Appunti per racconti fantasy - L'Alchimia

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MatteoMantoani
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Appunti per racconti fantasy - L'Alchimia

Messaggio#1 » martedì 6 febbraio 2024, 18:20

Cari amici,

come vi avevo anticipato, nell'ottica di trovare fonti interessanti per sviluppare i nostri racconti, vorrei parlarvi dell'alchimia.

Per chi facesse finta di non sapere di cosa sto parlando, l'alchimia è una serie di discipline sia astratte che pratiche che, nel corso dei secoli, si sono sviluppate principalmente per i seguenti scopi: per falsificare metalli preziosi o pietre preziose, per cercare il metodo di trasmutare i metalli vili in argento/oro, per curare le malattie o prolungare la vita, per sviluppare una sostanza capace di sciogliere qualunque materiale (il cosiddetto solvente universale).
Ho detto una "serie" di discipline perché non esiste un'unica corrente, ma una pletora di autori che, attingendo da fonti antiche o inventate di sana pianta, hanno scritto testi in cui spiegano, spesso in maniera poco coerente o contraddittoria, come raggiungere uno degli obiettivi sopra. Ad ogni modo (per fortuna), da un certo punto in poi si sono sviluppati dei punti in comune tra le varie discipline, ecco che quindi sono emerse nell'immaginario comune le fasi necessarie per sintetizzare la pietra filosofale: nigredo (fase nera), albedo (bianca), citrinitas (gialla, non sempre presente) e rubedo (rossa). A volte viene citata una fase intermedia, la famigerata "cauda pavonis"; coda del pavone, ma in genere le fasi sono solo tre/quattro. Marguerite Yourcenar ha dedicato un romanzo alla nigredo: l'Opera al Nero (bello, leggetelo, mi è piaciuto molto di più del pallosissimo Le Memorie di Adriano).

I testi antichi di alchimia hanno sostanzialmente sempre queste caratteristiche:

1) Usano un linguaggio volutamente ambiguo e criptico, tale per cui soli gli iniziati possano interpretarlo nel modo corretto (questo fa dell'alchimia una disciplina esoterica). Non esistono infatti metodi accertati per interpretare i testi secondo le intenzioni dell'autore, anche se esistono delle metafore abbastanza comuni perché alcune sostanze vengono chiamate spesso con lo stesso "nickname" (nei testi ufficiali trovate il termine decknamen), per esempio Saturno indica il piombo, e in tutte le illustrazioni in cui compare Saturno (un vecchio armato di falcetto) si intende il piombo.
2) Sono edizioni molto ricche e curate, quasi sempre in latino. Grazie a internet e alla digitalizzazione dei libri antichi, si possono trovare numerose scansioni di testi famosi. Google Books ne contiene decine, ma altre fonti importanti sono la Fondazione Jung (che conserva i preziosi testi antichi appartenuti a C. G. Jung, che nella sua saggezza poteva disporre del patrimonio della ricca moglie) e Internet Archive (che contiene migliaia di scansioni pdf di libri antichi e non). I libri in questione recano spesso delle illustrazioni bellissime, che forse sono il motivo per cui l'alchimia è diventata così famosa con l'avvento di internet.
3) Sono furbescamente costruiti in modo tale da non essere smentibili. In pratica, oggi noi pensiamo che, date certe condizioni iniziali, un esperimento scientifico dia sempre lo stesso risultato.. per gli alchimisti non è così! Se non si ha il cuore puro, non si opera nelle condizioni astrologiche corrette e così via, gli esperimenti falliscono! Ecco anche uno dei motivi per cui l'alchimia ha avuto così tanto successo: se segui le indicazioni per sintetizzare la pietra filosofale e non ci riesci, è colpa tua che non sei puro, non della ricetta che non funziona!

Ciò che fa interessante l'alchimia a scopi narrativi, per me, sono i seguenti aspetti:

