Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Appuntamento alle 21.00 di lunedì 18 dicembre con un tema di Luigi Musolino e 3000 caratteri a disposizione!
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antico
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Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 19 dicembre 2023, 2:06

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BENVENUTI ALLA LUIGI MUSOLINO EDITION, LA QUARTA DELLA UNDICESIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 178° ALL TIME!

Questo è il gruppo UIRONDA della LUIGI MUSOLINO EDITION con LUIGI MUSOLINO come guest star.

Gli autori del gruppo UIRONDA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo BUIO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo PUPILLE.


Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da LUIGI MUSOLINO. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, e dai miei collaboratori verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approssimato per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK UNDICESIMA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo UIRONDA:

Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte, ore 00.42, 2337 caratteri
ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia, ore 00.45, 2974 caratteri
Il buco della luce, di Gaia Peruzzo, ore 23.23, 2986 caratteri
Pedrito, di Sarah Santeusanio, ore 00.58, 2976 caratteri
Novercas, di Debora Donadel, ore 00.56, 2928 caratteri
Fantasmi, di Isabella Valerio, ore 23.32, 2895 caratteri
Insula Senensis, di Elettra Fusi, ore 23.28, 2963 caratteri
Sbagliato, di Maurizio Ferrero, ore 22.17, 2994 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 28 DICEMBRE per commentare i racconti del gruppo BUIO Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 29 DICEMBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, io e i miei collaboratori posteremo la nostra e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo BUIO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo BUIO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA LUIGI MUSOLINO EDITION A TUTTI!



alexandra.fischer
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » martedì 19 dicembre 2023, 14:03

Buon pomeriggio, ecco i miei commenti e relativa classifica:

Il bosco degli specchi di Emiliano Maramonte Tema centrato. Bella l’atmosfera degli alberi fitti nel bosco. E notevole l’albero inciso da Anna che rivela a Luca l’intenzione di lei di lasciarlo. Gli altri alberi mostrano infatti il carattere malvagio di lui con le altre donne. Ben resi i personaggi, dal romantico e falso Luca ad Anna, di carattere forte, al punto di difendersi da lui con un coltello. Bello il finale con lui ricoperto dalla resina dell’albero.

Odio reciproco di Maurizio Chierchia Tema centrato. Il protagonista è nelle Dolomiti, ma non si diverte affatto. È con l’amico Rizzo. Sono in un bar a giocare a biliardo in attesa della scalata del giorno dopo. Peccato per le birre rovesciate e l’ira dei montanari grandi e grossi. Il protagonista è costretto a fuggire. Peccato che all’esterno lo aspetti un branco di lupi. Per quanto riguarda le frasi in tedesco, ci sarebbero state bene due note a piè di pagina per chi lo ignora.
Attenzione:
lei odia me

Il buco della luce di Gaia Peruzzo Tema centrato Guim cerca la moglie Dera nel bosco. E ha la sorpresa di trovarla trasformata in una strega dalle zampe di gallina, il volto sfigurato da venuzze e due chiodi piantati ai lati del collo. Credeva di salvarla da un buco pericoloso, ma in realtà è l’antro di Dera, trasformatasi in strega per l’occasione. Intende mangiare il marito come ha già fatto con il padre di lui. Storia con un pizzico di fantasy.

Pedrito di Sarah Santeusanio Tema centrato. Bella la scansione temporale estiva. E anche l’uso di un personaggio che fa da voce narrante. È il padre di Pedro, che ha deciso di portare il figlio in montagna per superare il lutto della morte della madre. Anche quei luoghi ricordano al protagonista la moglie defunta. Basta un incidente in montagna per convincerlo a dare retta alle continue proteste del figlio che la odia. Bella la scena del dirupo in cui il protagonista si sente vicino alla moglie, morta probabilmente in un incidente in montagna.

Novercas di Debora Donadel Tema centrato. Storia particolare, dove la protagonista decide di rendere omaggio al pollice verde della madre defunta piantando gerani simili a quelli preferiti da lei. Quando passa ai Novercas, iniziano i guai. Distruggono i gerani e la vigna della vicina, per poi avventarsi su di lei. Belle le immagini dei gerani viziati con acqua, cure varie, musica e parole. Da brividi il finale con il fiore musicale che fagocita la protagonista.

Fantasmi di Isabella Valerio Tema centrato. La protagonista sale in vetta con nella mente il ricordo di ascensioni precedenti con i genitori e il fratello Eugenio, morti in un incidente d’auto. Ne risente le voci. La incoraggiano. Questo malgrado in vetta ci sia maltempo. Per la protagonista c’è l’incontro con l’infortunato Dario, con il quale è costretta a passare la notte perché il cellulare non prende. Simpatica l’esultanza dei familiari fantasmi, malgrado l’indole sospettosa di lei riguardo a Dario.

Insula Senensis di Elettra Fusi Tema centrato. In una classe si parla di ecologia. Il professore che fa lezione è pessimista. L’uomo non conta nulla, ma deve fare quel che può per le generazioni future. Fin qui tutto bene, ma ci sono dei salti di punto di vista, da Marco a Silvia e a Elisa. Per non parlare della professoressa di scienze naturali, che fa passare tutti sotto al Duomo per mostrare dei fossili marini alla classe. Per il resto, il racconto è godibile nella scena del terremoto, con le fughe dei personaggi e l’arrivo del maremoto.

Sbagliato di Maurizio Ferrero Tema centrato. Storia particolarissima. Un bambino dall’aspetto indefinito sconvolge lo psicologo scolastico. C’entra l’incidente con una compagna di classe, che ha avuto prima una perdita di sangue dal naso e poi è morta di emorragia cerebrale. Descrivi molto bene attraverso il dialogo l’evanescente Luca e lo psicologo Gherzi sempre più confuso, fino all’arrivo della telefonata. Da brividi il finale con la materia che esce dal naso. Probabilmente quello di Gherzi.

La mia classifica è soffertissima, siete tutti ottimi autori:

Sbagliato di Maurizio Ferrero 1

Il bosco degli specchi di Emiliano Maramonte 2

Il buco della luce di Gaia Peruzzo 3

Pedrito di Sarah Santeusanio 4

Fantasmi di Isabella Valerio 5

Novercas di Debora Donadel 6

Odio reciproco di Maurizio Chierchia 7

Insula Senensis di Elettra Fusi 8

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antico
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » domenica 24 dicembre 2023, 12:15

Avete già ricevuto una sola classifica. Oltre a quella de IL GLADIATORE, dovrete riceverne altre otto.

srcm
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » lunedì 25 dicembre 2023, 10:35

Allora, come ho fatto in molti commenti, premetto che ho trovato un po' di difficoltà nel commentare questi racconti perché ho l'impressione che il tema ci abbia portato spesso in direzione di un sottogenere di horror che tendo a non apprezzare particolarmente, i cui tropi mi sembrano sempre molto prevedibili.
Ho cercato quindi di valutare le opere facendo riferimento a caratteristiche più legate allo stile e a peculiarità estetiche (quando dico estetiche faccio riferimento in particolare alle immagini evocate) che al soggetto della storia in sé. Ho cercato però di bilanciare il tutto spostando avanti nella classifica storie che magari avevano alcune pecche stilistiche ma che ho trovato maggiormente originali in relazione al tema.

Ecco qui i commenti:

Il bosco degli specchi di Emiliano Maramonte:

Sto facendo un po' di fatica a commentare tutti i racconti di questa edizione e mi rendo conto che forse questo è legato al tema della natura matrigna, che tende a portare inevitabilmente verso un tipo di horror che non trovo troppo interessante.

In generale non ho una particolare predilezione per le storie horror in cui la natura punisce gli umani per delle loro potenziali colpe. Da una parte c'è una ragione di gusto personale (mi piacciono gli horror ma non mi piace che a far giustizia sia un'entità esterna), d'altra parte credo che a infastidirmi sia l'idea di vedere la natura come una specie di entità astratta (incarnata in alberi, montagne, lupi o altro) che sia particolarmente preoccupata che quello che gli uomini fanno sia moralmente sbagliato.

Premesso questo (che col racconto in sé ha a che fare relativamente) devo dire che forse questo è uno dei racconti che ho trovato più originali all'interno di un tema in cui essere originali credo fosse molto complicato. Mi è piaciuta soprattutto la modalità "estetica" con cui la natura (cioè, nello specifico gli alberi) letteralmente cola sul personaggio maschile liquefacendolo, quasi come la maschera d'oro di Game of Thrones.

A livello stilistico la riuscita mi sembra ottima e tutte le scene all'interno della storia le ho percepite con il giusto peso, tranne forse nel momento delle visioni, che ho un attimo faticato a inquadrare da subito come tali. Due perplessità soltanto: l'uso di "insistere" e "fare" per riportare due dialoghi l'ho percepito come un po' ridondante (ma questa è decisamente una finezza) e mi ha un attimo stranito il cambio di caratterizzazione del personaggio della (ex) compagna fra l'inizio della storia in cui viene descritta come tremante e fragile (stava fingendo?) e la fine in cui (se ho capito bene) emerge come lei avesse pianificato di vendicare le altre vittime dell'ormai defunto e compagno.

Credo posizionerò comunque questo racconto in uno dei primi posti della mia classifica.

ODIO RECIPROCO di Maurizio Chierchia:

Buongiorno Maurizio, prima di commentare il racconto nello specifico premetto che sto trovando un po' di difficoltà nel commentare tutti questi racconti a tema natura matrigna perché ho la sensazione che questo tema ci abbia portato un po' tutti in direzione di una sorta di horror in cui la natura si erge a giudice degli umani, genere
che tendo a non apprezzare particolarmente. La natura (ammesso che esista come entità separata da noi) secondo me se ne frega abbastanza della nostra esistenza come singoli (il nostro impatto come società invece è rilevante, ma quello è un altro discorso).

