Vietato uscire di notte
- KatyBlacksmith
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Vietato uscire di notte
Mi appiattisco nel vano della porta, quella sotto la lampada fulminata e lascio che la ronda, laggiù, creda che nel corridoio non ci sia nessuno. Non vogliono che la gente girovaghi di notte ma sono un pugno di vigilanti per un palazzo di dodici piani e nessuno li prende sul serio.
L'odore del disinfettante per l'acqua riciclata di notte si sente più forte. La mia amica Mami dice che è per via dell'umidità, ma secondo me è perché è di notte che gli impianti lavorano di più, quando c'è tutto lo scarico del giorno prima a disposizione.
Appena il soldato si allontana recupero coraggio e schizzo verso le scale. Mami che sa sempre tutto mi ha detto che al settimo piano gli inquilini del 708 stasera sono a una festa clandestina e non torneranno prima di un paio d'ore. Ho tempo.
Arrivo: la serratura ha un sacco di graffi, la maniglia è lurida e la porta ha preso più botte di un pugile. Devono averla visitata in tanti. Non so se troverò qualcosa di valore o se quelli del 708 sono gente da portarsi i ninnoli cuciti nella fodera della giacca.
La serratura cede quasi subito, non mi offre neppure soddisfazione. All'interno dell'appartamento l'odore è pestilenziale. Deve essere il cesso otturato, che schifo. Mi nascondo il naso nel gomito della giacca, ma la situazione non migliora molto. Tiro fuori la torcia, quando sento un gemito.
La spengo subito e mi immobilizzo. "Che cazzo è stato?" mi chiedo.
Attendo.
Silenzio.
Lascio andare il fiato che neppure mi ero accorta di aver trattenuto, quando sento un fruscio: qualcosa si è mosso sul pavimento davanti a me.
Faccio un passo indietro e riaccendo la torcia, la cui luce saetta avanti e indietro, fino a quando li trova. E a momenti mi sfugge di mano.
«Aiutami» rantola lei. «Ti prego.»
Ho appena il tempo di riempirmi gli occhi con la scena: gli inquilini del 708 non sono alla festa. Lui è decisamente morto, con gli intestini sparsi attorno al corpo come se gli fosse letteralmente esploso lo stomaco. Lei è ancora viva, ma pallidissima, con dei tagli estesi e da tutto il sangue che la moquette lurida si è bevuto le rimane poco da vivere.
Spengo la luce. Resto immobile.
Se chiamo i soccorsi, dovrò spiegare cosa ci faccio lì. E secondo me comunque ci lascia le penne prima dell'arrivo dei medici, lasciando me in un mare di guai.
Se invece non l'aiuto…
Allora le volto le spalle e mi convinco di non aver visto nulla. Ignoro volutamente la situazione, illudendomi di non avere responsabilità, ma so che a volte basta non fare nulla per fare il male, basta lasciare che accada. È un'azione banale, il non agire. Banale e semplice. Così aspetto. Aspetto che esali l'ultimo respiro. Aspetto per poter dimostrare a me stessa che è davvero troppo tardi e chiamare i soccorsi è una perdita di tempo. Aspetto, perché è la via più facile per continuare a fare quello che stavo facendo, la via per proteggere la mia routine.
Mi dico che il loro destino non mi riguarda, la loro esistenza non mi riguarda.
La sento respirare in modo irregolare, attira dentro sé l'aria con suoni gutturali e spaventosi, riempie quei polmoni trattenendo il respiro il più a lungo possibile, ma poi quell'aria sfugge, spaventata dall'alone di morte che grava su di lei. Ogni respiro è fatto di angoscia pura, ma poi ne segue un altro, ancora più penoso.
Quel suono mi rimbomba nelle orecchie anche se non voglio e spero ogni volta che sia l'ultimo, che la smetta di rubare ossigeno a chi deve ancora campare anni, che lasci andare l'ultimo brandello di vita a cui si è aggrappata con quelle dita adunche.
«Aiutami!» La chiamata è urgente, ma lo sforzo di parlare la fiacca. Io le do le spalle, ma sento che la testa le cade sul pavimento. Un suono ovattato e insieme umidiccio. Colpa di tutto quel sangue.
Un lamento si trasforma in un gorgoglio poi in un urlo soffocato. E sento un suono orrendo, uno strappo e un suono di artigli, mandibole.
Non posso più resistere e mi volto, la inquadro con il raggio della torcia.
La testa è voltata da un lato, quello che scambio per uno sbaffo di rossetto è invece una bava di sangue e ci sono due occhi vuoti che non mi vedono più.
La sua camicetta si muove sopra l'addome. Poi si lacera e vedo zampe grondanti sangue emergere da lì.
Un istante dopo sto volando; corro come non ho mai fatto prima, come spero di non fare mai più e intanto nella testa mi insegue un urlo, un suono inarticolato e acuto che sembra non avere fine.
Non so come arrivo a casa mia, mi barrico dentro mentre lo stomaco, sottosopra, minaccia di svuotarsi.