1) Per molti secoli l'alchimia è stata una pratica proibita, tale per cui la vita dei suoi praticanti è spesso avvolta nella leggenda. La lettura di queste biografie straordinarie sono una manna per chiunque voglia raccontare storie. Esempio noto (sigh) è Nicholas Flamel, alchimista francese che, secondo la leggenda, avrebbe sintetizzato la pietra filosofale assieme alla moglie, diventando immortale... so che sapete dove viene citato... lo so che lo sapete... lo so.
2) Gli obbiettivi dell'alchimia sono irraggiungibili, ma per molto tempo le persone ci credevano davvero, e non mancano testimonianze documentate di trasmutazioni pubbliche di piombo in oro, o altri esempi di prodigi che riterremmo impossibili (esistono anche campioni di oro alchemico conservati in vari musei). Quest'ambiguità tra vero/falso offre allo scrittore una miniera di idee per racconti fantasy. Un esempio per tutti: il bellissimo racconto breve La rosa di Paracelso di Borges (lo potete leggere aggratis su internet googlandolo.. sembra scritto per Minuti Contati, leggetelo, sul serio).
3) Studiando l'alchimia, vediamo come personaggi storici realmente esistiti e che riterremmo i "fondatori" del pensiero scientifico moderno, sono stati in realtà praticanti e promotori di questa disciplina esoterica. L'esempio più classico è Isaac Newton, che ha scritto nei suoi quaderni all'incirca un milione di parole in merito, e ha praticato l'alchimia durante tutta la sua vita. Altri esempi illustri sono Gottfried Leibnitz e Robert Boyle; la partecipazione di personaggi così influenti nelle pratiche dell'alchimia rivela che alchimia e chimica per lungo tempo sono state discipline intercambiabili, e che si sono scisse solo dall'Ottocento in poi con l'entrata della chimica nelle accademie (ultima scienza pura a fare questo ingresso).
4) La fantasiosa descrizione dei procedimenti chimici che troviamo nei testi alchemici, le allegorie e le metafore correlate, possono darci qualche idea di come sviluppare un'ambientazione fantastica coerente e originale, o per arricchire le nostre storie. Basta pensare a un testo (De Anima) attribuito al famoso medico arabo Avicenna (niente po' po' di meno) in cui si affermava che gli ingredienti base per cuocere la pietra filosofale fossero organici: uova, capelli, peli, sangue, escrementi di bambini, eccosìvvia (ed ecco che ritorniamo in tema po' po')! Ma vi immaginate una setta discepoli di Avicenna che trafuga e spaccia al mercato nero vasi da notte di donne incinte? Dai.. se non è materia per un racconto questa! Insomma, ricostruire come questi signori si approcciavano ai loro esperimenti ci permette davvero di immergerci in una cultura del passato utile per ricreare ambientazioni ricche e coerenti.

Prima di metterci a studiare la storia dell'alchimia, dobbiamo liberarci da alcuni pregiudizi:

1) L'alchimia è una pseudoscienza nata nel medioevo, che ha poi generato la chimica moderna. In realtà le radici dell'alchimia risalgono addirittura al tempo degli egizi, per i quali le pratiche di laboratorio coincidevano con rituali religiosi. Il papiro di Stoccolma raccoglie una serie di ricette perfettamente riproducibili anche nella nostra cucina (per "mascherare" l'argento in oro, trovate filmati su YouTube di persone che lo fanno per davvero.. e funziona! Provate anche voi, gli ingredienti base sono zolfo, limone e la vostra preziosa pipì). Rigettare l'alchimia nel dimenticatoio della storia è un grave errore, perché possiamo affermare con sicurezza che l'alchimia rappresenta il corpus di teorie e pratiche più antico di cui abbiamo notizia. Inoltre, la chimica moderna non è derivata dall'alchimia, ma le due cose sono state indistinguibili per molto tempo, fino a quando, con la rivoluzione scientifica, una "costola" dell'alchimia è diventata quello che sappiamo.
2) L'alchimia è roba vecchia, soppiantata dalla scienza. Certamente l'Età dei Lumi e l'avvento della teoria atomica hanno dato una bella mazzata all'alchimia, ma questa ha continuato a perdurare anche fino a tempi recenti. Uno degli ultimi autori di alchimia è un misterioso personaggio di nome Fulcanelli (perfetto protagonista per un racconto!), che ha pubblicato i suoi testi durante gli anni Trenta del Novecento.. ma esistono esempi molto più recenti, soprattutto di alchimisti che praticano la spagiria, l'estrazione di medicamenti dalle piante prendendo spunto dalle idee di Paracelso.
3) Gli alchimisti mescolavano cose a caso, anche se qualche volta (per puro culo) ci azzeccavano. In realtà l'alchimia si basava su solide basi teoriche e pratiche, come la ripartizione aristotelica delle sostanze in quattro elementi, teorie che naturalmente oggi sono smentite, ma che erano state formulate sulla base di reali osservazioni. Studiosi moderni hanno analizzato alcuni testi di alchimia e ci hanno trovato procedimenti concreti, funzionanti e riproducibili, segno che gli alchimisti disponevano di solide basi tecniche e di spirito di osservazione. Gli alchimisti sapevano creare in laboratorio sostanze chimiche complesse: acidi o basi corrosivi, zolfo e mercurio purificati, metalli sublimati o precipitati, veleni vari... anche se non mancano certamente esempi di scoperte di laboratorio "accidentali", come la sintesi del fosforo dall'urina da parte di Henning Brand, nel 1669 (mi piace pensare a quest'uomo nel suo laboratorio a sperimentare per anni con vasconi pieni di urina bollente, immaginate l'aroma... che fosse un discendente di Avicenna?). Non avendo a disposizione strumentazione moderna (come i termometri), gli alchimisti si aiutavano con metodi "alternativi", per esempio infilare il vaso alchemico (athanor) in un bel mucchio di sterco di cavallo appena sfornato, era un modo sia per far contento Avicenna, sia per scaldare le sostanze a una temperatura fissa, cioè quella corporea.
4) La trasmutazione dei metalli è scientificamente impossibile. In effetti è impossibile se cercata mediante procedimenti chimici (a meno che la nostra scienza sia completamente sbagliata), ma è possibile se entriamo nel tema delle reazioni nucleari. In effetti, nel nostro Sole avvengono costantemente trasmutazioni di elementi leggeri in elementi più pesanti: è per questo che la materia che ci costituisce è stata creata nelle stelle, tanto che siamo veramente "figli delle stelle". Ad ogni modo, sfruttare le reazioni nucleari per trasformare il piombo in oro, anche se possibile, sarebbe proibitivo dal punto di vista pratico e assolutamente non redditizio!