Detto questo, che col racconto in sé ha relativamente a che fare, ho faticato un po' a empatizzare col protagonista principalmente per il fatto che viene presentato con un elemento di voce pensiero. Di solito quando un protagonista parla troppo tra sé e sé, soprattutto del proprio sistema di valori, tende a starmi abbastanza antipatico, che questi dica cose con cui sono d'accordo o meno. L'effetto comico della storia nella prima parte funziona abbastanza. Raccontare umani come animali che si muovono in branco (entro certi limiti) è divertente e credo ti sia riuscito anche bene da un punto di vista stilistico. Non mi ha troppo convinto invece la parte nel bosco e il finale. La Natura (incarnata dai lupi) arriva a ribadire la non permeabilità tra naturale e umano e a punire il protagonista. Questo però fa sì che alla fine della storia il protagonista si ritrovi con le stesse identiche convinzioni che aveva all'inizio e questo mi mette un po' di confusione per quello che vorrebbe essere il messaggio della storia. Mi spiego: lui odia la natura, vorrebbe stare a casa e non uscire, esce solo perché costretto, si ritrova in una situazione estrema, questa gli conferma che la natura è un nemico e che lui avrebbe fatto meglio a stare a casa. Ma lui avrebbe voluto restare a casa e quindi nulla di quello che è successo (salvo forse la lite?) è frutto di una sua deliberata azione. Non essendo lui responsabile di nulla mi sembra quindi che venga in parte meno il senso della punizione (avrebbe dovuto essere punito l'amico che lo ha obbligato forse?) o che comunque il tutto accada in modo un po' casuale.

Il buco della luce di Gaia Peruzzo:

Premetto come ho fatto negli altri commenti che secondo me era molto difficile risultare originali con questo tema. La natura matrigna come concetto ci porta un po' verso i soliti archetipi (quando non stereotipi) in cui la natura matrigna (incarnata quindi spesso da una donna) punisce l'uomo (molto spesso rappresentato come maschio) per dei torti che ha commesso o per il semplice fatto di esistere.
Credo sia una criticità che c'è di base nelle storie a cui siamo stati abituati fin da piccoli e difficilmente si riesce a sfuggirne quando si tratta di un racconto di 3000 caratteri che su degli archetipi deve un po' fare per forza leva.

Detto questo, secondo me questo racconto pur muovendosi intorno ad archetipi che non mi piacciono (la donna strega che si vuole liberare di te solo perché è nella sua natura farlo e di cui devi quindi aver paura), riesce a farlo con una sua estetica particolare, figlia probabilmente dei miti locali cui fa riferimento. Oltretutto lo stile è senza dubbio molto curato e soprattutto adatto al genere che sta scrivendo: la voce della "strega" quando rivela di aver mangiato anche il padre del protagonista mi ha giustamente angosciato.

Pedrito di Sarah Sante:

Tematicamente questo racconto ha degli elementi interessanti. Il rapporto tra padre e figlio, l'assenza della madre e l'elaborazione del lutto.
Mi spiace che anche qui (ma il tema inevitabilmente ci portava un po' tutti in quella direzione) il fatto di processare la natura come nemico tolga in parte il focus dalle responsabilità e dalle scelte degli uomini stessi.
Ho trovato poi un po' insolito che il padre, per allontanarsi da un luogo che gli ricordava la madre, decidesse di andare col figlio in un luogo che se non è lo stesso in cui la madre è morta poco ci manca.
Apprezzo però che qui il percorso del protagonista di elaborazione del lutto sia trattato in maniera ben sviluppata conducendo il padre ad accettare la sua separazione dalla madre nello stesso tempo in cui accetta l'impossibilità per il figlio di amare la natura.

Novercas di Debora Donadel:

Questa storia è molto interessante e curata da un punto di vista estetico ma fatico un po' a cogliere il messaggio che vorrebbe trasmettere.
Mi spiego: solitamente negli horror l'orrore "naturale" (o anche quello umano "fantasma", e qui abbiamo entrambi) viene risvegliato da un personaggio che compie un'azione che non avrebbe dovuto, sovvertendo l'ordine naturale delle cose. Qui abbiamo una protagonista che per un legittimo desiderio di portare avanti la memoria di sua madre decide finalmente (troppo tardi forse?) di curare le sue piante piantandone di muove. Non riesco quindi a capire per quale motivo la natura dovrebbe punirla, o se l'azione delle piante sia da considerarsi soltanto uno strumento per attivare l'orrore senza però che siano necessariamente connotate da un elemento che risuoni col tema. Io ho percepito che forse le piante possano essere mosse dalla volontà della madre di rivedere la figlia o dalla volontà della figlia stessa di riabbracciarla, oppure che la madre stia punendo la figlia per non aver curato le sue piante per dieci anni, o per averla presa in giro perché faceva ascoltare loro la musica. Varie opzioni, però il finale pur con la suggestione evocativa dell'elemento musicale mi ha lasciato un po' col dubbio: insomma, è solo una suggestione o c'è della volontà dietro queste Novercas?

Fantasmi di Isabella Valerio:

Ciao, forse tra i racconti di questo gruppo questo riesce ad avere un qualcosa di diverso nel declinare l'idea di maternità assente e di rapporto conflittuale con la natura in un modo più sfumato. La volontà di autodistruzione salvata dalla possibilità non tanto di essere aiutati quanto di aiutare è effettivamente qualcosa di reale.
Non mi hanno troppo convinto i dialoghi un po' lunghi e spezzati da pochi dialogue tag, che quando ci sono tendono a non aggiungere molto alla storia (non danno informazioni su come stiano parlando né dove, cosa stiano facendo), dando la sensazione che i personaggi parlino immersi nel nulla. (E in effetti un po' lo sono, ma lo stesso non riesce a non stranirmi).
Anche il fatto che tu ti serva spesso di verbi come sentire e vedere in maniera esplicita mi ha un po' portato fuori dall'immedesimazione nel personaggio.
Ho come l'impressione poi di non aver 'sentito' particolarmente le vicende della protagonista ma non riesco con precisione a capire da cosa questo dipenda. Forse un personaggio votato al suicidio rischia di essere respingente? Forse la sua voce pensiero e il suo rivivere il passato come prima azione che le vedo compiere mi distacca da lei? Non riesco davvero a capire cosa sia stato ma qualcosa mi ha un po' allontanato da lei in termini empatici. Questo non toglie che l'idea in sé mi è sembrata decisamente suggestiva.

Insula Senensis di Elettra Fusi:

Ciao, ieri sera avevo scritto un ragionamento abbastanza contorto sulla fine del mondo ma per sbaglio mi son ritrovato a cancellarlo. Meglio così probabilmente. Più in sintesi allora: la storia in sé è interessante e ha un messaggio che potrebbe anche essere condivisibile, ma ho come la sensazione che mi sia mancata una connessione empatica con la protagonista. Questo mi ha creato un po' di problemi anche a leggere l'eventuale messaggio. In primo luogo ho percepito Silvia come molto distaccata dalla realtà che la circonda: tutto le risulta abituale e noioso. I commenti in buona fede (ma chiaramente banali) dei prof lei sembra ascoltarli con una sorta di disincanto, che posso per certi versi capire, ma che rischia di risultare cinico. Nella seconda parte invece lei diventa forse in maniera eccessiva spettatrice della catastrofe climatica che (finalmente? Non riesco a capire come lei si ponga a riguardo) avviene. Di conseguenza non riesco a capire in che modo si vorrebbe porre questa storia sul tema di ciò che gli umani possono fare di fronte al legittimo (ri)avanzare della natura (in risposta alle azioni degli umani stessi). Mi rendo conto comunque che è un tema complesso su cui esprimersi e trovo senza dubbio interessante che tu abbia scelto questa chiave di lettura, solo ho come l'impressione che il messaggio perda un po' di peso nel momento in cui le ripercussioni di ciò che accade non sono avvertite direttamente dalla protagonista.
Dal punto di vista della costruzione delle scene un unico appunto: Silvia pensa che lei ed Elisa parleranno dopo "fuori". Il fatto che segua un cambio di paragrafo mi ha fatto pensare che la scena si spostasse "fuori" in uno spazio in cui erano loro due sole (senza prof). La presenza della prof anche dopo il cambio paragrafo mi ha quindi un attimo stranito.

Sbagliato di Maurizio Ferrero

Questo racconto mi ha incuriosito più per come è scritto, credo, che per la situazione in sé. Di base la dinamica psicologo-creatura credo di averla incontrata varie volte. In automatico mi è venuto da pensare all'intro di un Dylan Dog ma i riferimenti a cascata immagino sarebbero molteplici. A incuriosirmi sono stati però gli elementi dissonanti che mi hanno fatto percepire un'alterità singolare nel ragazzino (e nel suo rapporto con lo psicologo) data dall'uso degli aggettivi che cercavano di eludere le descrizioni dicotomiche. Parlando di natura, io ho percepito sì in un primo momento quello che hai scritto poi nel commento, Maurizio, (un ragionamento sulla natura umana) ma ho anche avuto l'impressione che ci fosse negli aggettivi usati una volontà di sfuggire da ciò che è natura (umana ma soprattutto materiale) per muoversi in un terreno altro, non necessariamente magico ma sicuramente non materiale. Nelle storie con gli psicologi, poi, la sfiducia si spreca, quindi viene spontaneo dubitare di tutto una volta giunti alla conclusione: il portatore del punto di vista non è affidabile come pure lo specchio che gli offre il ragazzino, per cui è impossibile fidarci appieno di ciò che stiamo leggendo. La sensazione che ci sia quindi qualcosa che sfugge ai nostri occhi che non possa essere raccontato è un elemento davvero molto potente di questa storia, che riesce a inserire qualcosa di originale negli interstizi di un topos familiare.

ECCO QUI ORA LA MIA CLASSIFICA:

1) Il bosco degli specchi di Emiliano Maramonte
2) Fantasmi di Isabella Valerio
3) Sbagliato di Maurizio Ferrero
4) Il buco della luce di Gaia Peruzzo
5) Insula Senensis di Elettra Fusi
6) Pedrito di Sarah Santeusanio
7) Novercas di Debora Donadel
8) ODIO RECIPROCO di Maurizio Chierchia

PuntiDiDomanda
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 25 dicembre 2023, 18:53

Ciao a tutti e buona edizione!
Premessa complimentosa: penso che delle quattro edition che ho commentato finora sia stata decisamente la migliore a livello stilistico, quindi bravi!
È anche l'edizione in cui mi trovo più in difficoltà nello stilare la classifica, tolte un paio di posizioni sono in crisi nera. Ho cambiato idea diverse volte. Quindi, ancora più del solito, il commento è più importante del piazzamento.