Mentre vado verso il bagno sento la testa gelida, l'oscurità mi ghermisce e cado sul pavimento perdendo i sensi.
Quando torno in me non so per quanto sono rimasta svenuta. Ancora agitata, respiro a fatica. Mi siedo sul pavimento e vedo che le mie scarpe sono sporche di sangue.
«Le impronte!» penso. «Mi prenderanno!»
Poi noto le altre impronte, come zampe di ragno. Le guardo, imbambolata, incredula.
Poi le viscere mi esplodono.
L'odore del disinfettante per l'acqua riciclata di notte si sente più forte. La mia amica Mami dice che è per via dell'umidità, ma secondo me è perché è di notte che gli impianti lavorano di più, quando c'è tutto lo scarico del giorno prima a disposizione.
Appena il soldato si allontana recupero coraggio e schizzo verso le scale. Mami che sa sempre tutto mi ha detto che al settimo piano gli inquilini del 708 stasera sono a una festa clandestina e non torneranno prima di un paio d'ore. Ho tempo.
Arrivo: la serratura ha un sacco di graffi, la maniglia è lurida e la porta ha preso più botte di un pugile. Devono averla visitata in tanti. Non so se troverò qualcosa di valore o se quelli del 708 sono gente da portarsi i ninnoli cuciti nella fodera della giacca.
La serratura cede quasi subito, non mi offre neppure soddisfazione. All'interno dell'appartamento l'odore è pestilenziale. Deve essere il cesso otturato, che schifo. Mi nascondo il naso nel gomito della giacca, ma la situazione non migliora molto. Tiro fuori la torcia, quando sento un gemito.
La spengo subito e mi immobilizzo. "Che cazzo è stato?" mi chiedo.
Attendo.
Silenzio.
Lascio andare il fiato che neppure mi ero accorta di aver trattenuto, quando sento un fruscio: qualcosa si è mosso sul pavimento davanti a me.
Faccio un passo indietro e riaccendo la torcia, la cui luce saetta avanti e indietro, fino a quando li trova. E a momenti mi sfugge di mano.
«Aiutami» rantola lei. «Ti prego.»
Ho appena il tempo di riempirmi gli occhi con la scena: gli inquilini del 708 non sono alla festa. Lui è decisamente morto, con gli intestini sparsi attorno al corpo come se gli fosse letteralmente esploso lo stomaco. Lei è ancora viva, ma pallidissima, con dei tagli estesi e da tutto il sangue che la moquette lurida si è bevuto le rimane poco da vivere.
Spengo la luce. Resto immobile.
Se chiamo i soccorsi, dovrò spiegare cosa ci faccio lì. E secondo me comunque ci lascia le penne prima dell'arrivo dei medici, lasciando me in un mare di guai.
Se invece non l'aiuto…
Allora le volto le spalle e mi convinco di non aver visto nulla. Ignoro volutamente la situazione, illudendomi di non avere responsabilità, ma so che a volte basta non fare nulla per fare il male, basta lasciare che accada. È un'azione banale, il non agire. Banale e semplice. Così aspetto. Aspetto che esali l'ultimo respiro. Aspetto per poter dimostrare a me stessa che è davvero troppo tardi e chiamare i soccorsi è una perdita di tempo. Aspetto, perché è la via più facile per continuare a fare quello che stavo facendo, la via per proteggere la mia routine.
Mi dico che il loro destino non mi riguarda, la loro esistenza non mi riguarda.
La sento respirare in modo irregolare, attira dentro sé l'aria con suoni gutturali e spaventosi, riempie quei polmoni trattenendo il respiro il più a lungo possibile, ma poi quell'aria sfugge, spaventata dall'alone di morte che grava su di lei. Ogni respiro è fatto di angoscia pura, ma poi ne segue un altro, ancora più penoso.
Quel suono mi rimbomba nelle orecchie anche se non voglio e spero ogni volta che sia l'ultimo, che la smetta di rubare ossigeno a chi deve ancora campare anni, che lasci andare l'ultimo brandello di vita a cui si è aggrappata con quelle dita adunche.
«Aiutami!» La chiamata è urgente, ma lo sforzo di parlare la fiacca. Io le do le spalle, ma sento che la testa le cade sul pavimento. Un suono ovattato e insieme umidiccio. Colpa di tutto quel sangue.
Un lamento si trasforma in un gorgoglio poi in un urlo soffocato. E sento un suono orrendo, uno strappo e un suono di artigli, mandibole.
Non posso più resistere e mi volto, la inquadro con il raggio della torcia.
La testa è voltata da un lato, quello che scambio per uno sbaffo di rossetto è invece una bava di sangue e ci sono due occhi vuoti che non mi vedono più.
La sua camicetta si muove sopra l'addome. Poi si lacera e vedo zampe grondanti sangue emergere da lì.
Un istante dopo sto volando; corro come non ho mai fatto prima, come spero di non fare mai più e intanto nella testa mi insegue un urlo, un suono inarticolato e acuto che sembra non avere fine.
Non so come arrivo a casa mia, mi barrico dentro mentre lo stomaco, sottosopra, minaccia di svuotarsi.
