Impiccato.
Impiccato.
“Dai Jimmy che devo andare a lavoro, non sei grasso! Non ci fare caso, se esagerano ancora dillo alla maestra. Forza scendi che sono in ritardo!”
Non riusciva nemmeno ad aprire la portiera, figuriamoci scendere dall’auto. La cintura di sicurezza lo bloccava, ma lo faceva sentire protetto.
“Mamma non capisci, non ce la faccio più!”
Lei non lo ascoltò nemmeno, gli slacciò la cintura, prese lo zaino dal sedile posteriore e glielo mise sulle gambe.
“Scendi subito! Devo andare!”
Così Jimmy si mosse in silenzio, aprì la portiera e con lo sguardo basso mise un passo davanti l’altro. Come ogni mattina attraversò il cancello in ferro battuto che delimitava l’ingresso del parco davanti a scuola e immerso tra i castagni seguì il solito sentiero sterrato. I pensieri lo isolavano dal mondo, sognava di essere in un bosco lontano, al riparo da tutti. Ma quel viaggio durava poco, la sua mente tornava sempre verso i compagni di classe che lo prendevano in giro.
Era sempre la stessa storia. Giorno dopo giorno.
Sentiva premere le lacrime dietro gli occhi, ma non voleva piangere anche oggi.
Continuò come un automa a camminare tra gli alberi e quando arrivò alla fontana centrale vide un gruppetto di passerotti tuffarsi e agitarsi nella sabbia del sentiero. Era come se la utilizzassero per grattarsi o per asciugarsi, non riusciva a capirlo, ma li adorava. Lo distraevano. Si tranquillizzò un pochino.
Prese dalla tasca il pacchetto di cracker che avrebbe mangiato all’intervallo, lo aprì e lanciò un pezzettino nella loro direzione. Erano una decina e per sfamarli decise di tirarne un altro pezzettino e poi ancora po’. Li guardò mentre beccavano eccitati e notò che uno di loro, il più piccino, non riusciva ad afferrare nulla perché veniva ogni volta derubato da un compagno più aggressivo.
Staccò un altro pezzo e provò a lanciarlo il più vicino possibile a lui. Niente da fare veniva sempre anticipato.
Sei come me. Sentiva le lacrime affiorare dietro gli occhi. Non devo piangere.
Si girò e riprese a camminare verso la scuola. Aveva il fiato corto e sarebbe crollato da un momento all’altro. Si bloccò in mezzo al sentiero con un pensiero rivolto alla mamma. Anche lei non mi capisce. Anche lei non sa cosa fare.
Poi il passerotto più piccino gli volò accanto, Jimmy lo seguì con lo sguardo, lo vide appoggiarsi alla fontana e per caso si accorse che un paio di metri a lato, sotto un albero, c’era una gabbia nera, aperta e con un pezzo di pane appoggiato. Ci mise qualche secondo, ma poi lo capì. E’ una trappola!
“Via! Vola via!”
Gli si avvicinò sbracciandosi e riuscì a farlo spaventare. Così il passerotto lasciò la fontana, ma si voltò verso la gabbia attratto dal pezzo di pane, ci si fiondò con energia e in un istante era lì. TAC!
“Nooo”
La gabbia si era chiusa sul passerotto. Gli corse incontro per aprirla, ma sentì un duro colpo sul braccio destro, come se avesse tirato una spallata contro un muro.
In un attimo si ritrovò in terra frastornato, la faccia sulla sabbia e una voce maschile rivolta verso di lui.
“Tettinaaaa, cosa faaaiiii? Ohh, un piccolo passerotto è stato catturato? Vuoi salvarlo? Che dolce che sei tettina!”
Erano Dax e Tommy. I bulli della classe.
“Tettiiina, tettinaaaa, che fai, sei caduto come un sacco? ahahahah!”
Li vide darsi un cinque, ridevano, si avvicinarono, gli tirarono un calcio sulla schiena e si allontanarono in direzione della gabbietta. La presero e continuarono a sfotterlo divertiti.
“Tettina è caduto, tettina non sta in piedi!”
“Impiccati sfigato!”.
Man mano che parlavano la loro voce si affievoliva, le grida e gli sfottò continuavano, ma solo per un po’, fino ad spegnersi del tutto.
Se ne sono già andati. Non valgo nulla.
Jimmy iniziò a piangere. I singhiozzi gli esplosero nel petto come una violenta tempesta, le lacrime gli appannarono lo sguardo e non aveva nessuna intenzione di rialzarsi.
Impiccati sfigato. Quelle erano le uniche parole che gli erano rimaste in mente.
Forse hanno ragione.
Passò qualche istante o forse qualche minuto.
Senza rendersi conto di nulla si ritrovò in piedi. Fissava il ramo alto di un castagno lì accanto, immaginava un modo per usare lo zaino e farla finita.
Poi pensò anche alla mamma. Nemmeno lei mi capisce.
Smise di piangere. Immaginava di vedersi appeso ad un ramo per il collo e si guardava come se fosse lo spettatore di sé stesso.
Jimmy
Nella testa era rimasta solo la voce di mamma che lo chiamava.
Jimmy
Era corsa al lavoro senza dare peso ai suoi problemi e pensarla aveva solo l’effetto di farlo piangere ancora più forte. Si ritrovò a rivolgerle un grido a pugni chiusi: “Lasciami stare. Nemmeno tu sai come aiutarmi.”
La sua voce non se ne andava, ma lo faceva stare meglio.
“Jimmy, forse non so come aiutarti. E forse ti sembra che non esista una soluzione, ma possiamo cercarne una, possiamo cercarla insieme.”
Si girò. Mamma era davvero lì, era reale e gli tendeva una mano con il suo sorriso più dolce.
Le corse incontro e in un istante non era più solo, una strada l’avrebbero trovata.
Non riusciva nemmeno ad aprire la portiera, figuriamoci scendere dall’auto. La cintura di sicurezza lo bloccava, ma lo faceva sentire protetto.
“Mamma non capisci, non ce la faccio più!”
Lei non lo ascoltò nemmeno, gli slacciò la cintura, prese lo zaino dal sedile posteriore e glielo mise sulle gambe.
“Scendi subito! Devo andare!”
Così Jimmy si mosse in silenzio, aprì la portiera e con lo sguardo basso mise un passo davanti l’altro. Come ogni mattina attraversò il cancello in ferro battuto che delimitava l’ingresso del parco davanti a scuola e immerso tra i castagni seguì il solito sentiero sterrato. I pensieri lo isolavano dal mondo, sognava di essere in un bosco lontano, al riparo da tutti. Ma quel viaggio durava poco, la sua mente tornava sempre verso i compagni di classe che lo prendevano in giro.
Era sempre la stessa storia. Giorno dopo giorno.
Sentiva premere le lacrime dietro gli occhi, ma non voleva piangere anche oggi.
Continuò come un automa a camminare tra gli alberi e quando arrivò alla fontana centrale vide un gruppetto di passerotti tuffarsi e agitarsi nella sabbia del sentiero. Era come se la utilizzassero per grattarsi o per asciugarsi, non riusciva a capirlo, ma li adorava. Lo distraevano. Si tranquillizzò un pochino.
Prese dalla tasca il pacchetto di cracker che avrebbe mangiato all’intervallo, lo aprì e lanciò un pezzettino nella loro direzione. Erano una decina e per sfamarli decise di tirarne un altro pezzettino e poi ancora po’. Li guardò mentre beccavano eccitati e notò che uno di loro, il più piccino, non riusciva ad afferrare nulla perché veniva ogni volta derubato da un compagno più aggressivo.
Staccò un altro pezzo e provò a lanciarlo il più vicino possibile a lui. Niente da fare veniva sempre anticipato.
Sei come me. Sentiva le lacrime affiorare dietro gli occhi. Non devo piangere.
Si girò e riprese a camminare verso la scuola. Aveva il fiato corto e sarebbe crollato da un momento all’altro. Si bloccò in mezzo al sentiero con un pensiero rivolto alla mamma. Anche lei non mi capisce. Anche lei non sa cosa fare.
Poi il passerotto più piccino gli volò accanto, Jimmy lo seguì con lo sguardo, lo vide appoggiarsi alla fontana e per caso si accorse che un paio di metri a lato, sotto un albero, c’era una gabbia nera, aperta e con un pezzo di pane appoggiato. Ci mise qualche secondo, ma poi lo capì. E’ una trappola!
“Via! Vola via!”
Gli si avvicinò sbracciandosi e riuscì a farlo spaventare. Così il passerotto lasciò la fontana, ma si voltò verso la gabbia attratto dal pezzo di pane, ci si fiondò con energia e in un istante era lì. TAC!