1) Il Buco della Luce, di Gaia Peruzzo
2) Sbagliato, di Maurizio Ferrero
3) ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia
4) Pedrito, di Sarah Santeusanio
5) Il Bosco degli Specchi, di Emiliano Maramonte
6) Fantasmi, di Isabella Valerio
7) Insula Senensis, di Elettra Fusi
8) Novercas, di Debora Donadel

- COMMENTI -

1) Il Buco della Luce, di Gaia Peruzzo
Primo perché incuriosisce sulla leggenda da cui trae ispirazione, per l'originalità di alcune descrizioni e la scorrevolezza di lettura.
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2) Sbagliato, di Maurizio Ferrero
Secondo posto per la capacità di immergere nel personaggio punto di vista, attraverso un filtro psicologico preciso.
► Mostra testo


3) ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia
Terzo posto per la padronanza stilistica, in particolare la capacità di gestire il mostrato a seconda delle esigenze.
► Mostra testo


4) Pedrito, di Sarah Santeusanio
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5) Il Bosco degli Specchi, di Emiliano Maramonte
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6) Fantasmi, di Isabella Valerio
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7) Insula Senensis, di Elettra Fusi
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8) Novercas, di Debora Donadel
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gcdaddabbo
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 25 dicembre 2023, 19:25

Siamo a Natale e, almeno qui in Puglia, c’è un bel sole.
Il Covid e l’influenza fanno capolino con discrezione nelle organizzazioni dei cenoni, ma le sirene delle ambulanze si mescolano ai mortaretti.
Negli angoli più bui, dove le luci delle luminarie non arrivano, c’è la possibilità di leggere con tranquillità gli annunci mortuari e osservare numeri che non si notavano più da tempo.
Saranno i cambiamenti climatici, la Natura Matrigna o lo stato della sanità pubblica a devastare le nostre vite?
Con questo interrogativo, mi accingo a pubblicare la mia doverosa Classifica del gruppo UIRONDA:
1. Fantasmi, di Isabella Valerio
2. ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia
3. Sbagliato, di Maurizio Ferrero
4. Novercas, di Debora Donadel
5. Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
6. Il buco della luce, di Gaia Peruzzo
7. Pedrito, di Sarah Santeusanio
8. Insula Senensis, di Elettra Fusi

Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
Ciao, Emiliano! Ho nuovamente il piacere di leggere un tuo racconto. Il tema era ostico questa volta e, nonostante la tua consueta bravura, lo scritto ne ha risentito. L’idea è originale, lo svolgimento un po’ confuso.
La natura matrigna è quella di Luca, di Anna o quella del bosco? In questo intrigo in cui non sono riuscito sempre a comprendere chi dice cosa ed in che modo, mi sono perso un po’ del gusto della lettura.
Avevi caratteri per spiegare meglio tutto. Hai dimenticato diversi punti esclamativi. Ti è mancato il tempo?
Luca è il malvagio, ma rischia di avere più simpatie perché le sue intenzioni sono presto svelate ed Anna agisce in modo violento ed in parte ingiustificato. Il vero vendicatore è però l’albero che con la sua resina catramosa condanna a morte il malcapitato.
Diciamo: tema centrato, storia ben costruita, non sublime.
Intendiamoci. Si tratta comunque di un racconto pregevole.
Non mi considero all’altezza di darti consigli utili sullo stile.

ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia,
Salve, Maurizio! Ho letto il racconto e devo confessare che mi è proprio piaciuto. Non condivido certo la tua dichiarata avversione per la natura, ma il tema è certamente centrato e lo scritto scorre come le birre al centro dell’avventura. Si leggeva bene anche senza il traduttore dal tedesco cui ho dovuto ricorrere per chiarirmi le espressioni verbali dei due energumeni. Complimenti per il recente successo che non avevo affatto previsto!
Qui le mie perplessità si limitano al refuso le-lei ed all’improvvisa improbabile comparsa dei lupi.
Non volermene!

Il buco della luce, di Gaia Peruzzo
Ciao, Gaia! Ti capito ancora io. Non scriverò: “Piacere di rileggerti!”
Il tuo Guilm è subito inquietante. Hai pensato agli occhi dei volti di Guilm Tiò Zarraluki? Senza luce.
Dera è diminuitivo di Desideria?
Ero già in difficoltà, io che fatico a guardare i piercing, quando sono arrivato ai chiodi arrugginiti piantati ai lati del collo cerchiati da sangue rappreso. I piedi di gallina? I denti affilati? Sarà che sono rimasto sconvolto, ma non ho capito più. chi diceva cosa, chi mangiava chi.
Se vuoi continuare con queste atmosfere cerca di esonerarmi dalla lettura. Te ne sarò grato. Continuerò ad immaginare la storia con l'unicorno.

Pedrito, di Sarah Santeusanio
Ciao, Sarah! Piacere di rileggerti!
La prima parte del tuo racconto mi è piaciuta, poi ho avuto l’impressione che abbia dovuto lottare con il tempo e con i caratteri. Quello che succede, non è del tutto chiaro. “Nuvole che cominciano a gocciolare pioggia sempre più densa”? Pedro che sta per cadere e dice: “Pensa al cemento, all’asfalto”?
Il tema è un po’ forzato. Non è la Natura ad essere Matrigna; ma uno sbuffante adolescente a giudicarla così.
Qual è il significato della frase finale? Quel “Tu” chi lo dice? A chi?
Elena è caduta come poteva finire sotto un tram o essere colpita da una raffica di mitra.

Novercas, di Debora Donadel
Ciao, Debora! Piacere di leggerti! Credo sia la prima volta che mi capita.
L’idea è simpatica e la storia può sembrare credibile. Ti sei inventati i “novercas”, fiori matrigna, che mangiano gerani, erba, muretti, megere, radio; ma, dimmi, la storia l’hai scritta da dove? E come poteva il bulbo comprato on line avere la canzone di dieci anni prima? Va bene. Dettagli. D’accordo.
Mi sono divertito e con un tema come Natura Matrigna è una gran cosa. Proverò il tuo racconto nelle tombolate con gli amici. Complimenti! Un racconto fresco come una vacanza in un villaggio solitario in autunno, sperando di sopravvivere.

Fantasmi, di Isabella Valerio
Ciao, Isabella! Bel racconto! Non so quanto posso considerare rispettato il tema, ma sembra che tu l’abbia scritto per l’occasione. La storia si legge con piacere. Si sente la difficoltà della salita con la neve che cade. Il travaglio della protagonista. C’è una certa ironia di fondo. Dopo la morte degli altri componenti della famiglia, continui a parlare con loro con naturalezza. Una suicida che si trasforma in soccorso alpino. Complimenti!

Insula Senensis, di Elettra Fusi
Ciao prof. Elettra! Piacere di leggerti! Questa volta tocca a me giudicarti!
Scusa prof! Il racconto mi sembra un po’ costruito. Non c’è amore, non c’è passione. Alla prof. Elisa sembra proprio non importi nulla dei suoi alunni. Il crollo del Duomo di Siena, che mi ha sempre dato l’impressione di reggersi a mala pena, non è credibile che giunga senza terremoti, mentre la classe è in gita con il mare che arriva da un centinaio di km di distanza senza che ci siano stati cataclismi.
Certo la Natura Matrigna può fare scherzi tremendi. I tempi dei cambiamenti climatici non credo siano questi. Un consiglio che davo ai ragazzi: “Scrivi con il cuore! Cerca quello che ti fa male o ti fa gioire! A cesellare c’è sempre tempo.” Questo si vede che lo sai fare.

Sbagliato, di Maurizio Ferrero
Salve, Maurizio! Piacere di leggerti! Sento che sei un campione e lo stile lo conferma.
Non sono mai riuscito a pensare ad un ragazzino come a un diavoletto con poteri speciali. Ne ho conosciuti tanti, anche sporchi di caligine. Mi ricordo figli di fornai, malati sbavanti e incapaci di parlare, autistici urlanti, arrabbiati dispettosi pronti a ribellarsi e colpire. Ogni volta ho scoperto un cuore che ancora mi abbraccia.
Nei racconti può capitare di incontrare un diavoletto meccanico. Devo dire però che il dottor Gherzi ha un atteggiamento proprio sbagliato. Doveva auto analizzarsi e, forse, il finale sarebbe cambiato.
Cosa c’entra la madre?
Bravo, comunque! Ottima storia!

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antico
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » mercoledì 27 dicembre 2023, 11:46

Quattro classifiche ricevute. Oltre a quella de IL GLADIATORE ne dovrete ricevere altre cinque.

LeggErika3
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 27 dicembre 2023, 23:36

Classifica

1) Fantasmi, di Isabella Valerio
niziamo con un bonus: i fantasmi sono uno dei miei temi favoriti. Soprattutto i fantasmi non scontati, come questi spiriti buoni che cercano di salvare dall’abisso la nostra protagonista. E la storia, benché a un certo punto mostri chiaramente dove si sta andando a parare, ha la sua originalità. È scritta in modo scorrevole e chiaro, con una voce narrante realistica. Ecco, se dobbiamo accanirci sul tema, più che una natura matrigna qui trovo una madre severa, che in realtà permette alla nostra eroina di portare a casa la pelle. Giudizio globalmente positivo.

2) Sbagliato, di Maurizio Ferrero

Ciao Maurizio, un bel racconto kinghiano, dove c’è un Male con la m maiuscola nascosto nelle pieghe del quotidiano, percepibile ma non definibile. Il punto di vista dello psicologo è funzionale e guida il lettore verso l’ottima fine (dove anche io ho dovuto rileggere per capire a chi sanguinasse il naso, forse andrebbe resa meglio).
Due osservazioni. Primo: cinematografico il sangue dal naso nell’emorragia cerebrale, ma nella realtà non succede mai. Secondo: ma la natura matrigna dov’è? Perché questo bambino mi sembra tutto tranne che “naturale” (nell’accezione romantica del termine) e l’accento a sua madre fa più pensare a una creatura soprannaturale che alla matrigna del tema.

