Da che fuggire?

Con la prima edizione del 2024 parte ufficialmente il quarto lustro di Minuti Contati e quale modo migliore per inauguralo se non con colui che lo ha gestito per il suo primo lustro? Appuntamento con un tema di Daniele Picciuti e 4000 caratteri a disposizione fissato per lunedì 15 gennaio alle ore 21.00!
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Maurizio Chierchia
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Da che fuggire?

Messaggio#1 » martedì 16 gennaio 2024, 0:59

Portandosi la mano al naso, nonno Hiroshi sniffa un grumolo di tabacco da fiuto e mi fissa severo. «… e finisci di fare i compiti! Sai cosa fanno i Kappa ai bambini che non studiano!»
«Li affogano nel fiume! Me l’hai ripetuto mille volte eppure sono ancora vivo.»
«Brutto insolente!» Il suo volto è rosso di collera, con l’occhio sinistro chiuso dall’alcol. «Vedrai che succede agli sbruffoni come te. Arriverà quel giorno e quando accadrà rimpiangerai di non avermi dato retta.» estrae altro tabacco macinato dalla scatoletta e lo stende sul polso.
«Si, si, come ti pare.» a chi dovrei dare retta, a un vecchio alcolizzato come te? «Lo prendo io un Kappa. E poi vi affogo tutti e due nel pozzo.» sussurro, forse troppo ad alta voce.
«Come hai detto ragazzo? Corri in camera tua prima che ti prenda a bastonate.» Nel muoversi infuriato, sbatte il bastone da passeggio contro la bottiglia che vola sotto i nostri occhi e si schianta a terra, imbrattando di sake le assi di legno. Non ci voleva!
Il nonno rivolge su di me tutta la sua furia. Con la faccia distorta dalla rabbia mi lancia il bicchiere di vetro. Neanche il tempo di sentirlo esplodere alle mie spalle che mi si avventa contro, pronto a sfondarmi la schiena di legnate. Mi proteggo come posso alzando le mani ma il bastone mi spacca le nocche, i gomiti, le braccia.
Spinto dalla sua ira indietreggio. Finisco sopra le schegge che mi si conficcano nei piedi. Il dolore è tremendo. I tagli in basso… i lividi in alto… ho male ovunque… devo reagire.
Il nonno continua a sbattermi a terra a suon di bastonate. «Allora? Ti piace farmi rompere le cose?» La sua voce è un tuono che mi vibra dentro, fino allo stomaco.
Raccolgo un coccio di vetro affilato. Basta un varco. Un solo e semplice varco… e il gioco è fatto.
E quel varco c’è!
Tra una bastonata e l’altra ritrovo il nonno, per un misero istante, a braccia spalancate. In quel preciso momento scatto con la mano verso l’alto, dritto sulla mia testa. Gli conficco il coccio nella gola, generando uno zampillo di sangue. Tutto si ferma.
Il nonno è immobile. Estraggo il coccio e una cascata scarlatta sgorga dalla carotide mischiandosi al sake sul pavimento. Il bastone cade a terra e il nonno lo segue con un tonfo sordo. Con gli occhi totalmente chiusi, in fin dei conti, sempre per colpa dell’alcol.
Senza pensarci raccolgo il bastone. Non posso farmi trovare qui. Mi incolperanno. Devo fuggire.
Apro la porta di casa e inizio a correre. Corro a più non posso. A perdifiato. Fino ad arrivare in riva al fiume nella Foresta d’Ebano, lontano dal villaggio, senza più aria nei polmoni per continuare la mia fuga. La luna alta nel cielo mi giudica ma purtroppo non mi guida.
«Ti sei perso?» una voce stridula mi sfiora l’orecchio destro. Mi volto nella penombra della foresta ma non vedo nessuno. Solo cespugli e alberi così neri che fatico a distinguerne le sagome.
«Chi sei?» alzo il bastone terrorizzato. E se mi avessero già trovato?
«Io? Un amico! Hi hi!»
Senza sapere ne come ne quando, mi ritrovo senza bastone.
Dalle acque del fiume emerge una creatura umanoide, con un guscio di tartaruga sulla schiena e la testa concava piena d’acqua. Nelle mani palmate regge il mio bastone.
«E quello, come me l’hai rubato? Ridammelo, demone!»
«Oh, non l’ho rubato. L’ho preso così possiamo giocare. Hi hi! Dimmi un po’, sei un bravo bambino?» La fioca luce delle stelle ne rivela le scaglie viscide e gli occhi neri di odio. È un Kappa, quello narrato dal nonno, pronto ad affogare i bambini cattivi.
«Non ho voglia di giocare con te!»
Ma in un lampo me lo ritrovo davanti. La sua puzza di pesce morto mi disgusta.
«Te lo ripeterò un’altra volta. Sei un bravo bambino?»
«E io ti ripeto che non ho voglia di risponderti!» cerco di oltrepassarlo ma lui mi afferra il braccio livido.
«Tu non hai scelta, devi per forza giocare con me… e dall’odore di sangue che sento, dubito che sei stato un bravo bambino! Hi hi!»
E con una forza inaudita mi trascina nel fiume, dove l’acqua mi accoglie fredda e solitaria.


