano dell'epoca, chi c'era riconosce nel bar Magenta, nel Parco (Sempione ovviamente, IL parco per eccellenza) luoghi noti, ma hai ragione, non sono così delineati da arricchire il racconto. Ho volutamente svuotato il racconto per lasciare solo loro due e il loro inferno. Sulla voce, grazie, cercherò di provare a migliorarla per differenziarla. E poi andrò a leggerti, a questo punto sono molto curiosa. Buona gara!
Re: ROAD TO NOWHERE
Elettra Fusi ha scritto:A volte i racconti che piacciono di più sono i più difficili da commentare.
Ho apprezzato davvero molto il tuo testo. L'ho apprezzato sia a livello di stile che di tema che è perfettamente coerente, almeno per me.
Per mia propensione ho notato soprattutto gli aspetti descrittivi della narrazione e anche la sospensione, rarefazione delle immagini nel finale. Bella prova!
A rileggerci presto!
Posizionerò di sicuro il tuo racconto nelle zone alte della classifica
Grazie Elettra per il tuo commento! Ti auguro una buona gara.
Re: ROAD TO NOWHERE
PuntiDiDomanda ha scritto:La situazione è verosimile, soprattutto i personaggi, in cui non è affatto difficile immedesimarsi.
Lo stile funziona abbastanza bene (anche se non capisco voi pessime persone che andate a capo coi dialoghi rispetto all'attribuzione degli stessi! Ahahah), per quanto anch'io lamenti l'assenza di recitazione e della mancanza descrittiva.
Le osservazioni critiche che mi vengono da fare sono due:
- la prima è quella del tema. Anche in questo caso, come negli altri due racconti che ho letto finora, non so quanto sia davvero centrato. Forse diventa ancora più vago perché il POV non è quello che vive l'inferno e non ha mappe. O forse lui non ha mappe (nel senso che non sa cosa fare) e l'altro vive l'inferno? Comunque ci siamo capiti, siamo borderline a mio avviso, forse qui non tanto per la vicenda in sé, quanto per come è scritta (si poteva far la stessa cosa veicolando meglio il tema? Non so);
- la seconda è una riflessione sul personaggio POV, che a conti fatti risulta anche il protagonista. Mi viene in mente una domanda retorica che a volte si sente fare, nel discutere di narratologia: "se il protagonista è passivo, non prende decisioni e segue la corrente, è il protagonista?". Ecco, per quanto abbia senso nel racconto che il POV sia effettivamente passivo e subisca in pieno la situazione, senza avere idea di cosa fare (quindi non lo ritengo un errore, in fin dei conti è una scelta legittima, soprattutto in un testo così breve), io durante il racconto mi sono chiesto a più riprese quando si sarebbe deciso a fare qualcosa, nel bene o nel male, e se in effetti il focus non potesse rivelarsi essere su Giulio. Proprio perché per quanto sensata è una scelta che ha il contro di pesare sulla lettura.
Ciao (non ce la faccio a chiamarti puntididomanda...) e grazie per aver espresso il tuo commento. Provo a rispondere. Per quanto riguarda il tema, la situazione è un inferno per entrambi (narratore e co-protagonista) secondo me, ed entrambi sono privi di mappe da seguire per trovare la via d'uscita. Per il POV: non credo che il narratore sia passivo, magari sgomento, impaurito, incapace di gestire qualcosa più grande di sé. In una parola, la strada che percorrono verso l'inferno la condividono, ognuno secondo un personale livello di immersione. Ti auguro buona gara
- L'inquisitore
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Re: ROAD TO NOWHERE
Ciao Sira! Racconto solido nelle intenzioni e nella tecnica. Mi sono piaciuti molto gli elementi che fanno aderire il pezzo al tema non solo in modo vago, ma ben chiaro. La trovo una prova del tuo controllo sul testo. La situazione, per quanto forte e chiara, è un po' banale e lineare. Diciamo che a livello di idee non hai portato nulla di nuovo sul tavolo, ma hai presentato bene uno spaccato noto ai più.
Riguardo alla questione POV e protagonista passivo non c'è nessun problema: nessuno ha mai detto che il punto di vista deve essere anche il protagonista della storia. Si tratta di una convenzione nata per la frequenza, non di una regola. Inoltre la passività (caratteristica o imposta dall'impotenza) in questo tuo pezzo è una componente fondamentale per la trattazione del tema, quindi non ci vedo alcun problema.
Con un guizzo d'originalità in più ti avrei senz'altro proposta per la vetrina. Ottima prova per cui ricevi un pollice quasi su.
Riguardo alla questione POV e protagonista passivo non c'è nessun problema: nessuno ha mai detto che il punto di vista deve essere anche il protagonista della storia. Si tratta di una convenzione nata per la frequenza, non di una regola. Inoltre la passività (caratteristica o imposta dall'impotenza) in questo tuo pezzo è una componente fondamentale per la trattazione del tema, quindi non ci vedo alcun problema.
Con un guizzo d'originalità in più ti avrei senz'altro proposta per la vetrina. Ottima prova per cui ricevi un pollice quasi su.
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