Sapori esotici
Inviato: lunedì 15 gennaio 2024, 23:27
Asciugo le labbra sul tovagliolo stropicciato. Mi sale un rutto che sa del nigiri della quarta portata.
Gli occhi di Berta mi incendiano.
«Che c’è?»
«Potresti almeno evitare di comportarti da maiale, ti sei anche macchiato!» Indica il taschino della mia camicia.
«Diavolo, non me n’ero accorto.»
«Fa parte dell’esperienza. Non rovinarci la serata.» A parlare, ripulendo un gambero, è stato Tony.
Berta guarda l’ora sul cell e sbuffa. «Quando chiudono ‘sto posto? Com’è che non vi hanno cacciato?»
In effetti la nostra sala è vuota da un pezzo.
«Mi dici perché fai così? Non ti piaceva l’all you can eat?»
«Sì, ma voi due siete da ricovero! Sette portate e ancora mangiate! Non avevi detto che ti saresti messo a dieta?»
«Lascialo in pace. Siamo qui per divertirci.»
«Tu devi stare zitto. È colpa tua se continua a ingrassare!»
«Ma senti questa!»
Dal corridoio spunta il nostro cameriere, si avvicina al tavolo con un sorriso distante.
«Tutto bene qui? Volete altlo?»
«No, ce ne stiamo andando.» Berta si alza in piedi.
«In realtà vorremo il piatto speciale.» Tony la blocca.
Il sorriso del cameriere diventa una smorfia. «Speciale? Io non capile.»
«Tranquillo, mi sono accordato con Xiu. Digli solo che ti manda Antonio, capirà.»
Noi lo guardiamo confusi.
«Ma… siete siculi?»
Tony annuisce in silenzio.
Il sorriso svanisce dalla bocca del cameriere. Raccoglie i nostri piatti e se allontana, non prima di essersi girato verso di noi lanciando un’occhiata preoccupata.
Berta torna a sedersi, più incazzata che mai. «Cos’è questa storia?»
«C’è un motivo se vi ho portato qui. Voi sapete quanto mi piace il pesce, e mi vanto di essere un esperto, ma quello che ci porteranno: è di un altro livello.»
«Ora sono curioso.» Rispondo.
«Fidati, non te ne pentirai.»
Berta mi afferra per il colletto e mi tira a sé. «Ti avverto. Se osi mangiare ancora, ti lascio.»
Il cameriere torna in sala con un vassoio chiuso da un coperchio metallico e una salsiera. Adagia entrambi al centro del nostro tavolo.
La salsa marroncina è carica di aromi speziati che non avevo mai odorato.
«Mettete sopla tanta salsa, altlimenti—»
«Lo sappiamo, non ti preoccupare. Ora lasciaci soli.» Tony aspetta che il cameriere se ne sia andato e scopre il vassoio.
Dentro c’è un’enorme ostrica, grossa come un melone e poggiata su un letto d’insalata. Ma la cosa più sorprendente è il colore della carne: un violetto che pare brillare di luce propria.
«Che cazzo…» mi scappa di bocca.
Tony sorride. «Si fa così. Strappate con le mani un pezzo. E immergetelo per intero nella salsa. Intero, mi raccomando! Non abbiate paura di sporcarvi.» Si infila il pezzo inzuppato in bocca e si abbandona sullo schienale. I suoi occhi schizzano all’insù come se avesse un orgasmo. «Porca troia che buona.»
Tony inizia a fissarci.
«Te lo ripeto: se la mangi ti lascio.»
«Ma Berta, è solo un pezzo, che vuoi che sia!»
«Ho detto che tu non la mangi! Anzi, sai che c’è?» Si avventa sul resto dell’ostrica, compresa la mia porzione, e se la infila in bocca. Nemmeno la mastica, la manda giù intera rischiando di strozzarsi. «Dio che schifo, come fai a dire che è buona?»
Cerco il supporto del mio amico, ma trovo solo la faccia sconvolta di Tony, che fissa la mia ragazza a occhi sgranati.
«Che hai fatto? Berta, cosa cazzo hai fatto!»
«Così ce ne possiamo andare.» Berta si alza e indossa la giacca.
«Dovevi mangiarlo con la salsa, stupida!»
«Qual è il problema?» Chiedo, stupito della reazione.
«Mi avete rotto le palle tutti e due. Giuro che con voi non ci esc—» dalla bocca le esce un fiotto di sangue, seguito da un rigurgito rosso, e si accascia a terra.
«Aiutatemi, mi fa male… mi fa maleee!!»
Il suo corpo si gonfia come un pallone, strappando le cuciture del vestito. E prima ancora che me ne renda conto, esplode come un gavettone spargendo ovunque sangue e frattaglie.
Rimango seduto come un ebete, mentre il sangue della mia ragazza mi cola dalla faccia e dai vestiti.
