Un Brindisi!
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Un Brindisi!
Verso l’ultima provetta nel calice appoggiato sul tavolo. Il rosso granato dell’Inferno inghiotte il liquido trasparente. È sempre un tale peccato rovinare il vino più buono della regione, ma il tempo a disposizione è ormai quasi esaurito. Con l’inchiostro invisibile appunto sulla coppa: mappa 143, n° 7.
Annuso la soluzione e il profumo di ribes con una nota incantevole di viole e rose mi calma. Ancora una volta l’odore è inalterato. Mi chino e poggio il bicchiere sul ripiano del carrello portavivande.
Oltre la vetrata la punta innevata del Disgrazia sta per nascondere l’ultimo spicchio di sole. Considerando la posizione dell’astro, gli invitati arriveranno tra un’ora e quarantasette minuti. L’orologio conferma la supposizione. Perfetto, è tempo di—
La porta si apre alle spalle. È troppo presto, non può essere già arrivato qualcuno.
«Ma bravo.» Veronica si srotola la sciarpa dal collo.
Il cuore risale dal petto e si incastra in gola, la saliva mi va di traverso. Non dovrebbe essere qui.
Aggiusta la cuffia di cotone che ha in testa. «Non invitare la tua dolce mamma alla degustazione.» Batte le mani. «Complimenti.» Non era nei piani che fosse qui.
Ho il respiro affannato. Mi sforzo e lo faccio tornare alla normalità.
«Stai bene, tesoro?» Ecco, ha notato che qualcosa non va. Uno dei motivi per cui non doveva… «Ti dà così fastidio avere tua madre tra le palle?»
«Non è il punto, Veronica.» Devo trovare una scusa. In fretta. «Semplicemente non mi aspettavo che comparissi all’improvviso.» Cosa potrebbe partorire una mente comune? Ah, ma certo. «L’arrivo degli ospiti è previsto alle ore diciotto e trenta, mentre tu sei arrivata alle sedici e cinquantotto minuti.»
«Eh, beh, come ho fatto a non arrivarci.»
Meno male, ha funzionato.
Sospira. Negli occhi verdi riconosco una nota di biasimo. «Non so perché non mi vuoi, stasera, però è una festa di paese.» Festa di paese? Ma non è vero. «Almeno potevi dirlo: mamma, non ti voglio per questo e quello.»
«Scusa, Veronica, hai ragione. Potresti, per cortesia, non presenziare all’evento?» Odio comportarmi così, ma non mi sovvengono alternative.
«No. Mi sono rotta le ovaie che mi tratti come un animale domestico, da quando ho il cancro. Non sono ancora morta, cazzo.»
E non morirai.
***
Giorgio Rondelli e padre Giovanni si urlano contro.
«Una coincidenza?» Il prete sbatte una mano sul tavolo. «Tre infarti in un mese? Il diavolo è all’opera, te lo dico io.» Non il diavolo, l’uomo.
Giorgio Rondelli gli risponderà che non deve mettere in dubbio la scienza, lo conosco alla perfezione.
Arianna e Pino Ametisti tardano, ma secondo i miei calcoli compariranno fra un numero di minuti compreso tra tre e sei. Gli altri sono ai tavoli, in attesa di fronte al calice con all’interno l’ultima variazione dell’Inferno.
Ogni amico che ho è presente. Le braccia tremano. Vorrei uscire, sbattere la porta e correre via, ma devo arrivare in fondo.
«Oh, piccolo chimico!» Giorgio Rondelli alza il calice verso di me. Continua a usare quel soprannome odioso. «Quanto dobbiamo aspettare? Vogliamo assaggiare la tua creazione, qui.»
Calma, dovete bere tutti insieme. «Arianna e Pino non sono ancora giunti. Attendiamo altri…» Consulto l’orologio. «Un minuto esatto e inizieremo senza di loro.» Non posso permettermi alterazioni genetiche anomale prima che siano tutti qui.
Veronica sta al tavolo all’angolo. È insieme a Camilla e Giordano Richetti. La sua presenza è un problema, ma un contrattempo del genere posso risolverlo. Tanto non è autorizzata a bere.
Il chiacchiericcio degli invitati si alza di tono, non è possibile attendere oltre. Sarò in difetto di due casi sperimentali, ma riuscirò a testarli nei prossimi giorni, se qualcosa va storto.
Alzo il calice. «Un brindisi al nuovo Inferno!»
«Un brindisi!»
***
Camilla Richetti è a terra, la pelle del volto ricoperta di squame. Non respira. Un conato di vomito mi sale in gola.
Gli altri invitati versano in condizioni simili, accasciati e tramutati in chimere.
La pelle continua a tremarmi. Fermati, per favore, non ho tempo di farmi prendere dal panico.
Veronica è inginocchiata sul pavimento. Vomita e piange. Lo so, è orribile.
Un grido di padre Giovanni mi fa sobbalzare. «Il demonio è venuto a p-p-prenderci. Ave Maria, piena di grazia…»
È rimasto normale. Fremo di gioia. Lo sapevo, non potevo fallire dopo due anni a studiare mappe genetiche e sperimentare per modificare i cromosomi.
«Tu…» Veronica si alza, il vomito le macchia i pantaloni, il trucco cola sul viso. «Stefano, dimmi che non c’entri, ti prego.» La voce le trema.
Le lacrime mi impregnano il viso. «Veronica, finalmente ho trovato una cura. Domani analizzo il DNA di padre Giovanni e—»
Uno schiaffo mi fa bruciare la guancia. «Sei un mostro.»
«M-mamma, io…»
«Guardati intorno, stupido.» Si morde un labbro.