Mentre vado verso il bagno sento la testa gelida, l'oscurità mi ghermisce e cado sul pavimento perdendo i sensi.
Quando torno in me non so per quanto sono rimasta svenuta. Ancora agitata, respiro a fatica. Mi siedo sul pavimento e vedo che le mie scarpe sono sporche di sangue.
«Le impronte!» penso. «Mi prenderanno!»
Poi noto le altre impronte, come zampe di ragno. Le guardo, imbambolata, incredula.
Poi le viscere mi esplodono.
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katjia! Caratteri e tempo ok, buona DIEGO LAMA EDITION!
- Shanghai Kid
- Messaggi: 385
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katy,
piacere di averti letto di nuovo. Comincio con il dirti che apprezzo come scrivi e le storie che inventi. La cosa che mi ha convinto meno, come nel caso di Emiliano, è il passaggio più didascalico che mi sa di spiegone inutile e toglie fluidità al pezzo. Non c’è bisogno di scrivere “(...) ma so che a volte basta non fare nulla per fare il male, basta lasciare che accada. È un'azione banale, il non agire. Banale e semplice.”. Il passaggio è chiaro senza la necessità di specificare di più. Anzi, così, oltre ad appesantirlo, sembra tu voglia per forza farlo rientrare nel tema del contest quando, semplicemente, non ce ne è bisogno.
Per il resto, devo dire che mi è piaciuto.
A rileggerti,
Elisa
piacere di averti letto di nuovo. Comincio con il dirti che apprezzo come scrivi e le storie che inventi. La cosa che mi ha convinto meno, come nel caso di Emiliano, è il passaggio più didascalico che mi sa di spiegone inutile e toglie fluidità al pezzo. Non c’è bisogno di scrivere “(...) ma so che a volte basta non fare nulla per fare il male, basta lasciare che accada. È un'azione banale, il non agire. Banale e semplice.”. Il passaggio è chiaro senza la necessità di specificare di più. Anzi, così, oltre ad appesantirlo, sembra tu voglia per forza farlo rientrare nel tema del contest quando, semplicemente, non ce ne è bisogno.
Per il resto, devo dire che mi è piaciuto.
A rileggerti,
Elisa
- KatyBlacksmith
- Messaggi: 130
Re: Vietato uscire di notte
Grazie, Elisa.
Hai ragione sulla parte che appesantisce. La mia coda di paglia ha colpito ancora! :)
Aver trovato molto difficile il tema non ha aiutato.
Hai ragione sulla parte che appesantisce. La mia coda di paglia ha colpito ancora! :)
Aver trovato molto difficile il tema non ha aiutato.
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1093
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katja, piacere di ripassare a leggere un tuo lavoro!
Per me il racconto è uno snì... sebbene abbia apprezzato la cupa ambientazione post-apocalittica con tantissimo sangue e mostri a otto zampe, non sono riuscito bene a inquadrare questo personaggio. Entra nelle case per rubare, chiaro, e vede questa persona moribonda.. perché non scappa, ma rimane a farsi tutte quelle seghe mentali, col rischio che appunto capiti fuori il mostrone (cosa che in effetti avviene)? Da cosa nascono tutti questi conflitti? Vuol dire che ha una coscienza? Ha delle memorie pregresse di persone morte allo stesso modo a cui voleva bene? Insomma, le motivazioni di questo personaggio mi sono un pochino oscure e mi mancano di spessore, nonostante ci sia una parte centrale abbastanza grossa (forse troppo) che descrive il conflitto interiore della protagonista: insomma un conflitto c'è, ma non riesco bene a collegarlo al personaggio perché non ho abbastanza elementi del suo background.
Occhio che mi pare un po' impossibile che uno lasci impronte di sangue lungo tutto il tragitto di una corsa, a meno che non faccia cinque metri di numero o abbia scarpe di spugna.
Lato stile, per me puoi snellire l'esperienza di lettura asciugando un pochino qua e là: ad esempio i pensieri della protagonista nella voce in prima persona possono essere espressi in maniera più diretta senza usare le virgolette: "Che cazzo è stato?" mi chiedo --> ma che cazzo è stato?
Anche la frase finale "mi esplodono le budella", fa un po' uscire dalla lettura: se uno ti racconta la sua storia in tempo reale, dubito che abbia la lucidità di continuare la narrazione mentre viene sventrato in questo modo: avrei preferito qualcosa della serie "la merdaccia pelosa mi salta addosso", oppure "cado in ginocchio e aspetto la fine", oppure concentrarmi su un elemento sensoriale, come "il ventre mi arde di dolore, mentre l'artiglio mi squarcia l'addome".. non so.. forse qui avrebbe avuto più senso la terza persona o un narratore più esterno.
Insomma, bene per l'ambientazione, un po' meno bene per la costruzione di questo personaggio, che avrei voluto vedere un po' più approfondito.
Alla prossima e a presto!