Inizio a urlare, mentre Tony picchia come un ossesso sul tavolo.
«La salsa. Le avevo detto di usare la salsa!»
Gli occhi di Berta mi incendiano.
«Che c’è?»
«Potresti almeno evitare di comportarti da maiale, ti sei anche macchiato!» Indica il taschino della mia camicia.
«Diavolo, non me n’ero accorto.»
«Fa parte dell’esperienza. Non rovinarci la serata.» A parlare, ripulendo un gambero, è stato Tony.
Berta guarda l’ora sul cell e sbuffa. «Quando chiudono ‘sto posto? Com’è che non vi hanno cacciato?»
In effetti la nostra sala è vuota da un pezzo.
«Mi dici perché fai così? Non ti piaceva l’all you can eat?»
«Sì, ma voi due siete da ricovero! Sette portate e ancora mangiate! Non avevi detto che ti saresti messo a dieta?»
«Lascialo in pace. Siamo qui per divertirci.»
«Tu devi stare zitto. È colpa tua se continua a ingrassare!»
«Ma senti questa!»
Dal corridoio spunta il nostro cameriere, si avvicina al tavolo con un sorriso distante.
«Tutto bene qui? Volete altlo?»
«No, ce ne stiamo andando.» Berta si alza in piedi.
«In realtà vorremo il piatto speciale.» Tony la blocca.
Il sorriso del cameriere diventa una smorfia. «Speciale? Io non capile.»
«Tranquillo, mi sono accordato con Xiu. Digli solo che ti manda Antonio, capirà.»
Noi lo guardiamo confusi.
«Ma… siete siculi?»
Tony annuisce in silenzio.
Il sorriso svanisce dalla bocca del cameriere. Raccoglie i nostri piatti e se allontana, non prima di essersi girato verso di noi lanciando un’occhiata preoccupata.
Berta torna a sedersi, più incazzata che mai. «Cos’è questa storia?»
«C’è un motivo se vi ho portato qui. Voi sapete quanto mi piace il pesce, e mi vanto di essere un esperto, ma quello che ci porteranno: è di un altro livello.»
«Ora sono curioso.» Rispondo.
«Fidati, non te ne pentirai.»
Berta mi afferra per il colletto e mi tira a sé. «Ti avverto. Se osi mangiare ancora, ti lascio.»
Il cameriere torna in sala con un vassoio chiuso da un coperchio metallico e una salsiera. Adagia entrambi al centro del nostro tavolo.
La salsa marroncina è carica di aromi speziati che non avevo mai odorato.
«Mettete sopla tanta salsa, altlimenti—»
«Lo sappiamo, non ti preoccupare. Ora lasciaci soli.» Tony aspetta che il cameriere se ne sia andato e scopre il vassoio.
Dentro c’è un’enorme ostrica, grossa come un melone e poggiata su un letto d’insalata. Ma la cosa più sorprendente è il colore della carne: un violetto che pare brillare di luce propria.
«Che cazzo…» mi scappa di bocca.
Tony sorride. «Si fa così. Strappate con le mani un pezzo. E immergetelo per intero nella salsa. Intero, mi raccomando! Non abbiate paura di sporcarvi.» Si infila il pezzo inzuppato in bocca e si abbandona sullo schienale. I suoi occhi schizzano all’insù come se avesse un orgasmo. «Porca troia che buona.»
Tony inizia a fissarci.
«Te lo ripeto: se la mangi ti lascio.»
«Ma Berta, è solo un pezzo, che vuoi che sia!»
«Ho detto che tu non la mangi! Anzi, sai che c’è?» Si avventa sul resto dell’ostrica, compresa la mia porzione, e se la infila in bocca. Nemmeno la mastica, la manda giù intera rischiando di strozzarsi. «Dio che schifo, come fai a dire che è buona?»
Cerco il supporto del mio amico, ma trovo solo la faccia sconvolta di Tony, che fissa la mia ragazza a occhi sgranati.
«Che hai fatto? Berta, cosa cazzo hai fatto!»
«Così ce ne possiamo andare.» Berta si alza e indossa la giacca.
«Dovevi mangiarlo con la salsa, stupida!»
«Qual è il problema?» Chiedo, stupito della reazione.
«Mi avete rotto le palle tutti e due. Giuro che con voi non ci esc—» dalla bocca le esce un fiotto di sangue, seguito da un rigurgito rosso, e si accascia a terra.
«Aiutatemi, mi fa male… mi fa maleee!!»
Il suo corpo si gonfia come un pallone, strappando le cuciture del vestito. E prima ancora che me ne renda conto, esplode come un gavettone spargendo ovunque sangue e frattaglie.
Rimango seduto come un ebete, mentre il sangue della mia ragazza mi cola dalla faccia e dai vestiti.
Inizio a urlare, mentre Tony picchia come un ossesso sul tavolo.
«La salsa. Le avevo detto di usare la salsa!»