No, io, i miei amici, io, però stavi morendo e «Ti prego, è per te che—»
Dalla bocca le cola un rivolo di sangue. Ha il respiro mozzato. Prende dal tavolo un calice mezzo pieno e beve.
Cado in ginocchio.
Ho ucciso mia madre.
Il mondo si frantuma.
Annuso la soluzione e il profumo di ribes con una nota incantevole di viole e rose mi calma. Ancora una volta l’odore è inalterato. Mi chino e poggio il bicchiere sul ripiano del carrello portavivande.
Oltre la vetrata la punta innevata del Disgrazia sta per nascondere l’ultimo spicchio di sole. Considerando la posizione dell’astro, gli invitati arriveranno tra un’ora e quarantasette minuti. L’orologio conferma la supposizione. Perfetto, è tempo di—
La porta si apre alle spalle. È troppo presto, non può essere già arrivato qualcuno.
«Ma bravo.» Veronica si srotola la sciarpa dal collo.
Il cuore risale dal petto e si incastra in gola, la saliva mi va di traverso. Non dovrebbe essere qui.
Aggiusta la cuffia di cotone che ha in testa. «Non invitare la tua dolce mamma alla degustazione.» Batte le mani. «Complimenti.» Non era nei piani che fosse qui.
Ho il respiro affannato. Mi sforzo e lo faccio tornare alla normalità.
«Stai bene, tesoro?» Ecco, ha notato che qualcosa non va. Uno dei motivi per cui non doveva… «Ti dà così fastidio avere tua madre tra le palle?»
«Non è il punto, Veronica.» Devo trovare una scusa. In fretta. «Semplicemente non mi aspettavo che comparissi all’improvviso.» Cosa potrebbe partorire una mente comune? Ah, ma certo. «L’arrivo degli ospiti è previsto alle ore diciotto e trenta, mentre tu sei arrivata alle sedici e cinquantotto minuti.»
«Eh, beh, come ho fatto a non arrivarci.»
Meno male, ha funzionato.
Sospira. Negli occhi verdi riconosco una nota di biasimo. «Non so perché non mi vuoi, stasera, però è una festa di paese.» Festa di paese? Ma non è vero. «Almeno potevi dirlo: mamma, non ti voglio per questo e quello.»
«Scusa, Veronica, hai ragione. Potresti, per cortesia, non presenziare all’evento?» Odio comportarmi così, ma non mi sovvengono alternative.
«No. Mi sono rotta le ovaie che mi tratti come un animale domestico, da quando ho il cancro. Non sono ancora morta, cazzo.»
E non morirai.
***
Giorgio Rondelli e padre Giovanni si urlano contro.
«Una coincidenza?» Il prete sbatte una mano sul tavolo. «Tre infarti in un mese? Il diavolo è all’opera, te lo dico io.» Non il diavolo, l’uomo.
Giorgio Rondelli gli risponderà che non deve mettere in dubbio la scienza, lo conosco alla perfezione.
Arianna e Pino Ametisti tardano, ma secondo i miei calcoli compariranno fra un numero di minuti compreso tra tre e sei. Gli altri sono ai tavoli, in attesa di fronte al calice con all’interno l’ultima variazione dell’Inferno.
Ogni amico che ho è presente. Le braccia tremano. Vorrei uscire, sbattere la porta e correre via, ma devo arrivare in fondo.
«Oh, piccolo chimico!» Giorgio Rondelli alza il calice verso di me. Continua a usare quel soprannome odioso. «Quanto dobbiamo aspettare? Vogliamo assaggiare la tua creazione, qui.»
Calma, dovete bere tutti insieme. «Arianna e Pino non sono ancora giunti. Attendiamo altri…» Consulto l’orologio. «Un minuto esatto e inizieremo senza di loro.» Non posso permettermi alterazioni genetiche anomale prima che siano tutti qui.
Veronica sta al tavolo all’angolo. È insieme a Camilla e Giordano Richetti. La sua presenza è un problema, ma un contrattempo del genere posso risolverlo. Tanto non è autorizzata a bere.
Il chiacchiericcio degli invitati si alza di tono, non è possibile attendere oltre. Sarò in difetto di due casi sperimentali, ma riuscirò a testarli nei prossimi giorni, se qualcosa va storto.
Alzo il calice. «Un brindisi al nuovo Inferno!»
«Un brindisi!»
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Camilla Richetti è a terra, la pelle del volto ricoperta di squame. Non respira. Un conato di vomito mi sale in gola.
Gli altri invitati versano in condizioni simili, accasciati e tramutati in chimere.
La pelle continua a tremarmi. Fermati, per favore, non ho tempo di farmi prendere dal panico.
Veronica è inginocchiata sul pavimento. Vomita e piange. Lo so, è orribile.
Un grido di padre Giovanni mi fa sobbalzare. «Il demonio è venuto a p-p-prenderci. Ave Maria, piena di grazia…»
È rimasto normale. Fremo di gioia. Lo sapevo, non potevo fallire dopo due anni a studiare mappe genetiche e sperimentare per modificare i cromosomi.
«Tu…» Veronica si alza, il vomito le macchia i pantaloni, il trucco cola sul viso. «Stefano, dimmi che non c’entri, ti prego.» La voce le trema.
Le lacrime mi impregnano il viso. «Veronica, finalmente ho trovato una cura. Domani analizzo il DNA di padre Giovanni e—»
Uno schiaffo mi fa bruciare la guancia. «Sei un mostro.»
«M-mamma, io…»
«Guardati intorno, stupido.» Si morde un labbro.
No, io, i miei amici, io, però stavi morendo e «Ti prego, è per te che—»
Dalla bocca le cola un rivolo di sangue. Ha il respiro mozzato. Prende dal tavolo un calice mezzo pieno e beve.
Cado in ginocchio.
Ho ucciso mia madre.