“Nooo”
La gabbia si era chiusa sul passerotto. Gli corse incontro per aprirla, ma sentì un duro colpo sul braccio destro, come se avesse tirato una spallata contro un muro.
In un attimo si ritrovò in terra frastornato, la faccia sulla sabbia e una voce maschile rivolta verso di lui.
“Tettinaaaa, cosa faaaiiii? Ohh, un piccolo passerotto è stato catturato? Vuoi salvarlo? Che dolce che sei tettina!”
Erano Dax e Tommy. I bulli della classe.
“Tettiiina, tettinaaaa, che fai, sei caduto come un sacco? ahahahah!”
Li vide darsi un cinque, ridevano, si avvicinarono, gli tirarono un calcio sulla schiena e si allontanarono in direzione della gabbietta. La presero e continuarono a sfotterlo divertiti.
“Tettina è caduto, tettina non sta in piedi!”
“Impiccati sfigato!”.
Man mano che parlavano la loro voce si affievoliva, le grida e gli sfottò continuavano, ma solo per un po’, fino ad spegnersi del tutto.
Se ne sono già andati. Non valgo nulla.
Jimmy iniziò a piangere. I singhiozzi gli esplosero nel petto come una violenta tempesta, le lacrime gli appannarono lo sguardo e non aveva nessuna intenzione di rialzarsi.
Impiccati sfigato. Quelle erano le uniche parole che gli erano rimaste in mente.
Forse hanno ragione.
Passò qualche istante o forse qualche minuto.
Senza rendersi conto di nulla si ritrovò in piedi. Fissava il ramo alto di un castagno lì accanto, immaginava un modo per usare lo zaino e farla finita.
Poi pensò anche alla mamma. Nemmeno lei mi capisce.
Smise di piangere. Immaginava di vedersi appeso ad un ramo per il collo e si guardava come se fosse lo spettatore di sé stesso.
Jimmy
Nella testa era rimasta solo la voce di mamma che lo chiamava.
Jimmy
Era corsa al lavoro senza dare peso ai suoi problemi e pensarla aveva solo l’effetto di farlo piangere ancora più forte. Si ritrovò a rivolgerle un grido a pugni chiusi: “Lasciami stare. Nemmeno tu sai come aiutarmi.”
La sua voce non se ne andava, ma lo faceva stare meglio.
“Jimmy, forse non so come aiutarti. E forse ti sembra che non esista una soluzione, ma possiamo cercarne una, possiamo cercarla insieme.”
Si girò. Mamma era davvero lì, era reale e gli tendeva una mano con il suo sorriso più dolce.
Le corse incontro e in un istante non era più solo, una strada l’avrebbero trovata.
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
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Re: Impiccato.
Ciao Robin e benvenuto nell'Arena! Ho visto che ti sei presentato nell'apposito spazio, ma mi servirebbe sapere, anche solo con PM, il tuo nome e cognome. Se sei su fb, ti consiglio di entrare nel gruppo di MC per vivere al meglio l'edizione. Per il resto: caratteri e tempo ok, pertanto buona IGNORANZA EROICA EDITION!
Re: Impiccato.
Grandeeeeee che bella questa approvazione! E' la mia prima volta! Ti scrivo subito in privato! Ho anche fatto richiesta al gruppo FB alle 21 circa!
Robin Ki
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Re: Impiccato.
Ciao, Robin. Sono anch'io nuovo di questo forum.
Con questo racconto tratti un tema molto delicato, qual è quello del bullismo.
E il finale è molto bello e rassicurante.
Tuttavia non lo trovo molto attinente al tema proposto. E' vero che per il ragazzo l'inferno non ha mappe perché il suo inferno sono quei bulli, però mi sembra comunque un po' forzata come cosa, se è questo il significato che volevi dare a questo racconto.
Con questo racconto tratti un tema molto delicato, qual è quello del bullismo.
E il finale è molto bello e rassicurante.
Tuttavia non lo trovo molto attinente al tema proposto. E' vero che per il ragazzo l'inferno non ha mappe perché il suo inferno sono quei bulli, però mi sembra comunque un po' forzata come cosa, se è questo il significato che volevi dare a questo racconto.
Re: Impiccato.
Ciao Ragazzo,
attenzione perché noi due siamo nello stesso gruppo tu non dovresti valutare me, bensì VILUPERA, in ogni caso piacere di conoscerti e grazie del feedback!.
Se tu non hai trovato attinenza significa che l'attinenza non è passata quindi accolgo e medito!
Se può esserti utile per il confronto, la mia idea era quella di raccontare l'inferno non in maniera letterale, ma come una metafora dell'inferno personale che un ragazzo può vivere.
Di come una mappa per uscirne da soli e a colpo sicuro... non esista.
Ma che nonostante questo la propria strada la si possa trovare, però non da soli, non isolandosi, ma con l'aiuto di qualcuno... Che in questo caso è la madre.
Ti andrebbe di darmi un feedback su come hai vissuto la storia a livello di coinvolgimento? Se ti sei bloccato da qualche parte e dove? E cosa posso migliorare nella struttura e nello stile!
Ovviamente solo se hai tempo, grazie mille!
attenzione perché noi due siamo nello stesso gruppo tu non dovresti valutare me, bensì VILUPERA, in ogni caso piacere di conoscerti e grazie del feedback!.
Se tu non hai trovato attinenza significa che l'attinenza non è passata quindi accolgo e medito!
Se può esserti utile per il confronto, la mia idea era quella di raccontare l'inferno non in maniera letterale, ma come una metafora dell'inferno personale che un ragazzo può vivere.
Di come una mappa per uscirne da soli e a colpo sicuro... non esista.
Ma che nonostante questo la propria strada la si possa trovare, però non da soli, non isolandosi, ma con l'aiuto di qualcuno... Che in questo caso è la madre.
Ti andrebbe di darmi un feedback su come hai vissuto la storia a livello di coinvolgimento? Se ti sei bloccato da qualche parte e dove? E cosa posso migliorare nella struttura e nello stile!
Ovviamente solo se hai tempo, grazie mille!
Robin Ki
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Re: Impiccato.
Robin
Tema centrato. Racconto che affronta il bullismo. Jimmy è deriso dai compagni perché ha qualche chilo di troppo. Una condizione che lo fa disperare. E che lo porta a considerare il suicidio. Molto poetici i passerotti, soprattutto quello catturato dai bulli. È la metonimia, almeno così appare al lettore, per indicare la condizione di Jimmy, anche perché quel passerotto è derubato delle briciole di cracker dai compagni più intraprendenti. Bellissima storia con uno spiraglio di speranza. La madre impegnata al lavoro è tornata per Jimmy.
Attenzione: impiccati, sfigato
Tema centrato. Racconto che affronta il bullismo. Jimmy è deriso dai compagni perché ha qualche chilo di troppo. Una condizione che lo fa disperare. E che lo porta a considerare il suicidio. Molto poetici i passerotti, soprattutto quello catturato dai bulli. È la metonimia, almeno così appare al lettore, per indicare la condizione di Jimmy, anche perché quel passerotto è derubato delle briciole di cracker dai compagni più intraprendenti. Bellissima storia con uno spiraglio di speranza. La madre impegnata al lavoro è tornata per Jimmy.
Attenzione: impiccati, sfigato
Re: Impiccato.
alexandra.fischer ha scritto:Robin
Tema centrato. Racconto che affronta il bullismo. Jimmy è deriso dai compagni perché ha qualche chilo di troppo. Una condizione che lo fa disperare. E che lo porta a considerare il suicidio. Molto poetici i passerotti, soprattutto quello catturato dai bulli. È la metonimia, almeno così appare al lettore, per indicare la condizione di Jimmy, anche perché quel passerotto è derubato delle briciole di cracker dai compagni più intraprendenti. Bellissima storia con uno spiraglio di speranza. La madre impegnata al lavoro è tornata per Jimmy. Attenzione: impiccati, sfigato
Grazie Alexandra mi fa piacere leggere il tuo commento, se hai qualche suggerimento per migliorare il racconto sono qui!
Robin Ki
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Re: Impiccato.
In terza persona. Tempo verbale passato remoto (pensato al presente). Ambientazione. Attuale / Parco Pubblico. Tema centrato.
Ciao Robin, piacere di leggerti.
Mi è molto piaciuta la declinazione del tema che hai intavolato e come l’hai realizzata. Un racconto molto delicato.
MI hai dato l’idea di uno stile un po’ acerbo che però si sposa bene con i pensieri del ragazzo e il suo punto di vista. Forse è anche consapevole ma non avendo letto nulla di tuo mi è difficile stabilirlo
Un paio di appunti formali:
E’ una trappola!
Corretta:
È un trappola!