Nel cercare testi sulla storia dell'alchimia da poter usare come riferimenti per ricostruire quello che effettivamente gli alchimisti facevano e riprodurlo nei miei racconti, mi sono ritrovato con un mare di manuali e saggi che spiegavano tutto meno quello che questi signori effettivamente facevano! In primo luogo, sono inciampato sui criptici testi di Jung, che all'alchimia ha dedicato una buona parte del suo lavoro. Quello che in sostanza afferma Jung sul tema è che gli alchimisti si cimentavano in pratiche di laboratorio che, più che avere lo scopo di produrre concretamente qualcosa, erano una forma di "meditazione", o come la definiva lui: "principio di individuazione". La visione psicologico-spirituale di Jung, in realtà è figlia di una corrente di pensiero nata in epoca Vittoriana a partire dai testi di Mary Anne Atwood (ecco un'altra storia interessante, perché l'autrice ha dato alle fiamme diverse copie dei suoi libri perché credeva di "aver svelato troppo".. fortunatamente i suoi testi sono arrivati fino a noi: una trovata commerciale, o reali intenzioni?). La Atwood ha scritto diversi saggi in cui i simbolisimi dell'alchimia venivano interpretati in maniera spirituale, perdendo del tutto il loro significato originale di pratica di laboratorio. Al giorno d'oggi, le teorie della Atwood e di Jung hanno dato vita a una incredibile varietà di ciarpame di libri che cavalcano quest'onda, anzi... quasi tutti. Non mancano voci molto autorevoli, come il filosofo e storico delle religioni Mircea Eliade che, plagiato da Jung, ha scritto diversi saggi interpretando l'alchimia in funzione religiosa (sì, ci mancava anche questa!)
Il mio consiglio è di evitare tutta questa roba: è tutto molto affascinante, ma non permette di capire cosa facessero veramente gli alchimisti.
Tutto per me è cambiato quando mi sono imbattuto nei testi (in inglese) di Lawrence Principe. Principe è un professore di chimica americano, che ha dedicato molti anni allo studio dei testi antichi di alchimia fino a riprodurre e decodificare molti simbolismi presenti in questi testi (bellissimi anche i suoi video di YouTube, dove si mette proprio lui a provare in laboratorio le ricette degli alchimisti). Assieme a lui, altri studiosi, a partire dagli anni Novanta, hanno iniziato a studiare di nuovo l'alchimia dal punto di vista scientifico, trovando finalmente qualche indizio su chi fossero e cosa facessero gli alchimisti.
Vi consiglio questi testi fondamentali:

The Secrets of Alchemy, di Lawrence Principe. Si trova su Amazon per (soprendentemente) pochi euri, ed è l'unico vero testo di storia dell'alchimia che ho letto in cui ci sia veramente la voglia di spiegare le cose come stavano. Principe, inoltre, racconta di come lui abbia decodificato le prime tre chiavi di Basilio Valentino (le dodici chiavi sono dodici passi che, secondo quest'autore del Seicento, permetterebbero di ottenere la pietra filosofale).
The Aspiring Adept, di Lawrence Principe. Qui lo stesso autore del testo di prima parla della vita di Robert Boyle e del suo percorso da alchimista. Più costosetto degli altri, ma una lettura inestimabile.
Newton the alchemist, di William Newman. Un testo (costoso, qui si entra nel lucro che le case editrici fanno ai danni degli studenti universitari) che riporta in modo veramente esaustivo tutto quello che si sa sulla vita di alchimista di Newton, con riferimento alle sue fonti e ai suoi esperimenti, a volte spiegati e riprodotti dall'autore stesso.
Io li ho tutti e ne sono contento, anche se ho dovuto consumare diversi buoni Natale/compleanno.