Il mondo si frantuma.
Re: Un Brindisi!
Ciao Mattia! Parametri rispettati, buona IGNORANZA EROICA EDITION!
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1093
Re: Un Brindisi!
Ciao Mattia, piacere di rileggerti.
Allooora.. nì. Sarà che sono le cinque e mezza, ma ho riletto il racconto tre volte e ho troppi interrogativi in testa. Dove si trovano questi personaggi? All'inferno? Perché il protagonista chiama sua madre per nome? In cosa consiste la ricerca di questa pozione, o meglio della pozione che non fa trasformare in animale? Perché tutti sanno che lui è un piccolo chimico, e comunque bevono tutti la pozione, senza immaginare che sia un veleno? E lo scopo finale del Nostro, alla fine della fiera, qual è? Curare il cancro della madre?
Mi spiace, voglio vedere anche cosa dicono gli altri, ma a parte la lettura che procede spedita (un mostrato classico "alla guru", che però è comprensibile) mi pare che tu abbia avuto poco spazio per dare sfogo a tutte le tue idee fantasiose, e la conseguenza è che mancano gli elementi per collegare il tutto in un quadro coerente.
Magari sbaglio io e semplicemente devo rileggerlo di nuovo, vediamo cosa dicono gli altri.
Grazie e alla prossima!
Allooora.. nì. Sarà che sono le cinque e mezza, ma ho riletto il racconto tre volte e ho troppi interrogativi in testa. Dove si trovano questi personaggi? All'inferno? Perché il protagonista chiama sua madre per nome? In cosa consiste la ricerca di questa pozione, o meglio della pozione che non fa trasformare in animale? Perché tutti sanno che lui è un piccolo chimico, e comunque bevono tutti la pozione, senza immaginare che sia un veleno? E lo scopo finale del Nostro, alla fine della fiera, qual è? Curare il cancro della madre?
Mi spiace, voglio vedere anche cosa dicono gli altri, ma a parte la lettura che procede spedita (un mostrato classico "alla guru", che però è comprensibile) mi pare che tu abbia avuto poco spazio per dare sfogo a tutte le tue idee fantasiose, e la conseguenza è che mancano gli elementi per collegare il tutto in un quadro coerente.
Magari sbaglio io e semplicemente devo rileggerlo di nuovo, vediamo cosa dicono gli altri.
Grazie e alla prossima!
Re: Un Brindisi!
Ciao, mi associo al commento di prima: perché il protagonista chiama sua madre per nome. E' insolita come cosa, andrebbe spiegata. Non si capisce dove il racconto voglia andare a parare. Il tema secondo me qui non è centrato, proprio perché non si capisce dove tutto si sta svolgendo.
Mi spiace l'ho trovato un racconto un po' confuso.
Mi spiace l'ho trovato un racconto un po' confuso.
Re: Un Brindisi!
Piazzi qua e là elementi per un bell'intrigone gotico, con calici e quel mix di magia e scienza.
Peccato che ci si perda un po' in chiacchiere nella parte centrale e che non si abbia ben chiaro dove ci si trovi e qual'è il contesto ambientale.
Apprezzabile il tuo intento di caratterizzare il pg con la smania di precisione e con un desiderio di fare qualcosa ben specifico, però a volte è un po' troppo autoreferenziale e cade nel clichè dello scienzato pazzo e geniale.
Davvero un peccato, perchè a me piacciono molto gli approcci al tema originali e curiosi, come in questo caso in cui con "mappe" presumo tu abbia voluto intendere le mappe genetiche o cromosomiche.
Si nota anche che tu stia lavorando a una scrittura immersiva/trasparente/quellacheè, ti manca ancora la pennellata della consapevolezza però direi che sei sulla strada giusta in quel senso.
Peccato.
Peccato che ci si perda un po' in chiacchiere nella parte centrale e che non si abbia ben chiaro dove ci si trovi e qual'è il contesto ambientale.
Apprezzabile il tuo intento di caratterizzare il pg con la smania di precisione e con un desiderio di fare qualcosa ben specifico, però a volte è un po' troppo autoreferenziale e cade nel clichè dello scienzato pazzo e geniale.
Davvero un peccato, perchè a me piacciono molto gli approcci al tema originali e curiosi, come in questo caso in cui con "mappe" presumo tu abbia voluto intendere le mappe genetiche o cromosomiche.
Si nota anche che tu stia lavorando a una scrittura immersiva/trasparente/quellacheè, ti manca ancora la pennellata della consapevolezza però direi che sei sulla strada giusta in quel senso.
Peccato.
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Re: Un Brindisi!
MatteoMantoani ha scritto:Ciao Mattia, piacere di rileggerti.
Allooora.. nì. Sarà che sono le cinque e mezza, ma ho riletto il racconto tre volte e ho troppi interrogativi in testa. Dove si trovano questi personaggi? All'inferno? Perché il protagonista chiama sua madre per nome? In cosa consiste la ricerca di questa pozione, o meglio della pozione che non fa trasformare in animale? Perché tutti sanno che lui è un piccolo chimico, e comunque bevono tutti la pozione, senza immaginare che sia un veleno? E lo scopo finale del Nostro, alla fine della fiera, qual è? Curare il cancro della madre?
Mi spiace, voglio vedere anche cosa dicono gli altri, ma a parte la lettura che procede spedita (un mostrato classico "alla guru", che però è comprensibile) mi pare che tu abbia avuto poco spazio per dare sfogo a tutte le tue idee fantasiose, e la conseguenza è che mancano gli elementi per collegare il tutto in un quadro coerente.
Magari sbaglio io e semplicemente devo rileggerlo di nuovo, vediamo cosa dicono gli altri.
Grazie e alla prossima!