Maurizio Chierchia
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antico
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#2 » martedì 16 gennaio 2024, 1:03

Ciao Maurizio! Caratteri e tempo ok anche per te! Buona DANIELE PICCIUTI EDITION!

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Maurizio Chierchia
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#3 » martedì 16 gennaio 2024, 1:07

antico ha scritto:Ciao Maurizio! Caratteri e tempo ok anche per te! Buona DANIELE PICCIUTI EDITION!

Grazie Antico! Incrocio le dita!
Maurizio Chierchia
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alexandra.fischer
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#4 » martedì 16 gennaio 2024, 8:20

Tema centrato. L’ambientazione è giapponese. E c’è anche un riferimento alla credenza del Kappa, il mostro delle acque. Il personaggio del nonno ha un suo fascino, pur essendo alcolizzato consiglia il piccolo nipote per il meglio, ma lui lo uccide per finire poi nelle grinfie del Kappa. Storia gradevole.
Attenzione:
Sì, sì, come ti pare
saké

Giovanni P
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#5 » martedì 16 gennaio 2024, 16:36

Ciao, una bella storia con un brutto finale, speravo tanto per il bambino che i Kappa fossero buoni, ma picche.
Comunque sia il tuo racconto mi piaciuto molto, sei riuscito a costruire un atmosfera mostrando solo quello che vale la pena mostrare, senza cadere nella trappola dello scrivere immersivo a tutti i costi, cosa che ultimamente mi sta stuccando e non poco. Il tema è centrato, più orrore di questo...

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MatteoMantoani
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#6 » mercoledì 17 gennaio 2024, 9:15

Ciao Maurizio, piacere di rileggerti e complimenti per la vittoria di due mesi fa col tuo bellissimo "Solo Carne".
Avendo in testa appunto quell'ottimo racconto che ti ha fatto vincere, qui purtroppo noto una caduta di stile. Chiariamoci, il racconto per me è discreto, ma non sfiora nemmeno le alte vette che hai raggiunto e, ahimè, io purtroppo tendo a essere più severo con chi ha dimostrato di saper fare molto bene e poi invece torna indietro.
Al di là dell'idea che può arrivare o no (qui direi siamo dalle parti di qualcosa di estremamente già visto, qualcosa della serie "il bambino cattivo andò nel bosco, arrivò un mostro e lo mangiò"), per me manca il coinvolgimento emotivo verso i personaggi, cosa che invece era il tuo punto di forza in "Solo Carne". Ne sento la mancanza soprattutto quando il ragazzo incontra il Kappa, e lo tratta come se fosse una piccola seccatura, quando invece se mi assale un mostro anfibio con la testa a forma di tazza (qui mi è venuto in mente Cuphead, sigh) in teoria come minimo dovrei pisciarmi nelle mutande.. ma il tuo personaggio non ha paura, e di conseguenza nemmeno io che leggo.
Qualche piccola sbavatura qua e là nello stile e nei dialoghi, un nonno che dice in preda alla collera "Brutto insolente" fa un pochino ridere, mi ricorda un mio zio che al massimo della rabbia riesce solo a dirti "stupidino". La carotide tranciata dovrebbe produrre un fiotto di sangue di alcuni metri, piuttosto che spandersi come un lago.
Il tema mi sembra preso per i capelli, sostituisci "nonno Hiroshi" con "nonno Bepi" e "sakè" con "grappa del Nonino" e siamo in Friuli.
Insomma, racconto che si lascia leggere, ma a cui do una sufficienza, quando invece hai dimostrato di saper fare molto meglio