3) Novercas, di Debora Donadel

Questo racconto mi è piaciuto molto. Sia perché è narrato tramite immagini ben costruite, sia perché le piante che impazziscono mi piacciono un sacco ( in un MC di un annetto fa ne avevo parlato anche io). Ma quello che mi ha più colpito è stato il passaggio repentino (ma ben gestito) da uno scenario realistico e malinconico (la protagonista sola, i figli via, la madre morta da anni di cui evidentemente sente ancora la mancanza) a uno scenario pazzo e vitale. E il fatto che abbia risentito una musica di dieci anni prima un attimo prima di essere digerita, mi ha fatto pensare che questa morte sia stata un estremo ritorno alla vita. Forse la mia interpretazione è più contorta delle tue intenzioni, ma è una delle ragioni per cui darò un buon piazzamento (ancora non so quale) al racconto.

4) Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte

C’è qualcosa, in questo racconto, che mi ricorda La notte nel Drive In di Lansdale, scusa se è poco. Forse le descrizioni “materiche”, il male ubiquitario, le tinte estreme. Ma anche la situazione un po’ caotica e le frasi brevi descrittive (tipo “Note malevoli nell’aria.”) che non amo per nulla. Riconosco capacità descrittive e narrative? Sì. È un genere che mi piace? No, anzi, lo trovo un po’ disturbante (e forse è proprio quello che vuole essere). Quindi questo è un commento inutile, me ne rendo conto, forse utilizzabile solo per tenere conto che esiste una platea che non apprezza questo genere. La posizione in classifica cercherà di equilibrare l’indubbia capacità, che ti riconosco, con il banale gusto personale.

5) Il Buco della luce, di Gaia Peruzzo

Ciao Gaia, di questa storia mi è piaciuto il clima folk (passami il termine) e la sequenza delle immagini. La strega dalle zampe di gallina mi ricorda un po’ la Babajaga russa (poi ho letto del folklore friulano, delle streghe, dei buchi di luce e tutti i rimandi hanno acquistato ancora più senso). Quindi ottimo immaginario è ottima manipolazione dello stesso, con una scrittura vivace ed efficace.
Mi ha meno convinto la trama. Non capisco perché questa strega, apparentemente interessata solo a divorare la sua vittima, abbia dovuto sposarla, conviverci e promettergli addirittura un figlio… quando avrebbe potuto assalirlo e sgranocchiarselo durante una battuta di caccia, per esempio. Se c’è stato un momento di passione, una sospensione nella natura feroce delle strega…non emerge (anche se sarebbe interessante). Anche la notizia che il padre sia stato divorato allo stesso modo non aggiunge nulla, non vi è una “semina” della battuta (avrebbe potuto dire anche mi sono mangiata tuo cugino) perché di questo padre non sappiamo nulla di più. Salvo che…la strega non sia la madre del protagonista?

6) Odio reciproco , di Maurizio Chierchia

Buongiorno Maurizio,
Un racconto che ho trovato divertente e in cui il tema, natura matrigna, è perfettamente centrato. La parte iniziale, la rissa con gli orsi ubriachi di birra mi ha convinta per la vivacità della scena, ben resa. Alla fine però, un aspetto legato alla verosimiglianza mi ha lasciata un po’ perplessa, magari mi aiuterai a capire se sbaglio.
Da frequentatrice di rifugi alpini: quello che tu descrivi, per tipo di umanità etc, mi sembra un bar in valle. Uscire da un posto simile, anche di corsa, e perdersi fino a farsi divorare dai lupi…mi pare poco probabile. Basterebbe seguire le luci o il rumore delle strade per ritrovare la via. Diverso sarebbe se fosse un rifugio, ma il nostro eroe (ne gli altri avventori ubriachi) mi sembrano in un contesto così selvatico. O sbaglio?

7) Pedrito, di Sarah Santeusanio

Ciao, il racconto parte bene e mi ha intrigato. Diciamo che fino a quando padre e figlio non partono per la passeggiata va tutto bene. Poi il papà si distrae, Pedrito scompare e si apre una scena che trovo un po’ confusa. Prima di tutto il richiamo flebile: caspita, sei appeso a un ramo su un dirupo (un po’ cartoon, ma in montagna può capitare), se non sei semimorto (e lui non lo è), come minimo gridi come un pazzo. Poi, quando finalmente tira fuori la voce, Pedrito dice cose davvero strane “pensa all’asfalto”? Ma perché? Mi sembrano delle battute improbabili.
Alla fine deduco (ma non è chiaro) che la madre sia caduta in montagna e mi piace il finale, dove il marito vorrebbe ritrovarla persino nella morte ma si fa forza per il figlio. Commovente. Ma la parte centrale non mi ha convinto, mi spiace.

8) Insula Senensis, Elettra Fusi

Ciao Elettra,
dai commenti e dalle tue risposte intendo che nel tuo racconto ci sia un tentativo di mettere in scena la classe come pulsante magma di pensieri, emozioni, opinioni. Un obiettivo ambizioso, per cui forse servivano più caratteri e più tempo per non rischiare il caos dei punti di vista. Ma, al di là di queste osservazioni che ti sono già state mosse, mi concentro sulla scena del terremoto. Alcune immagini mi sono poco chiare: non capisco perché tutti corrano verso l’alto (ma perché, sono sprofondati?), come si ritrovino l’una in piazza e l’altro davanti (o sulla?) facciata, perché veda più lontano (tanto da vedere le onde in arrivo). Forse i movimenti sono più chiari a chi ha stampato in mente il duomo di Siena, ma io l’ho visto 15 anni fa e questi spostamenti non mi risultano immediati.
Alcuni paragoni non mi convincono: l’elefante con i conati mi pare più cartoon che drammatico; i gemiti di donne anziane davanti all’uscio dipingono un suono poco chiaro (e perché davanti all’uscio donne anziane dovrebbero gemere?)
L’intenzione e il messaggio del racconto mi piacciono, sulla confezione penso si possa lavorare per rendere la lettura più godibile.

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antico
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » giovedì 28 dicembre 2023, 12:23

Oltre a quelle de IL GLADIATORE, dovete ancora ricevere quattro classifiche.

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AndreaCrevola
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 28 dicembre 2023, 13:51

Ciao a tutti,

ecco la mia classifica.

1) Sbagliato, di Maurizio Ferrero
2) Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
3) Il buco della luce, di Gaia Peruzzo
4) Novercas, di Debora Donadel
5) Odio reciproco, di Maurizio Chierchia
6) Pedrito, di Sarah Santeusanio
7) Fantasmi, di Isabella Valerio
8) Insula Senensis, di Elettra Fusi

Di seguito i commenti, postati anche nei rispettivi topic.

Sbagliato, di Maurizio Ferrero
Ciao Maurizio, piacere di averti letto. Il racconto scorre molto bene, la scena è ben costruita e la breve trama è dipanata con ritmo e disvelamenti ben calibrati. Non commenti sulla forma perché mi sembra pressoché buona: il punto di vista dello psicologo è espresso con un efficace monologo interiore che progredisce assieme agli avvenimenti esteriori senza risultare ridondante, prolisso o inappropriato. Tutto molto naturale :-) Il tema è interpretato in modo originale, ma ho dovuto leggere il tuo commento per intuire la tua chiave di lettura: la declinazione “soprannaturale” ha indotto anche me a pensare al bambino come al figlio di una creatura malevola.
Il tuo testo ha attirato la mia attenzione soprattutto nella parte che contiene la descrizione del bambino agli occhi del protagonista. Hai usato una serie di espressioni che comunicano inconoscibilità e indescrivibilità di quel che si para agli occhi dello psicologo. A me non è dispiaciuto, perché se l’obiettivo era portare al lettore la stessa sensazione di straniamento provato dal personaggio… direi che il gioco è riuscito. Tuttavia, rifletto sulla presenza di uno “mostrato che non mostra”, il che è un bel paradosso. Quando trovo questo approccio in altri autori (il caso più famoso che mi viene in mente è Lovecraft, quando la descrizione dell’orrore è tautologica e quindi un po’ vuota) mi viene da storcere il naso. Tu cosa ne pensi?

Novercas, di Debora Donadel
Ciao Debora, piacere di aver letto il tuo racconto.
La tua storia usa il tema della natura vegetale che sopraffa la protagonista allo scopo di “perturbare” il lettore. Con questo, coglie appieno una delle possibili declinazioni del tema del contest. La struttura del racconto va nella direzione giusta, tuttavia mi sembra chiaramente spezzata in due. La prima parte (che faccio finire nel momento in cui nascono le Novercas) occupa più di metà racconto ma senza preparare il lettore agli sviluppi finali (mancano le “semine”, perdona il doppio senso). Riducendo o eliminando qualche passaggio di questa prima parte, avresti forse potuto concentrare la vicenda sugli avvenimenti della seconda in cui, a mio avviso, precipitano con fretta e non si da spazio alle emozioni (angoscia, orrore, paura) che la scena meriterebbe. Il finale, inoltre, fa pensare alla figura del “narratore defunto”: un espediente che non è ottimale, giacché lascia al lettore il dubbio su come vada a finire realmente la vicenda (si salverà? No? E allora chi me lo sta raccontando?). Non dico che non si possa usare, ma per me non è un elemento positivo.