Per me il racconto è uno snì... sebbene abbia apprezzato la cupa ambientazione post-apocalittica con tantissimo sangue e mostri a otto zampe, non sono riuscito bene a inquadrare questo personaggio. Entra nelle case per rubare, chiaro, e vede questa persona moribonda.. perché non scappa, ma rimane a farsi tutte quelle seghe mentali, col rischio che appunto capiti fuori il mostrone (cosa che in effetti avviene)? Da cosa nascono tutti questi conflitti? Vuol dire che ha una coscienza? Ha delle memorie pregresse di persone morte allo stesso modo a cui voleva bene? Insomma, le motivazioni di questo personaggio mi sono un pochino oscure e mi mancano di spessore, nonostante ci sia una parte centrale abbastanza grossa (forse troppo) che descrive il conflitto interiore della protagonista: insomma un conflitto c'è, ma non riesco bene a collegarlo al personaggio perché non ho abbastanza elementi del suo background.
Occhio che mi pare un po' impossibile che uno lasci impronte di sangue lungo tutto il tragitto di una corsa, a meno che non faccia cinque metri di numero o abbia scarpe di spugna.
Lato stile, per me puoi snellire l'esperienza di lettura asciugando un pochino qua e là: ad esempio i pensieri della protagonista nella voce in prima persona possono essere espressi in maniera più diretta senza usare le virgolette: "Che cazzo è stato?" mi chiedo --> ma che cazzo è stato?
Anche la frase finale "mi esplodono le budella", fa un po' uscire dalla lettura: se uno ti racconta la sua storia in tempo reale, dubito che abbia la lucidità di continuare la narrazione mentre viene sventrato in questo modo: avrei preferito qualcosa della serie "la merdaccia pelosa mi salta addosso", oppure "cado in ginocchio e aspetto la fine", oppure concentrarmi su un elemento sensoriale, come "il ventre mi arde di dolore, mentre l'artiglio mi squarcia l'addome".. non so.. forse qui avrebbe avuto più senso la terza persona o un narratore più esterno.
Insomma, bene per l'ambientazione, un po' meno bene per la costruzione di questo personaggio, che avrei voluto vedere un po' più approfondito.
Alla prossima e a presto!
- KatyBlacksmith
- Messaggi: 130
Re: Vietato uscire di notte
Ciao, Matteo, grazie per gli appunti che mi fai. Provo a dare qualche spiegazione.
Quando vede un morto e una moribonda, non sa dell'esistenza di un mostro. Non può saperlo perché nessuno ha spiegato loro per quale motivo devono stare chiusi in casa, la notte, per questo ignorano i vigilanti, all'inizio, e continuano a fare feste clandestine: non sospettano nulla.
Riguardo la coscienza: una cosa è rubare, l'altra è avere zero empatia tanto da non battere ciglio davanti a una persona che sta morendo. Non sono minimamente assimilabili i due livelli di empatia o sua mancanza.
La frase finale ammetto che può essere migliorata, ma preferirei mantenerla in prima persona.
Grazie per le riflessioni, sempre utili per inquadrare meglio la costruzione.
Buona undicesima era!
MatteoMantoani ha scritto:non sono riuscito bene a inquadrare questo personaggio. Entra nelle case per rubare, chiaro, e vede questa persona moribonda.. perché non scappa, ma rimane a farsi tutte quelle seghe mentali, col rischio che appunto capiti fuori il mostrone (cosa che in effetti avviene)? Da cosa nascono tutti questi conflitti? Vuol dire che ha una coscienza? Ha delle memorie pregresse di persone morte allo stesso modo a cui voleva bene?
Quando vede un morto e una moribonda, non sa dell'esistenza di un mostro. Non può saperlo perché nessuno ha spiegato loro per quale motivo devono stare chiusi in casa, la notte, per questo ignorano i vigilanti, all'inizio, e continuano a fare feste clandestine: non sospettano nulla.
Riguardo la coscienza: una cosa è rubare, l'altra è avere zero empatia tanto da non battere ciglio davanti a una persona che sta morendo. Non sono minimamente assimilabili i due livelli di empatia o sua mancanza.
La frase finale ammetto che può essere migliorata, ma preferirei mantenerla in prima persona.
Grazie per le riflessioni, sempre utili per inquadrare meglio la costruzione.
Buona undicesima era!
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katja, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Il male è anche non intervenire, non aiutare quando si potrebbe per evitare a se stessi una seccatura; è una condizione tanto realistica, se riportata nel nostro mondo meno fantastico, quanto inutile sottolinearlo. Ma nonostante questa mano calcata sul tema, ho apprezzato davvero il lessico e i tempi del racconto, nonché la storia in sé che lascia delle aree inesplorate (per esempio sui mostri che abitano quel mondo) che potresti tranquillamente sondare in un racconto più lungo. Molto bene.
Buona gara.
Buona gara.
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1093
Re: Vietato uscire di notte
KatyBlacksmith ha scritto:Ciao, Matteo, grazie per gli appunti che mi fai. Provo a dare qualche spiegazione.MatteoMantoani ha scritto:non sono riuscito bene a inquadrare questo personaggio. Entra nelle case per rubare, chiaro, e vede questa persona moribonda.. perché non scappa, ma rimane a farsi tutte quelle seghe mentali, col rischio che appunto capiti fuori il mostrone (cosa che in effetti avviene)? Da cosa nascono tutti questi conflitti? Vuol dire che ha una coscienza? Ha delle memorie pregresse di persone morte allo stesso modo a cui voleva bene?