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Maurizio Chierchia
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#7 » mercoledì 17 gennaio 2024, 16:45

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. L’ambientazione è giapponese. E c’è anche un riferimento alla credenza del Kappa, il mostro delle acque. Il personaggio del nonno ha un suo fascino, pur essendo alcolizzato consiglia il piccolo nipote per il meglio, ma lui lo uccide per finire poi nelle grinfie del Kappa. Storia gradevole.
Attenzione:
Sì, sì, come ti pare
saké

Grazie mille del commento Alexandra! Buona gara!
Maurizio Chierchia
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Maurizio Chierchia
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#8 » mercoledì 17 gennaio 2024, 16:46

Giovanni P ha scritto:Ciao, una bella storia con un brutto finale, speravo tanto per il bambino che i Kappa fossero buoni, ma picche.
Comunque sia il tuo racconto mi piaciuto molto, sei riuscito a costruire un atmosfera mostrando solo quello che vale la pena mostrare, senza cadere nella trappola dello scrivere immersivo a tutti i costi, cosa che ultimamente mi sta stuccando e non poco. Il tema è centrato, più orrore di questo...

Grazie mille Giovanni! Sono contento che ti sia piaciuto. Ammetto che non è il massimo, volevo a tutti i costi provare a mantenere la struttura dell'ultima gara. Sono felice però che lo hai apprezzato. Grazie davvero! Buona gara!
Maurizio Chierchia
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Maurizio Chierchia
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#9 » mercoledì 17 gennaio 2024, 16:50

MatteoMantoani ha scritto:Ciao Maurizio, piacere di rileggerti e complimenti per la vittoria di due mesi fa col tuo bellissimo "Solo Carne".
Avendo in testa appunto quell'ottimo racconto che ti ha fatto vincere, qui purtroppo noto una caduta di stile. Chiariamoci, il racconto per me è discreto, ma non sfiora nemmeno le alte vette che hai raggiunto e, ahimè, io purtroppo tendo a essere più severo con chi ha dimostrato di saper fare molto bene e poi invece torna indietro.
Al di là dell'idea che può arrivare o no (qui direi siamo dalle parti di qualcosa di estremamente già visto, qualcosa della serie "il bambino cattivo andò nel bosco, arrivò un mostro e lo mangiò"), per me manca il coinvolgimento emotivo verso i personaggi, cosa che invece era il tuo punto di forza in "Solo Carne". Ne sento la mancanza soprattutto quando il ragazzo incontra il Kappa, e lo tratta come se fosse una piccola seccatura, quando invece se mi assale un mostro anfibio con la testa a forma di tazza (qui mi è venuto in mente Cuphead, sigh) in teoria come minimo dovrei pisciarmi nelle mutande.. ma il tuo personaggio non ha paura, e di conseguenza nemmeno io che leggo.
Qualche piccola sbavatura qua e là nello stile e nei dialoghi, un nonno che dice in preda alla collera "Brutto insolente" fa un pochino ridere, mi ricorda un mio zio che al massimo della rabbia riesce solo a dirti "stupidino". La carotide tranciata dovrebbe produrre un fiotto di sangue di alcuni metri, piuttosto che spandersi come un lago.
Il tema mi sembra preso per i capelli, sostituisci "nonno Hiroshi" con "nonno Bepi" e "sakè" con "grappa del Nonino" e siamo in Friuli.
Insomma, racconto che si lascia leggere, ma a cui do una sufficienza, quando invece hai dimostrato di saper fare molto meglio