Ecco, se nelle prime due edizioni avevo già un'idea di quali sarebbero state le perplessità, questa volta non me le aspettavo proprio e ho bisogno di capire da cosa derivano esattamente.
Il pensare che i personaggi si trovino all'inferno è dovuto dal nome del vino (Inferno)? Mi stranisce perché nelle prime righe insisto più volte sul fatto che si sta parlando di vino (prima "semino" parlando del calice, poi c'è la frase in cui lo cito, poi parlo del "vino più buono della regione" e nel capoverso successivo descrivo l'odore e cito il portavivande). Riflettendo sui commenti che leggo credo che il problema principale di ogni perplessità successiva (tranne quella sulla madre) sia stato questo, però non ne sono sicuro, quindi chiedo comunque.
Peraltro dal contesto mi sembra chiaro che sia una situazione ordinaria (parlo di festa di paese, non c'è alcun rimando soprannaturale rispetto al luogo, cito subito montagne innevate, il movimento del sole... insomma, gli elementi ambientali - sebbene, concordo, non sono tanti - mi paiono indicare che siamo nel nostro mondo).
Il fatto che il pg chiami la madre per nome non è spiegato perché è un tratto del protagonista, che è particolare in praticamente tutto quello che fa, sempre in senso "cervellotico". La peculiarità di chiamare la madre per nome mi pareva piuttosto azzeccata per il tipo. Quindi chiedo: non è così perché il personaggio non è abbastanza particolare? È un dubbio che avreste avuto in qualunque caso, perché vi fa troppo strano? Oppure il personaggio è già troppo particolare, quindi è un'aggiunta ridondante?
Anche i dubbi sulla ricerca, sulla non immaginazione che sia veleno e sugli scopi mi colpiscono: la madre ha il cancro, lui dice esplicitamente che "non morirà", cita le alterazioni genetiche/cromosomiche due volte, dice che nella stanza ci sono suoi amici, il modo in cui Rondelli gli parla fa intendere che ci sia un clima conviviale... Ok, potevo rendere ancora più esplicito che il protagonista creasse nuove varianti di vino, però già così dal contesto mi appare chiaro, pure rileggendo.
Sto rispondendo a Matteo ma le domande sono per tutti, ovviamente. Scusate se sono tante, ma ci tengo molto a capire, perché a differenza delle volte precedenti qui è tutto inaspettato.
Pensate che l'unica critica degna di nota che avevo messo in conto questa volta era la mancanza di dettagli descrittivi, soprattutto nell'ultima parte. Mi è dispiaciuto un sacco non dare un quadro più vivido nell'ultimo paragrafo, però non c'era spazio.
Re: Un Brindisi!
Ciao Mattia. Credo che tu abbia avuto ottime idee ma troppe poche ore e pochi caratteri a disposizione per esprimerle in tutto il potenziale.
Mi piacciono i dialoghi, danno un ottimo ritmo, e le scelte lessicali sono decisamente convincenti.
Un po' tutta la storia, però, mi sembra nebulosa.
Ho la sensazione che manchino alcuni elementi necessari alla comprensione della vicenda; credo che ampliato possa diventare un'ottimo racconto.
Mi piacciono i dialoghi, danno un ottimo ritmo, e le scelte lessicali sono decisamente convincenti.
Un po' tutta la storia, però, mi sembra nebulosa.
Ho la sensazione che manchino alcuni elementi necessari alla comprensione della vicenda; credo che ampliato possa diventare un'ottimo racconto.
- Manuel Marinari
- Messaggi: 231
Re: Un Brindisi!
Ciao Mattia, ho letto il tuo racconto due volte perché, mi dispiace, alla prima lettura mi sono trovato disorientato. Solitamente non leggo mai i commenti degli altri per non influenzare la mia esperienza di lettura, ma stavolta ho dovuto consultarli per capire se alcune perplessità le avessi solo io. Allora, ad una seconda lettura, l’ambientazione mi è risultata piuttosto chiara. Un’abitazione che ospita una cena di conoscenti di paese. I miei problemi nel leggerti sono stati diversi. All’inizio non capivo perché il personaggio chiamasse per nome sua mamma e non ho compreso che Veronica fosse la madre fino alla fine della prima parte. Avrebbe aiutato un pensiero del personaggio, appena la madre entrava in scena, del tipo “...è arrivata in anticipo anche stavolta come ha sempre fatto. Mia madre non cambierà mai” oppure continuando con la stessa linea che hai tenuto, cioè senza esplicitarlo troppo “Veronica si srotola la sciarpa dal collo esattamente come quando me la toglieva tornato da scuola”. Te le butto li così scritte al volo, ma spero di averti trasmesso il senso.
L’altro elemento di confusione sono stati i tanti nomi diversi quanti sono i personaggi nella sala da pranzo. Effettivamente per l’idea che hai avuto per il racconto, non nominarli tutti sarebbe difficile. Non ho suggerimenti in merito, mi sarei trovato in difficoltà nello scrivere un contesto analogo.
La terza parte del racconto è quella che scorre meglio, il finale arriva bene e ti faccio i complimenti perché l’hai descritta bene ed è la parte che mi è piaciuta di più.
Ti capisco se stavolta ti aspettavi commenti più positivi, ho letto il tuo commento. Ma non scoraggiarti, di fantasia ne hai e come tutti ci alleniamo per migliorarci. Spero di leggere altro nei prossimi mesi. Buona edition!
Ps: per me le intenzioni del personaggio erano chiare dall’inizio alla fine!
L’altro elemento di confusione sono stati i tanti nomi diversi quanti sono i personaggi nella sala da pranzo. Effettivamente per l’idea che hai avuto per il racconto, non nominarli tutti sarebbe difficile. Non ho suggerimenti in merito, mi sarei trovato in difficoltà nello scrivere un contesto analogo.