Forse hai fatto copia e incolla da word e ti ha lasciato un sacco di spazi fra una frase e l’altra, meglio evitarlo. Lo spazio lo si può usare per staccare le parti del racconto o enfatizzare alcune parti.
Buona prova nel complesso per me.
Buona gara!
Bruce.
Ciao Robin, piacere di leggerti.
Mi è molto piaciuta la declinazione del tema che hai intavolato e come l’hai realizzata. Un racconto molto delicato.
MI hai dato l’idea di uno stile un po’ acerbo che però si sposa bene con i pensieri del ragazzo e il suo punto di vista. Forse è anche consapevole ma non avendo letto nulla di tuo mi è difficile stabilirlo
Un paio di appunti formali:
E’ una trappola!
Corretta:
È un trappola!
Forse hai fatto copia e incolla da word e ti ha lasciato un sacco di spazi fra una frase e l’altra, meglio evitarlo. Lo spazio lo si può usare per staccare le parti del racconto o enfatizzare alcune parti.
Buona prova nel complesso per me.
Buona gara!
Bruce.
Ultima modifica di BruceLagogrigio il venerdì 24 novembre 2023, 12:09, modificato 1 volta in totale.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: Impiccato.
BruceLagogrigio ha scritto:In terza persona. Tempo verbale presente. Ambientazione. Attuale / Parco Pubblico. Tema centrato.
Ciao Robin, piacere di leggerti.
Mi è molto piaciuta la declinazione del tema che hai intavolato e come l’hai realizzata. Un racconto molto delicato.
MI hai dato l’idea di uno stile un po’ acerbo che però si sposa bene con i pensieri del ragazzo e il suo punto di vista. Forse è anche consapevole ma non avendo letto nulla di tuo mi è difficile stabilirlo
Un paio di appunti formali:
E’ una trappola!
Corretta:
È un trappola!
Forse hai fatto copia e incolla da word e ti ha lasciato un sacco di spazi fra una frase e l’altra, meglio evitarlo. Lo spazio lo si può usare per staccare le parti del racconto o enfatizzare alcune parti.
Buona prova nel complesso per me.
Buona gara!
Bruce.
Ciao Bruce!
Grazie del tuo commento, sì lo stile è un po' acerbo e non è voluto, sono io che devo migliorare molto infatti ho appena iniziato il mio viaggio nel mondo della scrittura quindi prendo questo tuo feedback in maniera diretta e ti ringrazio ancora di più per avermelo fatto notare!
Anche la questione E' Vs È si tratta di una trappola che devo evitare e per gli spazi... vale lo stesso, devo ancora imparare bene come costruire ogni cosa correttamente, quindi grazie, farò tesoro dei tuo preziosi consigli!!
Robin Ki
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Re: Impiccato.
Allora mi sembra un ottimo punto di partenza!
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: Impiccato.
Ciao, Robin e benvenuto a Minuti Contati.
Allora, tanto lo stile che la storia del tuo racconto soffrono di problemi solitamente riconducibili all'inesperienza. La storia è quella abbastanza standardizzata del bullismo infantile legato all'obesità, triste, ma già vista in un numero elevatissimo di altri media. Il finale arriva inaspettato, ma ha anche poco impatto, perché della madre vediamo pochissimo e sappiamo ancor meno. Il fatto che passi da madre focalizzata sul lavoro tipica del film americano ani 90 a madre amorevole è un alemnto interessante, ma avrebbe necessitato un maggiore approfondimento, magari diventando il vero fulcro della storia. Anche il rapporto tra Jimmy e il pettirosso e il bullismo del ragazzo sono temi che sembra che debbano diventare importanti, ma poi vanno a cadere (con l'atto di bullismo vero e propro che non dura più di una manciata di righe) quasi senza esito. A livello di stile, ottimo il fatto che tu abbia usato la terza persona (per esperienza, so che alle prime armi si dente a usare molto il narratore onnisciente), ma c'è da fare ancora un certo lavoro per incrementare l'immersività. In alcuni punti il narratore erompe sul pensiero di Jimmy e la terza persona viene a mancare. Un caso sono le indicazione di pensiero o di percezione: se sei in terza persona e vedi con gli occhi di un personaggio, il semplice fatto che qualcosa viene descritto indic implicitamente che l'io narrante l'abbia vista, mentre se specifichi che lo abbia fatto (ad esempio "Li guardò mentre beccavano eccitati e notò che uno di loro, il più piccino, non riusciva ad afferrare nulla perché veniva ogni volta derubato da un compagno più aggressivo.") è chiaro che non è il protagonista a vedere, ma è il narratore a descrivere il suo atto di vedere e questo rompe l'immersione del racconto.
Alla prossima!
Allora, tanto lo stile che la storia del tuo racconto soffrono di problemi solitamente riconducibili all'inesperienza. La storia è quella abbastanza standardizzata del bullismo infantile legato all'obesità, triste, ma già vista in un numero elevatissimo di altri media. Il finale arriva inaspettato, ma ha anche poco impatto, perché della madre vediamo pochissimo e sappiamo ancor meno. Il fatto che passi da madre focalizzata sul lavoro tipica del film americano ani 90 a madre amorevole è un alemnto interessante, ma avrebbe necessitato un maggiore approfondimento, magari diventando il vero fulcro della storia. Anche il rapporto tra Jimmy e il pettirosso e il bullismo del ragazzo sono temi che sembra che debbano diventare importanti, ma poi vanno a cadere (con l'atto di bullismo vero e propro che non dura più di una manciata di righe) quasi senza esito. A livello di stile, ottimo il fatto che tu abbia usato la terza persona (per esperienza, so che alle prime armi si dente a usare molto il narratore onnisciente), ma c'è da fare ancora un certo lavoro per incrementare l'immersività. In alcuni punti il narratore erompe sul pensiero di Jimmy e la terza persona viene a mancare. Un caso sono le indicazione di pensiero o di percezione: se sei in terza persona e vedi con gli occhi di un personaggio, il semplice fatto che qualcosa viene descritto indic implicitamente che l'io narrante l'abbia vista, mentre se specifichi che lo abbia fatto (ad esempio "Li guardò mentre beccavano eccitati e notò che uno di loro, il più piccino, non riusciva ad afferrare nulla perché veniva ogni volta derubato da un compagno più aggressivo.") è chiaro che non è il protagonista a vedere, ma è il narratore a descrivere il suo atto di vedere e questo rompe l'immersione del racconto.
Alla prossima!
Re: Impiccato.
Pretorian ha scritto:Ciao, Robin e benvenuto a Minuti Contati.
Allora, tanto lo stile che la storia del tuo racconto soffrono di problemi solitamente riconducibili all'inesperienza. La storia è quella abbastanza standardizzata del bullismo infantile legato all'obesità, triste, ma già vista in un numero elevatissimo di altri media. Il finale arriva inaspettato, ma ha anche poco impatto, perché della madre vediamo pochissimo e sappiamo ancor meno. Il fatto che passi da madre focalizzata sul lavoro tipica del film americano ani 90 a madre amorevole è un alemnto interessante, ma avrebbe necessitato un maggiore approfondimento, magari diventando il vero fulcro della storia. Anche il rapporto tra Jimmy e il pettirosso e il bullismo del ragazzo sono temi che sembra che debbano diventare importanti, ma poi vanno a cadere (con l'atto di bullismo vero e propro che non dura più di una manciata di righe) quasi senza esito. A livello di stile, ottimo il fatto che tu abbia usato la terza persona (per esperienza, so che alle prime armi si dente a usare molto il narratore onnisciente), ma c'è da fare ancora un certo lavoro per incrementare l'immersività. In alcuni punti il narratore erompe sul pensiero di Jimmy e la terza persona viene a mancare. Un caso sono le indicazione di pensiero o di percezione: se sei in terza persona e vedi con gli occhi di un personaggio, il semplice fatto che qualcosa viene descritto indic implicitamente che l'io narrante l'abbia vista, mentre se specifichi che lo abbia fatto (ad esempio "Li guardò mentre beccavano eccitati e notò che uno di loro, il più piccino, non riusciva ad afferrare nulla perché veniva ogni volta derubato da un compagno più aggressivo.") è chiaro che non è il protagonista a vedere, ma è il narratore a descrivere il suo atto di vedere e questo rompe l'immersione del racconto.
Alla prossima!
Ciao Pretorian!
Grazie anche a te per avermi letto e commentato! Mi hai dato molto su cui riflettere, quindi ottimo direi! Buona continuazione e a rileggerci!
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
Be a King, the Kingdom will come.
Re: Impiccato.
Una storia molto toccante, con grande sensibilità nell'affrontare ii temi del bullismo, dell'emarginazione e del disagio nei bambini, questione che spesso vogliamo ignorare. Forse si poteva migliorare un po' il ritmo, ma coi minuti contati non è facile!