Quando vede un morto e una moribonda, non sa dell'esistenza di un mostro. Non può saperlo perché nessuno ha spiegato loro per quale motivo devono stare chiusi in casa, la notte, per questo ignorano i vigilanti, all'inizio, e continuano a fare feste clandestine: non sospettano nulla.
Riguardo la coscienza: una cosa è rubare, l'altra è avere zero empatia tanto da non battere ciglio davanti a una persona che sta morendo. Non sono minimamente assimilabili i due livelli di empatia o sua mancanza.
La frase finale ammetto che può essere migliorata, ma preferirei mantenerla in prima persona.
Grazie per le riflessioni, sempre utili per inquadrare meglio la costruzione.
Buona undicesima era!
Ahhhhh! Non sanno dei ragnoni.. ho riletto il racconto ma non sono riuscito a trovare qualcosa che lo espliciti (correggimi se sono in errore), infatti mi ero proprio immaginato che questi mostri fossero di dominio pubblico.
La tipa prova empatia per un essere umano morente.. ok, ci sta, ma non è una cosa scontata, ci possono essere anche personaggi privi di empatia e completamente egoisti.. deve essere una cosa mia, ma avrei avuto bisogno di incasellare meglio il personaggio. Se sono l'unico a dirti questo, ignoralo pure..
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Re: Vietato uscire di notte
ciao Katia. Alla prima lettura il racconto non mi era piaciuto molto, e in una prima classifica che mi ero fatto, era quasi in fondo. Stasera l' ho riletto, e devo dirti che mi ha tenuto in suspance. La trama è logica, lavorata bene e si lascia seguire. Secondo me ci sono un po' di virgole mancanti, che possono appesantire un po' la lettura. Il finale assume contorni da film horror, ma nel racconto ci sta. Il protagonista sperava di cavarsela con una corsa forsennata, ma non poteva essere giusto così. Il ragno ci stava! In bocca al lupo
- KatyBlacksmith
- Messaggi: 130
Re: Vietato uscire di notte
Grazie a tutti e vado con ordine.
Prima Simona
Anche tu hai ragione. Me lo segno per la prossima volta: "abbi più fiducia".
Grazie! :)
E ora Matteo:
La narrazione in prima persona rende impossibile che la protagonista parli di cose che non conosce. Puoi notare solo che 'sta cosa di non uscire di notte (di cui i vigilanti tentano di occuparsi con scarso successo) viene presa generalmente sottogamba. Nessuno capisce perché non si debba uscire, non conoscono la gravità della situazione. Nessun accenno a mostri, l'unica a cui lei cerca di sfuggire è, appunto, la ronda.
Ciao Matteo
Non posso pretendere di scrivere per chiunque, lo so già, ma grazie per aver riletto. Le virgole sono una cosa che a volte va a sentimento: c'è chi me le fa aggiungere e chi me le fa togliere e alla fine scontento sempre qualcuno.
Grazie e in bocca al lupo anche a te!
Prima Simona
Sira66 ha scritto:Il male è anche non intervenire, non aiutare quando si potrebbe per evitare a se stessi una seccatura; è una condizione tanto realistica, se riportata nel nostro mondo meno fantastico, quanto inutile sottolinearlo.
Anche tu hai ragione. Me lo segno per la prossima volta: "abbi più fiducia".
Grazie! :)
E ora Matteo:
MatteoMantoani ha scritto:Ahhhhh! Non sanno dei ragnoni.. ho riletto il racconto ma non sono riuscito a trovare qualcosa che lo espliciti (correggimi se sono in errore), infatti mi ero proprio immaginato che questi mostri fossero di dominio pubblico.
La narrazione in prima persona rende impossibile che la protagonista parli di cose che non conosce. Puoi notare solo che 'sta cosa di non uscire di notte (di cui i vigilanti tentano di occuparsi con scarso successo) viene presa generalmente sottogamba. Nessuno capisce perché non si debba uscire, non conoscono la gravità della situazione. Nessun accenno a mostri, l'unica a cui lei cerca di sfuggire è, appunto, la ronda.
Ciao Matteo
Scriba_no24 ha scritto:ciao Katia. Alla prima lettura il racconto non mi era piaciuto molto, e in una prima classifica che mi ero fatto, era quasi in fondo. Stasera l' ho riletto, e devo dirti che mi ha tenuto in suspance. La trama è logica, lavorata bene e si lascia seguire. Secondo me ci sono un po' di virgole mancanti, che possono appesantire un po' la lettura. Il finale assume contorni da film horror, ma nel racconto ci sta. Il protagonista sperava di cavarsela con una corsa forsennata, ma non poteva essere giusto così. Il ragno ci stava! In bocca al lupo
Non posso pretendere di scrivere per chiunque, lo so già, ma grazie per aver riletto. Le virgole sono una cosa che a volte va a sentimento: c'è chi me le fa aggiungere e chi me le fa togliere e alla fine scontento sempre qualcuno.
