Finisci i tuoi pancake – Giulio Marchese
Inviato: martedì 20 febbraio 2024, 0:47
Finisci i tuoi pancake – Giulio Marchese
John seleziona un caffè con panna nella macchinetta, la luce al neon sfarfalla, quel posto sta letteralmente cadendo a pezzi e l’opinione pubblica si lamenta della spesa militare, ridicoli. Dovrebbero vedere in che condizioni lavora chi ha il compito di proteggerli.
La macchinetta emette un ronzio, il bicchiere scatta in posizione e si riempie con quel rumore che somiglia al grugnito dei porci di zio Marcos.
Lavorare in campagna faceva proprio schifo, almeno nell’esercito la paga è buona malgrado quella brodaglia che si ostinano a chiamare caffè.
John prende il bicchiere fumante e beve un sorso.
«Capitano!»
Rose guarda nella sua direzione e fa il saluto.
Che vuole questa adesso? John le si avvicina a passo lento, ad ogni passo i bottoni della camicia faticano a non staccarsi. Meglio muoversi lentamente se non vuole cavarle un occhio, una dieta gli servirebbe proprio.
«Mi dica luogo tenente»
La donna porta la mano dalla testa al fianco.
«Nuovi ordini signore, appena arrivati»
Com’è rigida, neanche avesse finito l’addestramento l’altro ieri, relax baby. Prende un altro sorso di caffè.
«Ce ne occupiamo domani, stasera c’è la partita dei Wizards.»
Rose fa un passo indietro e fa cenno a John di accomodarsi nella sala di controllo.
«Purtroppo non sarà possibile, Signore, l’ordine è segnato come di massima urgenza»
John stringe il bicchiere e il caffè gli bagna le mani, massima urgenza significa adesso e considerate le scartoffie dovrà perdere almeno dieci minuti buoni. Il che significa perdere metà del primo periodo.
John entra nella sala di controllo e si lancia verso la sua postazione, muove il mouse con energia e i tre schermi davanti a lui si accendono.
«Johnny ti vedo di fretta»
Nella postazione accanto Bob pesta rapido la tastiera, ci manca solo lui a prenderlo in giro, Jhon lo caccia via con la mano come si trattasse di una zanzara.
«Non rompere anche tu, è appena arrivato un ordine di massima urgenza, proprio a fine turno il giorno della partita»
Bob si dondola sulla sedia.
«Tanto i Wizards non vincono un NBA dal 78’, oggi i Lakers gli faranno il culo, te lo dico io, ti risparmi solo un’incazzatura.»
John prende i documenti contenenti gli ordini, mette un paio di firme, guarda il bollettino meteo e trascrive le informazioni rilevanti.
«Abbiamo vinto la Southeast Division nel 2017, abbiamo anche fatto un paio di finali di Conference, la squadra quest’anno non è granché ma il campionato è appena iniziato.»
Bob si lancia in bocca una gomma da masticare.
«Se lo dici tu, anch’io ho ricevuto lo stesso ordine, ma non so quale drone mandare, ne ho un paio in zona ma non vorrei me li buttassero giù»
John mette un’altra firma e batte ogni pagina del documento con il suo timbro personale.
«Io mando il più vicino, magari si sbriga e riesco ad arrivare a casa in tempo» guarda uno degli schermi «ne ho una a 57 km, il meteo è buono dovrebbe arrivare in cinque minuti»
Sfoglia il documento contenente l’ordine e trascrive al computer le coordinate, seleziona il drone KYB-23, nelle impostazioni di vola incolla quelle dell’ultimo lancio effettuato, cambiando il parametro relativo al vento dovrebbero andar bene.
Conferma l’operazione e si alza in piedi.
Bob si gira con tutta la sedia.
«Te ne vai?»
John si passa la mano tra i capelli.
«Ma sì! È un volo tranquillo, ho attivato la correzione dell’IA in caso di problemi ma il piano di volo è standard e tra cinque minuti dovrebbe essere sul bersaglio. Tu però buttaglielo un occhio ogni tanto, fai la notte no?»
«Sì, ma –»
«Perfetto! Dai che ti offro un caffè domani!»
Bob scuote la testa. «Sei incredibile, domattina ti aspetto davanti alla macchinetta.»
John lo indica con entrambi gli indici «contaci!»
Afferra la giacca dall’attaccapanni ed esce dalla sala di controllo.
****
John addenta il pancake, lo sciroppo gli scivola sulla guancia e una goccia gli cade sulla camicia, ma col cavolo che si cambia.
Maledetti Wizards, adesso dovrà anche subirsi gli sfottò di Bob, che partitaccia.
Eli entra in cucina, si siede davanti a lui e si riempie il piatto.
«Buongiorno papà, hai sentito dell’attacco con i droni in Asia Minore? Siamo stati noi?»
John appoggia la forchetta sul tavolo e allunga la mano verso quella della figlia.
«Amore, lo sai che sono informazioni riservate. Poi viste le persone che frequenti all’università qualsiasi cosa ti dica avrai già una tua idea.»
La ragazza ritira la mano.
«Non cercare di cambiare argomento, uno di quei droni indirizzati su una presunta “base terroristica” ha avuto un malfunzionamento ed è finito su un ospedale a 15 km di distanza. Un ospedale, papà!»
John impugna nuovamente la forchetta e infilza una fragola.