C'è una cosa che non mi convince: la mamma che ricompare all'improvviso proprio nel momento critico suona come una forzatura. Perché dovrebbe ritornare sui suoi passi guarda caso proprio quel giorno e in quel momento? Da come è costruita e presentata a vicenda all'inizio del racconto non sembra avere senso. Capisco la necessità del colpo di scena salvifico, ma non fila molto come logica della narrazione.
C'è una cosa che non mi convince: la mamma che ricompare all'improvviso proprio nel momento critico suona come una forzatura. Perché dovrebbe ritornare sui suoi passi guarda caso proprio quel giorno e in quel momento? Da come è costruita e presentata a vicenda all'inizio del racconto non sembra avere senso. Capisco la necessità del colpo di scena salvifico, ma non fila molto come logica della narrazione.
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
Re: Impiccato.
gioco ha scritto:Una storia molto toccante, con grande sensibilità nell'affrontare ii temi del bullismo, dell'emarginazione e del disagio nei bambini, questione che spesso vogliamo ignorare. Forse si poteva migliorare un po' il ritmo, ma coi minuti contati non è facile!
C'è una cosa che non mi convince: la mamma che ricompare all'improvviso proprio nel momento critico suona come una forzatura. Perché dovrebbe ritornare sui suoi passi guarda caso proprio quel giorno e in quel momento? Da come è costruita e presentata a vicenda all'inizio del racconto non sembra avere senso. Capisco la necessità del colpo di scena salvifico, ma non fila molto come logica della narrazione.
ciao!!
Grazie del feedback, si, ammetto che in quella parte avrei voluto avere più battute e seminare meglio in anticipo, invece così risulta un po' "caduta dal cielo"
Grazie del feedback! Alla prossima!
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
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Re: Impiccato.
Ciao Robin! Piacere di leggerti e benvenuto su minuticontati!
Iniziamo dalle cose che mi sono piaciute. Il tema del bulismo è già visto diciamo, ma secondo me hai trovato un modo molto particolare per declinarlo, il modo in cui centri il tema della sfida non è banale e quindi chissene se il bullismo lo hanno già affrontato in tanti per quel che mi riguarda.
Il finale mine piaciuto molto per un motivo: generalmente in raccontino questo tipo il finale è sempre tragico o arriva un colpo di scena che ti colpisce come un pugno nello stomaco. Qui invece sono stato piacevolmente colpito da un finale che da speranza, e finalmente dico! Non tutti i racconti di questo tipo devono finire in tragedia, bravo, bella scelta!
Hai usato una terza al passato narrando praticamente in onniscente con i pensieri al presente in corsivo. Occhio a quei pensieri, perché il corsivo non lo hai utilizzato solo per quelli, quindi ti direi: hai scelto di metterlo al presente al corsivo? Perfetto, allora usa il corsivo solo per quelli in modo da confondere meno possibile il lettore.
Dici che ti stai affacciando alla scrittura, allora ti suggerirei come esperimento di provare riscrivere questo racconto passando dallo stato attuale in onniscente con molte parti in tell, a una terza persona o addirittura una prima al presente focalizzata sul protagonista e poi giudicare tu stesso quali sono le differenze e i pro e contro. Probabilmente saresti riuscito a caratterizzare meglio sia il ragazzo attraverso il suo filtro sia la madre attraverso gli stessi pensieri del ragazzo, dando ancora più valore a un finale che come detto in precedenza ho apprezzato.
Come detto prima, benvenuto su minuticontati, vedrai che lo troverai un'ottima palestra, e a rileggerti presto!
Iniziamo dalle cose che mi sono piaciute. Il tema del bulismo è già visto diciamo, ma secondo me hai trovato un modo molto particolare per declinarlo, il modo in cui centri il tema della sfida non è banale e quindi chissene se il bullismo lo hanno già affrontato in tanti per quel che mi riguarda.
Il finale mine piaciuto molto per un motivo: generalmente in raccontino questo tipo il finale è sempre tragico o arriva un colpo di scena che ti colpisce come un pugno nello stomaco. Qui invece sono stato piacevolmente colpito da un finale che da speranza, e finalmente dico! Non tutti i racconti di questo tipo devono finire in tragedia, bravo, bella scelta!
Hai usato una terza al passato narrando praticamente in onniscente con i pensieri al presente in corsivo. Occhio a quei pensieri, perché il corsivo non lo hai utilizzato solo per quelli, quindi ti direi: hai scelto di metterlo al presente al corsivo? Perfetto, allora usa il corsivo solo per quelli in modo da confondere meno possibile il lettore.
Dici che ti stai affacciando alla scrittura, allora ti suggerirei come esperimento di provare riscrivere questo racconto passando dallo stato attuale in onniscente con molte parti in tell, a una terza persona o addirittura una prima al presente focalizzata sul protagonista e poi giudicare tu stesso quali sono le differenze e i pro e contro. Probabilmente saresti riuscito a caratterizzare meglio sia il ragazzo attraverso il suo filtro sia la madre attraverso gli stessi pensieri del ragazzo, dando ancora più valore a un finale che come detto in precedenza ho apprezzato.
Come detto prima, benvenuto su minuticontati, vedrai che lo troverai un'ottima palestra, e a rileggerti presto!
Re: Impiccato.
Ciao e benvenuto! (anche se in realtà sono in questo gruppo da poco meno di te ;))
Per quanto riguarda il racconto, la storia di bullismo in sé devo confessare di averla vissuta come qualcosa di un po' anni '80, legata soprattutto a un immaginario del bullismo in cui la distinzione tra bulli e bullizzati (stile Storia Infinita) è sempre molto evidente ed é fin troppo chiaro per chi parteggiare. Mi è piaciuta però la sensibilità con cui hai approcciato la descrizione delle scene e soprattutto l'incipit che sfruttando un immaginario molto chiaro mi ha subito trasportato all'interno di una scena molto familiare. Lavorando nella scuola mi sono ritrovato a collocare spazialmente il tutto in spazi che conosco e questo aiuta molto un lettore.
Sul finale irrealistico il mio commento sarà appunto che è un finale non solo irrealistico ma proprio irreale: non credo che sia un caso che tu abbia scelto come titolo proprio "Impiccato".
La lettura che mi viene spontaneo dare al racconto per come l'hai impostato (poi magari mi smentirai) è che lui si stia immaginando l'arrivo della madre, mentre invece lo scenario reale è quello descritto dal titolo.
Nessuno di noi però vuole che lo scenario sia quello descritto dal titolo, e allora ci ritroviamo a sognare il ritorno di questa madre insieme a Jimmy, che lo desidera così tanto da renderlo reale.
(sono partito un po' per la tangente perché reduce da tre consigli di classe, spero di essermi spiegato) Tema spinoso ad ogni modo, ma trattato con delicatezza comunque, nonostante qualche cliché.
Buona prosecuzione!
Per quanto riguarda il racconto, la storia di bullismo in sé devo confessare di averla vissuta come qualcosa di un po' anni '80, legata soprattutto a un immaginario del bullismo in cui la distinzione tra bulli e bullizzati (stile Storia Infinita) è sempre molto evidente ed é fin troppo chiaro per chi parteggiare. Mi è piaciuta però la sensibilità con cui hai approcciato la descrizione delle scene e soprattutto l'incipit che sfruttando un immaginario molto chiaro mi ha subito trasportato all'interno di una scena molto familiare. Lavorando nella scuola mi sono ritrovato a collocare spazialmente il tutto in spazi che conosco e questo aiuta molto un lettore.
Sul finale irrealistico il mio commento sarà appunto che è un finale non solo irrealistico ma proprio irreale: non credo che sia un caso che tu abbia scelto come titolo proprio "Impiccato".
La lettura che mi viene spontaneo dare al racconto per come l'hai impostato (poi magari mi smentirai) è che lui si stia immaginando l'arrivo della madre, mentre invece lo scenario reale è quello descritto dal titolo.
Nessuno di noi però vuole che lo scenario sia quello descritto dal titolo, e allora ci ritroviamo a sognare il ritorno di questa madre insieme a Jimmy, che lo desidera così tanto da renderlo reale.
(sono partito un po' per la tangente perché reduce da tre consigli di classe, spero di essermi spiegato) Tema spinoso ad ogni modo, ma trattato con delicatezza comunque, nonostante qualche cliché.
Buona prosecuzione!
- Luca Moggia
- Messaggi: 200
Re: Impiccato.
Ciao Robin,
un racconto molto introspettivo sull'inferno che Jimmy affronta ogni giorno di scuola. Non so se l’idea di scegliere come protagonista un bambino è funzionale ad agganciarsi al tema, in ogni caso la trovo azzeccatissima. Da piccoli l’anno scolastico sembra eterno e se ogni giorno è una sofferenza, direi che somiglia proprio all’inferno.