Grazie e in bocca al lupo anche a te!
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katjia piacere di leggerti!
Ho trovato aspetti che mi sono piaciuti in questo racconto e altri meno, più un aspetto che secondo me avrebbe potuto farlo arrivare meglio, secondo un mio punto di vista...
Secondo me l'ambientazione funziona, ma non funziona tanto, o meglio, non è arrivata a me con la potenza che speravo, la narrazione e secondo me il motivo è questo: il personaggio narra in prima presente. Se narra in prima presente, le pippe mentali (intese in senso buono eh) secondo me è innaturale che vengano esposte così, secondo me hai usato un tono nel descrivere i suoi oensi3ri che avrebbe potuto utilizzare un narratore esterno come l'autore, perché no, non è vietato, e allora ci sarebbe stata bene anche una terza presente, oppure meglio ancora, avrebbe funzionato di brutto un racconto con una prima al passato e qui vengo al punto in cui parlo della potenzialità.
Immagina se il racconto iniziasse con lei distesa nel suo bagno che vede le proprie impronte, e narra in prima al presente, poi racconta a me lettore in prima al passato tutta la vicenda e come ci è arrivata lì. Nel finale si torna alla prima al presente con lei che nota le impronte delle zampe e esplode. Così ho l'impressione e che questo racconto mi avrebbe catturato di più e non avrebbe avuto quegli aspetti che, sempre a me personalmente, sono arrivati un po' innaturali, perché se i pensieri fossero stati postumi suoi, e non nel quo e ora, secondo me avrebbero funzionato di brutto.
Detto ciò secondo me una buona prova, una bella idea che con qualche accorgimento che col senno di poi è facile andare a ricercare poteva essere molto molto bella. A rileggerti presto!
Ho trovato aspetti che mi sono piaciuti in questo racconto e altri meno, più un aspetto che secondo me avrebbe potuto farlo arrivare meglio, secondo un mio punto di vista...
Secondo me l'ambientazione funziona, ma non funziona tanto, o meglio, non è arrivata a me con la potenza che speravo, la narrazione e secondo me il motivo è questo: il personaggio narra in prima presente. Se narra in prima presente, le pippe mentali (intese in senso buono eh) secondo me è innaturale che vengano esposte così, secondo me hai usato un tono nel descrivere i suoi oensi3ri che avrebbe potuto utilizzare un narratore esterno come l'autore, perché no, non è vietato, e allora ci sarebbe stata bene anche una terza presente, oppure meglio ancora, avrebbe funzionato di brutto un racconto con una prima al passato e qui vengo al punto in cui parlo della potenzialità.
Immagina se il racconto iniziasse con lei distesa nel suo bagno che vede le proprie impronte, e narra in prima al presente, poi racconta a me lettore in prima al passato tutta la vicenda e come ci è arrivata lì. Nel finale si torna alla prima al presente con lei che nota le impronte delle zampe e esplode. Così ho l'impressione e che questo racconto mi avrebbe catturato di più e non avrebbe avuto quegli aspetti che, sempre a me personalmente, sono arrivati un po' innaturali, perché se i pensieri fossero stati postumi suoi, e non nel quo e ora, secondo me avrebbero funzionato di brutto.
Detto ciò secondo me una buona prova, una bella idea che con qualche accorgimento che col senno di poi è facile andare a ricercare poteva essere molto molto bella. A rileggerti presto!
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katjia, per la seconda volta di fila un io narrante che muore male! :D
Mi lascia perplesso che la protagonista non si accorga di esser stata invasa dal parassita. Ha perso i sensi (come mai? non trovo una ragione interna alla narrazione), ma immagino che se un facehugger ti invade il dolore ti svegli.
Per il resto lo trovo scritto molto bene e scorre liscio. Forse andrebbe approfondito un po' di più il finale, troppo 'veloce' rispetto alla costruzione precedente.
In ogni caso complimenti e in bocca al lupo!
Mi lascia perplesso che la protagonista non si accorga di esser stata invasa dal parassita. Ha perso i sensi (come mai? non trovo una ragione interna alla narrazione), ma immagino che se un facehugger ti invade il dolore ti svegli.
Per il resto lo trovo scritto molto bene e scorre liscio. Forse andrebbe approfondito un po' di più il finale, troppo 'veloce' rispetto alla costruzione precedente.
In ogni caso complimenti e in bocca al lupo!
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katjia, tu lo sai che ormai sono una tua fan, vero? Anche se questo racconto non ha la solita vena di ironia che ti contraddistingue è comunque uno dei più potenti tra quelli che ho letto. Non trovo difetti, non certo l’io narrante che muore, io lo uso spesso (e qui infatti sono stata massacrata per questo, ma pazienza) e penso che tu abbia centrato il tema in modo perfetto dando anche una buona circolarità alla storia. E niente, sei proprio brava, vorrei scrivere un pochino come te.
Buona gara!
Buona gara!
