Coccinella
Inviato: martedì 16 aprile 2024, 0:47
La vita scorre veloce attorno a me nel parco. Bambini che giocano, adulti che corrono e vecchi che arrancano. Ogni mattina.
Solo io sono fermo nello stesso momento da anni: faccio colazione al bar, poi porto da mangiare ai gatti randagi della baracca e torno a casa a lavorare. Ogni mattina.
Una vita in bianco e nero da quando lei mi ha lasciato.
Il colore ricompare nel posto più inaspettato.
Sulle prime strizzo gli occhi: devo aver visto male. E invece no, è proprio smalto quello sulle unghie del gatto, lo stesso smalto rosso che metterebbe una donna, con tanto di puntini bianchi per completare la decorazione. Coccinelle che graffiano!
Scoppierei a ridere se mi ricordassi come si fa.
Voglio vederle da vicino quelle unghie. Devo vederle da vicino. Mentre i felini sono intenti a mangiare, mi muovo in silenzio. Non abbastanza però: Coccinella si allontana con un balzo e svanisce.
Andiamo avanti per giorni con lo stesso rito.
Unghie colorate a cui non riesco ad avvicinarmi. Unghie che di tanto in tanto cambiano tinta. Unghie che iniziano a perseguitarmi anche di notte.
È sempre lo stesso sogno: sono nel parco, ma Coccinella, invece di scappare via, si trasforma in una donna e mi bacia. A volte è la mia ex, incostante e bellissima come una gatta, a volte una sconosciuta dagli occhi verdi.
Al risveglio mi sento triste, abbandonato, una nave che ha perso la rotta e naviga nella nebbia. Non che prima fossi felice, ma ora la solitudine ha smesso di essere lo scudo che mi protegge dal dolore. È una spina ficcata nella testa che scava sempre più a fondo.
Colpa sua, colpa di Coccinella.
Devo averla. Ho bisogno della sua compagnia.
Non è facile prendere un gatto che non vuol farsi avvicinare. Per questo mi procuro una gabbia con lo sportello a caduta. Il problema è trovare un’esca che attragga solo lei. Mi ci vuole qualche giorno, ma poi capisco: un flacone di smalto rosso per unghie.
La catturo e la porto a casa mia: sono pronto a essere graffiato quando la libererò, invece si rannicchia in un angolo, accanto alla lettiera che ho preparato per lei, e rimane ferma.
Rimane lì per ore mentre programmo al computer. È ancora lì, mentre guardo la TV. Non si muove nemmeno mentre l’accarezzo. E si rifiuta di mangiare.
Sta deperendo. Credevo che tenerla in casa mi avrebbe portato gioia, avrebbe colorato di nuovo la mia vita. Invece sono le sue unghie che stanno scolorendo.
Dovrei lasciarla andare? Mi dovrei arrendere, come ho fatto quando la mia ex mi ha mollato? No! Prima o poi l’istinto la costringerà a mangiare.
“Rimarrai qui con me e imparerai ad amarmi” le dico, prima di andare a dormire.
Poi la sogno: non riesce più a trasformarsi in donna però. Mi parla con la voce di chi ha appena pianto: “Liberami. Non sono tua.”
La mattina la riporto al parco, apro la gabbia e metto in terra i croccantini. Finalmente mangia, mentre impedisco agli altri gatti di avvicinarsi. Coccinella ha bisogno di nutrirsi.
Quando ha finito, provo ad avvicinarmi e questa volta si lascia accarezzare. Poi mi guarda, come per invitarmi a seguirla.
Abbandona il parco e s’infila in una strada laterale. Le vado dietro, abbastanza distante da non spaventarla e non troppo per non perderla.
Si ferma davanti a un negozietto e miagola, ma sembra che stia pronunciando il nome di una persona.
Ne esce una ragazza orientale, molto carina e sorridente: “Sally! Che spavento che mi hai fatto prendere! Erano giorni che non ti facevi vedere.”
Sally, non più Coccinella, si strofina alle gambe della ragazza che la prende in braccio.
“È la tua gatta?” le chiedo, mentre il senso di colpa mi chiude lo stomaco.
“No. È una mia cliente” mi sorride. “Una cliente non pagante, in verità. Ma le piace così tanto quando la faccio bella che non riesco a dirle di no.”
Non credo di aver capito, poi alzo la testa e guardo l’insegna del negozio: Kumiko’s Nail Art.