Ben resa anche la fragilità di Jimmy, soprattutto con il dettaglio del pianto trattenuto, che mi è piaciuto. Mostra bene la sua paura di farsi vedere debole consapevole che ciò lo renderà bersaglio dei compagni. Molto evocativo, coerente e originale il fatto che il protagonista empatizzi con il passerotto vessato dai suoi simili.
Se dal punto di vista dell’interiorità il racconto funziona ci sono, a mio parere, punti di debolezza nella componente esteriore.
L’ambiente è dettagliato, ma resta comunque un po’ evanescente. Questo non è un dramma in un racconto introspettivo però, al solito, se l'ambiente è ben descritto a me piace perché mi rende più partecipe alla vicenda.
La mancanza di dettaglio si fa più pesante in relazione alla scena dell’aggressione.
Visto che il racconto parla dell’angoscia di Jimmy, l’arrivo dei due bulli dovrebbe essere l’evento peggiore che possa capitargli e di conseguenza mi sarei aspettato una vividezza molto maggiore nel descriverlo.
Quello che si riesce a immaginare di Dax e Tommy invece è la loro voce strafottente, alcuni calci e il fatto che si allontanano. Per il resto sono praticamente invisibili, sembrano due presenze più che due persone reali.
Altro punto dove secondo me puoi lavorare sono i dialoghi o comunque il parlato dei personaggi cercando di renderlo un po' più verosimile rispetto a come si esprimerebbe una persona reale.
Nel finale emerge di nuovo molto bene l’interiorità di Jimmy ma la chiusura, con la madre che torna ad aiutarlo non mi ha fatto impazzire. Avrei apprezzato di più se Jimmy avesse mostrato un segno di crescita e autonomia, un suo moto interiore di rivalsa o magari l'aiuto di un compagno di classe.
A mio parere dimostri una grande capacità di dipingere gli aspetti intimi del personaggio, cosa che, sinceramente, ti invidio! Dovresti forse sviluppare una narrazione del contesto più solida e uno stile più accattivante.
Ah, penso sia la prima volta che commento un tuo racconto e ci tengo a farti una precisazione: non sono un editor, né uno scrittore professionista o un esperto di scrittura perciò prendi queste piccole osservazioni come spunti di riflessione che, spero, possano tornarti utili.
Alla prossima e in bocca al lupo per l’Ignoranza eroica!
un racconto molto introspettivo sull'inferno che Jimmy affronta ogni giorno di scuola. Non so se l’idea di scegliere come protagonista un bambino è funzionale ad agganciarsi al tema, in ogni caso la trovo azzeccatissima. Da piccoli l’anno scolastico sembra eterno e se ogni giorno è una sofferenza, direi che somiglia proprio all’inferno.
Ben resa anche la fragilità di Jimmy, soprattutto con il dettaglio del pianto trattenuto, che mi è piaciuto. Mostra bene la sua paura di farsi vedere debole consapevole che ciò lo renderà bersaglio dei compagni. Molto evocativo, coerente e originale il fatto che il protagonista empatizzi con il passerotto vessato dai suoi simili.
Se dal punto di vista dell’interiorità il racconto funziona ci sono, a mio parere, punti di debolezza nella componente esteriore.
L’ambiente è dettagliato, ma resta comunque un po’ evanescente. Questo non è un dramma in un racconto introspettivo però, al solito, se l'ambiente è ben descritto a me piace perché mi rende più partecipe alla vicenda.
La mancanza di dettaglio si fa più pesante in relazione alla scena dell’aggressione.
Visto che il racconto parla dell’angoscia di Jimmy, l’arrivo dei due bulli dovrebbe essere l’evento peggiore che possa capitargli e di conseguenza mi sarei aspettato una vividezza molto maggiore nel descriverlo.
Quello che si riesce a immaginare di Dax e Tommy invece è la loro voce strafottente, alcuni calci e il fatto che si allontanano. Per il resto sono praticamente invisibili, sembrano due presenze più che due persone reali.
Altro punto dove secondo me puoi lavorare sono i dialoghi o comunque il parlato dei personaggi cercando di renderlo un po' più verosimile rispetto a come si esprimerebbe una persona reale.
Nel finale emerge di nuovo molto bene l’interiorità di Jimmy ma la chiusura, con la madre che torna ad aiutarlo non mi ha fatto impazzire. Avrei apprezzato di più se Jimmy avesse mostrato un segno di crescita e autonomia, un suo moto interiore di rivalsa o magari l'aiuto di un compagno di classe.
A mio parere dimostri una grande capacità di dipingere gli aspetti intimi del personaggio, cosa che, sinceramente, ti invidio! Dovresti forse sviluppare una narrazione del contesto più solida e uno stile più accattivante.
Ah, penso sia la prima volta che commento un tuo racconto e ci tengo a farti una precisazione: non sono un editor, né uno scrittore professionista o un esperto di scrittura perciò prendi queste piccole osservazioni come spunti di riflessione che, spero, possano tornarti utili.
Alla prossima e in bocca al lupo per l’Ignoranza eroica!
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
Re: Impiccato.
Daniele ha scritto:Ciao Robin! Piacere di leggerti e benvenuto su minuticontati!
Iniziamo dalle cose che mi sono piaciute. Il tema del bulismo è già visto diciamo, ma secondo me hai trovato un modo molto particolare per declinarlo, il modo in cui centri il tema della sfida non è banale e quindi chissene se il bullismo lo hanno già affrontato in tanti per quel che mi riguarda.
Il finale mine piaciuto molto per un motivo: generalmente in raccontino questo tipo il finale è sempre tragico o arriva un colpo di scena che ti colpisce come un pugno nello stomaco. Qui invece sono stato piacevolmente colpito da un finale che da speranza, e finalmente dico! Non tutti i racconti di questo tipo devono finire in tragedia, bravo, bella scelta!
Hai usato una terza al passato narrando praticamente in onniscente con i pensieri al presente in corsivo. Occhio a quei pensieri, perché il corsivo non lo hai utilizzato solo per quelli, quindi ti direi: hai scelto di metterlo al presente al corsivo? Perfetto, allora usa il corsivo solo per quelli in modo da confondere meno possibile il lettore.
Dici che ti stai affacciando alla scrittura, allora ti suggerirei come esperimento di provare riscrivere questo racconto passando dallo stato attuale in onniscente con molte parti in tell, a una terza persona o addirittura una prima al presente focalizzata sul protagonista e poi giudicare tu stesso quali sono le differenze e i pro e contro. Probabilmente saresti riuscito a caratterizzare meglio sia il ragazzo attraverso il suo filtro sia la madre attraverso gli stessi pensieri del ragazzo, dando ancora più valore a un finale che come detto in precedenza ho apprezzato.
Come detto prima, benvenuto su minuticontati, vedrai che lo troverai un'ottima palestra, e a rileggerti presto!
Daniele grazie, suggerimenti preziosissimi!
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
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Re: Impiccato.
srcm ha scritto:Ciao e benvenuto! (anche se in realtà sono in questo gruppo da poco meno di te ;))
Per quanto riguarda il racconto, la storia di bullismo in sé devo confessare di averla vissuta come qualcosa di un po' anni '80, legata soprattutto a un immaginario del bullismo in cui la distinzione tra bulli e bullizzati (stile Storia Infinita) è sempre molto evidente ed é fin troppo chiaro per chi parteggiare. Mi è piaciuta però la sensibilità con cui hai approcciato la descrizione delle scene e soprattutto l'incipit che sfruttando un immaginario molto chiaro mi ha subito trasportato all'interno di una scena molto familiare. Lavorando nella scuola mi sono ritrovato a collocare spazialmente il tutto in spazi che conosco e questo aiuta molto un lettore.
Sul finale irrealistico il mio commento sarà appunto che è un finale non solo irrealistico ma proprio irreale: non credo che sia un caso che tu abbia scelto come titolo proprio "Impiccato".
La lettura che mi viene spontaneo dare al racconto per come l'hai impostato (poi magari mi smentirai) è che lui si stia immaginando l'arrivo della madre, mentre invece lo scenario reale è quello descritto dal titolo.
Nessuno di noi però vuole che lo scenario sia quello descritto dal titolo, e allora ci ritroviamo a sognare il ritorno di questa madre insieme a Jimmy, che lo desidera così tanto da renderlo reale.
(sono partito un po' per la tangente perché reduce da tre consigli di classe, spero di essermi spiegato) Tema spinoso ad ogni modo, ma trattato con delicatezza comunque, nonostante qualche cliché.
Buona prosecuzione!