Ciao Matteo!
Che dire... grazie infinitamente del commento dettagliato. Hai ragione sia sul lato tecnico che sul lato emotivo. Purtroppo volevo scrivere una storia un po' diversa, ma quando mi sono messo a tastiera era già parecchio tardi e l'idea l'ho evoluta in questo. Sono arrivato veramente lungo e si vede. Apprezzo molto i complimenti per il racconto "Solo carne" perchè mettendo a paragone appunto i due racconti, quello e questo, si notano tutte le carenze. Sto provando comunque cose nuove, tipo evitare il troppo mostrato in racconti così brevi. Ma ci devo lavorare. In ogni caso, grazie mille delle batoste che qui su MC servono sempre. Se non si esce senza lividi, non ci si diverte!
Ti auguro buona continuazione e buona gara!
Maurizio Chierchia
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Shanghai Kid
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#10 » mercoledì 17 gennaio 2024, 22:27

Ciao Maurizio,
piacere di averti letto.
Ti è scappato qualche refusino, come questi accenti: “Senza sapere ne come ne quando”, ma insomma, nulla di grave. Il testo si fa leggere e non è male, ma mi trovo abbastanza d’accordo con quanto ti ha già ben spiegato Matteo. Il personaggio del nonno è carino e anche il riferimento ai mostri mitologici, ma il protagonista secondo me è poco credibile ed è difficile empatizzare con lui. Avrei preferito sentire la sua paura sia nella collisione con il nonno che nell’incontro con il mostro, penso che questo avrebbe giovato parecchio al tuo pezzo che, invece, così, resta una lettura piacevole ma nulla di più. Peccato, è una cosa che sai fare.
A rileggerci,
Elisa

Gaia Peruzzo
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#11 » giovedì 18 gennaio 2024, 20:33

Ciao Maurizio. Ho avuto un pochino di difficoltà con l'immaginazione della disposizione della stanza, all'inizio, in cui si trovano nonno e nipote. Avrei aggiunto qualche dettaglio lì. Il nonno è seduto al tavolo con il ragazzino? O su una poltrona/cuscino un po' più distante? Il tavolo è in mezzo a loro?
Cambierei questa frase "nel muoversi infuriato, sbatte il bastone da passeggio contro la bottiglia che vola [...]". In un "nel tentare di prendermi, colpisce con il bastone da passeggio la bottiglia che vola, ecc ecc" perché mi da più l'idea di tirare la bastonata addosso al ragazzino.
Poi mi chiedo come ha fatto il nonno, se ha un bastone, quindi immagino abbia problemi a camminare, a raggiungerlo e menarlo? Perché il ragazzino, che in teoria è più veloce, non è fuggito e si è chiuso in camera per davvero? Lo so, sto diventando fastidiosamente puntigliosa. Ma lì ci sarebbe stato bene un passaggio con il ragazzino bloccato per la paura, o qualcosa del genere, in modo tale che il fatto di venir bastonato dal nonno avesse più senso.
Avrei evitato anche "cascata scarlatta" essendo il punto di vista di un ragazzino, e in un momento del genere mi sembra strano che si facciano pensieri così poetici.
Ho avuto più paura del nonno comunque, e forse la parte finale meritava un po' più di spazio.
In ogni caso, secondo me, come idea non è malvagia. Può solo essere resa meglio! In bocca al lupo per la gara!

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Mario Mazzafoglie
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#12 » domenica 21 gennaio 2024, 9:39

DA CHE FUGGIRE? - MAURIZIO CHIERCHIA

Ciao Maurizio, un piacere leggerti.
Parto col dire che per me il tema è centrato, perchè comunque costruisi il racconto attorno alla pericolosità del Kappa, figura mitologica giapponese, e a mio avviso questo basta e avanza.
Purtroppo però mi trovo d'accordo con qualche commento che mi ha preceduto: il carattere sprezzante del ragazzino non ci aiuta a empatizzare con lui, e questo poteva essere risolto con qualche pensiero in più nella parte iniziale, magari mostrando meglio una sua sofferenza causata dall'oppressività del nonno. In fin dei conti, il nonno parla per il suo bene, e questo ci fa quasi tifare per lui piuttosto che per il ragazzino.
E in ultimo, sempre come ti diceva già qualcuno, anche la "non paura" dinanzi al mostro non aiuta in questo senso.
Detto questo, si potrebbe vedere il tutto anche sotto un'altra ottica, in quanto un personaggio sprezzante di tutto, che non vuole cambiare, che non vuole ascoltare, alla fine poi è giusto che faccia quella fine.
Per quanto riguarda lo stile, tolto qualche refuso, stiamo parlando come al solito di un'ottima prova da parte tua.
Alla prossima, buona edition.