La terza parte del racconto è quella che scorre meglio, il finale arriva bene e ti faccio i complimenti perché l’hai descritta bene ed è la parte che mi è piaciuta di più.
Ti capisco se stavolta ti aspettavi commenti più positivi, ho letto il tuo commento. Ma non scoraggiarti, di fantasia ne hai e come tutti ci alleniamo per migliorarci. Spero di leggere altro nei prossimi mesi. Buona edition!
Ps: per me le intenzioni del personaggio erano chiare dall’inizio alla fine!
Manuel Marinari
- Emiliano Maramonte
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Re: Un Brindisi!
Ciao Mattia!
Una cosa è certa: sai scrivere. Padroneggi bene la tecnica immersiva e la prosa è pulita e molto precisa. Fin qui tutto bene. Non ho voluto leggere i commenti degli altri perché la storia è così particolare che volevo valutarla in una sorta di compartimento stagno mentale.
Grosso modo ho capito: il protagonista è una specie di scienziato che per salvare la madre dal cancro fa un esperimento su alcuni amici per ricavare una cura e invece qualcosa va storto e la uccide. Questa l'ossatura della trama. Il vero problema sono le varie domande che sorgono durante la lettura. Più o meno ho dedotto che Veronica e il figlio non vanno d'accordo, e il protagonista la chiama per nome per disaffezione, per il resto le idee che instilli nel lettore non sono chiarissime.
Eppure devo ammettere che il racconto ha avuto su di me un certo impatto emotivo, soprattutto per l'ottima costruzione della suspense e della situazione che all'inizio mi è parsa assai criptica ma un po' alla volta si è definita, pur con le difficoltà segnalate.
Il tema è preso con un po' di malizia: le mappe sono quelle genetiche, l'inferno dovrebbe essere il siero.
In bocca al lupo!
Emiliano.
Una cosa è certa: sai scrivere. Padroneggi bene la tecnica immersiva e la prosa è pulita e molto precisa. Fin qui tutto bene. Non ho voluto leggere i commenti degli altri perché la storia è così particolare che volevo valutarla in una sorta di compartimento stagno mentale.
Grosso modo ho capito: il protagonista è una specie di scienziato che per salvare la madre dal cancro fa un esperimento su alcuni amici per ricavare una cura e invece qualcosa va storto e la uccide. Questa l'ossatura della trama. Il vero problema sono le varie domande che sorgono durante la lettura. Più o meno ho dedotto che Veronica e il figlio non vanno d'accordo, e il protagonista la chiama per nome per disaffezione, per il resto le idee che instilli nel lettore non sono chiarissime.
Eppure devo ammettere che il racconto ha avuto su di me un certo impatto emotivo, soprattutto per l'ottima costruzione della suspense e della situazione che all'inizio mi è parsa assai criptica ma un po' alla volta si è definita, pur con le difficoltà segnalate.
Il tema è preso con un po' di malizia: le mappe sono quelle genetiche, l'inferno dovrebbe essere il siero.
In bocca al lupo!
Emiliano.
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Re: Un Brindisi!
Buongiorno Mattia.
Con il vino Inferno ho trovato il tema centrato e anche in modo originale.
Poi però ho fatto fatica a seguire il filo del racconto. Alla fine mi sono fatto questa idea: il protagonista è mosso dal desiderio di trovare una cura per la mamma e per fare ciò non esita ad usare gli amici come cavie fino a ucciderli. La mamma però non sopporta il comportamento del figlio e si toglie la vita.
Se la trama è questa la vedo un po’ troppo elaborata per un racconto così breve e forse necessitava più elementi per risultare chiara. Se non è così ho preso una cantonata.
Per me la prova è buona ma forse un po’ meno di altre del gruppo, buona edition.
Con il vino Inferno ho trovato il tema centrato e anche in modo originale.
Poi però ho fatto fatica a seguire il filo del racconto. Alla fine mi sono fatto questa idea: il protagonista è mosso dal desiderio di trovare una cura per la mamma e per fare ciò non esita ad usare gli amici come cavie fino a ucciderli. La mamma però non sopporta il comportamento del figlio e si toglie la vita.
Se la trama è questa la vedo un po’ troppo elaborata per un racconto così breve e forse necessitava più elementi per risultare chiara. Se non è così ho preso una cantonata.
Per me la prova è buona ma forse un po’ meno di altre del gruppo, buona edition.
- Mario Mazzafoglie
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Re: Un Brindisi!
UN BRINDISI - MATTIA PERNIS
Ciao Mattia, un piacere leggerti.
Il grande pregio di questo racconto è sicuramente l'originalità e l'acume con i quali hai declinato il tema, complimento.
Purtroppo, però, mi trovo d'accordo con la maggior parte dei commenti che ti sono già arrivati.
La storia non è chiara, dall'ambientazione alla trama, ai personaggi. Il fatto che tutto quello che hai scritto risulta così chiaro nella tua testa non significa che debba essere chiaro allo stesso modo per noi lettori. Anzi, a mio modesto parere questo è uno dei più gravi errori che può commetere uno scrittore o aspirante tale.
Nonostante le mie tre riletture mi rimangono le domande, e io sono uno che vole leggere una sola volta e capire tutto, per cui putroppo farò fatica a esprimere un giudizio positivo.
Alla prossima, buona edition.
Ciao Mattia, un piacere leggerti.
Il grande pregio di questo racconto è sicuramente l'originalità e l'acume con i quali hai declinato il tema, complimento.
Purtroppo, però, mi trovo d'accordo con la maggior parte dei commenti che ti sono già arrivati.