Ciao grazie mille del Benevento e benvenuto anche a te! :-P
Feedback preziosissimi ci ragiono su volentieri!
Robin Ki
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Re: Impiccato.
Luca Moggia ha scritto:Ciao Robin,
un racconto molto introspettivo sull'inferno che Jimmy affronta ogni giorno di scuola. Non so se l’idea di scegliere come protagonista un bambino è funzionale ad agganciarsi al tema, in ogni caso la trovo azzeccatissima. Da piccoli l’anno scolastico sembra eterno e se ogni giorno è una sofferenza, direi che somiglia proprio all’inferno.
Ben resa anche la fragilità di Jimmy, soprattutto con il dettaglio del pianto trattenuto, che mi è piaciuto. Mostra bene la sua paura di farsi vedere debole consapevole che ciò lo renderà bersaglio dei compagni. Molto evocativo, coerente e originale il fatto che il protagonista empatizzi con il passerotto vessato dai suoi simili.
Se dal punto di vista dell’interiorità il racconto funziona ci sono, a mio parere, punti di debolezza nella componente esteriore.
L’ambiente è dettagliato, ma resta comunque un po’ evanescente. Questo non è un dramma in un racconto introspettivo però, al solito, se l'ambiente è ben descritto a me piace perché mi rende più partecipe alla vicenda.
La mancanza di dettaglio si fa più pesante in relazione alla scena dell’aggressione.
Visto che il racconto parla dell’angoscia di Jimmy, l’arrivo dei due bulli dovrebbe essere l’evento peggiore che possa capitargli e di conseguenza mi sarei aspettato una vividezza molto maggiore nel descriverlo.
Quello che si riesce a immaginare di Dax e Tommy invece è la loro voce strafottente, alcuni calci e il fatto che si allontanano. Per il resto sono praticamente invisibili, sembrano due presenze più che due persone reali.
Altro punto dove secondo me puoi lavorare sono i dialoghi o comunque il parlato dei personaggi cercando di renderlo un po' più verosimile rispetto a come si esprimerebbe una persona reale.
Nel finale emerge di nuovo molto bene l’interiorità di Jimmy ma la chiusura, con la madre che torna ad aiutarlo non mi ha fatto impazzire. Avrei apprezzato di più se Jimmy avesse mostrato un segno di crescita e autonomia, un suo moto interiore di rivalsa o magari l'aiuto di un compagno di classe.
A mio parere dimostri una grande capacità di dipingere gli aspetti intimi del personaggio, cosa che, sinceramente, ti invidio! Dovresti forse sviluppare una narrazione del contesto più solida e uno stile più accattivante.
Ah, penso sia la prima volta che commento un tuo racconto e ci tengo a farti una precisazione: non sono un editor, né uno scrittore professionista o un esperto di scrittura perciò prendi queste piccole osservazioni come spunti di riflessione che, spero, possano tornarti utili.
Alla prossima e in bocca al lupo per l’Ignoranza eroica!
Luca non sei un editor ma i tuoi suggerimenti sono fantastici, grazie mille, ho molto su cui lavorare!!
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
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Re: Impiccato.
Ciao Robin,
piacere di leggerti.
Ho molto a cuore il tema che hai affrontato e ti dirò che per un'insegnante delle scuole secondarie di primo grado hai centrato in pieno lo stile, tanto che ho pensato che la tua sia una scrittura molto adatta alla fascia d'età nella quale lavoro. Non è affatto un difetto, anzi. Scrivere per i giovani e giovanissimi non è per niente scontato o facile.
Ho trovato qualche incertezza formale, qualche virgola e qualche capoverso mancanti o di troppo (anche nel titolo: il punto non riesco a coglierlo come elemento comunicativo, perdonami)
Il tema è meno centrato forse perché il finale è uno scioglimento fin troppo lieto, quasi surreale. Ma il percorso del tuo personaggio è sicuramente coerente con il tema della sfida. Con un pochina di crescita tecnica il tuo stile può diventare davvero adatto a questo tipo di sfide.
A rileggerti presto.
piacere di leggerti.
Ho molto a cuore il tema che hai affrontato e ti dirò che per un'insegnante delle scuole secondarie di primo grado hai centrato in pieno lo stile, tanto che ho pensato che la tua sia una scrittura molto adatta alla fascia d'età nella quale lavoro. Non è affatto un difetto, anzi. Scrivere per i giovani e giovanissimi non è per niente scontato o facile.
Ho trovato qualche incertezza formale, qualche virgola e qualche capoverso mancanti o di troppo (anche nel titolo: il punto non riesco a coglierlo come elemento comunicativo, perdonami)
Il tema è meno centrato forse perché il finale è uno scioglimento fin troppo lieto, quasi surreale. Ma il percorso del tuo personaggio è sicuramente coerente con il tema della sfida. Con un pochina di crescita tecnica il tuo stile può diventare davvero adatto a questo tipo di sfide.
A rileggerti presto.
Elettra Fusi
ProfElettra
ProfElettra
Re: Impiccato.
Elettra Fusi ha scritto:Ciao Robin,
piacere di leggerti.
Ho molto a cuore il tema che hai affrontato e ti dirò che per un'insegnante delle scuole secondarie di primo grado hai centrato in pieno lo stile, tanto che ho pensato che la tua sia una scrittura molto adatta alla fascia d'età nella quale lavoro. Non è affatto un difetto, anzi. Scrivere per i giovani e giovanissimi non è per niente scontato o facile.
Ho trovato qualche incertezza formale, qualche virgola e qualche capoverso mancanti o di troppo (anche nel titolo: il punto non riesco a coglierlo come elemento comunicativo, perdonami)
Il tema è meno centrato forse perché il finale è uno scioglimento fin troppo lieto, quasi surreale. Ma il percorso del tuo personaggio è sicuramente coerente con il tema della sfida. Con un pochina di crescita tecnica il tuo stile può diventare davvero adatto a questo tipo di sfide.
A rileggerti presto.
Ciao Elettra, grazie anche a te per il prezioso feedback. Alla prossima!
Robin Ki
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Re: Impiccato.
Come gli altri, trovo anch'io che il punto di forza sia l'interiorità del personaggio, su quell'aspetto continua così, probabilmente è ancora migliorabile ma la strada è giusta.
Riguardo al resto, cerco di non ripetere cose già dette (concordo sui problemi fatti notare dagli altri), anche se arrivando per ultimo non è facile: un mio dubbio in lettura ha riguardato l'età del protagonista. Io me lo sono immaginato piuttosto piccolo, dall'inizio (elementari, massimo prima media), per il tipo di rapporto che si intravede con la madre, e nel momento in cui ha pensato all'impiccagione sono rimasto spiazzato, pensando che fosse troppo piccolo per un pensiero del genere.
So che con il tempo l'età a cui si pensa al suicidio sta calando, però per quella che ho immaginato io mi sembra ancora un po' troppo presto, quindi non l'ho trovato troppo verosimile. Vero è che l'età l'ho desunta io da certi piccoli elementi, magari sbagliando, e lui può tranquillamente andare in terza media, a cui già associo di più tendenze suicidarie, però il fatto che non ci siano elementi che mi diano indizi maggiori da quel punto di vista a mio avviso può essere un problema. L'ideale sarebbe capire il prima possibile la cosa, magari trovando una scusa per far dire alla madre la classe in cui va il protagonista, però quantomeno avresti potuto dare l'indizio descrivendo i bulletti. Anche dal loro modo di insultare il protagonista l'età non è facile da cogliere. Forse l'indizio maggiore era "impiccati, sfigato!", però essendomi già fatto un'immagine mentale non è bastato a sovrascriverla.
Anche qui il tema non lo trovo centrato. C'è un inferno di situazione, ma le mappe latitano.
Riguardo al resto, cerco di non ripetere cose già dette (concordo sui problemi fatti notare dagli altri), anche se arrivando per ultimo non è facile: un mio dubbio in lettura ha riguardato l'età del protagonista. Io me lo sono immaginato piuttosto piccolo, dall'inizio (elementari, massimo prima media), per il tipo di rapporto che si intravede con la madre, e nel momento in cui ha pensato all'impiccagione sono rimasto spiazzato, pensando che fosse troppo piccolo per un pensiero del genere.
So che con il tempo l'età a cui si pensa al suicidio sta calando, però per quella che ho immaginato io mi sembra ancora un po' troppo presto, quindi non l'ho trovato troppo verosimile. Vero è che l'età l'ho desunta io da certi piccoli elementi, magari sbagliando, e lui può tranquillamente andare in terza media, a cui già associo di più tendenze suicidarie, però il fatto che non ci siano elementi che mi diano indizi maggiori da quel punto di vista a mio avviso può essere un problema. L'ideale sarebbe capire il prima possibile la cosa, magari trovando una scusa per far dire alla madre la classe in cui va il protagonista, però quantomeno avresti potuto dare l'indizio descrivendo i bulletti. Anche dal loro modo di insultare il protagonista l'età non è facile da cogliere. Forse l'indizio maggiore era "impiccati, sfigato!", però essendomi già fatto un'immagine mentale non è bastato a sovrascriverla.