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Re: Vietato uscire di notte
Tema centrato. Molto bella l’idea del furto che finisce male perché nell’appartamento c’è un mostro che ha ucciso i vicini. Mi è piaciuta molto l’immagine delle zampe di ragno. L’ambientazione ucronica è altrettanto efficace. Peccato per la protagonista che Mami si sia sbagliata in merito alla festa clandestina. Da brividi il cinismo della protagonista di fronte alla vicina moribonda.
Re: Vietato uscire di notte
Ciao Katjia, piacere commentarti. Un racconto interessante il tuo, con un'idea niente male alla base. Non mi dispiace la narrazione in prima persona e non mi dispiace l'epilogo. Vedo che altri commentatori ti hanno già indirizzato alcune cose, ne ribadisco un paio che credo sia importante dominare a livello stilistico per migliorare l'effetto sul lettore. Uno è la divagazione nella parte centrale, eccessivamente chiamata nel desiderio di sottolineare l'aderenza al tema (che credimi è sempre meno importante dell'effetto totale del racconto). Puoi far capire comunque tutto quanto, senza tuttavia sbandierarlo. Essendo in prima il flusso di pensiero frammentato e rotto aiuta a rendere l'idea del mescolarsi di sentimenti e intensifica la sensazione di urgenza e angoscia: è ancora viva, non mi devo impicciare, potrei salvarla? no, no, non ce la può fare... guarda quanto sangue, devo scappare. <Aiutami!> Oddio è ancora cosciente, devo aiutarla. Se mi trovano qui sono fottuta. No, tanto è spacciata... Va be' ho scritto a cavolo, tanto per far capire, ma anche più rotto e breve, c'è da studiare bene, ma se vuoi rendere questo combattimento di sentimenti usando la prima persona non hai tanta scelta, altrimenti suona falso. La seconda cosa è: cura il dettaglio dello stile oltre allo stile in generale. Cose piccole come: "ma secondo me è perchè è di notte che..." che mi graffiano dentro quando le leggo (ma secondo me è perché la notte gli impianti... ma secondo me perché è di notte che gli impianti...) Va bene, ti confermo comunque che apprezzo il racconto, la storia, l'idea. Lo stile si cambia nel tempo, e ognuno definisce il suo. In bocca al lupo.
- KatyBlacksmith
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Re: Vietato uscire di notte
Grazie a tutti. Non mi sono dimenticata né sottovaluto l'impegno che avete messo nel commentarmi.
Ciao, Daniele.
Ho riflettuto sul tuo suggerimento. Di certo sarebbe un'impostazione che funziona bene, MA.
Ma da anni siamo sollecitati continuamente da notizie date con toni gravi, allarmanti. E tutto questo per attirare ancora più l'attenzione delle persone. Secondo alcuni studi questo "stile" sarebbe in parte responsabile di un aumento della depressione.
Sicuramente partire dando un calcio nello stomaco al lettore mi avrebbe fatto guadagnare la sua attenzione immediata, ponendolo da subito in un o stato ansioso, ma lo trovo un approccio pigro. Rispecchia in pieno questo tempo, però toglie in parte il lavoro di costruzione della tensione. Sono scelte, solo e semplicemente scelte.
Invece accolgo il suggerimento sui pensieri, migliorabili; con un po' di lavoro (e meno paura di non mostrare abbastanza aderenza al tema) l'effetto sarebbe stato migliore.
Grazie!
Ciao, Corrado.
Come ogni parassita evoluto, produce una sostanza anestetica per poter fare i suoi porci comodi senza essere disturbato fino a quando non ha finito.
Lei perde i sensi per la corsa e lo stress; per stress sono svenuta almeno due volte, garantisco che succede.
Grazie, in bocca al lupo anche a te! :)
Grazie, Debora, mi imbarazzo facile :)
Non sempre c'è ironia, ma è anche la terza storia che ho scritto quella sera. Le altre due (non finite) si sono arenate.
Ora dico una banalità: una storia perde potenza se chi la scrive non ne è convinto. E infatti a ogni tema con richiami a valori negativi (o che nella mia limitata percezione io sento tali), io arranco.
Grazie tantissimo e in bocca al lupo!
Ciao, Alexandra.
In quel punto il sipario è logoro e mostra più di una trama. Si vede la mia difficoltà (più che quella del personaggio) nel non fare niente e aspettare l'inevitabile. Non ho avuto il tempo di operare un distacco.
Grazie per il commento e buona gara!
Ciao, Mario.
Grazie, cerco di segnarmi da qualche parte che se mi venisse di nuovo in mente di sbandierare il tema mi devo picchiare le mani. :)
Terrò in debito conto il suggerimento dell'enfasi nei pensieri, del disordine mentale che viene da situazioni del genere. E di una maggiore pulizia del testo, hai ragione.
Buona gara!
Ciao, Daniele.