La storia non è chiara, dall'ambientazione alla trama, ai personaggi. Il fatto che tutto quello che hai scritto risulta così chiaro nella tua testa non significa che debba essere chiaro allo stesso modo per noi lettori. Anzi, a mio modesto parere questo è uno dei più gravi errori che può commetere uno scrittore o aspirante tale.
Nonostante le mie tre riletture mi rimangono le domande, e io sono uno che vole leggere una sola volta e capire tutto, per cui putroppo farò fatica a esprimere un giudizio positivo.
Alla prossima, buona edition.
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Re: Un Brindisi!
Mario Mazzafoglie ha scritto:UN BRINDISI - MATTIA PERNIS
Ciao Mattia, un piacere leggerti.
Il grande pregio di questo racconto è sicuramente l'originalità e l'acume con i quali hai declinato il tema, complimento.
Purtroppo, però, mi trovo d'accordo con la maggior parte dei commenti che ti sono già arrivati.
La storia non è chiara, dall'ambientazione alla trama, ai personaggi. Il fatto che tutto quello che hai scritto risulta così chiaro nella tua testa non significa che debba essere chiaro allo stesso modo per noi lettori. Anzi, a mio modesto parere questo è uno dei più gravi errori che può commetere uno scrittore o aspirante tale.
Nonostante le mie tre riletture mi rimangono le domande, e io sono uno che vole leggere una sola volta e capire tutto, per cui putroppo farò fatica a esprimere un giudizio positivo.
Alla prossima, buona edition.
Ma è giustissima la tua necessità di leggere e capire tutto in una volta sola, figurati. Non dirlo a me, sono assolutamente dell'idea che un bravo autore fa comprendere tutto ciò che serve subito. Le mie domande non sono una critica a voi lettori, tutt'altro, sono il mio modo per capire in cosa sta lo scarto tra la mia intenzione e la vostra comprensione.
Ormai è da molto che cerco di seguire la scuola di pensiero per cui un problema di lettura è responsabilità dell'autore, e non di chi legge. Ovviamente non sempre è facile seguirla, a volte (come in questo caso) è frustrante vedere che gli altri non capiscono qualcosa che pensi di aver fatto bene, e la tentazione di esternare la colpa viene, penso sia umano, però non lo voglio assolutamente fare. Se un lettore non capisce quello che scrivo la colpa è mia, sempre.
Paradossalmente - facciamo l'ipotesi per assurdo - se anche il 100% dei lettori fosse analfabeta funzionale, e l'unico a capire qualcosa fosse l'autore (e chiaramente è una stronzata, vorrebbe dire mettersi nella posizione per cui lui è l'unico intelligente, che per quanto da questo punto di vista la mia fiducia nell'umanità sia bassa mi sembra impossibile), comunque la responsabilità sarebbe sua perché non starebbe tenendo conto dei differenti bisogni altrui.
Grazie sia per i complimenti sia per le critiche!
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Re: Un Brindisi!
Franco Zanella ha scritto:Buongiorno Mattia.
Con il vino Inferno ho trovato il tema centrato e anche in modo originale.
Poi però ho fatto fatica a seguire il filo del racconto. Alla fine mi sono fatto questa idea: il protagonista è mosso dal desiderio di trovare una cura per la mamma e per fare ciò non esita ad usare gli amici come cavie fino a ucciderli. La mamma però non sopporta il comportamento del figlio e si toglie la vita.
Se la trama è questa la vedo un po’ troppo elaborata per un racconto così breve e forse necessitava più elementi per risultare chiara. Se non è così ho preso una cantonata.
Per me la prova è buona ma forse un po’ meno di altre del gruppo, buona edition.
Sì, l'idea è corretta. O almeno è quella corrispondente a quella che avevo nello scrivere.
Posso chiederti, se ti va, di dirmi che elementi in più sarebbero serviti secondo te? Se riesci, so che in lettura non è così facile trovare quali sono esattamente le mancanze. O almeno, a me capita quando leggo: magari le percepisco, ma non so bene come andrebbero colmate.
Grazie per il parere, intanto!
Ultima modifica di PuntiDiDomanda il martedì 28 novembre 2023, 19:16, modificato 1 volta in totale.
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Re: Un Brindisi!
Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Mattia!
Una cosa è certa: sai scrivere. Padroneggi bene la tecnica immersiva e la prosa è pulita e molto precisa. Fin qui tutto bene. Non ho voluto leggere i commenti degli altri perché la storia è così particolare che volevo valutarla in una sorta di compartimento stagno mentale.
Grosso modo ho capito: il protagonista è una specie di scienziato che per salvare la madre dal cancro fa un esperimento su alcuni amici per ricavare una cura e invece qualcosa va storto e la uccide. Questa l'ossatura della trama. Il vero problema sono le varie domande che sorgono durante la lettura. Più o meno ho dedotto che Veronica e il figlio non vanno d'accordo, e il protagonista la chiama per nome per disaffezione, per il resto le idee che instilli nel lettore non sono chiarissime.
Eppure devo ammettere che il racconto ha avuto su di me un certo impatto emotivo, soprattutto per l'ottima costruzione della suspense e della situazione che all'inizio mi è parsa assai criptica ma un po' alla volta si è definita, pur con le difficoltà segnalate.
Il tema è preso con un po' di malizia: le mappe sono quelle genetiche, l'inferno dovrebbe essere il siero.
In bocca al lupo!
Emiliano.
Grazie mille. Se ti va, hai voglia di dirmi che domande ti sono sorte? Chiedo perché mi piace avere delle belle mappe (per restare in tema dell'edition) su cui trovare i miei difetti, però non sentirti obbligato a rispondere.
Approfitto per dirti che mi piace il modo in cui commenti i racconti (oltre a questo commento, settimana scorsa abbiamo avuto lo stesso girone da leggere e ti ho sempre trovato puntuale e preciso, sebbene ovviamente non fossimo d'accordo ogni volta).