Anche qui il tema non lo trovo centrato. C'è un inferno di situazione, ma le mappe latitano.
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Re: Impiccato.
Ciao Robin, mi è piaciuta molto l'analisi che hai fatto ai vari racconti, così ho voluto leggere anche io il tuo. E voglio darti qualche consiglio, anche se pure io non sono una così grande esperta di scrittura.
Allora all'inizio, quando Jimmy apre la portiera, non so perché ma credevo che la mamma gliela avesse già aperta e lei fosse fuori dalla macchina. Dato che gli metteva lo zaino sulle gambe e slacciava la cintura. Come ti eri immaginato questa scena?
Quando tu scrivi: Così Jimmy si mosse in silenzio [...] quel "così" nelle frasi si può quasi sempre evitare/tagliare, risparmi qualche carattere e il testo sembra meno un racconto/spiegazione.
Per descrivere meglio l'ambiente, e togliere frasi superflue, ti consiglio di passare direttamente alla descrizione degli oggetti/elementi.
Tipo in questa frase:
Come ogni mattina attraversò il cancello di ferro battuto [...] (Noi lettori lo sappiamo che deve andare a scuola ogni mattina, per esempio, o ancora sappiamo che sta vedendo i passerotti, nella scena più in là).
Quindi potresti provare, se ti piace, a trasformare le cose dell'ambiente nei soggetti delle frasi.
Così per esempio: Il cancello di ferro battuto che circondava il parco della scuola somigliava a una gabbia. (Adesso l'ho inventata così, su due piedi, per farti capire come diventa. Poi ovviamente devi dare al personaggio un verbo di movimento, ma a questo punto ne basterà uno, e poi sei libero di descrivere come vuoi il parco, e così anche le varie azioni sembrano meno una lista, dato che comunque "attraversò il cancello" e "seguì il sentiero" sono la stessa azione che lui sta compiendo, e cioè muoversi nel parco.)
E lo stesso anche per i passerotti dopo. Falli diventare il soggetto della frase.
Togliendo appunto tutti i verbi legati al vedere, così non diventa quasi ripetitivo. Beh, non tutti tutti, però solo quelli dove appunto si capisce già che sta guardando ciò che accade e non deve spostare la testa.
Tipo: Li vide darsi il cinque, diventa: Si diedero il cinque.
Mentre quando invece Jimmy sta fissando il ramo, ecco lì ci sta bene, perché si sta appunto concentrando molto su quel ramo che ha catturato la sua attenzione con un pensiero negativo.
Scusa se ti ho scritto un po' un poema da leggere.
Secondo me hai tantissima sensibilità e infatti le emozioni dei personaggi ti riescono molto bene! E sono sicura che con un po' di esercizio riuscirai a scrivere in modo sempre più coinvolgente. Poi ovviamente segui i miei consigli solo se ti piacciono, perché sono del parere che, prima di tutto, bisogna scrivere nel modo in cui più ci piace e ci sentiamo a nostro agio.
Allora all'inizio, quando Jimmy apre la portiera, non so perché ma credevo che la mamma gliela avesse già aperta e lei fosse fuori dalla macchina. Dato che gli metteva lo zaino sulle gambe e slacciava la cintura. Come ti eri immaginato questa scena?
Quando tu scrivi: Così Jimmy si mosse in silenzio [...] quel "così" nelle frasi si può quasi sempre evitare/tagliare, risparmi qualche carattere e il testo sembra meno un racconto/spiegazione.
Per descrivere meglio l'ambiente, e togliere frasi superflue, ti consiglio di passare direttamente alla descrizione degli oggetti/elementi.
Tipo in questa frase:
Come ogni mattina attraversò il cancello di ferro battuto [...] (Noi lettori lo sappiamo che deve andare a scuola ogni mattina, per esempio, o ancora sappiamo che sta vedendo i passerotti, nella scena più in là).
Quindi potresti provare, se ti piace, a trasformare le cose dell'ambiente nei soggetti delle frasi.
Così per esempio: Il cancello di ferro battuto che circondava il parco della scuola somigliava a una gabbia. (Adesso l'ho inventata così, su due piedi, per farti capire come diventa. Poi ovviamente devi dare al personaggio un verbo di movimento, ma a questo punto ne basterà uno, e poi sei libero di descrivere come vuoi il parco, e così anche le varie azioni sembrano meno una lista, dato che comunque "attraversò il cancello" e "seguì il sentiero" sono la stessa azione che lui sta compiendo, e cioè muoversi nel parco.)
E lo stesso anche per i passerotti dopo. Falli diventare il soggetto della frase.
Togliendo appunto tutti i verbi legati al vedere, così non diventa quasi ripetitivo. Beh, non tutti tutti, però solo quelli dove appunto si capisce già che sta guardando ciò che accade e non deve spostare la testa.
Tipo: Li vide darsi il cinque, diventa: Si diedero il cinque.
Mentre quando invece Jimmy sta fissando il ramo, ecco lì ci sta bene, perché si sta appunto concentrando molto su quel ramo che ha catturato la sua attenzione con un pensiero negativo.
Scusa se ti ho scritto un po' un poema da leggere.
Secondo me hai tantissima sensibilità e infatti le emozioni dei personaggi ti riescono molto bene! E sono sicura che con un po' di esercizio riuscirai a scrivere in modo sempre più coinvolgente. Poi ovviamente segui i miei consigli solo se ti piacciono, perché sono del parere che, prima di tutto, bisogna scrivere nel modo in cui più ci piace e ci sentiamo a nostro agio.
Re: Impiccato.
Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao Robin, mi è piaciuta molto l'analisi che hai fatto ai vari racconti, così ho voluto leggere anche io il tuo. E voglio darti qualche consiglio, anche se pure io non sono una così grande esperta di scrittura.
Allora all'inizio, quando Jimmy apre la portiera, non so perché ma credevo che la mamma gliela avesse già aperta e lei fosse fuori dalla macchina. Dato che gli metteva lo zaino sulle gambe e slacciava la cintura. Come ti eri immaginato questa scena?
Quando tu scrivi: Così Jimmy si mosse in silenzio [...] quel "così" nelle frasi si può quasi sempre evitare/tagliare, risparmi qualche carattere e il testo sembra meno un racconto/spiegazione.
Per descrivere meglio l'ambiente, e togliere frasi superflue, ti consiglio di passare direttamente alla descrizione degli oggetti/elementi.
Tipo in questa frase:
Come ogni mattina attraversò il cancello di ferro battuto [...] (Noi lettori lo sappiamo che deve andare a scuola ogni mattina, per esempio, o ancora sappiamo che sta vedendo i passerotti, nella scena più in là).
Quindi potresti provare, se ti piace, a trasformare le cose dell'ambiente nei soggetti delle frasi.
Così per esempio: Il cancello di ferro battuto che circondava il parco della scuola somigliava a una gabbia. (Adesso l'ho inventata così, su due piedi, per farti capire come diventa. Poi ovviamente devi dare al personaggio un verbo di movimento, ma a questo punto ne basterà uno, e poi sei libero di descrivere come vuoi il parco, e così anche le varie azioni sembrano meno una lista, dato che comunque "attraversò il cancello" e "seguì il sentiero" sono la stessa azione che lui sta compiendo, e cioè muoversi nel parco.)
E lo stesso anche per i passerotti dopo. Falli diventare il soggetto della frase.
Togliendo appunto tutti i verbi legati al vedere, così non diventa quasi ripetitivo. Beh, non tutti tutti, però solo quelli dove appunto si capisce già che sta guardando ciò che accade e non deve spostare la testa.
Tipo: Li vide darsi il cinque, diventa: Si diedero il cinque.
Mentre quando invece Jimmy sta fissando il ramo, ecco lì ci sta bene, perché si sta appunto concentrando molto su quel ramo che ha catturato la sua attenzione con un pensiero negativo.
Scusa se ti ho scritto un po' un poema da leggere.
Secondo me hai tantissima sensibilità e infatti le emozioni dei personaggi ti riescono molto bene! E sono sicura che con un po' di esercizio riuscirai a scrivere in modo sempre più coinvolgente. Poi ovviamente segui i miei consigli solo se ti piacciono, perché sono del parere che, prima di tutto, bisogna scrivere nel modo in cui più ci piace e ci sentiamo a nostro agio.
Ciao Gaia! Caspita mi ero perso il tuo bellissimo commento!