Pedrito, di Sarah Santeusanio
Ciao Sarah, piacere di aver letto il tuo racconto.
Un padre porta il figlio in una baita di montagna per l’estate, allo scopo di superare il lutto per la scomparsa della madre.
La prima parte è quella che mi ha convinto di più. Si coglie la tensione tra padre e figlio per via di un cambiamento passato con cui entrambi devono fare i conti. Limitandosi al testo, tuttavia, non è chiaro cosa sia successo a Elena: è morta o li ha lasciati? Sappiamo che Elena va “ricordata”, ma si poteva essere più espliciti.
La parte centrale (Giugno) mi sembra che non aggiunga nulla alla vicenda. Se fossi passata direttamente alla successiva (magari con un “Finalmente l’ho convinto a uscire dopo due mesi”) non se ne sarebbe sentita la mancanza.
Nella terza accadono gli avvenimenti principali della storia. Messi insieme sono credibili, nella narrazione, anche se presi singolarmente sono poco coerenti: nel tempo di una battuta, il padre perde di vista il figlio che è già in un dirupo; a fronte della disperazione del figlio appeso a un ramo, il padre si lascia prendere dalla nostalgia della moglie e indugia prima di tentare un salvataggio; il figlio che azzarda un richiamo alla vità di città mentre sta rischiando la vita; il padre che cade nel dirupo stesso senza che si comprenda come sia potuto accadere. La battuta finale è a mio avviso poco chiara: c’è qualcosa che me la rende in contraddizione con la constatazione della riga precedente (che poteva essere un ottimo finale: il protagonista salva il figlio e se stesso dalla caduta, sia fisica sia psicologica nella nostalgia).

Odio reciproco, di Maurizio Chierchia
Ciao Maurizio, piacere di aver letto il tuo racconto.
Metti in scena un personaggio (non proprio positivo, pigro, codardo e anche un po’ incosciente) alle prese prima con un rifugio in cui gli avventori si connotano per la loro somiglianza ad altri animali (orsi, scimmie) e poi con una fuga nel bosco che termina tra le insidie di un branco di lupi.
Sebbene la vicenda scorra gradevolmente e senza particolari problemi stilistici, il risultato di insieme mi è parso un po’ stereotipato e con situazioni complessivamente un po’ forzate (la fuga nel bosco con inseguimento per una birra rovesciata, i lupi che accorrono nell’unico punto della montagna dove il protagonista si trova). La battuta finale mi pare affrettata (e con un refuso sulla terzultima parola, perdonabile) e un po’ da “morale della favola”.
Non mi sono piaciute le battute in tedesco. Non conoscendolo (come molti lettori, immagino) mi sono domandato cosa volessero significare e mi sono risposto che non importava. Quindi perché non metterle in italiano? Mi sembrano una complicazione eccessiva. E poi si sa che - come dice Telespalla Bob - “nessuno che parla in tedesco può essere cattivo” ;-)
Credo infine che sia migliorabile il paragrafo in cui il tedesco spacca il boccale sulla faccia di Rizzo. La consequenzialità degli avvenimenti non è resa correttamente dalla sequenza delle frasi, a mio avviso. Secondo me, risolvi asciugando: “Quello più fradicio raccoglie il boccale dal bancone. Il rumore secco del vetro in frantumi sul naso di Rizzo, che crolla a terra. È successo tutto in un lampo.” Cosa ne pensi?

Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, piacere di aver letto il tuo racconto.
Una coppia è in un bosco che ha qualcosa di magico, che ha memoria delle malefatte del ragazzo nei confronti di precedenti partner. Nel finale, la natura decide di punire Luca e di liberare Anna dalla minaccia.
Stile e struttura ok, ma questa non è una novità :-)
L’inizio è buono, con l’introduzione dei personaggi, della loro relazione e dell’ambientazione. Tutto è filtrato da un senso di inquietudine, si percepisce che c’è qualcosa di strano anche se non è ancora chiaro.
L’immagine finale è molto nitida e memorabile.
Mi ha convinto un po’ meno la parte centrale. A una prima lettura, non ho compreso cosa porti Luca a pensare che Anna lo voglia lasciare e cosa lo spinga quindi all’aggressione. Anche rileggendo non mi sono chiarito questo dubbio. Mi sono dato, come spiegazione, che Luca sia un poco “psicopatico” ma il twist mi è parso veloce e migliorabile nella preparazione. Analogamente, mi è parsa confusa la “vendetta” della natura: non mi è chiaro se accada di per sé, come una forza autonoma, o se Anna abbia un qualche ruolo catalizzatore.


Il buco della luce, di Gaia Peruzzo
Ciao Gaia, piacere di aver letto il tuo racconto.
Parto con l’osservare che mi è piaciuto molto l’incipit, con una massima che a fine racconto assume tutto un altro significato e che viene ripreso nel corso del testo per accompagnare anche le trasformazioni nell’animo del protagonista (Guim).
Lo stile e lo svolgimento del racconto mi paiono corretti e ben equilibrati. Nella breve storia succede sempre qualcosa, così che la narrazione procede senza intoppi.
Il finale è buono, ma ci sono un paio di dettagli che non ho capito benissimo. Il primo è “Lei unì i polsi”: il gesto è chiaro, ma che significato ha rispetto alla storia. Forse è una mia ignoranza, ma te lo segnalo. Secondariamente, veniamo a sapere che Dera ha mangiato il padre di Guim: da dove giunge questa informazione?

Fantasmi, di Isabella Valerio
Ciao Isabella, piacere di aver letto il tuo racconto.
Il tuo testo comincia con un personaggio che percorre un sentiero di montagna per - lo si scoprirà più avanti, forse troppo - dare seguito al desiderio di farla finita. La motivazione non è tuttavia chiarissima: è affranta per la perdita dei familiari o c’è un’altra ragione. Manca a mio avviso un collegamento esplicito tra i due avvenimenti. Inoltre, il tono della protagonista stride con questa sua determinazione: non vuole ricordare i loro volti all’obitorio, si preoccupa delle previsioni del tempo, fa uno sforzo di volontà per arrivare in cima. In questa parte, a mio avviso, manca anche un po’ di caratterizzazione dell’ambiente: l’unico dettaglio è che siamo in salita, ma poco o nessun accenno alle condizioni atmosferiche (arrivano più avanti, ma secondo me andavano anticipate), alla stagione dell’anno, ai colori e agli odori della montagna.
Nella parte centrale, la protagonista incontra un ragazzo per caso, che si trova in difficoltà a causa di un infortunio. Lo scambio di battute tra i due è un po’ troppo impostato e schematico, preceduto da una doppia interrogativa che fa perdere un po’ il segno di chi stia dicendo cosa. Dario quindi racconta tutto di sé in una battuta lunga e “raccontata”, così come la risposta della protagonista è sbrigativa e incoerente con gli scopi suicidi tratteggiati in precedenza.
Il finale ci mostra la protagonista (se non sbaglio è solo qui che si capisce che sia una donna) che supera il suo bisogno di ammazzarsi per soccorrere il malcapitato, sotto lo sguardo delle proiezioni di genitori che si congratulano perché finalmente la ragazza si è “sistemata”. Non mi ha convinto granché, a essere onesto. Forse perché l’empatia con la protagonista non è mai salita abbastanza.

Insula Senensis, di Elettra Fusi
Ciao Elettra, piacere di aver letto il tuo racconto.
Dal mio punto di vista, il tuo testo soffre la presenza di troppi personaggi in così poche righe, che portano a esplicitare la vicenda con un eccessivo numero di salti di inquadratura, come se fossero tante micro-scene concatenate tra loro. Manca un vero conflitto nella vicenda: Silvia è preoccupata per il destino del pianeta (o delle attenzioni di Marco), ma tutto si risolve in una domanda alla professoressa. Difficile empatizzare per lei.
Il finale è caotico perché non si capisce bene cosa stia succedendo. Il punto di vista di Silvia in questa fase straborda e offre dettagli di cui - mi pare - non dovrebbe essere a conoscenza, così che il tuo narratore da focalizzato sembra diventare onnisciente, ma senza offrire i vantaggi di questo.
Ci sono anche dei passaggi che non ho ben inteso. Per esempio: “La prof. Passeri gongola, basta poco per fare con lei la figura delle filosofe, la commisera Silvia”. Se mi baso sul testo non capisco né di chi è quel commento a centro frase né chi pronuncia la battuta seguente.

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Luca Moggia
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 28 dicembre 2023, 15:54

Ciao a tutti,

anche questa volta ho cercato di analizzare ogni brano dal punto di vista della chiarezza delle immagini, della coerenza con il tema, del coinvolgimento emotivo e dello stile di scrittura.
In diverse occasioni ho trovato problemi nella chiarezza delle immagini descritte e, con il sospetto che i postumi delle feste mi avessero giocato brutti scherzi, ho dedicato diverse letture aggiuntive a questo elemento. Data la maggiore analisi, ne ho tenuto più conto ai fini della classifica senza comunque trascurare la qualità complessiva della scrittura e il personale coinvolgimento nella storia.

Tengo a precisare che non sono un editor né uno scrittore professionista e nemmeno un esperto di scrittura ma un lettore, chiamato a dare un giudizio su una storia. I commenti quindi rappresentano, al più, spunti di riflessione e non pareri tecnici, che lascio a chi si intende di queste questioni.

Bando alle ciance, ecco la classifica con relativi commenti:

1. Sbagliato, di Maurizio Ferrero
2. Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
3. Odio reciproco, di Maurizio Chierchia
4. Il buco nella luce, di Gaia Peruzzo
5. Insula Senensis, di Elettra Fusi
6. Novercas, di Debora Donadel
7. Pedrito, di Sarah Santeusanio
8. Fantasmi, di Isabella Valerio

Sbagliato, di Maurizio Ferrero

racconto scritto molto bene, scorrevole e chiaro. La scelta di due soli personaggi, nel piccolo spazio assegnatoci, secondo me paga e permette sia di caratterizzarli entrambi, sia di impostare un dialogo a due che non presenta intoppi e si segue.
Hai ridotto al minimo la descrizione dell’ambiente in cui si svolge la storia e questo spesso mi crea un problema di “immersione nell’atmosfera” che però qui non ho sentito. Hai infatti creato il coinvolgimento con un buon equilibrio fra dialogo, pensieri e immagini ben scritte.
Un appunto potrei farlo riguardo alla eccessiva lunghezza del pensato che va da “non sopportava quel bambino…” a “sfogare le emozioni sui piccoli pazienti”. Un pensato così articolato non mi suona molto credibile e sembra messo per dare informazioni in poco spazio. In tremila caratteri comunque, la scelta ci sta.
La vera pecca del racconto è il finale.
La telefonata è resa in modo iper sintetico però in qualche modo tiene agganciati e suggerisce quello che è prospettato in tutto il racconto, grazie alle semine ben fatte. C'è qualcosa che ha a che fare con il mondo dei morti.
A questo punto, mi avevi proprio catturato e volevo davvero capire quale fosse il mistero dietro a questo bambino malefico.
La risposta a questa domanda mi ha lasciato… senza risposta!
Che significa “ho solo una madre diversa?”.
Forse era una citazione ma non l’ho colta e insomma, sono rimasto con l’amaro in bocca. Peccato.
In conclusione racconto ben gestito che forse aveva bisogno di un migliaio di caratteri in più per soddisfare la curiosità del lettore evocata con un alto livello di perizia narrativa.

Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte

L’idea del bosco magico che si trasforma in base alle emozioni dei personaggi è una soluzione veramente originale e indovinata, per rendere allo stesso tempo la natura maligna e allo stesso tempo la cattiveria insita nella natura umana.
Ottima idea, veramente!
Vedo punti di forza quindi, sia nella piena coerenza con il tema dell’edizione (cosa per me importante) sia nel fatto che la storia parla degli aspetti “oscuri” della natura umana, sempre molto interessanti per me.
Mi sono piaciute molto anche le tinte cupe che hai dato al racconto, sia con la trama che con le immagini.
Ho notato però alcuni punti che, a mio parere, potrebbero essere migliorati.
Il primo è la chiarezza generale delle immagini, originali ma a volte poco visualizzabili.
Mi riferisco in particolare alle azioni e movimenti dei personaggi che ho un po’ faticato a seguire
ma anche a una certa difficoltà di visualizzare l’ambiente che fa da sfondo alla storia.
Tutto questo potrebbe forse essere dipeso dallo stile molto asciutto che hai usato.
In generale, preferisco di gran lunga una scrittura essenziale a una più “prolissa” però riconosco che, se questa modalità è molto marcata (vedi ad es. secondo rigo da “Il silenzio…” a “Luca è indifferente”) le immagini si moltiplicano senza dare tempo di visualizzarle bene.
Un altro elemento che potrebbe avere inciso su questa impressione di ridotta chiarezza sono alcune descrizioni non specifiche come ad esempio il tono anomalo di Luca (non ho un termine di paragone per sapere quale sia quello ordinario), le note malevoli (fatico a immaginarle) le aree bioluminescenti (di che colore?).
Al netto di questi aspetti il racconto funziona, è interessante e molto originale.

Odio reciproco, di Maurizio Chierchia

Racconto ben scritto, che non lascia spazi a fraintendimenti e non genera confusione nella visualizzazione delle immagini.
Il tema è centrato in pieno, con la rappresentazione della ferocia sia del regno animale che degli esseri umani.
In questa logica fra l’altro, mi è sembrata una trovata ottima rappresentare i due picchiatori ubriachi alla stregua di animali pericolosi.
Anche il ritmo della storia è incalzante, grazie una scrittura composta da frasi asciutte e da descrizioni sintetiche ma, allo stesso tempo, vivide.
Ci sono forse un paio di punti deboli, entrambi nella seconda parte, che comunque, a mio parere, non inficiano la qualità della narrazione.
Il primo è lo stacco dopo “la notte che mi attende.”
La scena ricomincia con lui che si è perso, vagando per diverso tempo nel bosco, e ha iniziato ad avere freddo. Direi che è passato un buon lasso di tempo e, per rendere chiaro il passaggio, sarebbe bastato un semplice stacco di paragrafo.
Inoltre questo ti avrebbe probabilmente permesso di togliere il “ho corso a perdi fiato…ecc.”, un raccontato che appesantisce la lettura solo per dare informazioni al lettore.
La seconda cosa che ho notato è la bassa forza evocativa del finale.
Probabilmente questo effetto è dovuto sia alla mancanza di descrizione dei lupi (che il protagonista vede) sia al poco spazio dedicato alle emozioni del protagonista. La sua riflessione finale non lo fa sembrare molto preoccupato di morire sbranato.
Insomma, bel racconto, solido e pulito con un finale migliorabile.

Il buco nella luce, di Gaia Peruzzo

il racconto mi è parso ben scritto con uno stile pulito. Questo per me è un grande punto a favore poiché, se fatico a star dietro alla prosa, è molto probabile che il mio interesse per la storia si riduca.
Riguardo al tema direi che è centrato poiché il racconto si svolge in un ambiente naturale e sono presenti elementi che ne rappresentano la malignità.
Il racconto inoltre è ben bilanciato con l’elemento del soprannaturale che arriva al punto giusto e con i giusti tempi.
A una seconda lettura ho notato però quelli che, a mio parere, sono lati deboli della narrazione.
Tutto il racconto si svolge dentro a questo “buco della luce” che però non sono riuscito bene a immaginarmi. Inizialmente viene descritto come un “buco nel bosco” e quindi credevo fosse una specie di buco nel terreno ma poteva anche essere nel fogliame. La similitudine con la tana/tomba mi ha fatto pensare più al terreno ma a qualcosa di piccole dimensioni. Dopo questo "buco" diventa una crepa quindi qualcosa sempre di abbastanza stretto.
Proseguendo la lettura, improvvisamente trovo Guim che scende aggrappandosi alle rocce e affondando le unghie nel muschio. Allora è una specie di caverna?
Subito dopo c’è una strettoia che si allarga al punto da contenere almeno due persone.
Questa difficoltà a immaginarmi con precisione il luogo in cui si svolge la scena forse ha causato anche qualche dubbio riguardo ai movimenti dei personaggi. In particolare sul finale dove Dera “segue” Guim. Se lo segue me lo figuravo di spalle che sta scappando in questa sorta di buco ma invece lui urta con la schiena le rocce quindi in realtà dovrebbe avercela di fronte.
Insomma, l’ho fatta lunga ma volevo trasmetterti i processi mentali che non mi hanno permesso, in definitiva, di vedere dove si svolge il racconto e come si muovono i personaggi.
Un piccolo appunto sui dialoghi, in generale scorrevoli: Guim esclama più volte “Cristo!” cosa che ho trovato un po’ stonata. Per come mi sono immaginato la storia collocherei il tutto nel medioevo (o comunque nel passato) mentre questa espressione di rabbia mi suona più tipica dei giorni nostri. Intendiamoci, questa è una piccolezza!
In definitiva, a parte qualche difficoltà di visualizzazione, il racconto è buono e il tema è centrato!

Insula Senensis, di Elettra Fusi

racconto basato sul concetto classico della natura che si ribella all’umanità riprendendosi quello che gli spetta.
Direi che il tema è centrato in pieno.
Buona la costruzione della trama che parte da una situazione del tutto ordinaria e conduce con naturalezza a una situazione catastrofica. Inoltre introduci il concetto su cui poggia il finale (il ritorno devastante del mare) con una scelta narrativa intelligente (la lezione di scienze naturali).
Se la struttura della storia è molto buona c’è però, a mio parere una resa delle scene un po’ confusionaria.
Ci sono veramente tanti personaggi, ti direi forse troppi per un brano di tremila battute.
Questo mi ha creato un po’ di difficoltà a seguire i dialoghi, specie nella parte centrale del racconto dove in sostanza parlano in tre. In ogni caso, anche se a me piace avere chiaro in mente chi parla, la prosa fila e quindi tutto sommato si segue.
Nella scena finale invece ho trovato un vero e proprio “buco” e l’ho sofferto particolarmente perché arriva proprio nel momento in cui mi stavo chiedendo “e ora che succede?” . Il fatto che mi sia venuta questa domanda è un ottimo segno, dimostra che il racconto mi ha preso.
Ma le due righe che dovevano servire a mostrare la scena clou, ossia da“la classe fugge verso l’alto…” a “Elisa somiglia a un furetto, è davanti a lei, velocissima” non mi hanno trasmesso nessuna immagine.
Solo alle successive letture ho capito che quel “fugge verso l’alto” significava che una parte di terreno aveva ceduto inclinandosi verso il basso e collassando su se stesso (o qualcosa di simile).
Ultimo piccolo appunto sui verbi “assevera Elisa” e “commisera Silvia”. Con una sola parola rendi l’espressione del personaggio e non è una cattiva scelta dato il poco spazio disponibile. Però come espressioni non mi hanno convinto molto, specie “assevera” che è una parola poco comune. Forse al suo posto poteva essere usato “asserisce” o semplicemente “annuisce”. Credo che l’effetto sarebbe stato ugualmente calzante ma più comprensibile e immediato.

Novercas, di Debora Donadel

il racconto centra il tema alla perfezione mostrando la natura che passa da elemento da ammirare per la sua bellezza a forza mostruosa e distruttrice. La scelta del fiore per mostrare questo capovolgimento la trovo molto azzeccata.
La scrittura mi sembra di buon livello, scorre bene a parte in un punto, che ti segnalo anche se probabilmente l’avrai notato. Si tratta della frase da “In una vecchia casetta…” fino a “… irrigarli e curarli”. I timer sugli orologi ok, ma la radiolina nella casetta per gli uccelli non l’ho proprio capita. Mi da l’idea di una parte che non hai eliminato magari a causa dell’incedere inesorabile dell’orologio. A me succede spesso!
Il punto principale che ho trovato più debole è stata la forza del finale, molto indebolita secondo me dalla scelta della prima persona al passato e dalla conseguenza che ho avuto in mente per tutta la storia, la protagonista che raccontava a qualcuno la sua esperienza.
Arrivato al finale ho pensato ok, ma se racconta a qualcuno, si è salvata dalla pianta assassina!
E allora voglio sapere come.
Se invece non si è salvata, la narrazione in prima al passato non da l'effetto giusto.
Visto che dal finale si intuisce che la pianta avrà la meglio sono rimasto con la sensazione che mancasse un pezzo.
Ultimo piccolo appunto.
Ci sono alcuni termini (“parigini” e “zonali”) che ho percepito come “tecnici” e questo è dovuto alla mia conoscenza del giardinaggio di cui so solo che "le piante vanno annaffiate..." :)
Si intuisce che siano un tipo di fiore però mentre i parigini me li immagino che pendono dal terrazzo, gli zonali erano semplicemente “cresciuti” e quindi non li ho visti per nulla.
Le parole nuove mi incuriosiscono e solitamente li vado a cercare, ma ho letto i racconti in un momento che non avevo internet a portata di mano e quindi non me li sono immaginati.
Questa è una piccolezza, intendiamoci, ma magari non ti era capitato di pensarci.