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Re: Un Brindisi!
Manuel Marinari ha scritto:Ciao Mattia, ho letto il tuo racconto due volte perché, mi dispiace, alla prima lettura mi sono trovato disorientato. Solitamente non leggo mai i commenti degli altri per non influenzare la mia esperienza di lettura, ma stavolta ho dovuto consultarli per capire se alcune perplessità le avessi solo io. Allora, ad una seconda lettura, l’ambientazione mi è risultata piuttosto chiara. Un’abitazione che ospita una cena di conoscenti di paese. I miei problemi nel leggerti sono stati diversi. All’inizio non capivo perché il personaggio chiamasse per nome sua mamma e non ho compreso che Veronica fosse la madre fino alla fine della prima parte. Avrebbe aiutato un pensiero del personaggio, appena la madre entrava in scena, del tipo “...è arrivata in anticipo anche stavolta come ha sempre fatto. Mia madre non cambierà mai” oppure continuando con la stessa linea che hai tenuto, cioè senza esplicitarlo troppo “Veronica si srotola la sciarpa dal collo esattamente come quando me la toglieva tornato da scuola”. Te le butto li così scritte al volo, ma spero di averti trasmesso il senso.
L’altro elemento di confusione sono stati i tanti nomi diversi quanti sono i personaggi nella sala da pranzo. Effettivamente per l’idea che hai avuto per il racconto, non nominarli tutti sarebbe difficile. Non ho suggerimenti in merito, mi sarei trovato in difficoltà nello scrivere un contesto analogo.
La terza parte del racconto è quella che scorre meglio, il finale arriva bene e ti faccio i complimenti perché l’hai descritta bene ed è la parte che mi è piaciuta di più.
Ti capisco se stavolta ti aspettavi commenti più positivi, ho letto il tuo commento. Ma non scoraggiarti, di fantasia ne hai e come tutti ci alleniamo per migliorarci. Spero di leggere altro nei prossimi mesi. Buona edition!
Ps: per me le intenzioni del personaggio erano chiare dall’inizio alla fine!
Ti ringrazio tanto per i consigli concreti.
L'idea dell'esplicitare meglio con l'introspezione il fatto che lei fosse la madre mi sembra buona, ne terrò conto prossimamente. La difficoltà sta nel capire quando un'informazione è già chiara e quando no.
Su quella questione il mio intento era di creare un piccolo bug mentale al lettore, nel momento in cui lei dice di essere la madre, così da far intendere meglio la particolarità del protagonista. Nella mia testa nel momento in cui lei dice di essere sua madre la reazione in lettura avrebbe dovuto essere "cazzo, e nel film mentale di lui quest'informazione manco compare? Cosa strana".
Immagino non sia andata come volevo. Ancora non so se perché sono stato troppo criptico nella scrittura o se perché è una cosa che viene percepita come troppo strana in lettura.
Il problema dei nomi diversi ho provato a mitigarlo usando un'altra stranezza del personaggio, ovvero utilizzare per tutti (tranne per la madre, perché ci tiene di più) nome e cognome, così da tentare nell'unico modo che mi veniva in mente di far capire che fossero semplici "etichette". Altre idee non mi sono venute, anche perché altri escamotage con il filtro psicologico di quel protagonista sarebbero stati fuorvianti (penso, non so, se avesse utilizzato soltanto dei titoli, o se non li avesse nominati proprio).
D'altra parte mi son detto: "ok, son tanti nomi, ma alla fine quei pg son solo dei nomi, quindi anche se li scorrono e non si capisce troppo chi è chi non è un grosso problema".
A posteriori ti dico che avrei anche potuto tenere tutti più anonimi, usando un po' di tell per asciugare il tutto, però non credo sarei stato soddisfatto facendo in quel modo.
Sono contento che ti sia piaciuta la terza parte! Una su tre meglio di niente. Ahahah! E grazie ancora, anche per l'incoraggiamento finale. Apprezzo.
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Re: Un Brindisi!
Thomas ha scritto:Ciao Mattia. Credo che tu abbia avuto ottime idee ma troppe poche ore e pochi caratteri a disposizione per esprimerle in tutto il potenziale.
Mi piacciono i dialoghi, danno un ottimo ritmo, e le scelte lessicali sono decisamente convincenti.
Un po' tutta la storia, però, mi sembra nebulosa.
Ho la sensazione che manchino alcuni elementi necessari alla comprensione della vicenda; credo che ampliato possa diventare un'ottimo racconto.
Grazie. A quanto pare il mettere troppa carne al fuoco rimane il mio difetto fatale, anche se penso di star migliorando. Ci devo lavorare ancora sopra.
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Re: Un Brindisi!
Ciao Mattia,
piacere di leggerti. Provo a spiegarti le mie perplessità, che sono sostanzialmente quelle di altri lettori, cercando di condividere il mio punto di vista estetico.
Hai pensato una storia complessa, immagino che nella tua testa fosse ricchissima di dettagli. In un racconto di media lunghezza tutti i particolari sono un piacere, il lettore ha lo spazio e il tempo mentale per digerirli. Nel racconto breve, ogni particolare deve trovare la sua collocazione immediatamente, altrimenti il meccanismo si inceppa. Forse è un ingiustizia, chi lo sa, ma è un dato di fatto: il lettore nella forma breve corre sulle parole e cerca, in media, solo l'essenziale. I particolari in esubero, che a noi scrittori possono apparire essenziali per delineare esattamente il paesaggio che avevamo in mente, creano spesso confusione. Per esempio: quando il pg calcola l'ora a partire dalla posizione del sole, io mi sono detta: è un negromante? Uno stregone? Un astronomo? Tu volevi descrivere una persona particolarmente precisa e scientifica, ma di fatto mi hai aperto dei dubbi.