Daniele ha scritto:Immagina se il racconto iniziasse con lei distesa nel suo bagno che vede le proprie impronte, e narra in prima al presente, poi racconta a me lettore in prima al passato tutta la vicenda e come ci è arrivata lì. Nel finale si torna alla prima al presente con lei che nota le impronte delle zampe e esplode. Così ho l'impressione e che questo racconto mi avrebbe catturato di più e non avrebbe avuto quegli aspetti che, sempre a me personalmente, sono arrivati un po' innaturali, perché se i pensieri fossero stati postumi suoi, e non nel quo e ora, secondo me avrebbero funzionato di brutto.
Ho riflettuto sul tuo suggerimento. Di certo sarebbe un'impostazione che funziona bene, MA.
Ma da anni siamo sollecitati continuamente da notizie date con toni gravi, allarmanti. E tutto questo per attirare ancora più l'attenzione delle persone. Secondo alcuni studi questo "stile" sarebbe in parte responsabile di un aumento della depressione.
Sicuramente partire dando un calcio nello stomaco al lettore mi avrebbe fatto guadagnare la sua attenzione immediata, ponendolo da subito in un o stato ansioso, ma lo trovo un approccio pigro. Rispecchia in pieno questo tempo, però toglie in parte il lavoro di costruzione della tensione. Sono scelte, solo e semplicemente scelte.
Invece accolgo il suggerimento sui pensieri, migliorabili; con un po' di lavoro (e meno paura di non mostrare abbastanza aderenza al tema) l'effetto sarebbe stato migliore.
Grazie!
Ciao, Corrado.
gioco ha scritto:Mi lascia perplesso che la protagonista non si accorga di esser stata invasa dal parassita. Ha perso i sensi (come mai? non trovo una ragione interna alla narrazione), ma immagino che se un facehugger ti invade il dolore ti svegli.
Come ogni parassita evoluto, produce una sostanza anestetica per poter fare i suoi porci comodi senza essere disturbato fino a quando non ha finito.
Lei perde i sensi per la corsa e lo stress; per stress sono svenuta almeno due volte, garantisco che succede.
Grazie, in bocca al lupo anche a te! :)
Grazie, Debora, mi imbarazzo facile :)
Debora ha scritto:Ciao Katjia, tu lo sai che ormai sono una tua fan, vero? Anche se questo racconto non ha la solita vena di ironia che ti contraddistingue è comunque uno dei più potenti tra quelli che ho letto. Non trovo difetti, non certo l’io narrante che muore, io lo uso spesso (e qui infatti sono stata massacrata per questo, ma pazienza) e penso che tu abbia centrato il tema in modo perfetto dando anche una buona circolarità alla storia.
Non sempre c'è ironia, ma è anche la terza storia che ho scritto quella sera. Le altre due (non finite) si sono arenate.
Ora dico una banalità: una storia perde potenza se chi la scrive non ne è convinto. E infatti a ogni tema con richiami a valori negativi (o che nella mia limitata percezione io sento tali), io arranco.
Grazie tantissimo e in bocca al lupo!
Ciao, Alexandra.
alexandra.fischer ha scritto:Da brividi il cinismo della protagonista di fronte alla vicina moribonda.
In quel punto il sipario è logoro e mostra più di una trama. Si vede la mia difficoltà (più che quella del personaggio) nel non fare niente e aspettare l'inevitabile. Non ho avuto il tempo di operare un distacco.
Grazie per il commento e buona gara!
Ciao, Mario.
jimjams ha scritto:Uno è la divagazione nella parte centrale, eccessivamente chiamata nel desiderio di sottolineare l'aderenza al tema (che credimi è sempre meno importante dell'effetto totale del racconto).
[...]
Essendo in prima il flusso di pensiero frammentato e rotto aiuta a rendere l'idea del mescolarsi di sentimenti e intensifica la sensazione di urgenza e angoscia
[...]
La seconda cosa è: cura il dettaglio dello stile oltre allo stile in generale. Cose piccole come: "ma secondo me è perchè è di notte che..." che mi graffiano dentro quando le leggo (ma secondo me è perché la notte gli impianti... ma secondo me perché è di notte che gli impianti...)
Grazie, cerco di segnarmi da qualche parte che se mi venisse di nuovo in mente di sbandierare il tema mi devo picchiare le mani. :)
Terrò in debito conto il suggerimento dell'enfasi nei pensieri, del disordine mentale che viene da situazioni del genere. E di una maggiore pulizia del testo, hai ragione.
Buona gara!
Re: Vietato uscire di notte
Un buon racconto, ma anche qui, come nel caso del racconto di Emiliano, mi sembra manchi una semina adeguata per delineare il contesto. Sembra un futuro distopico, un condominio alla Ballard, i vigilanti (nonostante tu li definisca anche soldati) non hanno il peso specifico necessario per introdurre la situazione. Poi resta il narrato ed è buono (anche se anch'io devo rilevare una parte centrale disequilibrata). Il tema non mi sembra così centrato perché lo forzi nella reazione della protagonista, ma resta ai margini del contesto del racconto. Pertanto anche qui sto su un pollice tendente al positivo in modo solido e non propriamente brillante, ma ti piazzo dietro al parivalutato racconto di Maramonte, che ho trovato più in tema e maggiormente equilibrato.
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