«É terribile… ma è la guerra amore mio, finisci i tuoi pancake.»
John seleziona un caffè con panna nella macchinetta, la luce al neon sfarfalla, quel posto sta letteralmente cadendo a pezzi e l’opinione pubblica si lamenta della spesa militare, ridicoli. Dovrebbero vedere in che condizioni lavora chi ha il compito di proteggerli.
La macchinetta emette un ronzio, il bicchiere scatta in posizione e si riempie con quel rumore che somiglia al grugnito dei porci di zio Marcos.
Lavorare in campagna faceva proprio schifo, almeno nell’esercito la paga è buona malgrado quella brodaglia che si ostinano a chiamare caffè.
John prende il bicchiere fumante e beve un sorso.
«Capitano!»
Rose guarda nella sua direzione e fa il saluto.
Che vuole questa adesso? John le si avvicina a passo lento, ad ogni passo i bottoni della camicia faticano a non staccarsi. Meglio muoversi lentamente se non vuole cavarle un occhio, una dieta gli servirebbe proprio.
«Mi dica luogo tenente»
La donna porta la mano dalla testa al fianco.
«Nuovi ordini signore, appena arrivati»
Com’è rigida, neanche avesse finito l’addestramento l’altro ieri, relax baby. Prende un altro sorso di caffè.
«Ce ne occupiamo domani, stasera c’è la partita dei Wizards.»
Rose fa un passo indietro e fa cenno a John di accomodarsi nella sala di controllo.
«Purtroppo non sarà possibile, Signore, l’ordine è segnato come di massima urgenza»
John stringe il bicchiere e il caffè gli bagna le mani, massima urgenza significa adesso e considerate le scartoffie dovrà perdere almeno dieci minuti buoni. Il che significa perdere metà del primo periodo.
John entra nella sala di controllo e si lancia verso la sua postazione, muove il mouse con energia e i tre schermi davanti a lui si accendono.
«Johnny ti vedo di fretta»
Nella postazione accanto Bob pesta rapido la tastiera, ci manca solo lui a prenderlo in giro, Jhon lo caccia via con la mano come si trattasse di una zanzara.
«Non rompere anche tu, è appena arrivato un ordine di massima urgenza, proprio a fine turno il giorno della partita»
Bob si dondola sulla sedia.
«Tanto i Wizards non vincono un NBA dal 78’, oggi i Lakers gli faranno il culo, te lo dico io, ti risparmi solo un’incazzatura.»
John prende i documenti contenenti gli ordini, mette un paio di firme, guarda il bollettino meteo e trascrive le informazioni rilevanti.
«Abbiamo vinto la Southeast Division nel 2017, abbiamo anche fatto un paio di finali di Conference, la squadra quest’anno non è granché ma il campionato è appena iniziato.»
Bob si lancia in bocca una gomma da masticare.
«Se lo dici tu, anch’io ho ricevuto lo stesso ordine, ma non so quale drone mandare, ne ho un paio in zona ma non vorrei me li buttassero giù»
John mette un’altra firma e batte ogni pagina del documento con il suo timbro personale.
«Io mando il più vicino, magari si sbriga e riesco ad arrivare a casa in tempo» guarda uno degli schermi «ne ho una a 57 km, il meteo è buono dovrebbe arrivare in cinque minuti»
Sfoglia il documento contenente l’ordine e trascrive al computer le coordinate, seleziona il drone KYB-23, nelle impostazioni di vola incolla quelle dell’ultimo lancio effettuato, cambiando il parametro relativo al vento dovrebbero andar bene.
Conferma l’operazione e si alza in piedi.
Bob si gira con tutta la sedia.
«Te ne vai?»
John si passa la mano tra i capelli.
«Ma sì! È un volo tranquillo, ho attivato la correzione dell’IA in caso di problemi ma il piano di volo è standard e tra cinque minuti dovrebbe essere sul bersaglio. Tu però buttaglielo un occhio ogni tanto, fai la notte no?»
«Sì, ma –»
«Perfetto! Dai che ti offro un caffè domani!»
Bob scuote la testa. «Sei incredibile, domattina ti aspetto davanti alla macchinetta.»
John lo indica con entrambi gli indici «contaci!»
Afferra la giacca dall’attaccapanni ed esce dalla sala di controllo.
****
John addenta il pancake, lo sciroppo gli scivola sulla guancia e una goccia gli cade sulla camicia, ma col cavolo che si cambia.
Maledetti Wizards, adesso dovrà anche subirsi gli sfottò di Bob, che partitaccia.
Eli entra in cucina, si siede davanti a lui e si riempie il piatto.
«Buongiorno papà, hai sentito dell’attacco con i droni in Asia Minore? Siamo stati noi?»
John appoggia la forchetta sul tavolo e allunga la mano verso quella della figlia.
«Amore, lo sai che sono informazioni riservate. Poi viste le persone che frequenti all’università qualsiasi cosa ti dica avrai già una tua idea.»
La ragazza ritira la mano.
«Non cercare di cambiare argomento, uno di quei droni indirizzati su una presunta “base terroristica” ha avuto un malfunzionamento ed è finito su un ospedale a 15 km di distanza. Un ospedale, papà!»
John impugna nuovamente la forchetta e infilza una fragola.
«É terribile… ma è la guerra amore mio, finisci i tuoi pancake.»