Il fatto che chiami la madre per nome, in un passo lungo sarebbe sicuramente descrittivo di una psicologia, qui risulta confondente.
La folla di personaggi con nome e cognome: io mi domando subito chi è davvero essenziale visualizzare e chi no per capire la storia. Forse bastava dire, chessò: c'era il prete, il dottore, l'idraulico con la figlia.
Non mi fraintendere, sai scrivere; il problema qui mi sembrano i paletti, spesso angusti, della forma breve.
piacere di leggerti. Provo a spiegarti le mie perplessità, che sono sostanzialmente quelle di altri lettori, cercando di condividere il mio punto di vista estetico.
Hai pensato una storia complessa, immagino che nella tua testa fosse ricchissima di dettagli. In un racconto di media lunghezza tutti i particolari sono un piacere, il lettore ha lo spazio e il tempo mentale per digerirli. Nel racconto breve, ogni particolare deve trovare la sua collocazione immediatamente, altrimenti il meccanismo si inceppa. Forse è un ingiustizia, chi lo sa, ma è un dato di fatto: il lettore nella forma breve corre sulle parole e cerca, in media, solo l'essenziale. I particolari in esubero, che a noi scrittori possono apparire essenziali per delineare esattamente il paesaggio che avevamo in mente, creano spesso confusione. Per esempio: quando il pg calcola l'ora a partire dalla posizione del sole, io mi sono detta: è un negromante? Uno stregone? Un astronomo? Tu volevi descrivere una persona particolarmente precisa e scientifica, ma di fatto mi hai aperto dei dubbi.
Il fatto che chiami la madre per nome, in un passo lungo sarebbe sicuramente descrittivo di una psicologia, qui risulta confondente.
La folla di personaggi con nome e cognome: io mi domando subito chi è davvero essenziale visualizzare e chi no per capire la storia. Forse bastava dire, chessò: c'era il prete, il dottore, l'idraulico con la figlia.
Non mi fraintendere, sai scrivere; il problema qui mi sembrano i paletti, spesso angusti, della forma breve.
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Re: Un Brindisi!
LeggErika3 ha scritto:Ciao Mattia,
piacere di leggerti. Provo a spiegarti le mie perplessità, che sono sostanzialmente quelle di altri lettori, cercando di condividere il mio punto di vista estetico.
Hai pensato una storia complessa, immagino che nella tua testa fosse ricchissima di dettagli. In un racconto di media lunghezza tutti i particolari sono un piacere, il lettore ha lo spazio e il tempo mentale per digerirli. Nel racconto breve, ogni particolare deve trovare la sua collocazione immediatamente, altrimenti il meccanismo si inceppa. Forse è un ingiustizia, chi lo sa, ma è un dato di fatto: il lettore nella forma breve corre sulle parole e cerca, in media, solo l'essenziale. I particolari in esubero, che a noi scrittori possono apparire essenziali per delineare esattamente il paesaggio che avevamo in mente, creano spesso confusione. Per esempio: quando il pg calcola l'ora a partire dalla posizione del sole, io mi sono detta: è un negromante? Uno stregone? Un astronomo? Tu volevi descrivere una persona particolarmente precisa e scientifica, ma di fatto mi hai aperto dei dubbi.
Il fatto che chiami la madre per nome, in un passo lungo sarebbe sicuramente descrittivo di una psicologia, qui risulta confondente.
La folla di personaggi con nome e cognome: io mi domando subito chi è davvero essenziale visualizzare e chi no per capire la storia. Forse bastava dire, chessò: c'era il prete, il dottore, l'idraulico con la figlia.
Non mi fraintendere, sai scrivere; il problema qui mi sembrano i paletti, spesso angusti, della forma breve.
Grazie mille! Farò tesoro di questo commento per le prossime edizioni, mi sembra molto utile.
- IL GLADIATORE
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Re: Un Brindisi!
Il racconto soffre principalmente della mancanza di caratteri per esprimere il potenziale che ha e che merita una penna agile e abile come la tua. La valutazione è quindi penalizzata dal fatto che trattandosi di un contest con caratteri limitati, il giudizio è giocoforza influenzato dalla valutazione sulle capacità di cotruire un racconto in questo recinto obbligato. La tua esecuzione non è davvero male, anche perché, ripeto, sai il fatto tuo nello scrivere, hai uno stile sicuramente solido e con una sua identità ben definita. Mi piace molto come costruisci i dialoghi e la capacità che hai nel costruire un'ambientazione che si fa respirare e vivere.
Il racconto per me, penalizzato da quello che ho detto nelle prime righe, si ferma su un pollice tendente al positico in modo solido ma non brillante.
Il racconto per me, penalizzato da quello che ho detto nelle prime righe, si ferma su un pollice tendente al positico in modo solido ma non brillante.
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Re: Un Brindisi!
IL GLADIATORE ha scritto:Il racconto soffre principalmente della mancanza di caratteri per esprimere il potenziale che ha e che merita una penna agile e abile come la tua. La valutazione è quindi penalizzata dal fatto che trattandosi di un contest con caratteri limitati, il giudizio è giocoforza influenzato dalla valutazione sulle capacità di cotruire un racconto in questo recinto obbligato. La tua esecuzione non è davvero male, anche perché, ripeto, sai il fatto tuo nello scrivere, hai uno stile sicuramente solido e con una sua identità ben definita. Mi piace molto come costruisci i dialoghi e la capacità che hai nel costruire un'ambientazione che si fa respirare e vivere.
Il racconto per me, penalizzato da quello che ho detto nelle prime righe, si ferma su un pollice tendente al positico in modo solido ma non brillante.
Ti ringrazio per il commento!
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