Pedrito, di Sarah Santeusanio

racconto che centra il tema mostrando la pericolosità della natura e il controverso rapporto che si può avere con essa. Molto buona l’idea di un personaggio, Pedro, che a differenza di quanto solitamente ci si aspetta in un racconto a tema “naturale” odia la natura e preferisce la città.
L’inizio del racconto è ben gestito e riesci a equilibrare le informazioni sulla fisicità dei personaggi, le loro motivazioni e il loro passato.
Non sono un appassionato di salti temporali in racconti così brevi però devo dire che ho trovato buono quello di "giugno" per introdurre in poche righe il conflitto di Pedro con la natura e con il padre.
La parte di azione (luglio, per intendersi) secondo me è un po’ “sfilacciata” e rende molto meno.
Lo scenario è abbastanza vago. Mi sono immaginato solo i due che camminano su un sentiero mentre il cielo si fa nuvoloso. Ok come introduzione della scena però manca il materiale per introdurre l'incidente di Pedro. Da questa immagine infatti si passa troppo repentinamente a Pedro che è scivolato in un dirupo, senza percepire alcuna tensione.
La scena successiva, sempre a mio parere, contiene troppo dialogo e poca descrizione dell'interazione e delle sensazioni dei personaggi.
E’ un momento drammatico dove Pedro rischia di morire che si svolge in modo un po' confuso.
Per rendere meglio quello che sto dicendo, ti riporto il punto in cui il grido di Pedro si fa sempre più lungo. Mi sono immaginato che sia caduto nel dirupo ma poi improvvisamente e senza che sia stata descritta l'azione di salvataggio, lui e il padre ruzzolano al sicuro sul sentiero.
Mi ha intrigato invece l’idea del padre che, preso dai ricordi della moglie, non agisce con prontezza. Forse avresti potuto insistere di più su questo punto facendo nascere con ancora più forza il dubbio del se il padre, in preda al suo passato, avrebbe o meno salvato il figlio.
In sintesi, racconto migliorabile soprattutto negli elementi di contesto/azione ma con un buon potenziale drammatico.

Fantasmi, di Isabella Valerio

il racconto centra il tema descrivendo un ambiente montano, ricco di insidie, in cui la protagonista, intenzionata a suicidarsi e in preda alle allucinazioni, procede a fatica verso la cima.
Per tutta la prima parte il racconto usa delle immagini drammatiche fra cui appunto l’intento suicida, l’incidente d’auto che in cui la protagonista ha perso la famiglia e i ricordi che si ripresentano in forma di allucinazioni.
Nelle prime letture ho avuto un po’ di difficoltà a figurarmi tutto il complesso di personaggi al quale poi si aggiunge anche Dario. Forse questo è dipeso dal fatto che in un testo così breve non c’è molto spazio per caratterizzare cinque personaggi, anche se in maniera minima.
Per quanto riguarda lo stile di scrittura nel complesso non mi sembra male, anche se ci sono alcune espressioni che secondo me potrebbero essere migliorate come ad esempio la frase un po’ troppo carica: “anche se solo a causa di un’allucinazione da desiderio impossibile”.
A livello emotivo sono rimasto un po’ fuori dalla storia non tanto perché la trama abbia dei buchi, anzi, fila bene, quanto forse per lo scarto fra le immagini molto drammatiche e il "tono" del racconto.
In diversi punti infatti ci sono delle uscite che mi hanno fatto sorridere come Dario che, mimando l’amore disperato di Nada, esclama “Sei un angelo caduto dal cielo...” oppure i genitori di della ragazza che si danno il cinque per festeggiare e ne “sanno un botto” più di lei.
Non che questi elementi abbiano qualcosa di male in sé però stonano con l’atmosfera che andavo cercando in base alla narrazione che hai creato.
In estrema sintesi: racconto simpatico che però non mi ha coinvolto particolarmente.


Auguri a tutti di buone feste (passate e imminenti) e un grande in bocca al lupo per questa bella Edizione!
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick

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antico
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 28 dicembre 2023, 16:51

Oltre a quella de IL GLADIATORE, dovete ancora ricevere altre due classifiche.

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BruceLagogrigio
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 28 dicembre 2023, 22:11

Eccola la classifica sempre sofferta:

1 Il buco della luce, di Gaia Peruzzo
2 Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
3 Sbagliato, di Maurizio Ferrero
4 Novercas, di Debora Donadel
5 Fantasmi, di Isabella Valerio
6 ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia
7 Insula Senensis, di Elettra Fusi
8 Pedrito, di Sarah Santeusanio


Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
In terza persona. Tempo verbale presente. Ambientazione: bosco incantato (attuale/fantastica/horror). Tema centrato.

Ciao Emiliano questa volta tocca a me eheh.
Lo stile è sempre buono nulla da eccepire. Devo ammettere che questo è l’ultimo racconto che leggo del girone e non ne ho trovato ancora uno che mi abbia pienamente convinto. In genere né trovo diversi. Probabilmente per via dei pochi caratteri e del tema che ha portato tutti sulla stessa falsariga.
Sto molto faticando molto con la classifica. Il tuo forse è quello più attinente al tema.

Nella prima parte è un po’ ostico capire quali personaggi ci siano e il punto di vista (avrei usato quello degli alberi eheh) a tratti un po’ confuso.
Secondo me con quei 700 caratteri che hai risparmiato avresti potuto rendere molto meglio la scena.
Al solito ottima trasformazione del personaggio che da tremante diventa spietato!

Buona gara.

Bruce.


ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia
In prima persona. Tempo verbale presente. Ambientazione attuale: Dolomiti. Bar/rifugio di montagna. Tema centrato.

Ciao Maurizio, piacere di rileggerti
Si riconosce molto bene il tuo stile sciolto di scrittura e il tragicomico che alcune volte di contraddistingue. Rispetto all’ultimo scritto molto crudo (che mi ha sorpreso positivamente ) in questo pende decisamente sul lato comico. L’intera situazione è da vedere sotto il profilo umoristico a mio avviso. Il protagonista che odia la natura ne è immerso, il cliché dei tipi tedeschi energumeni che vengono “aizzati” perché colpiti accidentalmente dalle birre. Perdersi così facilmente nella foresta. L’arrivo dei lupi (che in realtà sbranano cani e pecore, ma di uomini è rarissimo ed è una delle convinzioni popolari più ostiche da rimuovere).
Concordo con Puntididomanda che probabilmente avrebbe reso meglio in terza persona.
In generale buona prova per me anche se hai fatto di meglio.

Bruce.


Il buco della luce, di Gaia Peruzzo

In terza persona. tempo verbale: Passato prossimo. Ambientazione fantasy. Tema centrato.

In terza persona. Tempo verbale: imperfetto. Ambientazione: medievale/storico/fantasy. Inghiottitoio carsico situato sull'altopiano del Cansiglio. Comune di Caneva, in Friuli-Venezia Giulia. Tema centrato.

Ciao, Gaia piacere di leggerti. A livello di forma direi molto bene. Buon ritmo, buono stile, buona immersione. Qualche problema a livello di trama che ti hanno già esposto e che condivido.
Il rimando al padre c’è all’inizio (però avresti potuto seminare di più secondo me).
Credo che il tema: natura matrigna avrebbe reso meglio se al posto del marito ci fosse stato il figlio nella buca (con magari la strega seconda moglie di suo padre)? Non credo che come hai detto avrebbe ricalcato troppo il mito (essendo poco conosciuto non ci sarebbero stati problemi).

Buona gara!

Bruce.

Pedrito, di Sarah Santeusanio

In prima persona. Tempo verbale presente. Ambientazione attuale: Casa familiare: residenza estiva / strada di montagna. Tema centrato

Ciao Sarah, piacere di leggerti.
I difetti del racconto ti sono già stati ampiamente fatti notare dai commenti precedenti. Anche io ho notato come una fretta nel finale (dettata dal numero di caratteri e credo dal tempo) che hanno fatto scendere un buon livello di scrittura e immersione: l’inizio risulta nettamente migliore.
Ho decisamente apprezzato il percorso di trasformazione che fai fare al protagonista nell’accettare la morte della moglie. Compito non facile in così pochi caratteri.

Buona gara e alla prossima!

Bruce


Novercas, di Debora Donadel

In prima persona. Tempo verbale passato remoto. Ambientazione attuale: Casa familiare (horror/fantastico). Tema centrato.

Ciao Debora. Molto piacere di leggerti.

Un racconto con molte cose positive e alcune negative. Mi piace molto la prosa, scorre bene, si legge bene senza intoppi. Tutto molto chiaro. Bello anche il finale inaspettato. e il tocco della canzone di 10 anni prima è proprio un elemento che lascia al lettore qualcosa su cui riflettere, qualcosa su cui indagare nella ricerca della verità che il racconto accenna ma che non svela.
Mi ha ricordato un po’ Sanguivora di Robert Charles che ti consiglio se ti piace il genere (delle piante assassine).
Note negative: la prima al passato come ti ha detto Puntodidomanda, sarebbe andata bene se fosse sopravvissuta all'attacco. E concordo sull'empatia.
Il tema era natura matrigna, e sembrava inteso che la natura fosse matrigna e non il contrario. Però ti salvi visto che il nome della pianta viene da Noverca: dispregiativo di Matrigna… Bella mossa.
La spietata e perfida noverca (Dante, riferendosi al mito classico di Fedra e Ippolito)

Buona prova per me.
Bruce.


Fantasmi, di Isabella Valerio

In prima persona. Tempo verbale passato remoto. Ambientazione attuale. Montagna.

Ciao Isabella era da un po’ che non leggevo nulla di tuo. Ne ho riconosciuto lo stile e le parolacce (ahah). A livello immersivo molto buono.
La resa dei fantasmi è fatta bene (sono subito chiari)
L'istinto suicida buttato lì come se fosse un non nulla. Una cosa da fare come se fosse la lista della spesa. Bel dettaglio.