Per chi volesse cimentarsi nella lettura dei "testi sacri" dell'alchimia, propongo i seguenti saggi che riproducono in un'edizione moderna una raccolta di fonti importanti.
The Alchemy Reader, di Stanton Linden. Il libro riporta (in inglese), una carrellata di testi che vanno dai testi dell'antichità fino a Newton. Utile per farsi un'idea, e abbastanza economico.
Alchimia: i testi della tradizione occidentale, di Michela Pereira. L'autrice è l'unica studiosa in lingua italiana che mi sento di consigliare. Oltre a qualche saggio divulgativo più generico, questa sua raccolta di testi commentati è bellissima, ma ha un difetto: è pubblicata dai Meridiani, quindi, a meno che uno non abbia un rene in più, è meglio cercarla in biblioteca.
Su internet si trovano edizioni scansionate di quasi tutti i testi di alchimia fondamentali. Se sapete leggere il latino o il tedesco antico sono tutti lì per voi! Al di là di questo, alcuni hanno immagini talmente belle che parlano da sole. Tutti i libri di Michael Maier sono bellissimi (l'Atalanta Fugiens è forse uno dei più impressionanti, lo trovate interamente digitalizzato e con le musiche riproducibili qui: https://furnaceandfugue.org/atalanta-fugiens/), ma da non perdere è anche il Mutus Liber: un libro che spiega come sintetizzare la pietra filosofale unicamente attraverso delle bellissime tavole illustrate.

Ci sono altri saggi che ho letto e che mi sono piaciuti, uno di questi è Arcanum, di Janeet Gleeson, che racconta la biografia dell'alchimista Johann Bottger che, nel Seicento, è stato imprigionato dal re di Sassonia perché producesse l'oro che si vantava di poter sintetizzare ma che, in cambio, ha trovato la ricetta per riprodurre in Europa la porcellana cinese. Insomma, se la porcellana oggi non costa una follia e ce la rifilano in ogni supermercato è appunto merito di questo poveraccio vissuto in miseria e morto giovane a causa dei postumi del lavoro in laboratorio senza protezioni... non è una storia interessante da raccontare?
Altro saggio è La vita quotidiana degli alchimisti nel medioevo, di Hutin, che fa in realtà parte di una collana di libri usciti diversi anni fa per BUR, tutti col titolo La vita quotidiana di XYZ nel medioevo/anno mille/ e roba varia... Il testo è datato, troppo dipendente dall'interpretazione mistica dell'alchimia e a volte così vago che mi veniva voglia di buttarlo dalla finestra, ma che ha qualche pregio, come per esempio quello di riportare delle brevi biografie (anche leggendarie) di alchimisti importanti.. insomma, da distillare un po', ma il succo è commestibile.

Se uno avesse la follia di impicciarsi con le astruserie di Jung, il libro più semplice è Alchimia, di Marie Louise Von Franz (una sua discepola), che analizza in chiave psicologica tre testi fondamentali. Il saggi più importanti di Jung sono invece Mysterium Coniunctionis e Psicologia e Alchimia, quest'ultimo focalizzato sull'analisi dei sogni di un "importante fisico teorico", che tutti sanno essere Wolfgang Pauli, famoso per essere stato un uomo simpatico come il mal di pancia e un misogino. Ho provato a leggerli, ma senza un'adeguata preparazione accademica Jung è infattibile, in più è edito da Bollati Boringheri, e anche qui bisogna vendere un organo al mercato nero.
Altro libro che segue questa scuola, è Alchimia, di Johannes Fabricius. Questo è un tasto particolarissimo, liquida la pratica dell'alchimia in mezza pagina e dedica tutto il resto a interpretare, passo dopo passo, i principali testi di alchimia secondo la chiave junghiana. Dalla sua ha una certa coerenza nell'esposizione, perché almeno seziona la grande opera in tutte le sue fasi e riporta bellissime illustrazioni prese da testi originali, ma l'interpretazione che ne dà è appunto (sigh) quella psicologica. Di recente è stato ristampato in Italia, ma se volete comprarlo aprite subito un mutuo in banca! Io ho un'edizione usata in lingua originale comprata su Ebay per quattro spiccioli: gli editori italiani sono furbi, ma io lo sono stato di più (tiè).
Forse approfondire anche questa interpretazione dell'alchimia non è del tutto tempo buttato, d'altronde il romanzo obbrobrioso di Coelho cavalca l'onda di queste interpretazioni mistico-psico-religiose.

Se sapete qualcosa sull'argomento per piacere aggiungete e arricchite quanto ho scritto; l'argomento mi interessa tanto e sto lavorando per scrivere un romanzo incentrato su un alchimista, quindi ogni nuovo spunto è oro! Al momento sto solo grattando la superficie, ma sento che ci sia veramente molto da studiare su questo tema.. ogni aiuto è più che ben accetto!
Attendo fiducioso! Intanto buon divertimento e complimenti per aver letto tutto questo papiro.



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