“Grazie” le dico. Poi mi giro e vado via.
Almeno per oggi mi sentirò felice.
Solo io sono fermo nello stesso momento da anni: faccio colazione al bar, poi porto da mangiare ai gatti randagi della baracca e torno a casa a lavorare. Ogni mattina.
Una vita in bianco e nero da quando lei mi ha lasciato.
Il colore ricompare nel posto più inaspettato.
Sulle prime strizzo gli occhi: devo aver visto male. E invece no, è proprio smalto quello sulle unghie del gatto, lo stesso smalto rosso che metterebbe una donna, con tanto di puntini bianchi per completare la decorazione. Coccinelle che graffiano!
Scoppierei a ridere se mi ricordassi come si fa.
Voglio vederle da vicino quelle unghie. Devo vederle da vicino. Mentre i felini sono intenti a mangiare, mi muovo in silenzio. Non abbastanza però: Coccinella si allontana con un balzo e svanisce.
Andiamo avanti per giorni con lo stesso rito.
Unghie colorate a cui non riesco ad avvicinarmi. Unghie che di tanto in tanto cambiano tinta. Unghie che iniziano a perseguitarmi anche di notte.
È sempre lo stesso sogno: sono nel parco, ma Coccinella, invece di scappare via, si trasforma in una donna e mi bacia. A volte è la mia ex, incostante e bellissima come una gatta, a volte una sconosciuta dagli occhi verdi.
Al risveglio mi sento triste, abbandonato, una nave che ha perso la rotta e naviga nella nebbia. Non che prima fossi felice, ma ora la solitudine ha smesso di essere lo scudo che mi protegge dal dolore. È una spina ficcata nella testa che scava sempre più a fondo.
Colpa sua, colpa di Coccinella.
Devo averla. Ho bisogno della sua compagnia.
Non è facile prendere un gatto che non vuol farsi avvicinare. Per questo mi procuro una gabbia con lo sportello a caduta. Il problema è trovare un’esca che attragga solo lei. Mi ci vuole qualche giorno, ma poi capisco: un flacone di smalto rosso per unghie.
La catturo e la porto a casa mia: sono pronto a essere graffiato quando la libererò, invece si rannicchia in un angolo, accanto alla lettiera che ho preparato per lei, e rimane ferma.
Rimane lì per ore mentre programmo al computer. È ancora lì, mentre guardo la TV. Non si muove nemmeno mentre l’accarezzo. E si rifiuta di mangiare.
Sta deperendo. Credevo che tenerla in casa mi avrebbe portato gioia, avrebbe colorato di nuovo la mia vita. Invece sono le sue unghie che stanno scolorendo.
Dovrei lasciarla andare? Mi dovrei arrendere, come ho fatto quando la mia ex mi ha mollato? No! Prima o poi l’istinto la costringerà a mangiare.
“Rimarrai qui con me e imparerai ad amarmi” le dico, prima di andare a dormire.
Poi la sogno: non riesce più a trasformarsi in donna però. Mi parla con la voce di chi ha appena pianto: “Liberami. Non sono tua.”
La mattina la riporto al parco, apro la gabbia e metto in terra i croccantini. Finalmente mangia, mentre impedisco agli altri gatti di avvicinarsi. Coccinella ha bisogno di nutrirsi.
Quando ha finito, provo ad avvicinarmi e questa volta si lascia accarezzare. Poi mi guarda, come per invitarmi a seguirla.
Abbandona il parco e s’infila in una strada laterale. Le vado dietro, abbastanza distante da non spaventarla e non troppo per non perderla.
Si ferma davanti a un negozietto e miagola, ma sembra che stia pronunciando il nome di una persona.
Ne esce una ragazza orientale, molto carina e sorridente: “Sally! Che spavento che mi hai fatto prendere! Erano giorni che non ti facevi vedere.”
Sally, non più Coccinella, si strofina alle gambe della ragazza che la prende in braccio.
“È la tua gatta?” le chiedo, mentre il senso di colpa mi chiude lo stomaco.
“No. È una mia cliente” mi sorride. “Una cliente non pagante, in verità. Ma le piace così tanto quando la faccio bella che non riesco a dirle di no.”
Non credo di aver capito, poi alzo la testa e guardo l’insegna del negozio: Kumiko’s Nail Art.
“Grazie” le dico. Poi mi giro e vado via.
Almeno per oggi mi sentirò felice.