– Sei un angelo caduto dal cielo che viene a salvarmi?
avrei solo messo un angelo.

Sì, forse più che la natura sembra opera dei genitori l’organizzazione dell'incontro amoroso.

Buona prova per me.

Bruce.


Insula Senensis, di Elettra Fusi
In terza persona. Tempo verbale presente. Ambientazione: Attuale Duomo di Siena? Tema centrato.

Ciao Elettra, piacere di leggerti. Credo la prima volta.

Del racconto ho apprezzato tantissimo il finale. Quelli tragici purtroppo sono i miei preferiti. Bello come chiuda il cerchio rispetto a quello che si dice all’inizio. Anche io ho faticato un pochino con i personaggi nella lettura per cui penso che sotto quell’aspetto si possa migliorare. Credo comunque che sia da apprezzare la sperimentazione (ultimamente sto scrivendo solo in prima persona presente ma vorrei tornare alla terza prima o poi).

Non mi è chiara la città (senesis intendi Siena?). Mi sembra piuttosto lontana dal mare. Se fosse quella città sarebbe un Tsunami gigantesco che si porterebbe via mezza Italia se non di più. E ci starebbe lo stesso.

Buona gara!


Sbagliato, di Maurizio Ferrero
In terza persona. Tempo verbale passato remoto. Ambientazione: Attuale .Tema centrato.

Ciao Maurizio e molto piacere di leggerti. Bel racconto. Mi piace come hai tessuto il mistero fin dall’inizio e come hai raccontato i pensieri dello psicologo. Con la sua lotta interiore fra quello che pensa veramente e quello che deve far apparire. Quello che vorrebbe fare e quello che effettivamente fa. Buon ritmo e decisamente ottimo stile.

Note negative: a parte qualche minuscolo refuso. La terza persona qui non ti ha aiutato a mio modesto avviso. Nel senso che ho confuso per un paio di volte chi facesse o pensasse cosa. Rileggendo si percepisce che è lo psicologo il punto di vista principale però in prima lettura anche nell’ultima frase che dovrebbe essere il punto esplosivo del climax non è chiaro se il naso gocciolante sia suo o del ragazzino.

A livello del tema penso sia centrato anche se molto risicato. Anche perché più che una matrigna sembra che la madre del bambino sia effettivamente qualcosa d’altro. Però questo punto lo valuterò anche in base a gli altri racconti e ai commenti successivi.

Buona gara!

Bruce.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco

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Mario Mazzafoglie
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » giovedì 28 dicembre 2023, 22:16

La mia classifica:

1) NOVERCAS - DEBORA DONADEL
2) IL BOSCO DEGLI SPECCHI - EMILIANO MARAMONTE
3) ODIO RECIPROCO - MAURIZIO CHIERCHIA

4) SBAGLIATO - MAURIZIO FERRERO
5) IL BUCO DELLA LUCE - GAIA PERUZZO
6) PEDRITO - SARAH SANTE
7) FANTASMI - ISABELA VALERIO
8) INSULA SENENSIS - ELETTRA FUSI


IL BOSCO DEGLI SPECCHI - EMILIANO MARAMONTE

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ODIO RECIPROCO - MAURIZIO CHIERCHIA

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IL BUCO DELLA LUCE - GAIA PERUZZO

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PEDRITO - SARAH SANTE

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NOVERCAS - DEBORA DONADEL

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FANTASMI - ISABELA VALERIO

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INSULA SENENSIS - ELETTRA FUSI

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SBAGLIATO - MAURIZIO FERRERO

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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#15 » venerdì 29 dicembre 2023, 10:33

Avete ricevuto tutte le classifiche in tempo utile, nei prossimi giorni arriverà anche quella de IL GLADIATORE.

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IL GLADIATORE
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Re: Gruppo UIRONDA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#16 » venerdì 5 gennaio 2024, 14:11

Ecco commenti e classifica:

1 - Sbagliato, di Maurizio Ferrero
2 - Il bosco degli specchi, di Emiliano Maramonte
3 - Il buco della luce, di Gaia Peruzzo
4 - ODIO RECIPROCO, di Maurizio Chierchia
5 - Novercas, di Debora Donadel
6 - Pedrito, di Sarah Santeusanio
7 - Insula Senensis, di Elettra Fusi
8 - Fantasmi, di Isabella Valerio





1 - SBAGLIATO

Bellissimo racconto che conferma la straordinaria abilità dell’autore che, mi permetto di dire, un po’ mancava nell’arena. Il tema è centrato in modo decisamente raffinato. L’idea della natura maligna intesa come carattere crudele, è una bella trovata e si percepisce, almeno nel mio caso, già da subito. Unico neo è la piccola e davvero poco significativa confusione iniziale nel punto di vista: forse “la porta si aprì e apparve un bambino (o il bambino)” avrebbe mantenuto il POV sullo psicologo. Ecco, proprio una ca**atina al limite della se*a mentale. :)), proprio per non tessere troppo le lodi di un racconto che sa esattamente dove arrivare e ci arriva con un bel pollice su!


2 - IL BOSCO DEGLI SPECCHI

Lo stile e l’atmosfera che hai saputo dipingere, sono il punto di forza di un racconto all’altezza delle tue capacità. Mi piace molto come hai saputo descrivere la natura maligna di Luca e l’espediente delle bioluminescenze aiuta a calarsi alla perfezione nella storia e a dare al racconto una sorta di aria terrore magico che a volte è pure più terrificante di quello iper realistico.
Ottimo il contrasto tra la natura maligna di Luca e la Natura benigna che aiuta Anna ma che allo stesso tempo le tira fuori tutta la sua malignità, giustificata, ma sempre di natura maligna si tratta.
Un pollice su che si piazza di poco dietro al racconto di Ferrero per una maggior chiarezza nella trama da parte di quest’ultimo.


3 - IL BUCO DELLA LUCE

Ciao Gaia! Ho trovato il tuo racconto ben strutturato e con uno stile che, leggendo anche i tuoi lavori precedenti, sta prendendo una connotazione decisa e soprattutto propria. Un miglioramento di carattere in carattere che si vede chiaramente.
Personalmente adoro quando mi si lascia spazio e modo per interpretare quello che succede e in questo tu sei molto abile perché non sei superficiale nelle descrizioni e, quando sei costretta a racchiudere il tutto in 3000 caratteri, sei capace di pennellare in modo maturo e solido, il “vedo, non vedo” che in letteratura a me affascina sempre. Sono d’accordo che avresti potuto essere più precisa nella descrizione dell’ambiente ma in generale è un racconto che crea atmosfere ed empatie che non lasciano indifferente il lettore. Un pollice quasi su ma che guarda molto da vicino il pollice su. Complimenti.


4 - ODIO RECIPROCO

Un racconto con uno stile frizzante che rende alcune scene, soprattutto quella dello scontro con gli austriaci, piacevoli e godibili. Ho fatto fatica a empatizzare col protagonista e questo non perché è un personaggio negativo ma perché a mio avviso hai curato meglio (e molto bene) la parte dell’azione rispetto a quella legata alle emozioni da trasmettere al lettore. Per il resto un racconto che fa il suo sporco lavoro e si assesta su un pollice tendente al positivo in modo molto solido e altrettanto brillante.


5 - NOVERCAS

Ciao Debora! Il racconto ha un punto debole ben evidente che ne penalizza un po’ la riuscita ed è la prima persona al passato che non risulta molto funzionale soprattutto con la rivelazione finale. Una terza al passato avrebbe reso completo un racconto che comunque qui si lascia leggere con. piacere. Lo stile è ben curato e la storia è ben gestita. L’abilità di passare da uno stato di calma apparente a un’azione drammatica, senza fare un macello (il rischio che si corre con soli 3000 caratteri a disposizione) è evidente e questo porta il racconto a una valutazione di un pollice tendente al positivo in modo molto brillante anche se non del tutto solido.


6 - PEDRITO

Ciao Sarah! Il tuo racconto inizia in modo intrigante, come è stato detto da qualcuno, e l'interesse si fa subito alto perché l'idea di una "fuga" dalla città per recuperare il rapporto padre/figlio, magari cercando il modo per elaborare insieme il lutto, offriva aspettative enormi. Purtroppo queste sono state in un certo modo disattese e qui quoto il commento di Luca che parla di debolezza strutturale della storia. Sembra che tu sia partita con l'idea (molto buona) di scavare nel rapporto padre/figlio per poi perderti dietro la corsa contro il tempo e i caratteri. Devo però premiare l'idea che hai avuto e l'iniziale buona tiuscita nel creare empatia con i personaggi e per questo la valutazione è un pollice tendente al positivo in modo brillante ma non solido.



7 - INSULA SENENSIS

Ciao Elettra! Il racconto soffre principalmente di un’abbondanza eccessiva di personaggi per essere una storia di 3000 caratteri. La struttura del racconto però è buona davvero e si percepiscono quei 1000 caratteri che hai tirato via dopo esserti accorta che il limite era un altro. Peccato perché trovo che la tua scrittura abbia un ottimo potenziale e questo racconto poteva davvero essere molto buono. Il mio consiglio è quello di andare in laboratorio e riscriverlo senza limiti di caratteri. Credo che potresti avere delle soddisfazioni. Per quanto riguarda il discorso del punto to di vista capisco perfettamente il tuo in tento e sarebbe stato un esperimento ben riuscito se tu avessi ridotto i personaggi e se fosse un‘Edition da 5000 caratteri. La valutazione è un pollice tendente al positivo in modo solido ma non del tutto brillante.


8 - FANTASMI

Ciao Isabella! Racconto ben scritto, anche se sono d'accordo con Luca quando para di alcune espressioni migliorabili, ma con un punto devole che ne penalizza la buona riuscita: l'assenza o quasi di elementi che possano far empatizzare col protagonista. Peccato perché l'incipit non era affatto male ma si percepisce come una sorta di distacco emotivo dalla vicenda da parte del protagonista che purtroppo ricade tutta sul lettore. Detto questo, il racconto mostra chiramente le tue abilità che riescono bene a compensare quella lacuna e per questo la valutazione è un pollice tendente al positivo in modo solido ma non brillante.

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