Ti ringrazio tantissimo per OGNI punto, ho molto da imparare e i tuoi consigli sono trai più preziosi!
Mi piace un sacco quello che hai detto, non vedo l'ora del prossimo MC contest per vedere se sarò riuscito a fare qualche passettino avanti! GRAZIE!
Robin Ki
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- L'inquisitore
- Messaggi: 187
Re: Impiccato.
Ciao Robin! Sai chi sono davvero? Vediamo se lo scopri...
Ma parliamo del racconto. La trama raccoglie scene e momenti evocativi e commoventi, il dolore di Jimmy è reso bene e forte. La struttura però è un po' incerta, ma penso sia dovuto alla difficoltà di confrontarsi coi 5k: ci vuole un po' per prendere la misura.
Bella la declinazione tematica: l'inferno della vittima non ha mappe, ma una strada si può (si deve) cercare.
Si nota che ti manca un certo controllo tecnico. Per esempio la frase "Non riusciva nemmeno ad aprire la portiera, figuriamoci scendere dall’auto. La cintura di sicurezza lo bloccava, ma lo faceva sentire protetto." Dovrebbe manifestare al lettore l'interiorità di Jimmy, ma non è molto chiara. Perché non riesce ad aprire la portiera? Perché se è questo a bloccarlo comincia pensando a scendere? Perché la cintura lo blocca? è difettosa? Chiaramente ragionando io riesco a capire cosa intenda davvero la frase, ma il problema è che ho dovuto ragionare. L'efficienza della scrittura è legata alla sua eloquenza.
Un'altra cosa su cui ti puoi concentrare subito è asciugare il testo: levare tutto ciò che non è essenziale.
Esempio: "Lei non lo ascoltò nemmeno, gli slacciò la cintura, prese lo zaino dal sedile posteriore e glielo mise sulle gambe. - Scendi subito! Devo andare!"
Riscrivo: "Lei gli slacciò la cintura e gli mise lo zaino sulle gambe. - Scendi subito! Devo andare!"
Cosa manca nella seconda frase? Eppure è molto più corta.
Buono l'esordio su MC! Hai ricevuto ottimi commenti, ho apprezzato in particolare quello di Agostino (Pretorian), di Luca e di Gaia.
Il tuo approccio entusiata ai feedback te ne faranno avere di più precisi e sinceri, quindi sono certo che migliorerai in fretta.
A questo primo pezzo assegno un pollice tendente al positivo, ma ancora al pelo!
Ma parliamo del racconto. La trama raccoglie scene e momenti evocativi e commoventi, il dolore di Jimmy è reso bene e forte. La struttura però è un po' incerta, ma penso sia dovuto alla difficoltà di confrontarsi coi 5k: ci vuole un po' per prendere la misura.
Bella la declinazione tematica: l'inferno della vittima non ha mappe, ma una strada si può (si deve) cercare.
Si nota che ti manca un certo controllo tecnico. Per esempio la frase "Non riusciva nemmeno ad aprire la portiera, figuriamoci scendere dall’auto. La cintura di sicurezza lo bloccava, ma lo faceva sentire protetto." Dovrebbe manifestare al lettore l'interiorità di Jimmy, ma non è molto chiara. Perché non riesce ad aprire la portiera? Perché se è questo a bloccarlo comincia pensando a scendere? Perché la cintura lo blocca? è difettosa? Chiaramente ragionando io riesco a capire cosa intenda davvero la frase, ma il problema è che ho dovuto ragionare. L'efficienza della scrittura è legata alla sua eloquenza.
Un'altra cosa su cui ti puoi concentrare subito è asciugare il testo: levare tutto ciò che non è essenziale.
Esempio: "Lei non lo ascoltò nemmeno, gli slacciò la cintura, prese lo zaino dal sedile posteriore e glielo mise sulle gambe. - Scendi subito! Devo andare!"
Riscrivo: "Lei gli slacciò la cintura e gli mise lo zaino sulle gambe. - Scendi subito! Devo andare!"
Cosa manca nella seconda frase? Eppure è molto più corta.
Buono l'esordio su MC! Hai ricevuto ottimi commenti, ho apprezzato in particolare quello di Agostino (Pretorian), di Luca e di Gaia.
Il tuo approccio entusiata ai feedback te ne faranno avere di più precisi e sinceri, quindi sono certo che migliorerai in fretta.
A questo primo pezzo assegno un pollice tendente al positivo, ma ancora al pelo!
Re: Impiccato.
L'inquisitore ha scritto:Ciao Robin! Sai chi sono davvero? Vediamo se lo scopri...
Ma parliamo del racconto. La trama raccoglie scene e momenti evocativi e commoventi, il dolore di Jimmy è reso bene e forte. La struttura però è un po' incerta, ma penso sia dovuto alla difficoltà di confrontarsi coi 5k: ci vuole un po' per prendere la misura.
Bella la declinazione tematica: l'inferno della vittima non ha mappe, ma una strada si può (si deve) cercare.
Si nota che ti manca un certo controllo tecnico. Per esempio la frase "Non riusciva nemmeno ad aprire la portiera, figuriamoci scendere dall’auto. La cintura di sicurezza lo bloccava, ma lo faceva sentire protetto." Dovrebbe manifestare al lettore l'interiorità di Jimmy, ma non è molto chiara. Perché non riesce ad aprire la portiera? Perché se è questo a bloccarlo comincia pensando a scendere? Perché la cintura lo blocca? è difettosa? Chiaramente ragionando io riesco a capire cosa intenda davvero la frase, ma il problema è che ho dovuto ragionare. L'efficienza della scrittura è legata alla sua eloquenza.
Un'altra cosa su cui ti puoi concentrare subito è asciugare il testo: levare tutto ciò che non è essenziale.
Esempio: "Lei non lo ascoltò nemmeno, gli slacciò la cintura, prese lo zaino dal sedile posteriore e glielo mise sulle gambe. - Scendi subito! Devo andare!"
Riscrivo: "Lei gli slacciò la cintura e gli mise lo zaino sulle gambe. - Scendi subito! Devo andare!"
Cosa manca nella seconda frase? Eppure è molto più corta.
Buono l'esordio su MC! Hai ricevuto ottimi commenti, ho apprezzato in particolare quello di Agostino (Pretorian), di Luca e di Gaia.
Il tuo approccio entusiata ai feedback te ne faranno avere di più precisi e sinceri, quindi sono certo che migliorerai in fretta.
A questo primo pezzo assegno un pollice tendente al positivo, ma ancora al pelo!
Grazie inquisitore!! Preziosissimo commento! Si ho molto da migliorare su un sacco di punti di vista quindi ogni dettaglio che mi hai dato è oro colato! Super!
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
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Re: Impiccato.
PuntiDiDomanda ha scritto:Come gli altri, trovo anch'io che il punto di forza sia l'interiorità del personaggio, su quell'aspetto continua così, probabilmente è ancora migliorabile ma la strada è giusta.
Riguardo al resto, cerco di non ripetere cose già dette (concordo sui problemi fatti notare dagli altri), anche se arrivando per ultimo non è facile: un mio dubbio in lettura ha riguardato l'età del protagonista. Io me lo sono immaginato piuttosto piccolo, dall'inizio (elementari, massimo prima media), per il tipo di rapporto che si intravede con la madre, e nel momento in cui ha pensato all'impiccagione sono rimasto spiazzato, pensando che fosse troppo piccolo per un pensiero del genere.
So che con il tempo l'età a cui si pensa al suicidio sta calando, però per quella che ho immaginato io mi sembra ancora un po' troppo presto, quindi non l'ho trovato troppo verosimile. Vero è che l'età l'ho desunta io da certi piccoli elementi, magari sbagliando, e lui può tranquillamente andare in terza media, a cui già associo di più tendenze suicidarie, però il fatto che non ci siano elementi che mi diano indizi maggiori da quel punto di vista a mio avviso può essere un problema. L'ideale sarebbe capire il prima possibile la cosa, magari trovando una scusa per far dire alla madre la classe in cui va il protagonista, però quantomeno avresti potuto dare l'indizio descrivendo i bulletti. Anche dal loro modo di insultare il protagonista l'età non è facile da cogliere. Forse l'indizio maggiore era "impiccati, sfigato!", però essendomi già fatto un'immagine mentale non è bastato a sovrascriverla.
Anche qui il tema non lo trovo centrato. C'è un inferno di situazione, ma le mappe latitano.
Caspita ora che ho visto il messaggio dell'inquisitore mi sono accorto di essermi perso il tuo!
Grazie davvero del feedback, voglio ragionarci su per bene perché essendo un novellino ogni parola è preziosa, grazie!!!
Robin Ki
Be a King, the Kingdom will come.
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