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Re: Da che fuggire?

Messaggio#13 » giovedì 25 gennaio 2024, 14:11

Parto col dire che il personaggio del nonno fa molta paura, soprattutto visto con la prospettiva di un bambino, quindi in tal senso buon lavoro. Anche il fatto che il POV sia fin da subito piuttosto sprezzante e normalmente non ti verrebbe voglia di tifare per lui è molto ben bilanciato dal contesto familiare terribile, quindi a mio avviso non rovina di per sé l'empatia.
Il problema della prima parte sta nell'escalation del conflitto troppo repentina: è un commento che ti avevo già fatto nello scorso racconto (peraltro la strutturazione è molto simile, tranne per il fatto che il kappa è seminato, a differenza dei lupi dell'altra volta), ma di nuovo vedo in pochi secondi una scena che passa dall'essere un diverbio "normale" tra nonno e nipote a una situazione tarantiniana.
Per carità, l'idea di mostrare come il nonno incolpi l'altro di suoi problemi è anche sensata e carina, però che per un suo errore che ha una conseguenza abbastanza banale arrivi davvero a massacrare il nipote mi sembra troppo. Idem quest'ultimo che lo ammazza a sangue freddo, senza porsi in alcun momento il problema di averlo fatto.

L'elemento che in generale mi lascia più perplesso, però, è la mancanza di un focus preciso e distinguibile, sia dal punto di vista narrativo sia tematico. In primis, per quanto il kappa sia introdotto dall'inizio, le due situazioni sono comunque totalmente slegate, sembra di avere due racconti diversi uniti insieme, quando concentrarsi su una delle due parti (per forza di cose quella del kappa, visto il tema, anche se il conflitto col nonno è più interessante. Magari potevi far sì che il nonno fosse il Kappa, però sul come bisogna ragionarci) avrebbe reso tutto più coeso; secondariamente, ed è forse il punto più importante, non è chiaro perché il bambino venga punito.
Mi spiego meglio: nella situazione il bambino uccide il nonno per autodifesa, perché l'altro lo aggredisce ed è evidentemente una persona instabile e pericolosa, probabilmente dovrebbe stare in un centro di recupero, se non in carcere, quindi il bambino è una vittima che ha subito un abuso e chissà quanti altri. Il problema è che la punizione finale nei suoi confronti ti porta a pensare che in realtà non sia così, quindi legittima in qualche modo il comportamento del nonno.
È vero che non dici esplicitamente questa cosa, e le due situazioni sono separate, nella vita reale penserei che il kappa è uno stronzo che usa come scusa la questione della puzza di sangue perché è sadico, però qui siamo in una narrazione, in cui tutto è causale, di conseguenza è chiaro che il lettore penserà: il kappa punisce il bambino perché si è comportato male col nonno. Quindi che doveva fare, lasciarsi massacrare perché la violenza è sbagliata?
Il nonno era uno stronzo violento, come fa a non darmi fastidio il messaggio che passa?

Ho la forte sensazione che l'idea iniziale fosse più complessa e i limiti di tempo e caratteri l'abbiano minata molto.

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IL GLADIATORE
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Re: Da che fuggire?

Messaggio#14 » mercoledì 31 gennaio 2024, 20:18

Ciao Maurizio, quoto il commento di Matteo e di Elisa perché anche io ho trovato una certa difficoltà a emaptizzare con i personaggi e a farmi coinvolgere da loro. Per quanto riguarda lo stile, direi che il racconto scorre abbastanza bene e si fa leggere senza particolari e grossi problemi anche se con qualche inciampo di troppo che di solito non fanno parte della tua scrittura.
Devo dire però che la figura del nonno è ben riuscita ed è abbastanza inquietante per cui la mia valutazione, nonostante le criticità della storia, è di un pollice su in modo brillante ma non solido.

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